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ORGANO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE STUDI AMBIENTALI

TECNOLOGIE PER L’AMBIENTE, BONIFICHE E RIFIUTI

TORINO BASSE DI STURA I PROGETTI PER LA CITTÀ SOSTENIBILE PANORAMICA IL SISTEMA RAEE AMIANTO IN SICILIA MESSA IN SICUREZZA DI UN TRATTO DI LITORALE RIFIUTI IN DISCARICA COSA È CAMBIATO DAL 1° GENNAIO

Poste Italiane Spa – Sped. in a.p. – D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c. 1 – DCBMilano Virginia Gambino Editore S.r.l. Viale Monte Ceneri, 60 – 20155Milano

CALCESTRUZZO DA DERIVATI ECCO UN’ANALISI COMPARATIVA

GENNAIO-MARZO 2009


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EDITORIALE

IN FONDO AL TUNNEL SI VEDE UNA LUCE VERDE Sono mesi che si parla di crisi economica. Interi settori dell’industria, del terziario e dell’edilizia boccheggiano, stretti in una morsa che sta attanagliando il Vecchio Continente. Ed ecco che, se da una parte i migliori economisti mondiali si interrogano su come evitare che in futuro si creino le condizioni per un nuovo crack, dall’altra i governi mettono in campo tutte le loro strategie per la ripresa, puntando allo sviluppo sostenibile e inneggiando allo slogan del neo presidente Barack Obama “yes, we green”. Anche in Italia il messaggio è chiaro: “bisogna rimboccarsi le maniche e correre, ma correre nella direzione giusta” per fare spazio alla nuova cultura dell’innovazione che in tutti i settori punta non più al mero sfruttamento dell’ambiente e delle sue risorse, ma alla sua salvaguardia, senza frenare l’inevitabile sviluppo tecnicoeconomico della nostra società. In questo panorama nazionale, la rivista Eco vuole dare la parola alle aziende che si occupano della gestione integrata dei rifiuti e delle bonifiche ambientali, proprio le aziende sulle quali è

stato troppo spesso puntato il dito e per le quali si è gridato all’emergenza. Parliamo dell’eccellenza delle nostre imprese, dei nostri prodotti, delle nostre università, di questo settore che sta inevitabilmente accusando i colpi di questa crisi ma che, a differenza di altri, ha la forza e le risorse per risollevarsi puntando proprio su quello che il mercato globale vuole: aziende che operano nell’ambiente e per l’ambiente. In questo numero troverete idee e progetti innovativi volti al recupero di zone degradate delle nostre città o alla difesa delle nostre coste rovinate da anni di industrializzazione selvaggia; è inoltre presente uno speciale dedicato al sistema di gestione dei RAEE con i risultati ottenuti grazie all’impegno costante degli operatori del settore, teso all’ottimizzazione della gestione del processo sull’intero territorio nazionale; non mancano poi le più recenti applicazioni normative in tema di rifiuti e bonifiche, commentati da autorevoli esperti del settore. Massimo Viarenghi

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ECONEWS

PILE E BATTERIE: UNA NUOVA LEGGE SUL RICICLO La legge è entrata in vigore il 18 dicembre 2008 e disciplina l’immissione sul mercato delle pile e degli accumulatori nonché la raccolta, il trattamento, il riciclaggio e lo smaltimento dei rifiuti di pile e accumulatori. Fra i punti qualificanti della “riforma” vi è l’obbligo dei produttori e/o degli importatori di batterie (chiunque immetta sul mercato nazionale per la prima volta a titolo professionale pile o accumulatori, compresi quelli incorporati in apparecchi o veicoli) di farsi carico finanziariamente del “rifiuto batteria”. Questi possono immettere sul mercato pile o accumulatori solo previa iscrizione in un apposito registro che è in via di costituzione. In tal senso è previsto che il finanziamento delle operazioni di raccolta, di trattamento e di riciclaggio dei rifiuti di pile ed accumulatori sia a carico dei produttori. Viene dunque soppresso l’attuale contributo, che viene sostituito da un altro i cui criteri di determinazione sono affidati ad un emanando decreto ministeriale. La nuova norma attribuisce ai produttori (come sopra descritti) la responsabilità del destino dei loro prodotti a fine vita; responsabilità che gli stessi possono assolvere o direttamente o delegare iscrivendosi ad un Sistema di Raccolta così come descritto nel D.Lgs.188/08.

BONIFICHE, LA SOCIETÀ INCORPORANTE NON RISPONDE DELL’INQUINAMENTO Il Consiglio di Stato, con la sentenza 5 dicembre 2008 n. 6055 relativa ad un fatto di inquinamento risalente agli anni ’30 del secolo scorso, ha sancito che nel caso in cui la società responsabile dell’inquinamento sia stata incorporata in una nuova prima dell’entrata in vigore della disciplina sulle bonifiche, quest’ultima non può essere chiamata a rispondere dell’inquinamento. Il Collegio ha tenuto tuttavia a ribadire il principio, già affermato in altre sentenze di legittimità e amministrative, secondo il quale la normativa sulle bonifiche (ora recata dal D.Lgs 152/2006) si applica anche agli inquinamenti pregressi, ma ciò purché il soggetto responsabile (persona giuridica) sia tuttora esistente.

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RIFIUTI UMIDI: ANCORA UNA PROROGA Il decreto legge 208/2008 (il cosiddetto “decreto Milleproroghe”) attraverso la diretta modifica del termine fissato dall’articolo 6 del D.Lgs 36/2003, provvedimento madre in materia di smaltimento in discarica, sposta al 31 dicembre 2009 il termine a partire dal quale non sarà più possibile smaltire in discarica rifiuti con “Pci” (potere calorifico inferiore) superiore ai 13mila kJ/kg ovvero i rifiuti con un alto grado di umidità.-

NORMA SBLOCCA BONIFICHE D E I S I T I I N Q U I N AT I Il Consiglio dei Ministri ha approvato oggi un decreto-legge proposto dal Ministro dell'Ambiente che prevede che, nell'ambito degli strumenti di attuazione di interventi di bonifica e messa in sicurezza dei Siti di Interesse Nazionale (SIN), il Ministero dell'Ambiente possa stipulare con una o più imprese, pubbliche o private, una "transazione globale" per gli oneri di bonifica, ripristino e risarcimento del danno ambientale. Il decreto prevede il coinvolgimento di Regioni, Province e Comuni, associazioni ed i privati interessati mediante idonee forme di pubblicità e garanzie di partecipazione e trasparenza. "Il provvedimento - spiega il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo - punta a velocizzare gli interventi di riparazione del danno ambientale e di rilancio produttivo delle aree inquinate ricomprese nei siti di interesse nazionale, superando, ove possibile, con una transazione i contenziosi legali che sovente paralizzano gli interventi di bonifica". Il decreto inoltre punta ad assicurare la funzionalità dell'Ispra attraverso norme che consentono all'Istituto di continuare ad avvalersi fino al 30 giugno 2009 del personale precario in possesso di determinati requisiti di qualificazione poiché, in caso contrario, al 1° gennaio si troverebbe senza centinaia di unità di personale. "Con questa norma - afferma Stefania Prestigiacomo - si consente all'Ispra di poter proseguire nei suoi importanti compiti istituzionali e si da anche una risposta alle istanze di centinaia di precari, molti dei quali anche vincitori di concorso nella pubblica amministrazione, che con il loro qualificato quotidiano lavoro consentono di svolgere attività essenziali per la tutela ambientale".


LEGNO E PLASTICA; RADDOPPIANO I CONTRIBUTI Dal 1° gennaio 2009 è stato previsto l’aumento del contributo Conai sugli imballaggi in legno da 4 a 8 euro per tonnellata. L’incremento del contributo, che non subiva variazioni dal 2005, viene attribuito all’aumento intervenuto sui costi di gestione del sistema per effetto dell’impennata del volume di materiale legnoso gestita dal Consorzio Rilegno. Ottime notizie anche sul fronte plastica: Il Consiglio di amministrazione Conai, su proposta di Corepla - il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti di imballaggi in plastica - ha deliberato nella seduta del 17 febbraio 2009 la variazione del Contributo Ambientale sugli imballaggi in plastica a partire dal 1° luglio 2009. A decorrere da tale data il Contributo passerà dagli attuali 105,00 euro/t a 195,00 euro/t.

PIOMBINO: FIRMATO L’ACCORDO PER LA RIQUALIFICAZIONE È stato firmato, alla presenza dei ministri Stefania Prestigiacomo, Alt e r o Matteoli e Claudio Scajola, l’accordo di p r o gramma per la riqualificazione ambientale e lo sviluppo del territorio di Piombino. L’accordo prevede la realizzazione di opere di bonifica nel sito di interesse nazionale di Piombino e che tali opere siano rese funzionali allo sviluppo delle attività portuali, completando un quadro di interventi già definito. “L’accordo su Piombino - spiega il ministro Prestigiacomo – si muove nella direzione giusta, quella di coniugare risanamento ambientale e sviluppo economico. Anzi la bonifica del territorio diventa strumento e volano per la ripresa e il potenziamento delle attività produttive, consentendo la realizzazione di importanti investimenti che puntano alla ulteriore qualificazione del sito portuale di Piombino e pongono le premesse per una crescita economica e occupazionale rispettosa del territorio e dell’ambiente”.

LE TERRE E ROCCE DA SCAVO NON CONTAMINATE SONO FUORI D.LGS 152/2006 Con una modifica recata al D.Lgs 152/2006 dalla legge di conversione del Dl 185/2008 escono dal campo di applicazione del “Codice ambientale” le terre e rocce da scavo non contaminate riutilizzate in situ. La legge di conversione 28 gennaio 2009, n. 2 ha espressamente introdotto, per il tramite del Dl 185/2008 convertito, nell’articolo 185 del D.Lgs 152/2006 (recante i “Limiti al campo di applicazione) “il suolo non contaminato e altro materiale allo stato naturale escavato nel corso dell’attività di costruzione, ove sia certo che il materiale sarà utilizzato a fini di costruzione allo stato naturale nello stesso sito in cui è stato scavato”.

RECUPERO RIFIUTI SITUAZIONE DI STALLO FISE UNIRE denuncia che “Il settore del recupero rifiuti vive oggi una situazione di empasse a causa della crisi economica del comparto produttivo conseguente alla riduzione della domanda e a causa del crollo delle quotazioni delle materie prime. Se il Governo non prenderà provvedimenti urgenti, rischiano di crearsi le condizioni per nuove situazioni emergenziali su tutto il territorio nazionale”. L’attuale situazione di mercato, caratterizzata dalla crisi economica e finanziaria e dal crollo delle quotazioni delle materie prime (e con esse delle “materie prime secondarie”, derivanti dal recupero dei rifiuti), rischia di compromettere gli importanti risultati raggiunti in decenni di attività da un settore economico che riveste un ruolo strategico per l’intero sistema produttivo del Paese. In Italia lo sviluppo delle raccolte differenziate (in particolare al centro-nord) ha determinato la saturazione del fabbisogno nazionale di macero e l’aumento delle esportazioni verso i mercati extra-europei, contraddistinti da un crescente fabbisogno di materiali recuperati per alimentare i propri settori produttivi. Adesso, la domanda dall’estero, in conseguenza della crisi internazionale e di importanti fenomeni di ristrutturazione produttiva, si è fortemente e inaspettatamente ridotta.

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eco Tecnologie per l’ambiente bonifiche e rifiuti

Anno 2 - Numero 2 – Gennaio - Marzo 2009

Direttore responsabile/Publisher: Virginia Gambino Direttore editoriale/Editor in chief: Massimo Viarenghi Consulenza editoriale: Corticelli Comunicazione sas

WORK IN PROGRESS Ex petrolchimico di Ferrara, bonifica e demolizione

Coordinamento stampa e pubblicità Printing and advertising coordination: Fulvia Marchini

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di Edoardo Gasparini

Un esempio di modellizzazione numerica in fase di messa in sicurezza d’emergenza

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di S. Castiglioni e M. Colombo

Sicilia: messa in sicurezza da materiali contenenti amianto

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Collaboratori/contributors: Rossana Bellopede, Alfio Bazzichi, Serena Castiglioni,Maria Beatrice Celino, Marco Colombo, Maria Comelli, Tina Corleto, Laura D’Aprile, Claudio De Regibus, Marco Falconi, Edoardo Gasparini, Paola Marini, Santina Muscarà, Andrea Quaranta, Samantha Rosati, Gian Luigi Soldi, Andrea Terziano, Pier Giorgio Turi, Antonella Vecchio, Massimo Viarenghi.

di Alfio Bazzichi

PANORAMA AZIENDE Montalbetti Spa: un successo strategico

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di Maria Beatrice Celino

Tutto si separa, nulla si disperde

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di Massimo Viarenghi

ECONOMIA E FISCO Le responsabilità nella compravendita di siti contaminati

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di Andrea Quaranta

PROGETTI E TECNOLOGIE Calcestruzzo da riciclati, un’analisi comparativa

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di L. D’Aprile, M. Falconi, A. Vecchio

N O R M AT I VA Il deposito sotterraneo dei rifiuti nel contesto normativo comunitario e italiano

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di Gian Luigi Soldi

Rifiuti in discarica cosa è cambiato dal 1° gennaio

Grafica, disegni e impaginazione/Graphics, drawings and layout: Andrea Porro (www.connectingdesign.it) Abbonamenti/Subscriptions: Italia annuo €30,00, estero annuo €50,00, copia singola €6,00. Per abbonarsi è sufficiente fare richiesta a info@vgambinoeditore.it – Spedizione in contrassegno

di R. Bellopede C. De Regibus, P. Marini, L.Zichella

Bonifica dei siti contaminati: un format di supporto alle decisioni

COMITATO SCIENTIFICO Direzione e coordinamento Tina Corleto Membri Ennio Forte Università degli studi di Napoli Andrea Quaranta giurista ambientale – Cuneo Gian Luigi Soldi Provincia di Torino Federico Vagliasindi Università di Catania Maria Chiara Zanetti Politecnico di Torino Laura D'Aprile ISPRA, Roma.

Ufficio commerciale - Vendita spazi pubblicitari/Commercial department-Sale of advertising spaces: Maria Beatrice Celino, tel. 02-39260098; cell. 335-237390 e-mail: bcelino@vgambinoeditore.it Stampa/Printing: C.P.M. S.p.A., Via Puccini 64 – 20080 Casarile (MI) Responsabilità/Responsibility: la riproduzione delle illustrazioni e articoli pubblicati dalla rivista, nonché la loro riproduzione, è riservata e non può avvenire senza espressa autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno restituiti, anche se non pubblicati, e la Casa Editrice non si assume responsabilità per il caso che si tratti di esemplari unici. La Casa Editrice non si assume responsabilità per i casi di eventuali errori contenuti negli articoli pubblicati o di errori in cui fosse incorsa nella loro riproduzione sulla rivista.

82 Periodicità/Frequency of publication: bimestrale Poste Italiane Spa – Sped. in a.p. D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004, art. 1, c. 1 – DCB Milano

di S. Rosati, G. L. Soldi

Registrazione/Registration: n° 390 del 24 giugno 2008

A S S O C I A Z I O N E S T U D I A M B I E N TA L I Un sodalizio per proteggere il nostro habitat

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LIBRI

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Direzione, Redazione, Abbonamenti/Head office, editorial office, Subscription Amministrazione e Pubblicità/Administration and advertising: Virginia Gambino Editore S.r.l. Viale Monte Ceneri, 60 – 20155 Milano – Italy – tel. 0239260098 – fax 0239264081 e-mail: redazione@vgambinoeditore.it Ai sensi del D. Lgs. 196/2003, informiamo che i dati personali vengono utilizzati esclusivamente per l’invio delle pubblicazioni edite da Virginia Gambino Editore Srl. Telefonando o scrivendo alla redazione è possibile esercitare tutti i diritti previsti dall’articolo 7 del D. Lgs. 196/2003.

via Torino 180 - 30172 Venezia Mestre - Italy tel. +39 041 5319340 fax +39 041 5310304 info@demontambiente.com

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STORIA DI COPERTINA

2040, ECCO LA CITTÀ SOSTENIBILE DA BASSE DI STURA I PROGETTI UN WORKSHOP PER RIPENSARE, VA L O R I Z Z A R E E RIUTILIZZARE UN’ENORME AREA D E G R A D ATA DEL CAPOLUOGO PIEMONTESE ED UNA DELLE DISCARICHE PIÙ GRANDI D ’ E U R O PA , B AT T E Z Z ATA M O N T E A M I AT, LA CUI CHIUSURA È P R E V I S TA NEL 2009

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DI

PIER GIORGIO TURI*

Il workshop sull’area di Basse di Stura realizzato nel febbraio 2008 e presentato alla recente fiera Restructura (novembre 2008), all’interno del progetto “Trasmettere la città sostenibile” di cui sono relatore generale, è stata un’occasione offerta a una community di esperti per affrontare il tema della progettazione integrata di parti di città di Torino, nella quale interagiscono la dimensione urbana, ambientale, sociale ed economica. Un’esperienza di confronto internazionale per “trasmettere” visioni della città del futuro in cui i valori della qualità ambientale e della qualità della vita siano valori dominanti. Una prospettiva per la quale i progettisti si sono dovuti misurare con

interventi che influiscono sul paesaggio urbano, sull’uso delle risorse, sulla mobilità, sui tempi delle trasformazioni, sulle infrastrutture fisiche e digitali, sulla qualità dello spazio urbano e delle sue architetture. Il workshop è stata anche un’occasione per esemplificare soluzioni innovative di progettazione a scala micro-urbana come il rapporto tra costruito e spazio verde, paesaggio urbano e infrastrutture, architettura e nuove tecnologie eco-compatibili, produzione di energia e salvaguardia dell’ambiente. “Basse di Stura” è una vasta area urbana del capoluogo piemontese, oggi compromessa dal punto di vista ambientale e conflittuale dal punto di vista sociale, che rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo dell’area metropolitana a


In apertura: l’area torinese di Basse di Stura e l’imponente vista del “Monte Amiat”, e, nel riquadro, la discarica oggi A destra: master Plan dell’architetto Pagani Sotto a sinistra: il progetto di recupero degli architetto Fratenali e dell’ingegner Ostorero Sotto a destra: master Plan dell’architetto Giangrande

nord di Torino. L'area "Basse di Stura" è stata scelta come caso studio dalla Città di Torino e il workshop è stata l’occasione per avviare un processo di ripensamento di questa parte di città, articolata e complessa, attraverso il confronto tra diversi masterplan che hanno interpretato visioni e scenari di rigenerazione sostenibile. Un obiettivo da raggiungersi attraverso una visione dell'area proiettata nel futuro su cui costruire, in un processo di "back planning", fasi incrementali a breve, medio e lungo periodo necessarie per avviare un dibattito su temi concreti di trasformazione. Al meeting hanno partecipato 92 giovani esperti provenienti da 10 Paesi: Italia, Spagna, Portogallo, Austria, Venezuela, Colombia, Gran Bretagna, Belgio, Algeria, Cina suddivisi in cinque gruppi interdisciplinari - non solo architetti, urbanisti e paesaggisti, ma anche biologi, economisti, sociologi, un fisico, una geografa e un’ingegnere nucleare guidati da 16 tutor. Nutrita la presenza e la partecipazione dei membri del comitato scientifico in-

ternazionale, che si sono confrontati con i singoli gruppi lungo l'arco della settimana. I risultati del workshop su Basse di Stura e, più in generale, i contenuti del progetto "Trasmettere la città sostenibile", sono stati messi a confronto con altri casi studio internazionali nell’ambito del congresso mondiale degli architetti, svoltosi a Torino nel 2008, un’occasione irripetibile che è stata colta dalle istituzioni locali per stipulare un ampio protocollo d’intesa che ha raccolto intorno al tema della sostenibilità urbana la Città di Torino, la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, l’Ente di Gestione del Parco Fluviale del Po Torinese, il Politecnico di Torino, l’Ordine degli architetti Ppc della Provincia di Torino e la Federazione degli ordini degli architetti del Piemonte e della Valle d’Aosta, il Collegio costruttori edili di Torino, l’Istituto superiore sistemi territoriali per l’innovazione, la Legacoop Piemonte, l’Agenzia territoriale per la Casa della Provincia di Torino (Atc), l’Agenzia municipale igiene ambientale Torino (Amiat)

e l’Associazione piccole e medie imprese della Provincia di Torino (Api Torino). Ogni progetto è contraddistinto da uno slogan scelto per comunicare i concetti portanti della propria visione e sintesi di una integrazione progettuale di temi che vanno dall'energia rinnovabile, alla mobilità, ai nuovi modi di abitare e di vivere la città, al verde urbano e periurbano, al ciclo dei rifiuti, con particolare attenzione a quello che è stato ribattezzato “Monte Amiat”, ovvero la discarica cittadina (una delle più grandi d’Europa) ormai in fase di chiusura (dicembre 2009).

RE-GENER-A[C]TION Il gruppo coordinato da Roberto Fraternali e Carlo Ostorero ha proposto un sistema di reti fisicodigitali, strutturato sulle cascine esistenti, un sistema di collegamenti e di informazioni che, partendo dalla cascina Fossata, penetri verso nord l'area, intercettando un percorso ciclabile e di na-

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STORIA DI COPERTINA

A GREEN HEART(H) FOR TORINO TUTOR ALESSANDRO GIANGRANDE CO-TUTOR ANTONIO CAPERNA, ALESSIA CERQUA, PATRIZIA GARRONE

Alessandro Giangrande è professore associato di Composizione Architettonica e Urbana e titolare del corso di “Progettazione e Pianificazione Sostenibile” alla Facoltà di Architettura dell’Università degli studi Roma Tre. Nel 2001 attraverso un programma di sviluppo ha avviato presso l’Università un Laboratorio per lo Sviluppo Locale Sostenibile con il compito di favorire la nascita e la crescita di reti locali, di strutture formali e informali

CHALLENGE ALL ENERGY

I CINQUE GRUPPI DI LAVORO

TUTOR ROBERTO PAGANI CO-TUTOR ELISABETTA FORNI, SILVIA GIORDANO

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Roberto Pagani, laureato in Architettura con esperienza di ricerca in Italia e negli Stati Uniti, è Professore straordinario di Tecnologia dell’Architettura presso il Politecnico di Torino ed è amministratore delegato della Softech Energia Tecnologia Ambiente. E’ esperto indipendente di varie istituzioni italiane e responsabile di molti progetti di ricerca promossi dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e della Commissione Europea, Direzione Energia e Trasporti.

RE-GENER-A[C]TION TUTOR ROBERTO FRATERNALI, CARLO OSTORERO

Roberto Fraternali svolge attività di progettista presso lo studio associato Fraternali e Quattroccolo costituito nel 1999; si occupa prevalentemente di commissioni pubbliche, tra cui scuole, residenze assistite, musei e restauri. È attivo presso l’Ordine degli Architetti della Provincia di Torino come membro della Commissione Cultura, della Commissione per l’Architettura e la Città Sostenibile e come docente per il corso rivolto agli iscritti sull’Edilizia Scolastica. Carlo Luigi Ostorero è ricercatore presso la Facoltà di Ingegneria Edile del Politecnico di Torino, professore a contratto presso la Facoltà di Architet-

A destra: una cartolina che rappresenta l’idea sviluppata dall’architetto Balbo Nella pagina a fianco: l’interpretazione del percorso di recupero secondo gli architetti Berta e Cosmacini

vette ecologiche che potrebbe connettere gli altri parchi urbani. L'idea innovativa di questo sistema deriva dall'uso dell'idrogeno di scarto della lavorazione industriale, già presente sull'area, che potrebbe alimentare gratuitamente gli autoveicoli che circoleranno in zona, ma anche predisporre punti di alimentazione per chi in città usufruirà di mezzi a idrogeno. La visione generale è stata quella della ri-gener-azione urbanistica e sociale, che può attuarsi sia all'interno dell'area che, con azione virtuosa, nell'intero territorio urbano. Il progetto prevede di trasformare il “Monte Amiat” in un museo della memoria del luogo e, allo stesso tempo, un ecomuseo sulle energie sostenibili, essendo luogo di produzione di energie alternative, attraverso la realizzazione di architetture bioclimatiche, la copertura con pannelli fotovoltaici della discarica e l’utilizzo dell’energia eolica. In tema di bonifiche, il progetto descrive processi di recupero ambientale che utilizzino tecniche di bioengineering e strategie di fitodepurazione del suolo e di trattamento delle acque di scolo con un sistema di bacini di infiltrazione dell’acqua da mettere in comunicazione e al servizio di installazioni di land art.

A GREEN HEART(H) FOR TORINO Il gruppo guidato da Alessandro Giangrande ha coniugato la creatività con una strutturazione del progetto. I temi individuati sono stati: la connessione di via Reiss Romoli con il resto della città e con il verde, a sud; a nord, oltre la tangenziale, il tema agricolo-energetico e la ristrutturazione

del waterfront e delle cascine. Una particolare attenzione è stata riservata al sito della discarica Amiat, trasformabile in centro di ricerca dedicata all'energia rinnovabile. Il Monte Amiat viene proposto come luogo per escursioni, sfruttando un “percorso attraverso i cinque sensi”: il canto degli uccelli, il colore e il profumo dei fiori,… sono in definitiva una vittoria sui rifiuti. All’interno dell’attuale edificio occupato dagli uffici Amiat, si propone di collocare attività per la produzione e il commercio di prodotti realizzati con materiali di riciclo. Nell’ex discarica Rifometal si propone un impianto a elevata efficienza per sfruttare la luce del sole per generare energia (progetto Archimede)

CHALLENGE ALL ENERGY Il gruppo di Roberto Pagani ha proposto la sfida al cambiamento, affrontando tre focus: il "green flow", ovvero il verde bio-mimetico che non si nasconde ma utilizza tecnologie che si comportano come la natura (per esempio l'idrogeno dell'elettrolisi); la "new city life", che propone le piattaforme per "cyber nomadi", ovvero Basse di Stura vista come luogo di "atterraggio", di breve permanenza per tutti coloro che si spostano con una certa frequenza; le cascine come rete di un polo di innovazione sulle telecomunicazioni per la ricerca, la dimostrazione, la produzione e la vendita, che ha come fulcro la presenza nell’area del Ti Lab oggi centro ricerca Telecom. La discarica diventa invece il luogo per una stazione di produzione di energia solare attraverso l’installazione di un sistema di pannelli fotovoltaici, i territori contaminati saranno bonificati e i


tura dell’Università di Parma. Ha partecipato a concorsi nazionali ed internazionali. Ha fondato nel 2000 lo Studio Dedalo specializzato nei temi della progettazione architettonica alle varie scale e secondo diversificati livelli di complessità tipologica e dimensionale.

BIO – BASSE TUTOR RICCARDO BALBO, ERICK BICHARD, STEVE CURWELL CO-TUTOR GIULIA BAU, DOMENICO POLIMENI

BIO-BASSE Riccardo Balbo ha svolto il suo ruolo di tutor con Erik Bichard e Steve Curwell. A partire da un processo di condivisione di concept guida, il gruppo ha deciso di costruire proposte che hanno carattere di precisione e chiarezza, non tanto per definire una forma (i tempi lunghi di realizzazione non lo consentono) ma bensì un programma-progetto che tracci le nuove funzioni pensate per il futuro di Basse di Stura. Per quanto riguarda in modo specifico il tema del riutilizzo dei terreni bonificati e della produzione di energia, il progetto prevede la costituzione di un impianto di produzione di energia sull’attuale discarica, l’estensione delle superfici per produrre bio-massa e la realizzazione di un distretto del riciclaggio.

FF-REW La proposta del gruppo diretto da Mauro Berta e Gianluca Cosmacini è basata sull’idea che un cambiamento reale è possibile solo nella misura in cui si inizi a pensare ai rifiuti come a nuovi materiali, adatti per differenti utilizzi e in diverse forme. Ovvero la discarica come un'occasione da sfruttare e come fonte e serbatoio di energia (coniugando diverse tecnologie: fotovoltaico, idrogeno, ...). Il progetto parte dall’assunto che l’Amiat non cesserà tutte le sue attività nei prossimi tre

anni, ma diminuirà gradualmente per passare ad un sistema più innovativo di gestione dei rifiuti e ad una crescente politica di riciclo, con l’obiettivo di riutilizzare l’80% dei rifiuti prodotti. Il verde e l'acqua sono stati concepiti come assi ordinatori per sostenere le indicazioni progettuali. La strategia è declinata in tre direzioni: - Eco-Distretto: consiste in un nuovo insediamento produttivo per la raccolta, l’elaborazione e la trasformazione dei materiali riciclati; - Eco-Ponte: attraverso il superamento della tangenziale e in futuro della linea dell’alta velocità, il ponte consentirà la riconnessione tra la parte nord e la parte sud del territorio; - Area Eco-Industriale: è identificata con i confini del distretto industriale di Borgaro Torinese; l’azione include una ridefinizione del tessuto urbano insieme ad una speciale attenzione alla relazione tra gli insediamenti industriali e il circostante paesaggio agricolo. Al centro del parco si prevede di creare un nuovo canale e un sistema di fitodepurazione utilizzato sia per il trattamento naturale dell’inquinamento dell’acqua, sia per il controllo delle esondazioni, concepiti come piacevoli “giardini d’acqua”. Il paesaggio della discarica viene inteso come miglioramento del sistema della mobilità e come occasione per creare percorsi di comunicazione tra i segni agricoli della parte nord e le preesistenze storiche (la rete di cascine). La discarica è reinterpretata come elemento centrale per raccogliere energia solare e termica, sottolineando la sua identità di segno verde/artificiale.

FF - REW TUTOR MAURO BERTA, GIANLUCA COSMACINI CO-TUTOR BARBARA MELIS

Mauro Berta è docente a contratto di Progettazione Architettonica presso il DIPRADI, Dipartimento di Progettazione Architettonica e Disegno Industriale, della I Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. Fa parte del gruppo di coordinamento delle ricerche "In.fra Forme insediative, ambiente e infrastrutture" (Prin 1999-2001, 2001-2003) e del comitato scientifico operativo del master in "Architettura della strada. Strumenti per il progetto e la valorizzazione delle infrastrutture nel territorio". Gianluca Cosmacini svolge a Torino l’attività professionale nell’ambito dell’architettura e del paesaggio; è membro dell’AIAPP Associazione Italiana Architetti del Paesaggio e consulente di Environment Park di Torino. Nel 2003 con l’artista Piero Gilardi fonda l’Associazione Culturale acPav che promuove a Torino il PAV - Parco Arte Vivente Centro d’Arte Contemporanea. Coordina il progetto esecutivo del PAV e l’inserimento delle installazioni d’arte ambientale nel parco.

I CINQUE GRUPPI DI LAVORO

suoli inquinati, ricoperti da terreno fertile, potranno essere coltivati e utilizzati per produrre biomasse. Tutta l’energia prodotta viene destinata alle aree circostanti, in tal modo si ambisce a raggiungere l'indipendenza energetica locale.

Riccardo Balbo è architetto, dottore di ricerca in Teoria e Costruzione dell’Architettura. È ricercatore a contratto, presso il Dipartimento Casa – città del Politecnico di Torino e titolare del Laboratorio di Progettazione Architettonica 1 nel corso di laurea di “Architettura per il Progetto” della Facoltà di Architettura 2. È membro del comitato tecnico scientifico del centro di ricerca e documentazione, in Tecnologia, Architettura e Città nei Paesi in via di sviluppo.

* R E L AT O R E G E N E R A L E TRASMETTERE LA CITTÀ SOSTENIBILE

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ATTUALITÀ

M E TA L R I C I C L O 2 0 0 9 VERSO UN NUOVO SUCCESSO

L A Q U A R TA EDIZIONE DEL SALONE INTERNAZIONALE DELLE TECNOLOGIE PER IL RECUPERO E IL RICICLO D E I M E TA L L I F E R R O S I E NON FERROSI, LA QUALITÀ

DI

M A R I A B E AT R I C E C E L I N O

Produttori di impianti, commercianti di metallo, fornitori di servizi per l’ambiente, produttori di tecnologie per il recupero e il riciclo di rottame stanno aderendo con entusiasmo all’appuntamento rappresentato da Metalriciclo, il salone di richiamo internazionale giunto alla sua quarta edizione, in programma al polo fieristico di Brescia dal 2 al 4 aprile 2009. Un’ulteriore conferma del fatto che, in due sole edizioni, Metalriciclo si è assicurato il titolo di evento di riferimento per il sistema del recupero e riciclo dei rottami, con un’edizione 2007 che ha registrato 148 aziende espositrici ed oltre 4.000 visitatori

specializzati. Metalriciclo, grazie alla specializzazione che lo caratterizza, è infatti il primo e unico evento dedicato esclusivamente al recupero e al riciclo dei metalli ferrosi e non ferrosi, una fetta importante dell’ampio e articolato sistema del riciclo, che nasce non a caso a Brescia, nel cuore dell’industria metallurgica italiana, in una provincia dove viene utilizzata circa la metà dei rottami recuperati in tutta Italia e dove sono concentrate le principali attività che compongono l’articolata filiera del recupero dei metalli. Nel presentare l’evento a Milano al Circolo della Stampa, sono intervenute diverse autorità ed esponenti del settore:

D E L L’ A M B I E N T E E L’ E F F I C I E N Z A ENERGETICA, È ALLE PORTE. E SARÀ UN A P P U N TA M E N T O A L L’ AVA N G U A R D I A .

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ATTUALITÀ

• Aristide Peli, Vicepresidente e Assessore alle Attività produttive della provincia di Brescia, afferma che Brescia, oltre a rappresentare il secondo polo fieristico lombardo per importanza, è anche il luogo dove il riciclaggio del ferro è nato in quanto polo metallurgico d’eccellenza anche per il riciclo. La crisi attuale rappresenterà la possibilità per le aziende del comparto di mostrare il meglio delle loro capacità di produzione. • Romano Pezzotti, presidente della Divisione rottami di Assofermet, dopo aver sottolineato come la loro associazione abbia sempre appoggiato e creduto fortemente nella manifestazione, ha affermato che, dopo un 2008 caratterizzato da eccessi ma complessivamente favorevole, il 2009 sarà ancora un anno “volatile”. Due gli elementi di crisi: la crisi del manifatturiero con un -40% di rottame prodotto e la frenata delle immatricolazioni delle auto. In merito al problema del-

CIAL: L’ I TA L I A L E A D E R I N E U R O PA PER IL RICICLO D E L L’ A L L U M I N I O A dieci anni dalla nascita del sistema di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio in alluminio CiAl consolida il trend di crescita delle quantità raccolte e riciclate. Il 2008, in particolare, sancisce il ruolo fondamentale ricoperto dal Consorzio nel nostro Paese per promuovere, supportare e garantire lo sviluppo tecnico e culturale delle raccolte differenziate e del riciclo dell’alluminio sia tra la pub-

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la riduzione di credito alle imprese, l’associazione suggerisce di interagire con le piccole banche instaurando un rapporto basato su professionalità e imprenditorialità. • Ruggero Alocci, Vicepresidente ferrous board Bir, Bureau of International Recycling, é intervenuto affermando che dobbiamo essere ottimisti, ma che all’ottimismo dobbiamo accompagnare la cautela della ragione. La crisi economica, anche se costituisce una difficoltà, potrebbe diventare un’ottima occasione di cambiamento se saremo capaci di capitalizzare le passate esperienze negative. Quindi basta finanza senza regole, più controllo dei mercati finanziari, rispetto del risparmio e degli investitori ed un diverso stile di vita per ciascuno di noi. Minore e migliore uso delle risorse disponibili sul pianeta e rispetto dell’ambiente. Riduzione del rischio di overcapacity. In poche parole, fine degli eccessi! • Gino Schiona, Direttore generale CiAl Consorzio

blica amministrazione sia tra i cittadini. Ad oggi CiAl ha favorito l’attivazione della raccolta differenziata degli imballaggi in alluminio in oltre 5.500 Comuni italiani (l’80% dei quali convenzionato con il Consorzio) e la partecipazione di 44 milioni di cittadini (il 90% dei quali coinvolti direttamente). Oggi il nostro Paese detiene la leadership in Europa, insieme alla Germania, nell’industria del riciclo dell’alluminio. A livello mondiale, questo primato ci pone al 3° posto dopo Stati Uniti e Giappone. Grazie al riciclo di 39.200 tonnellate di imballaggi in alluminio sono state evitate emissioni serra per 400.000 tonnellate di CO2, e risparmiata energia pari a 146.000 tep (tonnellate equivalenti petrolio).

imballaggi alluminio, ha parlato di come nel Paese la capacità di recupero sia a macchia di leopardo. Questo non per mancanza di volontà da parte dei cittadini e delle imprese, quanto invece a causa di impedimenti di ordine politico. La nuova Direttiva europea, uscita a dicembre con i nuovi obiettivi di recupero, porterà ad implementare ulteriormente la raccolta entro il 2015 - e questo necessita di una maggiore responsabilità -, ad una spinta sulla progettazione sostenibile, alla valorizzazione del recupero e all’attenzione sugli acquisti verdi. Una maggiore coscienza sul sistema metalli e il “fare sistema”, sempre secondo Schiona, la chiave per questo comparto. • Orazio Zoccolan, responsabile ambiente Assomet, Associazione nazionale industrie metalli non ferrosi, ha parlato dell’iniziativa editoriale “Dall’economia del consumo all’economia dell’uso: il caso dei rottami metallici non ferrosi”, il

E L V, R A E E , R E A C H F R A I T E M I T R AT TAT I NEI CONVEGNI Metalriciclo sarà anche l’occasione per fare il punto su alcune questioni normative che coinvolgono pesantemente gli operatori dell’industria italiana del riciclo. L’accordo quadro sui veicoli a fine vita, la normativa sul riciclo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, l’impatto del Reach sul trattamento dei rottami saranno fra i temi affrontati a Metalriciclo con rappresentanti del Governo, delle associazioni e degli operatori. E’ in programma anche una tavola rotonda politico-istituzionale organizzata in collaborazione con Alluminio per le Generazioni Future, che si svolgerà giovedì 2 aprile 2009.


libro verde realizzato da Assomet in collaborazione con Assofermet, un testo dedicato a tracciare lo stato dell’arte del comparto dei metalli ed in particolare, dei rottami e delle loro preziose potenzialità di riciclo. A firmare il saggio introduttivo è Marco Fortis Vicepresidente Fondazione Edison e docente di Economia industriale e commercio estero presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica di Milano - che individua le linee guida per lo sviluppo della politica dei rottami in un’ottica di rafforzamento della competitività della filiera metalmeccanica in Italia, illustrando quali sono le aree tematiche da affrontare e quali le soluzioni da adottare. Il saggio si concentra sul fondamentale ruolo dei rottami nell’industria italiana dei metalli non ferrosi, un’industria a sua volta profondamente interrelata con molti settori dell’industria metalmeccanica: entrambi campi in cui l’Italia primeggia a livello europeo e mondiale ma la cui competitività

A S S O F E R M E T: R E C U P E R AT I 1 6 MILIONI DI T O N N E L L AT E D I R O T TA M E In Italia ogni anno si recuperano e riciclano circa 16 milioni di tonnellate di rottame a fronte di consumi dell’industria siderurgica di circa 21 milioni di tonnellate di acciaio. Assofermet Rottami rappresenta in Italia la maggior parte delle aziende virtuose che recuperano e riciclano questi 16 milioni di tonnellate di rottami, occupando

può venire oggi minacciata da una sconsiderata esportazione di rottami dall’Europa verso le nuove aree emergenti del mondo, in particolare verso la Cina - nostro diretto competitor nel settore metalmeccanico. Si impongono perciò misure urgenti a livello europeo e nazionale per arginare questa pericolosa “fuga”, alimentata da puri profitti speculativi, che può ridurre la competitività non solo dell’industria metallurgica italiana ed europea ma anche di interi settori della filiera metalmeccanica a valle. Si allarga l’attenzione a nuove aree, ma sempre rigorosamente all’interno della filiera metallurgica. “Il nostro obiettivo - spiega Mario Conserva, amministratore delegato di Edimet - è quello di rendere più completa l’offerta espositiva di impianti, macchine, prodotti, attrezzature e sistemi per recuperare metallo dal ciclo produttivo e per farlo in modo sempre più efficiente ed ecocompatibile. Ecco

più di 10.000 addetti, per un fatturato superiore ai 5 miliardi di euro Costituita a Roma nel febbraio 1948 è, storicamente, l’Associazione nazionale delle imprese del commercio, della distribuzione e della prelavorazione di prodotti siderurgici, dei commercianti in metalli non ferrosi, dei commercianti di rottami ferrosi e di distribuzione della ferramenta. L’associazione raggruppa nel suo complesso circa 800 aziende per i quattro settori anzidetti (iscritte in uno o più sindacati), che coprono tutto il territorio nazionale. È divisa in quattro sindacati: Assofermet Acciai, Assofermet Metalli non ferrosi, Assofermet Ferramenta, Assofermet Rottami

perché l’edizione 2009 di Metalriciclo, che dà il via alla biennalità della manifestazione, si focalizzerà anche sui temi della qualità dell’ambiente e dell’efficienza energetica, mettendo al centro quella che ci piace chiamare la metallurgia sostenibile”.

TECNOLOGIE E TRATTAMENTO DELLE ACQUE, DEI GAS E DEI FUMI Qualità dell’ambiente intesa come tecnologie, sistemi e attrezzature per il trattamento, la bonifica e la depurazione delle acque, il controllo, il trasporto e l’evacuazione dei gas e dei fumi, l’analisi, la misura e il controllo. Efficienza energetica per una ottimizzazione dei consumi durante i processi di trasformazione del metallo, anche attraverso il revamping degli impianti, e per la ricerca di soluzioni alternative alle fonti tradizionali di energia. Tra le altre novità in programma anche una merceologia importante, costituita da tutto quanto necessario per recuperare e riciclare gli sfridi da lavorazione meccanica. Recuperare metallo in ogni fase del processo produttivo è sempre più importante per le aziende, considerato il suo elevato valore, soprattutto quando si tratta di leghe speciali. La Trading Area, lo spazio espositivo riservato agli operatori coinvolti nella produzione e commercializzazione di metallo secondario, che ha riscosso grande successo nelle precedenti edizioni viene riproposta e rafforzata all’edizione 2009. Un salotto esclusivo dove incontrare fornitori e clienti, effettuare trattative one-to-one, concludere affari, particolarmente apprezzato da refiners e remelters che vi espongono sempre più numerosi ad ogni edizione.

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ATTUALITÀ

DECIMA ECO-GUIDA GREENPEACE VINCE NOKIA

LA CLASSIFICA PREMIA UNA M U LT I N A Z I O N A L E DELLA C O M U N I C A Z I O N E. IN GENERALE NON CI SONO BUONE NOTIZIE S I N O TA U N CERTO LASSISMO D A PA R T E D E L L E AZIENDE D E L L’ H I - T E C H N E I CONFRONTI D E L L A L O T TA AI CAMBIAMENTI

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C L I M AT I C I

DI

ANDREA TERZIANO

L’Eco-guida di Greenpeace è una classifica, nata nell’agosto del 2006 ed aggiornata ogni 3 mesi, che premia le aziende più verdi, che non fanno uso di sostanze chimiche pericolose e contribuiscono al riciclaggio dei rifiuti elettronici. Nasce con l'obiettivo di spostare il settore dell'hi-tech verso produzioni più sicure e di responsabilizzare il singolo produttore sull'intero ciclo di vita di un bene di consumo, incluso i rifiuti elettronici prodotti. I due criteri cardine seguiti per l'elaborazione della Eco-guida, fino alla versione VII, riflettono le richieste della Campagna inquinamento verso le aziende dell'elettronica, ovvero di: • eliminare le sostanze pericolose dai propri prodotti; • ritirare e riciclare i prodotti in disuso. Tra i nuovi criteri stabiliti da Greenpeace, in base ai dettami del Protocollo di Kyoto, nelle ultime tre edizioni troviamo la riduzione delle emissioni durante l’intero processo produttivo. E purtroppo la maggior parte delle aziende sono cadute su questo punto. Nella X edizione sono state prese in considerazione 18 aziende leader nel settore computer, telefonia cellulare, tv e console da gioco, ma nessuna ottiene un punteggio pienamente soddisfacente. I risultati infatti hanno evidenziato un’indifferenza generale delle multinazionali riguardo alla riduzione delle emissioni globali di gas serra. È una vera delusione constatare che queste aziende così innovative non vogliano diventare leader in campo clima-

tico, nonostante il prezioso business che ne ricaverebbero. La maggior parte dei punti ottenuti dalle aziende su questo criterio arriva dai miglioramenti sull'efficienza energetica dei prodotti: 9 delle aziende ottengono un punteggio superiore a 5/10 (Figura 1). Solo tre - Fujitsu Siemens Computers, Philips e Sharp – supportano, invece, il livello di tagli dei gas serra indicato dagli scienziati. Philips e HP ottengono il massimo punteggio per l'impegno nel ridurre le emissioni dei propri impianti e della catena di approvvigionamento. La maggior parte delle multinazionali, inoltre, utilizza una scarsa quantità di energia proveniente da fonti rinnovabili, sebbene alcune producano proprio pannelli solari! Fa eccezione la prima in classifica - Nokia - con una quota impiegata di energia rinnovabile del 25% e l'obiettivo di elevarla al 50 per cento entro il 2010. Anche Fujitsu Siemens Computers (FSC), Microsoft, Toshiba, Motorola e Philips sono impegnate su questo fronte. Apple perde un posto in classifica, nonostante abbia migliorato il suo punteggio per i nuovi iPods privi di Pvc e ritardanti di fiamma. Speriamo che l’XI edizione sancisca un cambiamento netto di atteggiamento delle multinazionali, sia nella riduzione delle emissioni di gas serra, sia nell’impegno continuo al miglioramento della qualità ambientale dei propri prodotti, dal ciclo di produzione fino al recupero al termine della vita, passando dalle caratteristiche intrinseche dell’apparecchio realizzato.



ATTUALITÀ

I L S U D O L T R E L’ E M E R G E N Z A : MODELLI TECNICI, ECONOMICI E C O M P O R TA M E N TA L I IL CONVEGNO O R G A N I Z Z AT O DA CONAI E R I M I N I F I E R A , IN COLLABORAZIONE CON IL MINISTERO DELL’AMBIENTE, H A I N A U G U R AT O ECOMONDO 2008 PROPONENDO NUOVE S T R AT E G I E P E R C O M B AT T E R E L’EMERGENZA RIFIUTI DI

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MARIA COMELLI

Le cifre dell’emergenza parlano chiaro, in un’Italia che, nonostante l’alternarsi di vari regimi commissariali in quasi tutte le regioni del Sud, viaggia ancora a tre velocità: con un Nord generalmente virtuoso che si attesta sugli 84,3 kg di imballaggi per abitante raccolti e riciclati dal sistema consortile in un anno, il Centro con risultati “a macchia di leopardo” che arriva a 48,1 kg/abitante e il Sud, ancora più indietro con 27,9 kg/abitante. La media nazionale è pari a 59,3 kg/abitante di rifiuti di imballaggi separati. In me-

rito ai costi: in 14 anni, sommando tutti i regimi commissariali che si sono avvicendati, sono stati erogati circa 2.200 milioni di euro e ne sono stati spesi 1.880 ma in quasi nessuna delle Regioni sono stati raggiunti risultati soddisfacenti. Emblematico il costo delle occasioni sprecate: nel caso la raccolta degli imballaggi al Sud arrivasse al 15%, grazie ai corrispettivi che Conai, il consorzio per il recupero degli imballaggi, riconosce alle amministrazioni comunali ed ai costi del mancato smaltimento in discarica, queste


regioni potrebbero beneficiare di 411 milioni di euro. Nel caso in cui la raccolta arrivasse al 20%, potrebbero beneficiare di 547 milioni di euro, senza contare i vantaggi in termini ambientali e le ricadute occupazionali che le attività di raccolta e riciclaggio generano. In questi anni Conai ha fatto da catalizzatore della raccolta differenziata urbana, pur essendo la sua mission principale quella di garantire il riciclo e il recupero dei rifiuti di imballaggio. Con il Piano Straordinario a favore del Sud, definito dal Consorzio nel 2006 per supportare le amministrazioni locali nell’avvio della raccolta differenziata

d e i rifiuti di imballaggio, sono stati attuati interventi in Sicilia, Lazio, Puglia, Calabria e Campania, ma altrettanto numerosi sono i progetti in corso che devono giungere alla completa realizzazione, a causa delle criticità che ancora oggi si riscontrano nell’avvio di servizi efficienti ed efficaci di raccolta sul territorio.

RICERCA E SVILUPPO

C

onai ha presentato anche un’area dedicata ad 11 progetti di ricerca e sviluppo dei materiali di imballaggio, progetti nati con l’obiettivo di ottimizzare l’impatto ambientale dell’intero ciclo di gestione dei rifiuti di tutti e sei i materiali di imballaggio, il cosiddetto ciclo “dalla culla alla culla”. Gli ideatori e sviluppatori dei progetti fanno parte del network del sapere ambientale: un’iniziativa del Sistema Conai che mira a costruire nel tempo una rete di know how, collegata a Università, Istituti di ricerca, Associazioni, Enti per la gestione di tematiche ambientali riguardanti gli imballaggi. I progetti riguardano tutte le fasi della packaging chain: dalla progettazione degli imballaggi, alle fasi di raccolta, selezione e trattamento dei rifiuti, passando dalle nuove tecnologie per il riciclo e recupero energetico, fino ad arrivare ai prodotti realizzati con nuova materia prima. Nello stand era possibile trovare soluzioni per le imprese che intendano dotarsi di un marchio di qualità per i pallet di legno, e alcuni progetti già operativi come quello per il recupero dell’alluminio dalle scorie provenienti da impianti di termovalorizzazione e quello per il riciclo di fusti d’acciaio usati e delle miscele di solventi esausti in essi contenuti.

L’ACCORDO ANCI-CONAI In occasione di Ecomondo 2008 si è tenuto un convegno dedicato all’accordo fra Anci (associazione nazionale fra i Comuni d’Italia) e Conai: i risultati dell’accordo, nato nel 1999 per sviluppare la raccolta differenziata degli imballaggi su tutto il territorio, sono positivi. Il bilancio degli ultimi quattro anni vede l’incremento di quasi 1 milione di tonnellate dei rifiuti di imballaggio raccolti e riciclati a livello urbano, con un aumento del 40% dei quantitativi di imballaggi conferiti al sistema consortile dal 2004 al 2008. In più di dieci anni, Conai ha garantito il recupero del 67% dei rifiuti di imballaggio immessi al consumo, di cui il 57% sono stati riciclati ed il restante 10% avviati a recupero energetico. Prima dell’istituzione del Conai due terzi degli imballaggi finivano in discarica, oggi sono scesi a un terzo. Non solo, gli imballaggi hanno fatto da apripista

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ATTUALITÀ

PENSARE FUTURO 10 ANNI DI IMBALLAGGI ECO-SOSTENIBILI La Mostra, allestita nella Hall Sud, ha presentato un videorama sul quale un filmato coinvolgeva e introduceva i visitatori al tema della prevenzione ed una rassegna di oltre 50 soluzioni di packaging a ridotto impatto ambientale. Cultura della sostenibilità, attenzione all’ambiente, eco-imballaggi: in questi anni le aziende hanno agito per ottimizzare l’impatto ambientale dell’intero ciclo produttivo e di recupero dei materiali, e hanno risposto alle esigenze del consumatore di oggi, un consumatore “etico”, più consapevole di un tempo, più attento all’ambiente. L’obiettivo della mostra era quindi quello di valorizzare l’attività svolta nel campo della prevenzione in questi anni da parte del Conai e delle aziende produttrici e utilizzatrici di imballaggi: grandi aziende, ma anche piccole e medie imprese. Al fine di meglio evidenziare lo sforzo che le aziende hanno compiuto in questi anni, sono stati proposti esempi di imballaggi “virtuosi”, contenuti all’interno dei tre dossier Prevenzione Conai. Dieci anni di prevenzione Conai, raccontati attraverso i tre dossier, equivalgono a benefici e risparmi economici ed ambientali per la collettività: • 10 anni di prevenzione sono quantificabili in 420 milioni di euro di costi socio-ambientali evitati all’intera collettività; • Sono oltre 5 milioni le tonnellate di CO2 non emesse in atmosfera in dieci anni: un costo ambientale evitato pari al viaggio annuale di 460mila autotreni per 100 km; • In dieci anni la riduzione del peso degli imballaggi nel settore alimentare ha consentito la riduzione dell’immissione sul mercato di 300 milioni di imballaggi primari; • Nel settore dei detergenti, grazie al crescente utilizzo di prodotti concentrati, si è ridotto del 50% il volume e il peso dei contenitori; • In 10 anni le imprese che hanno avviato un sistema di gestione ambientale certificato sono cresciute del 50%.

per la raccolta in genere: la gestione avviata grazie all’Accordo Quadro Anci-Conai ha infatti esercitato un positivo effetto di trascinamento sui risultati della raccolta differenziata complessiva (che comprende la frazione organica, gli ingombranti, la raccolta di frazioni similari come le riviste, ecc.). Per quanto riguarda la sola raccolta degli imballaggi, il risultato nel 2007 è di 3 milioni 350mila tonnellate, una quota che rappresenta quasi il 40% del

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Grande rilievo è stato dato alle principali azioni che le aziende hanno messo in atto per diminuire l’impatto ambientale nelle varie fasi del ciclo di vita dell’imballaggio, in particolare sono: • Risparmio di materia prima Contenimento del consumo di materie prime impiegate nella realizzazione dell’imballaggio e conseguente riduzione del peso, a parità di prodotto confezionato e di prestazioni. • Riutilizzo Consiste nel reimpiegare più volte l’imballaggio, per un uso identico a quello per il quale è stato concepito. • Utilizzo di materiale riciclato Sostituzione di una quota o della totalità di materia prima vergine con materia riciclata per contribuire ad una riduzione del prelievo di risorse. • Ottimizzazione della logistica Tutte le azioni innovative che migliorano le operazioni di immagazzinamento ed esposizione, ottimizzano carichi sui pallet e sui mezzi di trasporto e perfezionano il rapporto tra imballaggio primario, secondario e terziario. • Facilitazione delle attività di riciclo Tutte le innovazioni volte a semplificare le fasi di recupero e riciclo del packaging, come la realizzazione di imballaggi monomateriali. • Semplificazione del sistema imballo Si realizza integrando più funzioni in una sola componente dell’imballo, eliminando un elemento e quindi semplificando il sistema. • Risparmio di energia/riduzione di CO2 Riguarda la fase a monte e a valle della linea produttiva, grazie all’impiego di nuovi processi produttivi, all’utilizzo di materiale riciclato e alla riduzione dei consumi di energia nella filiera di produzione. Tale azione si ottiene anche grazie alla riduzione di mezzi impiegati per la distribuzione del prodotto dal punto di produzione al punto vendita, all’utilizzo di energie rinnovabili e al minor

materiale proveniente della raccolta differenziata complessiva dei Comuni. La copertura del territorio delle convenzioni è cresciuta in questi anni fino a giungere al 94% per alcune filiere (plastica) di tutto il territorio nazionale. Sono quasi 7.000 le convenzioni sottoscritte dai Comuni, che corrispondono alla copertura di circa 2/3 della popolazione italiana. I corrispettivi economici riconosciuti dal Sistema Consortile per i rifiuti di imballaggio raccolti dalle

Pubbliche Amministrazioni sono incrementati negli ultimi quattro anni dell’11,76%: nel complesso l’impegno economico è passato da 172 milioni di euro a oltre 260 milioni di euro, con un incremento del 66%, segno che la collaborazione tra pubblico e privato - Comuni e sistema consortile - è stata reale e non soltanto di facciata e ha contribuito, oltre allo sviluppo eco-sostenibile del territorio, alla crescita di un’economia, quella dell’industria del


riciclo dei materiali (cartiere, vetrerie, fonderie, ecc.), che si approvvigiona dei rifiuti raccolti a livello urbano per la produzione di nuove materie prime. Gli incentivi previsti dall’accordo per il miglioramento della raccolta non sono soltanto di tipo quantitativo, ma anche, ed in prospettiva lo saranno sempre di più, di tipo qualitativo. La qualità dei rifiuti raccolti – pulizia del materiale, presenza di frazioni estranee – è molto importante

perché è funzionale alla successiva fase di riciclo: maggiore è la qualità della raccolta, migliore sarà il riciclo finale. Caso esemplare è quello della raccolta differenziata di carta e cartone, che dal 2000 al 2007, grazie alla differenziazione dei corrispettivi per qualità, ha visto ridurre in misura consistente la presenza delle frazioni estranee alla carta nelle raccolte urbane. Le azioni previste dall’accordo quadro contempla-

no anche le attività di comunicazione e sensibilizzazione a livello locale, come le campagne di informazione condotte in collaborazione con gli enti locali per il lancio di nuovi servizi di raccolta sul territorio. A partire dal 2005, sono stati riconosciuti ai Comuni oltre 3 milioni di euro per il finanziamento di 81 progetti di campagne di comunicazione a livello locale che hanno coinvolto oltre 8 milioni di cittadini.

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FIERE

ECOMONDO, L A C U L T U R A D E L L’ A M B I E N T E L A M A N I F E S TA Z I O N E I N T E R N A Z I O N A L E H A R E G I S T R AT O O LT R E 6 4 M I L A V I S I TAT O R I ( + 1 2 % ) , M E R I T O A N C H E D E L L E N U O V E I N I Z I AT I V E , D E L L’ I N C O N T R O C O N M E R C AT I E S T E R I E D E L L’ I M P O RTA N T E O F F E RTA D I C O N V E G N I DI

M A R I A B E AT R I C E C E L I N O

Cifre a tutto tondo per l’ultima edizione di Ecomondo: la rassegna espositiva internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile, tenutasi a Rimini Fiera, ha ospitato oltre 64mila visitatori, con un incremento del 12% rispetto all’edizione dello scorso anno. In forte crescita la componente internazionale. L’esposizione, ha ospitato Green Ventures, la più grande borsa di cooperazione internazionale per imprese dei settori ambiente ed energia, registrando inoltre la partecipazione di ben 23 Paesi di tutto il mondo. Era la prima volta che l’evento si svolgeva in Italia, dopo ben undici edizioni in Germania. Un altro appuntamento promosso da Ecomondo è stato il convegno “Russia: opportunità commerciali nel mercato russo - Normative, requisiti e agevolazioni fiscali” che ha visto interventi di rilievo da entrambi i Paesi. In Fiera anche le delegazioni Unido – United nations industrial development organization - da Egitto, Giordania,Marocco e Tunisia. È stata organizzata la visita di delegazioni provenienti anche da Israele,Marocco,Ucraina,Argentina, Libano e Grecia.

IL CONVEGNO CONAI Al convegno di apertura, le cifre dell’emergenza fornite da Conai - il consorzio per il recupero degli imballaggi - parlavano chiaramente di un’Italia che, viaggia ancora a tre velocità. Un Nord generalmente virtuoso che si attesta sugli 84,3 kg di imballaggi per abitante raccolti e riciclati dal sistema consortile in un anno, il Centro “a macchia di leopardo”, che arriva complessivamente a 48,1

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kg/abitante, e il Sud fanalino di coda con 27,9 kg/abitante. La media nazionale è di 59,3 kg/abitante di rifiuti di imballaggi separati. Interessante l’analisi dei costi e delle occasioni sprecate in questi anni nel meridione. In 14 anni, sommando tutti i regimi commissariali che si sono avvicendati, sono stati erogati circa 2.200 milioni di euro e ne sono stati spesi 1.880, ma in quasi nessuna delle Regioni sono stati raggiunti risultati soddisfacenti.

I SEMINARI SCIENTIFICI Molto soddisfatto il professor Luciano Morselli, coordinatore del comitato scientifico di Ecomondo, per l’attenzione e la partecipazione registrata nei numerosissimi appuntamenti proposti nei quattro giorni a Rimini Fiera: 250 relazioni scientifiche (15% di carattere internazionale), 700 relatori e oltre 100 istituzioni rappresentate fra dipartimenti universitari, centri ricerche e istituzioni nazionali. “Ecomondo ha centrato l’obiettivo – commenta Morselli – nello scegliere una mission alta riguardante la cultura della responsabilità. I contributi offerti contenevano in gran parte il messaggio riguardante la necessità di un ambiente sostenibile, solidale ed etico”.

DIECI ANNI DI COMPOST “In dieci anni, da una ventina di impianti siamo passati agli attuali 250 per un totale di oltre 1milione 400mila tonnellate di compost prodotto all’anno, che hanno portato l’Italia a essere il se-

condo Paese europeo per il quantitativo di frazione biologica riciclata”: così il direttore David Newman ha sintetizzato i risultati raggiunti dal Cic, il Consorzio italiano compostatori che a Ecomondo ha tenuto la X conferenza nazionale sul compostaggio: “10 anni di recupero 10 anni di qualità”.

LA BONIFICA DEI SITI CONTAMINATI Molta attenzione ad Ecomondo anche per la sezione ReclaimExpo, il primo salone italiano sulle bonifiche dei siti contaminati. Il progetto ha visto un’ampia area espositiva, aperta ad aziende


private ed enti pubblici, con in mostra le più avanzate tecnologie di bonifica dei siti contaminati, le tecniche e la strumentazione per la caratterizzazione e il monitoraggio, con un focus sulla riqualificazione industriale e urbana. Al progetto espositivo è stata aggiunta un’attività convegnistica di alto livello che ha avuto come evento di apertura l’appuntamento dal titolo “Programma straordinario nazionale per il recupero economico produttivo di siti industriali inquinati: un’opportunità per il sistema Italia” a cura di Siap – Sviluppo Italia aree produttive e Rimini Fiera. Il territorio italiano è costellato di siti produttivi, cresciuti in numero e diffusione territoriale in funzione delle successive fasi di industrializzazione, dal secolo scorso ad oggi.

IL RAPPORTO FISE UNIRE Fise Unire (l’Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) ha pre-

sentato lo studio annuale “L’Italia del recupero”. Il rapporto evidenzia l’importanza del settore del riciclo, confermata dalla sua continua crescita: se negli ultimi anni la produzione industriale ha subito una contrazione dell’1,6%, le attività di recupero sono cresciute complessivamente dell’8,2%. Il mercato del riciclo produce ogni anno 35 milioni di tonnellate di materiali recuperati sostitutivi delle materie prime vergini e di cui, in particolare: 20 sono costituiti da metalli, 5,5 da carta e cartone, 4,8 da legno, 1,8 da vetro e 1,3 da plastica. I recuperatori privati agiscono su un quantitativo di rifiuti raccolti di oltre 23 milioni di tonnellate. L’Italia si conferma anche nel 2008 un Paese importatore di materie prime seconde riciclabili. I quantitativi di rifiuti avviati a recupero sono, infatti, ancora superiori al totale della raccolta differenziata in quasi tutti i settori industriali; discorso a parte vale per la carta, comparto in cui da qualche anno si registra un’esportazione del macero raccolto.

I RIFIUTI DA COSTRUZIONE I rifiuti derivanti da costruzioni e demolizioni sono stati protagonisti della giornata conclusiva di Ecomondo. Nell’ambito della seconda edizione di Inertech, interamente dedicata alla demolizione, al riciclaggio dei materiali da costruzione, demolizione e stradali, e al loro reimpiego, è stato presentato uno studio realizzato da Prometeia sul tema: “Struttura e prospettive del mercato dei rifiuti da costruzione e demolizione in Italia”. Alla giornata è intervenuta anche la Nad, l’Associazione italiana delle imprese di demolizioni.

PILLOLE “Ecomondo – aveva ricordato il presidente di Rimini Fiera, Lorenzo Cagnoni – è l’evento fieristico leader italiano dedicato all’ambiente, organizzato in collaborazione con i più alti organismi istituzionali e associativi, a cominciare dal Ministero dell’Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare e dal Conai. Una fiera del fare, il termometro di un’economia italiana che ha consolidato saperi e tecnologie e che è orientata all’innovazione”. Simone Castelli, direttore business Unit 2 di Rimini Fiera, ricorda come la chiave del successo per Ecomnondo è l’orizzonte estero. “È una priorità – sintetizza – sia per l’attività che svolgiamo in funzione dei nostri prodotti fieristici interni, con la presenza organizzata in fiera di numerose delegazioni straniere, così come per l’attività esterna con le edizioni tradizionali di Ecomondo in Russia e in Cina. Alessandra Astolfi, project manager della manifestazione, commenta: “Le rosee aspettative della vigilia sono state ampiamente superate. Rivolta sia agli addetti ai lavori, sia al pubblico, la manifestazione ha ospitato 1.000 aziende su 70.000 metri quadrati, articolati in 13 padiglioni: la più ampia gamma di opportunità tecnologiche, sistemi, attrezzature e servizi”.

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LA FABBRICA DELLE IDEE

CONDOTTE PER A C Q U A , G A S E F O G N AT U R E . RICOSTRUZIONE CON IL SISTEMA PHOENIX® UNA SOLUZIONE TECNOLOGICA A L L ' AVA N G U A R D I A PER UNA R I PA R A Z I O N E RAPIDA E D U R AT U R A DELLE TUBAZIONI, CON IMPIANTI DI CANTIERE RIDOTTISSIMI E N O N I N VA S I V I , PA R T I C O L A R M E N T E A D AT T I AI CONTESTI URBANI E STRADALI DI

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ANDREA TERZIANO

Le condotte di trasporto e distribuzione dei fluidi sono importanti investimenti per le aziende che li utilizzano. Con il loro invecchiamento, però, incorrono inevitabilmente in una serie di problemi di funzionamento, come ad esempio: • corrosione interna od esterna; • formazione di incrostazioni con conseguente perdita di capacità di trasporto; • perdita o distaccamento dello strato di protezione interna; • inefficacia della protezione catodica;

• perdita di tenuta idraulica in corrispondenza di giunti e raccordi; • rottura dei tubi per sollecitazioni esterne, come scavi o asfaltature; • fessurazione e dilavamento del terreno esterno alla condotta. Per far fronte a tali problematiche occorre eseguire i lavori di riparazione e sostituzione, che, soprattutto in contesti urbani, non possono essere realizzati con le tecniche classiche per ovvi motivi di ingombri e disagi. In tale contesto ben si inserisce l'innova-


In apertura – Robot per la riapertura delle diramazioni laterali A destra, Figura 4, cantiere, veicolo per l'inserimento della guaina

Dall’alto in basso: Figura 1 – Tessitura circolare senza cuciture di fili di Poliestere ad Alta Tenacità Figura 2 – Rivestimento specifico per acqua. 1 Tubo da trattare, 2 Resina epossidica, 3 Tessuto tubolare, 4 Rivestimento polimero (LLDPE) Figura 3 – Guaina Nordiwall per fognatura. 1 Rivestimento LLDPE, 2 Tessuto di base e feltro poliestere, 3 Resina epossidica, 4 Guaina

tivo sistema di riparazione Phoenix®. Tale procedimento consiste nell'inserimento nel tratto da riparare di una guaina tessile impregnata di resine epossidiche utilizzando il metodo dell'inversione ad aria. Questa guaina, le cui caratteristiche sono peculiari a seconda del fluido che la tubazione deve veicolare, viene applicata sotto pressione, stampandosi perfettamente alla vecchia condotta ed indurendo per effetto della polimerizzazione della resina.

LE TIPOLOGIE DI GUAINE Le guaine, che possono essere applicate con successo su tratti di tubazioni di lunghezza fino a 650 m e con diametri compresi tra 75 e oltre 1000 mm, consentono il passaggio anche di curve a 90° e si distinguono a seconda del fluido che devono contenere. Tratto comune a tutte è la tessitura circolare di fili di poliestere ad alta tenacità, in modo da non avere cuciture (Figura 1). La struttura così realizzata garantisce le proprietà meccaniche di dilatazione e resistenza allo scoppio.

RIVESTIMENTO SPECIFICO PER ACQUA POTABILE

Si utilizza un rivestimento in polietilene lineare a bassa densità (Peld o Lldpe) che offre una totale garanzia di potabilità e tenuta idraulica, oltre a presentare una superficie interna particolarmente liscia e resistente ai prodotti clorati, riducendo drasticamente al contempo la formazione di incrostazioni. I manufatti per acqua prendono i nomi di Tubetex o Combiliner (Figura 2). RIVESTIMENTO SPECIFICO PER IL GAS

In questo caso viene utilizzato un rivestimento in poliestere, materiale che garantisce perfetta ermeticità al gas, conferisce uno stato di superficie completamente liscio e resistente alle condense del gas. RIVESTIMENTO SPECIFICO PER FOGNATURA

La guaina, che in questo caso prende il nome di guaina Nordiwall, è composta da un feltro di spessore scelto in funzione dello spessore strutturante da ottenere, variabile da 3,5 a 20 mm, è rivestita da polietilene lineare a bassa densità ed è applicata alla riparazione di canalizzazioni del diametro compreso tra i 150 e i 1000 mm (Figura 3). La resina utilizzata è di tipo epossidico a due componenti, in modo da garantire una grande resistenza strutturale e possedere un potere di adesione nettamente superiore alle resine simili. Altra caratteristica degna di nota è la possibilità di miscelare, direttamente sul luogo di inversione, resina ed impregnante, così da avere un controllo di qualità del manufatto finale molto accurato, e da evitare rischiosi trasporti climatizzati.

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LA FABBRICA DELLE IDEE

PROCEDURA DI POSA DEL RELING Nel risanamento di condotte (Reling), le canalizzazioni vengono suddivise in tratti che dipendono dalle capacità delle macchine, dalle tecniche di pulizia preventiva, dalla logistica locale e dalla convenienza reale. Normalmente si possono raggiungere i 350 m per diametri di oltre 500 mm, e i 650 m per diametri di 200 – 300 mm. Analizziamo ora le fasi che costituiscono tale procedura. OPERE PRELIMINARI

Dall’alto in basso: Figura 5 - Strumenti per la pulizia meccanica preventiva delle tubazioni Figura 6 - Polimerizzazione della resina nel tratto di tubazione ripristinato Figura 7 - Operazione di finitura di una estremità di un tratto ripristinato

Normalmente sono necessari due accessi per tratto; la larghezza e la lunghezza variano a seconda del diametro della canalizzazione. CANTIERE

L'unica attrezzatura di lavoro in cantiere risulta essere un veicolo speciale per l'inserimento vero e proprio, che viene installato in prossimità dell'accesso di partenza della condotta (Figura 4). Questo consente di ridurre notevolmente gli ingombri del cantiere sia in contesto urbano che stradale; in questo secondo caso, il veicolo potrà essere collocato sull'asse del marciapiede e/o sull'asse della canalizzazione. PULIZIA DELLA CONDOTTA

La pulizia dipende principalmente dalla natura della condotta, delle incrostazioni o dei depositi da rimuovere; in particolare per acquedotto e gasdotto si potranno utilizzare sistemi meccanici o idrodinamici (Figura 5), mentre per le condotte in pressione si impiegano surghi ad alta pressione con ugelli rotativi. PREPARAZIONE DELLA GUAINA

Si miscelano i due componenti della resina direttamente in cantiere e se ne inserisce l'opportuna quantità nei primi metri della guaina. La resina verrà poi ripartita lungo tutta la lunghezza della guaina con laminazione tra i due cilindri di distribuzione e con l'aspirazione mediante vuoto spinto. Tale operazione verrà eseguita per trazione ed avvolgimento verso l'interno di un “batiscafo”, cioè l'unità di inversione. INVERSIONE E PRESSURIZZAZIONE

L'aria compressa immessa nel batiscafo p rovoca il rovesciamento o inversione della guaina. Con l'inversione, il rivestimento che all'inizio era sulla superficie esterna si viene a trovare all'interno, a contatto con il tubo, mentre il tessuto impregnato di resina risulterà a contatto con la parete del tubo.

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POLIMERIZZAZIONE DELLA RESINA

Una volta raggiunto il punto di ricevimento, inizia il processo di polimerizzazione della resina, mediante inserimento di appositi sfiati per l'aria di circolazione cui viene aggiunto del vapore. E proprio questo aumento di temperatura consente di accelerare il processo di polimerizzazione della resina, circa 2 – 6 ore (Figura 6). La temperatura verrà controllata e mantenuta entro i valori limite da strumentazione elettronica. OPERAZIONI DI FINITURA

Al termine della polimerizzazione si possono eseguire le finiture, che consistono, nel caso del Tubetex per acqua potabile, nel fissaggio di una flangia su ciascuna estremità del tratto risanato e successivo rivestimento con resina a presa rapida (Figura 7). È inoltre possibile riaprire le diramazioni laterali operando direttamente dall'interno mediante robot teleguidati che permetto di operare anche in immersione.

IDROAMBIENTE C I R A C C O N TA Idroambiente, società italiana che si occupa dello sviluppo e della produzione di macchine per il reling ad aria, anche per conto del gruppo Sekisui-Cpt, detentore del marchio Phoenix, oltre che dell'installazione delle guaine, ci spiega meglio quali sono i vantaggi tecnici dell'inversione ad aria. “I vantaggi sono molteplici e riguardano l'installazione della guaina, la gestione, la qualità per il trasporto di fluidi, l'esecuzione dei lavori ed anche l'aspetto economico. Si ottiene una distribuzione uniforme delle resina perché l'aria agisce in modo uniforme sulla circonferenza del tubo, mantenendo rettilinea l'inversione anche in caso di mancanza parziale o totale della vecchia condotta; la guaina non è sottoposta ad alcuna frizione e quindi non rischia di essere danneggiata nelle fasi di inserimento; l'occupazione dell'area di cantiere è di poche ore e non presenta interventi invasivi. Per quanto riguarda la gestione, è doveroso segnalare la tenuta idraulica totale e la perdita di sezione minima. Inoltre, dal punto di vista economico, si ha una riduzione dei costi rispetto al metodo classico, evitando inoltre le demolizioni di pavimentazioni stradali e sottoservizi, gli impatti ambientali sono minimi, e soprattutto vi è un basso costo di cantiere a fronte di un elevato valore dei materiali, che permangono alla rimozione del cantiere a tutto vantaggio della miglioria della rete di distribuzione.”



THE BIG EYE

T E C N O L O G I E A M B I E N TA L I A NAPOLI DALLA GERMANIA VENTI AZIENDE TEDESCHE AD UN MEETING NEL CAPOLUOGO PARTENOPEO, CON PROMETTENTI OPPORTUNITÀ DI INVESTIMENTO ED UN KNOW H O W D E C I S A M E N T E A L L’ AVA N G U A R D I A . CONCRETE LE OPPORTUNITÀ COMMERCIALI DI

MASSIMO VIARENGHI

Circa cento operatori italiani impegnati nei settori dello smaltimento, trattamento e riciclaggio dei rifiuti e della depurazione delle acque, si sono riuniti recentemente a Napoli per incontrare, nella giornata evento “ecogermania.it”, venti imprese tedesche specializzate. Hanno partecipato anche numerosi rappresentanti istituzionali, di consorzi, istituti di ricerca, così come distributori e agenti di commercio provenienti da tutta Italia. Durante la giornata d’incontri di affari personalizzati, organizzati su appuntamento, svolti nella bellissima atmosfera della Sala Gemito della Galleria Principe, sono state fondate solide basi per lo sviluppo di produttivi rapporti commerciali e di partnership tecnologiche. Il progetto è stato co-finanziato Dottor Stefano Candia dal Ministero Federale Tedesco presidente della SBS srl organizzatore dell’evento per l’Economia e la Tecnologia

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con il patrocinio della Provincia di Napoli, (Assessorato all’Ambiente del Comune di Napoli e Legambiente). Per la prima volta gli incontri di affari tra imprese, nell’ambito di un progetto di internazionalizzazione promosso dal Ministero Federale Tedesco per l’Economia e Tecnologia, hanno avuto luogo nel sud Italia. Questo per favorire la partecipazione della piccola e media impresa e soprattutto in relazione alla drammatica situazione di emergenza legata alla gestione dei rifiuti. All’evento, progettato e realizzato dalla “SBS systems for business solutions”, è intervenuto anche il console tedesco, Angelika Völkel, che ha incoraggiato personalmente gli imprenditori tedeschi ad investire nel meridione. Il largo consenso e l’interesse dimostrati per questa giornata di incontri e scambio di tecnologie e know how, sono stati suggellati dai patrocini di Provincia, Comune di Napoli e Legambiente. Fondamentale è stato il contributo dell’Anea, l’Agenzia napoletana per l’energia e l’ambiente, partner operativo dell’iniziativa e organizzatore tra l’altro della prossima edizione di Energymed. Intervistiamo Stefano Candia, presidente della società SBS systems for business solutions, ideatore e coordinatore del progetto. Dottor Candia, come è nata l’idea del progetto e perché proprio nel capoluogo Campano? “L’idea del progetto ecogermania.it nasce dalla personale volon-


Alcuni momenti degli incontri BtoB e della splendida location della Galleria Principe napoletana

tà di creare un’opportunità di incontro e di scambio tra aziende perdite di tempo per i singoli imprenditori, che spesso non handi nazionalità diverse operanti nei settori ambientali della depuno risorse sufficienti e adeguate per entrare in un nuovo mercato come quello italiano”. razione delle acque del trattamento e smaltimento di rifiuti, della filtrazione di aria e acque, del compostaggio, del riciclaggio e Portare aziende estere su un mercato nazionale già profondamente in crinon ultimo della bonifica dei suoli. si non rappresenta un problema per le nostre La scelta della cornice Campana come aziende? luogo di incontro è stata una sfida che PER LA PRIMA VOLTA UNA mi ha permesso di portare per la pri“Assolutamente no. Il successo dell’iniziativa, ma volta una delegazione di imprenoltre cento tra operatori locali, imprese ed ditori tedeschi sotto il confine toscano, GIORNATA DI INCONTRI DI con Enti che hanno preso parte alla giornata di indirettamente nei luoghi che detengocontri, dimostra che le aziende estere non deno il triste primato per emergenza nelvono essere viste come concorrenti ma come la gestione dei rifiuti. AFFARI CON IMPRESE possibili partner che portano insieme al proprio Fino ad ora, infatti, ogni evento finanknow how anche opportunità di sviluppo di imziato da Istituzioni tedesche aveva gaTEDESCHE NEL SETTORE presa locale e quindi opportunità di lavoro. rantito risultati solo se organizzato al Vorrei che non fossero dimenticate e trascuranord Italia, dove la concentrazione del te le possibilità di trasferimento tecnologico e di business è più alta. Ma questo per forAMBIENTE HA AVUTO sfruttamento delle reti vendita in Germania. Non tuna non corrisponde alla realtà visti i grandi risultati di Napoli ”. è da escludere, infatti, che in queste occasioni LUOGO NEL SUD ITALIA di incontro non possano nascere opportunità Perché scegliere la forma dell’incontro diretto commerciali per gli operatori locali italiani nell’immenso mercato tedesco”. BtoB e non un convegno tradizionale? “Credo molto in questa forma di incontro, rispetto al convegno tradizionale. La nostra società ha organizzato direttamente tutti gli appuntamenti tra i soggetti che sono intervenuti in base alle loro richieste ed interessi manifestati. Ogni tavolo di incontro disponeva di un interprete e veniva garantita la preliminare presentazione delle due parti in una unica lingua scritta; questa forma di business aumenta le possibilità di matching e riduce le

Quali saranno gli sviluppi futuri dell’iniziativa? “A seguito del grande successo manifestato sia dagli operatori italiani che dai tedeschi e della persistente e urgente richiesta di tecnologie ambientali all’avanguardia, abbiano già avviato le prime fasi organizzative per la realizzazione di un prossimo appuntamento nei settori delle tecnologie ambientali e delle fonti energetiche rinnovabili ”.

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THE BIG EYE

I PROFILI DELLE 20 IMPRESE TEDESCHE

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Ruped Systems GmbH

PSU-05: Macchina selezionatrice per il riciclaggio di plastica (in particolare per la selezione di bottiglie PET e materie plastiche); per il riciclaggio di carta e cartone; per la produzione di combustibili alternativi.

SIPOS Aktorik GmbH

Attuatori elettrici per impianti idrici e impianti acque reflue; attuatori elettrici alimentati con energia solare (adatti ad autoalimentazione sotto il profilo energetico).

TGB Umwelt- und Bauprojekte GmbH

Progetti di riciclaggio rifiuti, progetti di bonifica, gestione rifiuti.

AMAND GmbH & Co. KG

Realizzazione di nuove discariche; la bonifica e il risanamento di discariche esistenti; lavori di costruzione di autostrade e strade a lungo percorso; la costruzione di tratte ferroviarie.

Barthauer Software GmbH

Software „BaSYS“ per sistemi informativi territoriali (GIS); layer per esigenze della pianificazione e dimensionamento della rete e relativo sistema d’informazione e gestione.

Bio-Ingenieurtechnik GmbH

Impianti di compostaggio modulare (sistema KNEER); progettazione d’impianti per il trattamento biologico dei rifiuti; impianti di depurazione biologicacompatti; impianti di filtrazione per il riciclo delle acque.

ERMAFA Technologies GmbH

Tecnologie per il trattamento della plastica:plastica compoundin, produzione schiuma ,riciclaggio plastica; tecnologie per la lavorazione dell gomma: gomma compounding (mescolatori, raffinatrici, estrusori), calandratura, vulcanizzazione.

GEOTECH GmbH

Componenti d’impianti per l’eliminazione di sostanze chimiche tossiche, in particolare di sostanze chimici da combattimento; Lavori di trivellazione, bonifica falde acquifere; ricognizione di siti inquinati.

Gottfried Puhlmann Holding GmbH & Co. KG

Posa e interramento di cavi elettrici per tutti i voltaggi; risanamento e posa di tubazioni per l’acqua potabile e per le acque reflue di tutti i diametri; ristrutturazioni nel settore portuale.

GreenLife GmbH

Impianti e singoli componenti per il riutilizzo dell’acqua piovana e di riciclaggio acque nere).

Ingenieurbetrieb Dipl.-Ing. Bernd Karbinski

Reattori d’acqua idro-dinamici (procedimenti idrochimici); progettazione, attrezzatura, montaggio, messa in opera e servizi di impianti idrodinamici per il trattamento dell’acqua.

ICM Innovation + Cooperation für Maschinenbaunetze GmbH

Progetti per l’insediamento sostenibile di un’industria ambientale e di riciclaggio; progetti comunali di smaltimento e di energie rigenerative; nuove tecnologie di recycling.

Junker Filter GmbH

Filtri di tessuto (varietà di tessuti a tenuta di gocce) per la separazione solido liquido, impedisce la perdita di prodotto durante il processo; filtri di tessuto per depolveratori.

Kunststoff-Recycling dekura GmbH

Raccolta e recupero di rimanenze e scarti di PVC dalla produzione d’infissi, residui PVC di pressofusione, residui della produzione di fogli in PVC.

MUEG Mitteldeutsch Umweltund Entsorgung GmbH

Risanamento di depositi di catrame; smaltimento fanghi di serbatoi (raffinerie) e di scarti industriali; incenerimento fanghidi depurazione.

MAS Fahrzeugrecycling GmbH

Pezzi di ricambio di autovetture usati per grossisti; macchine e impianti per lo smontaggio di autovetture da rottamare.

MVV Umwelt GmbH

Costruzione di nuovi impianti di incenerimento rifiuti o di centrali elettriche a biomassa; acquisto (partecipazione di maggioranza o di minoranza) d’impianti già in opera.

RTT Systemtechnik GmbH

Macchine UniSort P per la selezione di imballaggi e combustibile alternativo.

UGN Umwelttechnik GmbH

Biofiltro per pozzetti canalizzazione (eliminazione di odori, sostanze tossiche e H2S contenuti); Sistema BEGA (ventilazione ed evacuazione dell’aria); modulo per il trattamento dell’area di scarico per impianti; desolforizzazione di biogas;misurazioni (supervisione d’impianti).

Wirth GmbH

Carrelli elevatori a vuoto per il sollevamento e il montaggio in cantiere; carrelli elevatori a vuoto per impieghi interni.



R PO T DI

RE

RE

RT O P

TINA CORLETO

I RAEE, “rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche“, rappresentano la categoria di rifiuti in più rapido aumento a livello globale con un tasso di crescita del 3-5% annuo, tre volte superiore ai rifiuti normali. Riciclando i RAEE si riducono i rischi per l'ambiente e per la salute umana derivanti dalla dispersione incontrollata nell'ambiente di sostanze inquinanti (come CFC e HCFC) e tossiche (come il mercurio), spesso contenute negli apparecchi elettrici ed elettronici e si evita l'inutile spreco di grandi quantità di materiali di valore, che possono essere reimpiegati nei processi produttivi: metalli come rame, alluminio, ferro, acciaio, plastiche e vetro. Il riciclo dei RAEE sarà assicurato dai Sistemi Collettivi, che ritireranno i rifiuti raccolti dalle piattaforme dei Comuni e li avvieranno ad appositi impianti. Attualmente si producono e si vendono circa 800 mila tonnellate di apparecchiature elettriche ed

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elettroniche all'anno, pari ad una media di 14 kg per abitante. Solo però 1,6 kg pro-capite di questo tipo di rifiuto viene sottratto alla discarica (nel 2008 in Italia sono stati riciclati oltre dieci milioni di apparecchi elettronici a fine vita) e portato negli impianti di trattamento operativi. L'obiettivo è quello di arrivare ai 4 kg per abitante previsto dalle normative europee.

IL PANORAMA LEGISLATIVO Il decreto legislativo 151 del 2005 è lo strumento normativo italiano di recepimento delle direttive europee RAEE e RoHS (Reduction of Hazardous Substances), relative alla riduzione dell'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, nonché allo smaltimento dei rifiuti; in esso è contenuta una chiara definizione di cosa siano le AEE e i RAEE. Nel testo del decreto (art. 3 comma 1, punto a) per AEE si intendono “apparecchiature che dipendono, per un corretto fun-

zionamento, da correnti elettriche o da campi elettromagnetici e le apparecchiature di generazione, di trasferimento e di misura di questi campi e correnti […] progettate per essere usate con una tensione non superiore a 1.000 Volt per la corrente alternata e a 1.500 Volt per la corrente continua”. Per il campo di applicazione della direttiva comunitaria, “dipendente” significa che la fonte primaria di energia è quella elettrica. Ciò significa che quando la fornitura di energia elettrica è interrotta, l’apparecchiatura non può svolgere la sua funzione primaria. Se invece l’energia elettrica è utilizzata solamente per funzioni di supporto o controllo, questo tipo di apparecchiatura è da escludersi dal campo di applicazione della direttiva. Il decreto recepisce le direttive comunitarie più importanti sulla produzione e gestione dei rifiuti elettronici e nonostante abbia ormai quasi quattro anni la sua entrata in vigore, tra varie proroghe, è avvenuta solo da un anno (1 gennaio 2008). Il sistema RAEE dunque è assai gio-


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REPORT

RAEE, UN PERICOLO P E R L’ A M B I E N T E I RAEE possono contenere sostanze quali metalli pesanti, ritardanti di fiamma bromurati, sostanze alogenate, sostanze lesive per l’ozono. Molte di queste sostanze rappresentano un potenziale pericolo per l’ambiente se non vengono trattate o smaltite in modo adeguato. Per tale motivo non bisogna gettare i RAEE nella spazzatura o in altri luoghi che non siano le isole ecologiche dotate di contenitori per la raccolta differenziata. I RAEE possono essere facilmente riconosciuti grazie all'apposizione sul prodotto del simbolo del bidoncino barrato.

vane e tra mille difficoltà sta pian piano entrando a regime.

IL SISTEMA RAEE I soggetti coinvolti più direttamente dal decreto sono i produttori dei RAEE che devono farsi carico degli oneri di gestione e dei costi derivati da una produzione compatibile e sostenibile per l’ambiente. Ma chi è il produttore dei RAEE? Il D.Lgs 151/2005 introduce una sostanziale novità nella definizione di “produttore”; l’art.3 comma 1 lettera m) del D.Lgs individua come produttore “chiunque, a prescindere dalla tecnica di vendita utilizzata […]: 1. fabbrica e vende apparecchiature recanti il suo marchio; 2. rivende con il proprio marchio apparecchiature prodotte da altri fornitori; il rivenditore non è considerato “produttore” se l’apparecchiatura reca il marchio del produttore a norma del punto 1; 3. importa o immette per primo nel territorio nazionale apparecchiature e ne opera la commercializzazione, anche mediante vendita a distanza; 4. chi produce apparecchiature elettriche ed elettroniche destinate esclusivamente all’esportazione è considerato produttore solo ai fini degli articoli. 4, 13 e 14”. Da notare che chi produce AEE per conto terzi, in base ad un qualsiasi accordo contrattuale, ap-

parecchiature che vengono poi commercializzate sotto il marchio del cliente, non è considerato “produttore”, sia che le AEE siano prodotte già marchiate con il marchio del cliente sia che siano prodotte senza marchio. Infatti, in questo caso, non sarebbe soddisfatta la condizione “commercializzata sotto il proprio marchio”. Vediamo invece chi è considerato il produttore nel caso particolare, ma non raro, di prodotti a doppio marchio: • se il rivenditore appone il suo marchio su un’AEE che commercializza mantenendo anche il marchio del fabbricante, si parla di dual brand, e in questo caso il rivenditore non è considerato produttore. • È il caso ad esempio di catene di distribuzione o gestori di telefonia mobile, che in alcuni casi commercializzano telefonini prodotti da altri fabbricanti, apponendo anche il proprio marchio sull’apparecchiatura. In questo caso il gestore è un semplice rivenditore, in quanto l’AEE, secondo la definizione del D.Lgs, riporta il marchio del produttore. • se invece il gestore acquistasse i telefonini al di fuori del territorio nazionale, allora sarebbe considerato produttore ai sensi dell’art.3 comma 1 lettera m) punto 3 del D.Lgs 151/2005. Esistono tuttavia anche una serie di casi particolari, tra i quali principalmente: • Uso in proprio: si ritiene che gli utilizzatori professionali che acquistano una AEE da un produtto-

R AT T I : I L R A E E , S I S T E M A E Q U I L I B R AT O E T R A S PA R E N T E DI PROROGA IN PROROGA La materia dei RAEE è regolata da diverse direttive europee che sono state recepite in Italia con il Decreto Legislativo 151 del 25 luglio 2005 da allora l’iter burocratico è stato il seguente: La "Direttiva RAEE": 2002/96/CE e 2003/108/CE; Il "Decreto RAEE": D.Lgs 25 luglio 2005, n. 151; Dl 173/2006, rinvia l'entrata in vigore del "Decreto RAEE" al 31 dicembre 2006; Dl 300/2006, rinvia l'entrata in vigore del "Decreto RAEE" al 30 giugno 2007; Dl 81/2007, rinvia l'entrata in vigore del "Decreto RAEE" al 31 dicembre 2007;

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Il Centro Servizi RAEE è una realtà importante ed Andrea Ratti innovativa all’interno della filiera che eroga servizi di ritiro e trattamento di questo tipo di prodotti. Abbiamo fatto il punto della situazione intervistando Andrea Ratti, amministratore del Centro Servizi RAEE Il sistema RAEE, introdotto in Italia con il D.Lgs. 151/2005, ha costituito un'autentica innovazione nella gestione dei rifiuti in Italia. Quali sono gli aspetti più innovativi? In primo luogo tutta la responsabilità è attribuita ai produttori: sono loro che finanziano il sistema, che

hanno fondato i sistemi collettivi (14 per i RAEE domestici), che avvisano i consumatori della raccolta differenziata e che rispondono annualmente degli obiettivi raggiunti. Non è una cosa da poco. Le aziende, produttori o importatori di ogni dimensione, hanno dovuto comprendere il sistema, mettere da parte gli indugi e farsi carico del ruolo sociale che rivestono per aver immesso le apparecchiature che un domani diventeranno rifiuti. Un'altra importante novità è l'affidamento della raccolta e trattamento a sistemi collettivi in regime di libera concorrenza e non a un consorzio obbligatorio unico. Questa scelta ha comportato dall'inizio la ricerca dell'ottimizzazione dei costi per poter garantire ai produttori aderenti a questo o a quel sistema collettivo le migliori condizioni economiche. Si parla di libera concorrenza e libero mercato, ma chi garantisce l’equità del sistema?


Dl 248/2007 “milleproroghe”, rinvia l'entrata in vigore del Decreto RAEE al 31 dicembre 2008 e prevede la suddivisione dei RAEE secondo 5 gruppi distinti:1 Freddo e clima, 2 altri grandi bianchi, 2 TV e monitor IT e Consumer Electronics, 3 Apparecchi di illuminazione (privati delle sorgenti luminose), 5 PED e altro, 5 Sorgenti Luminose.

La suddivisione in raggruppamenti dei RAEE (fonte ECODOM) re/rivenditore straniero per utilizzarlo nella propria attività professionale, ma senza commercializzarlo, non siano da considerare come produttori. • Attività occasionale: la definizione di produttore contenuta nel già citato D.Lgs non fa alcun

riferimento alla frequenza o occasionalità della attività di commercializzazione di AEE. • Comodato d’uso, locazione: non è ancora stata elaborata un’interpretazione univoca di questo particolare tipo di attività. In generale, non si ritiene

A garante dell'equità del sistema, della salvaguardia dell'ambiente e delle relative regole, e della qualità dei servizi erogati è stato creato il Centro di coordinamento RAEE, partecipato da tutti i sistemi collettivi per i RAEE domestici. Grazie a questo prezioso organismo non ci siamo trovati nella disastrosa situazione di altri Paesi (come in Inghilterra, dove, senza arbitro, vige una sorta di far west). Anche i consorzi più piccoli hanno avuto la possibilità di far valere i propri punti di vista contribuendo alla costituzione di un sistema equilibrato. Le istituzioni e i Comuni, dal canto loro, hanno a che fare con un unico interlocutore, pur ricevendo i servizi dai molteplici sistemi collettivi.

trattamento delle diverse categorie di RAEE (ricordo che sono suddivisi in 5 raggruppamenti: R1 – grandi elettrodomestici del freddo come i frigoriferi; R2 – altri grandi elettrodomestici come le lavatrici o i forni; R3 – televisori; R4 – piccoli elettrodomestici, informatica e telecomunicazioni; R5 – sorgenti luminose). Il sistema di trasporto era già esistente anche se estremamente frammentato e scarsamente dotato delle unità di carico adeguate. Pertanto alcuni sistemi collettivi hanno deciso di affidare all'esterno l'organizzazione della raccolta e del trattamento su tutto il territorio nazionale. Cosi nasce il Centro Servizi RAEE; da una parte, come detto, c'era l'esigenza di “organizzatori” che conoscessero e coniugassero competenze ambientali, logistiche ed operative. Dall'altra, una molteplicità di eccellenti esperienze locali prive di tessuto connettore.

Una nuova legge comporta sempre la nascita di nuove realtà imprenditoriali; quali sono gli motivazioni che hanno portato alla costituzione del Centro Servizi RAEE? Negli anni di avviamento operativo del sistema (2007 e 2008) si è via via consolidato il profilo degli attori che avrebbero di fatto operato la raccolta e il trattamento dei RAEE. Un po' su tutto il territorio sono nate iniziative per lo stoccaggio, il pretrattamento e il

Quale è l’ossatura portante del CSR? Il CSR è formato da specialisti che hanno lavorato alla reverse logistics (logistica di ritorno) per conto di grandi multinazionali come DHL o Geodis. Lavoriamo da anni all'ottimizzazione delle filiere di ritorno, affrontando problematiche di tutti i tipi. Abbiamo sviluppato

DM 185/2007, "Istituzione e modalità di funzionamento del registro nazionale dei soggetti obbligati al finanziamento dei sistemi di gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE)". DL 59/2008: ha soppresso la definizione di "apparecchiature elettriche ed elettroniche usate" all'art.3 comma 1 del decreto (L'eliminazione di tale definizione non pregiudica in ogni caso la possibilità di rivendita di apparecchiature di seconda mano nell'ambito di una effettiva organizzazione della ri-commercializzazione dei prodotti). DL 208/2008, “Misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente” stabilisce che non è considerato produttore chi fornisce finanziamenti esclusivamente in base ad accordo finanziario, salvo che agisca come fabbricante, venditore o importatore. Ancora, ha fatto slittare alla più vicina data tra la definizione del sistema Ue di identificazione dei produttori e lo scadere del 31 dicembre 2009 il termine a partire dal quale i produttori di AEE devono assumersi la responsabilità finanziaria individuale della raccolta e gestione dei RAEE nuovi (quelli derivanti da apparecchiature immesse sul mercato dopo il 13 agosto 2005).

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REPORT

STRUTTURA DI GESTIONE DEI RAEE Per poter gestire correttamente ed efficientemente la raccolta e lo smaltimento dei RAEE, si è dovuta creare una struttura complessa ed articolata che procedesse alla raccolta, al trasporto ed allo smaltimento di tale tipologia di rifiuti. Vediamo sinteticamente da chi e cosa è composta questa struttura. Piazzole di Raccolta: i Comuni devono prevedere la realizzazione di apposite piazzole di raccolta dei RAEE provenienti da nuclei domestici dove possano essere portate le AEE una volta giunte alla fine della loro vita, quando cioè siano diventate RAEE, sia dagli operatori professionali sia dagli utenti privati. I Comuni devono inoltre (art.6 comma a D.lgs 151/2005) assicurarne la funzionalità, l'accessibilità e l'adeguatezza, in modo che i detentori finali dei RAEE possano conferirli gratuitamente ai punti di raccolta capillarmente distribuiti sul territorio. Produttori: così come definiti dall'art.3 comma 1 punto m) del D.lgs 151/2005, hanno l'obbligo di iscriversi ad un apposito registro per dichiarare le quantità di AEE (Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) immesse sul mercato ed entrare a far parte di un Sistema Collettivo/Consorzio. Sistema Collettivo: sono i soggetti, ad esempio consorzi, o società senza finalità di lucro fondati e finanziati dai produttori di AEE per assolvere collettivamente alle obbligazioni loro attribuite dal D.lgs 151/2005. Centro di Coordinamento RAEE: previsto all’art.13 comma 8 del D.Lgs 151/2005, è l’organo costituito, finanziato e gestito dai Sistemi Collettivi istituiti dai Produttori di AEE per garantire l’ottimizzazione delle proprie attività, a garanzia di comuni, omogenee e uniformi condizioni operative. Il Centro di Coordinamento RAEE è regolato con il DM del 5 novembre 2007 N. 185. Registro nazionale dei produttori AEE: registro nazionale cui sono tenuti ad iscriversi i produttori di AEE ed i sistemi collettivi o misti.

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TABELLA 1 PRINCIPALI DEFINIZIONI

RAEE DOMESTICI Rifiuti provenienti da nuclei domestici o analoghi per natura e quantità

RAEE PROFESSIONALI Rifiuti prodotti da attività amministrative o economiche differenti dai RAEE DOMESTICI

RAEE STORICI Rifiuti derivanti da apparecchiature immesse sul mercato prima del 1 gennaio 2008

RAEE NUOVI Rifiuti derivanti da apparecchiature immesse sul mercato dopo il 1 gennaio 2008

• Responsabilità collettiva: obbligo di adesione ad un sistema collettivo • Quota di responsabilità: quota di mercato • Nessuna garanzia da versare

• Responsabilità individuale: ogni produttore tratta i propri rifiuti • Necessità di versare garanzie • Inapplicabile senza un sistema affidabile ed economico di identificazione dei produttori

• Gestione individuale o collettiva • Gestione individuale o collettiva • Il produttore è obbligato • Il produttore è obbligato al ritiro del RAEE solo quando al ritiro del RAEE anche vende una AEE equivalente se non vende una AEE in sostituzione equivalente in sostituzione

che sia un’attività tale da considerare la responsabilità di produttore, a meno che non tutte le apparecchiature tornino al produttore/distributore che le concede in comodato o locazione. Si precisa inoltre che tutte le AEE acquistate nella Città del Vaticano o a San Marino sono da considerarsi “importate” e dunque i relativi distributo-

internamente anche tutti gli applicativi web che, ispirati ai tool dei corrieri, possano garantire il track and trace dei servizi e la prova dei ritiri (scansione dei fir e se necessario anche dei documenti per la decespitazione). Il modello al quale ci ispiriamo viene chiamato in letteratura 4PL (Fourth Party Logistics): integratore della filiera che consente ai clienti (sistemi collettivi e produttori) di avere un unico interlocutore, preposto per mission all'ottimizzazione del sistema. Con queste premesse e forti delle esperienze degli anni precedenti, abbiamo cominciato i primi ritiri del sistema RAEE nel 2008. Quindi dopo un anno di lavoro si può già fare un bilancio dell’attività svolta? Oggi, non senza una punta di orgoglio, posso ammettere che i nostri servizi sono considerati, sia dai clienti, sia dai fornitori, sia dai Comuni, di elevata qualità ed efficienza. Ci siamo conquistati una quota di mercato importante nei RAEE B2C con oltre il 13% del totale dei RAEE e il 36% del raggruppamento 4.

ri anche in Italia sono considerati produttori ai sensi dell’art.3 comma 1 lettera m) punto 3 del D.Lgs 151/2005. Tra i RAEE più comunemente diffusi si possono facilmente trovare: • grandi elettrodomestici; • piccoli elettrodomestici;

Stiamo sviluppando anche alcuni progetti per diminuire l'impatto ambientale del trasporto e per collaborare con iniziative sociali. Ci tengo anche a sottolineare che i RAEE ritirati da CSR non finiscono all'estero ma rimangono in Italia: contribuiamo direttamente allo sviluppo delle competenze necessarie in loco e favoriamo iniziative che possano generare un indotto di occupazione. Operando attivamente all’interno del sistema di gestione RAEE avete individuato delle particolari criticità o aspetti che potrebbero essere migliorati? Gli aspetti ancora zoppicanti del neonato sistema sono sostanzialmente due: la raccolta dei RAEE professionali (B2B) e quella presso la distribuzione. Nel primo caso è importante osservare che è sempre esistito il mercato dei servizi di ritiro delle apparecchiature per le aziende, trattandosi prima che di un obbligo, di un servizio comodo per decespitare beni obsoleti o svuotare giacenze di magazzino. Tutt’al più oggi vige un po' di confusione


I valori dell’eco-contributo RAEE in base al prodotto acquistato

• Apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni; • Apparecchiature di consumo; • Apparecchiature di illuminazione; • Strumenti elettrici ed elettronici (ad eccezione de-

sulle responsabilità del produttore/importatore che effettua una vendita B2B. Non entro ora nel merito per non dilungarmi. Segnalo solo che CSR lavora per molte multinazionali di ogni settore, mettendo a disposizione in tutta Italia oltre 600 tecnici addestrati alla disinstallazione di apparecchiature complesse on-site (elettromedicali, antenne per le telecomunicazioni, ced...), mezzi di trasporto di tutte le dimensioni e dotazioni, impianti di trattamento qualificati anche per servizi a valore aggiunto (refurbishing, distruzione dati, tracciabilità matricole...). Ci stiamo avvicinando a un modello che, secondo me, rappresenterà il futuro di questi servizi: una soluzione chiavi in mano dalla distribuzione delle apparecchiature nuove al trattamento di quelle obsolete, con un unico interlocutore, su tutto il territorio, per tutti i tipi di RAEE. Sulla raccolta presso la distribuzione c'è poco da dire. Finora è mancato il decreto di semplificazione che consentisse ai punti vendita di stoccare i RAEE provenienti dai cittadini. Ma, da voci di corridoio,

gli utensili industriali fissi di grandi dimensioni); • Giocattoli e apparecchiature per lo sport e per il tempo libero; • Dispositivi medici (ad eccezione di tutti i prodotti impiantati ed infetti); • Strumenti di monitoraggio e controllo; • Distributori automatici. Nell’allegato 1B del D.Lgs 151 del 2005 si fornisce uno strumento di supporto alla decisione, presentando un elenco delle apparecchiature rientranti nel campo di applicazione della direttiva. In altri termini, se un apparecchio è esplicitamente citato nell’allegato 1B, tale prodotto rientra nel campo di applicazione, mentre se non figura nell’elenco, ciò non esclude la possibilità che tale apparecchio rientri nell’ambito di applicazione della direttiva RAEE. Si può operare inoltre una distinzione all'interno dei RAEE in base a due criteri: la data di immissione sul mercato (RAEE storici o nuovi) e la provenienza (RAEE domestici o professionali), come visibile nella Tabella 1. Analizzando nel dettaglio i RAEE storici provenienti da nuclei domestici, molti diffusi sul territorio nazionale, con l’entrata in vigore della normativa le attività di: • ritiro dei RAEE dai centri di raccolta comunali; • trasporto dei RAEE a centri di trattamento idonei; • trattamento dei RAEE nel pieno rispetto delle normative ambientali e massimizzando il recupero

sembra che presto ci sarà la svolta. Sarà un'evoluzione fondamentale per aumentare il tasso di raccolta e, soprattutto, per sviluppare la coscienza civile ed ambientale dei cittadini. Da pochi mesi è entrato in vigore il decreto legislativo 188/2008 che promuove la raccolta ed il riciclaggio delle pile e delle batterie; quali sono le strategie di CSR in questo campo? Con questa legge e le successive implementazioni che ne deriveranno, il ruolo della distribuzione sarà ancora più marcato: ogni punto vendita che venda pile nuove dovrà dotarsi di un contenitore per la raccolta di quelle obsolete. Essendoci in Italia decine, centinaia di migliaia di tabaccherie, ferramenta, autogrill, ecc, il ruolo dell'ottimizzazione logistica sarà fondamentale. CSR non mancherà all'appuntamento. Stiamo già mettendo a punto un sistema di raccolta derivato dai sofisticati “hub and spoke” dei corrieri più evoluti, per riuscire a contenere i costi e a dare servizi di alta qualità. Ma per ora è ancora “top secret”.

dei materiali; Non sono più a carico degli enti locali, ma vengono gestite dai produttori di apparecchiature elettriche e elettroniche mediante la costituzione di sistemi collettivi; restano invece di competenza degli enti locali la gestione dei centri di raccolta e la “relazione” con il cittadino (eventuale servizio a domicilio, fasce orarie di apertura dei centri di raccolta ecc.) • ciascun sistema collettivo deve farsi carico di una quota RAEE pari alla quota di mercato dei propri produttori; • non c’è bisogno di dividere i RAEE né per produttore né per sistema collettivo (ottimizzazione della raccolta). Per poter gestire correttamente ed efficientemente la raccolta e lo smaltimento di tali rifiuti, si è dovuta creare quindi una complessa struttura articolata in diversi centri collettivi che procedesse alla raccolta, al trasporto e allo smaltimento, in modo simile a quanto accade per plastica, carta o vetro. La gestione di tale struttura però comporta inevitabilmente dei costi, che ricadono sull'utente finale con un conseguente aumento dei prezzi per quello che è definito come l'eco-contributo RAEE. MA DI COSA SI TRATTA IN REALTÀ? QUANTO GRAVA SULL'UTENTE?

L'eco-contributo RAEE è un contributo ambientale pagato in anticipo ed è interamente dedicato alla gestione dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Gli importi più rilevanti si registrano nella categoria dei grandi elettrodomestici. Questo è legato al fatto che gli elettrodomestici, come frigoriferi e congelatori, oltre ad essere pesanti ed ingombranti, contengono gas pericolosi per lo strato di ozono (HCFC, CFC) e richiedono pertanto processi di riciclo più articolati e complessi. Inoltre, come anche lavastoviglie, lavatrici e piani cottura, rappresentano una fonte preziosa di materiali quali rame, ferro ed alluminio, da recuperare per essere reimpiegati nella produzione di nuovi apparecchi. Per la categoria di prodotti TV e audiovideo gli importi degli Eco-contributi sono di dimensioni ridotte per i prodotti di elettronica di consumo dalle piccole-medie dimensioni mentre aumentano sensibilmente per i televisori. Gli importi per la categoria dei prodotti piccoli elettrodomestici ed apparecchiature varie si differenziano a seconda della dimensione e del peso dell’apparecchio che dovrà essere smaltito. Le lampade a risparmio di energia e gli apparecchi illuminanti rappresentano infine la gamma di prodotti con il valore dell’eco-contributo RAEE più

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REPORT basso. Un valore ridotto ma molto importante, che permette di finanziare il recupero dei materiali plastici e metallici degli apparecchi di illuminazione e, soprattutto, di smaltire con cura le polveri fluorescenti e il mercurio presenti nelle moderne lampade a risparmio di energia. Per questa categoria di prodotto, infatti, le tecnologie a disposizione consentono di riciclare quasi il 99% dei materiali, recuperando la totale quantità di vetro e i residui metallici di cui sono composti.

I SISTEMI COLLETTIVI Al fine di adempiere agli obblighi del decreto legislativo 151 del 2005 per la gestione dei RAEE, le aziende definite “produttori” devono istituire o fare parte di un Sistema Collettivo; la forma collettiva è libera (così come previsto dalla direttiva europea) ed i produttori possono scegliere il sistema collettivo più efficiente. Da novembre 2007, i costi delle attività di ritiro e trattamento dei RAEE sono a carico dei produttori che, attraverso il Sistema Collettivo di cui fanno parte, adempiono agli obblighi di legge e contribuiscono in modo fattivo allo sviluppo sostenibile del nostro Paese. I Sistemi Collettivi sono in genere senza fini di lucro ed hanno il compito primario di gestire il trasporto, il trattamento ed il recupero dei RAEE, rispettando le disposizioni del decreto legislativo 151 del 2005 e le regole stabilite dal Centro di coordinamento RAEE. Esistono Sistemi Collettivi specializzati su singoli raggruppamenti RAEE, che si occupano primariamente della gestione di alcune categorie di prodotto, ed altri Sistemi Collettivi multifiliera che operano su tutti i raggruppamenti.

IL REGISTRO DEI PRODUTTORI L'articolo 14 del decreto legislativo 25 luglio 2005, n. 151 prevede, al fine di controllare la gestione dei RAEE e di definire le quote di mercato in base alle quali gli oneri di gestione del sistema vengono ripartiti tra i produttori, che sia istituito presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, il Registro nazionale dei soggetti tenuti al finanziamento dei sistemi di gestione dei RAEE. Il produttore di apparecchiature elettriche ed elettroniche, soggetto agli obblighi di finanziamento del sistema, può immettere sul mercato dette apparecchiature solo a seguito di iscrizione presso la Camera di commercio di competenza.

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Nial Nizzoli: progettazione, implementazione e verifica della logistica di RAEE Nial Nizzoli, da diversi anni presente nel settore del trasporto di rifiuti elettronici con una flotta di mezzi autorizzata, con l’evolversi della normativa ha rafforzato la presenza in questo segmento di mercato operando per conto dei sistemi collettivi deputati alla gestione di R.A.E.E. Il servizio che l’azienda offre non si limita al solo trasporto; in questi mesi è stato implementato definendo diversi tipi di contenitore, al fine di poter rispondere alle esigenze di stoccaggio presso le S.E.A. in condizioni di sicurezza e di tutela dell’ambiente. Per i territori del gruppo Hera Spa sono stati progettati contenitori denominati Nial Box da utilizzarsi per lo stoccaggio del raggruppamento R1 (frigoriferi) in modo da evitare sversamenti accidentali e risolvendo così un importante problema di adeguamento delle S.E.A. alle normative vigenti. Un servizio, quindi, che ha la capacità di coniugare le esigenze del gestore della S.E.A. con quelle dei Sistemi Collettivi e degli impianti di trattamento, attraverso la pianificazione della raccolta effettuata in funzione di simulazioni computerizzate della produzione del rifiuto. Inoltre l’utilizzo di contenitori specifici per i diversi raggruppamenti facilitano le operazioni di carico e scarico. Attualmente l’azienda serve, per alcuni Consorzi Collettivi, porzioni delle regioni Emilia Romagna, Marche, Lombardia e Veneto, differenziate per tipologia di rifiuto ed impianto di destinazione finale; un’attenta gestione della logistica dei trasporti consente importanti ottimizzazioni con il conseguente contenimento dei costi.

MP Ambiente Spa: trattamento, recupero e riciclo di RAEE MP Ambiente Spa raggruppa un insieme di aziende specializzate nel trattamento, recupero e riciclo di RAEE. Con impianti presenti in Italia da circa 10 anni, l’azienda è recupera in modo serio ed affidabile ponendosi l’obbiettivo del trattamento nel rispetto dell’ambiente e del riutilizzo della materia prima. MP Ambiente Spa, in altre parole, intende limitare l’inquinamento da sostanze nocive (gas) ed il riutilizzo


della materia prima seconda (plastica) e combattere il progressivo esaurimento dei giacimenti minerari di estrazione (in particolare rame, alluminio, ferro). Questa attività è da considerare a tutti gli effetti una produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, perché anche la materia prima, come i combustibili di origine fossile, è in via di esaurimento. MP Ambiente Spa garantisce tutto ciò attraverso impianti che operano nel totale rispetto del quadro legislativo di riferimento per il settore, un management specializzato e altamente professionale, garantendo eccellenti servizi ad alto valore aggiunto per le aziende, per l’ambiente e per l’uomo. MP Ambiente contribuisce all’inevitabile esigenza di conservare l’ambiente e la tutela della salute umana.

Camoter Commerciale e MeWa partner per il trattamento dei RAEE In un mondo alla continua ricerca di soluzioni innovative per l’ambiente Camoter Commerciale non poteva certo rimanere ferma rispetto ad uno dei temi di maggiore attenzione: i rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE). La tensione all’analisi e comprensione dei bisogni, a soluzioni tecnologicamente innovative, efficaci, all’attenzione all’ambiente ha portato Camoter Commerciale, ormai due anni or sono, a identificare in MeWa la risposta in tema di riciclaggio degli scarti elettrici ed elettronici. MeWa Der Pioner, il pioniere, è una realtà di primissimo piano nel panorama internazionale del riciclaggio, con più di 25 anni. La soluzione Camoter Commerciale con MeWa per i rifiuti elettrici ed elettronici è sorprendente e innovativa, riassumibile in quello che è quasi uno slogan: nessuna frantumazione, nessuna triturazione ma un vero e proprio disassemblaggio. Il sistema MeWa, proposto in esclusiva sul mercato italiano da Camoter Commerciale, non prevede alcun sistema di taglio o triturazione, le diverse apparecchiature elettriche ed elettroniche vengono inserite in un cilindro dove grazie ad appositi utensili, delle catene, vengono accelerate così da, per effetto dei diversi pesi e degli urti, disgregare ciascuna componente degli apparecchi.

Il risultato è sorprendente: metalli, schede elettroniche, condensatori, batterie rimangono intatti. Il vantaggio è evidente: non occorre alcuna preselezione, i materiali in uscita sono facilmente selezionabili, rimanendo intatti conservano il loro valore di materia prima seconda e, i componenti contaminanti, come le batterie, possono essere separati nel pieno rispetto della normativa vigente e dell’ambiente.

Gruppo Mercantile Servizi Il general contractor per il sistema RAEE Gruppo Mercantile Servizi ha una pluriennale esperienza nella Gestione dei servizi Ambientali Integrati, inclusa la logistica, relativi al ciclo di fine vita dei prodotti tecnologici e rifiuti industriali.

Leader in Italia nel trattamento e recupero di RAEE, grazie ad un caratteristico orientamento all’ottimizzazione ed al reimpiego della materia tramite valorizzazione del rifiuto, nel corso degli anni ha consolidato sul mercato la posizione di “general contractor” per i grandi gruppi che operano nel settore delle tecnologie informatiche e di telecomunicazione. Gruppo Mercantile Servizi ha un’organizzazione capillare/territoriale in grado di svolgere il servizio a tariffe costanti e in tempi estremamente ridotti sul tutto il territorio nazionale. Il forte orientamento allo sviluppo del network operativo, l’organizzazione, la struttura manageriale e le forti sinergie operative ed economie di scala, nonché i know-how specialistici acquisiti in termini di razionalizzazione del valore intrinseco della materia, consentono di gestire con crescente dinamismo i propri Centri nazionali e di offrire efficacemente con una struttura di costi molto competitiva, la gamma completa di servizi inerenti la Gestione Ambientale Integrata, il Facility Management e la Reverse Logistics.

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PA N O R A M A A Z I E N D E

M O N T A L B E T T I S PA : U N S U C C E S S O S T R AT E G I C O L A S O C I E T À , S P E C I A L I Z Z ATA N E L C O M M E R C I O D E L M AT E R I A L E F E R R O S O E N O N F E R R O S O , C O N L E D U E S E D I O P E R AT I V E , A D E S T E A D O V E S T D E L N O R D I TA L I A , A M P L I A L E S U E P R O S P E T T I V E R I V O LT E A N U O V I M E R C AT I DI

M A R I A B E AT R I C E C E L I N O

Due sedi operative, la principale a Cairate (Va) e l’altra a Grisignano di Zocco (Vi), consentono oggi a Montalbetti Spa di essere presente sul mercato della lavorazione e del commercio del materiale ferroso e non ferroso del nord Italia e non solo, in modo più che strategico. La società fattura 50 milioni di euro lavorando 150 mila tonnellate di materiali. Oltre all’attività di lavorazione e commercio, Montalbetti Spa costituisce anche un’importante realtà nel campo delle demolizioni di impianti e serbatoi; per questo La sede di Cairate (Va)

La sede di Grisignano di Zocco (Vi)

è socio fondatore di Nad (Associazione nazionale demolitori). Inoltre l’azienda è certificata ISO 9001 in entrambe le sedi. Abbiamo incontrato Bruno Montalbetti, titolare della società, che ci ha illustrato la loro strategia operativa e la situazione del mercato. L’azienda è dislocata in modo particolarmente strategico sul territorio: ci può descrivere le due sedi dal punto di vista operativo? La sede di Cairate è sorta ad opera di mio nonno negli anni ’40,

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In alto: la pressa cesoia della filiale di Grisignano In alto a destra: due escavatori da demolizione A fianco: il raccordo ferroviario presente nella filiale di Grisignano

be pensato che oggi si sarebbero potuti portare i rottami a 10mila km di distanza? Purtroppo non credo che il trasporto via treno potrà migliorare in Italia, ma certamente per i mercati esteri potranno esserci sbocchi interessanti. Una logistica evoluta che utilizza usualmente il trasporto via treno, consente di poter ricevere merce dalla Germania in 24 ore, grazie anche al fatto che il carico viene effettuato di notte. La possibilità di sfruttare le ore notturne per le operazioni di carico/scarico fa preferire il trasporto via treno anche alle acciaierie. Il 2008 è stato un anno caratterizzato da eccessi (sia in positivo che in negativo) quali le attese per il futuro? Veniamo da un 2008 con situazioni mai viste dagli operatori di questo settore. Abbiamo visto schizzare la domanda ed i prezzi a livelli pazzeschi. Le aziende hanno prodotto più delle proprie capacità. Il mercato ha ceduto perché si è venuta a creare una situazione estrema, una continua rincorsa all’aumento dei prezzi. La richiesta era fortissima. Con il continuo aumento dei prezzi nel giro di pochi mesi ci siamo trovati a dover disporre del doppio dei capitali per l’acquisto del materiale e quindi nella necessità di essere finanziati anche dove prima non era necessario. Questa è un’importante crisi finanziaria che ha fermato tutti i mercati sotto il profilo del finan-

ziamento. Oggi come oggi è difficile sapere cosa succederà; certamente dipenderà molto dal sistema del credito che deve rimettere in moto il mercato. Fino a quel momento si resterà in una situazione di stallo. Nel nostro settore questo perdurare della situazione porterà dei problemi. I prezzi sono notevolmente scesi. Si potrebbe arrivare a non avere più convenienza nel recupero dei materiali, questo anche per altre materie, come ad esempio le materie plastiche. Nel settore del recupero di autoveicoli, per esempio, i pezzi di ricambio usati non valgono più niente, ma la manodopera per smontarli è rimasta la stessa, quindi si corre il rischio che il rifiuto non costituisca più risorsa.

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WORK IN PROGRESS

EX PETROLCHIMICO DI FERRARA BONIFICA E DEMOLIZIONE

E S T E L U X N E L L A D A D I

R E A L I Z Z E R À ,

N U O V A

S Y N D I A L

S P A ,

P O L I S I L I C I O

D E L

M O N D O ,

M E R C A T O DI

E D O A R D O G A S PA R I N I

A C Q U I S I T A

L O

P I Ù

C O N

P A R I

Petrolchimico di Ferrara sorgerà presto uno stabilimento Estelux, per la produzione, una volta a regime, di circa 4 mila t/anno di polisilicio, impiegato nella fabbricazione di pannelli fotovoltaici. La produzione mondiale di polisilicio, stimata in 50 mila t/anno nel 2008, è nelle mani di poche tra cui Hemlock americana, Tokuyama giapponese e Wacker tedesca. Attualmente l'unica realtà in Italia è la Memc Corp, azienda statunitense con sede produttiva a Merano. Extelux realizzerà a Ferrara lo stabilimento per la produzione di polisilicio più grande del mondo, con una capacità pari alla metà della produzione mondiale. La società ha acquistato dalla Syndial Spa le aree XIX ex parco serbatoi GPL – area XVIIa – area XVIIa -area XXII insediata nell’area a nord del Petrochimico.

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A R E A

S T A B I L I M E N T O G R A N D E

U N A

A L L ’ 8 %

Q U O T A D E L

La società Demiced Srl, con sede a Marghera, ha eseguito nell’area la demolizione e la bonifica dei fabbricati e dei serbatoi.

OPERE PRELIMINARI La prima attività svolta è stata la realizzazione di uno scavo perimetrale delle aree per intercettare tutti i sotto servizi presenti (attivi e non attivi) a cui ha seguito la posa della recinzione perimetrale dell’area di cantiere con reti modulari metalliche adagiate su dei blocchetti in cls agganciati a terra (circa 2.000 m) e la realizzazione di 4 cancelli di accesso all’area di cantiere. A causa del lungo periodo di inattività del sito, sia all’interno dei fabbricati, che in tutta l’area, erano presenti diverse tipologie di rifiuti (batterie al piombo, olio esausto, rsu, imballaggi in legno, ecc.) che sono stati opportunamente raccolti, se-

D I

T O T A L E

parati per tipologia e inviati a smaltimento in discarica, previa la compilazione degli appositi formulari e la successiva trascrizione dei registri di carico e scarico.

BONIFICA E DEMOLIZIONE DEI FABBRICATI Ultimato il lavoro di pulizia, la ditta Demiced Srl ha proceduto con l’inizio dell’attività di demolizione di tutti i fabbricati fuori terra ad esclusione del locale denominato Dcs di altra proprietà. Le demolizione è stata eseguita con l’uso di escavatori idraulici cingolati da 26 a 46 tonnellate attrezzati con frantumatori, pinze e martelloni idraulici; trattandosi di fabbricati di dimensioni medio piccole si è proceduto, mediante l’uso di una benna liscia, alla rimozione della guaina ca-


Vista dell’area oggetto della demolizione e bonifica

tramata presente sulla coperture separandola dal calcestruzzo (cls), così da poter caricare e conferire separatamente i due materiali ciascuno privo di impurità. Una volta terminata la rimozione ed il trattamento delle coperture, si è continuato con la demolizione dei fabbricati, la deferrizzazione del cls e del laterizio e la conseguente riduzione volumetrica; infatti, dopo l’esecuzione dei consueti test di cessione sul materiale accumulato dalla demolizione, per mezzo di un frantoio mobile a ganasce, il materiale viene frantumato e portato a pezzatura variabile 0/100 per il successivo riutilizzo in cantiere. Particolare attenzione è stata posta per la demolizione del fabbricato confinante con la costruzione denominata Dcs in quanto, trattandosi di una costruzione all’interno della quale sussistevano attività che non sono state interrotte, non si dovevano provocare vibrazioni e disagi di alcun gene-

re. Gli stessi escavatori idraulici cingolati sono stati utilizzati per la demolizione delle carpenterie metalliche; con l’utilizzo di apposite cesoie idrauliche il materiale demolito è stato movimentato, tagliato e preparato nelle apposite dimensioni “pronto forno” , ovvero pronto per essere caricato e trasportato in acciaieria. Anche in alcune costruzioni realizzate con struttura metallica, sono state individuate coperture in eternit le quali sono state rimosse da una squadra specializzata che ha provveduto all’incapsulamento delle lastre, allo sbullonamento e alla messa a terra per il posizionamento in appositi pallets che, una volta confezionati, sono stati avviati in discarica.

BONIFICA E DEMOLIZIONE DEI SERBATOI L’ex parco serbatoi dismesso ormai da vari an-

ni era già in possesso di una certificazione di avvenuto gas-free, quindi era pronto alla demolizione. Per l’esecuzione di questa tipologia di attività sono state messe in campo più squadre simultaneamente. Una squadra, con l’uso di escavatori idraulici cingolati attrezzati con martelloni oleodinamici, ha provveduto all’abbattimento dei basamenti dei serbatoi; contemporaneamente, altri escavatori, con l’uso di cesoie oleodinamiche, hanno eseguito il taglio di tutte le tubazioni presenti che collegavano tra loro i serbatoi. Un’altra squadra, attrezzata con cannelli a fiamma ossiacetilenica, provvedeva al taglio di tutte le valvole ed i raccordi flangiati che sono stati successivamente raccolti e, con l’uso di una mini pala gommata, sono stati trasportati in un’area confinata per l’apertura e la rimozione delle guarnizioni in amianto. Sempre per mezzo di cannelli a fiamma ossia-

Demolizione meccanica dei fabbricati all’interno dell’area Sezionamento delle lamiere dei serbatoi in lastre che sono state arrotolate per renderle adatte al “pronto forno” e accatastate per il successivo trasporto

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WORK IN PROGRESS

Da sinistra: Scoibentazione dei tubi rivestiti con lana di roccia e raccolta del materiale in appositi big-bags L’esecuzione del taglio del serbatoio “a sfera” per il quale si è operato con l’ausilio di una piattaforma aerea eseguendo il sezionamento della lamiera in opera. Fasedidemolizioneerimozionedituttii plintiedibasamentiinterratideiserbatoi Il cls frantumato recuperato dagli scavi è stato accatastato in cumulo e trattato per la riduzione volumetrica mediante l’impianto mobile di trattamento di rifiuti e terre da scavo

cetilenica, una terza squadra provvedeva al sezionamento delle lamiere dei serbatoi in lastre che sono state arrotolate per renderle adatte al “pronto forno” e accatastate per il successivo trasporto. Contemporaneamente un altro gruppo provvedeva prima alla scoibentazione dei tubi rivestiti con lana di roccia raccogliendo il materiale in appositi big-bags e successivamente, per i tubi rivestiti in cemento amianto, ha eseguito l’incapsulamento, il confezionamento ed il trasporto del materiale in area confinata. Particolarmente interessante è stata l’esecuzione del taglio del serbatoio “a sfera” per il qua-

le si è operato con l’ausilio di una piattaforma aerea eseguendo il sezionamento della lamiera in opera. Preventivamente è stata realizzata la pulizia delle tubazioni e della scala di servizio che portava alla sommità della sfera stessa; successivamente é iniziato il sezionamento per parti concentriche lasciando integre le colonne di supporto. Questa metodologia ha consentito alle lamiere di adagiarsi sul fondo della sfera senza creare alcun pericolo all’esterno del sedime. L’intervento ha necessitato dell’ausilio di un escavatore munito di cesoia idraulica che ha provveduto allo spostamento delle lamiere precedentemente accatastate sul fondo della sfera per de-

positarle nel piazzale adiacente dove, preparate nellamisura “pronto forno” sono state successivamente inviate in acciaieria.

SCAVI E REINTERRI CON MATERIALE RICICLATO Una volta completate le rimozioni dei materiali e la demolizione di tutte le strutture presenti al di sopra del piano campagna, dopo che tutte le linee fognarie presenti sono state ripulite mediante una sonda a getto d’acqua e che le strade asfaltate sono state opportunamente fresate,

AT T R E Z Z AT U R E / M A C C H I N E O P E R AT R I C I U T I L I Z Z AT E ATTREZZATURA COMPLEMENTARE E IDRAULICA

Pinza NPK S-22XAR Multisystem MS30R Magnete mobile per calamitare rottami ferrosi peso Martello demolitore FURUKAWA F22LN Martello demolitore NPK E-216A Martello demolitore NPK H-2XA Frantumatore idraulico rotante NPK G 30JR Frantumatore idraulico rotante MANTOVANIBENNE RP 25 Frantumatore idraulico NPK G21R Demolitore selezionatore MANTOVANIBENNE GRAPPLE GR4.5 Multiprocessore NPK MK 28 Motocompressore ATLAS COPCP XAS 46 Idropulitrice ALCE Misuratore Disco Laser TOP COM RL-H3

q.li 25 q.li 29 q.li 25 q.li 16,60 q.li 25,00 q.li 3,20 q.li 36,60 q.li 30,00 q.li 24,60 q.li 31,40 q.li 35,00 q.li 6,80

ESCAVATORI E PALE GOMMATE

Pala gommata BOB CAT 863H - kW 61

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Pala gommata CAT 938G2 - kW 129 Mini esc. KOMATSU PC35 MR-2 - kW 21,7 Esc. idr. cing. CAT 345 BLUHD - kW 216 Esc. idr. cing. CAT 330 CLN - kW 181 Esc. idr. cing. CAT 330 CLN - kW 181 Esc. Idr cing. CAT 325DDEM - kW 140 Esc. idr. cing. DAEWOO mod. S340LCV -kW 184 Esc. idr. cing. CAT 320 CSVA - kW 103 AUTOVEICOLI

Trattore per semirimorchio DAIMLERCHRYSLER AG MB 3348 S/EU3 Semirimorchio cassone ribaltabile ZORZI 47S 075 R1 Semirimorchio per trasporto specifico DE ANGELIS Autocarro cassone intercambiabile DAIMLERCHRYSLER AG MB 4143 K/EU3 - targa CD 215 SX peso kg. 17.580 equipaggiato con grù peso kg. 19.020 kW 290 ed impianto scarrabile IMPIANTI

peso t. 3,30

peso t. 15,00 peso t. 15,00 peso t. 49,00 peso t. 35,00 peso t. 35,00 peso t. 35,70 peso t. 34,00 peso t. 25,00

Impianto mobile di frantumazione HARTL 503 BBV-S - 186 kW


sì è provveduto, nelle aree XVIIa, XIXb, XXII, mediante l’uso di un escavatore idraulico cingolato con benna, allo scavo di sbancamento; contemporaneamente un altro escavatore idraulico cingolato,munito dimartellone oleodinamico o di frantumatore oleodinamico, ha proceduto alla demolizione e alla rimozione di tutti i plinti ed i basamenti interrati e ad un’ulteriore deferrizzazione. Il cls frantumato recuperato dagli scavi è stato accatastato in cumulo e sempre dopo gli appositi test di cessione, trattato per la riduzione volumetrica mediante l’impianto mobile di trattamento di rifiuti e terre da scavo di proprietà della Demiced Srl. Una volta liberate le aree fino al-

la profondità di -2,00 m, si è proceduto con la compattazione del fondo dello scavo ad una quota media di -1,00 m e alla fornitura estesa del geotessuto; a causa della diversa consistenza del terreno sono stati utilizzati due tipi diversi di geotessuto: per le aree XVIIa e XXII un 200 gr/m2 mentre per l’area XIX un 400 gr/m2. Sopra sono stati stesi 10 cm di sabbia, 40/50 cm di materiale inerte frantumato ed altri 40/50 cm di roccia 0/100, il tutto compattato a strati ogni 20/30 cm mediante rullo compattatore. L’intero cantiere è stato realizzato nel pieno rispetto delle normative sulla sicurezza e delle normative in campo ambientale.

I NUMERI DELLA COMMESSA ESTELUX FERRARA: 6.247,48 tonnellate di terreno scavato trasportato e smaltito in impianti autorizzati 1.659,58 tonnellate di acciaio al carbonio demolito e smontato 28.120 m3 materiale demolito e trattato con l’impianto di frantumazione 48.697,58 tonnellate spaccato 0/100 utilizzato per il riempimento 13.937,73 tonnellatesabbiautilizzataperriempimento 40.200 mq geotessuto steso (m2 10.200 geotessuto 400 g/m2; 28.000 geotessuto 200 g/m2; m2 2.000 geogriglia)

DEMICED, PER UNA CULTURA DELLA DEMOLIZIONE La Demiced Srl di Marghera (Ve) nasce all’inizio degli anni 60, dall’iniziativa di Antonio Bonaventura che cominciò a svolgere l’attività di demolizioni edili, scavi e movimento terra. La sua denominazione definitiva in Demiced, acronimo che sta per demolizioni industriali civili ed edili, risale al 1989, a conferma del desiderio di trasferire l’esperienza accumulata negli anni in un progetto di sviluppo che potesse essere al passo con i tempi. È così che Demiced, nata “a misura d’uomo”, pur sviluppandosi, ha saputo nel tempo fare tesoro dell’esperienza, inserendo tra gli elementi che costituiscono la sua professionalità anche la capacità di fornire un servizio “su misura” per il cliente. L’esperienza decennale inoltre le consente di garantire tutti gli standard di sicurezza ai propri cantieri nel pieno rispetto dell'ambiente. Tutto questo permette oggi a Demiced di operare sull’intero territorio nazionale prestando i propri servizi ai maggiori gruppi industriali ed imprenditoriali. Forte della sua posizione nel mercato della demolizione e della condivisione dei principi ispiratori, Demiced Srl è tra i soci fondatori di Nad, Associazione nazionale demolitori italiani; l’associazione, nata nel 2003, ha tra i propri scopi quello di tutelare, qualificare e tramandare la “cultura della demolizione”.

Demiced Srl è quindi un’azienda che guarda al proprio futuro e segue il mercato; proprio in quest’ottica la società proprietaria controllante di Demiced Srl, la Enn & B Costruzioni Srl, controllata dai fratelli Enrico e Rodolfo Bonaventura, ha ceduto parte delle quote di sua proprietà alla Mafra Srl. Con il nuovo assetto societario l’azienda garantisce continuità, ha inserito nuove figure giovani ed è pronta alle nuove sfide che oggi il mercato richiede di affrontare. Il continuo sviluppo, la crescita ed il mantenimento della leadership sul proprio territorio, sono tra gli obiettivi primari che l’azienda si prefigge. Ad immediata conferma della scelta fatta, i primi risultati delle importanti commesse che l’azienda si è aggiudicata di recente: con l’Autorità Portuale di Savona, con il Comune di Verona, oltre alla realizzazione dell’opera di demolizione e bonifica presso il Polo petrolchimico di Ferrara che, per l’importanza e la dimensione, porta a guardare con meritata soddisfazione l’attività svolta nel 2008.

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WORK IN PROGRESS

UN ESEMPIO DI MODELLIZZAZIONE NUMERICA I N FA S E D I M E S S A IN SICUREZZA D’EMERGENZA V E R I F I C A D E L L ’ E F F I C I E N Z A I D R A U L I C A E I D R O C H I M I C A D I U N A B A R R I E R A D I P U M P & T R E A T

DI E

SERENA CASTIGLIONI MARCO COLOMBO *

In seguito allo sversamento su suolo di circa 15.000 l di gasolio, causato da un incidente stradale avvenuto nel 2007 in un’area trevigiana adibita a coltivazione vitivinicola, la RE.AL. Service Pronto Intervento Ecologico ha attuato le operazioni di messa in sicurezza d’emergenza (Mise) necessarie ad asportare il nucleo di contaminazione presente nel terreno e a confinare l’inquinamento delle acque sotterranee. Le concentrazioni medie di idrocarburi rilevate nei suoli si attestavano intorno ai 10.000 mg/kg, mentre la contaminazione in falda era di circa 15000 µg/l. Dal punto di vista idrogeologico, l’area risulta caratterizzata da un acquifero freatico di tipo ghiaioso-sabbioso (livello saturo che si sviluppa da -4.50 m sino a -12.00 m dal p.c.), con gradiente idraulico poco superiore all’1‰ e il cui letto è costituito da argille grigie. Le operazioni di Mise per la falda hanno previsto l’installazione di un impianto di Pump&Treat, totalmente automatico, costituito da pompe da 4” in aspirazione poste all’interno della zona

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di contaminazione, una cisterna allestita a dry box per una prima fase di decantazione e filtraggio di eventuali solidi sospesi, una cisterna di accumulo dei reflui, un impianto di trattamento con sistema stripper e due serie di filtri a carboni attivi, un analizzatore in continuo delle concentrazioni di idrocarburi totali allo scarico (Fig. 1). Per il controllo delle acque in uscita dall’impianto, dopo il primo pacco di filtri a carboni attivi è posto un analizzatore a fluorescenza per la misura in continuo delle concentrazioni degli idrocarburi totali la cui soglia di sicurezza è impostata a 100 µg/l inferiore ai limiti tabellari. In caso di superamento dei limiti, è previsto una commutazione automatica tra il primo sistema di filtri a carboni attivi ed il secondo per garantire il rispetto delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione.

MODELLO DI FLUSSO E TRASPORTO Al fine di verificare l’efficienza idraulica e idrochimica della barriera di Pump&Treat realizza-


Figura 1- Schema dell’impianto di Pump & Treat

ta per la messa in sicurezza d’emergenza della falda è stato implementato un modello numerico di flusso e trasporto. Il dominio spaziale è stato limitato a un’area rettangolare estesa per 50,46 ha, inizialmente discretizzato arealmente con una griglia uniforme a maglia quadrata (10 x 10 m) di 87 colonne per

58 righe, griglia raffinata in seguito in corrispondenza della zona di maggiore interesse, avendo cura di graduare i cambiamenti delle dimensioni delle celle, al fine di prevenire problemi di convergenza del modello (alle differenze finite). Tali passaggi hanno portato ad una discretizzazione areale definita complessivamente da 197 righe e 217

Figura 2- Particolare della discretizzazione verticale del modello (Vert. Exaggeration Factor = 10)

colonne, di larghezza variabile da un massimo di 10 m a un minimo, nell’area di interesse, di 1,2 m. Si è ripetutamente suddiviso il dominio verticale ottenendo una schematizzazione della successione stratigrafica di 8 livelli, indifferenziati dal punto di vista delle proprietà idrauliche (Fig. 2). Si è proceduto ad una calibrazione progressiva del modello, utilizzando il modulo software PEst (Parameters Estimation), grazie al quale si sono ottenuti i valori di conducibilità idraulica (Kx = 3.74E3 m/s, Ky = 3.50E-3 m/s e Kz = 3.12E-4 m/s), compatibili con stime empiriche (Fig. 3 e 4). La simulazione è stata svolta in regime stazionario, tenendo in considerazione, quali fattori di attenuazione, esclusivamente i fenomeni di solubilizzazione, di dispersione meccanica e diffusione molecolare (Fig. 5). La sorgente del fenomeno di contaminazione è stata conservativamente modellizzata ipotizzando che il contaminante arrivi in falda, originando il pennacchio di contaminazione, attraverso un duplice meccanismo: • per lisciviazione del terreno impregnato di idrocarburi da parte dell’acqua di infiltrazione (condizione al contorno “Recharge”, RCH);

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WORK IN PROGRESS

In alto a sinistra, Figura 3- Piezometria risultante dall’interpolazione delle misurazioni del 10 aprile 2007 Qui sopra, Figura 4- Piezometria risultante dalla calibrazione del modello A sinistra, Figura 5- Ubicazione della barriera attuale: area in blu e fronte sorgente in arancione

• attraverso il rilascio da sorgente lineare posta sulla superficie della falda, a concentrazione costante e pari al valore massimo rilevato nella campagna precedente l’avvio del sistema (condizione al contorno “Constant Concentration”), disposta trasversalmente al flusso e di estensione pari alla larghezza massima dell’area sorgente. Sono stati simulati i campi di flusso e di trasporto conseguenti a due variazioni dello schema di iniezione, prevedendo altresì la reiniezione in falda dell’acqua trattata come previsto dall’art. 243 comma 2 del decreto legislativo 152/06, come di seguito descritto: • Variante A: emungimento in Pz8, Pz12 e Pz13 e reiniezione in Pz9 e Pz10; • Variante B: emungimento in Pz8, Pz10, Pz12 e Pz13 e reiniezione in Pz2 (Fig. 6). Durante la fase di messa in sicurezza d’emergenza, l’impianto è stato avviato in modalità Variante A, ma immediatamente verificato il non soddisfacente contenimento idraulico si è optato per la Variante B.

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La verifica dell’efficienza idraulica teorica della barriera, nella configurazione Pz8, Pz12 e Pz13 in emungimento al variare della portata estratta, evidenzia, sulla base di una simulazione in stazionario della durata di dieci anni, un contenimento buono delle linee di flusso generate dalle sorgenti di contaminazione, già a partire dalla più bassa tra le portate ipotizzate 2,07 l/s (scenario 1). Il contenimento teorico viene meno, tuttavia, qualora si reimmetta la portata estratta (trattata) a monte della barriera di estrazione (Scenario 1 – Variante A), come evidente dal passaggio dei filetti fluidi oltre la stessa (Fig.7). La situazione ritorna sotto controllo, con un incremento dei margini di sicurezza rispetto allo scenario 1, modificando lo schema iniziale secondo la Variante B (emungimento aggiuntivo in Pz10 e reiniezione dell’acqua trattata nel solo punto Pz2, a valle – Fig. 8). Le caratteristiche del fenomeno di contaminazione e gli obiettivi stessi dell’intervento di messa in sicurezza d’emergenza inducono a verificare l’ef-

ficacia idrochimica (abbattimento) delle diverse configurazioni, in condizioni conservative di trasporto advettivo-dispersivo. Al fine di verificare l’efficienza idrochimica teorica del sistema, prendendo in esame il fatto che le configurazioni del sistema di emungimento siano in grado di abbattere le concentrazioni di Idrocarburi al di sotto delle Concentrazioni di Soglia di Contaminazione, ai sensi del decreto legislativo 152/06, in corrispondenza di punti di monitoraggio, è stata effettuata una simulazione di trasporto advettivo-dispersivo, utilizzando il codice MT3DMS integrato nel pacchetto Visual Modflow Pro v.4, per lo scenario relativamente “peggiore” (scenario 1). Sono così state calcolate le concentrazioni in arrivo in 2 punti di osservazione fittizi (OBS1 e OBS2). Le differenti simulazioni svolte hanno mostrato un contenimento del plume più efficiente nel caso di reiniezione delle acque a valle del sito (Fig. 9), rispetto allo scenario senza reiniezione (Fig. 10), per effetto dell’allargamento della zona di richiamo, a parità di portata totale estratta. La rei-


Qui sopra, Figura 6- Schema Variante B: in giallo Pz. di estrazione, in ciano PZ di reiniezione. In alto a destra, Figura 7- Tracking in avanti delle particelle in condizioni stazionarie (Scenario 1 – Var. A) con reimmissione delle acque trattate a monte (PZ10 e PZ9). A destra, Figura 8- Tracking in avanti delle particelle in condizioni stazionarie (Scenario 1 – Var. B) con reimmissione delle acque trattate a valle (PZ2).

niezione e la conseguente deformazione locale della piezometria, inoltre, garantiscono un’ulteriore diluizione della concentrazione residuale che, per diffusione e in condizioni stazionarie, giunge ancora al punto di osservazione più lontano.

STIMA DELLA DURATA DEL CONTENIMENTO IDRAULICO Al fine di definire le problematiche connesse alla sospensione del contenimento idraulico, realizzato mediante barriera di P&T, nell’ottica di stimarne la durata massima e verificare la necessità di eventuali e ulteriori forme di intervento, è stato implementato un modello analitico conservativo di infiltrazione del NAPL sversato, simulando contemporaneamente la formazione e l’allargamento di una lente sulla superficie della falda, nonché la dissoluzione e il trasporto di alcuni idrocarburi contenuti nella miscela iniziale, scelti in base alla loro solubilità effettiva in acqua e pertanto ritenuti rap-

presentativi delle priorità ambientali tipiche di analoghe situazioni. Al fine di selezionare i “costituenti indicatori” della miscela iniziale di cui sono stati simulati dissoluzione (dalla lente) e trasporto, sono state riportate in un apposito foglio di calcolo le concentrazioni medie (percentuali sul peso) di 129 composti costituenti la miscela diesel iniziale, distinti in 9 classi idrocarburiche, sulla base dei dati desunti dai volumi 2 e 3 della serie “TPH Working Group” (Association for Environmental Health and Sciences, AEHS). Per simulare i diversi fenomeni attivi nella situazione esaminata sono stati utilizzati in cascata i seguenti modelli matematici, integrati nel software HSSM ver. 1.2a (Hydrocarbon Spill Screening Model, U.S. EPA, 1997): KOPT (Kinematic Oily Pollutant Transport), modello conservativo monodimensionale per la simulazione dell’infiltrazione e del trasporto della fase NAPL e di un costituente disciolto (alla volta) dalla superficie alla tavola d’acqua; OILENS, modello conservativo per la simulazio-

ne dell’evoluzione (allargamento radiale e ispessimento) della fase NAPL sulla tavola d’acqua e della dissoluzione di un suo costituente (per volta) in falda; TSGPLUME (Transient Source Gaussian Plume), modello per la simulazione del trasporto in falda di un costituente disciolto, mediante soluzione analitica bidimensionale (“vertically averaged”) dell’equazione di advezione-dispersione. L’applicazione dei modelli matematici ha consentito di simulare, in cascata: per la fase NAPL, l’infiltrazione nella zona vadosa e l’arrivo alla tavola d’acqua (profili di saturazione in funzione del tempo), nonché la formazione e l’evoluzione (ispessimento e spandimento radiale, volume) della lente flottante sulla superficie piezometrica; per ciascun contaminante indicatore, la massa presente nella lente di NAPL e quella passata in soluzione nell’acquifero in funzione del tempo; per ciascun contaminante indicatore, l’evoluzione temporale delle concentrazioni in arrivo in tre punti di osservazione, di cui due reali (Pz2, a circa 50

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WORK IN PROGRESS

Figura 9 - Scenario 1 Var. B: vista 2D del Plume (Layer 4, a 15 gg, in alto e 1095 gg, in basso) Concentrazioni espresse in (µg/l). Emungimento in PZ8, PZ12, PZ10 e PZ13, reiniezione in PZ2. Figura 10 - Scenario 1: vista 2D del Plume (Layer 4, a 15 gg, in alto e 1095 gg, in basso). Concentrazioni espresse in (µg/l). Emungimento in PZ8, PZ12 e PZ13, assenza di reiniezione.

Figura 11- Concentrazioni di Benzene in arrivo ai punti di monitoraggio. Figura 12 - Concentrazioni di Xileni in arrivo ai punti di monitoraggio.

m dalla sorgente e Pz14, a circa 90 m) e uno fittizio (OBS, in posizione intermedia). La simulazione ha consentito di affermare che, in assenza di contenimento idraulico (Pump & Treat), il punto di esposizione di valle più vicino alla sorgente (Pz2) può risultare esposto: - a valori di concentrazione di BTEX non conformi alle CSC per un periodo di durata non inferiore a 3 anni e mezzo (risultando il parametro “Xileni” quello di maggiore criticità - Fig. 12); - a valori di concentrazione di Naftalene non conformi alla CSC per un periodo di durata non inferiore a 13 anni. Benché le ipotesi alla base delle simulazioni possano considerarsi conservative, i risultati ottenuti e la natura della contaminazione hanno suggerito di agire, piuttosto che con un oneroso contenimento idraulico protratto per le suddette durate, con un intervento risolutivo mirato all’abbattimento della massa presente nella sorgente (lente e zona vadosa), ad esempio combinando le tecnologie di Soil Vapor Extraction, Bioventing, Enhanced Bioremediation e Air Sparging con im-

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pianto di Pump & Treat attivo durante il trattamento.

CONCLUSIONI A seguito del sinistro che ha determinato la fuoriuscita di gasolio e il conseguente superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione ai sensi del decreto legislativo 152/06 sono state intraprese tutte le opere di messa in sicurezza d’emergenza del suolo superficiale, profondo e delle acque sotterranee. A fronte di un corretto dimensionamento delle attività di Mise, sono state valutate l’efficacia idraulica e idrochimica della barriera di Pump & Treat, attraverso una modellizzazione numerica del flusso e del trasporto del plume di contaminazione. Il modello ha evidenziato che lo scenario che prevede l’emungimento delle acque da trattare in Pz8, Pz10, Pz12 e Pz13 e la reiniezione delle acque bonificate in Pz2 a valle del sito risulta la soluzione ottimale per il sito in essere.

Lo sviluppo di un modello analitico di propagazione della contaminazione ha permesso di stimare la durata massima del funzionamento dell’impianto (circa 13 anni) e valutare la necessità di ulteriori forme di intervento.

*RE.AL. S E R V I C E P R O N T O I N T E R V E N T O E C O L O G I C O S PA SI

RINGRAZIA PER LA CONSULENZA L’ I N G .

ANTONIO

DI

GENNARO


l’evento internazionale dedicato al mercato del real estate italiano e dell’area mediterranea.

9 - 12 giugno 2009 Exhibition Office: Ge.Fi. S,p.A. Via Achille Papa, 30 - 20145 Milano Tel. +39 02 319 119 11 Fax +39 02 319 119 20 e-mail: italiarealestate@gestionefiere.com

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WORK IN PROGRESS

SICILIA: MESSA IN SICUREZZA D A M AT E R I A L I C O N T E N E N T I AMIANTO

L’INTERVENTO SUL LITORALE FRA SIRACUSA E D A U G U S TA . GRAZIE A TECNOLOGIE SPECIALI, L’ A R E A È S TATA B O N I F I C ATA DA FRAMMENTI SUPERFICIALI, C O M PAT TAT I E C E M E N TAT I DI

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ALFIO BAZZICHI*

Sulla fascia di litorale che va da Siracusa ad Augusta è ubicata la ex Eternit Siciliana, che produceva manufatti in cemento amianto. Durante gli anni di produzione (dal 195354 fino al 1993), sono stati riversati in mare sfridi e rifiuti di processo (contenenti amianto). I materiali sono stati rilevati ammassati in cumuli, sparsi su un’area di circa 3 ettari sul fondale marino antistante lo stabilimento. Altri scarti di produzione sono stati riposti sulla fascia di terra appena sopra il litorale scoglioso, su un’area di circa 13 ettari. Le aree contaminate da amianto sopra indicate sono state incluse nei siti di interesse nazionale di Gela e Priolo, con decreto ministeriale (ministero dell’Ambiente) del 10.01.2000. A seguito di due distinte gare pubbliche indette da Sviluppo Italia Aree Produttive, l’Associazione Temporanea di Imprese composta da MS Isolamenti SpA – Ireos Spa – Demont Ambiente Srl, primarie aziende italiane operanti nella bonifica di siti contaminati, si è aggiudicata i lavori di Messa in sicurezza di emergenza (Mise) sia del litorale che dello specchio d’acqua summenzionati. Obiettivo dei lavori era rimuovere le sorgenti di contaminazione da amianto visibili, ubicate sul litorale e sul fondale marino, in superficie e nei primi strati di terreno. La direzione dei lavori dell’intervento di Mise è stata svolta da Sviluppo Italia Aree Produttive.

LA COMPLESSITÀ DELL’AREA DI INTERVENTO Il litorale oggetto dell’intervento di messa in sicurezza di emergenza è diviso in due zone, sulla base della sua morfologia (Figura 1): • una fascia costiera scogliosa che si estende dalla battigia verso l’interno, con una estensione complessiva stimata in circa 21mila mq; • una fascia “verde” retrostante, che si estende dalla zona scogliosa verso la strada comunale (fino alla perimetrazione esistente), con presenza di terreno vegetale di riporto, coperto da erbacce. In corrispondenza dell’ingresso all’ex stabilimento Eternit, è presente inoltre un canale che dallo stabilimento sfocia in mare. Nell’area sono visibili in superficie: • sugli scogli, frammenti di cemento-amianto, in parte cementati in parte incastonati fra le rocce (Figura 2); • nella zona di terreno vegetale, frammenti di ce-


Fig. 2 Figura 1: Area di Mare e di Litorale oggetto della Mise Figura 2: Particolare della fascia costiera con frammenti di cemento-amianto cementificati Figura 3: Particolare della fascia verde con frammenti di cemento amianto sparsi in superficie Fig. 3

mento-amianto, di varia pezzatura, sparsi ed abbandonati sulla superficie; • una strada sterrata che costeggia la costa scogliosa (Figura 3), composta da riempimenti successivi di frammenti di cemento-amianto; • lungo il ciglio degli argini del canale di scolo e sul fondo di questo, cumuli di amianto friabile misto a terra, contenenti crocidolite e crisotilo. Nel complesso l’area interessata da presenza di materiale contenente amianto risulta essere di circa 7,8 ettari dei totali 13 ettari compresi nel sito di Messa In Sicurezza di Emergenza.

L’INDAGINE SUL FONDALE MARINO Sviluppo Italia Aree Produttive, committente dei lavori di Mise delle aree summenzionate, ha condotto un’indagine sul fondale marino, che ha interessato una fascia di larghezza circa 300 m e lunghezza circa 750 m (circa 23 ha); l’indagine ha messo in evidenza la presenza di «cumuli di materiali contenenti amianto di diversa densità» disseminati in un’area di estensione di circa 3 ettari. Nel complesso sono stati individuati 23 obiettivi principali, suddivisi in tre categorie di “Alta”, “Media” e “Bassa” densità di amianto, in ragione della dimensione e della quantità di amianto nel cumulo. I cumuli a densità maggiore raggiungono lunghezza di 5-6 m e spessore fino a 1,5 m al di sopra del

fondale (Figura 4).

TECNICHE DI INTERVENTO PER MESSA IN SICUREZZA DEL LITORALE La vasta area di intervento, il limitato tempo di esecuzione (inferiore ad un anno solare) e l’esposizione ad agenti atmosferici, sono i fattori caratterizzanti questo lavoro, oltre alle condizioni del materiale contaminante. Tre sono state le direttrici di azione nelle quali si è articolata la messa in sicurezza: • rimozione manuale, in ambiente aperto, dell’amianto superficialmente visibile; • rimozione meccanizzata in ambiente aperto, nelle zone con presenza di materiale contaminato misto alla matrice terrosa, ma non compattato né cementificato; • rimozione meccanizzata in ambiente confinato staticamente e dinamicamente nelle zone con presenza di materiale contaminato compattato e/o cementificato. Rimozione manuale - Obiettivo della rimozione manuale preliminare era quello di ridurre le aree sulle quali intervenire meccanicamente. A tale fine, la superficie del sito è stata suddivisa in lotti; per ciascun lotto si è proceduto a individuare la presenza di frammenti di cemento-amianto superficiali ed a fare dei saggi esplorativi, al fine di in-

dividuare eventuale materiale contaminato anche nei primi strati di terreno sub-superficiale (20-30 cm); per ciascun saggio sono stati raccolti campioni rappresentativi di terreno, esaminati al laboratorio per la ricerca di fibre libere di amianto. Nei lotti dove sono stati riscontrati frammenti solo superficialmente visibili e le analisi hanno indicato fibre di amianto inferiori a 1000 mg/kg, si è proceduto a raccogliere manualmente i frammenti visibili in superficie, dopo spruzzatura di prodotto incapsulante. I frammenti sono stati messi in sacchetti, poi in big bags dotati di liner. Rimozione meccanizzata - Nelle zone del litorale dove i frammenti di cemento-amianto erano misti alla frazione di matrice terrosa, ma non compattati né cementificati fra loro, si è proceduto alla loro rimozione mediante escavatore attrezzato con benna dotata di coperchio. Tramite il mezzo operativo si è proceduto a rimuovere strati di terreno di profondità circa 20-30 cm; l’azione di scavo è proseguita per strati successivi, fino a che nel terreno progressivamente scavato non vi era più evidenza visiva di materiale contaminato. Dove applicata questa procedura, il terreno progressivamente scavato è stato inserito all’interno di una tramoggia che lo ha convogliato sopra un nastro, racchiuso da un involucro metallico, che a sua volta lo ha trasferito all’interno di un big bag, posizionato in una struttura di sostegno (“giostra di carico”) posta all’estremità libera del nastro (uscita). La bocca della tramoggia era collegata ad

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WORK IN PROGRESS

Fig. 4

Figura 4: Cumulo di frammenti di cemento-amianto sul fondale marino Figura 5: Capannina per la rimozione dei frammenti di cemento-amianto compattati o cementificati ed escavatore radiocomandato attrezzato con benna

Fig. 6

un estrattore dotato di filtri HEPA ed attrezzata con un sistema di spruzzatori, tramite i quali il terreno veniva bagnato con soluzione incapsulante.

UN’AREA CONFINATA MOLTO SPECIALE La porzione della strada sterrata dove il grado di compattezza o la cementificazione dei frammenti di cemento-amianto erano tali da rendere necessario un intervento di rimozione invasiva, la bonifica è stata affrontata in ambiente confinato ipobarico. Per velocizzare l’operazione di allestimento dell’ambiente confinato sono state appositamente costruite due capannine, con struttura portante metallica e rivestite con teli in plastica pesante, così da realizzare il confinamento; ciascuna capannina era dotata di ruote per consentire lo spostamento a traino da una postazione di lavoro a quella attigua. Ciascuna capannina era collegata ad una unità di decontaminazione del mezzo meccanico, ad una unità di decontaminazione del personale ed alla unità di evacuazione e confezionamento materiale. All’interno ciascuna capannina era attrezzata con una rete di distribuzione di prodotto incapsulante, che alimentava alcune lance disposte lungo le pareti laterali, manovrabili dall’esterno mediante guanti raccordati ai teli del confinamento. Durante le lavorazioni, l’ambiente confinato veniva mantenuto in costante depressione, mediante estrattori

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Fig. 5

d’aria dotati di filtri assoluti ad alta efficienza (HEPA). L’alimentazione elettrica era fornita da gruppi elettrogeni. All’interno di ciascuna capannina la rimozione dei frammenti di cemento-amianto compattati o cementificati è stata compiuta mediante escavatore radiocomandato, attrezzato con benna (Figura 5). Durante la rimozione il materiale veniva mantenuto bagnato di soluzione incapsulante, irrorata impiegando le suddette lance. Il materiale progressivamente rimosso veniva inserito all’interno dell’unità di evacuazione e confezionamento, costituita da una tramoggia di carico, che alimentava un nastro trasportatore cabinato, che, a sua volta, trasportava il materiale all’esterno del confinamento, dove veniva scaricato direttamente in big bags. Il volume della tramoggia e del nastro cabinato era mantenuto in depressione dal sistema di estrazione d’aria. Completata la rimozione del materiale all’interno di un confinamento e concluse positivamente le verifiche di fine lavoro (ispezione visiva e monitoraggio finale dell’aria), la capannina veniva spostata da una postazione a quella attigua.

MESSA IN SICUREZZA DEL CANALE DI SCOLO Un discorso a parte riguarda il canale di scolo, dove la contaminazione era costituita da amianto friabile (misto a terreno), diversamente da tutte la restante area del sito, dove la contaminazione era rappresentata da frammenti di cemento-

Figura 6: Barriera perimetrale di cumuli ad alta densità presenti sul fondale realizzata con panelli galleggianti che fuoriuscivano dal pelo dell’acqua

amianto. L’intervento di messa in sicurezza del canale è stato condotto in ambiente confinato staticamente e dinamicamente, realizzato ad hoc intorno al canale (lunghezza 160 m, larghezza 6,5 m); la rimozione è avvenuta manualmente.

LA RIMOZIONE DEI CUMULI IN MARE La rimozione di cumuli di amianto in mare rappresenta una novità assoluta a livello mondiale, almeno per le quantità di materiale da rimuovere. Conseguentemente, il lavoro ha reso necessaria l’individuazione di tecniche di intervento originali, che coniugassero gli aspetti di sicurezza ambientale contro la dispersione di fibre, di sicurezza dei lavoratori per l’operatività in mare, di efficienza dell’intervento e di produttività necessaria a rispettare il tempo di esecuzione concesso (inferiore ad un anno solare). Tre sono state le direttrici di intervento che hanno permesso di effettuare la messa in sicurezza nel rispetto dei criteri che la natura del lavoro esigeva: • rimozione manuale dei cumuli di amianto sottomarini; • rimozione meccanizzata dei cumuli a maggiore densità di amianto; • sorbonatura del sedimento. Preliminarmente agli interventi d messa in sicurezza, l’area è stata indagata per la ricerca di ordigni bellici, ottenendo risultati negativi. Rimozione manuale - La prima attività condotta, per la messa in sicurezza del tratto di mare, è sta-


ta la rimozione manuale dei frammenti di cemento-amianto accumulati sul fondale marino. L’azione manuale è stata condotta da operatori subacquei, che prelevavano i frammenti di cemento-amianto, deponendoli in nasse metalliche, che, una volta piene, venivano issate a bordo di una barca. Il materiale issato a bordo veniva frantumato in fase, mediante un frantoio a mascelle installato sull’imbarcazione, quindi inserito direttamente in big bags dotati di liner. Al fine di contenere la dispersione di sedimento potenzialmente contaminato da fibre di amianto (smosso localmente dall’azione di rimozione manuale), su tutto il perimetro dell’area di intervento è stata realizzata una barriera sottomarina di altezza circa 1 m, con big bags riempiti di materiale inerte, fra loro legati ed ancorati al fondale marino. Cumuli ad alta densità - A conclusione della raccolta manuale, sono rimasti da rimuovere solo alcuni cumuli ad alta densità. Intorno a tali cumuli è stata realizzata una barriera perimetrale, costituita sul fondo da sacconi riempiti di materiale inerte, ai quali sono stati ancorati dei panelli galleggianti, che fuoriuscivano dal pelo dell’acqua (Figura 6). Su tali cumuli si è intervenuti con un escavatore sottomarino, in grado di immergere completamente il corpo sott’acqua. La centralina oleodinamica ed il motore a scoppio erano posizionati su una apposita piattaforma galleggiante e la centralina era collegata mediante tubazioni con gli attuatori idraulici dell’escavatore sottomarino. L’escavatore era attrezzato con benna bivalva e faro per illuminazione sottomarina. L’escavatore è stato portato presso la zona di intervento mediante una piattaforma galleggiante, attrezzata con gru, e calato all’interno della zona (Figura 7). Le manovre dell’escavatore sottomarino condotte direttamente da operatore subac-

Figura 7: Escavatore per lavorazioni in subacqueo calato all’interno della zona di intervento da una piattaforma galleggiante attrezzata con gru

Fig. 7

Figura 8: Operatore subacqueo che comanda l’escavatore sottomarino

Fig. 8

MP Ambiente Spa Viale Certosa, 247 20151 Milano - Italia TTel. eel. 02.307021 - Fax 02.30702599 info@mpambiente info@mpambiente.it .it www www.mpambiente.it .mpambiente.it

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WORK IN PROGRESS

Figura 9: Operatore subacqueo durante la fase di aspirazione del fondale con pompa a pistone

Fig. 9

queo, come visibile in Figura 8, hanno consentito una buona precisione di intervento e, quindi, una limitata invasività (sia nella movimentazione del mezzo che nella rimozione degli abbancamenti). Terminata la rimozione di un abbancamento, l’escavatore poteva spostarsi autonomamente sul fondale marino per raggiungere un altro obiettivo da rimuovere oppure poteva essere issato nuovamente a bordo della piattaforma galleggiante. Questa impostazione, unita alla barriera locale integrale, ha consentito di minimizzare l’impatto ambientale connesso al passaggio dei cingoli dell’escavatore sottomarino sul fondale marino (con

rischio di frantumazione dei frammenti di cemento-amianto arealmente diffusi). Una volta completato l’intervento di rimozione dei cumuli, la messa in sicurezza è stata completata con l’aspirazione del sedimento, per una profondità massima di 30 cm. L’aspirazione è stata eseguita con l’ausilio di una pompa a pistone, installata sul litorale; la condotta di aspirazione era manovrata da un operatore subacqueo (Figura 9). La condotta di mandata inviava il fluido aspirato ad un impianto di separazione e filtrazione, posto sulla terraferma.

I M O N I T O R A G G I A M B I E N TA L I Durante tutta la durata dell’intervento sono stati condotti monitoraggi ambientali dell’aria, ai fini dell’individuazione di fibre aerodisperse, in punti del litorale stabiliti con l’Ente di controllo preposto. Sono stati condotti anche monitoraggi sull’acqua, al fine di ricercare fibre di amianto idrodisperse. Durante tutta l’azione di rimozione manuale non sono state rilevate fibre idrodisperse nei punti di monitoraggio concordati con l’Ente di controllo. Durante la rimozione con mezzo meccanico, in alcuni punti di mo-

nitoraggio, posizionati in questa fase in prossimità della zona di intervento, sono state trovate fibre di amianto idrodisperse, ma sempre in concentrazioni trascurabili (per la dispersione in acqua), di poche migliaia di fibre/litro; le situazioni individuate erano legate a falle del contenimento, che sono state prontamente riparate, in fase con l’intervento. In definitiva, le tipologie di barriere poste in atto e le tecniche di intervento attuate sono risultate in grado di limitare e contenere i rilasci di fibre in acqua.

UN CANTIERE MODELLO I due interventi, sulla terraferma ed in acqua, sono stati pensati, progettati e, infine, eseguiti con l’impiego di tecnologie che hanno consentito di automatizzare molte operazioni (di allestimento, di rimozione, di confezionamento), al fine di ridurre quanto più possibile i tempi di intervento e sfruttare al massimo le giornate favorevoli al lavoro, dove si sono riscontrati diversi giorni di fermo lavori a causa delle condizioni atmosferiche e/o marine. Le soluzioni ricercate hanno centrato il duplice obiettivo di essere efficaci da un punto di vista produttivo, consentendo di affrontare la rimozione di notevoli quantità di materiale, e di garantire il rispetto dei limiti di legge sull’impatto ambientale e sulla sicurezza sul lavoro, per interventi su materiali contaminati da amianto. In particolare, le tecniche adottate per la messa in sicurezza dello specchio d’acqua, unica fino ad oggi nel suo genere, possono rappresentare un modo di intervento anche per la soluzione di situazioni di inquinamento in mare, sotto costa, diverse da quelle dell’amianto.

*DIRETTORE

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L AV O R I D I C A N T I E R E


PA N O R A M A A Z I E N D E

T U T T O S I S E PA R A NULLA SI DISPERDE V I S I T I A M O U N I M P I A N T O D I T R AT TA M E N T O E C E R N I TA D I R I F I U T I N E L M I L A N E S E : S I C U R E Z Z A E D E F F I C I E N Z A A N C H E G R A Z I E A L L A S C E LTA D E I M E Z Z I O P E R AT I V I I M P I E G AT I DI

MASSIMO VIARENGHI

In una fredda giornata del mese di dicembre ci siamo recati nella periferia del capoluogo lombardo per incontrare Giuseppe Carluccio Amministratore delle società Carluccio snc ed Eco-Nova snc, importanti realtà locali nel settore del trasporto e trattamento dei rifiuti, che ci racconta come si è evoluta ed ampliata la sua attività in funzione delle sempre più particolari richieste del mercato. Come è nata la Carluccio Snc? Fin dagli anni 70 ho iniziato a collaborare con mio padre Giovanni, il fondatore dell’attività, e ci occupavamo di trasporto di rifiuti. Allora la sede era a Cinisello Balsamo. Poi, col passare degli anni, l’azienda si è notevolmente ampliata e rinnovata, anche nel parco automezzi, potendosi permettere il passaggio da impresa familiare a Società. Questi cambiamenti vi hanno permesso di diversificare le attività svolte? Sì certo. Ora Carluccio Snc si occupa principalmente di trasporto e smaltimento di rifiuti speciali, raccolta e trasporto di rifiuti riutilizzabili, assimilabili e speciali non pericolosi, e di noleggio di container di dimensioni e tipologie varie. Inoltre nell’ottica di ampliare e ed arricchire l’offerta dei servizi societari, nel 1994 ho fondato la Eco-Nova Snc, e sono riuscito ad ottenere sia dalla Provincia di Milano che dalla Regione Lombardia l’autorizzazione per lo stoccaggio, il trattamento ed il recupero dei rifiuti. Può spiegarci meglio di cosa si occupa Eco-Nova Snc, e quali sono i rapporti con la Carluccio Snc?

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Sono due realtà che collaborano continuamente in modo molto proficuo, a cominciare dalla condivisione della sede che dal 2000 è unica, in via Senigallia a Milano: ben 5.000 mq, di cui 3.000 coperti, adibiti allo stoccaggio dei rifiuti, oltre ovviamente agli uffici. Eco-Nova tratta rifiuti come Carluccio, ma in modo complementare, cioè si occupa di stoccaggio e trattamento, non direttamente di trasporto. Nel capannone di Eco-Nova arrivano rifiuti urbani ed industriali non pericolosi, misti a plastica, carta, cartone, materassi, imballaggi… Pensi a qualcosa e sia certo che lo trova! Gli unici esclusi sono i rifiuti pericolosi e l’umido. Una delle attività principali di Eco-Nova è quella di stoccare i materiali suddividendoli in frazioni omogenei. I nostri operai si occupano di scegliere e suddividere accuratamente tutti i materiali per poterli conferire o ai forni inceneritori o per il successivo riutilizzo, distinguendo soprattutto quelli che possono diventare una risorsa, come ad esempio i pezzi di legno, la plastica ed i metalli. Lavorando tutto il giorno tra i cumuli di rifiuti si deve scendere a compromessi con sicurezza e qualità lavorativa? Assolutamente no. Mi preme sottolineare che la cernita dei rifiuti viene svolta da operatori manualmente. Questa modalità operativa, che può essere vista come antitetica rispetto alla tendenza comune dell’automazione, garantisce un ottimo risultato in termini di differenziazione delle frazioni di rifiuto conferito. Sulla sicurezza non si transige mai; é pur vero che si tratta di operare direttamente a contatto con i cumuli, ma con l’attento utilizzo di tutti i DPI necessari ed una costante formazione del personale, il nostro lavoro non differisce poi tanto da quello di


Qui a fianco: Il Sig. Giuseppe Carluccio Amministratore di Eco-Nova s.n.c Sotto: All’interno del capannone di Eco-Nova Snc si separano i rifiuti stoccandoli in lotti omogenei Particolare dell’eterogeneità dei rifiuti che pervengono nello stabilimento di Eco-Nova Snc Personale di Eco-Nova Snc al lavoro con tutti i DPI necessari correttamente indossati

normali operatori edili. Anche il confort è un aspetto che non trascuriamo! Pensi che abbiamo addirittura installato un impianto fisso e completamente automatizzato di abbattimento sistematico degli odori. Certo, non è un centro wellness ma è molto più che accettabile. Perché vi siete dotati di una pala Liebherr per la vostra attività? Abbiamo diversi mezzi meccanici che danno una grande mano, e sulla qualità non abbiamo lesinato; ci siamo dotati per questo di una pala gommata Liebherr 528 a noleggio. Abbiamo optato per soluzione del noleggio perché in questo caso Liebherr Italia offre un’assistenza di prim’ordine! Avere a disposizione un mezzo in perfetta e costante assistenza con interventi compresi rapidi e professionali compresi nel pacchetto noleggio consente con costi di poco superiori ad un leasing di ottimizzare sulla produttività e ridurre al minimo i fermi macchina. La caratteristica principale di questo mezzo è la grande redditività e compatibilità ambientale. Nell'utilizzo pratico, consuma, con le stesse condizioni d'impiego, fino al 25% in meno di carburante rispetto a macchine della stessa classe di altri produttori. È dotata inoltre della trasmissione “2plus1”: la forza di trazione e la velocità si adeguano automaticamente alle relative esigenze, senza che l’operatore debba cambiare marcia. Non è necessario un invertitore, il cambio della direzione di marcia viene gestito idraulicamente. Operativamente il mezzo è molto efficiente, questo anche perché le zavorre ed i contrappesi sono ridotti al minimo. Il motore diesel è infatti installato trasversalmente e funge da contrappeso e consente un maggiore carico di ribaltamento con un basso peso operativo. Quali sono i vostri clienti e che prospettive ci sono nel vostro settore? I principali sono sicuramente due: l’Amsa (Azienda milanese servizi ambientali ndr) di Milano, che si occupa anche di pulizia dei mercati scoperti, di raccolta “porta a porta” e rifiuti ingombranti; e Core (Consorzio recuperi energetici ndr) di Sesto San Giovanni, che gestisce il forno termovalorizzatore. Il futuro del riciclaggio è legato alla volontà di incentivare tutta la filiera sia nel campo pubblico e nel campo privato per aumentare le percentuali di frazioni separabili alla fonte, ma soprattutto occorre regolamentare il prezzo di ritiro dei materiali riciclabili che non deve mai scendere sotto la soglia di redditività rispetto al conferimento negli inceneritori. Speriamo che in ottica globale di sostenibilità l’ambiente prevalga sempre più sul profitto…

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PA N O R A M A A Z I E N D E

NOLEGGIO FACILE GRAZIE A LIEBHERR

Un bilico nuovo della Carluccio Snc adibito al trasporto dei rifiuti

L'offerta di servizi della Liebherr-Noleggio è efficiente come le macchine operatrici che noleggia. Grazie all'organizzazione completa e capillare delle sue sedi di noleggio, che copre diversi mercati europei, Liebherr-Noleggio è pienamente in grado di soddisfare rapidamente e nel migliore dei modi tutte le esigenze di noleggio. Il cliente sceglie le macchine, Liebherr pensa a tutto il resto, trasporto compreso. Liebherr Noleggio Italia Spa, in Italia dal 2004, è la società del gruppo Liebherr che si occupa del noleggio di macchine movimento terra. L'organizzazione commerciale, attualmente accentrata presso la sede di Lallio (Bg), è strutturata sull'esempio delle analoghe strutture Liebherr per il noleggio presenti in Germania, Francia, Spagna e Inghilterra, secondo il modello che prevede la cooperazione tra i concessionari indipendenti e i punti noleggio e assistenza diretti. La sede di Lallio coordina e supporta i punti noleggio diretti di Asti, Milano Sud, Modena, Pisa, Ravenna e Veronaed un gran numero di agenzie di noleggio con una distribuzione capillare da Bolzano a Catania. In questo modo è in grado di offrire il suo servizio di noleggio su tutto il territorio italiano. I principali punti di forza del servizio di noleggio Liebherr sono: CONVENIENZA

Utilizzo della pala gommata Liebherr 528 nella fasi di carico degli autotreni per il trasporto del materiale

Nella maggior parte dei casi il noleggio è l’alternativa più conveniente rispetto all’acquisto. L’unico capitale necessario è quello per il solo periodo di utilizzo del mezzo. FLESSIBILITÀ

L’offerta Liebherr è personalizzata in base alle esigenze del cliente, con accessori e optional realizzati ad hoc. Il noleggio offerto prevede soluzioni su misura: si tratta di noleggi brevi o a lungo termine, completi di full-service o calcolati in base alle ore di utilizzo o a forfait. CONSULENZA

Tutti gli specialisti ed i professionisti del noleggio Liebherr, presenti in ognuno dei punti di noleggio, sono molto preparati e mettono a disposizione del cliente il loro know-how ed il massimo supporto possibile. LOGISTICA

Liebherr-Mietpartner si occupa su richiesta della logistica dei trasporti presso i cantieri del cliente. TRAINING

Liebherr-Mietpartner fornisce ai clienti tutte le conoscenze tecniche necessarie per il migliore e più economico utilizzo delle macchine noleggiate e inoltre offre loro anche la possibilità di provarle presso i punti di noleggio. ASSISTENZA

Se si rende necessaria l’assistenza in cantiere, Liebherr-Mietpartner offre un servizio di assistenza in loco di prim’ordine: interventi rapidi e professionali, massima disponibilità di pezzi di ricambio, soluzioni flessibili in funzione delle esigenze del cliente.

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ECONOMIA E FISCO

LE RESPONSABILITÀ N E L L A C O M P R AV E N D I TA DI S I T I C O N TA M I N AT I

I L F R E Q U E N T E R I P E T E R S I D I C ATA S T R O F I E C O L O G I C H E H A C O N D O T T O I L M O N D O D E L D I R I T T O A D I S C U T E R E D E L C O N C E T T O D I A M B I E N T E E D I T U T E L A A M B I E N TA L E E A D E F I N I R E L E R E S P O N S A B I L I T À D E L P R O P R I E TA R I O D I U N ’ A R E A I N Q U I N ATA DI

A N D R E A Q U A R A N TA *

L'ambiente è divenuto un problema di politica mondiale solo a partire dai primi anni 70, quando sono emerse le problematiche legate al degrado ambientale, e si è cominciata a sentire l'esigenza improcrastinabile di adottare misure idonee di prevenzione e sistemi efficaci di controllo, nella consapevolezza che lo sviluppo economico non poteva più essere fine a se stesso, incurante delle conseguenze e dell'impatto sull'ambiente. In Italia si è giunti alla configurazione dell’ambiente come bene giuridico seguendo due differenti percorsi. Il primo, di stampo pubblicistico, ha enucleato alcuni concetti di fondo, quali la giuridicità dei beni ambientali, la loro patrimonialità, la natura pubblica e collettiva dell'ambiente: proprio quest'ultima è stata all’origine dell’intrecciarsi della questione della tutela ecologica con la tematica degli interessi diffusi. La necessità di garantire una tutela effettiva a tali situazioni giuridiche “a contenuto debole”, ha spinto un’altra parte della dottrina ad intraprendere una differente via e ad avvalersi di strumenti privatistici, che hanno condotto all'elabo-

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razione della figura di un diritto soggettivo all’ambiente, inteso come oggetto di un diritto della personalità. Grande impulso a questa tesi è stato dato dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione, che ha effettuato una “storica saldatura” tra diritto alla salute e diritto all’ambiente, “creando”, così, il diritto alla salubrità ambientale, disancorato dalla titolarità di situazioni reali e distinto dal diritto alla salute.

IL PERCORSO NORMATIVO Quando il legislatore è intervenuto a riconoscere, finalmente, la rilevanza giuridica del “beneambiente”, con l’art. 18 della L. 349/1986, ha sanzionato, per la prima volta, l’illecito ambientale sancendo, come principio generale, la sua risarcibilità. Il presupposto per la responsabilità per danno ambientale era il verificarsi di un fatto doloso o colposo, lesivo per l’ambiente, in violazione di disposizioni di legge. L'azione di risarcimento del danno ambientale

era finalizzata al ripristino dell’ambiente danneggiato; poteva essere promossa dallo Stato, nonché dagli enti territoriali sui quali incidevano i beni oggetto del fatto lesivo. La norma fu oggetto di numerose critiche: la generica definizione di danno ambientale; l’inefficacia connessa alla necessità di provare la colpa dell’autore del danno; la mancanza di parametri di quantificazione del danno stesso. L’unico motivo per cui l’art. 18 non è stato espunto dall’ordinamento prima dell’entrata in vigore del Testo unico ambientale (Tua), è che esso è stato strumento assai poco utilizzato nelle aule di tribunale del nostro Paese… Con l’articolo 17 del decreto legislativo n. 22/1997 è stata introdotta nell’ordinamento una “variante di settore” – avente ad oggetto la bonifica dei siti inquinati, connotata da profili pubblicistici e sanzionatori ulteriori rispetto a quelli già emersi nella disciplina generale sul danno ambientale – la quale conviveva con quella “tradizionale”, nonostante alcune evidenti difficoltà di coordinamento: quando il legislatore ha introdotto due ulteriori varianti (l’articolo 58 del dl 152/99, in ma-


teria di tutela delle acque e l’art. 20 del dl n. 133/05 sull’incenerimento dei rifiuti) il sistema è apparso ingovernabile… L’ultima tappa dell’evoluzione normativa sul danno ambientale riguarda l’emanazione del “Testo unico ambientale”, che ha anche recepito la direttiva sul danno ambientale. In estrema sintesi, le principali novità hanno riguardato: • l’abrogazione espressa del citato articolo 18; • l’accentramento delle competenze e della legittimazione ad agire in capo al Ministero; • la netta affermazione dei principi comunitari di precauzione, prevenzione e del “chi inquina paga”; • l’introduzione dell’iniziativa in sede amministrativa (mediante l’adozione di ordinanze a contenuto risarcitorio) , accanto a quella in sede giudiziaria (civile o penale); • il meccanismo presuntivo di quantificazione del danno ambientale (una somma pari al triplo della somma corrispondente alla sanzione pecuniaria amministrativa oppure alla sanzione penale, in concreto applicata, nel caso in cui non sia possibile l’esatta determinazione del quantum); • il sistema di tutela giurisdizionale “a tre uscite” (Giudice amministrativo, ordinario e Corte dei Conti)

L’ARMONIZZAZIONE DELLE DISCIPLINE Uno degli obiettivi della riforma introdotta dal Tua era l’armonizzazione delle discipline della bonifica e del danno ambientale, che presentano caratteristiche comuni (la centralità del bene-salute; la previsione di costi sostenibili come “contrappeso” al principio della migliore tecnologia disponibile; la comune impostazione pubblicistica); tuttavia, nonostante lo sforzo, permangono rilevanti profili di contrasto tra le due discipline con

riguardo, in particolare, all’applicazione delle norme nel tempo e al regime di imputazione della responsabilità. Proprio quest’ultimo aspetto, che ha importanti risvolti pratici nella compravendita di siti contaminati, merita un approfondimento, volto a delineare l’ambito della responsabilità del proprietario di un sito contaminato, per inquinamenti verificatisi in epoca anteriore all’acquisto dell’immobile. La più recente giurisprudenza in materia non si attesta su posizioni uniformi: in alcune pronunce si afferma la presunzione di responsabilità del proprietario di un sito contaminato, mentre in altre il Giudice esclude che l’evento possa essere imputato, a titolo di responsabilità oggettiva, in capo al proprietario dell’area che non abbia, in alcun modo, concorso alla produzione dell’evento. Nel primo filone giurisprudenziale rientrano le sentenza del Tribunale amministrativo regionale della Toscana n. 393/07 (“il proprietario di un sito contaminato si presume responsabile, secondo quanto previsto dalle regole civilistiche, dei danni cagionati a terzi dalle cose in custodia, inclusi i danni derivanti dall’inquinamento presente nel sito, salvo che non provi il caso fortuito o il fatto altrui”) e del Tar Liguria, n. 621/07 (“il principio comunitario «chi inquina paga» imputa il danno a chi si trovi nelle condizioni di controllare i rischi, cioè imputa il costo del danno al soggetto che ha la possibilità della cost-benefit analysis, per cui lo stesso deve sopportarne la responsabilità per essersi trovato, prima del suo verificarsi, nella situazione più adeguata per evitarlo in modo più conveniente”). Nel secondo filone, invece, spiccano le sentenze del Tar Veneto, n. 2111/07 – secondo la quale è escluso che l’evento possa essere imputato, a titolo di responsabilità oggettiva, in capo al proprietario dell’area che non abbia, in alcun modo, concorso alla produzione dell’evento – e del Tar Sicilia-Catania, n. 1254/07. Quest’ultima, in particolare, ha sottolineato che

l’adozione di un criterio di “strict liability” (responsabilità rigorosa) in capo alle imprese, connesso a rischi oggettivi di impresa, non garantisce una migliore tutela del valore della difesa ambientale, rispetto ad un sistema di “due care” (cura doverosa). Un regime eccessivamente rigoroso, infatti, “finirebbe con l’incentivare il danno ambientale, invece di impedirlo o di portare a rimuoverne durevolmente le cause prima ancora che gli effetti, risultato che si ottiene solo promuovendo un corretto rapporto tra la produzione e l’ambiente”. La via semplice, prosegue il Tar, di accollare gli oneri di bonifica alle imprese incolpevoli, ma facilmente individuabili dalla loro attuale relazione con il bene, agevolerebbe, di fatto, l’impunità dei soggetti autori dell’inquinamento, perché - ipotizzando che la pubblica amministrazione recuperi i costi integrali della bonifica a carico del proprietario-detentore incolpevole del suolo - ne deriverebbe che resterebbe a costui la rivalsa sul precedente proprietario-possessore inquinante. Le imprese «non attente» alle tematiche ambientali «sarebbero incoraggiate nelle loro riprovevoli condotte dalla possibilità di sfuggire alla sanzione dopo aver sfruttato le risorse del suolo ed aver compromesso l’ambiente, semplicemente cedendo il sito e puntando, da un lato, sui tempi lunghi dell’Amministrazione e, dall’altro, sul minore rischio che per loro costituisce l’azione civile di rivalsa dei proprietari incolpevoli». Da ultimo, nella sentenza n. 1913/07, il Tar della Lombardia ha esaminato importanti temi che interessano le bonifiche di siti contaminati, tra cui la successione di imprese e l'applicabilità della normativa sulle bonifiche agli inquinamenti storici.

GLI OBBLIGHI DI BONIFICA Il caso sottoposto all'attenzione del Tar riguardava una contaminazione storica, imputabile ad una società – diversa dalla proprietaria-ricorrente –

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ECONOMIA E FISCO

che operava sul sito contaminato negli anni '60, e successivamente fusa ed incorporata da diverse società, tra le quali la società ricorrente. A distanza di oltre 40 anni dall'evento, i Comuni interessati ordinavano alla società succeduta di bonificare il sito. Sulla base di queste premesse, il Tar, esaminando il trasferimento di responsabilità da una impresa ad un'altra, ha affermato che “il fenomeno della fusione per incorporazione di una società in un’altra determina una successione inter vivos a titolo universale per cui la società incorporante acquista i diritti e gli obblighi di quella incorporata”. Con spe-

cifico riferimento agli obblighi di bonifica, questi non possono considerarsi sussistenti in capo alla società, successivamente incorporata, che esercitava la propria attività in un periodo in cui non era stata ancora emanata la disciplina di cui al decreto Ronchi, né ne esisteva una analoga. La tesi della giurisprudenza secondo la quale che la normativa di cui al decreto legislativo 22/97 (art. 17) si applica a qualunque situazione di inquinamento in atto al momento della sua entrata in vigore – indipendentemente dal momento in cui possa essere avvenuto il fatto generatore dell’attuale situazione patologica – può trovare applicazione a

condizione che il soggetto che ha posto in essere la condotta all’epoca in cui non vigeva ancora il dl 22/1997 sia lo stesso che opera al momento del verificarsi dell’inquinamento successivamente all’entrata in vigore di tale normativa, ma non quando l’inquinatore si è estinto: diversamente, si verrebbe arbitrariamente a scomporre la fattispecie dell’illecito, la cui porzione imputabile consisterebbe nel solo evento, che, isolatamente considerato, non può , invece, dar luogo ad alcuna responsabilità.

* G I U R I S TA A M B I E N TA L E , C U N E O W W W. N AT U R A G I U R I D I C A . C O M

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DI

ROSSANA BELLOPEDE*, CLAUDIO DE REGIBUS*, PAOLA MARINI*, LORENA ZICHELLA*

L’utilizzo degli inerti naturali è attualmente la fonte principale per la confezione di calcestruzzi, sia dal punto di vista tecnico che economico. In Italia vengono prodotti 354 milioni di tonnellate di aggregati, di cui solo l’1,5% è costituito da aggregati riciclati (fonte: The European Aggregates Industry - Annual Statistics 2006 - 22 April 2008). Gli aggregati idonei per costituire calcestruzzi, rilevati stradali, fondazioni, manti bituminosi e via dicendo, sono classificati in base alle loro caratteristiche chimiche, fisiche e meccaniche; tuttavia nella normativa relativa ai prodotti da costruzione non vi è differenza tra aggregati naturali e aggregati riciclati. Uno tra i principali obiettivi di sostenibilità ambientale della normativa europea è l'utilizzo del materiale riciclato ottenuto sia da opere di demolizioni e costruzioni sia da scarti di cava. In un’ottica più vasta, infatti, si opta per una politica sostenibile di gestione dei rifiuti, categoria in cui ricadono anche gli scarti

di cava, in termini di “trattamento”, piuttosto che di semplice “smaltimento”, al fine di favorirne il maggior “recupero” possibile, valorizzando le risorse potenzialmente presenti in modo da reintrodurle in cicli di produzione e consumo. La normativa italiana stabilisce, recependo direttive europee, che il 30% del fabbisogno di beni e prodotti di cui si approvvigiona il settore pubblico deve essere costituito da materiale riciclato. Ciononostante il settore edilizio guarda ancora con sospetto ai prodotti riciclati. Vediamo, allora, di valutare il comportamento fisico-meccanico di alcune tipologie di aggregati riciclati e l'idoneità all'impiego per confezionamento di prodotti in calcestruzzo. A questo scopo sono state confrontate le proprietà di differenti tipologie di calcestruzzo, costituite da aggregati di origine naturale, sia provenienti da cava che da scarti di coltivazione lapidea, e aggregati riciclati da prodotti di demolizione e costruzione. Per quanto concerne gli ag-


Figura 1: f rantoio e setacciatrice automatica per trattamento e analisi granulometrica di aggregati

TABELLA 1. PROPRIETÀ DEGLI AGGREGATI E PRESTAZIONI DEL CALCESTRUZZO CHE COSTITUISCONO

TESSITURA

PROPRIETÀ SPECIFICHE DELL'AGGREGATO

COMPOSIZIONE

gregati provenienti da scarti di cava, sono stati analizzati e messi a confronto due tipi di facies della Pietra di Luserna: massiccia e fissile, differenti per la composizione mineralogica. Per quanto riguarda invece gli aggregati riciclati da prodotti di demolizione e costruzione, sono stati confrontati i risultati ottenuti nella preparazione di provini in calcestruzzo confezionati con laterizi riciclati e con calcestruzzo riciclato.Nella verifica delle caratteristiche tecniche degli aggregati per calcestruzzo si sono seguite le disposizioni e procedure contenute nella norma europea EN 12620: 2002 "Aggregates for concrete". I requisiti dimensionali e geometrici sono molto importanti per determinare il corretto rapporto tra cemento e aggregati. Le proprietà fisiche e chimiche degli aggregati, invece, sono determinate per garantire la resistenza meccanica e l'inerzia chimica nei confronti del legante cementizio. In Tabella 1 sono riportate le principali proprietà fisiche degli aggregati che condizionano i tre più importanti requisiti del calcestruzzo: • buona lavorabilità dell'impasto di calcestruzzo; • adeguata resistenza meccanica del provino in calcestruzzo; • elevata durabilità del prodotto in calcestruzzo. Per ottenere un calcestruzzo di resa elevata è necessario utilizzare degli aggregati che migliorino la lavorabilità dell’impasto durante la sua confezione e messa in opera, che conferiscano una buona resistenza meccanica (coesione e elasticità), che assorbano il calore che si sviluppa durante la presa di grandi getti ed infine che consentano un’omogenea distribuzione della frazione fluida dell’impasto. Per quanto riguarda le caratteristiche chimiche non sono quindi idonei alla produzione di aggregati per calcestruzzi i depositi detritici o le rocce costituite da minerali che reagiscono chimicamente con l'acqua o con il cemento (per la possibilità di reazioni indesiderate con conseguenti macchie, microfessure ed efflorescenze sulla superficie dei getti) e che contengono sostanze organiche (le quali ossidandosi diminuiscono la propria aderenza alla malta).

INFLUENZA SULLE PRESTAZIONI DEL CALCESTRUZZO

DISTRIBUZIONE GRANULOMETRICA

INDICI DI FORMA E APPIATTIMENTO

CONDIZIONANO LE PROPRIETÀ REOLOGICHE DEL CLS ALLO STATO FRESCO E LA RESISTENZA MECCANICA FINALE

PRESENZA DI PARTICELLE FINI

ELEVATO TENORE IN FILLOSILICATI

CONDIZIONANO NEGATIVAMENTE LE PROPRIETÀ REOLOGICHE DEL CLS ALLO STATO FRESOC E LA SUA DURABILITÀ FINALE

QUARZO DEFORMATO CON ESTINZIONE ONDULATA

POTNZIALE REATTIVITÀ AGLI ALCALI NEL CLS INDURITO

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PROGETTI E TECNOLOGIE

A sinistra Figura 2: determinazione dell'indice di forma di scarti di cava di Pietra di Luserna (facies fissile) dopo frantumazione.

A destra Figura 3: distribuzioni granulometriche di differenti aggregati usati per calcestruzzo

Non sono idonei inoltre i litotipi contenenti silicati di sodio e potassio che in certe condizioni di umidità possono cedere alcali al cemento, aumentandone la potenziale reattività. Tra le conseguenze dell’utilizzo di aggregati non idonei nel confezionamento di un calcestruzzo deve essere citata la reazione alcali-silice, che porta alla formazione, nel calcestruzzo, di un “gel espansivo” a seguito di una reazione che comporta elevate tensioni e conseguenti rotture nel calcestruzzo. Il riutilizzo alternativo degli scarti di cava rappresenta oggi un’esigenza al fine di una corretta gestione delle risorse naturali e del territorio in generale. È infatti evidente che la possibilità di riutilizzare per diversi impieghi gli scarti litoidi risultanti dall’attività di estrazione dei materiali di cava costituisce il presupposto per ottimizzare lo sfruttamento delle risorse minerarie e riduce l’occupazione di preziose porzioni di territorio. L’impegno a perseguire uno sviluppo sostenibile implica la massima valorizzazione dei materiali comunque estratti, ricercando sistemi di “trattamento” degli scarti finalizzati ad un recupero in nuovi impieghi.

UN MAGGIOR UTILIZZO NELLE COSTRUZIONI Il settore che maggiormente è interessato dalle possibilità di riutilizzo degli sfridi di coltivazione di cava è senza dubbio quello delle costruzioni. Tra i materiali litoidi suscettibili di riutilizzi produttivi, gli scarti lapidei derivanti dalla coltivazione di

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cave di pietra ornamentale occupano un ruolo particolarmente interessante e promettente per molte realtà italiane, tra cui quella piemontese, in primo luogo per la relativa disponibilità sul territorio e per le loro intrinseche caratteristiche fisico-meccaniche. La gestione degli scarti di coltivazione prodotti dalle cave di pietra ornamentale presenta aspetti del tutto particolari rispetto a quella delle cave per aggregati. In questi ultimi casi, infatti, gli scarti consistono solitamente in misti terra-roccia, la cui natura è tale da consentire solo un utilizzo estemporaneo nell’ambito dell’area di cava, per la formazione, ad esempio, di piazzali e piste, e nelle operazioni di rimodellamento morfologico per i recuperi ambientali; inoltre, i volumi in gioco non sono generalmente significativi in confronto all’estensione del giacimento utile. Al contrario, le cave di rocce ornamentali presentano una situazione singolare, sia per la natura degli scarti stessi sia per le ingenti quantità di materiale da gestire in rapporto alla produzione utile. In primo luogo, è evidente che la maggior parte dello scarto di coltivazione presenta composizione mineralogica e proprietà chimiche identiche a quelle della roccia primaria ed è per questo che la distinzione tra “prodotto” e “scarto” risulta incerta e indefinita a seconda dei variabili impieghi e possibili riutilizzi.

LA RICERCA ESEGUITA: METODI E RISULTATI Presso il laboratorio di trattamento dei solidi del

Politecnico di Torino sono state svolte alcune prove che hanno fornito interessanti risultati. Gli aggregati naturali e riciclati testati sono stati frantumati mediante frantoio a mascelle Magutt CR 25 (Figura 1). Successivamente sono state eseguite, insieme a misure di indice di appiattimento e di forma, analisi granulometriche dei differenti aggregati (Figura 2), ed infine è stato portato a termine lo studio del mix design e test di resistenza a compressione uniassiale su provini di calcestruzzo per le differenti tipologie di aggregati utilizzati (Tabella 2). Per quanto riguarda i provini in calcestruzzo da mattoni riciclati, la frazione granulometrica al di sotto di 200 mesh (presente in quantità elevata per questo tipo di materiale) è stata scartata poiché avrebbe aumentato troppo il quantitativo di acqua richiesta dall’impasto provocando una diminuzione della resistenza meccanica del calcestruzzo. In Figura 3 , si riportano le differenti curve granulometriche ottenute dopo frantumazione dei differenti aggregati utilizzati per la produzioni dei provini in calcestruzzo; tali curve sono messe a confronto con quella relativa agli aggregati naturali di cava. E’ necessario sottolineare che, nella preparazione dei provini in calcestruzzo, sono stati utilizzati due differenti tipi di cemento: • cemento con una classe di resistenza pari a 32.5MPa per calcestruzzo costituito da mattoni riciclati, calcestruzzo riciclato e aggregati naturali da cava; • cemento con una classe di resistenza pari a 52.5MPa per gli aggregati ottenuti dagli scarti


di Pietra di Luserna: sia facies fissile che massiccia. Dai risultati dei test di compressione uniassiale, riportati in Tabella 2, risulta che tutti i provini ottenuti con le differenti tipologie di aggregati hanno resistenze meccaniche comparabili tra loro eccetto quelli costituiti da laterizi riciclati. Per questi ultimi, la resistenza a compressione, come ci si può aspettare, è molto bassa a causa dell'elevata porosità e la bassa resistenza meccanica dell’aggregato. Per quanto riguarda in particolare le due facies della Pietra di Luserna, studiate ai fini dell'impiego nel calcestruzzo, si può affermare che dall'analisi petrografica le due facies si differenziano essenzialmente nel contenuto in fillosilicati (dannosi per il calcestruzzo) con una con-

centrazione 5 volte maggiore nella facies fissile rispetto alla facies massiccia. Inoltre la facies fissile ha caratteristiche inferiori rispetto alle determinazioni di indice di forma, coefficiente di appiattimento, resistenza all’usura e resistenza alla frantumazione e fornisce prestazioni inferiori come si deduce dalle prove di resistenza a compressione. Le prove effettuate su calcestruzzi costituiti da aggregati riciclati hanno fornito risultati eccellenti, dando un’ulteriore dimostrazione che essi possono e dovrebbero essere usati anche per impieghi strutturali. Gli aggregati derivanti da scarti di cava della Pietra di Luserna, in particolare, hanno caratteristiche tecniche e prestazionali, per l'utilizzo nel calcestruzzo, comparabili con quelli estratti da

cava. Solo il calcestruzzo costituito da mattoni riciclati ha resistenze a compressione più basse degli altri e pertanto può essere considerato non idoneo all'impiego. Risulta soprattutto interessante l'utilizzo degli scarti dell'attività estrattiva e in particolare della Pietra di Luserna, come aggregato per calcestruzzo; tuttavia, nelle possibili applicazioni, si deve tenere in conto che la facies massiccia, a causa del basso contenuto in fillosilicati ,presenta migliori caratteristiche meccaniche e risulta quindi la più idonea per l'impiego rispetto alla facies fissile.

D I P.

DI

*P O L I T E C N I C O D I T O R I N O , I N G E G N E R I A D E L L’ A M B I E N T E E DELLE GEOTECNOLOGIE

TABELLA 2. MIX DESIGN PER PROVINI CUBICI DI CLS DA 150X150X150MM PER DIVERSE TIPOLOGIE DI AGGREGATI DA CUI POSSONO ESSERE PRODOTTI

MIX DESIGN

PERCENTUALE DI AGGREGATI RICICLATI (%) CEMENTO (KG)

CLS DA LATERIZI RICICLATI

CLS DA CALCESTRUZZO RICICLATO

CLS DA AGGREGATI DI CAVA

CLS DA SCARTI DI CAVA DI PIETRA DI LUSERNA (FACIES FISSILE)

CLS DA SCARTI DI CAVA DI PIETRA DI LUSERNA (FACIES MASSICCIA)

100

100

0

100

100

4,50

4,50

4,50

3,77

3,52

ACQUA (KG)

3,00

3,00

3,00

2,50

2,45

INERTI (KG)

13,50

13,50

13,50

20,00

18,66

0

0

0

10

10

16,02

22,88

25,73

24,00

28,00

ADDITIVO (CM3) RESISTENZA A COMPRESSIONE UNIASSIALE (MPa)

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PROGETTI E TECNOLOGIE

BONIFICA DEI SITI C O N TA M I N AT I : U N F O R M AT D I S U P P O R T O ALLE DECISIONI SELEZIONEDELLETECNOLOGIEDIBONIFICA D E I S I T I C O N TA M I N AT I : S T R U M E N T I DI SUPPORTO ALLE DECISIONI E CASI STUDIO” DI LAURA D’APRILE**, MARCO FA L C O N I * , A N T O N E L L A V E C C H I O *

La selezione delle tecnologie più idonee al raggiungimento degli obiettivi di bonifica individuati per ciascuna matrice ambientale, rappresenta una fase progettuale particolarmente impegnativa e delicata. L’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, (ex Apat, Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici), ovvero associazione protezione ambiente e territorio), in ottemperanza alla propria funzione istituzionale di supporto tecnico-scientifico del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle Pubbliche amministrazioni impegnate nella gestione dei procedimenti inerenti la bonifica dei siti contaminati, ha realizzato una matrice di screening come strumento di supporto nella selezione delle tecnologie di bonifica. Le variabili, per ognuna delle tecnologie prese in considerazione, includono l’applicabilità allo specifico contaminante o categoria di contaminanti, tempi di applicazione, necessità di manutenzione. La matrice verrà inoltre corredata di una trattazione dei “casi studio italiani”. A tale proposito, per la raccolta dei casi studio, è stato predisposto dall’Ispra uno specifico format, reso disponibile sul sito web dell’Istituto. Vediamo quali sono le principali caratteristiche della matrice di selezione delle tecnologie di bonifica.

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PERCHÉ UNA MATRICE Uno degli obiettivi della caratterizzazione di un sito contaminato è quello di ottenere un numero di informazioni sufficienti a progettare i successivi interventi di bonifica, sulla base dell’applicazione delle Batneec (Best available techniques not entailing excessive costs) citato nell’allegato 3 al titolo V della parte quarta del decreto legislativo152/06. La scelta di una strategia di bonifica può richiedere tempi lunghi; è pertanto utile potersi avvalere di strumenti che consentono di indirizzare le scelte verso specifiche tecnologie, provate come efficaci in condizioni simili con quella categoria di contaminanti. Nell’ambito delle proprie attività istituzionali, il Settore siti contaminati, Servizio interdipartimentale per le emergenze ambientali, dell’Ispra ha realizzato una matrice di screening per la selezione delle tecnologie di bonifica [1]. La matrice aspira ad essere uno strumento pratico e di facile consultazione per la selezione delle tecnologie di bonifica. Essa è stata concepita per effettuare, in fase progettuale, una prima valutazione delle tecnologie da utilizzare nei siti contaminati e permette all’utilizzatore di ottenere informazioni descrittive su ognuna di esse. Questa guida si concentra primariamente su tecnologie di dimostrata efficacia e applicate, più o meno frequentemente in Italia, ma in ogni caso si riferisce anche a tecnologie innovative la cui applicabilità

può essere valutata sulla base delle condizioni applicate, più o meno frequentemente, in Italia. In ogni caso si riferisce a tecnologie innovative la cui applicabilità può essere valutata sulla base delle condizioni specifiche del sito. Occorre sottolineare che la selezione finale di una tecnologia richiede, in generale, studi di trattabilità e di fattibilità da eseguire sia in laboratorio che sul campo. E’ questo, ad esempio, il caso dell’ossidazione chimica in situ, per l’applicazione della quale sono stati sviluppati specifici protocolli tecnici [2] [3]. La matrice di screening dell’Ispra non è stata concepita come uno stato dell’arte delle tecnologie di bonifica applicabili, ma piuttosto come uno strumento pratico, di agevole consultazione, in continuo aggiornamento anche grazie ai contributi che gli Enti di Controllo ed i soggetti pubblici e privati a qualsiasi titolo coinvolti nei procedimenti di bonifica ambientale vorranno fornire.

I CONTENUTI DELLA MATRICE La matrice di screening delle tecnologie di bonifica è uno strumento utile per la selezione delle tecnologie potenzialmente applicabili, come detto, in fase di elaborazione di un progetto di bonifica. La matrice prende in considerazione 22 tecnologie in situ ed ex situ per la bonifica del suolo e dei sedimenti (Figura 1), 16 tecnologie per la bonifica delle acque sotterranee (Figura 2). Le variabi-


Figura 1: matrice di screening delle tecnologie di bonifica Suolo e sedimenti

li utilizzate includono: • Tempi di applicazione (vengono presi in considerazione i seguenti range: <1 anno, tra 1 e 3 anni, > 3 anni) • Necessità di monitoraggio a lungo termine • Impatti a breve e lungo termine sulle risorse naturali • Limiti ed applicabilità Vengono inoltre presentati casi studio di applicazione, in Italia, delle tecnologie prese in considerazione all’interno della matrice (ove disponibili). Per lo sviluppo della matrice è stato utilizzato il modello della matrice di screening delle tecnologie sviluppato dalla Federal remediation technologies roundtable [4]. Le classi di contaminanti prese in considerazione sono le stesse classi prese in considerazione dalla normativa vigente in tema di siti contaminati (tabella 1 dell’allegato 5 al titolo V della parte quarta del decreto legislativo152/06). Occorre precisare che mentre la classificazione dei contaminanti individuata dal legislatore è basata su caratteristiche tossicologiche (come ad esempio la distinzio-

ne degli idrocarburi alifatici clorurati in composti cancerogeni e non cancerogeni), la classificazione dell’applicabilità delle tecnologie andrebbe fatta sulla base delle caratteristiche chimico-fisiche (ad esempio: la Costante di Henry). Si segnala pertanto che le tecnologie non necessariamente possono essere applicabili a tutti i contaminanti individuati in quella specifica classe di composti. Nell’ambito della classe dei metalli, grazie alle informazioni reperite in letteratura sull’applicabilità di alcune specifiche tecnologie, è stata operata un’ulteriore ripartizione. Sono stati individuati 6 metalli di particolare interesse (arsenico, cadmio, cromo, piombo, mercurio, zinco) e sotto la voce “altri metalli e composti inorganici” sono stati racchiusi tutti gli altri contaminanti. Occorre, anche in questo caso, sottolineare che diversi stati di ossidazione del metallo possono rendere efficace/inefficace una determinata tecnologia. È inoltre evidente che, anche se una specifica tecnologia può essere ritenuta applicabile per trattare una specifica classe di contaminanti in conformità a quanto riportato nella matrice, può non essere utilizzata per limitazioni dovute ad altri fat-

tori, quali i costi, le difficoltà di accettazione da parte degli enti di controllo e/o dell’opinione pubblica, la non implementabilità “full-scale” a causa di caratteristiche sito-specifiche.

BANCA DATI DEI CASI STUDIO Per la realizzazione, all’interno della matrice di screening delle tecnologie di bonifica, di una “banca-dati” dei casi-studio di applicazione delle tecnologie in Italia, l’Ispra ha predisposto una scheda di raccolta dati [5], la cui struttura è rappresentata in Tabella 1. La scheda è stata costruita sulla base di un analogo format, predisposto a suo tempo dall’Apat ed utilizzato per la raccolta di casi-studio di tecnologie di bonifica nell’ambito dell’Epa Network (Network of the heads of the environmental protection agencies of Europe). Tale format deriva quindi dal confronto con altre prestigiose agenzie ambientali europee. L’Ispra si pone l’obiettivo di raccogliere tutti i con-

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PROGETTI E TECNOLOGIE

Figura2: matricedi screening delle tecnologiedi bonificaacque sottereranee esuperficiali

tributi che gli enti di controllo, le società di consulenza ambientale e gli operatori pubblici e privati del settore vorranno fornire, compilando la scheda ed inviandola all’indirizzo e-mail tecnologiedibonifica@apat.it, appositamente predisposto. La raccolta includerà solo casi di applicazione delle tecnologie di bonifica in scala pilota e full-scale. Potranno essere presentati sia casi di successo che casi di insuccesso nell’applicazione della tecnologia.

ne con conseguente riduzione dei tempi dei procedimenti e, quindi, dei costi complessivi di bonifica. È inoltre auspicabile che, a partire dalla raccolta di casi studio lanciata dall’Ispra, possano essere finalmente elaborate e divulgate le informazioni relative all’applicazione delle tecnologie di bonifica in Italia che consentirebbero di valutare con maggiore chiarezza e scientificità lo stato dell’arte e le future prospettive del settore.

PROSPETTIVE FUTURE Uno degli obiettivi principali della ricerca applicata, in campo ambientale, è quello di fornire prodotti di semplice ed immediato utilizzo da parte degli operatori pubblici e privati. In questa ottica, le attività avviate dall’Ispra sul tema delle tecnologie di bonifica hanno consentito di mettere a disposizione degli operatori protocolli tecnici e strumenti di supporto alle decisioni che possono consentire di sviluppare i progetti di bonifica a partire da presupposti tecnicamente condivisi tra enti di controllo e proponenti, limitando così i possibili contenziosi in fase di approvazio-

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**RESPONSABILE

DEL

SETTORE SITI SERVIZIO

C O N TA M I N AT I ,

I N T E R D I PA R T I M E N TA L E P E R L E

EMERGENZE

A M B I E N TA L I ,

*ESPERTO

DEL

ISPRA

SETTORE SITI SERVIZIO

C O N TA M I N AT I ,

I N T E R D I PA R T I M E N TA L E P E R L E

EMERGENZE

A M B I E N TA L I ,

ISPRA

BIBLIOGRAFIA [1] Matrice di screening delle tecnologie di bonifica, Agosto 2008. http://www.apat.gov.it/site/_files/Suolo_Territorio/Matrice_tecnologie_APAT_rev110708.pdf [2] Protocollo per l'applicazione dell'ossidazione chimica in situ http://www.apat.gov.it/site/_files/Suolo_Territorio/TEC_protocolli_luglio_2005_protocollo_ISCO.pdf [3] Applicazione di tecnologie in situ per la bonifica delle acque sotterranee mediante l'iniezione di composti e reagenti chimici http://www.apat.gov.it/site/_files/Suolo_Territorio/TEC_protocolli_%20settembre_2005_generico_ORC.pdf [4] FRTR, Federal Remediation Technology Roundtable, Remediation Technologies Screening and Reference Guide, Version 4.0, ultimo aggiornamento 2007 http://www.frtr.gov/matrix2/top_page.html [5] Scheda per la raccolta di casi-studio di applicazione di tecnologie di bonifica, Agosto 2008. http://www.apat.gov.it/site/_files/Suolo_Territorio/Scheda_raccolta_casi_studio_Siti_Contaminati.doc.


SCHEDA PER LA RACCOLTA DEI CASI STUDIO Nome ed ubicazione del sito Enti/Aziende/Istituzioni coinvolte nel procedimento di bonifica Informazioni generali (storia del sito, caratteristiche geologiche ed idrogeologiche, ecc.) Contaminanti di interesse

Matrici trattate

❒ suolo ❒ acque sotterranee ❒ sedimenti ❒ acque superficiali ❒ rifiuti ❒ fanghi ❒ altro

Tecnologia/e applicate Breve descrizione della/e tecnologie Scala di applicazione della tecnologia

BONIFICHE AMBIENTALI INNOVAZIONE E BIOTECNOLOGIE Indagini preliminari Piani di caratterizzazione

❒ scala pilota ❒ full-scale;

❒ efficienza/efficacia della tecnologia; ❒ raggiungimento degli obiettivi di bonifica previsti dalla normative; ❒ tempi di applicazione ❒ scarsa produzione di rifiuti ❒ richieste specifiche della P.A. ❒ riduzione del rischio sanitario-ambientale ❒ riduzione del rischio ecologico Fattori che hanno condizionato la selezione della tecnologia ❒ disponibilità della tecnologia ❒ costi della tecnologia ❒ costi sociali ❒ applicabilità tecnica ❒ accettazione sociale ❒ benefici a breve termine ❒ benefici a lungo termine ❒ vincoli istituzionali/organizzativi/sociali ❒ altro (specificare)………………

Analisi di rischio Studi di fattibilità Interventi di bonifica terreni Interventi di bonifica acque ISCRITTA ALL'ALBO NAZIONALE GESTORI AMBIENTALI CAT. 9-BONIFICA SITI

Strumenti di supporto alle decisioni utilizzati (analisi di rischio sanitario-ambientale, analisi di rischio ecologico, analisi costi-benefici) Breve descrizione degli strumenti di supporto alle decisioni utilizzati Obiettivi di bonifica previsti/raggiunti Quantità di matrice trattata (in m3, t, ecc.) Durata dell’intervento Utilizzo finale del sito (industriale, residenziale, commerciale, ecc.) Valutazione dei Costi costi in Euro (analisi dettagliata dei costi della bonifica, comprensivi delle attività di manutenzione, monitoraggio, dei costi sociali ed ambientali, ove disponibili, ecc.) Note (vantaggi/limiti dell’intervento, raggiungimento degli obiettivi di bonifica previsti dalla normative, motivazioni dell’insuccesso dell’applicazione della tecnologia, ecc.) Contatti (verranno utilizzati per eventuali ulteriori richieste di chiarimento) Bibliografia

GIO.ECO srl - Via L. da Vinci,13 - 20090 - Segrate (MI) Tel 02 2132113 r.a. - Fax 02 2133826 info@gioecosrl.it - www.gioecosrl.it


N O R M AT I VA

IL DEPOSITO SOTTERRANEO DEI RIFIUTI NEL CONTESTO N O R M AT I V O C O M U N I TA R I O E I TA L I A N O

L A P R O V I N C I A D I T O R I N O H A A U T O R I Z Z AT O I L P R I M O D E P O S I T O S O T T E R R A N E O D I R I F I U T I I N I TA L I A DI

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GIAN LUIGI SOLDI*

Alla fine del mese di settembre 2008 la Provincia di Torino ha rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.), ai sensi del decreto legislativo 59/2005, relativa ad un deposito sotterraneo di rifiuti destinato a ricevere il materiale di risulta contenente amianto, derivante dallo scavo di una galleria stradale sita nel Comune di Cesana Torinese. Si tratta del primo esempio in Italia di Autorizzazione integrata relativa a questa specifica categoria di discarica, che potrebbe avere in futuro interessanti applicazioni relativamente allo smaltimento di particolari tipologie di rifiuti. Negli ultimi anni si è, infatti, riscontrato un crescente aumento dell’opposizione nei confronti della localizzazione di nuove discariche: la stessa Direttiva “discariche” del Consiglio dell’Unione Eu-

ropea 1999/31/CE del 26 aprile 1999 ha imposto particolari limitazioni ed obblighi all’utilizzo delle discariche, rendendole sempre meno concorrenziali, soprattutto dal punto di vista economico, rispetto ad altre tecnologie di smaltimento. Tra le principali cause negative della pubblica avversione nei confronti delle discariche vi sono indubbiamente le emissioni di percolato e gas, che, oltre a costituire una potenziale sorgente di inquinamento delle matrici ambientali, generano frequentemente molestie nei confronti della popolazione residente nelle aree circostanti, così come la proliferazione di insetti, volatili e roditori. Non si devono inoltre trascurare i problemi connessi all’impatto sul paesaggio ed alla sottrazione permanente di suolo generata dalla presenza della di-


scarica, nonché il conseguente deprezzamento delle proprietà immobiliari presenti nelle vicinanze. Dal punto di vista economico, la necessità di garantire la copertura dei costi derivanti dalla gestione post-chiusura, le cui tempistiche, soprattutto per quanto riguarda la gestione del percolato e per le necessità di monitoraggio, vanno ben oltre il periodo minimo di trenta anni previsto dalla Direttiva, costituiscono uno degli aspetti più penalizzanti del “sistema discarica”. A fronte dei problemi sopra illustrati risulta evidente che, in riferimento a particolari tipologie di rifiuti, la discarica mediante deposito sotterraneo potrebbe risultare particolarmente vantaggiosa, in quanto consentirebbe di minimizzare molti aspetti negativi che normalmente caratterizzano le discariche realizzate in superficie, con particolare riferimento alle emissioni moleste, all’impatto sul paesaggio e all’occupazione di suolo. Inoltre la fase di gestione post-chiusura del deposito sotterraneo, date particolari condizioni originarie di isolamento dei rifiuti, e le caratteristiche di stabilità degli stessi, risulterebbe maggiormente sostenibile dal punto di vista economico e priva delle incertezze a medio-lungo termine che comunemente caratterizzano le discariche a cielo aperto. Inoltre l’eventuale impiego, per il deposito dei rifiuti, di vuoti stabili derivanti da attività minerarie dismesse, potrebbe garantire, oltre al risparmio nella realizzazione delle cavità sotterranee, il recupero di aree e impianti che, anche se inutilizzati, necessiterebbero comunque di continua manutenzione e sorveglianza per tempi pressoché indefiniti. Ai sensi della normativa comunitaria e nazionale attualmente vigente, l’autorizzazione di questa categoria di impianto, oltre ai requisiti previsti per tutte le discariche, comporta particolari valutazioni sito-specifiche di natura geologica, geomeccanica, idrogeologica e geochimica, finalizzate a garantire, nel lungo termine, la presenza di condizioni di isolamento dei rifiuti nei confronti della biosfera.

LA NORMATIVA NAZIONALE ANTECEDENTE IL DL 36/2003: LE DISCARICHE DI “TERZA CATEGORIA”. Precedentemente all’emanazione della Direttiva 1999/31/CE e del suo successivo recepimento in Italia rappresentato dal decreto legislativo 36/2003, lo smaltimento dei rifiuti in discarica era disciplinato, dal punto di vista tecnico, dalle Disposizioni per la prima applicazione dell’articolo 4 del Decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 915, concernente lo smaltimento dei

rifiuti (Deliberazione del Comitato Interministeriale del 27 luglio 1984). Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, tale “vecchia” normativa tecnica già prevedeva la fattispecie del deposito sotterraneo dei rifiuti: al punto 4.2.4 erano infatti individuate le caratteristiche tecniche delle Discariche di terza categoria,

In alto: il deposito sotterraneo di Cesana Torinese Nella pagina a fianco: miniera di salgemma

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N O R M AT I VA

che rappresentavano impianti aventi doti di sicurezza particolarmente elevate per la protezione dell’ambiente e della salute umana, destinate a ricevere rifiuti tossici e nocivi. Tali impianti potevano essere ubicati su suolo, in suoli, in miniere o altre cavità artificiali, la cui stabilità sia tale,o resa tale, da evitare pericoli di frane o cedimenti. La norma prevedeva che i rifiuti stoccati dovessero essere contenuti all’interno di recipienti a chiusura ermetica aventi elevata resistenza meccanica e chimica, ispezionabili singolarmente, a loro volta posti all’interno di bacini di contenimento impermeabili dotati di sistemi di raccolta delle perdite. Sia durante il periodo di esercizio sia dopo, l’impianto doveva assicurare l’accesso per le ispezioni e l’eventuale recupero dei contenitori stoccati, nonché il presidio, 24 ore su 24, da parte di almeno due addetti. Oltre ad altri vincoli e limitazioni per l’ubicazione, la norma definiva inoltre una distanza minima per questi impianti di 2000 metri dai centri abitati. A livello nazionale le Discariche di terza categoria rimasero solo sulla carta e nella realtà non furono mai autorizzati impianti di smaltimento dei rifiuti sotto questa classificazione.

LA NORMATIVA EUROPEA E LA DIRETTIVA “DISCARICHE” 1999/31/CE. Due documenti legali dell’Unione Europea regolano in modo specifico lo smaltimento dei rifiuti in discarica: • Direttiva 1999/31/CE del Consiglio del 26 aprile 1999 relativa alle discariche di rifiuti • Decisione del Consiglio del 19 dicembre 2002 che stabilisce criteri e procedure per l’ammissione dei rifiuti nelle discariche ai sensi dell’articolo 16 e dell’allegato II della direttiva 1999/31/CE. Il deposito sotterraneo dei rifiuti è, in particolare, menzionato nella Decisione del Consiglio del 19 dicembre 2002. La Direttiva 1999/31/CE, recepita in Italia con il decreto legislativo 36/2003, ha reso più difficile ricorrere alle discariche per lo smaltimento dei rifiuti, prevedendo una serie di obblighi onerosi, tra i quali la necessità di un’adeguata gestione post chiusura, l’imposizione di un prezzo applicato per il conferimento dei rifiuti in discarica a copertura di tutti i costi, comprensivi quelli relativi al periodo post-chiusura, nonché la prestazione di adeguate garanzie finanziarie riferite a tale periodo. La Direttiva definisce inoltre le 3 categorie di discariche (per rifiuti pericolosi, per rifiuti non pericolosi e per rifiuti inerti), le tipologie di rifiuti ammissibili e non ammissibili, il contenuto della domanda e dell’atto di autorizzazione, le procedure

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Accumulo di rifiuti in un deposito sotterraneo di ammissione dei rifiuti, le procedure di controllo della fase operativa e del post chiusura, le disposizioni per l’adeguamento delle discariche esistenti e i termini per il recepimento da parte degli Stati Membri. La Direttiva contiene inoltre una serie di allegati che definiscono i requisiti tecnici minimi per ciascuna categoria di impianto, i criteri generali e le procedure per l’ammissione dei rifiuti e le procedure di controllo (monitoraggio) e sorveglianza della fase operativa e post operativa. La Direttiva discariche non menziona, tuttavia, in alcuna sua parte, il deposito sotterraneo dei rifiuti, nonostante questa tipologia di discarica sia stata presente in vari paesi dell’Unione Europea, al momento della sua emanazione.

LA DECISIONE DEL CONSIGLIO DEL 19 DICEMBRE 2002 La decisione del Consiglio del 19 dicembre 2002, recepita in Italia con il decreto ministeriale del 3 agosto 2005, stabilisce criteri e procedure per l’ammissione dei rifiuti nelle discariche e ha inoltre “sanato” la carenza di indicazioni relative al deposito sotterraneo dei rifiuti da parte della Direttiva discariche. La decisione infatti contiene i criteri per l’ammissione dei rifiuti presso ciascuna categoria di discarica, con l’indicazione dei valori di concentrazione limite del test di cessione (valori limite del “colaticcio”), estesi alla particolare categoria dei depositi sotterranei, definiti come categoria D. In dettaglio, l’allegato A della decisione, ”Valutazione della sicurezza ai fini dell’ammissione dei rifiuti in depositi sotterranei”, illustra i seguenti contenuti: • Principi di sicurezza per tutti i tipi di deposito sotterraneo - L’importanza della barriera geologica

- Valutazione dei rischi specifica per il sito • Criteri di ammissibilità per il deposito sotterraneo applicabili a tutti i tipi di rifiuti - Rifiuti esclusi - Elenco dei rifiuti idonei allo stoccaggio in sotterraneo - Valutazione specifica dei rischi legati al sito - Condizioni di ammissione • Considerazioni supplementari in materia di miniere di salgemma - Importanza della barriera geologica - Valutazione a lungo termine • Considerazioni supplementari con riferimento alla roccia dura - Principi di sicurezza I suddetti contenuti hanno un carattere generale e si limitano a elencare una serie di condizioni finalizzate a definire l’idoneità del deposito sotterraneo ad ospitare i rifiuti, sulla base della valutazione della sicurezza specifica del sito. In particolare è indicato come obiettivo ultimo dello smaltimento dei rifiuti in depositi sotterranei quello di isolare questi ultimi dalla biosfera. Ai sensi della decisione, la valutazione sito-specifica dei rischi deve essere effettuata sia per la fase operativa che post-operativa, sulla base delle seguenti valutazioni: 1) geologica; 2) geomeccanica; 3) idrogeologica; 4) geochimica; 5) dell’impatto sulla biosfera; 6) della fase operativa; 7) a lungo termine; 8) dell’impatto di tutti gli impianti di superficie del sito.


Per quanto riguarda l’ammissibilità dei rifiuti, sono escluse dallo smaltimento in deposito sotterraneo le seguenti tipologie di rifiuti: • i rifiuti elencati all’articolo 5, paragrafo 3, della Direttiva discariche, ed in particolare : rifiuti liquidi rifiuti esplosivi, corrosivi, ossidanti o altamente infiammabili rifiuti provenienti da cliniche, ospedali o cliniche veterinarie, qualora siano infettivi pneumatici usati interi o triturati, esclusi quelli usati come materiale d’ingegneria • i rifiuti e i loro contenitori se suscettibili di reagire a contatto con l’acqua o con la roccia ospitante nelle condizioni previste per lo stoccaggio e subire quindi: - un cambiamento di volume, - una generazione di sostanze o gas auto-infiammabili o tossici o esplosivi, o - qualunque altra reazione che possa rappresentare un rischio per la sicurezza operativa e/o per l’integrità della barriera. I rifiuti suscettibili di reagire nel caso di contatto reciproco devono essere definiti e classificati in gruppi di compatibilità; i differenti gruppi di compatibilità devono essere fisicamente separati nella fase di stoccaggio; • i rifiuti biodegradabili; • i rifiuti dall’odore pungente; • i rifiuti che possono generare una miscela gas-aria tossica o esplosiva, e in particolare i rifiuti che: - provocano concentrazioni di gas tossici per le pressioni parziali dei componenti, - in condizioni di saturazione in un contenitore formano concentrazioni superiori del 10% alla concentrazione che corrisponde al limite inferiore di esplosività; • i rifiuti con un’insufficiente stabilità tenuto conto delle condizioni geomeccaniche; • i rifiuti autoinfiammabili o soggetti a combustione spontanea nelle condizioni previste per lo stoccaggio, i prodotti gassosi, i rifiuti volatili, i rifiuti provenienti dalla raccolta sotto forma di miscele non identificate; • i rifiuti che contengono o possono produrre germi patogeni di malattie contagiose. Dal punto di vista della classificazione, la decisione prevede che il deposito sotterraneo possa essere dedicato ai rifiuti inerti, non pericolosi e pericolosi, così come le altre tipologie di discariche “superficiali”, rispettando i valori limite del colaticcio previsti per ciascuna categoria, ad esclusione dei depositi per rifiuti pericolosi. Per questi ultimi la decisione prevede una “deroga”, non individuando limiti precisi sul colaticcio

e demandando tale definizione alla valutazione della sicurezza specifica, sulla base dei criteri sopra citati.

LA NORMATIVA NAZIONALE In Italia lo smaltimento dei rifiuti in discarica è regolato da due leggi, con specifici riferimenti al deposito sotterraneo dei rifiuti: • Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 (attuazione della direttiva 1999/1/CE relativa alle discariche di rifiuti) • Decreto ministeriale 3 agosto 2005 (definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica) Il decreto legislativo 36/2003, pubblicato in data 12 marzo 2003, ha recepito integralmente la Direttiva discariche 1999/31/CE. Diversamente dalla Direttiva discariche, il decreto in questione contiene, nell’allegato 1, punto 3, specifiche indicazioni relative alle Caratteristiche degli impianti di deposito sotterraneo dei rifiuti, che ripercorrono i contenuti della Decisione del Consiglio del 19 dicembre 2002 in relazione alla protezione delle matrici ambientali, con particolare riferimento ai seguenti aspetti: • barriera geologica e stabilità • valutazione idrogeologica • valutazione dell’impatto sulla biosfera • valutazione della fase operativa I criteri di protezione delle matrici ambientali sostituiscono alcuni di quelli previsti, sempre nell’allegato 1, punti 1 e 2, per gli impianti per rifiuti inerti, per rifiuti non pericolosi e per rifiuti pericolosi, come verrà meglio specificato dal successivo Decreto ministeriale del 3 agosto 2005 relativo ai criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica. Un ulteriore elemento che integra il decreto legislativo 36/2003 rispetto alla Direttiva discariche è rappresentato dai 5 piani che devono essere contenuti nella domanda di autorizzazione per la costruzione e l’esercizio della discarica, e successivamente devono essere approvati dall’autorità competente nell’ambito del rilascio dell’autorizzazione, ed in particolare: • piano di gestione operativa, nel quale devono essere individuati i criteri e le misure tecniche adottate per la gestione della discarica e le modalità di chiusura della stessa; • piano di ripristino ambientale del sito a chiusura della discarica, nel quale devono essere previste le modalità e gli obiettivi di recupero e sistemazione della discarica in relazione alla destinazione d’uso prevista dell’aera stessa; • piano di gestione post-operativa della discarica, nel quale sono definiti i programmi di sorveglianza e controllo successivi alla chiusura; • piano di sorveglianza e controllo, nel quale de-

vono essere indicate tutte le misure necessarie per prevenire rischi d’incidenti causati dal funzionamento della discarica e per limitarne le conseguenze, sia in fase operativa che post-operativa, con particolare riferimento alle precauzioni adottate a tutela delle acque dall’inquinamento provocato da infiltrazioni di percolato nel terreno e alle altre misure di prevenzione e protezione contro qualsiasi danno all’ambiente; i parametri da monitorare, la frequenza dei monitoraggi e la verifica delle attività di studio del sito da parte del richiedente sono indicati nella tabella 2 dell’allegato 2; • piano finanziario, che preveda che tutti i costi derivanti dalla realizzazione dell’impianto e dall’esercizio della discarica, i costi connessi alla costituzione della garanzia finanziaria di cui all’articolo 14 del D.lgs 36/2003, i costi stimati di chiusura, nonché quelli di gestione post-operativa per un periodo di almeno trenta anni, siano coperti dal prezzo applicato dal gestore per lo smaltimento, tenuto conto della riduzione del rischio ambientale e dei costi di post-chiusura derivanti dalla adozione di procedure di registrazione ai sensi del regolamento (CE) n. 761/2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 19 marzo 2001. I criteri ed i contenuti con i quali i suddetti Piani devono essere predisposti sono indicati nell’Allegato 2 del dl 36/2003.

DEFINIZIONE DEI CRITERI DI AMMISSIBILITÀ DEI RIFIUTI NEI DEPOSITI SOTTERRANEI Il Decreto ministeriale del 3 agosto 2005 stabilisce i criteri e le procedure di ammissibilità dei rifiuti nelle discariche in conformità all’art. 7, comma 5 decreto legislativo 36/2003 medesimo. Il decreto recepisce integralmente la Decisione del Consiglio del 19 dicembre 2002. Diversamente dagli altri impianti di discarica per rifiuti inerti, non pericolosi e pericolosi, per i quali sono previsti limiti di concentrazione dell’eluato, l’articolo 9 del Decreto prevede che nei depositi sotterranei l’ammissione dei rifiuti sia effettuata sulla base della valutazione dei rischi specifici, in conformità di quanto previsto al punto 1.2 dell’allegato 4, al fine di accertare che il livello di isolamento del deposito dalla biosfera sia accettabile. All’allegato 4 è prevista pertanto una specifica analisi della roccia ospitante e delle prestazioni del deposito basata sui medesimi criteri definiti dalla Decisione del Consiglio del 19 dicembre 2002 (valutazione geologica, valutazione geomeccanica, valutazione idrogeologica; valutazione geochimica; valutazione dell’impatto sulla biosfera, valuta-

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zione della fase operativa, valutazione a lungo termine, valutazione dell’impatto di tutti gli impianti di superficie del sito). Si deve rilevare che la Decisione del Consiglio del 19 dicembre 2002 esonerava dall’obbligo di effettuare la verifica della conformità dei rifiuti conferiti presso i depositi sotterranei, con riferimento ai limiti di concentrazione dell’eluato, solo nel caso dei depositi per rifiuti pericolosi, per i quali l’ammissione dei rifiuti è basata sulla valutazione della sicurezza specifica per il sito. Il Decreto ministeriale del 3 agosto 2005, all’art. 9 comma 4, basa invece la verifica di conformità suddetta sulla valutazione dei rischi specifici per il sito, senza distinzione della tipologia di deposito. Inoltre il Decreto ministeriale, all’allegato 4, punto 1.2, conferma la non applicabilità dei criteri stabiliti all’allegato 1 del D.lgs 36/2003 per quanto riguarda controllo delle acque e gestione del percolato, protezione del terreno e delle acque (barriere di impermeabilizzazione), controllo dei gas e disturbi e rischi, che vengono pertanto unicamente previsti per le discariche ”di superficie”. Vengono comunque mantenuti per i deposti sotterranei gli altri criteri stabiliti dal dl 36/2003, con particolare riferimento a quelli inerenti l’ubicazione. Per quanto riguarda le esclusioni non possono essere collocati presso i depositi sotterranei i rifiuti che possono subire trasformazioni indesiderate di tipo fisico, chimico e biologico dopo il deposito, conformemente a quanto già previsto dalla Decisione del Consiglio del 19 dicembre 2002. L’allegato 2 del decreto prevede inoltre particolari indicazioni inerenti modalità e criteri di deposito in discarica per i rifiuti contenenti amianto, finalizzate principalmente a evitare la propagazione delle fibre durante e dopo il conferimento e a garantire condizioni di sicurezza per il personale addetto. Le suddette indicazioni possono essere opportunamente adeguate alle condizioni di smaltimento previste nei depositi sotterranei, che risulterebbero particolarmente adatti allo smaltimento di tali tipologie di rifiuti, grazie alle particolari condizioni di isolamento dalla biosfera e alla naturale stabilità dei rifiuti stessi.

AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE (AIA) AI SENSI DEL DECRETO LEGISLATIVO 59/2005 Ai sensi dell’art. 2, comma 1, lettera l) del decreto legislativo 59/2005 l’Autorizzazione Integrata Ambientale è il provvedimento che autorizza l’esercizio di un impianto o una parte di esso a determinate condizioni che devono garantire che l’impianto sia conforme ai requisiti del citato de-

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creto. Un’ A.I.A. può valere per uno o più impianti o parti di essi, che siano localizzati sullo stesso sito e gestiti dal medesimo gestore. Le discariche che ricevono più di 10 tonnellate al giorno o con una capacità totale di oltre 25.000 tonnellate, ad esclusione delle discariche per i rifiuti inerti, ricadono nelle tipologie impiantistiche previste al punto 5.4 dell’allegato I al D.lgs 59/2005 e s.m.i.; pertanto anche i depositi sotterranei di rifiuti, che rientrano nelle suddette condizioni, sono sottoposti a tale regime autorizzativo. Ai fini dell’individuazione e utilizzo delle migliori tecniche disponibili, i riferimenti da utilizzare sono sempre il dl 36/2003 relativo all’“Attuazione della direttiva 1999/31/CE del Consiglio delle Comunità Europee” del 26 aprile 1999, del 26 aprile 1999, relativa alle discariche dei rifiuti e il Decreto del 03/08/2005 relativo alla “Definizione dei Criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica”, che prevedono indicazioni specifiche per il deposito sotterraneo dei rifiuti, come descritto ai capitoli precedenti. L’ Aia è rilasciata ai sensi dell’art. 5 del dl 59/2005 ed ha una durata di cinque anni. Nel caso di un impianto che all’atto del rilascio dell’Aia sia registrato ai sensi del Regolamento CE n. 761/2001 (EMAS), il rinnovo é effettuato ogni otto anni. Nel caso di un impianto che all’atto del rilascio dell’autorizzazione di cui all’art. 5 risulti certificato secondo la norma UNI EN ISO 14001, il rinnovo è effettuato ogni sei anni.

CONCLUSIONI Il deposito sotterraneo dei rifiuti costituisce una categoria di discarica chiaramente contemplata dalle normative comunitarie e nazionali, che, oltre ai requisiti previsti per tutte le discariche, prevedono particolari valutazioni sito-specifiche. La normativa nazionale, in particolare, prevede che l’ammissibilità dei rifiuti nei depositi sotterranei non sia basata su limiti di concentrazione dell’eluato predefiniti, così come avviene per le discariche di superficie, ma sia invece riferita ad una valutazione dei rischi specifica per ciascun sito. Per i depositi sotterranei non sono inoltre previsti i criteri costruttivi minimi, come le barriere d’impermeabilizzazione di fondo e di copertura, obbligatori invece per le discariche di superficie. Sono tuttavia esclusi allo smaltimento nei depositi sotterranei alcune tipologie di rifiuti che possono subire trasformazioni indesiderate di tipo fisico, chimico e biologico, ammesse invece nelle discariche di superficie, come i rifiuti biodegradabili o che, nelle condizioni di deposito, sono suscettibili di generare gas tossici, infiamma-

bili o esplosivi. Le procedure autorizzative per i depositi sotterranei sono le medesime previste dalla normativa vigente per tutte le categorie di discariche.

* PROVINCIA DI TORINO, SERVIZIO GESTIONE RIFIUTI E BONIFICHE

BIBLIOGRAFIA Repubblica Italiana (1984). Disposizioni per la prima applicazione dell’articolo 4 del Decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 915, concernente lo smaltimento dei rifiuti. Deliberazione del Comitato Interministeriale del 27 luglio 1984. Supplemento Ordinario n. 253 alla Gazzetta Ufficiale 13 settembre 1984 n. 52. Repubblica Italiana (2003). Decreto Legislativo 13 gennaio 2003, n. 36. Attuazione della direttiva 1999/1/CE relativa alle discariche di rifiuti, Supplemento Ordinario n. 40 alla Gazzetta Ufficiale 12 marzo 2003 n. 59. Repubblica Italiana (2005). Decreto Legislativo 18 febbraio 2005, n. 59. Attuazione integrale della Direttiva 96/61/Ce relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento. Supplemento Ordinario n. 72 alla Gazzetta Ufficiale 22 aprile 2005 n. 93. Repubblica Italiana (2005). Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, 30 agosto 2005. Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica. Gazzetta Ufficiale 30 agosto 2005 n. 201. Unione Europea (1999). Direttiva 1999/31/CE del Consiglio del 26 aprile 1999 relativa alle discariche di rifiuti. Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee L182 del 16/07/1999. Unione Europea (2003). Decisione del Consiglio del 19 dicembre 2002 che stabilisce criteri e procedure per l’ammissione dei rifiuti nelle discariche ai sensi dell’articolo 16 e dell’allegato II della direttiva 1999/31/CE, Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee L11 del 16/01/2003.


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RIFIUTI IN DISCARICA C O S A È C A M B I AT O DAL 1° GENNAIO

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IL PERCORSO N O R M AT I V O CHE DEFINISCE I CRITERI DI AMMISSIBILITÀ IN DISCARICA E LE POSSIBILITÀ DI DEROGA A QUANTO DISPOSTO DAL DECRETO MINISTERIALE DEL 3 AGOSTO 2005

Figura 1

DI

S A M A N T H A R O S AT I * GIAN LUIGI SOLDI*

Con il 1° gennaio di quest’anno è entrato in vigore il decreto ministeriale del 3 agosto 2005 che stabilisce i criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica in recepimento della decisione 2003/33/CE del 19 dicembre 2002, abbandonando definitivamente quanto indicato nella preesistente normativa tecnica in materia di rifiuti, la deliberazione del Comitato Interministeriale del 27 luglio ‘84. Sempre alla data del 1° gennaio 2009 non sono più ammessi in discarica i rifiuti con Pci (potere calorifico inferiore a 13.000 kJ/kg, secondo quanto indicato all’art. 6 del decreto legislativo n. 36/2003

comma 1, lettera p). Prima di esaminare cosa succede dal 1° gennaio 2009, vediamo una sintesi degli atti normativi, dai quali discende l’attuale legislazione nazionale in materia di discariche. Con la direttiva 1999/31/CE del Consiglio del 26 aprile 1999 (direttiva “Discariche”), è stata stabilita una disciplina comune a tutti gli Stati membri relativamente alle discariche di rifiuti. L’art. 18 ha indicato che gli Stati membri avrebbero dovuto assumere «... le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro due anni dalla sua entrata in vigore», ovvero, nella normativa italiana, entro il 16 luglio 2001.


Figura 1. Discarica di rifiuti Figura 2. Un mezzo in opera nella raccolta dei rifiuti

Con quasi due anni di ritardo, con il decreto legislativo 13 gennaio 2003 n. 36, l’Italia recepiva le prescrizioni comunitarie in materia di discariche di rifiuti. In particolare l’art. 17 del decreto prevedeva un regime transitorio per le discariche preesistenti (cioè autorizzate successivamente al 27 marzo 2003, data di entrata in vigore del D.lgs. n. 36/2003), con la previsione però di un termine ultimo di adeguamento fissato al 16 luglio 2009. Tale regime transitorio consentiva anche alle nuove discariche di smaltire i rifiuti in osservanza della pregressa normativa, rappresentata dalla deliberazione del Comitato interministeriale del 27 luglio 1984, fino alla stessa data del 16 luglio 2005. Tale termine è stato successivamente più volte prorogato, come verrà di seguito dettagliato. L’art. 7, comma 5 del dl. n. 36/2006 stabilisce che i criteri di ammissione in ciascuna categoria di discarica, secondo la nuova classificazione prevista dall’art. 4 del decreto stesso, siano demandati ad ulteriore apposito decreto del ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. In conseguenza di tale previsione era stato emanato il dm 13 marzo 2003 che però non è risultato conforme alle indicazioni della decisione 2003/33/CE del 19 dicembre 2002, che aveva stabilito criteri e procedure per l’ammissione dei rifiuti nelle discariche, ai sensi dell’articolo 16 dell’allegato II della direttiva 1999/31/CE. Infatti, con decreto del ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio di concerto con il ministro dell’Ambiente e delle Attività produttive e il ministro della Salute, del 3 agosto 2005, art. 11, è stato abrogato formalmente il dm 13 marzo 2003.

LE PROROGHE RELATIVE ALL’ENTRATA IN VIGORE DEL D.M. DEL 03/08/2005 SUI CRITERI DI AMMISSIBILITÀ DEI RIFIUTI IN DISCARICA Il D.lgs. n. 36/2003 aveva statuito che le nuove disposizioni sulle discariche sarebbero dovute entrare in vigore a partire dal 16 luglio 2005. Da allora quel termine è stato oggetto di ripetute proroghe: - Decreto legge n. 115/2005 (convertito nella legge n. 168/2005) che spostava al 31 dicembre del 2005 l’entrata in vigore della nuova disciplina. - Decreto legge n. 203/2005 (convertito nella leg-

Figura 2

ge n. 248/2005) che spostava i termini al 31 dicembre 2006, - art. 1, comma 184, lett. c della legge 27 dicembre 2006 n. 296 («legge finanziaria 2007») che prorogava l’applicazione della nuova disciplina del decreto legislativo n. 36/2003 fino al 31 dicembre 2007, escludendo però le discariche di II categoria, tipo A, ex «2A» e le discariche per rifiuti inerti, in cui si conferiscono materiali in matrice cementizia contenenti amianto, in considerazione della evidente pericolosità di tali tipologie di impianti. - art. 24 della legge 244 del 24 dicembre 2007 («legge finanziaria 2008»), che prevedeva la modifica dell’articolo 1, comma 184, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), con la nuova data di scadenza fissata al 31 dicembre 2008. Relativamente al parametro Pci (potere calorifico inferiore), l’art 6 del D.lgs. n. 36/2003 indica, tra i rifiuti non ammessi in discarica, i rifiuti con Pci >13.000 kJ/kg a partire dal 1° gennaio 2007. Tale data è stata prorogata dall’art 6, comma 3 del decreto legge 28 dicembre 2006, n. 300 che ha spostato il divieto di conferimento in discarica di tali rifiuti al 31 dicembre 2008. Si ricorda che tale divieto non era contenuto nella Direttiva 1999/31/CE, ma è unicamente presente nella legislazione italiana. L’entrata in vigore del nuovo Testo unico ambientale (D.lgs. n. 152/2006) non ha comportato sostanziali modifiche al decreto legislativo n. 36/2003, ma anzi, all’art. 182, comma 7 ha chiarito, che «...le attività di smaltimento in discarica dei rifiuti sono disciplinate secondo le disposizioni del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, di attuazione della Direttiva 1999/31/CE».

I CAMBIAMENTI INTRODOTTI DAL DECRETO MINISTERIALE DEL 3 AGOSTO 2005 Il decreto ministeriale. del 3 agosto 2005 è entrato in vigore a partire dal 1° gennaio 2009. Tale decreto stabilisce, all’art. 1, commi 1, 2 3 e 4, i criteri e le procedure di ammissibilità dei rifiuti nelle discariche, in conformità a quanto stabilito dal decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, indicando che i rifiuti sono ammessi in discarica solo se risultano conformi ai criteri di ammissibilità della corrispondente categoria di discarica. Per accertare l'ammissibilità dei rifiuti nelle discariche sono impiegati i metodi di campionamento e analisi indicati nel decreto. Inoltre, tenuto conto che le discariche per rifiuti pericolosi hanno un livello di tutela ambientale superiore a quelle per rifiuti non pericolosi, e che queste ultime hanno un livello di tutela ambientale superiore a quelle per rifiuti inerti, è ammesso il conferimento di rifiuti che soddisfano i criteri per l'ammissione ad ogni categoria di discarica in discariche aventi un livello di tutela superiore. All’articolo 6, relativo agli impianti di discarica per rifiuti non pericolosi, è stabilito che è consentito lo smaltimento, senza caratterizzazione analitica, dei seguenti rifiuti: a) i rifiuti urbani di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, classificati come non pericolosi nel capitolo 20 dell'elenco europeo dei rifiuti, le frazioni non pericolose dei rifiuti domestici raccolti separatamente e i rifiuti non pericolosi assimilati per qualità e quantità ai rifiuti urbani;

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Figura 3. Rifiuti pericolosi Figura 4: Realizzazione del capping di una discarica

Figura 3

b) i rifiuti non pericolosi individuati in una lista positiva definita con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con i ministri delle attività produttive e della salute, sentito il parere della Conferenza Stato-Regioni. I rifiuti di cui al comma 1, lettera a) sono ammessi in questa tipologia di discarica se risultano conformi a quanto previsto dall'articolo 7 del decreto legislativo 36 del 2003; non sono ammessi se risultano contaminati a un livello tale che il rischio associato al rifiuto giustifica il loro smaltimento in altri impianti. Detti rifiuti non possono essere ammessi in aree in cui sono ammessi rifiuti pericolosi stabili e non reattivi. 2. Fatto salvo quanto previsto all'articolo 10 del presente decreto, nelle discariche per rifiuti non pericolosi sono smaltiti rifiuti non pericolosi che hanno una concentrazione di sostanza secca non inferiore al 25% e che, sottoposti a test di cessione di cui all'allegato 3, presentano un eluato conforme alle concentrazioni fissate in tabella 5. 3. Fatto salvo quanto previsto all'articolo 10 del presente decreto, nelle discariche per rifiuti non pericolosi sono, altresì, smaltiti rifiuti pericolosi stabili non reattivi (ad esempio, sottoposti a processo di solidificazione/stabilizzazione, vetrificati) che: a) sottoposti a test di cessione di cui all'allegato 3 presentano un eluato conforme alle concentrazioni fissate in tabella 5; b) hanno una concentrazione in carbonio organico totale (Toc) non superiore al 5% con riferimento alle sostanze organiche chimicamente attive, in grado di interferire con l'ambiente, con esclusione, quindi, di resine e polimeri od altri composti non biodegradabili; c) hanno il pH non inferiore a 6 e la concentrazione di sostanza secca non inferiore al 25%;

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d) tali rifiuti non devono essere smaltiti in aree destinate ai rifiuti non pericolosi biodegradabili. 5. Fatto salvo quanto previsto dall'articolo 10 del presente decreto, in discarica per rifiuti non pericolosi è vietato il conferimento di rifiuti che: a) contengono Pcb come definiti dal decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 209, in concentrazione superiore a 10 mg/kg; b) contengono diossine o furani calcolati secondo i fattori di equivalenza di cui alla tabella 4 in concentrazioni superiori a 0.002 mg/kg; c) contengono le sostanze cancerogene previste dalla tabella 1, allegato 1 al decreto del Ministro dell'ambiente 25 ottobre 1999, n. 471, in concentrazioni superiori a 1/10 delle rispettive concentrazioni limite riportate all'articolo 2 della decisione della Commissione 2000/532/Ce e successive modificazioni, con una sommatoria massima per tutti i diversi composti pari allo 0.1%. 6. Possono essere inoltre smaltiti in discarica per rifiuti non pericolosi i seguenti rifiuti: a) i rifiuti costituite da fibre minerali artificiali, indipendentemente dalla loro classificazione, come pericolosi o non pericolosi. Il deposito dei rifiuti contenenti fibre minerali artificiali deve avvenire direttamente all'interno della discarica in celle appositamente ed esclusivamente dedicate ed effettuato in modo tale da evitare la frantumazione dei materiali. Dette celle sono realizzate con gli stessi criteri adottati per le discariche dei rifiuti inerti. Le celle sono coltivate ricorrendo a sistemi che prevedano la realizzazione di settori o trincee. Sono spaziate in modo da consentire il passaggio degli automezzi senza causare la frantumazione dei rifiuti contenenti fibre minerali artificiali. Entro la giornata di conferimento, deve essere assicurata la ricopertura del rifiuto con materiale

adeguato, avente consistenza plastica, in modo da adattarsi alla forma ed ai volumi dei materiali da ricoprire e da costituire un'adeguata protezione contro la dispersione di fibre. Nella definizione dell'uso dell'area dopo la chiusura devono essere prese misure adatte ad impedire contatto tra rifiuti e persone; b) i materiali non pericolosi a base di gesso. Tali rifiuti non devono essere depositati in aree destinate ai rifiuti non pericolosi biodegradabili; c) i materiali edili contenenti amianto legato in matrici cementizie o resinoidi in conformità con l'articolo 7, comma 3, lettera c) del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 senza essere sottoposti a prove. Le discariche che ricevono tali materiali devono rispettare i requisiti indicati all'allegato 2 del presente decreto. In questo caso le prescrizioni stabilite nell'allegato 1, punti 2.4.2 e 2.4.3 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 possono essere ridotte dall'autorità territorialmente competente. 7. Le analisi di controllo relative ai parametri di cui al comma 5 e ai parametri indicati con l'asterisco nella tabella 5 possono essere disposte dall'autorità territorialmente competente qualora la provenienza del rifiuto determini il fondato sospetto di un eventuale superamento dei limiti.

LE POSSIBILITÀ DI DEROGA AI CRITERI DI AMMISSIBILITÀ I limiti tabellari stabiliti dal dm del 3 agosto 2005 per ciascuna classe di discarica (per rifiuti inerti, non pericolosi e pericolosi) possono porre dei significativi problemi allo smaltimento di alcune tipologie di rifiuti, come ad esempio quelli caratterizzati da un elevato contenuto di sostanza orga-


nica, quali ad esempio i fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue. Il Decreto, tuttavia, prevede la possibilità, per determinate tipologie di rifiuti, di concedere delle deroghe ai nuovi criteri di ammissibilità. In particolare gli articoli che evidenziano le possibilità di deroga sono due: l’art. 7, relativamente alle sole discariche per rifiuti non pericolosi, e l’art 10, relativamente a tutte le categorie di discariche. In particolare, per i rifiuti smaltibili in discarica per rifiuti non pericolosi, può essere applicato quanto definito all’Articolo 7 “Sottocategorie di discariche per rifiuti non pericolosi”, che stabilisce: 1. Nel rispetto dei principi stabiliti dal decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, le autorità territorialmente competenti possono autorizzare, anche per settori confinati, le seguenti sottocategorie di discariche per rifiuti non pericolosi: a) discariche per rifiuti inorganici a basso contenuto organico o biodegradabile; b) discariche per rifiuti in gran parte organici da suddividersi in discariche considerate bioreattori con recupero di biogas e discariche per rifiuti organici pretrattati; c) discariche per rifiuti misti non pericolosi con elevato contenuto sia di rifiuti organici o biodegradabili che di rifiuti inorganici, con recupero di biogas. 2. I criteri di ammissibilità per le sottocategorie di discariche di cui al comma 1, vengono individuati dalle autorità territorialmente competenti in sede di rilascio dell'autorizzazione. I criteri sono stabiliti, caso per caso, tenendo conto delle caratteristiche dei rifiuti, della valutazione di rischio con riguardo alle emissioni della discarica e dell'idoneità del sito e prevedendo deroghe per specifici parametri. A titolo esemplificativo e non esaustivo i parametri derogabili sono Doc (carbonio organico disciolto) , Toc (carbonio orga-

nico totale) e Tds (solidi totali disciolti in acqua). 3. Le autorità territorialmente competenti possono, altresì, autorizzare monodiscariche per rifiuti non pericolosi derivanti da operazioni di messa in sicurezza d'emergenza e da operazioni di bonifica dei siti inquinati ai sensi del decreto del Ministro dell'ambiente 25 ottobre 1999, n. 471, prendendo in considerazione i parametri previsti dalla tabella 1, allegato 1, colonna B, al decreto del Ministro dell'ambiente 25 ottobre 1999, n. 471. Per tutte le tipologie di discariche si può fare invece riferimento all’articolo 10 “Deroghe”, che indica: 1. Sono ammessi valori limite più elevati per i parametri specifici fissati agli articoli 5, 6, 8 e 9 del presente decreto qualora: a) sia effettuata una valutazione di rischio, con particolare riguardo alle emissioni della discarica, che, tenuto conto dei limiti per i parametri specifici previsti dal presente decreto, dimostri che non esistono pericoli per l'ambiente in base alla valutazione dei rischi; b) l'autorità territorialmente competente conceda un'autorizzazione presa, caso per caso, per rifiuti specifici per la singola discarica, tenendo conto delle caratteristiche della stessa discarica e delle zone limitrofe; c) i valori limite autorizzati per la specifica discarica non superino, per più del triplo, quelli specificati per la corrispondente categoria di discarica e, limitatamente al valore limite relativo al parametro Toc nelle discariche per rifiuti inerti, il valore limite autorizzato non superi, per più del doppio, quello specificato per la corrispondente categoria di discarica. 2. In presenza di concentrazioni elevate di metalli nel fondo naturale dei terreni circostanti la discarica, l'autorità territorialmente competente può stabilire limiti più elevati coerenti con tali conFigura 4

centrazioni. 3. Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano ai seguenti parametri: a) carbonio organico disciolto (Doc) di cui alle tabelle 2, 5 e 6; b) Btex (benzene, toluene, etilbenzene e tolueni) e olio minerale di cui alla tabella 3; c) Pcb di cui all'articolo 5, comma 2, lettera b); d) carbonio organico totale (Toc) e pH nelle discariche per rifiuti non pericolosi che smaltiscono rifiuti pericolosi stabili e non reattivi; e) carbonio organico totale (Toc) nelle discariche per rifiuti pericolosi. Da un esame dei due articoli sopra citati emergono alcune complicazioni a livello interpretativo. Innanzi tutto, le due possibilità di deroga concesse agli art. 7 e 10 non sembrano essere rapportate tra loro: l’art 7 cita infatti alcuni parametri derogabili per le discariche di rifiuti non pericolosi (Doc, e Toc) che vengono successivamente negati all’art. 10. Il secondo problema è legato al fatto che il legislatore, in entrambi gli articoli, delega completamente all’autorità competente, caso per caso, le modalità di concessione delle deroghe suddette, limitandosi ad indicare criteri generali (valutazione di rischio, fondo naturale, ecc.) anche relativamente ad aspetti che richiedono valutazioni tecniche di rilevante complessità. La possibile conseguenza della suddetta situazione è che, a livello locale, vengano applicate diverse modalità di concessione delle deroghe da parte dell’autorità competente, determinando sul territorio nazionale una disomogeneità dei costi di smaltimento dei rifiuti in discarica. A titolo di esempio sul territorio della Provincia di Torino, su un totale di 11 discariche attive per rifiuti non pericolosi e pericolosi in esercizio alla fine 2008, solo 4 discariche per rifiuti non pericolosi hanno già richiesto l’applicazione delle deroghe dell’art. 7. In particolare, i parametri su cui sono state richieste più frequentemente delle deroghe sono: Doc, Toc, Tds, fluoruri e cadmio. Nella maggior parte dei casi la sottocategoria di classificazione richiesta è stata quella prevista alla lettera c (discariche per rifiuti misti non pericolosi), con un caso di classificazione alla sottocategoria indicata alla lettera a (discariche per rifiuti inorganici a basso contenuto organico o biodegradabile). Di tutti gli impianti autorizzati, solo due hanno deciso di applicare da subito le nuove condizioni di ammissibilità previste dal decreto senza attendere le scadenze delle proroghe, mentre gli altri impianti hanno optato per i nuovi criteri in vigore dal 1° gennaio di quest’anno.

*PROVINCIA DI TORINO, SERVIZIO GESTIONE RIFIUTI E BONIFICHE UFFICIO DISCARICHE E BONIFICHE

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ASSOCIAZIONE STUDI AMBIENTALI

U N S O D A L I Z I O P E R P R O T E G G E R E I L N O S T R O H A B I T A T

S U S O L L E C I TA Z I O N E E P E R E S I G E N Z E D I P R O F E S S I O N I S T I , I M P R E S E E D O P E R AT O R I D E L S E T T O R E A M B I E N TA L E , È S TATA C O S T I T U I TA A G L I I N I Z I D E L 2 0 0 7 , L’ A S S O C I A Z I O N E “ S T U D I A M B I E N TA L I ”

L’associazione volontaria, no-profit, promuove e diffonde ad Enti, pubblici e privati, grazie all’intervento di associazioni e operatori privati, aventi sede nei paesi membri dell’Unione Europea, l’utilizzo e la conoscenza degli strumenti generali che sostengono direttamente le politiche europee in materia ambientale; promuove ogni iniziativa atta a porre temi ed a risolvere problematiche riguardanti la programmazione, la gestione ed il governo dell'ambiente, delle risorse e dei beni naturali; promuove inoltre ed organizza corsi di formazione culturale, professionale e tecnica per i propri soci, nonché per gli operatori di settore presenti nel territorio. Organizza convegni, dibattiti, studi, ricerche e programmi formativi nei settori ambientale ed energetico, proponendosi come punto d’incontro tra gli operatori e le istituzioni e favorendo l’inserimento nel mondo del lavoro di risorse professionali altamente specializzate. L’associazione svolge, inoltre, la propria attività in stretta collaborazione con imprese, istituzioni, università, centri di ricerca, ordini professionali, associazioni di categoria e media, avvalendosi delle più qualificate competenze professio-

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nali e di un network consolidato presente nelle regioni centro-meridionali. L’avvio delle iniziative intraprese è stato, già dai primi mesi, ricco di eventi e di soddisfazioni, per i risultati ottenuti. Infatti, su sollecitazioni degli associati e con il supporto della società capofila del “Programma RECinert” è stato promosso e sottoscritto in Puglia l’Accordo volontario regionale per l’utilizzo dei materiali inerti provenienti da operazioni di recupero. Tra i sottoscrittori, l’Unitel e il Comitato regionale dei Tecnici liberi professionisti. L’Accordo Puglia è stato presentato nel corso di un Convegno organizzato con la Regione e l’Anci (l’associazione dei comuni italiani). L’Accordo Abruzzo è stato presentato in occasione di Innovitalia 2008, in collaborazione con l’Associazione Cna Abruzzo, e prevede analoghe procedure di riuso di materiali inerti, come previsto nell’Accordo Puglia. Si giunge così alla realizzazione della “Filiera RI-inerte”, oltre a promuovere attività formative rivolte a tecnici professionisti e dipendenti della pubblica amministrazione.

L’attività formativa prevede la realizzazione di un corso per “Tecnico Ambientale per la gestione dei rifiuti" e si rivolge prevalentemente a soggetti che intendono approfondire le problematiche ambientali ed in particolare a: • professionisti che operano o aspirano di operare nell'area delle tematiche ambientali; • dipendenti di enti ed amministrazioni che operano nell'area della gestione dei servizi ambientali. Il corso si pone l'obiettivo di fornire gli strumenti più adeguati per comprendere, interpretare e sistemizzare tutte le variabili coinvolte da operazioni che interessano soggetti esposti alle problematiche per la gestione dei rifiuti. Il corso, in linea con i contenuti del programma per la formazione professionale continua, ha ricevuto il riconoscimento ufficiale per l'attribuzione dei crediti formativi da parte del Consiglio nazionale dei geometri, oltre al patrocinio della Regione Puglia. La figura professionale che si definisce frequentando il corso si colloca in maniera sempre più proficua al centro della richiesta del mercato.


Alcune immagini dei corsi organizzati dall’Associazione “Studi Ambientali”. Convegni, dibattiti, studi, ricerche e programmi formativi nei settori ambientale ed energetico, che offrono il riconoscimento ufficiale per l’attribuzionie dei crediti formativi.

Il "Tecnico Ambientale per la gestione dei rifiuti" è in grado di valutare ed identificare il "comportamento ambientale" di un'azienda e tradurlo in un sistema strategico di gestione e prestazione ambientale condivisa e responsabile, teso al miglioramento continuo. Si tratta quindi di una figura che, in collaborazione con altri tecnici del settore è in grado di offrire alle imprese ed agli enti pubblici soluzioni gestionali per la corretta applicazione delle norme e soluzioni di controllo ambientali attraverso l'im-

plementazione e/o la certificazione del sistema di gestione aziendale, la valutazione del processo aziendale ed il suo inquadramento in una prospettiva di valutazione di impatto ambientale, l'impostazione di priorità e di un piano di approccio alla certificazione ambientale, la predisposizione all'interno dell'azienda di tutte le misure di sicurezza e di bonifica dei rischi. A soli due anni dalla costituzione, l’Associazione ha inoltre sviluppato una notevole attività nell’organizzazione di seminari specifici in collaborazio-

ne con Ordini Professionali ed Associazioni imprenditoriali di categoria ed ha avviato, nelle regioni centro-meridionali, un “Progetto di sostenibilità ambientale dei consumi nella Pubblica Amministrazione” per facilitare la redazione dei piani di azione per la diffusione degli “acquisti verdi”. La prossima iniziativa che l’Associazione intende avviare riguarda la pubblicazione, sul proprio sito, (www.studiambientali.org) di bandi europei, fornendo ai propri associati, la traduzione in italiano e le indicazioni necessarie per la partecipazione.

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ASSOCIAZIONE STUDI AMBIENTALI

AL VIA I PIANI DI AZIONE PER GLI “ACQUISTI VERDI” I L “ P R O G E T T O D I S O S T E N I B I L I T À A M B I E N TA L E D E I C O N S U M I NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE” L’iniziativa volta ad attivare i Piani di azione per favorire gli “acquisti verdi”, in collaborazione con Enti ed imprese ed il patrocinio delle Regioni, è rivolta agli Enti e Comuni delle Regioni centro-meridionali a seguito dell’avvenuta pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n° 107 del 8/5/2008 del Dm 11/4/2008 (Pan– Piano di azione nazionale) con l’obiettivo di esplorare le percezioni e le aspettative su un tema così centrale. L’iniziativa intende promuovere e sensibilizzare oltre che, far conoscere l’attuazione e l’applicazione della normativa (Dm 8/5/2003 n° 203 – Acquisti verdi) e fornire inoltre, gli indirizzi agli Enti destinatari necessari per la redazione dei “Piani di azione” per migliorare l’efficienza ambientale e gli aspetti normativi ed organizzativi per gli “acquisti verdi”. L’iniziativa prevede nello specifico di svolgere: • indagine conoscitiva regionale sullo stato attuale presso Comuni ed aziende

• presentazione e pubblicazione (in rete e cartacea) dei dati dell’indagine in modo da renderla pubblica e disponibile; • progetto di base ed indirizzi per la redazione del “Piano di azione”; • attività di formazione per i tecnici della pubblica amministrazione. Gli obiettivi che si intendono perseguire, grazie al coinvolgimento dei soggetti interessati i quali, con l’apporto di idee e suggerimenti, possano creare le condizioni al fine di sintetizzare, in un unico documento, gli indirizzi comuni per raggiungere traguardi rivolti all’efficienza ambientale. Per avere maggiori dettagli sull’iniziativa è possibile scrivere all’indirizzo mail: segreteria@studiambientali.org.

FILIERA RI-INERTE PER GESTIRE L’ I N T E R O PROCESSO L’iniziativa della “Filiera RI-inerte”, prevista dalla recente normativa in materia ambientale (decreto 3/4/2006 n° 152) è in linea con le disposizioni contenute nei regolamenti regionali per la gestione dei materiali edili e prevede la realizzazione di Centri di raccolta e recupero di rifiuti inerti da costruzione e demolizione. e macerie edilizie su tutto il territorio regionale mediante l’attuazione di Piani territoriali provinciali. È rivolta ad imprese locali e soggetti che operano nel settore edile/stradale e/o movimento terra. Non si tratta di un'operazione isolata, destinata, come spesso accade, ad estinguersi perché non strutturata e senza definizione di ruoli e settori coinvolti, bensì del progetto di un'unica filiera regionale che una volta a regime sarà in grado di gestire l'intero processo: dalla raccolta alla trasformazione, dal re-

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cupero al riutilizzo di aggregato riciclato conforme agli standard richiesti dalla circolare del ministero dell’Ambiente - numero 5205 - nel settore edile stradale, per la realizzazione di opere edili pubbliche e private, che gli enti (Comuni, Amministrazioni pubbliche e società a prevalente capitale pubblico) hanno l’obbligo di impiegare nella misura non inferiore al 30% del fabbisogno, ai sensi del Dm 8/5/2003 n° 203. Oltre ad una notevolissima rilevanza economica ed occupazionale sul piano locale, l’iniziativa tende a risolvere l’annoso problema dell’abbandono dei rifiuti edili per ottenere materiali idonei al riutilizzo, creando notevoli prospettive di investimento per gli operatori. In considerazione del notevole interesse manifestato da imprese e Comuni, tale iniziativa è stata avviata nelle altre regioni centro-meridionali.


I SEMINARI F O R M AT I V I UNA SERIE DI CORSI PER LA PROMOZIONE DELLE MIGLIORI TECNICHE AMBIENTALI CON L’ATTRIBUZIONE DI CREDITI L'Associazione Studi Ambientali promuove ed organizza con enti ed istituzioni, ordini professionali, associazioni di categoria e operatori privati, attività convegnistiche e seminari divulgativi per la promozione delle migliori tecniche in materia ambientale. Nel corso del 2008 il sodalizio ha sviluppato, in collaborazione con i collegi provinciali dei geometri, in molte province delle regioni meridionali, il seminario informativo “Le problematiche dei rifiuti inerti ed i vantaggi dal riutilizzo”. I seminari, riservati agli iscritti, hanno ottenuto il riconoscimento dal Consiglio nazionale dei geometri, per l’attribuzione dei crediti formativi richiesti dal regolamento sulla formazione continua.


ASSOCIAZIONE STUDI AMBIENTALI

“ACQUISITI VERDI” DA RIFIUTI INERTI. QUALI PROSPETTIVE?

I rifiuti inerti provenienti dall’attività di costruzione e demolizione (C&D) producono in Italia oltre 40 milioni di tonnellate all’anno di scarti e residui. Una quantità enorme di rifiuti da smaltire che può invece trasformarsi in uno straordinario giacimento di manufatti da riusare e di materiali da riciclare, con evidenti vantaggi per l’ambiente e interessanti opportunità occupazionali. Sfruttare questo giacimento è possibile, se si riesce ad organizzare e rendere efficiente un “mercato del riuso” di componenti e materiali da costruzione, ambientalmente conveniente ed economicamente sostenibile, a cui i produttori di scarti e i potenziali riutilizzatori e riciclatori possano accedere in modo facile e rapido. L’obiettivo del progetto VAMP (VAlorizzazione Materiali e Prodotti da demolizione), sostenuto dall’Unione Europea nell’ambito del programma LIFE-Ambiente e coordinato dalla Regione EmiliaRomagna coincide con l’iniziativa della “Filiera RI-inerte” rientrante negli Accordi Volontari promossi dal Gruppo di Lavoro dell’Associazione “Studi Ambientali” ed avviati nelle regioni cen-

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tro-meridionali. È ormai noto e diffuso che le problematiche dei rifiuti inerti creano serie difficoltà sia agli operatori (imprese e produttori) che alla Pubblica Amministrazione. La carenza di normativa, una limitata cultura ed educazione ambientale e la scarsità di impianti preposti al conferimento contribuiscono ad alimentare l’abbandono ed il degrado ambientale del territorio, disperdendo notevoli risorse. Adesso gli strumenti normativi sono disponibili, è sufficiente la capacità nell’ applicazione e la buona volontà. Un esempio concreto viene dall’esperienza nelle regioni meridionali (Basilicata, Molise e Puglia), infatti l’Accordo Volontario detta le linee guida sull’attività di recupero dei rifiuti inerti e macerie edilizie dando la possibilità di effettuare un controllo incrociato sulla produzione del rifiuto e la sua specifica destinazione. Il Decreto del Ministero dell’Ambiente n. 203 del 8/5/2003 e la Legge Regionale Puglia n. 23/2006 obbligano gli Enti e le Amministrazioni a coprire il proprio fabbisogno di beni e prodotti con almeno il 30% pro-

venienti dall’attività di recupero. L’obiettivo delle novità introdotte, in particolare con la Circolare Ministeriale sull’utilizzo degli aggregati riciclati n. 5205/05, è quello di superare il concetto di distinguere gli aggregati in base alla loro natura d’origine garantendo, di contro, una produzione di aggregati riciclati con specifiche caratteristiche prestazionali. La Circolare 5205/05 impone che le caratteristiche dell’aggregato rientrino nei limiti imposti in funzione alla destinazione d’uso. La necessità di assicurare un sito per il conferimento di rifiuti inerti e la produzione di aggregati riciclati idonei, consente agli Enti di poter facilmente rispettare gli obblighi dettati dal Decreto del Ministero dell’Ambiente 8/5/2003 n. 203 ottenendo, tra l’altro, notevoli benefici economici dal riutilizzo risolvendo anche il problema di un corretto conferimento. Tutto questo adesso, con l’avvio e la partecipazione alla “Filiera RI-inerte”, diventa anche una ottima opportunità occupazionale ed una prospettiva di investimento per gli operatori.



GOOD NEWS

IN SMANTELLAMENTO LA PORTAEREI FRANCESE CLEMENCEAU L’ex portaerei francese Clemenceau è stata fino a qualche settimana fa una vera e propria bomba ecologica vagante da quando, nel 1997, la nave è stata disarmata e dichiarata in disuso. Finalmente il 3 febbraio scorso l’enorme portaerei ha cominciato il suo ultimo viaggio fra il porto militare di Brest e quello britannico di Hartlepool, fino a raggiungere i cantieri della società Able UK, che si è aggiudicata l’appalto per l’operazione di distruzione dell’ingombrante imbarcazione, lunga 266 metri, larga 51, con 14 ponti e molto amianto. La Clemenceau ha smesso il servizio di portaerei 12 anni fa. Per le autorità francesi era diventato un incubo: fra il 2003 e il 2006 tutti i tentativi di spedizione della Clemenceau nei cantieri per lo smantellamento fallirono, sempre per motivi diversi, tra le proteste degli ecologisti (Afp).

IN SUDAFRICA PULISCONO LE SPIAGGE DALLA PLASTICA In Sudafrica ha preso il via da poco la stagione balneare e anche lì è stata lanciata una specie di operazione “spiagge pulite” con una campagna di pulizia degli arenili terminata a Scottburgh, una città turistica sulla costa occidentale, nel sud del KwaZulu-Natal. Mark Addison, un esperto di squali e grande conoscitore dell´ambiente sottomarino sudafricano, ha definito l’iniziativa «un inizio necessario e molto utile della guerra contro la spazzatura. I rifiuti minacciano il nostro ecosistema marino e le nostre belle spiagge. Ogni anno, vengono prodotti più di 500 miliardi di sacchetti di plastica e solo l´1% viene riciclato. I sacchetti di plastica gettati nell’ambiente costiero potrebbero essere responsabili della morte di oltre 200 specie marine». La campagna di pulizia delle spiagge sudafricane ha coinvolto 208 responsabili e numerosi volontari ed è andata avanti per tutto il periodo delle festività natalizie, raccogliendo 37.558 sacchi di spazzatura.


NUOVI PROGETTI CINESI CONTRO L’INQUINAMENTO IDRICO Da pochi mesi, la città di Tianjin, nel nord della Cina, ha messo a punto un progetto per la riduzione e il controllo dell’inquinamento idrico nella città. Il progetto “Miglioramento ambientale dell’acqua urbana e della tutela delle sorgenti”, nato come semplice esperimento, ha da poco reso pubblici i risultati ed è emerso un importante controllo del tasso d’inquinamento. Attraverso l’uso di piante acquatiche si riesce infatti a ridurre il livello di contaminazione delle acque; la scoperta potrebbe portare importantissimi risultati nella politica ambientale intrapresa dalla Cina negli ultimi anni.

BRASILE VS. AMIANTO 1-0 Il Brasile fa parte dei cinque stati mondiali maggiori produttori, consumatori ed esportatori di amianto e lo utilizza in circa 3000 prodotti industriali, come depositi per l’acqua, pastiglie per i freni ed isolanti. In questo stato la lobby dell’amianto è ancora molto forte e sfrutta il problema occupazionale per continuare indisturbata ad esporre al pericolo cittadini e lavoratori in nome del progresso. Tuttavia ci sono buone notizie sul campo: il ministro dell’ambiente, Carlos Minc, ha proibito l’utilizzo di minerale di asbesto nelle opere pubbliche e in tutti i settori di cui si interessa il suo ministero, «per i danni che l’amianto produce alla salute». Secondo la coordinatrice della Red para la Prohibición del Amianto en América Latina, Fernanda Ginnasi, la decisione presa dal ministero dell’ambiente brasiliano il 30 gennaio scorso «è un importante segnale in quanto ha posto il problema all’ordine del giorno del governo. Speriamo che i ministeri della salute, prevenzione sociale e lavoro dimostrino coerenza tra i discorsi e la pratica».

hydrica


VETRINA

GESTIONE INTEGRATA PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI: LA QUALITÀ SI FA STRADA La NICA Srl, Informatica per l’ambiente, operante nel settore dei software per la gestione rifiuti, presente sul mercato da oltre vent’anni, rappresenta la naturale evoluzione di un’azienda che coniuga competenza e innovazione. WinWaste.Net è il primo software per la gestione integrata dei rifiuti realizzata in tecnologia .NET ed apprezzata da oltre 2000 clienti in tutta Italia. La Global Solution è ideale per tutti gli operatori ambientali e per la gestione integrata di tut-

te le attività di smaltimento rifiuti come previsto dal Decreto Legislativo 152/06. Produttori, trasportatori, impianti di smaltimento, impianti di trattamento, intermediari, consulenti, associazioni di categoria troveranno in Winwaste.Net una fonte inesauribile di soluzioni per il loro Business. Con una capillare rete di distribuzione, Winwaste.Net è assistito e gestito su tutto il territorio Nazionale da tecnici altamente qualificati supportati dal nostro customer care che assiste costantemente il cliente con impegno e attenzione. Ancora oggi, dopo vent’anni di attività, il gruppo Nica si fissa continuamente obiettivi per un miglioramento incessante, grazie ad un dettagliato programma aziendale. Winwaste.Net adotta, infatti, tecnologie avanzatissime coniugate ad uno stile grafico esclusivo nel suo genere ed apprezzatissimo per la sua agevolezza e semplicità operativa. Caratteristiche che si applicano a tutti i moduli di cui è composto. Come negli anni scorsi, anche quest’anno, Nica Srl interverrà alla fiera di Metalriciclo per presentare il suo prodotto.

IL NUOVO “TAGLIO“ METSO LINDEMANN Oltre 90 anni di esperienza e l’impiego di soluzioni tecnologiche all’avanguardia rendono Metso Lindemann il leader nel proprio settore a livello mondiale. Anche per le nuove cesioe idrauliche della serie LUC presentate al mercato alle fine del 2008 sono stati raggiunti capacità produttive eccezionali con fermi macchina estremamente ridotti. L’attenzione alla qualità durante la fase costruttiva si traduce in un ciclo di vita della macchina di

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proporzioni notevolmente superiori alla media, con un valore residuo del bene comunque molto elevato. Fin dalle prime installazioni, le incredibili performance delle cesoie Eta-Cut hanno ridefinito i parametri di riferimento delle macchine con forza di taglio fino a 1.600 t. Mentre con l’introduzione del modello LIS nel 2005, Metso Lindemann ha proposto al mercato la versione semi-mobile che si è inserita con successo nei siti per il trattamento dei rottami metallici di dimensioni medio-piccole. Nel 2008 é stato ridefinito il concetto di efficienza. Dall’integrazione delle potenzialità delle macchine precedenti è nata una nuova classe di cesoie specificamente progettate per volumi medi. Ottimo rapporto costi-benefici, versatilità, durata. La macchina è comandata tramite un “remote control” e quindi un solo operatore potrà essere sia addetto al carico del rottame nella cassa di alimentazione sia responsabile delle operazioni di taglio. È stato previsto un sistema di lubrificazione completamente automatico sia per la testata di taglio che per la cassa di pre-compressione. Inoltre, il cilindro posteriore sarà ricoperto da una struttura di protezione per prevenire eventuali danneggiamenti causati dai rottami durante la fase di carico degli stessi.


GAUSS MAGNETI ”NFT™”MASSIMO RISULTATO CON LA MINIMA SPESA Un mercato in continua evoluzione, quale é quello odierno, richiede una visione completa del processo produttivo, ovvero, sulla rivisitazione di ciò che in passato è stato calcolato come “scarto” e non come potenziale risorsa. Oggi, data la continua ed incerta flessione dei mercati, il riciclo ed il recupero del truciolo sono divenuti un attività importante che permette ai trasformatori (il sistema Italia in testa) - fonderie e/o officine meccaniche - di recuperare e riutilizzare in modo rapido e diretto gli sfridi generati durante la produzione. In considerazione di queste tematiche, Gauss Magneti Srl di Brescia, già da diversi anni protagonista nel mercato della separazione e movimentazione magnetica, ha indirizzato la propria equipe di tecnici al fine di affrontare quest’argomento progettando e realizzando una nuova generazione di macchine indirizzate alla cernita e recupero dello sfrido di lavorazione meccanica, qualunque ne sia la natura. Stiamo parlando delle versioni Gauss Magneti NFT™, in cui i concetti di versatilità, robustezza e qualità hanno assunto un carattere preponderante durante tutte le fasi di realizzazione, dando prova di lungimiranza e di estrema attenzione al mercato. Il risultato è di tutto rilievo, le NFT™, grazie alla tecnologia di cui si compongono, consentono all’utente di ottenere il massimo risultato riducendo al minimo il valore d’investimento. Alla fine del processo, ricaviamo una quantità di truciolo perfettamente cernita, pronta per essere direttamente trasformata in una nuova materia prima con tutta la serie di vantaggi che ne consegue, non ultimo il valore di

mercato assunto dalla diversa natura del truciolo “differenziato”. Da sottolineare é la struttura modulare di queste macchine che ne consente il loro adattamento, in fase costruttiva, alle diverse esigenze di separazione. Inoltre, il concetto di versatilità rende i macchinari della serie NFT™ adatti per l’impiego nei campi più disparati, spaziando dall’officina tradizionale di lavorazioni meccaniche, all’industria dotata di transfer e c.n.c. più moderni, sino al reparto per lo stampaggio di prodotti in materia plastica (infatti, le NFT™ consentono anche la rigenerazione di materiali inerti, privandoli di eventuali scorie e/o residui metallici).

LA FORZA DI TAGLIO TREVIBENNE La Cesoie Marilyn Serie CS sono destinate ai moderni cantieri di demolizione industriale che necessitano di forze di taglio rilevanti e ai professionisti del riciclaggio dei rottami e materiali di natura ferrosa. Migliorie strutturali ed estetiche sono state apportate nelle ultime versioni proposte, alla ricerca di un’attrezzatura sempre più affidabile e rispondente alle esigenze del cliente-utilizzatore. Per aiutare il taglio del materiale in punta è stato modificato il profilo della lama puntale reversibile, sono aumentate le dimensioni della lama guida, il cilindro viene montato in posizione rovescia per avere una protezione totale dello stelo e sono state create delle protezioni per le sedi delle viti delle lame per evitarne l’usura. La geometria della bocca e la disposizione delle lame consentono di avere un taglio lineare e netto del rottame tagliato permettendo di semplificare le operazioni di carico e riducendo i costi di movimentazione e trasporto, limitando di conseguenza il fermo macchina. L’utilizzo di una valvola “moltiplicatrice di velocità” permette di recuperare e riutilizzare l’olio in scarico, limitando notevolmente il tempo di chiusura della ganascia in avvicinamento al materiale da tagliare. Tutti i modelli della Serie CS sono equipaggiati con un sistema di rotazione continua per ridurre al minimo le operazioni di spostamento e consentire di afferrare il rottame con maggiore precisione. L’intera gamma delle cesoie Marilyn (8 modelli a partire dai 550 kg. della CS 05R ai 9.500 kg. dell’imponente CS 100RS), è costruita tenendo in con-

siderazione sia la longevità del prodotto, con l’utilizzo di materiali anti-usura resistenti alle sollecitazioni, sia il rendimento in cantiere.

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LIBRI

BONIFICA DI SITI CONTAMINATI A CURA DI LOREDANA MUSMECI Edizioni Ambiente (pagine 270 - € 26,00)

Il volume dedicato al tema della bonifica dei siti contaminati è rivolto sia agli operatori del settore (aziende di consulting e/o aziende operative) sia ai soggetti istituzionali che devono valutare e autorizzare progetti e interventi. Il testo mette a confronto la nuova disciplina riportata nella Parte Quarta, Titolo V del D.Lgs. 152/2006, così come modificata dal D.Lgs. 4/2008, con il precedente D.M. 471/1999, abrogato ma ancora “di fatto” presente nella vigente normativa. Nel libro si affronta anche il problema delle “terre e rocce di scavo”, fornendo anche chiavi di lettura dell’articolo 186 e indicando soluzioni operative in termini di gestione e di classificazione, ove dette terre e rocce da scavo debbano essere considerate rifiuti. Oltre ai repertori di normativa e giurisprudenza, il volume raccoglie anche tre appendici dedicate alle linee guida per la validazione dei dati, alla determinazione dei valori di fondo per i parametri inorganici previsti dal D.Lgs. 152/2006, e ad una proposta di approccio all’analisi di rischio per siti destinati ad uso agricolo.

ENERGIA DA BIOMASSE

A CURA DI MARCO RAGAZZI ED ELENA CRISTINA RADA Franco Angeli editore (pagine 131 - € 14,00) Un libro di assoluto interesse per chi opera nel settore della generazione di energia da rifiuti e biomasse. I curatori hanno raccolto i saggi introduttivi ad altrettanti argomenti di 21 esperti e ricercatori. In riferimento ai contenuti tecnici, i processi considerati comprendono, tra gli altri, la combustione convenzionale (con o senza pretrattamento dei rifiuti), la massificazione e la digestione anaerobica. Si è inteso approfondire il tema delle efficienze di conversione dell’energia (soprattutto in termini di generazione di energia elettrica), senza trascurare le problematiche di impatto ambientale e sulla salute e le possibili soluzioni. La generazione di energia da rifiuti e biomasse è associata alla produzione di residui solidi. In particolare, la generazione di ceneri volanti da combustioni dei rifiuti crea un flusso classificabile come pericoloso; il libro dedica ampio spazio alla vetrificazione delle ceneri. Il libro è patrocinato dalla Fondazione Amga, costituita nel 2003 per la promozione di iniziative culturali e di ricerca scientifica nel settore delle risorse idriche.

PER FORTUNA CHE C'É LA CRISI A CURA DI FABRIZIO COTZA Edizioni Mind Consulting (pagine 85 - € 18.00)

Le cose sono cambiate, e cambieranno sempre più velocemente, che tu lo voglia o meno. Un’enorme onda Tsunami ha cominciato a travolgere e a stravolgere tutto ciò che fino a ieri sembrava garantire la sopravvivenza. Oggi tu scegli se cavalcare questa onda o se rimanerci sotto. Con il libro ”Per fortuna che c’è la crisi” ci si chiede se può la crisi rappresentare una grande opportunità di crescita per la propria impresa? Evidentemente sì, a patto che chi sta al vertice sia disposto a cambiare qualche abitudine e ad andare un po’ controcorrente. Un percorso sintetico ma completo su tutti gli aspetti aziendali: dalle riunioni motivanti alle strategie di vendita e di marketing, dal controllo di gestione all’inserimento dei talenti, dall’uso delle statistiche alla creazione di incentivi.

I NUOVI CONDOTTIERI

A CURA DI PAOLO A. RUGGERI Edizioni Mind Consulting (pagine 260 - € 28.00) Un vero e proprio corso di formazione manageriale che descrive analiticamente le tecniche di management necessarie ad un'ottimale gestione del personale. Soluzioni che molti manager e imprenditori di successo hanno sviluppato nel tempo per creare gruppi di lavoro estremamente validi e produttivi. Negli undici capitoli del libro l'autore descrive tra l’altro: come sviluppare in sé stessi le qualità personali del leader, come sviluppare il potenziale degli uomini che si gestiscono e che cosa davvero vogliono i collaboratori per dare il massimo. Il libro include numerosi esempi pratici che ogni imprenditore o manager può mettere in atto subito per migliorare la produttività dei suoi collaboratori, è scritto in un linguaggio semplice e stimolante, di immediata comprensione.

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