L'invenzione della stampa e i nuovi modi di leggere nella storia dell'educazione

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L’invenzione della stampa e i nuovi modi di leggere nella storia dell’educazione Agostino che sorprende Ambrogio intento a leggere e, meraviglia e scandalo, le sue labbra sono mute!

Spesso in nostra presenza [...] lo vedemmo leggere tacitamente e mai altrimenti e ce ne stavamo seduti in diuturno silenzio – chi infatti avrebbe osato esser di peso a chi era tanto assorto Agostino, Confessioni

Autore Arthur Boyd Houghton: donna, tiene in braccio una bambina con bambola e legge un libro che tiene tra le mani, accanto a lei in piedi un bimbo volto di profilo verso il libro; alle sue spalle un uomo seduto legge un giornale. Olio su tela. La lettura oggi avviene prevalentemente su carta stampata o scritta con inchiostro: in libri, riviste, giornali, volantini, block-notes.


I testi scritti sono letti anche su schermi di computer, televisione, telefoni cellulari e altri apparecchi simili. Oggigiorno è normale la lettura "mentale", con cui si immagazzinano le informazioni senza bisogno di recitare con la voce quello che si legge. Un tempo sembra che questo modo di leggere fosse inconsueto e la lettura fosse prevalentemente "orale", prevedesse cioè di norma anche l'intervento della voce.

Autore Anonimo (sec. 3.) Un uomo seduto e di profilo, legge ad alta voce da un libro aperto sulle ginocchia. Rilievo di un monumento funerario (dettaglio)

Un forte indizio in tal senso è dato, tra l'altro, dal fatto che la radice QR', che nelle lingue semitiche è impiegata per "leggere", significa anche "chiamare ad alta voce, declamare" (ebraico) e "recitare" (arabo: da questa polisemia è nata la questione, tuttora irrisolta, se Dio abbia rivelato a Maometto il Corano in forma scritta od orale, perché la prima parola sarebbe stata iqra', che può voler dire sia "leggi!" sia "recita!"). Un celebre brano di S. Agostino descrive la meraviglia di quest'ultimo osservando come Sant'Ambrogio solesse leggere mentalmente e non a voce.

Autore Rembrandt (Leida 1606-Amsterdam 1669): Uomo barbato seduto, volto di tre quarti verso sinistra, legge un libro aperto sul tavolino davanti a sé, sulla destra una finestra aperta. Olio su tela


La nascita della lettura silenziosa , il rapporto tra lettura e idiozia, intesa soprattutto come tratto distintivo del privato cittadino contrapposto all'uomo pubblico, e infine il ruolo del senso della vista nell'atto di leggere sono solo alcune delle conseguenze di una rivoluzione epocale, anche se spesso non segnalata come tale, cioè l’invenzione della stampa, che avrò conseguenze importanti nella storia dell’umanità, non sono in quella culturale o educativo-scolastica. Durante il XIV e il XV secolo l'Europa è teatro di importanti rivolgimenti politici, sociali ed economici che portano progressivamente a nuove prospettive. Il prestigio del papato viene compromesso gravemente da uno scisma senza precedenti, la riforma protestante, e l'impero entra irrimediabilmente in crisi. Inoltre si fanno forti particolarismi nazionali con l'avvento delle monarchie assolute, che riescono a vincere la resistenza dei feudatari. La Guerra dei cent'anni, combattuta tra i regni di Francia ed Inghilterra, accelera la decadenza del feudalesimo e delle campagne, mentre le città risorgono a nuova vita, ridiventando centri di traffici commerciali e di attività economiche. Proprio l'Italia, centro degli scambi commerciali tra l'Occidente l'Oriente, gode in questo periodo di una floridezza economica pari soltanto quell'antica. Si impongono nuove istanze che trasformano in modo graduale vita civile, con lo sviluppo dei Comuni e successivamente delle Signorie. In questo contesto, l'incremento della ricchezza reca con sé i segni di una mentalità più terrena e meno spirituale, più aperta ad apprezzare il valore dell'uomo e della natura. Mentre la scolastica rimane arroccata nelle Università e perde vigore speculativo, fuori sorgono scuole nuove, come le Accademie, e si diffonde uno spirito più libero, attento alla maturazione dell’uomo moderno. Il passaggio dal Medioevo all’Età Moderna è rappresentato dal Rinascimento, movimento artistico-culturale e di costume. L’Umanesimo ne rappresenta l’aspetto filologico-letterario, caratterizzato dalla diffusione degli studi della lingua e della cultura classica. In tale contesto si sviluppa un nuovo modello antropologico e sociale, teso ad evidenziare il valore dell’individuo e a esaltarne la capacità di forgiare il proprio destino e mutare il mondo. Nasce quindi la necessità di un processo formativo che consideri in modo più attento l’unicità dell’uomo, le sue motivazioni, la sua capacità di apprendere e i suoi particolari interessi. Il modello educativo che ne deriva è dunque volto alla formazione dell’uomo nella sua completezza, per mezzo dello sviluppo armonico di tutte le sue potenzialità. Si modificano le strutture scolastiche e i metodi di insegnamento, i rapporti tra le varie discipline e i libri di testo. Il passaggio dalla lettura monastica a quella scolastica rappresenta, per la storia del libro e della lettura, una rivoluzione paragonabile a quella indotta dalla stampa tre secoli dopo. La via sapienziale alla lettura è una via etica, che fa continuamente appello alla responsabilità del lettore e nello stesso tempo lo condanna a un ruolo di esilio permanente. Alla fine dell'età classica il libro subì una decisiva modifica. Abbandonata la forma del rotolo, in uso col papiro, il libro realizzato in pergamena assunse la forma a codice, già usata per le tavolette cerate, che venivano legate insieme a formare il "dypticus", il "tripticus" e il "polypticus". Il termine codice fu poi usato anche per designare i fogli di pergamena piegati in due ed inseriti l'uno nell'altro a formare i "quaderni" (originalmente di quattro fogli, da cui il nome). La forma a codice facilitava la consultazione del libro, permetteva una maggiore estensione del testo, dispensava dall'avvolgimento e dallo svolgimento del rotolo e si prestava alla decorazione e all'illustrazione. La letteratura latina ci è pervenuta quasi interamente attraverso i codici pergamenacei medioevali. Dalla caduta dell'impero ro-mano al Xll secolo, i monasteri e le istituzioni ecclesiastiche, che detenevano il monopolio della cultura, si occuparono della compilazione e della copiatura dei libri. Gli "scriptoria" dei Autore Anonimo della Piccardia: un manoscritto riccamente grandi monasteri, come quello di Vivarium miniato fondato da Cassiodoro e quello di Montecassino fondato da San Benedetto,


trascrissero Bibbie e commenti biblici, scritti dei padri della Chiesa, opere di matematica, di medicina e di astronomia e ricopiarono i testi dei grandi scrittori latini. Nel Xll secolo la fondazione delle università, la diffusione dell'istruzione tra i laici, la nascita della borghesia e, infine, I'adozione della carta come materia scrittoria, ebbero effetti rilevanti nella produzione libraria. Nel momento in cui i centri della cultura si spostarono nelle università, la compilazione dei testi non fu piú monopolio esclusivo dei monasteri, ma furono gli stessi studenti ad occuparsi della produzione e della circolazione del libro. Intorno alle università sorsero botteghe di copisti professionali, organizzati in corporazioni, che lavoravano sotto il controllo degli organi universitari. Da ogni esemplare redatto dai docenti i copisti trascrivevano il numero di copie che il mercato richiedeva e che dovevano servire alle scuole e alle università come strumenti di lavoro. Gli eventuali errori dei copisti venivano corretti dagli utenti del libro mediante annotazioni (glosse) apposte nel testo. L'esemplare non veniva rilegato, ma lasciato in fascicoli separati detti "peciae". Questo accorgimento consentiva al libraio di far ricopiare lo Autore Anonimo : S. Elia divenuto patrono, con i suoi stesso testo contemporaneamente da piú copisti. Le "peciae" venivano anche apprendisti: sul lato destro egli è impegnato con uno di loro date in prestito dai librai agli studenti, nella lettura dei Vangeli. Vetrata. dietro compenso in denaro o in cambio di altri libri. Gli studenti potevano cosi provvedere alla copiatura (personalmente oppure rivolgendosi ai copisti di professione) contribuendo in tal modo alla diffusione e alla moltiplicazione dei libri. Nel XIV e nel XV secolo, grazie al rinnovato interesse per i testi dell'antichità classica, I'editoria del libro manoscritto conobbe un'eccezionale fioritura, alla quale contribuì il mecenatismo dei principi. I testi antichi, ricopiati, ricostruiti e commentati, divennero un prodotto molto richiesto sia dai principi laici che dal clero. Importanti biblioteche come la Laurenziana di Firenze e la Vaticana nacquero appunto da collezioni private. Accanto alla produzione di testi classici, nell'età dell'Umanesimo si diffuse quella delle opere in volgare, che veniva incontro alle esigenze di un pubblico sempre più vasto. Si intensificò e si razionalizzò anche l'attività dei copisti che si organizzarono in “catene di montaggio” procedendo ad una divisione dei compiti: chi copiava il testo, chi aggiungeva le rubriche, chi i titoli dei capitoli. Il manoscritto si avviava gradatamente verso la produzione in serie, caratteristica del libro a stampa. La stampa non avrebbe avuto uno sviluppo così rapido se nello stesso periodo non fosse iniziata la produzione della carta in modo continuativo: il costo della carta decisamente inferiore a quello della pergamena abbassa notevolmente i costi di produzione del libro; inoltre il progresso delle tecniche di fusione dei metalli aiuta notevolmente l’editoria. La storia del libro stampato ha inizio nel XV secolo con l’invenzione dei caratteri mobili e le prime esperienze di stampa ad opera di Gutenberg. Il tedesco Johann Gensfleisch, conosciuto come

Autore Ambrosius Benson (Lombardia prima del 1500-Bruges 1550): donna in abiti cinquecenteschi a mezzo busto, volta di tre quarti verso sinistra, legge un libro d'ore che tiene in mano. Olio su tavola.


Gutenberg perché la famiglia proveniva dal paese omonimo, ebbe il merito di intuire per primo la possibilità di pubblicare un numero illimitato di copie della stessa opera usando l’alfabeto mobile e per questo fu tradizionalmente ritenuto l’inventore del libro nella sua forma moderna. Alla stampa realizzata con matrici xilografiche si affianca la fusione di caratteri alfabetici sempre più precisi realizzati in metallo; si diffonde l’inserimento nei libri di opere d’arte incise su lastre metalliche con la tecnica dell’acquaforte (Albert Durer) ed anche il torchio si potenzia sostituendo alcune parti in legno soggette ad usura con parti metalliche. Per tutta una serie di circostanze nel 1465 arrivano in Italia i caratteri mobili importati da due stampatori di Magonza; con i loro strumenti fanno tappa al cenobio benedettino di S. Scolastica a Subiaco, dove allestiscono una tipografia, stampando poco dopo in 300 copie una versione della grammatica latina del Donato. Questo libro, uscito nel 1464 con il titolo “Donatus pro puerulis”, è considerato il primo libro stampato in Italia. L’arte della stampa si espande con grande rapidità in Italia presso le università e le comunità religiose; quest’ultime usano la stampa come mezzo di diffusione e catechizzazione del cattolicesimo supportando i testi con stampe ad acquaforte di effigi religiose.

Autore Isaack Van Ostade (Haarlem 1621-1649): gruppo di persone in una stalla, di cui tre sedute, quella al centro legge una lettera, alle sue spalle una figura in piedi. Olio su tela. In Italia alcune città diventano centri importanti per la stampa; ricordiamo: Milano, Venezia, Padova, Verona, Brescia, Bologna, Firenze, Roma, Montecassino e Soncino. In pochi decenni l’Italia conquista un’indiscussa superiorità nel campo tipografico: la celebrata tecnica tedesca si sposa con la cultura classica e artistica italiana. Numerose officine furono aperte in questo periodo in diverse città italiane, in particolare a Venezia, dove la stampa fu introdotta dal tedesco Giovanni da Spira nei 1469. Venezia annoverava alla fine del XV secolo circa duecento stamperie, detenendo il primato tra le città d'Europa, grazie alla posizione geografica favorevole e alla legislazione della Repubblica che incoraggiava tali imprese. A Venezia operarono alcuni tra i piú grandi tipografi editori del tempo, tra i quali il celebre Aldo Manuzio. La stampa, la riproduzione, cioè di un testo o di una figura, eseguita con mezzi meccanici in molti esemplari identici, si affermò in Europa verso la metà del XV sec. Nel XVI secolo il libro a stampa va sempre più perfezionandosi e si avvicina nell'aspetto al libro moderno. Nell'ultimo decennio del '400 compare il titolo posto sotto forma di occhiello nella pagina che precede il testo (i primi "incunaboli" somigliavano invece anche in questo ai manoscritti: il titolo era riportato o all'inizio del testo o alla fine, nel cosiddetto "colophon", insieme alle indicazioni dell'autore, del tipografo e della data non sempre riportate).


Nei primi anni del '500 si diffonde il frontespizio, con le indicazioni di autore e data e con la marca tipografica. Il libro intanto viene acquistato non più soltanto dalle elite intellettuali: si stampano e si vendono le opere in volgare, gli "avvisi" (gli antenati del giornale) e i resoconti di viaggi nelle terre da poco scoperte, i libri di devozione, etc. Venezia continua a mantenere, almeno in Italia, il primato della qualità e della quantità grazie anche alle famiglie di tipografi che si tramandano l'arte da una generazione all'altra. Nella seconda metà del XVI secolo si diffonde anche l'arte della calcografia (incisione) ad incavo su metallo che permette illustrazioni molto più minuziose e fedeli dell'antica xilografia. La lettura diventa sempre più abilità di base e requisito imprescindibile per tutti gli strati sociali, anche se anche adesso non si è raggiunta la totale alfabetizzazione dell’umanità, anzi si parla di analfabetismo di ritorno per quanti, pur avendo frequentato un percorso scolastico di base, non sono in grado di decodificare e comprendere un semplice testo.


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