Isa Maria Sozzi -DOL Determinismo utopico e determinismo distopico, qual è la giusta via di mezzo? Scrivere alcune considerazioni sul proprio modo di porsi di fronte alle Nuove Tecnologie (atteggiamento iniziale, atteggiamento attuale, possibili sviluppi futuri). All'apparire di ogni nuova tecnologia ci sono sempre state schiere di accesi sostenitori e di altrettanto acerrimi detrattori. Non poteva essere diversamente per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione applicate all'ambito didattico. Devo dire che, in generale, ho assistito a delle prese di posizione contrapposte, che si sono scambiate i ruoli nel corso del tempo, con l'evolversi degli eventi. Qualche anno fa, all'inizio dei progetti per l'utilizzo didattico delle nuove tecnologie, la maggior parte dei docenti era dubbioso, incerto, se non apertamente contrario. Solo una ristretta minoranza, tra cui io, ha cominciato a studiare ed a usare, prima per la documentazione e poi in classe, i computer. Spesso, per poter acquistare l'hardware e il software necessario, abbiamo dovuto lottare e discutere animatamente: i costi abbastanza elevati sembravano penalizzare altre attività, anche se, in effetti, tutti gli acquisti venivano fatti con fondi finalizzati (PSTD ecc.), non utilizzabili per altri strumenti. Dall'altra parte i genitori si dimostravano entusiasti dell'introduzione dell'informatica, spesso sono intervenuti con donazioni e “manodopera” gratuita per le installazioni e le riparazioni, hanno letteralmente costretto alcune scuole ad iniziare le attività con interventi nei vari gradi degli organi collegiali. Le ragioni delle posizioni dei docenti sono già state efficacemente illustrate dai colleghi di corso nelle settimane precedenti. Per i genitori la novità, l'idea di innovazione, accompagnata da efficientismo e dinamismo hanno suscitato l'interesse. Molti esperti di informatica hanno visto riconosciuto il loro “contributo” al rinnovamento della scuola, accompagnato da qualche mania di protagonismo. Per la maggioranza, del tutto digiuna di informatichese, il computer ha rappresentato l'evoluzione naturale della vecchia enciclopedia, quale garanzia di buoni risultati scolastici e lavorativi. A distanza di qualche anno c'è una sorta di ribaltamento delle posizioni. Buona parte dei docenti ha riconosciuto che l'uso del computer è positivo e rappresenta un'opportunità da cogliere. Non ci sono più scontri sul budget, infatti una grossa percentuale dei finanziamenti disponibili, quando non reperiti tramite domande e progetti ad hoc, viene destinata ad acquisti “tecnologici”, destinati a volte ad ambiti disciplinari non propriamente legati all'informatica o simili. Ad esempio si vanno diffondendo le antenne satellitari, con decoder digitali, per le lezioni di lingue straniere, i registratori digitali per le attività musicali, le videocamere e le fotocamere digitali in sostituzione di quelle analogiche. Le comunicazioni tra plessi, le convocazioni di commissioni, gli scambi di informazioni, le prenotazioni dei materiali in prestito nelle reti di scuole, ormai, avvengono tramite posta elettronica, forum ecc. Non passa giorno che qualche cosa, sia essa comunicazione ai genitori, registro di classe, documenti di valutazione, ecc. non sia redatta utilizzando procedure informatiche. E' un dato di fatto che certe operazioni richiedono meno tempo ed hanno output di qualità migliore, se fatte con il computer. Anzi si va diffondendo l'idea che, purtroppo, il tempo risparmiato da una parte non sia diventato un guadagno “personale”, ma abbia comportato un aggravamento delle incombenze. Con la scusa che ci si mette solo un paio d'ore ... si fanno molte più cose di prima. Insomma si lavora di più. Un esempio: per preparare una lezione prima si consultavano al massimo un paio di testi. Adesso tra libri, ricerche in Internet, Cd da visionare e provare, ecc. ci vuole più tempo per prepararsi che per insegnare. I genitori, d'altro canto, non sembrano più così entusiasti. In primo luogo i figli ne capiscono più di loro. In seconda battuta l'uso principale non è quello “di studio” (se non nelle pie intenzioni prima dell'acquisto), ma per i videogiochi. Da un paio d'anni si fanno sempre più insistenti i timori per i pericoli di Internet. Qualche genitore ha espresso la paura che una foto di gruppo di tutti gli alunni della scuola, inserita nel sito scolastico, fosse “intercettata” da pedofili, con chissà quali conseguenze. Dobbiamo più volte assicurare che i bambini non sono lasciati liberi di navigare e che i siti visitati sono stati in precedenza controllati per evitare la visione di scene non educative. A dire il vero sono gli stessi genitori che poi lasciano vedere ai propri figli certe trasmissioni televisive di cui si può dire tutto, ma non certo che siano educative e tanto meno “educate”. Insomma dopo l'entusiasmo per la rete, la new-economy, l'ubriacatura delle possibilità infinite offerte dalle nuove tecnologie, quasi che possedere un computer “trasfonda” il sapere dal disco fisso alla mente dei bambini e dei ragazzi, si è visto che i buoni risultati scolastico sono esclusivamente il frutto dell'impegno nello studio, che costa fatica e tempo, indipendentemente dagli strumenti (matita, quaderno e libro oppure computer, software e internet) usati. Personalmente sono sempre stata affascinata dalle “macchine”. Mi diverto a smontare, costruire, riparare, scoprire il funzionamento. Mi diletto a usare trapano e saldatore, come a ricamare e cucinare. I computer, invece, all'inizio mi hanno lasciata indifferente, roba utile solo per alcuni. Infatti, la propria mia esperienza è stata disastrosa: alla fine degli anni '70, durante un'esperienza di laboratorio all'università, dovevo interpolare i dati di un'analisi. Due miei compagni di esercitazione hanno pensato di tracciare la curva con molta accuratezza, usando l'elaboratore elettronico. Dopo una mattinata passata a completare l'analisi da sola comunicando i risultati a loro, al centro di calcolo, come output, evidentemente per un errore nel programma ideato, invece delle tre copie previste, il computer ha “vomitato” un intero scatolone di modulo continuo...in bianco. Risultato: pomeriggio passato a riordinare e a tracciare manualmente la curva. Conclusione: i
Isa Maria Sozzi -DOL computer non fanno per me! Nel frattempo ho cominciato ad insegnare nella scuola elementare. Solo alla fine degli anni '80 ho risentito parlare di informatica con il computer. Negli anni precedenti si usava parlare di “informatica senza calcolatore”, insomma Papert con carta a matita. Ho messo mano ad un PC nel '92 ed è nata una passione. Non mi schiero tra quelli che vogliono fare tutta la didattica con il computer. L'uso del computer, per me, è interessante quando offre dei vantaggi rispetto ad altre tecnologie “tradizionali”. Ci sono attività dove è più veloce ed economico usare carta e matita. Ad esempio, recentemente mi sono iscritta alla sperimentazione “Imparo giocando” dell'IPRASE (Istituto Provinciale per la Ricerca, l'Aggiornamento e la Sperimentazione Educativi www.iprase.tn.it ). Ho ricevuto il cd con i giochi didattici da sperimentare, riguardanti principalmente argomenti di matematica e lingua italiana. Sono software molto carino, con una bella parte grafica. Purtroppo sono strutturati come istruzione programmata. Calcolando il tempo per accedere ai giochi, il tempo per spegnere i computer ecc. l'unica ragione che può farli usare coi bambini è appunto la motivazione che può spingere alcuni alunni svogliati a studiare le tabelline o la grammatica. Altrimenti è più conveniente e veloce fare un po' di calcolo orale nei cinque minuti al termine di una lezione. Secondo me l'uso del computer deve essere motivato dal “gradino in più” che permette di raggiungere nella costruzione delle conoscenze. Per il futuro, al momento, vedo nero. Troppe incognite sulle risorse umane e finanziarie si addensano sulle scuola pubblica. Fino a questo momento molte innovazioni sono state realizzate grazie al volontariato (disponibilità ad aggiornarsi ben oltre le ore contrattuali, ricerca di finanziamenti, attività aggiuntive non retribuite ..., penso che tutti i docenti sappiano bene a cosa mi riferisco!) di molti insegnanti. Adesso sta proprio finendo la voglia e la motivazione. Qualcuno dovrebbe inventare un giochino per motivare noi insegnanti a continuare nel nostro lavoro!!!