Appunti di Mara Torricelli
La nascita e l’adolescenza di Roma A cura di Mara Torricelli
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I 7 colli su cui nacque Roma. Nel link fornito un’interessante scoperta archeologica‌
Vedi: http://www.romanoimpero.com/2011/09/lupercale.html
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La leggenda: scaletta Enea parte da Troia per fondare una città che sarà “caput mundi”
Riceve informazioni su quale sia il luogo della fondazione (VI l dell’Eneide)
Il luogo si chiama LATIO (=lazio) ed è retto dal re Latino. Enea combatte a lungo con i popoli del Lazio
clik
Alla fine sposa Lavinia, figlia del re Latino, ed ha un figlio, Iulio.
Vesta e le Vestali; importanza del Tempio di Vesta
La scelta di Romolo come re (diverse leggende)
Per rivedere i nomi e le date, e per approfondire clik sull’immagine………
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Dunque Roma è stata fondata da un Troiano!
Tutto questo lo sappiamo dall’Eneade
Da Iulio, dopo 30 generazioni nascono Romolo e Remo, da Rea Silva
Gli scavi archeologici hanno portato alla luce dei resti della reggia di Romolo, vicino al tempio di Vesta, per confermare l’attinenza
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Romolo, il primo re
Di Jean-Auguste-Dominique Ingres - The Yorck Project: 10.000 Meisterwerke der Malerei. DVD-ROM, 2002. ISBN 3936122202. Distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=153208
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LA MONARCHIA I 7 re di Roma (IX-VI sec. A.C.) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
I 7 colli
Romolo Numa Pompilio Tullio Ostilio Anco Marzio Servio Tullio Tarquinio Prisco Tarquinio il Superbo
Aventino. Campidoglio o (colle) Capitolino. Celio. Esquilino. Palatino. Quirinale. Viminale.
Romolo Dopo aver fondato la città, accolse nella cittadinanza un gran numero di confinanti, scelse cento tra i cittadini più anziani, che chiamò SENATORI, per fare tutte le cose con il loro consiglio. Sotto il suo regno, si pone l’episodio del Ratto delle Sabine: egli stesso e il popolo non avevano mogli, quindi invitò allo spettacolo dei giochi le popolazioni dei Sabini e fece rapire le loro fanciulle. Prima scoppiò una guerra tra i due popoli: secondo la leggenda furono proprie le donne sabine a convincere i loro uomini a desistere dalla guerra e a stare in pace. La morte di Romolo è avvolta dal mistero: poiché scomparve improvvisamente, si credette che fosse salito agli dei e fu divinizzato. Numa Pompilio Numa Pompilio era un sacerdote ed istituì innumerevoli cerimonie sacre e templi; fissò leggi e istituzioni per i Romani e divise in dieci mesi l'anno. Tullo Ostilio Chiamato “ostilio” per il suo amore alla guerra, assunse un ruolo egemone, vinse molti popoli dei dintorni, e ampliò la città. Celebre, durante il suo regno, l’episodio degli Orazi e i Curazi. Anco Marzio Aggiunse alla città il colle Aventino e il Gianicolo, fondò presso la foce del Tevere una città sul mare (Ostia antica). Costruì il primo ponte sul Tevere: il Sublicio. Servio Tullio Aggiunse alla città tre colli, il Quirinale, il Viminale, l'Esquilino (e) scavò fossati intorno alle mura. Primo fra tutti fece eseguire il censimento, che era ancora sconosciuto sulla terra.
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Tarquinio Prisco (1 re etrusco) Porta gli Etruschi a governare su Roma. Bravo architetto, realizza la Cloaca Massima, tuttora attiva. Grazie ad essa fu bonificata la zona dal Palatino al Campidoglio, su cui fu possibile costruire i primi edifici romani: il Foro.(vedi pag.7) Raddoppiò il numero dei senatori, fece costruire a Roma il Circo (Massimo), istituì i ludi romani, vinse anche i Sabini e ne prese i territori. Tarquinio il Superbo (2° re etrusco) Lucio Tarquinio il Superbo, settimo ed ultimo dei re, vinse i Volsci, fece la pace con gli Etruschi e fece costruire il tempio (dedicato) a Giove sul Campidoglio. Poi, mentre espugnava Ardea, città situata a diciotto miglia da Roma, perse il potere. Infatti, avendo suo figlio, anch'egli Tarquinio il Giovane, violentato Lucrezia, donna nobilissima e per giunta onestissima, moglie del nobile Collatino, (secondo la leggenda questa donna si uccise davanti agli occhi di tutti). Il popolo per la prima volta si sollevò e tolse il potere a Tarquinio.
NASCE LA REPUBBLICA FINE VI, inizio V SEC. PATRIZI E PLEBEI
I primi tempi della Repubblica furono caratterizzati dalle lotte tra Patrizi e Plebei. A Roma, gli aristocratici (corrispondenti agli aristòi ateniesi) si chiamano PATRIZI (famiglie nobili, che posseggono la terra) a cui si contrappongono i PLEBEI (coloro che non possedevano nulla) i quali: o Eleggevano i candidati alle magistrature ma non potevano candidarsi o Facevano le guerre con i patrizi, ma non potevano avere terra o bottino o Non potevano mescolarsi con i patrizi, nemmeno sposandosi (divieto di matrimoni misti) o Per perdita della loro poca terra si indebitavano con i ricchi, e diventavano schiavi, perdendo ogni tipo di libertà. o Provarono a chiedere più terre dall’ AGER PUBLICUS (le terre confiscate ai vinti), ma non vennero ascoltati.
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La plebe infuriata sta per lasciare la città ‌(https://it.wikipedia.org/wiki/File:IL_fatto_di_Virginia.JPG)
Da: http://www.slideserve.com/idalia/le-leggi-delle-xii-tavole
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Nel 494 ci fu una forte rivolta dei plebei verso i patrizi: la secessione dell’Aventino (uno dei colli di Roma). La parola secessione significa distaccarsi venir via (dal latino se-cedo), andarsene, come atto di protesta. I plebei, stanchi delle loro dure condizioni di vita a cui erano sottoposti, abbandonarono la guerra, e lavori ecc. e si rifugiarono sull’Aventino. Relativamente a quei tempi, essi provocarono il primo “collasso” della città: mancavano merci, venditori, servitori, e i lavori di tutti i giorni…
I plebei non tornarono finché non ottennero la loro prima carica: I TRIBUNI DELLA PLEBE e il permesso di fare un’assemblea della plebe.
Poterono presentale dei disegni di Leggi al Concilio della Plebe, ed istituirono la magistratura degli EDILI
Avevano il DIRITTO DI VETO contro le decisione di qualunque magistrato
450 la plebe ottenne le prime Leggi Scritte: le Leggi delle 12 tavole 409 i plebei poterono adire alla QUESTURA 342 ACCESSO AL CONSOLATO.
Alla fine del IV sec. Roma era una Repubblica patrizio-plebea.
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Le oche‌
foto da: https://almanaccodiroma.wordpress.com/tag/galli/
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Prime battaglie per l’espansione VERSO IL LAZIO E L’ITALIA CENTRALE Roma:
nel IV sec. stipula un accordo con le città vicine che vogliono allearsi con lei la Lega Latina. nel 396 dopo un lungo assedio prende la città etrusca di Veio, che, insieme a Fidene, controllava la Via del Sale1 (Via salaria). La città fu presa e distrutta, e il controllo del sale passò a Roma. Dopo anni di sanguinose guerre, nel 396 la città fu espugnata dal dittatore Furio Camillo che fece entrare i Romani nella città scavando una galleria sotterranea. Roma estese così il suo dominio su tutto il territorio del Lazio. nel 390 i Galli scendono lungo l’Italia fino a Roma: riescono ad assalirla e bruciarla. La paura dei Galli rimarrà a Roma per sempre. Celebre è l’episodio delle oche del Campidoglio.
“I Galli discesero dalle Alpi in Italia e misero a ferro e fuoco1 tutta la regione. All'improvviso il terrore della morte e la paura dei nemici invasero tutti gli abitanti delle città. Subito contro le ingenti truppe dei barbari fu mandato dai Romani un console con due legioni, ma i Galli assalirono il console e le sue legioni e con un aspro combattimento (li) vinsero presso il fiume Allia, poi si avvicinarono a Roma. Allora i Romani, presi dalla paura, abbandonarono la città e con i vecchi, le donne e i figli si rifugiarono nei boschi. I barbari senza pericolo arrivarono in città e presero d'assedio il Campidoglio, rocca di Roma. Ormai i Galli scalavano le mura della rocca, quando improvvisamente le vigili oche svegliarono dal sonno con forti schiamazzi Marco Manlio, custode del Campidoglio. Allora Manlio chiamò i soldati Romani, che combatterono con enorme forza e respinsero i Galli: perciò il Campidoglio fu liberato dalle insidie dei barbari e Roma fu salvata dagli schiamazzi delle oche.”
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Il sale era preziosissimo nell’età antica; il tragitto dalle saline alla destinazione era lungo e difficile. L’alto costo del sale portò ad un controllo serrato della via principale di percorrenza, la via salaria.
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Guerrieri sanniti
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Conquiste dell’Italia del Sud.
nel 343a.C i Romani iniziarono l'espansione verso la ricca e fertile terra della Campania, ma si trovarono di fronte ai fieri Sanniti, un popolo di pastori che abitava la montuosa regione del Sannio (odierni Abruzzo e Molise). Roma vinse la prima battaglia e si guadagnò il potere di includere le città campane nella loro egemonia. (lasciando Capua ai Romani). Ma subito scoppia una seconda guerra
nel 326 a.C. a causa dell'occupazione di Napoli da parte dei Romani. I Sanniti videro chiusa così ogni loro possibilità di giungere ad uno sbocco sul mare. (Foto google)
nel 321 a.C. i Romani subirono una dolorosa sconfitta in quanto, addentratisi incautamente nelle montagne del Sannio, furono sorpresi dai Sanniti in una stretta gola presso Càudio (alle Forche Caudine); costretti ad arrendersi, essi ottennero la libertà solo a patto di sgomberare il Sannio e di sottostare a una gravissima umiliazione: quella di passare, tra lo scherno dei nemici, sotto un giogo formato da 2 lance conficcate nel terreno e sormontate da una terza lancia posta orizzontalmente. Questa pace non venne accettata dal senato romano e nel 304 i Romani entrarono nuovamente nel Sannio, sconfissero i Sanniti e li costrinsero alla pace. I Sanniti conservarono la loro indipendenza, ma con delle clausole territoriali che li chiudevano nelle loro montagne impedendo ad essi di espandersi al di qua o al di là dell'Appennino. Ma la pace fu rispettata per qualche anno.
Nella terza guerra i Sanniti si allearono con le popolazioni dell'Italia centrale e meridionale (Sanniti, Umbri, Etruschi e Galli Sènoni) che temevano il potere di Roma. Così, Roma si trovò circondata da nemici molto più numerosi. I Romani non si persero d'animo e affrontarono in un primo momento i nemici separatamente, sfruttando la posizione centrale di Roma e spostando il proprio esercito da un fronte all'altro per 2 anni.
sul finire del 296 a.C., però, un esercito sannitico riuscì a passare nell'Umbria in campo aperto e subì la decisiva sconfitta a Sentìno, in Umbria.
nel 295 a.C. Etruschi, Galli Umbri e Sanniti dovettero entrare nell'alleanza romana e cedere alcuni territori, ove vennero stanziate colonie romane e latine. Roma, dopo la vittoria sui Sanniti, aveva il controllo di gran parte dell'Italia centrale. Ancora più a sud Roma conquistò pian piano anche l'Italia meridionale, dove fiorivano le più importanti città della Magna Grecia, che si trovavano in una fase di decadenza perché osteggiate dalle genti italiche (Lucani, Bruzi) dell'Italia meridionale. Esse avevano invocato più volte l'aiuto della madre patria senza averlo. 13
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Pirro e gli elefanti (foto da: http://www.studiarapido.it/280-275-a-c-roma-in-guerra-contropirro/#.WcYViMirTIU)
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Mancavano la Puglia e la Sicilia. (foto google)
Nel 303, Taranto, la più ricca e potente di tutte le città greche, che aspirava all'egemonia delle Puglie, strinse con i Romani un trattato di pace che le garantiva la piena indipendenza: in esso i Romani si impegnavano a non oltrepassare con le loro navi il promontorio presso Crotone, e a non navigare nel golfo di Taranto e nell'Adriatico. Tale impegno non fu però rispettato. Nel 282 Turi, città greca, venne assalita dai Lucani e chiese aiuto ai Romani che mandarono un presidio e una flotta nel mar Ionio contravvenendo al trattato di navigazione. I Tarantini attaccarono le navi romane che avevano trasgredito al patto e Roma rispose dichiarando la guerra nel 281 a.C. Sul piano militare i Tarantini non erano in grado di competere con l'esercito romano. Così chiesero aiuto a Pirro, re dell'Epiro (uno degli stati nati dallo smembramento dell'impero di Alessandro Magno, odierna Albania), che giunse in Italia con un esercito di circa 30.000 uomini e 20 elefanti provenienti dall'Egitto. Grazie alla sua abilità strategica, Pirro riuscì a battere i Romani 2 volte in campo aperto, dove gli elefanti, che i Romani non avevano mai visto, portarono grande scompiglio. Pirro offrì ripetutamente la pace, ma Roma non accettò, e Pirro fu sconfitto definitivamente a Maleventum (in seguito alla vittoria riportata, i Romani cambiarono il nome della città in Benevento) , poi abbandonò per sempre l'Italia. Verso il 270 a.C. Roma si trovò così ad avere in saldo controllo quasi tutta la penisola, dall'Appennino tosco-emiliano alla punta calabra.
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Approfondimento: Il Foro Romano (Forum Romanum) era ed è ancora adesso situato nella valle compresa tra il Palatino e il Campidoglio e costituì il centro politico, religioso e commerciale della città di Roma.
(foto da wikipedia)
La valle del Foro, paludosa e inospitale, venne utilizzata tra X e VII secolo a.C. come necropoli dei primi villaggi stanziati sulle colline circostanti. Secondo lo storico Tacito la piana del Foro, come pure il vicino colle del Campidoglio, furono aggiunti alla Roma quadrata (Palatino) di Romolo da Tito Tazio. Tito Livio e altri autori antichi raccontano che, poco dopo la fondazione di Roma, fu combattuta nell'area del futuro foro romano una grande battaglia tra Romani e Sabini: la Battaglia del lago Curzio. Causa dello scontro fu il tradimento della vergine vestale, Tarpeia, figlia del comandante della vicina rocca romana Spurio Tarpeio, la quale, corrotta con dell'oro da Tito Tazio, fece entrare nella cittadella fortificata sul Campidoglio un drappello di armati con l'inganno. L'occupazione dei Sabini della rocca, portò i due eserciti a schierarsi ai piedi dei due colli (Palatino e Campidoglio, proprio dove più tardi sarebbe sorto il foro romano)mentre i capi di entrambi gli schieramenti incitavano i propri soldati alla lotta. Il campo di battaglia era circondato da molte colline, non offrendo alle due armate vie di fuga sufficienti o limitate zone per inseguire il nemico "in rotta". Si racconta che nel corso della battaglia, Romolo, vedendo i suoi indietreggiare, invocò Giove e gli promise in caso di vittoria un tempio a lui dedicato (nei pressi del foro romano); quindi si lanciò nel mezzo della battaglia riuscendo a contrattaccare. Fu in questo momento che le donne sabine, che erano state rapite in precedenza dai Romani, si lanciarono sotto una pioggia di lance tra le opposte fazioni per dividere i contendenti e placarne la collera. « Da una parte supplicavano i mariti (i Romani) e dall'altra i padri (i Sabini). Li pregavano di non commettere un crimine orribile, macchiandosi del sangue di un suocero o di un genero e di evitare di macchiarsi di parricidio verso i figli che avrebbero partorito, figli per gli uni e nipoti per altri. » (Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 13.) Con questo gesto entrambi gli schieramenti si convinsero a stipulare un trattato di pace, varando l'unione tra i due popoli, associando i due regni e trasferendo il potere decisionale a Roma, mentre il vicino lago nei pressi dell'attuale foro romano, fu chiamato in ricordo di quella battaglia e del comandante sabino scampato alla morte (Mevio Curzio), Lacus Curtius. 16