Tracce di Diomede in Puglia Appunti di Mara Torricelli
Cenni sulle testimonianze della presenza di Diomede in Puglia.
Le isole Tremiti (o Diomedee, dal greco Διομήδεες) sono un arcipelago del mare Adriatico, a 22 km a nord del promontorio del Gargano e 45 est della costa molisana e da Termoli.
puglia Si dice che siano state “fondate” da Diomede, le cui tracce in Puglia sono evidentissime
I miti legati a Diomede L'arcipelago ha legato nel corso dei millenni il suo nome a quello dell'eroe acheo Diomede, tanto che in antichità le isole furono chiamate isole Diomedee (Insulae Diomedeae in latino, o Διομηδιες in greco antico). La leggenda racconta che 1. Nacquero per mano di Diomede, quando gettò in mare tre giganteschi massi (corrispondenti a San Domino, San Nicola e Capraia), portati con sé da Troia e misteriosamente riemersi sotto forma di isole.
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2. Una variante di questo mito, vuole che i tre massi fossero avanzati dal carico che l'eroe omerico aveva utilizzato per tracciare i confini del suo nuovo regno, la Daunia. 3. Un’altra variante dice: Diomede andò in aiuto del re Dauno, che in cambio aveva promesso di dargli le terre e la figlia come moglie. Secondo una versione della leggenda, però, il re dei dauni non mantenne la promessa ed allora Diomede lanciò una tremenda maledizione secondo la quale la terra dei Dauni sarebbe rimasta per sempre sterile se non fosse stata coltivata da loro. L'eroe s’impadronì della regione, segnandone i confini con pietre delle mura di Troia, pietre che Dauno - dopo aver fatto uccidere Diomede - fece gettare in mare ma che, prodigiosamente, tornarono a galla, sotto forma di isole. Tracce di Diomede in Puglia Il nome diomedei ai gabbiani: secondo la leggenda i gabbiani (secondo alcuni: aironi), emetterebbero dei lamenti particolari: quelli dei compagni di Diomede quando l’eroe morì. La fondazione di Arpi, che secondo il mito Diomede chiamò Argos Hippion (Argo ricca di cavalli). L'elemento che ricorre è il legame con i cavalli. Diomede, infatti, era noto nell'antichità per essere "ladro e domatore di cavalli" e i cavalli ricorrono nella sua vicenda: la sua sposa è Euippe in greco: la cavalla buona) e la città che fondò venne chiamata Argos Hippion (odierna Arpi), i suoi compagni vennero trasformati in uccelli la cui peculiarità è vivere accanto ai cavalli. Un'eredità, quella dell'eroe che si tramanda fino ai giorni nostri, giacché tra le genti del Gargano ancor oggi è diffuso l'amore per i cavalli. Anche nella città di Arpi si ritrovano le vestigia del mito: in particolare quello della Medusa, la donna che aveva serpenti al posto dei capelli e che impietriva chi sosteneva il suo sguardo. Sul frontone posto all'ingresso di uno degli ipogei rinvenuti ad Arpi è scolpita infatti la testa della Medusa. Il mito della profetessa Cassandra (figlia del re di Troia Priamo) e della leggenda, ad essa legata, dell'arrivo in Puglia dei vittoriosi Achei con le prigioniere troiane. Le prigioniere, racconta la leggenda, incendiarono le navi obbligando gli Achei a fermarsi e prenderle in moglie. A ricordo del matrimonio al quale vennero obbligati, i Dauni indossavano vesti nere, così come di nero erano abbigliate le donne daunie, a ricordo delle loro antenate troiane. E ad esse è connesso il culto di Cassandra, a Salapia e Luceria1, dove, abbracciando l'immagine della figlia del re di Troia, le donne daunie, nerovestite, con il viso dipinto, calzari ai piedi e un bastone in mano, fanno 1
Strabone riferisce che l'eroe greco Diomede sarebbe giunto a Lucera, città dauna decaduta ai tempi del geografo, e vi avrebbe deposto come dono votivo nel tempio di Atena le armi sue e dei suoi compagni e, forse, il Palladio(https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_di_Lucera).
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mostra di voler respingere le pretese di matrimonio da parte dei giovani che a loro si presentano con la chioma acconciata come il troiano Ettore. Un’ulteriore prova della presenza di Greci in Puglia è il nome di una farfalla: la farfalla Cassandra, la cui specie particolare è visibile nei pressi della Masseria Lamasanta a Costa Merlata di Ostuni dove queste incantevoli farfalle possono trovare l’unica pianta sulla quale si riproducono, l’aristolochia, per deporvi le uova e continuare il loro ciclo riproduttivo. Si tratta di una farfalla tanto bella quanto rara, specie protetta, che vola appena 20 giorni da fine marzo fino alla fine di aprile Tante città, da nord a sud, vantano di essere state fondate da Diomede, nei panni di un ecista greco, che avrebbe svolto un ruolo di “civilizzatore”
Vasto (Histonium) Andria, Brindisi, Benevento, Siponto presso l'attuale Manfredonia, Canusio (Canosa di Puglia), Equo Tutico (Ariano Irpino), Drione (San Severo), Venafrum (Venafro) e infine Venusìa (Venosa). La fondazione di quest'ultima città, come lo stesso toponimo (da Venus) ricorda, coincide con il perdono ottenuto da Afrodite, in seguito al quale Diomede si stabilì in Italia meridionale e si sposò con una donna del popolo dei Dauni: Evippe.
D’altronde, Campi Diomedei è stata definita per molti secoli la parte nordorientale del Tavoliere. Nella piana del Candelaro, continuano ad essere ritrovati i reperti archeologici più interessanti ed affascinanti, le steli daunie2, pietre funerarie custodite presso il Museo Nazionale di Manfredonia, che narrano storie sulla presenza di Diomede alla guerra di Troia e su altre note vicende della guerra stessa.
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https://it.wikipedia.org/wiki/Stele_daunie
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Ma la leggenda non vuole solo la nascita delle Tremiti legata a Diomede, ma annota anche la sua morte nell'arcipelago pugliese. Molte narrazioni diverse tra loro sono accomunate dal collocare il luogo della scomparsa dell'eroe nelle isole Tremiti. Alcune parlano della morte avvenuta in seguito ad un naufragio3, ma la versione più comune della leggenda narra del ritiro di Diomede, insieme ai suoi compagni, sull'arcipelago, dove andrà incontro alla morte. Sull'isola di San Nicola vi è una tomba di epoca ellenica chiamata ancora oggi tomba di Diomede (vedi dopo).
Il Tesoro di Diomede Un'altra leggenda legata all'arcipelago, narra di un eremita che scelse l'isola di San Nicola intorno al 312 d.C. come luogo di ritiro e di contemplazione. Secondo la leggenda, una notte a S. Nicola apparve in sogno la Madonna che gli indicava il luogo in cui doveva scavare per trovare un tesoro di monete e monili, il cosiddetto tesoro di Diomede, e di edificare con questi una chiesa in onore della Vergine Maria. Per l'iniziale resistenza da parte del monaco, che ignorò l'invito per non abbandonare la meditazione o forse per timore di un'apparizione diabolica, la Madonna apparve nuovamente, questa volta alterata in volto. Il monaco superò così le diffidenze e le obbedì, ritrovando il tesoro e costruendo con questo un edificio dedicato alla Vergine. Secondo la Cronica, la notizia del ritrovamento miracoloso rese l'isola di San Nicola meta di pellegrinaggio tanto che l'eremita, messo in difficoltà, dovette chiedere l'aiuto del Papa che affidò il governo dell'isola all'Ordine di San Benedetto.
Dunque: come le fonti documentarie e le leggende antiche favoleggiavano, già dal VII secolo avanti Cristo, è attestata la presenza dell’eroe sul promontorio apulo. Qui si era rifugiato Diomede, dopo che era sfuggito all'agguato tesogli dall’infedele moglie Agialea. Qui aveva stabilito il suo dominio e qui era morto violentemente; qui era stato sepolto e qui si era diffuso il suo culto precisamente sulle Isole Tremiti, laddove i suoi compagni greci furono trasformati in uccelli (le diomedee); ma alcuni hanno pensato anche a Monte Sant'Angelo Tutto il Gargano con parte della Capitanata era il territorio a lungo denominato «terra di Diomede».
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E’ anche la versione che forse emerge dalla fine enigmatica di Le Paludi di Esperia, Op.cit.
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Alcune tracce di tale presenza sono: l'epigrafe su vaso (DIO-MED), ritrovata sull'isoletta di Pelagosa, un tempo annoverata all'arcipelago delle Tremiti e ora invece appartenente alla Croazia. una scoperta presso Vico Garganico ci restituisce finalmente una sua immagine preziosa: su un castone di anello d'oro Diomede viene raffigurato in posa eroica, mentre con il braccio destro stringe il celebre Palladio, l'arcaica statua lignea che l'eroe acheo trafugò da Troia (la presenza della scultura assicurava l'invincibilità della città assediata) e portò in terra apula, donandola - secondo una tradizione - al tempio di Atena lliaca a Lucera, insieme alle sue famose armi d'oro. Il castone è di pasta vitrea azzurra; l'eroe impugna con la sinistra la sua tipica spada, mentre dal braccio destro (che tiene la statua di Atena) cade il lembo della clamide, il mantello. La postura è quella con la quale lo scultore Kresilas (V sec. a. C.) volle raffigurare Diomede, e di cui sono pervenute varie copie romane.
Sull'isola di San Nicola vi è una tomba di epoca ellenica chiamata ancora oggi la Tomba di Diomede. Dopo la sua morte, Venere, per compassione verso il dolore dei compagni di Diomede, li trasformò in uccelli, (le Diomedee di cui abbiamo parlato), perché facessero la guardia al sepolcro del loro re. Ancora oggi, continuano a piangere affranti la scomparsa del loro condottiero e, di notte, è possibile udire i loro garriti, simili ai vagiti di un bimbo. Le Diomedee, in effetti, sono una particolare specie di gabbiani che si distinguono per la loro singolare vocalità. Aristotele racconta che essi accoglievano con amicizia i greci e con aggressività i barbari, come se riuscissero a distinguere tra buoni e cattivi. 5
Tombe antiche a “ipogeo” nel luogo degli scavi.
http://www.flickr.com/photos/garganoarchitecture/sets/72157631802895879/with/8101756346/ e poi…. ….E poi lo scavo ci dice che Diomede aveva dei fratelli e ci dice anche i nomi: Enotro, Peucezio e Iapige e Aleno. Dice che a Diomede fu fatta la promessa di avere in sposa Euippe, figlia del re Dauno. Ma nacque una contesa con il fratello Aleno, che amava corrisposto Euippe; tra i due fratelli ci fu un duello durante il quale si uccisero entrambi: I sepolcri di questi due fratelli erano sul Gargano, sul Monte Pucci. Del resto, anche da altre fonti si conferma la fondazione di Vico del Gargano, da parte di Diomede. L'unica perplessità sarebbe rappresentata dalla datazione dei sepolcri che sono sicuramente posteriori all'età in cui viveva Diomede. Resta però il fatto che negli ipogei sono risultate diverse sovrapposizioni di sepolcri di età diverse, e non è da trascurare neppure l'ipotesi che se l'anello appartenesse a Diomede o a qualcuno della sua famiglia possa essere stato tramandato a qualche suo discendente. Risposte affascinanti che sicuramente incoraggeranno il proseguimento degli scavi, ma un dato è sicuramente certo che la presenza di Diomede nella zona di Monte Pucci e di Vico del Gargano ci sia realmente stata.
Ma, chi era Diomede? Eroe della mitologia greca, figlio di Tideo, re di Argo. Fu uno dei più valorosi guerrieri greci, famoso per l'abilità con cui combatteva sul cocchio; partecipò alla guerra di 6
Troia, dove uccise molti nemici e ferì la stessa Venere. Inseparabile compagno e amico di Ulisse, fu con Ulisse nelle più famose imprese di quell'assedio: con Ulisse convinse Achille a partecipare alla guerra di Troia, con Ulisse sorprese Reso nel sonno seminando strage tra i nemici e con Ulisse penetrò nella rocca di Ilio portando via il Palladio. Infine, come Ulisse, fu costretto a navigare molto una volta finita la guerra di Troia. Ulisse, secondo i poemi omerici tornerà in patria, Diomede no. Infatti, secondo Ulisse e Diomede sottraggono il Palladio. Oinochoe apula da Reggio la leggenda, magistralmente romanzata da Calabria (360-350 a.C.). Museo del Valerio Massimo Manfredi nel libro “Le Paludi Louvre di Esperia”4, Diomede, una volta sceso ad Argo viene a sapere che le regine preparavano una “congiura” contro i mariti, rei di aver trascorso troppo tempo a Troia. Agamennone, il capo della spedizione, è stato già ucciso dalla moglie Clitemnestra. Che ne sarà di lui? Nel libro citato, Diomede si avvicina di notte e di nascosto a casa sua: sente sua moglie Agialea, parlare con l’amante di un accordo per ucciderlo…Allora torna alla spiaggia, e con alcuni fedeli compagni decide di andarsene: cercherà una nuova terra, dove fondare il nuovo Argo. Ha sentito parlare di una terra ricca, Esperia5, che si trova ad ovest: lì dirige le navi. Una volta uscito dal mare greco, però, la rotta lo spinge non più a ovest ma a nord. E’ così che Diomede percorre il mar Adriatico fino alla foce del Po. Lì, l’eroe, stupito da una terra umida, piena d’acqua, avvolta da una perenne nuvola sconosciuta (la nebbia) pensa di essere arrivato alle “paludi” di Esperia6. Risale, allora, il corso del Po, e poi, individuando regioni più limpide e assolate, dalla Liguria scende lungo il Tirreno. Nel Lazio…lo attende ancora un duello con Enea, che nel frattempo, per un altro destino era arrivato alle foci del Tevere. Tra i due ci sarà una battaglia campale…ma alla fine, ogni eroe riprende la sua strada. Enea resterà nel Lazio, e Diomede si dirige in Puglia, la regione del re Daunio, 4
Valerio Massimo Manfredi, Le paludi di Hesperia, collana Omnibus, Arnoldo Mondadori Editore, 1995, pp. 334, ISBN 88-04-40752-2. 5 Da “vespero”, tramonto. Una terra ricca che si trovava ad ovest, l’Italia. 6 Da qui il titolo del libro di Manfredi
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deciso a fondare una nuova città (che in effetti fondò, con il nome di Elpie (in greco: speranza)…. E’ qui che troviamo numerose tracce del suo passaggio, come abbiamo visto. Virgilio dice che “i Latini inviarono un messo a Diomede per averlo alleato nella guerra contro Enea (Aen. VIII 9-17, XI 225-295). Ma non valsero né preghiere né promesse o doni: l'eroe non volle saperne, ricordando il grande valore guerriero di Enea e soprattutto considerando le sventure che si erano abbattute sui Greci vincitori di Troia e sui suoi stessi compagni, come giusto castigo di tanta scelleratezza” (enciclopedia Treccani, Op.cit. in sitografia). Dante lo condanna nella bolgia dei cattivi consiglieri, unito per l'eternità a Ulisse in un'unica fiamma a due punte (Inf XXVI 52-63). Inutile rilevare che la figura predominante è quella di Ulisse, ma egli, come nella vita, ha trascinato con sé l’amico, nell’eternità. Anche se Diomede appare nella sua storia personale, un uomo sempre forte e valoroso, più che astuto o fraudolento, sembra che non si possa dimenticare che egli compare vicino ad Ulisse in troppe azioni nefande compiute dall’eroe di Itaca (ricordiamo, ad esempio, le parole fraudolente con cui Ulisse, aiutato da Diomede, riesce a trascinare a Troia il giovane Achille). Infatti, i tre gravi peccati rimproverati ai due greci sono l'arte fraudolenta con la quale persuasero Achille ad abbandonare Deidamia, l'inganno con cui riuscirono a portar via da Troia il Palladio, senza curarsi della profanazione e l'inganno del cavallo di legno, mascherato con un pretesto religioso (il voto a Pallade: cfr. Aen. II 17).
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Sitografia e bibliografia: Annibaldi Giacomo, Sulle tracce di Diomede, Schena editore. https://it.wikipedia.org/wiki/Diomede http://www.ilfrizzo.it/Arte0973.htm http://www.treccani.it/enciclopedia/diomede_%28EnciclopediaDantesca%29/ http://www.lecinqueisole.it/storia/mitodiomede.html http://www.destinazionegargano.it/news.asp?opzione=2&idnews=549#.WYX _aoiLTIU http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/foggia/notizie/arte_e_cultura/2013 /26-marzo-2013/necropoli-garganoil-tesoro-monte-pucci212358966997.shtml http://www.invasionidigitali.it/invasione/gargano-diomede-nella-terra-degliulivi-giganti/ http://www.ilfrizzo.it/Arte0973.htm http://emeroteca.provincia.brindisi.it/Archivio%20Storico%20Pugliese/1953/ Archivio%20Storico%20pugliese%20A.6%201953%20fasc.14%20articoli/La%20Leggenda%20Apula%20di%20Diomede%20e%20Virgilio.p df
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