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Se settanta milioni vi sembran pochi

Inchiesta

Se settanta milioni vi sembran pochi

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di Umberto DE GIOVANNANGELI

Vademecum per gli “smemorati” gialloverdi al Governo. E per quanti si abbeverano nella putrida acqua di una narrazione odiosa quanto falsa: quella del “siamo invasi”, “ci rubano il lavoro”, “vadano da un’altra parte”. Se fosse uno Stato, sarebbe tra i più popolati al mondo. Più grande dell’Italia. Lo “Stato dei rifugiati”. Nel 2018 il numero di persone in fuga da guerre, persecuzioni e conflitti ha superato i settanta milioni. Si tratta, rivela il rapporto annuale dell’Unhcr Global Trends 2018, del livello più alto registrato dall’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati, in quasi settant’anni di attività. In questo momento sono quindi quasi 70,8 milioni le persone in fuga: l’agenzia Onu segnala che tale cifra corrisponde al doppio di quella di vent’anni fa. Ed è stimata per difetto, considerato che la crisi in Ve-

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nezuela in particolare è attualmente riflessa da questo dato solo parzialmente. In tutto, circa quattro milioni di venezuelani, secondo i dati dei paesi che li hanno accolti, hanno lasciato il paese. La cifra di 70,8 milioni registrata dal rapporto Global Trends è composta da tre gruppi principali. Il primo è quello dei rifugiati, il cui numero nel 2018 ha raggiunto 25,9 milioni su scala mondiale, 500.000 in più del 2017. Inclusi in tale dato sono i 5,5 milioni di rifugiati palestinesi che ricadono sotto il mandato dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi Unrwa. Complessivamente, oltre i due terzi (67 per cento) di tutti i rifugiati su scala mondiale provenivano da cinque soli paesi: Repubblica Araba di Siria (6,7 milioni), Afghanistan (2,7), Sud Sudan (2,3), Myanmar (1,1), Somalia (0,9). Il secondo gruppo è composto dai richiedenti asilo, il cui numero alla fine del 2018 era di 3,5 milioni nel mondo. Infine, il gruppo più numeroso, con 41,3 milioni di persone, è quello che include gli sfollati in aree interne al proprio paese di origine. 37.000 persone al giorno sono dunque costrette a fuggire dalle proprie case: il sedici per cento dei rifugiati sono stati accolti in paesi sviluppati ma un terzo della popolazione (6,7 milioni) si trovava nei paesi meno sviluppati. Nel 2018 però anche 2,9 milioni di persone hanno fatto ritorno alla loro casa, anche se i reinsediamenti nei paesi terzi sono stati solamente 92.400. Tra i nuovi richiedenti asilo il numero più elevato è rappresentato dai venezuelani: 341.800. I paesi ad alto reddito accolgono solo 2,7 rifugiati ogni 1000 abitanti. I paesi a reddito medio e medio basso accolgono 5,8 rifugiati ogni 1000 abitanti. I paesi più poveri accolgono un terzo di tutti i rifugiati su scala mondiale. Tra i rifugiati 62.600 hanno acquisito una nuova cittadinanza per naturalizzazione. La metà dei rifugiati sono minori, una percentuale in aumento rispetto al 41 per cento del 2009. Di questi 138.600 sono minori soli, separati dalle famiglie e non accompagnati, che hanno presentato domanda di asilo individualmente. Carlotta Sami, portavoce di Unhcr Italia, ha spiegato che: “La crescita complessiva del

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numero di persone costrette alla fuga è continuata a una rapidità maggiore di quella con cui si trovano soluzioni in loro favore. La soluzione migliore è rappresentata dalla possibilità di fare ritorno nel proprio paese volontariamente, in condizioni sicure e dignitose. Altre soluzioni prevedono l’integrazione nella comunità di accoglienza o il reinsediamento in un paese terzo. Tuttavia, nel 2018 solo 92.400 rifugiati sono stati reinsediati, meno del sette per cento di quanti sono in attesa. Circa 593.800 rifugiati hanno potuto fare ritorno nel proprio paese, mentre 62.600 hanno acquisito una nuova cittadinanza per naturalizzazione. La migrazione è un fenomeno prevalentemente urbano: è più probabile che un rifugiato viva in paese o in città (61 per cento), piuttosto che in aree rurali o in un campo rifugiati. Nel 2018 sono state presentate 1,7 milioni di nuove domande di asilo nel mondo. Gli Stati Uniti d’America sono stati il paese che ha ricevuto il maggior numero di nuove domande individuali (254.300), seguito da Perù (192.500), Germania (161.900), Francia (114.500) e Turchia (83.800). Nel 2018, il numero più elevato di nuove domande d’asilo è stato presentato da venezuelani (341.800). Lo scorso anno, per il quinto anno consecutivo, la Turchia ha accolto il numero più elevato di rifugiati a livello mondiale, con 3,7 milioni di persone. Seguono Pakistan (1,4 milioni), Uganda (1,2 milioni), Sudan (1,1 milioni), Germania (1,1 milioni). Il Libano ha continuato ad accogliere il numero più elevato di rifugiati in proporzione alla propria popolazione, con un rapporto di un rifugiato ogni sei persone. Giordania (uno su quattordici) e Turchia (uno su 22) seguivano rispettivamente al secondo e al terzo posto. In Italia, dove vivono 130.000 rifugiati (non riempirebbero nemmeno il Circo Massimo), il rapporto è di tre rifugiati ogni mille abitanti. “Se da un lato il linguaggio u- tilizzato per parlare di rifugiati e migranti tende spesso a dividere, dall’altro, allo stesso tempo, stiamo assistendo a manifestazioni di generosità e solidarietà, specialmente da parte di quelle stesse comunità che accolgono un numero elevato di

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rifugiati".

"Stiamo inoltre assistendo a un coinvolgimento senza precedenti di nuovi attori, fra cui quelli impegnati per lo sviluppo, le aziende private e i singoli individui, che non soltanto riflette, ma mette anche in pratica lo spirito del Global Compact sui Rifugiati”, rimarca Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Giulia Capitani, policy advisor su migrazione e asilo di Oxfam Italia, sottolinea che: “Per l’ennesima volta, un triste record è stato superato. Ma dietro a questi numeri ci sono persone che vivono storie drammatiche, fatte di viaggi lunghissimi e molto pericolosi, durante i quali subiscono spesso torture e abusi indicibili, come i tanti che arrivano ancora oggi in Libia. Viaggi che non avrebbero mai voluto intraprendere se non vi fossero stati costretti per salvare la propria vita o quella dei propri figli, se non fossero stati privati dei più basilari diritti fondamentali e della possibilità di condurre una vita dignitosa”. E continua: “Il paradosso, ancora oggi, è che sono i paesi più poveri del mondo o quelli in via di sviluppo ad accogliere il maggior numero di rifugiati, come nel caso delle più gravi crisi umanitarie originate dai conflitti che dilaniano l’Africa sub sahariana. Emblematico il caso dell’Uganda, che si fa carico da sola di oltre 800mila rifugiati in fuga dalla guerra

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in Sud Sudan; o quello della crisi siriana, dove buona parte dei rifugiati è accolta da paesi come Libano e Giordania da oltre otto anni. È proprio in queste aree del mondo che dovrebbe arrivare un immediato e maggior aiuto economico da parte dei paesi ricchi, offrendo la possibilità di reinsediamento ai rifugiati più vulnerabili. In questa direzione, il Global Refugee Forum in programma a dicembre a Ginevra sarà l’occasione, coinvolgendo direttamente i Paesi ospitanti, per mettere in campo azioni concrete ed efficaci. Un’opportunità che non può essere sprecata ancora una volta”.

Un’opportunità e un impegno che si nutre anche di gesti simbolici. Come una coperta termica da esporre fuori dal proprio balcone di casa o dovunque si voglia. È il gesto simbolico, scelto dalla campagna #IoAccolgo, promossa da 47 organizzazioni e attori della società civile italiana, tra cui Oxfam, per chiedere ai cittadini i- taliani di testimoniare la propria solidarietà a chi attraversa il Mediterraneo in cerca di salvezza, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato del 20 giugno scorso. Un oggetto simbolico indossato da uomini, donne e bambini, lasciati troppo spesso in stallo nel Mediterraneo negli ultimi mesi, ogni volta che una nave delle poche organizzazioni umanitarie rimaste a compiere soccorso li salva e cerca di condurli in porto sicuro. Dramma che ha continuato a ripetersi, anche in questi

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giorni, con i migranti a bordo della Sea Watch 3. Secondo Capitani: “Mentre il Governo italiano ha appena approvato un decreto legge che si accanisce ulteriormente contro chi cerca di effettuare salvataggi in mare, nel Mediterraneo si registra una crescita esponenziale del tasso di mortalità rispetto all’anno scorso: una vittima o- gni sei migranti che tentano la traversata, contro uno su trenta registrate nel 2018. Si tratta di persone che muoiono spesso nel silenzio dell’opinione pubblica, mentre si continua a non tener conto che la Libia, come più volte ribadito dalle Nazioni U- nite e dalla pronuncia del Consiglio d’Europa, non può esser considerato un porto sicuro. E termina: “Allo stesso tempo, non si arresta l’azione di smantellamento del sistema d'accoglienza italiano, in assenza del quale non si garantirà per nulla maggiore sicurezza. Per questo abbiamo aderito alla campagna #IoAccolgo, che chiede al Governo italiano e agli stati europei una diversa politica di accoglienza, il ripristino immediato di una missione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, l’adozione di un sistema di equa ridistribuzione dei richiedenti asilo tra i vari paesi europei. Facciamo appello a tutti i cittadini a testimoniare domani che una diversa politica di gestione del fenomeno migratorio è doverosa e possibile”. Un universo plurale, una solidarietà che cresce dal basso. Una buona notizia.

Del Comitato promotore della campagna #IoAccolgo fanno parte: A Buon Diritto, A- CLI, ActionAid, AOI, ARCI, ASGI, Casa della Carità, CEFA, Centro Astalli, CGIL, CIAC, CIAI, CIR, CNCA, Comunità di Sant’Egidio, CONGGI, Ero Straniero, EuropAsilo, Federazione Chiese Evangeliche in Italia – FCEI, FOCSIV, Fondazione Finanza E- tica, Fondazione Migrantes, Gruppo Abele, ICS Trieste, INTERSOS, Legambiente, LINK-coordinamento universitario, Lunaria, Medici Senza Frontiere, NAIM (National Association Intercultural Mediators), Oxfam, Rainbow4Africa, ReCoSol, Refugees Welcome Italia, Rete della Conoscenza, Rete Studenti Medi, SaltaMuri, Save the Children Italia, UIL, Unione degli studenti, Unione degli universitari, UNIRE.

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