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Bologna come Stalingrado Aldo AVALLONE
l’Editoriale
Bologna come Stalingrado
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Aldo AVALLONE
Abbiamo titolato l’ultimo numero de l’Unità laburista “La battaglia di Stalingrado” ritenendo che come a Stalingrado i nazisti furono fermati dall’eroica resistenza dell’armata rossa, creando i presupposti per la sconfitta di Hitler, così le elezioni in Emilia fossero decisive per bloccare la destra di Salvini. Il paragone non sembri irriverente ed eccessivo. Se la Lega avesse conquistato la regione simbolo della sinistra nel nostro Paese, si sarebbero aperte autostrade per la conquista del potere anche a livello nazionale. Ebbene la battaglia è stata vinta ed è stata vinta bene. Si tratta solo di una battaglia, ma può essere l’inizio della riscossa. Salvini, finora, si è giovato di una narrazione, supportata da una forte campagna di comunicazione, per cui l’ascesa della Lega sarebbe stata incontrastabile, quasi un evento ineluttabile.3
La rossa Emilia, la terra dei fratelli Cervi, dei morti di Reggio Emilia, del buon governo e dalla tradizione comunista ha dimostrato che la destra, la peggiore che abbiamo mai avuto nel Paese, è sconfiggibile. E non si venga a dire che si tratta soltanto di un’elezione regionale: la campagna condotta in prima persona dal leader leghista che ha totalmente oscurato la candidata locale, ha trasformato il confronto in un test nazionale. Si tratta dello stesso errore commesso dall’altro Matteo, quando pretese di trasformare il referendum costituzionale in un voto sulla sua persona. La corroborante sconfitta del 4 dicembre segnò l’inizio della sua fine. È auspicabile che avvenga così anche per il Matteo verde. L’esasperazione dei toni, il dileggio dei disabili, le chiamate al citofono, le offese personali non hanno pagato. Anzi, hanno fatto scattare una risposta da parte della società civile che ha reagito prontamente di fronte a un pericolo evidente producendo i suoi naturali anticorpi. Il quasi raddoppio del dato dell’affluenza alle urne non può che essere interpretato che come un ritorno alla partecipazione di chi in passato aveva scelto l’astensione come forma di protesta. Di fronte al pericolo leghista si è tornati alle urne perché contrastare la destra è stato ritenuto prioritario. Ma non ci si illuda che questi voti rientrati siano per sempre. È solo un’apertura di credito che va sostenuta con azioni concrete. Nonostante la sonora e prevedibile debacle dei cinque stelle, paradossalmente il governo ne esce rinforzato. Probabilmente ci sarà una nuova diaspora di qualche deputato o senatore grillino che andrà a rinforzare la destra ma certamente nessun parlamentare avrà voglia di andare a nuove elezioni. L’esecutivo trovi il coraggio di proseguire il cammino su un percorso riformista. Il taglio del cuneo fiscale è un provvedimento condivisibile, anche se si sarebbe potuto osare di più allargandolo alla platea dei pensionati. Ma i decreti sicurezza sono ancora in vigore. Occorre intervenire subito per modificarli profondamente e la debolezza dei cinque stelle ora lo consentirebbe. In Spagna il nuovo governo formato dai socialisti e da Pode-
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mos ha approvato aumenti per le pensioni, per i lavoratori dipendenti e per il salario minimo. Ci si muova su questa strada anche da noi. Solo così si potrà dare un segnale forte per confermare il successo elettorale in Emilia e allargarlo sul piano nazionale. Infine, ma non perché abbia minore rilevanza, va affrontato e subito il tema della costituzione di un nuovo soggetto politico socialista che non potrà che richiamarsi ai valori libertari e laburisti. Il segretario del Pd Zingaretti ne ha parlato qualche settimana fa ponendo le basi per un dibattito aperto a tutte le forze che si riconoscano in tale progetto. Il crollo dei cinque stelle accelera il percorso verso il ritorno a un sistema bipolare in cui la destra appare già ben strutturata e organizzata. Serve a sinistra un nuovo partito, inclusivo e con un programma che ponga al centro del suo essere il tema del lavoro. Aperto alle associazioni ambientaliste, a quelle del terzo settore, alla società civile e alle Sardine, la vera grossa novità della politica nazionale. La vittoria in Emilia porta il loro segno, se non ci fossero state le Sardine a mobilitare gran parte dei delusi di sinistra, a ricondurli nelle piazze, a partecipare, Salvini avrebbe vinto. Ed è una risposta netta a chi affermava che le Sardine non avrebbero portato voti. Certamente positivo è il riconoscimento venuto da parte di Zingaretti al loro contributo alla vittoria. A metà marzo le Sardine si riuniranno a Napoli per provare a darsi una struttura organizzativa con un progetto allargato dal punto di vista programmatico rispetto a quanto fatto finora. Le Sardine rappresentano un mondo variegato ma certamente di sinistra. La maggior parte sono giovani che con il loro entusiasmo possono recare energie nuove e idee innovative. Occorrerà seguire molto attentamente quanto avverrà a Scampia, luogo simbolo del degrado napoletano, scelto non a caso per il loro congresso. Se si vorrà davvero costituire un nuovo soggetto politico a sinistra non si potrà assolutamente non tenere conto di quanto stanno realizzando le Sardine.
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