Alberto de Braud. Doppio Gioco

Page 1

ALBERTO DE BRAUD DOPPIO GIOCO

cappella degli scrovegni padova


ALBERTO DE BRAUD

DOPPIO GIOCO

15 novembre 2013 - 6 gennaio 2014

COMUNE DI PADOVA Assessorato alla Cultura Settore Attività Culturali

Padova, Giardini all’Arena Romana, Corso del Popolo Centro culturale Altinate San Gaetano, via Altinate 71

Direzione della mostra Mirella Cisotto Nalon Coordinamento Servizio Mostre Fiorenza Scarpa Cura della mostra Nicola Galvan Segreteria organizzativa Francesca Maria Tedeschi Assistenza amministrativa Daniela Corsato - coordinamento Maurizio Bortolami, Loredana Fanton, Licia Moretti, Franco Zanon Supporto organizzativo Maco Arte Allestimenti Squadra Allestimenti Servizio Mostre Settore Attività Culturali Valter Spedicato – coordinamento Gianni Bernardi, Antonio Breggion, Luca Galtarossa, Moreno Michielan, Franco Paccagnella, Silvano Perin, Claudio Spinello Comunicazione e promozione Patrizia Cavinato, Rocco Roselli Progetto grafico Mattia Munari Fotografia Francesco Ragazzi

con il contributo di


particolare di Equilibrium 1996, bronzo


Il confronto tra istanze espressive opposte ha accompagnato la moderna vicenda delle arti visive, determinandone in qualche misura il movimento storico. Nel corso del tempo, la dialettica tra l’adesione al reale e l’indagine dell’interiorità, tra figura e astrazione, tra suggestione della materia e primato del concetto, ha vivificato il dibattito artistico e indirettamente creato le condizioni per il suo perpetuo rinnovamento. La nuova edizione di RAM, la rassegna con cui, a partire dal 2010, il Comune di Padova intende raccontare gli aspetti più interessanti dei linguaggi espressivi contemporanei, presenta anch’essa nella sua traccia tematica una contrapposizione: quella tra il sogno e la ragione, ovvero tra le esperienze artistiche che affondano le proprie radici nell’inconscio e quelle che guardano alla società del proprio tempo nell’intento di riprogettarne l’estetica. La scultura di Alberto De Braud, grazie ad una sua particolare componente “surrealista”, partecipa in modo molto interessante a tale schema narrativo. Pur non riferendosi in modo esplicito al mondo onirico, la sua opera lavora sullo straniamento delle cose di ogni giorno, proiettandole in una sorta di realtà parallela in cui esse accedono alla dimensione della metafora, del simbolo, dell’enigma. I due interventi temporanei dell’artista in importanti luoghi pubblici della città, ovvero l’atrio del moderno Centro culturale Altinate San Gaetano e l’antica Arena Romana, mostrano la capacità della sua scultura di dialogare efficacemente con contesti spaziali e culturali diversi, nei quali essa si inserisce apportando un contributo di senso mai banale.

Andrea Colasio Assessore alla Cultura


Alberto De Braud è artista conosciuto e apprezzato in Italia e all’estero. Tra le ragioni che determinano l’interesse di cui è oggetto il suo lavoro vi sono certamente l’efficacia comunicativa, l’ampiezza dei temi e delle soluzioni formali adottate, la capacità di sorprendere l’osservatore. A queste va probabilmente aggiunta la sua difficile classificabilità: nell’espressione dell’autore si avverte un fluido “attraversamento” di stilemi, scuole di pensiero, correnti artistiche apparentemente lontane. È singolare come De Braud pervenga a risultati plastici di tipo spiazzante nei confronti dell’osservatore, non dissimili da alcune celebri provocazioni espressive delle Avanguardie storiche, seguendo una metodologia operativa legata alla tradizione della scultura. Ma forse ancora più interessante è che la sua opera, pur guidata da processi immaginativi molto personali e fondamentalmente spontanei, riesca sovente a sollecitare riflessioni di ordine culturale pertinenti al vivere contemporaneo. Il messaggio veicolato dai suoi lavori, percepibile soprattutto in taluni procedimenti legati alla loro realizzazione, non è però di segno univoco. Ad esempio, le spericolate sequenze plastiche a cui l’artista dà vita a partire da un singolo elemento figurale - ricorrente tra questi è il profilo antropomorfo del “l’omino di pan di zenzero” - possono alludere sia ai processi di omologazione peculiari delle società di massa, sia alla profondità del legame che unisce ogni essere ai propri simili. Allo stesso modo, la pratica del calco da oggetti reali, dalla quale nascono alcune delle sue opere, può certo essere interpretata come una adesione alla loro realtà fisica, ma anche come la premessa del suo rovesciamento, alla luce delle manipolazioni ideali e materiali che l’artista introduce nel corso della creazione. Questo evento padovano, basato sulla collocazione di due opere bronzee in spazi di particolare significato culturale per la città, intende sottolineare il valore monumentale e relazionale dell’opera di uno dei più originali scultori contemporanei.

Mirella Cisotto Nalon Capo Settore Attività Culturali



Equilibrium 1996, bronzo Proprietà dell’artista Allestimento della mostra Doppio gioco Giardini all’Arena romana, Padova

La scultura di Alberto De Braud trae ispirazione dal principio del paradosso. Una personale estetica della contraddizione sembra orientare la strategia espressiva dell’artista, connotando il livello linguistico e quello semantico dei suoi lavori, in qualche misura sorprendenti sin dalle scelte materiali attraverso cui prendono corpo. È alle tecniche della fusione, con una preferenza per quella in bronzo, ad essere affidato sovente il concretizzarsi di un immaginario che ha nell’ironia, nonché in un’intelligente levità concettuale, i suoi segni facilmente riconoscibili. Da questo scaturisce un ampio catalogo di “visioni plastiche” in cui la convenzionalità dell’elemento preso in esame, individuato nel panorama del nostro quotidiano o nella natura a noi più prossima, viene riscattata dall’effetto spiazzante della sua riscrittura formale. Pur evidenziando un’affinità con taluni versanti delle poetiche dadaiste e surrealiste, l’operare dell’autore non si volge dunque alla modalità del ready made o a quella dell’objet trouvé, imperniate sulla presentazione decontestualizzata degli oggetti di uso abituale. Chiama invece in causa i materiali classici della scultura rappresentativa allo scopo di alterarne le caratteristiche, scoprendone così imprevedibili facoltà narrative. Quello creato da De Braud è in apparenza un repertorio di semplici “cose” inanimate colte in uno stato di misteriosa attivazione. In realtà, in ognuna di esse l’azione dell’artista pone in


Senza titolo 2002, maiolica

Chiodo 1998, bronzo

essere un rovesciamento più o meno evidente delle peculiarità fisiche, estetiche, e funzionali che la contraddistinguono. Così, ciò che l’esperienza comune insegna essere connotato da leggerezza ed elasticità, come un gruppo di semplici palloncini, viene tradotto plasticamente grazie alla ponderosità e alla rigidità dei metalli; foglie e sottili ramificazioni naturali conquistano un’autonoma stabilità strutturale, oppure configurano inedite composizioni di tipo geometrico; utensili ed elementi d’arredo si affrancano idealmente dall’uso umano, resi inutilizzabili dalle curiose metamorfosi da cui vengono interessati. La metamorfosi d’altronde viene più volte tematizzata dal lavoro di De Braud, rappresentando il cardine di alcuni dei suoi più incisivi esiti formali. Se in Chiodo del 1998, questa si palesava nello sviluppo esorbitante dell’elemento medesimo su di una parete, in An Uncomfortable Place del 1992, presentata ora a Padova, si esprime attraverso la contaminazione simbolica tra l’artificiale e il biologico. Enigmatica e solenne, pur nella sua essenzialità progettuale, una grande sedia in bronzo vede la propria struttura pervasa dalla crescita di protuberanze appuntite e fantasiose nella forma, che la rendono inadatta a qualunque utilizzo. È evidente qui come l’opera dell’artista tragga parte della propria forza comunicativa dalla scelta dei suoi soggetti, sovente contrassegnati da un alto quoziente metaforico. Oltre ad essere un oggetto domestico,


la sedia è anche, nell’immaginario collettivo, un oggetto del desiderio, potendo costituire un vero modello estetico – si tratta forse del principale territorio d’esercizio del design d’ogni tempo – e prestandosi a raffigurare, come trono o poltrona, l’idea stessa del potere: dimensione questa assai ambita, ma anche non poco “disagevole” da conquistare e da difendere. Un altro soggetto emblematico come il libro ha fornito nel tempo lo spunto per operazioni costruite lungo il confine tra reale e immaginazione, storia e quotidiano. In un’installazione priva di titolo del 2002, numerose sezioni di libri realizzate in maiolica spuntavano disordinate da un pavimento: simili a resti archeologici, lasciavano allo spettatore decidere se ad essere rappresentato fosse il loro progressivo affiorare o il loro definitivo inabissarsi nel suolo. Nel caso di Equilibrium - opera bronzea del 1998 che in questa occasione viene allestita nello spazio antistante la Cappella degli Scrovegni - un volume aperto si trova invece sospeso tra due sottili rami che ascendono dal terreno verso il cielo. L’artista restituisce in termini poetici una relazione bilanciata tra il mondo della natura e quello della cultura, in cui l’uno garantisce lo stare in equilibrio dell’altro; al tempo, esorta forse i responsabili dell’estetica contemporanea a ristabilire tra essi un’ideale armonia. Sono diversi gli episodi in cui la scultura di De Braud si fonda sulla creazione di equilibri


apparentemente improbabili; ciò avviene soprattutto in operazioni espressive caratterizzate dalla sovrapposizione vertiginosa degli elementi compositivi. L’artista anche in queste occasioni sembra voler pervenire alla sola condizione statica che preservi dal crollo le varie componenti assemblate. Evitargli il “baratro” che appare attenderle, e che la loro stessa precarietà suggerisce, implica metaforicamente anche il salvarle dal caos che sembra appartenere al nostro tempo, segnato dal destabilizzarsi dei valori riferibili a persone e cose, dall’oblio a cui la nostra distrazione prima o poi le condanna. Dalla loro piccola catastrofe gli oggetti per il momento sfuggono alzandosi l’uno sull’altro, allo scopo di imporsi al nostro sguardo. Quando la ripetizione riguarda un singolo elemento, è ipotizzabile che ad essere evocato non sia soltanto ciò che esso è, ma tutto ciò che è stato e può rappresentare attraverso le idee che possono essergli associate. La moltiplicazione a cui De Braud lo sottopone non sarebbe in questo caso un tentativo di proiettarlo oltre il suo confine fisico, ma il manifestarsi della sua identità molteplice, la profondità del suo vissuto: dunque, la concatenazione di significati che esso contiene e che le nostre mani, assieme al nostro pensiero, gli hanno attribuito. Nicola Galvan




Un uncomfortable place 1992, bronzo Courtesy Galleria Nino Sindoni, Asiago Allestimento della mostra Doppio gioco Centro culturale Altinate San Gaetano, Padova

Io lavoro con il compasso. Non solo sono all’oscuro delle mie intenzioni e di quello che voglio creare in ogni singolo caso, io non conosco nemmeno la rappresentazione, per usare un termine che può contenere sia ciò che si chiama di solito argomento o storia, sia l’aspetto ritmico o formale o la struttura. Sebbene creda che creare senza regole sia molto pericoloso, e di solito produca risultati disastrosi, nel mio caso mi salva il fatto che io non conosca la rappresentazione, mi permette di dedicarmi a quello che potrei chiamare “vadagabondaggio”.

Mani fiore lacrime verdi

Questo è qualcosa che senza dubbio non è considerato di buon occhio dalla maggior 2013, olio su tela parte degli attuali critici, che attribuiscono grande importanza a tutto ciò che è “pertinente” o “essenziale”. Credo invece che alcuni dettagli o eventi accadano senza reale motivazione, sia nella vita sia nell’arte. Alberto de Braud

70 x 80 cm


Alberto de Braud nasce a Milano nel 1959 e consegue il Bachelor of Fine Arts presso la Rhode Island School of Design, a Providence, nel 1983. A New York espone alla Galleria Mokotoff, New Gallery, ABC No Rio Gallery, Art in General, e partecipa alla mostra Artist in the Market place (Bronx Museum, 1986). Nel 1991 lavora ed insegna alla Bemis Foundation, Nebraska, e crea una fontana in bronzo per un parco vicino Boston. Nel 1992 partecipa alla Biennale di Scultura di Gubbio. Si trasferisce a Parigi nel 1994, presso la Fondazione Citè International des Arts, ed espone alle gallerie Pascal Lansberg e Sous-sol. A Milano dal 1998, i suoi lavori sono in mostra presso la galleria Bruna Soletti, E-studio, Galleria Blu. Nel 2004 presenta una personale al Parlamento Europeo a Strasburgo. Nel 2007 gli viene commissionata una scultura di venti metri per il Maciachini Center di Milano. Attualmente, oltre a mostre in gallerie private, si dedica alla scultura monumentale, pubblica e privata in Italia, Spagna, Svizzera e Francia. Tra queste si ricordano le installazioni presso lo Chalet Mollino di Salice d’Ulzo; Luci d’artista a Torino presso Porta Palatina; NewtonTwins a Padova presso Palazzo Europa, nel 2009; la personale alla Galleria Quintocortile di Milano, nel 2011, e la retrospettiva Fine del gioco presso il Museo Diocesano di Milano, nel 2012.

Bibliografia essenziale: Tommaso Trini, Intellectual Muscle, edizioni Ezio Pagano, 1991 / Luca Beatrice, Alberto de Braud, Galleria Barbierato, 1994 / Angela Vettese, Alberto de Braud, Art in Italy, Adriano Parise Editore, 1995 / Rolando Bellini, Alberto de Braud, Galleria Pascal Lansberg, 1997 / Marco Meneguzzo, Disadorna Sostanza, edizioni Adriano Parise, 2003 / Francesco Poli, Alberto de Braud, prefazione del libro Selected Works, 2003 / Elena Pontiggia, catalogo per la mostra al Parlamento Europeo di Strasburgo, 2004 / Marisa Vescovo, Arte contemporanea nel Parco di Monza, Silvia Editrice, 2005 / Gianluca Marziani, Francesco Cascino, Premio Terna 01, Silvana Editoriale, 2008 / Patrizia Bottallo, European Sculture, Martini Arte Internazionale, 2010 / Elisabetta Vanzelli, Arte del ‘900 e oltre, Comune di Padova, 2010 / Nicola Galvan, Nature Revisited, Quintocortile - Milano , 2011 / Paolo Biscottini, Museo Diocesano, catalogo scientifico, 2011 / Valerio Dehò, Fine del Gioco, catalogo 2012.



centro culturale altinate san gaetano padova

ALBERTO DE BRAUD DOPPIO GIOCO


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.