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Mostra Navigare nell’arte dall’antico al contemporaneo
Mostra Navigare nell’arte dall’antico al contemporaneo
Il mare è un soggetto che artisti, di ieri e di oggi, hanno privilegiato perché esso, sinonimo di potenza, forza, libertà, è stato ed è fonte di inesauribili interpretazioni e rappresentazioni che vanno dalla celebrazione pittorica di eventi politici e militari, alla rappresentazione dell’ambiente marino nelle sue molteplici e suggestive implicazioni. I più grandi dell’arte, da Kandisky a Gauguin, da Van Gogh a Manet, da Botticelli a Raffaello, sono stati ispirati da questo tema producendo opere che hanno segnato la storia della pittura.
Il mare è un soggetto che artisti, di ieri e di oggi, hanno privilegiato perché esso, sinonimo di potenza, forza, libertà, è stato ed è fonte di inesauribili interpretazioni e rappresentazioni che vanno dalla celebrazione pittorica di eventi politici e militari, alla rappresentazione dell’ambiente marino nelle sue molteplici e suggestive implicazioni. I più grandi dell’arte, da Kandisky a Gauguin, da Van Gogh a Manet, da Botticelli a Raffaello, sono stati ispirati da questo tema producendo opere che hanno segnato la storia della pittura.
Navigare nell’arte è un omaggio al mare e a Siracusa, una città che è in simbiosi con esso. L’esposizione si snoda lungo le sale del Museo in un dialogo serrato, ma nel contempo, dinamico, tra le opere ospiti e quelle padrone della Galleria, che fanno da suggestiva cornice ad un percorso espositivo che spazia tra opere di diversa natura, origine e tecnica, legate tra loro dal comune tributo al mare. La mostra accompagnerà il visitatore in un percorso che, dai reperti archeologici tra il VI e il III a.C., passa per i prestigiosi argenti del XVII e XVIII secolo provenienti da Trapani, Messina e Palermo, e, ovviamente, per il Vascello reliquiario di Sant’Orsola del Bellomo, fino a completarsi con una serie di opere pittoriche, tra cui Il miracolo di santa Chiara di Mario Minniti, l’Allegoria del mare di Antonino Leto, La veduta del Golfo di Palermo col Monte Pellegrino di Francesco Lojacono, I Velieri di Rudolf Claudus, le due Marine di Piero Guccione. Il risultato è un’armoniosa e suggestiva interazione tra opere ospiti e permanenti: un regalo per il visitatore che ha la possibilità di godere ad un tempo di una duplice valenza storico-artistica.
Navigare nell’arte è un omaggio al mare e a Siracusa, una città che è in simbiosi con esso. L’esposizione si snoda lungo le sale del Museo in un dialogo serrato, ma nel contempo, dinamico, tra le opere ospiti e quelle padrone della Galleria, che fanno da suggestiva cornice ad un percorso espositivo che spazia tra opere di diversa natura, origine e tecnica, legate tra loro dal comune tributo al mare. La mostra accompagnerà il visitatore in un percorso che, dai reperti archeologici tra il VI e il III a.C., passa per i prestigiosi argenti del XVII e XVIII secolo provenienti da Trapani, Messina e Palermo, e, ovviamente, per il Vascello reliquiario di Sant’Orsola del Bellomo, fino a completarsi con una serie di opere pittoriche, tra cui Il miracolo di santa Chiara di Mario Minniti, l’Allegoria del mare di Antonino Leto, La veduta del Golfo di Palermo col Monte Pellegrino di Francesco Lojacono, I Velieri di Rudolf Claudus, le due Marine di Piero Guccione. Il risultato è un’armoniosa e suggestiva interazione tra opere ospiti e permanenti: un regalo per il visitatore che ha la possibilità di godere ad un tempo di una duplice valenza storico-artistica.
Carmela Vella Direttore Galleria Interdisciplinare Regionale di Palazzo Bellomo Siracusa
Carmela Vella Direttore Galleria Interdisciplinare Regionale di Palazzo Bellomo Siracusa
Formato UNI A4 210x297 mm stampa in CMYK carta Fedrigoni usomano 80 g/m²
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Formato UNI A4 210x297 mm stampa in CMYK carta Fedrigoni usomano 80 g/m²
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Formato aperto 550x425 mm, formato chiuso 320x220 mm stampa in CMYK, carta Fedrigoni patinata matta da 380 g/m² con plastificazione opaca, con chiusa lembi ad incastro
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Formato aperto 310x225 mm, formato chiuso 155x225 mm con cordonatura. Stampa in CMYK, carta Fedrigoni patinata matta da 300 g/m²
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Tipologia autoadesiva con fascetta adesiva (strip) removibile sul lembo per chiusura autoadesiva, formato 180x240 mm stampa in CMYK
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Formato 670x790 mm Stampa in CMYK carta Fedrigoni patinata matta da 115 g/m²
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Formato UNI A3 297x420 mm Stampa in CMYK carta Fedrigoni patinata matta da 115 g/m²
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Formato UNI A6 105x148 mm Stampa in CMYK carta Fedrigoni patinata matta da 360 g/m²
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Formato 200x50 mm Stampa in CMYK, carta Fedrigoni patinata matta da 300 g/m² con plastificazione opaca in B/V
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Il mare è un soggetto che artisti, di ieri e di oggi, hanno privilegiato perché esso, sinonimo di potenza, forza, libertà, è stato ed è fonte di inesauribili interpretazioni e rappresentazioni che vanno dalla celebrazione pittorica di eventi politici e militari, alla rappresentazione dell’ambiente marino nelle sue molteplici e suggestive implicazioni. I più grandi dell’arte, da Kandisky a Gauguin, da Van Gogh a Manet, da Botticelli a Raffaello, sono stati ispirati da questo tema producendo opere che hanno segnato la storia della pittura. Navigare nell’arte è un omaggio al mare e a Siracusa, una città che è in simbiosi con esso. L’esposizione si snoda lungo le sale del Museo in un dialogo serrato, ma nel contempo, dinamico, tra le opere ospiti e quelle padrone della Galleria, che fanno da suggestiva cornice ad un percorso espositivo che spazia tra opere di diversa natura, origine e tecnica, legate tra loro dal comune tributo al mare. La mostra accompagnerà il visitatore in un percorso che, dai reperti archeologici tra il VI e il III a.C., passa per i prestigiosi argenti del XVII e XVIII secolo provenienti da Trapani, Messina e Palermo, e, ovviamente, per il Vascello reliquiario di Sant’Orsola del Bellomo, fino a completarsi con una serie di opere pittoriche, tra cui Il miracolo di santa Chiara di Mario Minniti, l’Allegoria del mare di Antonino Leto, La veduta del Golfo di Palermo col Monte Pellegrino di Francesco Lojacono, I Velieri di Rudolf Claudus, le due Marine di Piero Guccione. Il risultato è un’armoniosa e suggestiva interazione tra opere ospiti e permanenti: un regalo per il visitatore che ha la possibilità di godere ad un tempo di una duplice valenza storico-artistica. Carmela Vella Direttore Galleria Interdisciplinare Regionale di Palazzo Bellomo
I delfini nell'iconografia antica
L'isola d'argento
Il fascino del mare
I delfini nell’iconografia antica L’acqua, elemento vitale in ogni tempo e luogo, è particolarmente legata alla città di Siracusa, fondata dai Greci sull’isola di Ortigia, proprio vicino ad una fonte di acqua dolce: ecco Aretusa, la ninfa di Artemide, raffigurata sulle monete sin dalle prime emissioni del VI secolo. Fondamentali per la monetazione greca e non solo in Sicilia, i decadrammi della fine del V secolo che recano in alcuni particolari, la firma dell’artista incisore del conio: si tratta di capolavori dal punto di vista artistico, per la resa dei dettagli del volto di Aretusa, con la folta chioma trattenuta da una corona di foglie di canne, nel caso della moneta firmata da Euainetos, con un orecchino a triplice pendente e una fine collana al collo. Da notare in questa moneta la conchiglia sulla nuca di Aretusa, mentre i delfini, che circondano il volto della ninfa, si ritrovano in tutte le emissioni: sono evidenti simboli del mare. Al delfino poi, animale legato al culto di Apollo, amico degli uomini e dei bambini in particolare, sono connessi vari aneddoti, miti, leggende ed innumerevoli sono le sue rappresentazioni nell’arte greca. Il gruppo fittile di delfini da Zancle richiama il ruolo che il delfino ha proprio nelle prime monete della colonia sullo stretto, in cui è raffigurato all’interno del porto, a forma di falce, mentre sempre nelle monete a Taranto si ritrova l’eroe eponimo della città, Taras, a cavallo proprio su un delfino. È che uno dei compiti del delfino sia quello di accompagnare gli uomini è chiaro anche nel significato simbolico del vaso fittile configurato in forma di delfino che sta per immergersi, proveniente da una tomba dell’area dell’Ospedale Civile di Siracusa, che trova confronti in altri esemplari simili, da contesti funerari della città. Sempre dalla necropoli di età ellenistica, nella zona del Fusco, Tor di Conte, proviene il modellino fittile di imbarcazione con prua configurata a muso di porco. È simile ad un altro esemplare, esposto al Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi, in cui la prua è a muso di pistrice e la poppa termina con una grande coda, probabilmente di sirena; all’interno dello scafo, sui banchi, in numero di tre per lato, (ne manca uno) sono seduti i rematori, semplici “pupattoli” plasmati a mano. L’oggetto apparteneva molto probabilmente al defunto (un bambino) sepolto nella tomba ma è evidente il suo forte valore simbolico del momento di passaggio nell’aldilà.
La Sicilia è un’isola. Anzi, è stata l’Isola per eccellenza sino a quando il Mediterraneo è rimasto il centro del mondo conosciuto. Come per tutte le isole c’è un solo modo per raggiungerla o per allontanarsene: percorrere il Mare, quel mare che ha ispirato l’arte anche quella legata alla produzione di ex voto, cui non potevano sottrarsi gli orafi e gli argentieri. La produzione di quegli oggetti raggiunge il vertice del pregio e della preziosità nei secoli XVII e XVIII e di quest’ultimo hanno le caratteristiche nei motivi tardobarocchi e rococò: sono motivi vegetali, volute fitomorfe e teste di cherubini alati. Quando però a fare la donazione è un’istituzione o la chiesa stessa ecco che l’omaggio diventa altro dalla semplice e calda testimonianza della grazia ricevuta. Diventa un modo per comunicare plasticamente verità dommatiche o morali. A nessuno sfugge il senso simbolico della nave = navicula petri, la navicella di Pietro che altri non è che la Chiesa stessa. Per cui la nave o il vascello ben si presta a rappresentare e la Chiesa sposa mistica di Cristo ma anche la chiesa come tempio e luogo di raccolta della comunità in preghiera. Da qui le navi in forma di galeone (vascello votivo di S. Pietro e il reliquiario di Sant’Orsola), a vele spiegate tutte d’argento, ma se realizzate a Trapani, guarnite di coralli (Caravella coll. Tirenna). Il simbolismo della nave non si limita allo scafo ed alle vele spiegate ossia all’insieme ma entra dentro esaltando il ruolo di singoli elementi: è il caso dell’albero maestro. L’albero maestro nella nave è la forza che la muove ancor più nella forma dell’antenna che regge la grande vela di mezzo. L’albero della nave è Cristo e più esplicitamente nella forma dell’antenna ossia della Croce: la visione più cara alla pietà religiosa cristiana. Ecco, quindi l’ostensorio trasformarsi nell’albero della piccola nave di Pietro (Ostensorio della Marina piccola, Trapani 1715; Ostensorio della Marina grande, Trapani 1757). Può accadere che la nave di Pietro la si intenda in senso letterale e quindi trasformarsi nel reliquiario del principe degli Apostoli sostituendo all’albero il braccio del santo (Reliquiario di San Pietro). All’esaltazione simbolica non sfugge l’elemento di arredo liturgico più umile: il portaincenso. Comunemente denominato navetta è uno scatolino con piedistallo dotato di due valve superiori che si levano per consentire il prelievo dell’incenso. Nulla di più adatto a diventare una barca con timoniere e vedetta con San Pietro in mezzo che porta il prezioso carico che per mezzo del fuoco trasforma la preghiera in balsamo odoroso. Grande la produzione dei Consolati di Trapani e Messina, minore o quasi nulla in altri centri che pure col mare convivono. In vero in quei secoli Trapani e Messina continuano ad essere centri di attività mercantile e marinara: a Trapani continuano ad arrivare e transitare i mercanti biscaglini, catalani e genovesi, mentre Messina continua a commerciare con l’oriente e l’alto adriatico. Le altre città come Siracusa più che al mare si rivolgono alla terra, chiuse da alte mura che le proteggono e sanno di prigione.
I poemi omerici ne celebravano la bellezza fino dal VII secolo a.C.. Il colore dei flutti viene definito Kuanos, ceruleo, vale a dire verde scuro; oinopos, del colore del vino, quando il mare è incollerito. Ma non mai definito azzurro. La nozione stessa di azzurro non esisteva: i Greci non “vedevano” il blu del mare. Atena, la dea “dagli occhi glauchi”, è la dea dagli occhi “persici”, vale a dire dagli occhi d’un blu orientale, scuro e indistinto, più simile a quegli occhi neri che i medici conoscono col nome di midriasi, piuttosto che agli occhi visti alla luce del sole. Poichè la divinità, come la civetta, vede nella notte-glaukopis. Servirà molto tempo perchè la pittura, in Occidente, acquisisca la saggezza e il coraggio della dea, molto tempo perchè cominci ad avere il coraggio d’affrontare il caos cupo e spesso mortale dei flutti. Servirà più tempo ancora, sino alla fine del XIX secolo, perchè, con la scoperta dell’arseniato di cobalto, il violetto di cui il mare si colora in certe ore, possa, a propria volta, essere dipinto…. Dipingere il mare (oggi) è ritornare alle origini della vita,... ritrovare la calma e l’armonia dei flutti, da dove nascono le forme e su cui scivola l’iride, come se il nostro secolo (il XX°) non avesse subito brutture, disordine e caos.... Dipingere il mare-padre, Padre Mare: il mare come principio di paternità, il richiamo del mondo in cui vivono gli dei e gli eroi, quest’altro palcoscenico, dispiegato davanti allo sguardo, in cui si svolge il rito iniziatico in cui l’adolescente viene armato dai suoi pari, mondo della paideia che conduce il giovane uomo al di là delle paludi e del marasma dell’infanzia posta sotto il segno della madre, per condurlo nello sfolgorio solare del padre”.
Angela Maria Manenti
Jean Claire (da Padre mare, madre Mediterraneo)
Maria Assunta De Francesco
Formato aperto UNI A4 297x210 mm, formato chiuso 99x210 mm Stampa in CMYK, carta Fedrigoni patinata matta da 200 g/m² con plastificazione opaca, piega ad incastro.
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Mario Minniti, M iracol o di
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Siracusa Galleria regionale palazzo Bellomo
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le na a io o us eg lom ac ia r el Sir ller zo B Ga alaz p Copyright Š 2012. Galle ria R egi on ale P ala zz oB ell om o
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Formato 6000x3000 mm area visibile 5700x2700 mm Stampa in digitale
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Formato 750x1970 mm struttura in metallo color grigio alluminio, stampa in digitale area visibile 720x1950 mm
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Formato 6000x1000 mm Stampa in digitale su banner con occhielli laterali
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Formato 6000x6000 mm Stampa in digitale
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Formato 6000x12000mm Stampa in digitale
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Formato 1000x4000 mm Stampa in digitale banner con occhielli in testa e piede
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Formato 200x100 mm Stampa in CMYK, carta Fedrigoni patinata matta da 115 g/m² con perforatura per strappo e numerazione doppia progressiva
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Il mare è un soggetto che artisti, di ieri e di oggi, hanno privilegiato perché esso, sinonimo di potenza, forza, libertà, è stato ed è fonte di inesauribili interpretazioni e rappresentazioni che vanno dalla celebrazione pittorica di eventi politici e militari, alla rappresentazione dell’ambiente marino nelle sue molteplici e suggestive implicazioni. I più grandi dell’arte, da Kandisky a Gauguin, da Van Gogh a Manet, da Botticelli a Raffaello, sono stati ispirati da questo tema producendo opere che hanno segnato la storia della pittura. Navigare nell’arte è un omaggio al mare e a Siracusa, una città che è in simbiosi con esso. L’esposizione si snoda lungo le sale del Museo in un dialogo serrato, ma nel contempo, dinamico, tra le opere ospiti e quelle padrone della Galleria, che fanno da suggestiva cornice ad un percorso espositivo che spazia tra opere di diversa natura, origine e tecnica, legate tra loro dal comune tributo al mare. La mostra accompagnerà il visitatore in un percorso che, dai reperti archeologici tra il VI e il III a.C., passa per i prestigiosi argenti del XVII e XVIII secolo provenienti da Trapani, Messina e Palermo, e, ovviamente, per il Vascello reliquiario di Sant’Orsola del Bellomo, fino a completarsi con una serie di opere pittoriche, tra cui Il miracolo di santa Chiara di Mario Minniti, l’Allegoria del mare di Antonino Leto, La veduta del Golfo di Palermo col Monte Pellegrino di Francesco Lojacono, I Velieri di Rudolf Claudus, le due Marine di Piero Guccione. Il risultato è un’armoniosa e suggestiva interazione tra opere ospiti e permanenti: un regalo per il visitatore che ha la possibilità di godere ad un tempo di una duplice valenza storico-artistica. Carmela Vella Direttore Galleria Interdisciplinare Regionale di Palazzo Bellomo
I delfini nell’iconografia antica L’acqua, elemento vitale in ogni tempo e luogo, è particolarmente legata alla città di Siracusa, fondata dai Greci sull’isola di Ortigia, proprio vicino ad una fonte di acqua dolce: ecco Aretusa, la ninfa di Artemide, raffigurata sulle monete sin dalle prime emissioni del VI secolo. Fondamentali per la monetazione greca e non solo in Sicilia, i decadrammi della fine del V secolo che recano in alcuni particolari, la firma dell’artista incisore del conio: si tratta di capolavori dal punto di vista artistico, per la resa dei dettagli del volto di Aretusa, con la folta chioma trattenuta da una corona di foglie di canne, nel caso della moneta firmata da Euainetos, con un orecchino a triplice pendente e una fine collana al collo. Da notare in questa moneta la conchiglia sulla nuca di Aretusa, mentre i delfini, che circondano il volto della ninfa, si ritrovano in tutte le emissioni: sono evidenti simboli del mare. Al delfino poi, animale legato al culto di Apollo, amico degli uomini e dei bambini in particolare, sono connessi vari aneddoti, miti, leggende ed innumerevoli sono le sue rappresentazioni nell’arte greca. Il gruppo fittile di delfini da Zancle richiama il ruolo che il delfino ha proprio nelle prime monete della colonia sullo stretto, in cui è raffigurato all’interno del porto, a forma di falce, mentre sempre nelle monete a Taranto si ritrova l’eroe eponimo della città, Taras, a cavallo proprio su un delfino. È che uno dei compiti del delfino sia quello di accompagnare gli uomini è chiaro anche nel significato simbolico del vaso fittile configurato in forma di delfino che sta per immergersi, proveniente da una tomba dell’area dell’Ospedale Civile di Siracusa, che trova confronti in altri esemplari simili, da contesti funerari della città. Sempre dalla necropoli di età ellenistica, nella zona del Fusco, Tor di Conte, proviene il modellino fittile di imbarcazione con prua configurata a muso di porco. È simile ad un altro esemplare, esposto al Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi, in cui la prua è a muso di pistrice e la poppa termina con una grande coda, probabilmente di sirena; all’interno dello scafo, sui banchi, in numero di tre per lato, (ne manca uno) sono seduti i rematori, semplici “pupattoli” plasmati a mano. L’oggetto apparteneva molto probabilmente al defunto (un bambino) sepolto nella tomba ma è evidente il suo forte valore simbolico del momento di passaggio nell’aldilà. Angela Maria Manenti
Formato 800x2000 mm Stampa in digitale supporto in plexiglass con stampa su patinata opaca
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Formato 300x2000 mm Stampa in digitale supporto in plexiglass con stampa su patinata opaca
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