2 minute read
Da capitano a capitone il passo è
Politica
Da capitano a capitone il passo èbreve
Advertisement
Aldo AVALLONE
La narrazione, ideata e portata avanti da “La bestia”, la struttura organizzativa che cura la comunicazione di Matteo Salvini, per la quale il leader leghista era diventato “Il Capitano”, non si sa bene poi di cosa o di chi, rischia di trasformarsi rapidamente in un boomerang. Nei titoli dei giornali, sui siti web e sui social il capitano sta diventato rapidamente il capitone. Sì, proprio quel pesce anguillesco che tradizionalmente a Natale fa una brutta fine, finendo sulle tavole di molti italiani. Spinto da manie di grandezza e da una buona dose d’incoscienza il nostro ex capitano, nel lontano agosto 2019, con un colpo di scena degno del miglior thriller di Dario Argento, decise di far cadere il governo nel quale rivestiva il ruolo importan-33
te di ministro dell’Interno, nonché vice premier. Contava in rapide elezioni che era certo di stravincere per prendere finalmente i “pieni poteri” e impedire al “gigantesco flusso” di qualche migliaio di poveri cristi di approdare sul sacro suolo. Ma si sa l’ambizione gioca brutti scherzi. La strategia, come tutti sappiamo, miseramente fallì. E allora l’ex capitano si diede a un’opposizione durissima fatta di mangiate stratosferiche, bevute di mojito al ritmo di dance music sulle spiagge romagnole, a continui cambi di look, fatto quasi esclusivamente di felpe con le più svariate scritte. E poi, fu l’Emilia. In un’elezione regionale oggettivamente difficile per il tradizionale buon governo del centrosinistra, il furbo ex capitano ha trasformato la consultazione elettorale in un referendum sulla sua persona. L’ignota candidata leghista non è quasi mai apparsa in pubblico mentre lui ha girato tutti comuni della regione proprio come una trottola, stringendo mani ed elargendo selfie. Era certo della vittoria. Avrebbe strappato la rossa Emilia alla sinistra e da lì sarebbe arrivato trionfalmente a Roma. Ma i referendum personali non portano affatto bene ai Mattei. Non è andata propriamente così e lui, povero, ha dovuto affrontare l’ennesima u- miliazione. Anche in Calabria, dove il centrodestra ha eletto il proprio governatore, la Lega ha perso dieci punti percentuali rispetto alle ultime europee finendo dietro persino al vecchio Berlusca. E la cosa più pericolosa per lui è che questi insuccessi in serie non dispiacciono per niente ai suoi alleati di coalizione che contano in futuro di dire la loro nella scelta della leadership del centrodestra. Termina qui, per il momento, la storia della resistibile ascesa dell’ex capitano. Ancora in sella, è vero, ma su di un arcione così traballante da apparire velocemente avviato al ruolo di nuovo capitone. E se lo dice il web, fossi in lui, comincerei a preoccuparmi seriamente.
34