Diffusione tic

Page 1

Isa Maria Sozzi -DOL

Qual è la situazione della scuola italiana per quanto riguarda l’adozione delle Nuove Tecnologie (infrastrutture e metodologie didattiche)? Cercare in rete sondaggi e opinioni che permettono di stabilire un “quadro della situazione” attuale in Italia. Esprimere infine la propria opinione sui risultati ottenuti e provare a confrontarli con il contesto scolastico in cui si opera abitualmente. Documenti utilizzati e relativa sitografia Libro Bianco TIC-MIUR 1

http://www.istruzione.it/innovazione/tecnologie/libro_tic.sht ml

Abstract della rilevazione on-line 2004 sulle 2 dotazioni tecnologiche nelle scuole italiane La formazione continua degli insegnanti: ieri, oggi http://www.annaliistruzione.it/riviste/annali/rivistaannali.htm 3 e domani 4 La patente europea per l’uso del computer 5 Europa e istruzione L’inserimento delle nuove tecnologie nella scuola6 La situazione negli Stati Uniti DECS - Dati relativi ad una ricerca sull'impiego http://www.ti.ch/can/argomenti/comstampa/archivio/2003/2 didattico delle nuove tecnologie nella scuola 003-09-24-DECS-01.html 7 (Umbria - Emilia-Romagna - Cantone Ticino) Ricerca Censis-Telecom, Ascoltare la scuola, http://www.jobtel.it/rubriche/dossier/ArchivioDossier/Ascolt Indagine Istat, Il giudizio dei cittadini sulla scuola, ascuola.aspx sondaggio Ispo-studio Mannheimer sulle riforme 8 scolastiche presentata al Cnel. Nuove tecnologie per la pedagogia 9 Guida a ricerche e strumenti online

http://www.scuolaer.it/page.asp?IDCategoria=116&IDSezi one=0&ID=18104

Insegnanti e nuove tecnologie: un rapporto che http://www.aie.it/Allegati/News/IARD%20Sintesi%20-%

10 cambia?

20presentazione%2020041daniela.pdf

Rapporto scuola 2001 – informatizzazione delle Www.remida21.it

11 scuole milanesi

Editoriale: «Una “sagoma” di scuola» n° 122- Www.computer-idea.it

12 13/10/2004

13 Dati e risultati monotoriaggio corsi ForTic

Http://monfortic.invalsi.it

Dati e monitoraggio USR Lombardia corsi DM61 Www.spazi.org

14 e DL 59

Dall'analisi dei documenti ufficiali (2), riguardanti le dotazioni di strumentazioni didattiche, emergono dati incoraggianti, se non ottimali. In effetti, secondo il censimento del 2004 delle dotazioni tecnologiche, ottenuto tramite la compilazione on-line di un dettagliato questionario, si avrebbe per le scuole italiane una media di 1 Pc ogni 10,9 alunni, pienamente in linea con i parametri europei (1- pag.36).

La rilevazione ha interessato la stragrande maggioranza degli istituti, buon indice di rigore e fotografia corretta della situazione. Purtroppo la rilevazione, lo so bene perché ho compilato il questionario ed altri simili più volte, non mette pienamente in luce i dati reali.


Isa Maria Sozzi -DOL

Mi spiego meglio, riferendomi alla situazione delle scuole dell'infanzia ed elementari, dove ho maggiore esperienza. Bisogna tener presente che, in queste scuole, la gestione delle dotazioni strumentali è completamente affidata alle insegnanti, a volte con la collaborazione di qualche genitore esperto e volenteroso. Manca quindi un supporto per la manutenzione e la risoluzione dei piccoli problemi, spesso accompagnata da limitate competenze tecnologiche, improntate più all'eco della pubblicità che alle effettive esigenze didattiche. Nel questionario bisogna indicare il numero dei PC, suddivisi per tipologia di processore. Di solito si indicano quelli inventariati e quindi restano fuori quota quelli regalati dai genitori, dalle ditte locali ecc. (in questo modo si possono eliminare senza troppe pastoie burocratiche). Anche se a volte si tratta di macchine superate, dismesse dai proprietari originali, ma pienamente utilizzabili in ambito didattico con software adeguato. Quindi il rapporto PC/alunni potrebbe, in realtà, essere ancora più basso. Purtroppo temo che non sia sempre così: nell'inchiesta non viene specificato di indicare solo le macchine effettivamente funzionanti (per almeno il 70% del tempo di utilizzo, senza stratagemmi e armeggi vari!!) ed utilizzate. Quanti dei 486 censiti vengono effettivamente usati? Certo ci sono gli smanettoni (insegnanti e/o genitori) che hanno trasformato queste macchine in firewall oppure in terminali per sistemi Linux, ma credo siano una minoranza. Negli ultimi tempi ho girato alcune scuole, come formatore e tutor informatico, e posso dire che i 486 sono quasi tutti “adeguatamente” pensionati. Troppo costoso upgradarli (più per la manodopera che per costi hardware), non ci girano che programmi datati, non multimediali e quando qualcuno carica qualche software più recente... blocco del sistema. Anche sistemi recenti non funzionano, spesso per delle sciocchezze, a volte per i settaggi non appropriati. Il costo del tecnico è esorbitante, al di là del budget a disposizione. La moderna tecnologia poi impone di sostituire una macchina perché quella nuova è meno costosa di una riparazione!! Ciò che conta veramente, al di là delle mere cifre, è l'effettiva funzionalità delle stesse. Mio istituto desktop

portatili

3 2

1

15 5 5

3

8

In un laboratorio adeguato non si trovano solo PC. Anche le altre apparecchiature sono importanti a partire dalle stampanti fino ad arrivare ai videoproiettori.


Isa Maria Sozzi -DOL

Anche facendo un rapporto fra i totali e il numero complessivo delle scuole che hanno compilato il questionario verrebbe spontanea un'esclamazione di esultanza. apparecchiatura stampanti

Totale nazionale

N° scuole

Rapporto Situazione mio apparecchiature/scuola istituto

150514

15,52

13

scanner

42408

4,37

7

Masterizzatori esterni

10937

1,13

2

Lettori Cd

23039

2,38

4

Lettori DVD

6323

0,65

1

Sistemi videoconferenza

1689

0,17

0

Antenne paraboliche *

9023

0,93

2

Videoproiettori

17789

1,83

2

Televisori

51544

5,31

8

Telecamere digitali

11388

1,17

0

Fotocamere digitali

13386

1,38

6

9699

* Circa 400 istituti hanno dichiarato di possedere la parabola, ma non il decoder Dalla tabella si evince che abbondano le stampanti (1 stampante ogni 3 PC), gli scanner e i televisori. Solo i sistemi di videoconferenze sono poco diffusi. Occorre però tener conto che la compilazione viene effettuata per sede, ma l'analisi è stata fatta per istituto. Per esempio l'istituto dove insegno ha 6 sedi, quindi i dati vanno ulteriormente divisi! Nel mio istituto abbiamo realizzato molti progetti, soprattutto abbiamo dato la caccia a finanziamenti esterni per più della metà delle apparecchiature acquistate (tutte quelle più recenti sono frutto di finanziamenti non ministeriali) e la situazione è discreta, ma negli istituti che conosco non è così. Forse io bazzico scuole “povere” dove non trovo né videoproiettori, né masterizzatori interni (a costo minore di uno esterno e se c'è la LAN il masterizzatore esterno a che serve?) ecc. ... Essendo un'esperta nella compilazione di queste rilevazioni devo dire che è presente anche una componente “psicologica”. Fino a qualche anno fa tutti si lamentavano per la scarsità di fondi, distribuiti in modo proporzionale – poco a tutti. Ora, per dirla come la mia collega co-responsabile di molti progetti, “piove solo sul bagnato”. Bisogna vantare una dotazione già adeguata per sperare di poterla incrementare o vedersi attribuire finanziamenti per l'aggiornamento ecc. Quindi è necessario contabilizzare tutto, anche quello che è finito in soffitta ad ammuffire. Analogamente possono essere letti di dati relativi alle LAN, ai laboratori e così via. In totale esistono 39.324 laboratori distribuiti in 22.633 scuole facenti capo a 8.672 Istituzioni principali, pari all. 89 % delle 9.699 rispondenti. Ebbene i dati, letti da un non addetto ai lavori, farebbero pensare a un paradiso! Purtroppo, temo che i finanziamenti, già molti risicati, dopo questi risultati, vengano ulteriormente compressi: tanto siamo meglio degli altri stati europei! (2 – pag. 13 e seg.) I buoni propositi si scontrano sempre con le esigenze di tagli di bilancio, infatti il rapporto elaborato da REMIDA per l'area milanese riporta per il 2001:


Isa Maria Sozzi -DOL Gli obiettivi posti da eEurope sembrano però eccessivamente ambiziosi, soprattutto riguardo alla cablatura di tutte le scuole. Gli investimenti necessari variano tra 1 e 1,5 miliardi di Euro (tra 2.000 e 3.000 miliardi di lire), a seconda del tipo di configurazione scelta, e per una spesa triennale, includendo anche i costi di gestione, tra i 3.000 ed i 4.000 miliardi. Si tratta di cifre considerevoli se paragonate ai budget scolastici, soprattutto in considerazione della scarsa cultura della rete esistente nelle scuole. L'investimento del governo italiano nelle tecnologie per le scuole ha fino ad ora riguardato (quasi 1.000 miliardi nel passato triennio 1997-2000 con il Piano di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche) l'ammodernamento e l'adeguamento del parco PC, privilegiando il modello dell'aula multimediale rispetto alla distribuzione di PC nelle classi, che rappresenta il nuovo modello d'uso delle tecnologie nella scuola, fortemente consigliato sia dai documenti ministeriali sulla riforma dei cicli, sia dal piano eEurope. L'aumentata dotazione di PC (peraltro non ancora adeguata agli standard europei) non è stata accompagnata dalla connessione dei PC stessi alla rete locale e a Internet, ma i PC rimangono stand-alone. Le reti locali esistenti sono spesso inadeguate, e comunque quasi sempre limitate alla sola aula multimediale. Il cablaggio degli edifici scolastici è una realtà molto rara (si stima che sia presente nel solo 2% delle scuole). In risposta al piano eEurope, il governo Amato aveva preventivato il ri-finanziamento del PSTD (quasi 1.500 miliardi in due anni), proprio nell'ottica del cablaggio delle scuole e dell'adeguamento del parco PC (1.200 miliardi circa), previsto destinando parte dei ricavi dell'asta per le frequenze UMTS; questo orientamento non è stato poi mantenuto dal governo Amato, che nel ridefinire la destinazione dei minori introiti dell'asta UMTS, ha tagliato proprio i fondi per le infrastrutture nelle scuole; dei 1.500 miliardi ne sono rimasti solo 150, e sono stati destinati alla formazione dei docenti. Allo stato attuale quindi l'adeguamento delle scuole agli obiettivi di eEurope è lasciato alla spontaneità delle scuole, e sta quindi procedendo molto lentamente (conclusioni – 11) Tanto per dare un'idea la stessa organizzazione prospetta, sempre nel 2001, i costi per l'adeguamento di una scuola con 200 alunni distribuiti in 10 classi, dotata di un'aula multimediale con 10 PC, da completare, e da due postazioni in rete in ogni classe, accesso a banda larga ecc. (media 10 alunni/PC). Mi è venuto un colpo! Per le scuole che hanno già una buona rete locale nelle aule multimediali, ma non sono interamente cablate, si tratta di adeguare la rete locale (firewall e gruppo di continuità spesso mancano anche nelle scuole di livello medio) e di estenderla alle classi, cablando le sedi scolastiche e portando i PC nelle classi. Costi per scuola

Configurazione ottimale

Configurazione ridotta

Investimento necessario

132.940 Euro

90.170 Euro

Costi annui (spese + ratei)

58.260 Euro

44.000 Euro

(la configurazione tecnica – 11) L'analisi del ministero prosegue anche con il censimento delle connessione ad Internet, mostrando un notevole incremento di quelle xdsl. Naturalmente per funzionare i computer hanno bisogno di programmi. Emerge una netta prevalenza di piattaforma Microsoft Windows, nelle sue varie versioni. Poco diffusi Linux e Mac-Os, complessivamente meno del 10% e ancora meno sono le scuole che hanno dichiarato di usare software opensource. Il problema del software e soprattutto dei costi di licenza è veramente importante. Negli ultimi tempi di sta assistendo ad una generale diminuzione dei prezzi degli applicativi Microsoft, forse anche per la concorrenza dell'accoppiata OpenOffice-Staroffice. Restano invece molto alti i costi dei programmi di divulgazioneedutainment. Un cd o dvd di questo tipo (trascurando tutti i problemi relativi ai requisiti hardware che si creano coi più recenti) costa in media 50 €. Una piccola biblioteca software richiede quindi un investimento di qualche migliaio di euro, naturalmente se poi si vogliono installare i software su più macchine bisognerebbe licenziarli tutti .... non sempre sono disponibili pacchetti opensource o free analoghi, in rete non sempre si trova ciò che serve (tralasciando i costi di connessione, le difficoltà per chi non ha la banda larga e la LAN, i tempi di documentazione dei docenti). Infatti secondo l'AIE è bassissimo anche il numero di cd rom che vengono acquistati dagli istituti: mediamente se ne contano 18 nelle biblioteche delle scuole. (1 pag 23) Per quanto riguarda l'organizzazione propriamente didattica dell ICT in Italia viene privilegiata la costruzione di laboratori informatici, mentre in Ticino alla diffusa presenza di laboratori si affianca la distribuzione delle postazioni multimediali direttamente nelle singole classi, (7) così come ipotizzato anche nel Libro Bianco sull'Innovazione nella scuola e nell'università (1 pagg. 25 e seg.) Dopo tutta questa analisi sul patrimonio bisogna vedere a cosa serve e come si usa. Devo dire con amarezza che spesso la scuola viene vista come un rimorchio di arretratezza: •

la domanda di istruzione tende a consolidarsi anche per effetto della diffusione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, che hanno determinato una presa di coscienza collettiva sulla necessità dell'alfabetizzazione informatica e telematica, facendo così emergere, notevoli carenze e ritardi


Isa Maria Sozzi -DOL da parte delle nostre scuole a rispondere a questa esigenza. (8) •

basso - 13,7% - è anche l'uso di Internet da parte dei docenti: un dato indicativo per valutare la loro apertura alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Per fortuna i valori davvero insoddisfacenti delle elementari (6,4%) e delle medie (10,1%) raddoppiano (19,2%) alle superiori. Ed è una magra consolazione che i professori frequentino con tanto impegno i corsi di aggiornamento (84,1%, con una punta dell'87,6% alle medie), perché non vi è alcuna garanzia che tali corsi siano effettivamente utili per migliorare il servizio educativo offerto dalle scuole

Spesso si ha infatti la sensazione che qualcuno “si senta in obbligo” di informatizzare la scuola, confusamente convinto che “be' sì, si debba fare per restare al passo coi tempi”. E, magari, per potersene poi vantare. Prima di censire la metratura della cavetteria e di inventariare i processori installati a chili (pesandoli con la stadera del mugnaio), dunque, forse sarebbe il caso di darsi uno scopo, presentare gli obiettivi, ideare un metodo e, poi, procurarsi gli strumenti. Possibilmente in quest'ordine. Poiché se anche l'indagine del Ministero ponesse davvero la scuola italiana tra le “più tecnologiche d'Europa”, basta la pura osservazione per constatare che quella stessa scuola della tecnologia non sa ancora che farsene. (12)

La valutazione della preparazione dei docenti e dell’effettivo accesso alle tecnologie presenti nelle scuole non è da considerarsi, fino a oggi, positiva. Le imprese del TIC hanno infatti riscontrato che, con le dovute eccezioni,i docenti sono spesso l’elemento frenante all’adozione di strumenti informativi a supporto dei programmi didattici,questo perché da un lato non ne vedono l’utilità, sono convinti che gli strumenti tradizionali siano sufficienti, e dall’altro non ne conoscono le reali potenzialità. (1 pag. 62)

L'ultima osservazione trova un riferimento negli interrogativi posti dalla Commissione Europea «La società dell’informazione induce a porsi il quesito se (…) il contenuto educativo che essa trasmette sarà per l’individuo un fattore di arricchimento culturale o meno. Finora l’attenzione si è concentrata sulle potenzialità offerte dalle autostrade dell’informazione, dalla rivoluzione del tempo reale operata, ad esempio, da Internet, nelle relazioni fra imprese, ricercatori e universitari. Ma si può anche temere che la qualità del mondo multimediale, in particolare quella dei programmi educativi porti ad una cultura di serie B nella quale l’individuo potrebbe perdere qualsiasi riscontro storico, geografico e culturale» (6 – pag. 70) In realtà il libro bianco del MIUR riferisce che l'opinione dei docenti nei confronti delle tecnologie si traduce, per il 70%, nella convinzione che gli strumenti informatici possano contribuire a migliorare l'attenzione in aula da parte degli studenti, l'80% li ritiene validi supporti alle ricerche individuali. Si limita al 14% la percentuale di docenti che crede che le nuove tecnologie possano sostituire in modo efficace i libri di testo; il 31% degli insegnanti che hanno partecipato all'indagine è convinta che gli strumenti multimediali consentano una preparazione superficiale, mentre il 50% è dell'idea che l'integrazione delle nuove tecnologie nell'ambito del processo didattico richiede troppo tempo. Infine la maggioranza del corpo docente, pari all'80%, è consapevole che gli insegnanti sono, al momento, poco preparati all'utilizzo delle tecnologie informatiche.(1 pag. 23) Nonostante i progressi viene rilevato anche che gli insegnanti italiani hanno un atteggiamento favorevole nei confronti dell'uso delle nuove tecnologie a scuola. Peccato che il 64% di loro non abbia il computer in classe e che molti facciano fatica anche ad utilizzare i laboratori di informatica. E' il quadro che emerge dalla ricerca "Investigation in Primary Education Teachers’ Confidence and Competence in Supporting Innovation (IPETCCO)", un progetto che ha esaminato le pratiche di utilizzo delle ICT da parte degli insegnanti di scuola primaria di 5 paesi europei (Italia, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna e Olanda). Obiettivo, capire perché è più probabile che alcuni sistemi scolastici promuovano le nuove tecnologie rispetto ad altri. Lo studio, supportato dall'azione Minerva-Socrates dell'Unione Europea, ha individuato le pratiche, i livelli di familiarità con le ICT e gli atteggiamenti intervistando 583 docenti. In Italia la ricerca è stata condotta dall'università "La Sapienza" di Roma e la conclusione a cui è arrivata è che è necessario fare passi avanti nelle politiche scolastiche locali per promuovere l'innovazione a scuola. Nel nostro paese emerge infatti che sono gli insegnanti più giovani i più aperti alle innovazioni, non solo nell'uso di apparecchi tecnologici, ma nella pratica didattica in generale. Sono anche quelli che si divertono di più usando i computer. C'è differenza fra le scuole definite "a basso status socio-economico", in cui il numero di nuovi docenti è maggiore, e quelle "a medio e alto status socio-economico", che hanno insegnanti più anziani. Solo il 7% degli intervistati usa il computer per più di 15 ore al mese. Le ICT rappresentano di certo una sfida per le scuole quando entrano in classe e influenzano le pratiche didattiche. E non bisogna dimenticare che spesso gli alunni usano tecnologie più avanzate dei loro insegnanti come componenti ormai comuni del loro tempo libero. Lo afferma anche il terzo Insight Policy Briefing, lo studio di European Schoolnet che fornisce una panoramica completa delle pratiche pedagogiche nell'uso delle nuove tecnologie in Europa ed esamina come sono influenzate dalle politiche, dalla tecnica e dai vari attori dentro e fuori la scuola. Ciò che viene evidenziato è che i ruoli di insegnanti e studenti si stanno


Isa Maria Sozzi -DOL modificando e che le ICT sono destinate a entrare in classe, che lo si voglia o no, e avere effetti sulle pratiche didattiche. Lo studio mette in guardia chi deve prendere decisioni sulle tecnologie per l'istruzione: mentre i ragazzi sono al passo con le novità, gli insegnanti rischiano di non essere altrettanto aggiornati e di restare sempre alcuni passi indietro.(9) L'atteggiamento è globalmente influenzato dall'età dei docenti: per i più giovani ciò che conta ai fini dell'innovazione didattica è avere un'opinione positiva dell'impatto delle nuove tecnologie; per gli insegnanti meno giovani essenziale è invece la fiducia nelle proprie capacità, cioè la percezione di poter conoscere, controllare e utilizzare con successo i media elettronici di cui ci si serve. (7) Anche una ricerca IARD mostra che nel corso del 2003: gli insegnanti che usano regolarmente il PC per preparare le lezioni sono, infatti, ancora una minoranza (37%) e solo uno su cinque lo impiega nella presentazione delle lezioni (20%). (10 - pag. 1) Le nuove tecnologie confinate nella fase di preparazione delle lezioni: ma perché? Quel che manca a molti insegnanti è la possibilità di usare il PC in classe (67%) e appositi software didattici (55%), che pure esistono sul mercato editoriale scolastico. Nelle scuole italiane, infatti, i PC sono presenti, ma quasi sempre solo nei laboratori informatici (78%). Dall’indagine emerge chiaramente che per fare integrare maggiormente le nuove tecnologie nelle lezioni, le scuole dovrebbero investire in software didattici e in videoproiettori. (10 -2 pag. 2) Ancora una volta ci si scontra con i problemi finanziari! I risultati di queste ricerche non si discostano da quelli ottenuti nel monitoraggio dei corsi ForTic. Il 22% degli iscritti ai corsi A ha risposto ad un sondaggio on-line (la percentuale è abbastanza bassa, ma il questionario era piuttosto corposo e i dati venivano accettati dalla piattaforma solo alla fine della compilazione se inviati entro un tempo massimo di 10 minuti dal login! Per fare accettare le proprie risposte era necessario accedere al questionario, compilarlo, rieffettuare il login e poi inviarlo e non tutti erano disposti a rifare più tentativi, visto anche i problemi sul server monfortic) con una percentuale sempre superiore al 70% di favorevoli alle nuove tecnologie. (13) Se, come pare, l'interesse, la curiosità e la volontà di aggiornarsi non mancano, come gli insegnanti vengono aiutati nell'approccio con le nuove tecnologie? In ogni momento viene prospettato l'e-learning per la formazione dei docenti, oppure una formazione blended. (5- pag. 68) Proposta pregevole che si scontra con la realtà di fatto. Mi sono trovata in prima persona a dover gestire, in qualità di responsabile organizzativo prima e di tutor poi, un corso ForTic A. Ci sono state delle giornate campali. In primis dovevano essere formati i docenti iscritti al percorso B, per diventare consulenti dei docenti meno formati ed assisterli nelle procedure relative al corso A. Questo non è stato fatto. Nel mio istituto ho seguito personalmente uno ad uno tutti i docenti non alfabetizzati, guidandoli nella serie di attivazioni di codici ecc. Purtroppo le procedure richieste per completare correttamente l'iscrizione e la scelta di sede erano “annidate”. Prima dai il nome, il dirigente ti iscrive (in modo corretto, usando anche l'indirizzo e-mail che devi attivare sul sito istruzione), ti arriva il codice, scegli la sede, ti confermano la sede altrimenti devi cambiare, ti riregistri sulla piattaforma di studio e così via. Un docente che non ha mai acceso un computer come deve fare? Come deve fare se nemmeno il dirigente ha capito tutta la trafila? Io sono stata più giorni tra telefono e computer per aiutare gli istituti vicini a sbrigare la pratica, senza contare i singoli docenti che si sono rivolti a me. Intanto i miei alunni “se la sbrigavano” da soli. Insomma ciò che manca veramente è la chiarezza nelle istruzioni e un sistema di counseling tecnologico. Sempre monfortic ha effettuato il monitoraggio di tale servizio di counseling. E' emerso che circa la metà degli istituti (l'80% della Lombardia) non aveva attivato la figura del counselor e non poteva essere diversamente vista l'organizzazione dei corsi. (13) Probabilmente in molte scuole il counselor tecnologico è stato nominato, in precedenza ed indipendentemente dalle prescrizioni normative. L’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione diventa un passaggio obbligato sia per i vantaggi che introducono, sia per una considerazione strategica decisiva. Occorre infatti ritenere che lo sviluppo professionale degli insegnanti e l’apprendimento degli studenti siano processi paralleli: sarà altamente improbabile un ricorso mirato ed efficace alle tecnologie per l’insegnamento se l’insegnante stesso non avrà fatto esperienza di apprendimento attraverso le tecnologie. Almeno il 30% delle attività di formazione dovranno avere un contenuto ed un elemento di tecnologia; a tutti i nuovi insegnanti dovrebbe essere offerta l’opportunità per l’acquisizione delle padronanze di base in questo campo. (3 - pag. 41)


Isa Maria Sozzi -DOL

Dopo i corsi ForTic, per lo sviluppo delle competenze tecnologiche e didattiche, che hanno coinvolto pi첫 di 150000 docenti e quelli della CM 61 (rivolti esclusivamente alla didattica), attualmente sono in partenza i corsi DL 59 Per la Lombardia i dati dei corsi CM 61 sono i seguenti (14): Istituti

personale di Area generale contatto

Informatica

Inglese

iscritti totali

354 495 241

115 165 74

468 655

37

163

64

393

38

154 3887 355 638 277 593

BG BS

54 63

9 25

65 136

CO

44

19

121

CR

21

15

LC

28

14

56 179

80 219

LO

17

0

60

108

MI MN PV SO VA

262 32 33 23 45

152 20 13 2 36

1636 131 272 99 322

2198 207 405 154 331

894 93 116 59 87

Totale regione

622

305

3077

4492

1742

110

191

61

iscritti Corsi attivati

Corsi non attivati

358

7941


Isa Maria Sozzi -DOL Mentre per i corsi in partenza a gennaio (salvo imprevisti) i dati aggiornati al 16-11-2004 sono i seguenti

64 95 56 29 37 20 303 31 48 24 74

Pers. di contatto 16 27 28 18 15 7 143 12 21 2 70

Area generale 9/231 10/471 6/419 2/142 10/263 5/67 82/2698 3/206 19/619 3/182 19/904

Area informatica 22/176 18/408 19/212 6/74 11/270 9/78 120/1955 8/205 21/468 8/159 20/451

Lingua straniera 6/65 6/125 1/86 5/34 2/66 4/27 39/654 1/46 9/104 3/34 9/144

Totale iscritti 33/430 32/896 23/625 12/223 21/526 15/148 212/4565 12/409 42/973 13/348 44/1214

781

359

168/6202

262/4456

85/1385

459/10357

Provincia

Istituti

BG BS CO CR LC LO MI MN PV SO VA Totale regione

Nota: ove compaiono cifre doppie, la prima di esse rappresenta la somma tra gli e-tutor definitivi e gli e-tutor proposti, mentre la seconda è il numero dei corsisti iscritti.

Dopo aver dotato le scuole di strumenti adeguati ed aver formato gli insegnanti, che fare? Per non dar ragione al direttore di una rivista informatica che suggerisce la totale incapacità delle scuole di utilizzare proficuamente le nuove tecnologie bisogna anche vedere la reale utilizzazione di hardware e software. L'indagine DECS (7) ha riguardato l'impiego dei multimedia in classe: l'applicazione più diffusa è la videoscrittura seguita però dallo svolgimento di esercizi al computer. A prescindere dalla materia insegnata, l'utilizzo del computer per scrivere sembra essere entrato nel repertorio di pratiche didattiche nelle scuole ticinesi. La ricerca di informazioni su cd-rom interessa maggiormente gli insegnanti di scuola media di area umanistica, mentre l'uso di fogli di calcolo, i loro colleghi di area scientifica. È comunque importante sottolineare come le differenze di tipo disciplinare riguardino soltanto alcune discipline specialistiche e questa relativa uniformità lascia pensare che effettivamente l'impiego didattico delle tecnologie informatiche non costituisca più un dominio specifico. Dal punto di vista strettamente pedagogico i principali obiettivi dell'informatizzazione si possono riassumere nell'imparare a lavorare in modo indipendente, nel facilitare l'accesso alle informazioni, nell'insegnare l'utilizzo di nuovi strumenti tecnologici. Da una mia indagine personale tra i corsisti Fortic A e CM 61 risulta che la principale applicazione utilizzata sia proprio l'elaboratore testi. Questo software viene usato dai docenti per la preparazione delle lezioni (schede,ecc.), per la documentazione e cogli alunni della scuola elementare e media. Dopo i corsi ha subito un'impennata l'uso di strumenti di presentazione (anche per la scuola dell'infanzia) e per la costruzione di ipertesti, accompagnati da software didattico disciplinare freeware.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.