IL SOSTEGNO SOCIALE MEDIA CON L’EVENTO

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23 Giugno 2012 - Anno XXII n. 24

CATASTROFI E AZIONI CRIMINOSE

SPORT E DISABILITÀ

IL SOSTEGNO SOCIALE MEDIA CON L’EVENTO E MODERA LO STRESS INDIVIDUALE

QUANDO NON CONTANO I RISULTATI E VINCE IL VALORE DELLA PERSONA

di Manuela Settimo*

di Salvatore Gentile*

I

l terremoto in Emilia, la strage di Brindisi e tutti i crimini, intesi come atti efferati accompagnati da una intensa reazione sociale di sdegno e colpevolizzazione dell’autore, in quanto traumi, attivano paura intensa, la sensazione di sentirsi inerme o il provare orrore; ciò è ancor più vero quando ci si trova ad affrontare situazioni criminose programmate ed organizzate. In questi casi la reazione sociale è più dura, poiché maggiore è la responsabilità morale di chi agisce. Tali eventi hanno maggiori possibilità di essere adeguatamente affrontati, se le vittime possono beneficiare di rapporti sociali in grado di fornire sostegno. Ed è quanto avviene in una comunità che vive in pochi secondi forti sensazioni di angoscia. La sofferenza non ama una compagnia qualsiasi, ama solo la compagnia di chi soffre; far fronte all’angoscia esige la presenza di altri in una situazione simile. Il sostegno sociale ha anzitutto la funzione di mediatore tra l’evento/crisi e la risposta individuale e/o collettiva ad esso con lo scopo di ridurre l’angoscia ed il disagio. Come forma di aiuto, si esplica in diverse forme che possono essere di tipo emotivo con comportamenti di ascolto empatico al fine di rafforzare l’autostima; informativo per aiutare a definire, comprendere ed affrontare gli eventi; di tipo affiliativo con l’appartenenza a gruppi formali e/o informali e di tipo strumentale quando l’aiuto è materiale e riguarda l’offerta di servizi,

P lo svolgimento di compiti e l’aiuto finanziario. Il sostegno sociale modera lo stress, poiché riduce la quantità e la qualità degli stimoli stressanti permettendo anche di affrontare il lutto per la perdita dei cari e favorisce risposte attive ed adattive che permettono di reagire adeguatamente. Gli eventi catastrofici hanno il potere di rinsaldare il legame sociale, favorendo il senso di comunità e lo scambio interpersonale. Ciò permette al singolo di riconoscersi, di sentirsi coeso ed incluso in un gruppo che si identifica nelle medesime esigenze e difficoltà. Inoltre, la forte condivisione

emotiva degli eventi limita i sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri e, al contrario, facilita la sicurezza emotiva sia del singolo che non si percepisce come un pesce fuor d’acqua sia del gruppo che si assume la responsabilità di gestire la situazione e dei propri valori. Il legame sociale in situazioni di crisi si caratterizza, quindi, per l’altruismo del gruppo che offre una modalità per condividere la consolazione ed il sollievo e procura il piacere dell’intimità condivisa che accompagna i diversi atti di riparazione e riduce i sentimenti di insicurezza.

psico-fisici. Devono “parlare” soltanto i risultati. Chi, invece, è soltanto spettatore di avvenimenti sportivi non può non riconoscere che assistere ad una gara di persone disabili suscita emozioni uniche. E anche ammirazione nei confronti di chi - nonostante evidenti handicap - si impegna per una competizione che sicuramente lo appaga a livello personale (se si tratta di uno sport individuale) o di gruppo (se invece è uno sport di squadra). Ma relegare i disabili in gare riservate alla “loro

* Psicoterapeuta, Esperto in Scienze Forensi

LO SCATTO AL MARE (E AI MONTI) CON FIDO Ventidue milioni di italiani vivono con un gatto o con un cane. Da cui, spesso, non vorrebbero separarsi neppure in vacanza. Per trovare hotel, campeggi, villaggi, residence e spiagge amiche degli animali, ora c’è il portale, voluto dalla Federazione delle Associazioni diritti degli animali. L’iniziativa intende anche contrastare i fenomeni dell’abbandono e del randagismo, tristemente tipici dei mesi estivi. S.M.

categoria” non può e non deve bastare. Chi stabilisce il confine tra abile e disabile? Il recente caso di Oscar Pistorius - atleta sudafricano privo di gambe - è la prova più evidente che un disabile, aiutato dalla moderna tecnologia, può confrontarsi con i normodotati. Il giovane Oscar ha impegnato i più alti vertici della Federazione internazionale di atletica leggera per risolvere il caso. Alla fine ha vinto lui: è stato ammesso a gareggiare nelle prossime Olimpiadi di Londra, confrontandosi con atleti - i più forti e veloci del mondo - davanti ad uno stadio con migliaia di spettatori e una platea televisiva mondiale. La storia di Pistorius è veramente unica e singolare, ma sarà un punto di riferimento. Nato con una malformazione ad entrambi i talloni fu costretto a subire - quando aveva appena 11 mesi - l’amputazione delle gambe. La menomazione però fortificò il suo carattere e la spiccata personalità. Tanto che giovanissimo si costruì le prime gambe artificiali utilizzando pezzi di ali di un elicottero. Vincendo le prime gare a soli 17 anni. Ha vinto con le attuali protesi (due lame di carbonio) alle Paraolimpiadi di Pechino nei 100, 200 e 400 metri. Per gli organismi internazionali si ponevano il dilemma: Pistorius è favorito o sfavorito nel correre con le gambe artificiali? Ammetterlo o meno alle Olimpiadi di Londra? Alla fine ha avuto ragione lui, incoraggiato e sostenuto anche dalla Federazione italiana. Potrà finalmente confrontarsi con gli atleti normodotati. “Non è una vittoria personale - ha commentato Pistorius - bensì una vittoria di tutti, dello sport in quanto tale, contro ogni discriminazione”. * Giornalista

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arlare di sport e disabilità non è facile. Anche se rispetto a qualche anno fa l’argomento viene affrontato, a tutti i livelli, con maggiore consapevolezza e soprattutto con un diverso atteggiamento mentale. Chi ama lo sport e lo pratica (come professionista o dilettante) certamente non può precludere o - peggio ancora - ostacolare l’attività sportiva di chi non risponde a taluni requisiti

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