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La voce neLLa reLazione con le persone che vivono con demenza

Di Elena Mantesso

La voce per creare reLazioni di cura gentiLi con Le persone che vivono con demenza e aLzheimer

La demenza e l’alzheimer non sono malattie che ci “portano via” dalle persone che amiamo, non ci “riducono” a dei vegetali, non ci portano via ciò che di più prezioso abbiamo, ovvero, la nostra capacità di pensare. Non sono l’inizio di una relazione della quale resteranno i disturbi del comportamento e con essi quel senso di impotenza e inutilità. Gli studi scientifici di questi anni hanno iniziato a sostituire alla lettura drammaturgica dei comportamenti la certezza che nella persona che vive con demenza vi siano elementi vitali capaci di “sentire” le emozioni di chi sta loro accanto e di ricalcarle.

Quante emozioni i carepartners e i professionisti della relazione di cura riconoscono nelle risate, nelle urla, nei sospiri e in altre brevi espressioni vocali delle persone con demenza? Soprattutto quando sono le vocalizzazioni della persona con demenza l’unica porta di accesso al suo mondo interiore.

Sulla rivista American Psychologist , vi è la mappa audio interattiva che, in suoni e colori vividi, mostra i suoni/vocalizzi umani legati alle emozioni. “I nostri risultati mostrano che la voce è uno strumento molto più potente per esprimere emozioni di quanto si pensasse in precedenza”, ha detto l’autore principale dello studio Alan Cowen, dottorando in psicologia presso l’UC Berkeley. “Questo studio è la dimostrazione più ampia del nostro ricco repertorio vocale emotivo, che coinvolge brevi segnali di oltre due dozzine di emozioni intriganti come stupore, adorazione, interesse, simpatia e imbarazzo”, ha detto l’autore senior dello studio Dacher Keltner, professore di psicologia alla UC Berkeley e direttore di facoltà del Greater Good Science Center, che ha contribuito a sostenere la ricerca. La voce rappresenta un’opportunità per mostrare agli altri gli abissi della nostra interiorità e sa farlo anche contro la nostra volontà. La voce è sempre autentica. La voce può incantare, può condurre, rassicurare o creare serenità. La voce può spaventare, creare rabbia e opposizione.

La voce trasmette emozioni

La voce ti rende unico, la voce sarà ciò che la persona con demenza ricorderà di te e che farà sì che lei ti “riconosca”. La voce umana è descritta nella linguistica dialogica come un’incarnazione del sé in un contesto sociale, contribuendo all’espressione, alla percezione e allo scambio reciproco di sé, coscienza, vita interiore e personalità. In un recente studio il dott. Michael W. Kraus della Yale University ha sottolineato come la comunicazione solo vocale possa migliorare la precisione empatica. La voce è, secondo questo studio, un canale potente per percepire le emozioni degli altri. La voce infatti trasmette emozioni sia attraverso il contenuto del discorso (ciò che viene detto), sia attraverso i segnali linguistici e paralinguistici che lo accompagnano (cioè come lo si dice). La voce mostra le nostre emozioni più delle nostre espressioni facciali? Pare proprio di si. Le espressioni facciali e non verbali sono una fonte meno affidabile di comprensione delle emozioni dell’altro rispetto alla voce. Le persone usano espressioni facciali nel viso spesso per mascherare i propri stati interni. “Quello che scopriamo qui è che forse le persone prestano troppa attenzione al volto – la voce potrebbe avere gran parte del contenuto necessario per percepire accuratamente gli stati interni degli altri. I risultati suggeriscono che dovremmo concentrarci maggiormente sullo studio delle vocalizzazioni delle emozioni” ci suggerisce il dott. Kraus.

Comprendere “come” creare relazioni di valore è un imperativo etico per le famiglie, per i professionisti chiamati a domicilio, in residenza per anziani ed in ospedale alla relazione di cura con queste persone. I momenti della giornata non devono e non possono diventare “scontri” generativi di re-attività, paura e maltrattamento ma vere e proprie occasioni di serenità e gioia. Ancora prima di parlare di terapie non farmacologiche è importante comprendere “come” creare relazione con la persona che vive con la demenza e quali sono gli elementi cardine di una relazione di successo. Per questo è nato un corso residenziale straordinario per imparare a “sentire” le tue emozioni e quelle della persona con demenza, a comprendere come leggere un disturbo del comportamento e quali risposte dare, come “avvicinarsi” ad una persona con demenza per essere da lei accolta e soprattutto come far diventare la tua voce uno strumento di Cura e relazione. Il corso sarà il 21 e il 22 Giugno 2023, a Vicenza, ed è rivolto a tutti coloro che, per motivi personali o professionali, vivono relazioni personali o professionali con le persone con demenza sia allo stadio iniziale che avanzato. Per info e iscrizioni: www.letiziaespanoli.com

“La nostra voce arriva prima deLLe nostre paroLe. aLLineare Le nostre frequenze aL senso deLLa cura è nostra responsabiLità”. ElEna MantEsso

Dal cosa al come

Quando ascoltiamo solo la voce la nostra attenzione per le sottigliezze nel tono vocale aumenta. Ci concentriamo semplicemente di più sulle sfumature che sentiamo nel modo in cui gli oratori si esprimono. Questo potrebbe voler dire perché le persone con demenza sono così sensibili al tono di voce delle persone che hanno cura di loro. Spesso queste persone non comprendono “il cosa” viene detto loro, ma certamente “sentono” il come viene detto. Questa dinamica può creare simpatia, leggerezza, connessione empatica oppure paura, ansia, comportamenti re-attivi aggressivi verso il carepartner o l’operatore della relazione di cura. L’attenzione alla voce rappresenta un tema fondamentale anche nelle residenze per anziani. A riguardo Letizia Espanoli afferma “Un indicatore della qualità della vita in residenza per anziani? I toni delle voci delle persone che hanno cura. La voce umana è descritta nella linguistica dialogica come un’incarnazione del sé in un contesto sociale, contribuendo all’espressione, alla percezione e allo scambio reciproco di sé, coscienza, vita interiore e personalità.”

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