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N.5 - Ottobre 2009 - IL PRIMO MENSILE SUL CALCIO E ... NON SOLO
marcheingol@quelliche.net
CAlCiOPOli “Pagare per allenare”
Un giovane mister racconta... A pag.2
AMARCORD Fabio Scoponi INTERVISTA DOPPIA Paolo e Fabrizio Vallesi IL PROTAGONISTA Giacomo Bonaventura A pag.5
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N. 5 - Ottobre 2009
Diego D’Artagnan svela il lato oscuro del calcio giovanile
Vuoi allenare? Porta i soldi Società piene di dirigenti immorali di Gianluca Giandomenico
D’Artagnan pensa ad uno sponsor, ma pensa male: quei soldi non erano per la squadra, ma per lui. A quel punto capisce l’antifona e racconta tutto al direttore sportivo e al presidente i quali increduli al dirigente affarone rifilano un bel calcio in culo. Oggi, di quel tizio, nel calcio regionale se ne sono perse (fortunatamente) le tracce. Ora, facciamoci delle domande: D’Artagnan parla e ha parlato, ma quanti altri casi di immoralità ci sono nel sottobosco dei settori giovanili? Quante persone si improvvisano dirigenti sportivi sulla pelle dei ragazzini e illudendo tante mamme e papà? “Io non voglio sparare nel mucchio – precisa D’Artagnan – ho conosciuti anche dirigenti appassionati e competenti ma mi piange il cuore pensare che il mondo dei giovani sia spesso concepito come business e non come scuola di vita dove insegnare valori importanti quali l’educazione e l’etica”. E in quanto a quella ‘storiaccia’ da Calciopoli ribadisce: “I nomi non li voglio fare perchè in questo mondo non basta più una stretta di mano e verrei smentito, ma sono pronto a farli nelle sedi opportune”. La proposta di D’Artagnan
alla Federazione: i dirigenti, per poter svolgere il loro ruolo, devono frequentare appositi corsi di formazione. E motiva: “Per allenare occorre frequentare corsi, studiare, sostenere esami, aggiornarsi, perchè tante persone possono mettersi a fare i dirigenti senza una minima cultura di base? I settori giovanili vanno riformati, spesso un genitore paga una quota annuale per far allenare il figlio ma i suoi soldi finiscono nella busta paga di qualche giocatore della prima squadra o peggio nelle tasche di dirigenti malavitosi. Non è giusto. E’ ora che si ripensi al calcio partendo dalla cura dei settori giovanili altrimenti questo sport non ha futuro”. E noi tutti vogliamo che questo sport un futuro ce l’abbia.
Una ‘stoccata’ al mondo del calcio giovanile. Nomen omen. Non a tutto, ma alla sua parte peggiore, che c’è, ma nessuno ne parla. A rompere lo schema dell’ipocrisia è un allenatore giovane, nato in Lombardia ma marchigiano a tutti gli effetti. Il suo nome è Diego D’Artagnan, ha 35 anni, il patentino di allenatore di base in tasca. Ha allenato in diversi settori giovanili quali Porto Potenza, Altidona, AzzolinaGrottese, Archetti, Tolentino, attualmente è osservatore dell’Empoli per Marche e Abruzzo. D’Artagnan così si descrive: “Dopo essere cresciuto nel Monza e nella Pro Sesto, dai 15 a 18 anni sono stato nel settore giovanile della Fermana allora militante in serie D: anni ‘88-’91, gestione Mistretta. Non debuttai in prima e tornai a Milano, mia città natale, dove continuai a giocare fra i dilettanti. Ho chiuso col calcio giocato in Svizzera”. Dal 1984 vive nelle Marche, oggi risiede a Porto Potenza. Non ha peli sulla lingua, non ha paura (“Anche se dopo quello che dirò nessuno mi chiamerà più per allenare”), e racconta: “Nei settori giovanili succede di tutto, cose assurde, cose sporche, come dirigenti privi di scrupoli che chiedono i soldi agli allenatori in cambio di una panchina. Sarebbe bello se un giorno tutta questa gente venisse emarginata dal mondo del calcio”. Passiamo ai fatti. by www.quelliche.net Siamo nel 2006, D’Artagnan ha l’approcio con una società “Non solo nei settori giovanili...dovreste vedere cosa succede x accaparrarsi una panchina di importante delle Marche. C’è 1°- 2° o 3° categoria....mi trovo daccordo in tutto... in particolare sui dirigenti...che si ritrovano la possibilità di allenare una dove sono grazie alle solite conoscenze politiche del paese di appartenenza o perche’ mettono squadra del settore giovanile. Ha qualche soldino e pensano di diventare tutti insegnati del calcio. Non c’è cultura non esiste una l’appuntamento con un dirigente. cultura a questi livelli. Bravo D’Artagnan a metterci la faccia...il mio consiglio è quello di amare “Se vuoi allenare qui dovresti questo sport e di non mollare ...forse chissa’ un giorno magari cambierà qualcosa...” farti raccomandare, davanti postato da allenatore di base lyon-her-73@otmail.it alla porta c’è la fila!”. D’Artagnan “Condivido in toto per quanto attiene alla categoria dei Dirigenti. Mi permetto però di aggiungere sbianca, poi si adegua: trova un che le società serie quando assumono un allenatore non dovrebbero parlare per prima cosa di amico che lo ‘sponsorizza’. Ma compensi o del numero di squadre allenate, ma bensì dovrebbero parlare e soprattutto chiedere non basta. Altro appuntamento, al candidato: “Mister, quale valore dai all’aggiornamento professionale?” “Mister, a quanti la posta si alza. Il dirigente si aggiornamenti hai partecipato negli ultimi anni?” “Mister, quali sono stati gli argomenti trattati in spinge oltre: per poter allenare questi aggiornamenti?” Probabilmente cambiando un pò TUTTI atteggiamento, si potrà sperare qui devi portare un po’ di soldi. che questo sport abbia ancora un futuro”.
LA VOCE DEL FORUM
Diego D’Artagnan, 35 anni. Nato a Cernusco sul Naviglio (MI) dal 1984 risiede nelle Marche
postato da Sauro Mosconi im1994@alice.it “Il ragionamento e’ giusto e non fa una piega, ma se si va ad allenare un settore giovanile dilettantistico lo si puo’ fare anche non chiedendo rimborsi spese visto che siamo dilettanti...o no?”. postato da dirigente ldavidi@det.com “Non sono un’allenatore ma condivido pienamente quanto scritto da tutti. Cerchiamo di parlare sempre più spesso di queste cose in modo che la gente sia informata di quanto succede. Riportiamo il calcio nel mondo dello sport vero...soprattutto per il calcio giovanile”. postato da Michele micadue@libero.it “Un compenso credo sia giusto, ma senza lucrare. Le società devono reperire soldi ma che siano sufficienti per le iscrizioni ai campionati e per compensare (non con cifre assurde) quelle persone che tutti i giorni si dedicano ai ragazzi (allenatori, custodi ecc.). La cosa brutta è che buona parte delle persone si tuffano nel calcio non per passione ma per guadagno...e tanti altri li seguono come delle pecore. Lo sport, in generale, è aggregazione, è imparare a stare con gli altri, è arricchimento personale e scuola di vita. Ho 35 anni, è da quando che ho 20 anni che non vado più a vedere una partita allo stadio e neanche in televisione! Ma non cominciano a schifire anche a voi tutte queste cose?”. postato da Michele micadue@libero.it
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Pronti a fare chiarezza ma non basta il ‘sentito dire’ di Bruno Battista Presidente AIAC Macerata
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n riferimento alla polemica suscitata da chi denuncia la situazione di tecnici “obbligati a trovarsi uno sponsor” anche nei settori giovanili per poter svolgere la propria attività, mi sento in dovere di affermare che ad oggi non abbiamo ricevuto mai denuncie in materia intesa come segnalazione suffragata da prove documentali o testimoniali tali da attivare i preposti organismi federali per accertare irregolarità per cui eventuali “sentito dire” non possono mai trovare un diretto interessamento dell’Assoallenatori a tutela degli iscritti. E’ evidente che in presenza di circostanziati dati di società, nomi, episodi e quant’altro che possa documentare una simile situazione la nostra prima azione sarebbe quella di attivare le procedure per far luce su tali eventuali deprecabili e non consentite operazioni e per ottenere chiarezza con provvedimenti disciplinari. Purtroppo anche in un recente passato troppo spesso sono state alimentate polemiche sulla figura e l’operato di alcuni tecnici, ma sempre su “presunte irregolarità” poi non documentate per poter intervenire in maniera efficace. Nella provincia di Macerata sono circa 600 allenatori abilitati, con un buon 40% che in questa stagione non risulta ancora tesserato per società
della provincia per cui il “sentito dire” non costituisce sufficiente motivo di immediato intervento dell’AIAC anche se ciò comporta, in ogni caso, ragione di particolare attenzione e vigilanza. L’Associazione cerca di essere sempre il più possibile sensibile ed attenta alle problematiche di questo tipo non dimenticando il ruolo primario dell’AIAC che è resta quello della formazione e l’aggiornamento tecnico dei propri iscritti e non certo quello riservato agli organi di vigilanza federali. Chi accusa dovrà “circostanziare” le proprie affermazioni, non avremo problema ad attivarci come successo per altri casi non di questo tipo in passato, anche a costo di ricevere telefonate offensive e minacciose sul piano personale. L’associazione vuole e deve tutelare gli appartenenti alla categoria moltissimi dei quali si sono dichiarati particolarmente contrariati ed offesi da tali sospettose affermazioni, almeno fino a che non ci saranno chiari riferimenti. Saranno gli organi istituzionali preposti dalla FIGC a fare chiarezza nello specifico ed assumere adeguati provvedimenti disciplinari laddove necessari alla tutela della dignità degli allenatori che operano correttamente nella nostra Provincia e nella nostra Regione.
Lo sponsor? In altri sport è consentito di Graziano Colotti Dirigente Responsabile Settore Giovanile Tolentino
Come in ogni attività della vita sociale ritengo che anche nel calcio si debba ricorrere ed interessare le autorità competenti, siano esse amministrative, giudiziarie, sportive allorché si verificano casi di violazioni a norme civili, penali, sportive. Inoltre a chi viene demandato il ruolo di garanzia e controllo nell’ambito delle varie Istituzioni, comprese quelle sportive, quando viene palesata una denuncia così rilevante e nel momento in cui sono peraltro noti gli autori dell’accusa, pare corretto che si attivi un’adeguata indagine per far luce sui fatti esposti. Nel nostro caso la giustizia sportiva dovrebbe avviare un’indagine ad anche i responsabili di categoria potrebbero attivarsi, rendendo noto il loro percorso, anche se solo in presenza di comportamenti deprecabili dal punto di vista etico professionale. Potrebbe accadere che nostri colleghi allenatori si pongano in capo a gruppi dirigenziali potenziali acquirenti di società, per poi poter svolgere il ruolo di tecnico. In questo caso penso sia utile rendere trasparente il rapporto che lega l’allenatore alla società, al team ossia rendere pubblico chi paga, i programmi e i ruoli. In altri sport dove occorrono ingenti somme per poter gareggiare, ad esempio nel motociclismo, sembra che i piloti, sempre peraltro di secondo piano, per accedere alle gare debbano presentarsi con sponsor adeguati; quelli affermati vengono al contrario cercati dagli sponsor. Non mi meraviglierei se anche nel calcio si verificassero situazioni siffatte. Per quanto mi riguarda, dal 1980 ad oggi, ho militato come allenatore in diverse società della provincia maceratese senza mai avere problemi di rapporto con i dirigenti: la mia prestazione d’opera è sempre stata riconosciuta in considerazione ai compiti assegnati; parimenti non ho mai avuto notizie divergenti da parte dei colleghi allenatori con i quali ho avuto modo di collaborare nelle medesime società.
La polemica
Giovani, la Firmum alza la voce “Noi vincenti ma esclusi dai campionati regionali” I campionati giovanili sono cominciati con una polemica: la Firmum di Fermo protesta per la mancata iscrizione della squadra al campionato regionale giovanissimi. Scrive il dirigente Roberto Di Ruscio (foto): “In un comunicato ufficiale il Comitato Regionale Marche ha individuato l’elenco delle squadre partecipanti ai campionati giovanissimi e allievi provinciali per la stagione 2009-2010 evidenziando una sorprendente
situazione: la Firmum di Fermo, che pur avendo vinto nella stagione 2008/2009 il campionato giovanissimi provinciale, delegazione di San Benedetto del Tronto, non ha diritto a partecipare nella stagione 2009/2010 al campionato regionale. Questo perché durante la scorsa stagione (con il comunicato di dicembre 2008 relativo ai meccanismi di promozione e retrocessione) è stato introdotto il criterio per il quale è il vincitore di girone ad essere ammesso di diritto
al campionato regionale e non il vincitore del campionato. Questo meccanismo ha fatto sì che aggiudicarsi il campionato, dopo aver vinto quarti di finale, semifinale e finale, non ha dato diritto alla partecipazione al campionato di livello superiore (un po’ come se vincere il campionato di Promozione non desse il diritto all’ammissione al campionato di Eccellenza). E’ sicuramente un caso abbastanza unico, paradossale e sostanzialmente contrario ai principi di meritocrazia sportiva”.
Tempi Supplementari di Fabio Paci
L’Ancona, i bavagli e la solita pagliacciata! Giornalista, fai attenzione: se non scrivi quello che dice la società e non dimostri di essere un tifoso, ti becchi il silenzio stampa. Nel terzo millennio, accade ancora tutto ciò. L’Ancona ha imposto il silenzio stampa nei confronti del Messaggero per questi motivi. Durissime le reazioni. Roberto Mencarini, segretario del Sigim: “Non può essere condivisa, mai, la scelta di una società di interrompere i rapporti con i mezzi di comunicazione. Il silenzio è stato deciso dal ds dell’Ancona il quale non ha gradito l’intervista che il collaboratore Michele Natalizi ha dedicato all’avvocato del club biancorosso sul rischio penalizzazione dovuto ai ritardi sul pagamento degli stipendi. Siamo alle solite: basta!”. Ci va pesante anche Luigi Ferrajolo, presidente nazionale dell’Ussi: “L’Ancona non contesta la verità dei fatti, ma il metodo scelto e i tempi di pubblicazione, arrogandosi un potere assoluto di mettere il bavaglio alla verità e al diritto-dovere di informare e di essere informati. L’Ussi si impegna a portare il caso all’esame del presidente del Lega A e B Maurizio Beretta”. Stoccata al cianuro anche di Giannetto Rossetti, presidente dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche: “Siamo alle prime battute del campionato e ricominciamo con le insofferenze delle società e il silenzio stampa. Cosa ha fatto di tanto grave il Messaggero? Ha raccontato le difficoltà economiche della società. Ha parlato di un possibile rischio penalizzazione. Ha messo in piazza il braccio di ferro fra l’Ancona calcio e il Consorzio che gestisce lo stadio e che deve avere i soldi. Ha scritto quanto guadagnano i giocatori. Non ci adeguiamo al rito delle sociètà e non esprimiamo la solita formale e polverosa “solidarietà” perché i colleghi del Messaggero (ma il discorso vale per tutti, oggi e domani…) non ne hanno bisogno e non sanno che farsene. Continueranno a fare il loro dovere classificando e archiviando il silenzio stampa per ciò che è: una semplice e stantia pagliacciata”.
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SERIE B
E’ tornata l’influenz…Ascoli! Risultati sull’ottovolante per la squadra di Alessandro Pane: qual è il vero obiettivo dei piceni?
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nverno freddo. Paura di non farcela. Nave attraccata in porto e gratitudine chiamata “salvezza” al condottiero salito sulla barca col treno in corsa. E’ dal prologo della nuova stagione ascolana che si capisce il perché, sui gradoni del Del Duca, questo è un anno che va vissuto assolutamente, imprescindibilmente, col pollice sempre in su. O meglio, un anno sportivo capace di iniziare sotto l’ala protettiva dell’istinto che dice che “questa volta ci si diverte”. Ci piacciono i giochi di parole, ecco perché quest’Ascoli ha deciso di puntare sul nome che ha identificato la sua gente per molti, molti anni. Al Settembre “Bianco”, infatti, ha fatto seguire un ottobre “Nero”. Anzi, nerissimo. Problema insormontabile? No, tutt’altro. L’organico messo a disposizione di Alessandro Pane (foto) era una “x” nella prima parte dell’estate, si è auto plasmato durante la primissima fase del torneo e nel mese di ottobre ha pagato quel dazio che, probabilmente, la tifoseria del Picchio si aspettava di dover pagare dopo l’uscita dai box del ritiro estivo. Diciamoci la verità: Pane ha “furbeggiato” sulla preparazione atletica, presentando un Ascoli vispo e rapido da subito, cogliendo in contropiede le imballate gambe avversarie. Nulla di nuovo sotto il sole (o sotto la pioggia d’autunno), perché le migliori stagioni dell’Ascoli del duemila sono sempre nate con le stesse credenziali. E con una piazza che sa esaltarsi e deprimersi (esaltando e deprimendo) con la facilità impressionante che l’ha resa unica, inimitabile, appetibile e iscritta di
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dovere nel novero dei “posti migliori dove giocare al calcio in Italia”. Alessandro Pane e Marco Giampaolo hanno due grandi punti in comune. Sono italianissimi ma nati lontano dalla patria, hanno un modo di fare taciturno, dedito al lavoro e all’essere riconosciuti come condottieri dall’unica entità che abbia il dovere di riconoscerli come tali: il loro spogliatoio. Poche frasi ad effetto, pochi titoloni sui giornali, una voce che guida la squadra per tutti i novanta minuti nonostante due filosofie di gioco totalmente diverse. Quella di Van Giamp, insieme a Bepi Pillon “L’Allenatore” (“A” maiuscola, sia chiaro) del nuovo millennio per la gente picena, dedita al calcolo empirico e gioiosamente perfetto di qualsivoglia operazione calciofila; quella di Pane più spregiudicata, che pare volersela giocare contro tutto e tutti in barba al pericolo di mostrare il fianco. Per entrambi, ad Ascoli, applausi direttamente proporzionali ai risultati ottenuti. Caro mister Pane, quell’Ascoli che scrisse la storia andò in A senza vincere una, che sia stata una, partita contro le prime sei della classifica. Ah, eccola trovata la differenza: se questo Picchio ha vissuto un settembre bianco ed un ottobre nero, quello di Giampaolo visse l’esperienza contraria. Dettagli, si dirà. Mica tanto: in Serie B basta poco per trovarsi sott’acqua. Per questo, per rispettare l’equazione Ammazzalorso sta a Giampaolo come Colomba sta a Pane, bisogna invertire la rotta… (Daniele Perticari)
La storia racconta...
la classica – spesso impiegato anche come rifinitore – esordisce nell’allora campionato jugoslavo nel 1980, diventando ben presto uno dei pilastri del centrocampo. Nel 1986 si trasferisce alla Stella Rossa, affermandosi così anche in ambito internazionale – dopo aver vinto 2 Scudetti e 1 Coppa di Jugoslavia – grazie alla partecipazione della sua squadra alla Coppa dei Campioni, la massima rassegna continentale, conquistando pure il titolo di capocannoniere della manifestazione nel 1987, con ben 7 reti realizzate. L’anno seguente, con questo interessante biglietto da visita, viene ingaggiato dall’Ascoli, dove gioca per tre anni, tutti in Serie A. Nel campionato italiano gioca abbastanza bene, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Anguilla di Karlovac”, per la sua abilità, già vista in Patria, nello “sgusciare”
tra le difese avversarie. Aveva dei “numeri”, tuttavia, nel 1991, verso il finale di stagione, si infortunò gravemente, tanto da essere costretto a restare fermo per un anno. L’Ascoli lo lasciò libero, e dopo un intero campionato passato a leccarsi le ferite, si guardò intorno, si sentì abbandonato e dimenticato da tutti, e arrivò a firmare per la Maceratese, che nel 1992 si apprestava a disputare il campionato di Serie D. Da Ascoli Piceno a Macerata: geograficamente parlando molto vicine, ma da un punto di vista calcistico
Sacchi: “L’Ancona offre il miglior calcio della B” L’ex Ct azzurro elogia la squadra di Salvioni, una delle più belle realtà del torneo cadetto
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iaggia spedita l’Ancona di Salvioni. Il tris di Reggio Calabria (l’ultima vittoria così rotonda in B è datata 10 marzo 2002: SampdoriaAncona 0-3, c’era Spalletti in panchina) e il rotondo 3-1 ai danni del Frosinone hanno regalato alla tifoseria una squadra che, visto i valori (mediocri) del torneo cadetto, può benissimo ambire ai playoff. I biancorossi hanno concretizzato una delle migliori partenze doriche in assoluto in B: Salvioni ha addirittura fatto meglio di Simoni, che concluse il torneo 2002-2003 con la promozione in A. E’ un’Ancona che riesce ad abbassare la saracinesca anche in terra nemica. Prendete la premiata ditta Colacone-Mastronunzio: 11 gol in due (5 il primo, 6 il secondo; Mastro, 30 anni lo scorso 5 settembre, ha battuto 3 rigori), è la coppia gol più prolifica della B dopo i torinistri Bianchi (9)-Di Michele (3). Tante cartoline di lusso sono state firmate in questo scorcio di campionato. Il gol di Schiattarella, al minuto 89, a Torino (1-1 finale, con pari di Bianchi al 94’) è stato segnato da 45 metri. Prodezza che ha fatto il giro del mondo, che ha ricordato gol di Mascara, Maradona e Quagliarella. Ma c’è dell’altro. L’Ancona, contrariamente a
quanto avveniva l’anno passato, se la va a giocare contro chiunque, senza paura. Evidente il cambio di mentalità. Merito di Salvioni, sacchiano convinto. Arrigo in un’intervista al Messaggero ha dichiarato: “Sandro ci sta facendo ammirare il calcio più divertente della B”. Sono cresciuti De Falco (devastante a Reggio), Surraco (goleador col Frosinone), Miramontes, Colacone (con Monaco, l’anno passato, la miseria di 2 gol). Ancora Mastro: la Vipera a fine settembre, il giorno dopo Ancona-Modena 2-0, ha rinnovato il contratto fino al 30 giugno 2013, ritoccando l’attuale ingaggio. Percepirà, in media, 250 mila euro (netti) a stagione, compreso quella in corso. Insomma, in totale fa un milione di euro. Nonostante veleggi lassù, l’Ancona resta coi piedi per terra. Mastro: “Prima facciamo i punti necessari per salvarci, poi ci divertiamo. Basta polemiche societarie, la gente ci sostenga”. Salvioni: “In B si fa presto a precipitare nei bassifondi. Guai ad esaltarsi. Playoff? Se va avanti così vorrà dire che ci salveremo prima. Punto”. Situazione societaria? Meglio stendere un velo pietoso. (Fa. Pa.)
Borislav Cvetkovic
Indietro tutta: dalla A alla D decisamente agli antipodi. Dalla Serie A alla D nel giro di un solo anno: se non è un record, poco ci manca. Un salto all’indietro che, per un giocatore che aveva anche collezionato 14 presenze con 2 reti – dal 1983 al 1988 – con la maglia della Nazionale della Jugoslavia, aveva il sapore della fine, forse un pochino prematura. Il giorno del suo esordio con la maglia della Maceratese, i tifosi in curva attaccarono uno striscione: “Una punta di diamante per
una squadra di gioielli”. Un entusiasmo più che giustificato, per una squadra di Serie D. Però, nonostante le sue ottime giocate di cui fu protagonista, in tutto l’arco del campionato segnò 8 gol: ci si sarebbe aspettato di più da un giocatore che, pur provenendo da un anno di inattività, era solito calcare palcoscenici molto, ma molto più prestigiosi. Così, nel 1993 passa alla Casertana, che proveniva dal campionato di Serie B – culminato con la retrocessione in C1 – ma il fallimento dei campani a fine stagione determinò l’iscrizione della società alla Serie D. Un’altra stagione fatta di luci ed ombre, fino alla decisione di chiudere in Patria, nell’ambiguo Borac Cacak, dove spende gli ultimi spiccioli della carriera. Dopo il ritiro resta in Croazia e nella stagione 2005/06 diventa assistente tecnico di Walter Zenga nella Stella Rossa di Belgrado.
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SPECIALE MOTO
Moto Club: inaugurato il primo memorial Busti - Peretti
A novembre in calendario la castagnata in piazza a Trodica Sintesi della gara 125 sport al Mugello. Andrea Mantovani, che ha ottenuto la pole position nonostante il fianco destro dolorante per una caduta nelle libere del venerdì, prende subito il comando delle operazioni davanti a Christian Gamarino e a Luca Oppedisano. Ma alla fine del primo giro è il diciannovenne genovese Oppedisano a guidare il gruppo inseguito come un’ombra da Mantovani e poi da Gamarino, Manuel Tatasciore, Andrea Vignone e Paolo Giacomini. Gli altri contendenti per il secondo posto in campionato, e cioè Daniele Aloisi e Kevin Manfredi sono, rispettivamente, 10° e 11°. Tutti piloti, come sempre, sono su Aprilia. Dalla terza tornata si forma in testa un gruppetto scatenato composto dal quattordicenne ferrarese Mantovani e da Oppedisano, Tatasciore e Gamarino. Lo spettacolo offerto dal quartetto di testa è esaltante: Mantovani occupa per lo più la prima posizione, solo Oppedisano rileva la sua leadership al 5° dei 13 giri mentre Tatasciore si mantiene in terza piazza e Gamarino, alle prese con un transitorio calo di potenza della sua Aprilia, perde leggermente terreno. Alla tornata successiva, l’undicesima, il primo, clamoroso colpo di scena: Mantovani è vittima di un grippaggio alla curva Rio e deve mollare. In testa va così l’abruzzese Tatasciore braccato da Oppedisano mentre Priulla, terzo, trascina Gamarino che segna il giro più veloce; De Nigro è quarto davanti ad Alosi. Al tramonto Oppedisano ritorna in testa, i quattro affrontano praticamente appaiati il Curvone e si avviano verso le ultime svolte; al Carro, penultima curva,
avviene il “fattaccio”: Gamarino, che è quarto, entra tra Priulla, 3°, e Tatasciore, 2°, ma la sua Aprilia perde aderenza, colpisce con la ruota posteriore quella anteriore di Priulla e carambola sulla posteriore di Tatasciore. Risultato: un incredulo Oppedisano si volta, vede il vuoto alle sue spalle e va a vincere indisturbato, Priulla e Gamarino ripartono dopo la scivolata ma si classificano, rispettivamente, all’8° e 10° posto mentre sul podio salgono il diciottenne beneventano Benito De Nigro, al quale porta fortuna la tuta prestata da Matteo Baiocco, ed il quindicenne abruzzese Daniele Aloisi che può così festeggiare il secondo posto assoluto in Coppa dietro Bonati. 1° Memorial Busti Romano e Peretti Massimo. Oltre alle molteplici iniziative che il club ha organizzato nel corso del 2009 e’ stato inserito il 1° Memorial Busti Romano e Peretti Massimo, manifestazione per ricordare due amici motociclisti prematuramente scomparsi, la manifestazione si e’ svolta il 27 settembre e come era nelle previsioni ha riscontrato un notevole successo nella partecipazione degli amici. Erano presenti una trentina di moto con oltre 40 soci del club, la manifestazione consisteva in una breve visita alle tombe e una gita in moto verso Todi e ritorno a Morrovalle per concludere la giornata una messa in suffragio dei piloti scomparsi. Il totale della percorrenza dell’uscita è stato di 350 km totali. Il Motoclub ha tenuto a ringraziare in primis le famiglie degli amici scomparsi, per aver dato il consenso ad organizzare la manifestazione e
tutti i soci che con la loro partecipazione hanno dato lustro all’evento: il primo Memorial BustiPeretti. C a s t a g n a t a organizzata dal Motoclub l’8 novembre. Domenica 8 novembre il Motoclub organizza con il patrocinio del Comune di Morrovalle una castagnata a Trodica, nel piazzale Pertini, adiacente alla nuova chiesa. Oltre alla castagnata ci sarà occasione di svago e dirvertimento per tutti con una grande fiera mercato di prodotti tipici e giochi per i bambini oltre all’animazione durante la manifestazione per le vie di Trodica. Infine per i gruppi di motociclisti più numerosi saranno assegnati numerosi premi. Per quanti parteciperanno in moto sono previsti castagne e vino di benvenuto in omaggio.
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SECONDA DIVISIONE E SERIE D fano
Ma che bel Fossombrone
Cento volte Pazzi La squadra di Omiccioli è la sorpresa del girone C I “E in questa stagione non sarebbe male finire in doppia cifra”
n estate era stato il fiore all’occhiello del mercato della Sambenedettese di Sergio Spina, pronta ad affrontare la Serie D. Poi le note vicende legate all’iscrizione della società rossoblu, hanno portato le strade di Cristian Pazzi (foto) e dell’Alma Juventus Fano a incrociarsi a cinque anni distanza, dopo che il primo incontro non è risultato particolarmente positivo (diciannove presenze e due sole reti nella C2 di allora). Il gol realizzato in casa del Poggibonsi dal bomber fermano ha un significato particolare: si tratta del gol numero 1 0 0
realizzato in carriera, arrivato inoltre solo alcuni giorni il suo ventottesimo compleanno. “E’ stata una rete veramente importante ma non in chiave record,in quanto ho sempre cercato di giocare per la squadra senza vivere settimanalmente con il pensiero rivolto a questo gol”. Un ringraziamento particolare Cristian lo rivolge al pubblico fanese che ha atteso trepidante la sua prima marcatura stagionale: “Sono gratificato del fatto che la gente apprezzi il mio impegno e il lavoro che svolgo in favore della squadra – continua l’ex attaccante del Renato Curi Angolana- li ringrazio perché hanno saputo avere pazienza verso un giocatore che non riusciva a trovare la rete avversaria, nonostante le gare disputate non siano state male. Devo dire che la squadra è cresciuta notevolmente rispetto alle prime giornate. Dopo un inizio di stagione difficile come il nostro sarebbe stato facile deprimersi: questo gruppo ha doti umane e tecniche importanti e abbiamo retto l’urto”. Tornando ai cento gol in carriera Pazzi ricorda perfettamente la prima rete realizzata: “Non lo posso dimenticare anche se non era un gol particolarmente spettacolare. Giocavo con il Tolentino in serie D e feci gol in mischia nella gara contro l’Urbania. Dove vorrei arrivare in questa stagione? Non riesco a pormi obiettivi in quanto sono abituato a vivere alla giornata e a dare il meglio domenica per domenica. Certo che finire la stagione in doppia cifra non sarebbe affatto male”. Parole e musica di Cristian Pazzi, attaccante dell’Alma Juventus Fano: su di lui e sul compagno di reparto Enrico Bartolini, punta forte mister Giovanni Cornacchini per ottenere la salvezza con la formazione granata.
’ha messo giusto 90 minuti il Bikkembergs Fossombrone per capire che aria tirasse in serie D. Ha sbandato in avvio il team di mister Omiccioli poi si è messo a correre sicuro. Se c’è una squadra rivelazione nel girone D questa è proprio il Fossombrone. La compagine “griffata” si sta imponendo per il gioco espresso ma soprattutto per la mentalità vincente e il grande affiatamento che regna nel gruppo, come sottolinea il direttore sportivo, Augusto Scarpini. “E’ un grande gruppo il nostro, affiatato, capace di aiutarsi in campo e fuori. Lo spogliatoio è unito, tutti lottano per lo stesso obiettivo”. E qual è a questo punto, considerato che siete vicini alla vetta? “Noi non facciamo assolutamente la corsa al Pisa, siamo partiti per disputare un buon campionato e toglierci delle soddisfazioni che finora stanno arrivando. Vedremo strada facendo qual è la nostra dimensione, ora non è facile capire per quali traguardi poter lottare. La cosa certa è che continuando a giocare con questa mentalità, cercando di ottenere sempre il massimo in casa come in trasferta, possiamo restare in alto a lungo”. E pensare che i metaurensi in questo primo scorcio di campionato
hanno dovuto fare molto spesso a meno di pedine importanti. “La rosa che ho a disposizione – prosegue il tecnico Mirco Omiccioli (foto)– è qualitativamente e numericamente molto buona. L’aspetto più importante è però senz’altro la capacità dei giocatori di farsi trovare sempre pronti. Con i ragazzi c’è un rapporto aperto e leale, io motivo sempre ai giocatori le mie scelte e loro rispondono con impegno e carattere. Ci fa molto piacere ovvio il buon inizio di stagione ma il cammino è lungo. Grazie all’ottimo lavoro della società stiamo costruendo qualcosa di importante però bisogna rimanere con i piedi per terra perché questo è campionato insidioso, con diverse squadre di valore”. Roccioso in difesa, dove a fianco degli esperti Bolzan e Bertozzini si stanno facendo notare i giovani Laurini e Varoli, il Fossombrone è apparso fin qui compagine capace di esprimere sempre un bel gioco grazie alla qualità in mezzo al campo di Bellocchi, Panisson, Marianeschi e del delizioso Faieta. Davanti l’under Duranti è partito alla grande, così come Pirro sempre decisivo quando è stato chiamato in causa. Se il buongiorno si vede dal mattino c’è da scommettere che per i “griffati” il futuro sarà carico di soddisfazioni.
Sangiustese, addio Gianni Calcio marchigiano in lutto: ci ha lasciati lo storico dirigente Morbidoni
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elle ultime quindici stagioni era stata una presenza fissa in società e soprattutto in panchina dove accompagnava regolarmente la Sangiustese. Gianni Morbidoni (foto), 64 anni ex giocatore di Maceratese, Torres, Avellino e Olbia è scomparso all’età di 64 anni lasciando un grande vuoto in tutto l’ambiente rossoblu. Il ricordo dell’amico Antonio Pantanetti: “Ho due anni più di lui ma eravamo cresciuti insieme: nel calcio abbiamo vissuto insieme momenti esaltanti ma anche delle annate negative. Eravamo amici veri: lui poi passò al settore giovanile della Maceratese, giocando poi in C1 con la stessa squadra biancorossa: la più forte di sempre. Da giocatore era un difensore arcigno, difficilissimo da fermare. Da dirigente accompagnatore
ha seguito per tantissimi anni la Sangiustese condividendo i successi degli ultimi anni. Aveva il dono di saper sempre sdrammatizzare nelle situazioni delicate – chiude il patron rossoblu-, con una battuta riusciva a riportare il buon umore nella squadra: era sempre dalla parte dei giocatori e per loro aveva sempre una parola di conforto. Ci mancherà tantissimo e da lassù mi auguro che continui a seguire le sorti della Sangiustese”.
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marche in gol incontra il conduttore della domenica sportiva
massimo de luca
“La Nazionale non mi entusiasma ma con Cassano sarebbe più forte” Intervista di Enrico Scoppa
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assimo De Luca, conduttore de La Domenica Sportiva. Lo abbiamo incontrato nel corso della consegna del premio giornalistico “ F r a n c e s c o Valentini” (da lui vinto) kermesse inserita all’interno del memorial di calcio ‘Marozzi-Martellini’ di Porto Sant’Elpidio.
De Luca, importante riconoscimento il premio “Francesco Valentini”: quando lo hanno contattato per comunicarle la decisione della giuria quali sensazioni ha provato? “Bellissima sensazione naturalmente, un onore per più motivi, soprattutto due. Il primo, si tratta di una bellissima manifestazione che unisce lo sport alla solidarietà con vera sincerità e non di facciata; il secondo, perchè se l’anno scorso il mio predecessore è stato Candido Cannavò per me...è un grandissimo onore”.
Il nostro giornalista Enrico Scoppa con Massimo De Luca
Quando lei la domenica inizia la sua trasmissione sportiva, si sente qualche responsabilità addosso? “Tante responsabilità e per la verità si vorrebbe avere anche più spazio per parlare
anche di altri argomenti però poi non è sempre possibile. Tante responsabilità perché il pubblico è vasto e quindi dalle nostre scelte e dal nostro modo di comunicare dipende il modo in cui questo pubblico riceverà il messaggio”. Lo sfogo di Lippi dopo Italia-Cipro (“I fischi, è una cosa vergognosa” più altre critiche ai tifosi), come lo ha giudicato? “Assolutamente fuori luogo non tanto nella sostanza ma quanto nella forma. Io credo che Lippi e tutti i calciatori devono accettare nel loro mestiere non soltanto il bene ma anche, se vogliamo, il male, ovvero di essere esposti a critiche magari ingiuste o magari inopportune o certamente intempestive come successo a Parma. Non si può accettare dall’iperprofessionismo soltanto il bene, gli alti stipendi, la notorietà, la vita facile. Nella vita del professionista c’è anche questo, il vero professionista lo deve accettare perché deve sapere che il pubblico ha il diritto di contestare e di criticare”.
Cosa pensa della Nazionale? “Non mi entusiasma. Ha bisogno di maggior qualità, ha bisogno, secondo me, di qualche elemento nuovo da non buttare dentro all’ultimo momento ma rodarlo in collaudi che precederanno il Mondiale”. Il pubblico chiamato?
chiede
Cassano,
sarà
“Secondo me mai, altrimenti Lippi lo avrebbe già chiamato. E’ evidente che la valutazione su Cassano non è tecnica perchè ha giocato bene tutta la stagione scorsa e sta giocando bene anche in quella appena cominciata. La valutazione riguarda e interessa a questo punto l’ambito del gruppo e questa idea di Lippi va rispettata perché è Lippi il responsabile delle proprie scelte. Per quanto mi riguarda credo che con Cassano e Pazzini l’Italia possa essere più forte”.
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Bon
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ventura AZZURRA
A tu per tu con l’Under 20 marchigiano
riempito di complimenti per quanto di buono ha fatto con la Nazionale. Ma l’azzurro è una sua seconda maglia visto che ha partecipato anche al campionato europeo Under 19 perso in finale con la Germania (3-1) e ai Giochi del Mediterraneo perdendo la finale con la Spagna 2-1. Una ventina le partite disputate da Bonaventura con la chicca del gol (purtroppo inutile) siglato contro l’Ungheria.
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campionati mondiali Under 20 si sono conclusi con il successo del Ghana grazie ai calci di rigore, l’Italia è stata eliminata nei quarti dall’Ungheria. Un mondiale che ha visto tra i protagonisti un talento indiscusso che risponde al nome di Giacomo Bonaventura, nato a San Severino Marche il 22 agosto del 1989, cresciuto a Cingoli dove a tirato i primi calci con il San Francesco prima di ritornare a San Severino nella stagione 1997/’98 dove ha giocato con i pulcini e giovanissimi, poi Tolentino, Margine Coperta e...Atalanta. Di Bonaventura, Massimo Di Luca, osservatore ufficiale dell’Atalanta, dice: “Un bravo ragazzo che fin dalle prime apparizioni sui campi di calcio ha messo in mostra qualità e mezzi necessari per farsi apprezzare”. Ha debuttato in serie A il 4 maggio 2008 in occasione di Atalanta-Livorno. Bonaventura fece il suo ingresso in campo al 75’ al posto di Tissone, ora all’Udinese. Al ritorno dall’avventura mondiale con l’Under 20 Bonaventura è tornato a Bergamo agli ordini del tecnico Conte il quale lo ha
Bonaventura, torniamo a quel gol realizzato al Mondiale. Straordinario, no? “Senza dubbio. Un gol che ha riaperto la partita contro l’Ungheria ma non è stato sufficiente. Sono contento per quello che ho fatto ed i complimenti che ho ricevuto da compagni ed avversari”. L’Ungheria era l’avversario che cercavate, e invece... “Vero anche questo, come è vero che a certi livelli un avversario vale l’altro e che te la devi giocare con tutti come è successo”. Fatale contro i magiari il minuto 117? “Lo ricorderò a lungo. Abbiamo subito gol quando eravamo in inferiorità numerica. Un gol arrivato in conclusione di una gara per certi versi segnata da cartellini rossi, forse troppi a mio giudizio”. Il gol che hai realizzato contro i magiari è stato dedicato a qualcuno in particolare? “Certo, alla mia famiglia, papà Gianfranco, mamma Dorina e mia sorella Arianna ed particolare a quanti mi hanno aiutato
a crescere sia moralmente”.
calcisticamente
che
Mondiali alle spalle, ora c’è l’Atalanta, come ti ha accolto mister Conte? “Benissimo, mi ha fatto i complimenti per il Mondiale poi subito a lavoro perché è questo che ci aspetta per tirarci fuori da una situazione non certo brillantissima, mi riferisco alla classifica ovviamente”. Speri di restare nella rosa dell’Atalanta per tutta la stagione? “Certo. Lavoro per questo ma se dovessi avere dei problemi di spazio potrei anche accettare altre proposte. In poche parole vorrei giocare”. La tua carriera è stata un crescendo continuo, dai primi passi con il San Francesco Cingoli all’Atalanta. “E’ stato un cammino condito da tanti sacrifici, sacrifici che se fatti con passione non pesano e aiutano a crescere. Perchè senza sacrifici non si ottiene nulla”. (e.s)
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Fabio Scoponi
Nato per vincere di Enrico Scoppa
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accontare Fabio Scoponi non è assolutamente facile. Nasce a Macerata il 20 aprile del 1958, inzia a tirar calci nella Maceratese con il compianto maestro Tonino Seri, mai dimenticato, prima di passare all’Invicta di Macerata guidata da Gianfranco Salciccia per poi trasferirsi, grazie all’interessamento di Pippo Cammoranesi, alla Fiorentina dove trascorrerà tre anni fantastici. Non dimentica, Scoponi, la partita contro la Nazionale Italiana nell’immediata vigilia della partita di Wembley vinta dall’Italia (1-0) grazie al gol di Capello. “Perdemmo – ricorda oggi Scoponi - sedici a zero con Zoff a guardia della nostra porta, quella della Fiorentina allievi. Ma che emozione tra tanti campioni come Riva e Capello! Non posso dimenticare i tecnici che ho avuto la fortuna incontrare: Virgili, il mitico Pecos Bill, Cervato, Amarildo, i quali mi hanno insegnato a giocare al calcio e soprattutto ad amarlo perché solo amandolo si può crescere”. Racconta Scoponi: “Tre stagioni nelle giovanili della Fiorentina poi la possibilità di finire ad Alcamo, serie C, era tutto fatto, ma nonostante il dispiacere che ho dato a papà Ennio rinunciai a scendere nel profondo sud”. Carriera sicuramente importante quella di Scoponi che ha indossato le maglie di Fermana, Sestese, Maceratese in serie D poi nella stagione 1980/’81 eccolo a Corridonia dove vince il campionato di Promozione: indimenticabile lo spareggio dell’Helvia Recina con il Tolentino di fronte a diecimila spettatori. La partecipazione alla Coppa Italia, gli epici confronti con l’Internapoli. Conosce Fabiola, la sua adorata metà, la sposa, nascono David (allenatore di calcio sulle orme del grande papà) ed Elena. Come dimenticare il successo - resterà l’unico della storia ottenuto con la rappresentative Marche nella 21^ edizione del torneo delle Regioni battendo in finale il Veneto (2-0) grazie alle reti di Ferracuti e Conti. Scoponi, hanno riportato i giornali dell’epoca, deliziò le platee con giocate che un grande cronista quale Sergio Roscani, firma autorevole del Corriere Adriatico, racconto con delizia. Una vera esaltazione di un gruppo guidato da mister Bertini con Sartini collaboratore del quale il defunto presidente del Comitato Regionale Sabbatini disse: “Possiamo andare orgogliosi di questo fantastico exploit ottenuto da un gruppo di ragazzi straordinari. Non finirò mai di ringraziarli”. In quella grande nidiata c’erano giocatori importanti (e oggi allenatori) come Calcabrini, Carancini, Trillini, Ferracuti, Piattella. Una stagione importante che dà il via ad almeno una decina di annate trascorse come giocatore tra i dilettanti ad altissimo livello e dove ha collezionato solo vittorie. Nella stagione 1981/’82 vince con l’Elpidiense il campionato di serie D e finisce con il team viola in serie C. Altre stagioni da incorniciare con Sangiustese, Filottrano, Montegranaro, Settempeda, Corridonia, Castelraimondo, Vis Castelfidardo e Appignanese. Decide poi di partecipare
al corso allenatori, prenderà l’abilitazione ed eccolo pronto per sedersi in panchina. Comincia a Colbuccaro nel 1990/’91 in Terza categoria, inizia al meglio vincendo il campionato, succederà nella ventennale esperienza di allenatore di salire sul podio in altre tre volte. Nella stagione 2006/20007 alla guida della Filottranese vince il campionato di Prima categoria, la Coppa Marche, il titolo regionale di categoria e la Supercoppa Marche. Dopo tre stagioni lascia la Filottranese per sua decisione.
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Fabio Scoponi, una carriera di calciatore di primo piano ed una altrettanto prestigiosa da allenatore.
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“Non so, lascio giudicare gli altri. Comunque è certo che il verbo spesso da me coniugato è stato il verbo vincere”. Rilegge mai il suo passato? “Qualche volta può capitare soprattutto quando mi chiudo nella stanza dei ricordi dove attraverso un ricco carnet fotografico, opera di mia moglie Fabiola che custodisce gelosamente tutto, rileggo i miei trentanni trascorsi sui campi di calcio”. Trent’anni di calcio sono davvero tanti e tutti coniugati con il verbo vincere? “Sì, è vero. Ho vinto tantissimo ma nonostante tutto l’entusiasmo non è venuto mai meno ed ancora oggi è il filo conduttore di ogni mio impegno sportivo”.
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In famiglia c’è suo figlio David che sta provando a seguire le orme del papà? “Mi sta seguendo: vista la sua giovanissima età è impegnato nel settore giovanile. Si deve fare le ossa insegnando calcio alle giovani leve”.
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Fabio Scoponi... 1 - Con la maglia del Corridonia 2 - Con la maestra ed i compagni delle elementari 3 - Mentre svolge una seduta di allenamento 4 - Con la rappresentativa Marche 5 - La Primavera della Fiorentina 6 - 1981: Le Marche vincitrici della 21^ edizione del Torneo delle Regioni 7 - Stadio Helvia Recina di Macerata: il mitico spareggio Corridonia - Tolentino
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ECCELLENZA samb
Passione infinita Abbonamenti record: superata la quota della passata stagione in Prima Divisione
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onostante le difficoltà iniziali, nonostante il difficile adattamento ad una categoria che non sembra proprio entrare nelle corde della città, i tifosi rossoblu hanno dato l’ennesima dimostrazione di un attaccamento incondizionato alla Sambenedettese. Alla chiusura della campagna abbonamenti 20092010 (nei primi giorni del mese di ottobre) le tessere sottoscritte sono state ben 1414, escluse le tessere omaggio. Un risultato stratosferico se si considera innanzitutto il fatto che si tratta di Eccellenza e soprattutto il fatto che sono state superate di ben duecento unità la quota abbonamenti dell’ultima sfortunata stagione in Prima Divisione. Dando un’occhiata alla distribuzione delle tessere al Riviera delle Palme si scopre che il settore che annovera più abbonati è la Curva Nord “Massimo Cioffi” che ha sfondato il muro delle 600 tessere; spiccano inoltre i 110 abbonamenti tra gli Under 14, segno tangibile che anche le nuove generazioni hanno i colori rossoblu nel cuore. La società ovviamente non può che dimostrarsi entusiasta dell’attaccamento dei propri tifosi e per ringraziarli ha deciso di regalare, ad ogni singolo abbonato, una maglia da gioco rossoblu con il numero dodici stampato
e la scritta “Ricominciamo da noi”. Un segnale forte che il presidente Sergio Spina (foto) e tutta la dirigenza hanno voluto dare come segno di ringraziamento ai propri tifosi che non hanno mai mancato di sostenere la propria squadra in casa e fuori in questo avvio di torneo. Un avvio non facile per i rossoblu, caratterizzato dall’avvicendamento in panchina di Minuti con Ottavio Palladini che ha appeso gli scarpini al chiodo per guidare i propri compagni di squadra dalla panchina. Cambiamento che sembra aver dato la scossa giusta con la qualificazione al secondo turno di Coppa Italia e con un buon recupero in campionato: gli inserimenti in rosa di Bianchi, Rulli e soprattutto del bomber Menichini hanno dunque portato i frutti sperati. Per la gioia dei 1414 abbonati e non solo.
Il N°1 è uno... Zero Il portiere Chessari è cugino del famoso cantante Uno dei meno perforati portieri dell’Eccellenza è Cristian Chessari (foto), già alla Sambenedettese nell’era Soldini. Chessari, che conta presenze a Giulianova, Salerno, Cagliari, Lanciano, Massese e Termoli vanta una parentela importante nel campo della musica, quella con Renato Zero. “E’ vero conferma - sono suo cugino. Lui è sempre impegnato con i tour ma qualche volta ci incontriamo. Sa che esiste la Samb e qualche volta mi telefona anche per farmi i complimenti”.
Chiodini apre a Scoponi:
“Massimo è un uomo-Fermana, pensiamo a lui per un ruolo importante”
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oci molto insistenti davano il suo arrivo a disposizione di mister De Amicis imminente sin dalle ultime settimane del mese di settembre, per la gioia del pubblico canarino che avrebbe rivisto in maglia gialloblu un elemento storico che partecipò da protagonista alla cavalcata trionfale fino alla serie B. Per il momento il ritorno a Fermo dell’ex Massimo Scoponi (foto in basso) non è si è ancora concretizzato ma, a differenza di quanto emerso dagli organi di stampa, il problema non sarebbe di certo l’accordo economico. “Con Massimo – sono parole del presidente Stefano Chiodini (foto in alto) – c’è un rapporto di stima ed amicizia che ci lega da tempo. Si allena regolarmente con la squadra già da alcune settimane ma sono false le voci su un mancato accordo
di tipo economico. Lui è legatissimo alla Fermana: lo dimostra che è presente alle partite della squadra, gioisce e soffre insieme a noi per i risultati ottenuti sul campo. Noi vediamo in lui un simbolo della Fermana, un uomo immagine dal grande richiamo mediatico e non solo. L’accordo non è stato fin qui raggiunto in quanto sente ancora forte il richiamo del campo e la voglia di dare il suo contributo alla squadra è forte”. Nessun disaccordo di tipo economico dunque ma la voglia e l’intenzione forte di trovare il giusto ruolo ad un giocatore dalla grande esperienza calcistica che in molti ricordano per i suoi trascorsi con la maglia del Modena in serie A e, in particolare, per il gol realizzato con la stessa maglia modenese (guarda caso gialloblu) a San Siro contro il Milan. Non sono dunque ancora svanite le speranze di vedere Scoponi tornare in campo, in gare ufficiali, con la maglia canarina: un sogno per il centrocampista in forza,nell’ultima stagione, al Fano di Gaudenzi.
La Fermana che conquistò la promozione in serie B nella stagione 1998/’99: Massimo Scoponi è il terzo accosciato da sinistra
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ECCELLENZA
Svolta Osimana:
torna Giacco, arriva Mancini affidandosi ad elementi che conoscono alla perfezione l’ambiente giallorosso. Sollevato dall’incarico il tecnico Stefano Senigagliesi, il compito di guidare la squadra è stato affidato al giovane Antonello Mancini, già stretto collaboratore dell’ex tecnico osimano. Le vicende calcistiche di Mancini e Senigagliesi Il DG Giovanni Giacco e il nuovo tecnico Antonello Mancini si erano già incrociate in passato: il nuovo Doppia novità in casa Osimana allenatore infatti, nella quando sono trascorse solo poche sua pur breve carriera da giocatore giornate dall’inizio del campionato. (conclusa anticipatamente per Il presidente Andrea Falcetelli problemi di natura cardiaca), ha infatti ha deciso di rinnovare avuto come tecnico proprio l’ex lo staff dirigenziale e tecnico,
vis macerata
“Saremo il Chievo di questa Eccellenza” Il nuovo allenatore Trillini lancia la sfida Ha preso in mano la guida della Vis Macerata dopo l’esonero di mister Sergio Calcabrini: per Giovanni Trillini (foto) è arrivata la chiamata che attendeva da quando ha interrotto, al termine della stagione scorsa, il rapporto di collaborazione durato due anni con la “sua” Jesina. Un accordo raggiunto nel breve volgere di un colloquio con il presidente Umberto Moretti: “I contatti e r a n o aperti con un’altra società ma quando si è presentata l’ipotesi
Vis non ci ho pensato moltissimo: ho rivisto nel presidente le mie stesse motivazioni ed ero molto curioso di conoscere un ambiente descritto da tutti come serio e sereno. Il campionato è veramente molto difficile ma cono convinto che possiamo fare la nostra parte: credo che questa Vis possa essere il Chievo di questa Eccellenza”. Che ambiente ha trovato? “Devo dire che la squadra è senza dubbio preparata e in questo si vede la mano di Calcabrini. Mi auguro di dare alla squadra la mia stessa voglia di non mollare mai sul rettangolo di gioco”.
trainer osimano in una squadra che annoverava tra le proprie fila elementi importanti come Pesaresi e Possanzini. Proprio le prime parole pronunciate da Mancini testimoniano un rapporto speciale tra i due: “Il mio ringraziamento va alla società che mi ha dato questa grande opportunità e a mister Senigagliesi che mi ha spinto a intraprendere la carriera di allenatore. Il progetto Osimana non cambia: puntiamo alla valorizzazione del nostro settore giovanile”. Da registrare però anche un gradito ritorno in casa Osimana: parliamo di Giovanni Giacco, che torna a vestire i panni del Direttore Generale dopo le dimissioni ufficializzate il 5 maggio scorso. Chiare, fin da subito, le sue prime parole: “E’ un piacere tornare in giallorosso, dopo ben cinque mesi di riposo. Il nostro obiettivo, in accordo con il presidente Falcetelli, è allargare la societaria: per fare questo ci siamo dati tempo fino al mese di dicembre”.
vis pesaro
“Aspettiamo il nuovo stadio” L’appello del presidente Pandolfi
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’avvio di campionato della squadra di mister S c a r d o v i non ha fatto di certo passare in secondo piano il problema stadio nel capoluogo pesarese. Tra non molto infatti andrà in pensione lo storico stadio Benelli, una fetta importantissima della storia calcistica pesarese e non solo. A Pesaro c’è il progetto di costruire un nuovo impianto, decisamente più accogliente e moderno. Con ogni probabilità sarà inserito in un progetto residenziale di ampia portata situato nei pressi dell’uscita autostradale e dunque sarà di facile raggiungimento. Questo progetto è stato rilanciato con vigore dal presidente Claudio Pandolfi (foto), nel corso di una puntata della trasmissione sportiva di TVRS Le Marche nel Pallone: “C’è questa
necessità - ha detto il massimo dirigente della Vis Pesaro - anche perchè il Benelli di notte non può essere utilizzato e questo è un limite da non sottovalutare. Aspettiamo dunque il nuovo impianto che porterà sicuramente vantaggi di varia natura”. Difficile conoscere con precisione i tempi di realizzazione ma sicuramente l’attesa nel mondo calcistico pesarese è senza dubbio tanta. Il calcio a Pesaro da sempre schiacciato in città tra le due realtà (basket e volley) targate Scavolini: “Siamo schiacciati tra pallavolo e basket. Per questo motivo le risorse sono limitate. Meno male che abbiamo un buon seguito e un progetto a lungo termine, basato in particolare sulla valorizzazione di elementi del posto”.
Montegiorgio: umiltà Gianni Clerici: “Troppe critiche alla squadra dopo il periodo nero”
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n tecnico esperto per guidare la Montegiorgese nell’anno del suo ritorno in Eccellenza: Gianni Clerici (foto). Con il tecnico abbiamo provato a ripercorrere i primi mesi passati in casa rossoblu, prendendo spunto proprio da un’estate vissuta nel limbo, con il proprio destino appeso ad un filo sottile tra Promozione ed Eccellenza: “Devo confessare che in estate ero molto pessimista sulle nostre possibilità di ripescaggio: dovevano coincidere diverse situazioni che alla fine ci hanno premiato. Noi abbiamo costruito una squadra per cercare di vincere in Promozione, alla quale per affrontare l’Eccellenza abbiamo aggiunto Tittoni. Non dobbiamo mai dimenticarci di questo in particolare per l’estrema competitività di questa Eccellenza”. Passiamo ad analizzare l’avvio di stagione: “Il nostro impatto con il campionato è stato senza dubbio
importante e a livello personale è una esperienza che mi piace e che avevo voglia di fare visto il legame particolare che mi lega con il Montegiorgio: in molte circostanze sono stato vicino a questa società. Devo dire però che in occasione delle tre sconfitte consecutive che abbiamo rimediato, ci sono piovute addosso troppe critiche e, devo essere sincero, mi sono visto mancare la terra sotto i piedi; umore contrastante rispetto all’entusiasmo con il quale sono stato accolto. Quello che raccomando in ogni situazione è mantenere il profilo basso e i piedi assolutamente piantati a terra: voli pindarici sono assolutamente vietati”. Un Clerici determinato che fa un elogio particolare ai propri ragazzi: “A loro devo fare veramente i complimenti – conclude il tecnico rossoblu - si impegnano sempre al massimo, fin dalla preparazione estiva e stanno
facendo veramente molto bene. Dobbiamo sempre tenere a mente la nostra parola d’ordine: umiltà. Questa è la nostra arma principale unita alla forza del gruppo e della squadra”. (r.c.)
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PROMOZIONE A
Ostra Vetere, la passione di un bomber Attaccante e vicesindaco, Daniele Api racconta il suo doppio ruolo e svela un rimpianto: non aver mai giocato nei Pro
di Roberto Cruciani
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l suo compito in campo è quello di far male alle difese avversarie mentre fuori è quello di risolvere, quando possibile, i problemi della cittadinanza. In poche parole è questo il profilo di Daniele Api (foto), 28 anni, bomber e capitano dell’Olimpia Ostra Vetere: senza dubbio l’attaccante più temuto dalle squadre del girone. Capace di mantenere una media gol senza dubbio impressionante nelle sue quattro stagioni da protagonista in Promozione, una al Fossombrone e ben tre nell’Olimpia: 82 reti messe a segno (senza considerare le 3 reti realizzate con il Monserra) in queste quattro stagioni, con una media di oltre venti gol a campionato. Non solo calcio giocato però perché Daniele si occupa anche di insegnare calcio ai piccoli del settore giovanile dell’Olimpia Ostra Vetere: un impegno a 360 gradi.
Oltre ottanta gol realizzati in Promozione, senza considerare la doppia cifra già raggiunta in questa stagione. Qual è l’obiettivo stagionale? “Può sembrare retorico ma gioco nell’interesse di dare un contributo
importante all’Olimpia. Chiaramente sono un attaccante e il mio compito è quello di far bene in termini di reti realizzate. Dopo un momento di difficoltà iniziale la squadra ha reagito e sembra aver trovato il giusto equilibrio. Personalmente non mi pongo obiettivi se non quello di affrontare al massimo ogni gara, domenica per domenica. Chiaramente, visto che ho già superato i dieci gol, non mi dispiacerebbe arrivare a quota 20 e magari, se possibile, superarla. Sarebbe veramente un bel colpo”. Come concili il doppio impegno tra sport e politica? “Fino a qualche mese fa, lavorando anche, trovare i giusti spazi per tutte le attività non era facile. Credo fermamente che se si fanno le cose con serietà passione e voglia si riesca a fare tutto nel migliore dei modi, senza particolari affanni”. Tra l’altro l’amministrazione comunale è anche sponsor dell’Olimpia. Come nasce questa collaborazione? “Si tratta di un progetto piuttosto ampio che prende il via dal fatto che, come amministrazione comunale, abbiamo affidato la gestione degli impianti
Nuova sede per il New Relax Rio N
ovità al New Relax Rio: è stato ultimato il restyling di completamento della nuova sede della società, ricavato sfruttando una parte dello spazio sotto la tribuna dello stadio principale. Un ambiente sobrio e allo stesso tempo semplice, nel quale, attraverso le pareti perimetrali ed alcune teche dedicate, si è voluto illustrare e virtualmente raccontare i passi salienti e più significativi della storia sportiva della società di Rio Salso. Un tavolo relatori con alle spalle proiettore, schermo visivo e televisore completano, con le circa 20 poltroncine a disposizione, lo spazio utilizzato dalla società sportiva per le proprie riunioni. Poco più avanti, in direzione entrata, uno spazio dedicato alle esigenze del paese, per fare incontri a tema, convegni, riunioni eccetera. La parte
bassa della tribuna verso la biglietteria invece, è stata destinata per i servizi igenici e magazzini in generale. Per questi ultimi spazi sono in progettazione destinazioni diverse da quelle attuali, nella logica di ampliare i servizi a disposizione della collettività.
sportivi alla società. Ci sembrava giusto sponsorizzare la squadra della propria città in quanto riteniamo che lo sport e l’attività sociale in generale sia il modo migliore per migliorare la qualità della vita; come assessore allo sport ne sono assolutamente convinto”. Nell’Olimpia giochi insieme ai tuoi fratelli, Devis e Diego. Situazione particolarissima. “E’ veramente una bella emozione che solo chi la vive può capire. Viviamo insieme ogni giorno e dunque, per forza di cose, ci portiamo fuori dal campo le sensazioni positive e meno. Si tratta comunque di qualcosa di speciale”. Hai qualche rammarico legato alla tua carriera? “Ai ragazzini che alleno dico sempre di
credere nei sogni che spesso sono quelli di arrivare a giocare in serie A. Sognavo come tutti il calcio dei grandi e avrei voluto raggiungere quelle categorie. Non ci sono riuscito e vista l’età ormai il sogno è precluso. Avrei voluto, almeno per un anno, avere l’opportunità di misurarmi con il calcio professionistico ma così non è stato. Peccato anche per quella stagione in Eccellenza a Fossombrone: ho giocato poco e non è facile in una situazione del genere”. Chiudiamo con un pronostico. Chi vincerà questa Promozione A? “Non per diplomazia ma è difficilissimo. Ci sono diverse squadre come Castelfidardo, Pergolese, New Relax, Atletico Gallo e spero ovviamente l’Olimpia Ostra Vetere. Innanzitutto puntiamo ad arrivare a quota quaranta e poi, con la tranquillità raggiunta, puntiamo a dire la nostra con tutti”.
Un cognome d’arte tra i pali della Passatempese Si chiama Andrea, è figlio del grande Walter Zenga Un portiere d’eccezione nella Passatempese. Nell’ultimo turno di Coppa Italia, minuto 32 del secondo tempo, Passatempese - Castelfidardo, ecco esordire al Muzio Gallo di Passatempo di Osimo, tra i pali dei gialloblù, un cognome alquanto conosciuto: Zenga. Molti si domandano se sia o no il figlio del grande Walter e la risposta è affermativa. Sì, il Zenga alla corte di mister Ruggeri, classe 1993, è il figlio del grande portiere dell’Inter e della Nazionale, ora tecnico del Palermo,
e guarda caso ricopre il ruolo di portiere. Un esordio non molto fortunato per il figlio d’arte, nome di battesimo Andrea, visto che i galletti di Passatempo sono stati sconfitti dal Castelfidardo (0-2) ed eliminati dalla Coppa Italia, ma sicuramente una soddisfazione per Zenga e per la società della frazione osimana. Le occasioni per rifarsi per il giovin Zenga non mancheranno sicuramente, ma soprattutto non avrà problemi sui consigli per come progredire nella carriera di numero 1.
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PROMOZIONE B
“Torrese, la mia sfida. Avevo deciso di smettere e invece...”
Il DS Ventura, ex Porto Sant’Elpidio, racconta l’approccio con il club di Catini
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q u a d r a rinnovata, così come la guida societaria e lo staff tecnico. Una stagione in cui si ricomincia quasi da zero per il presidente Giancarlo Catini e il nuovo ds Vittorio Ventura (foto), che corciatisi le maniche con le limitate risorse economiche a disposizione, hanno messo su un gruppo di buon livello per il campionato di Promozione. Cosa ha spinto Ventura, da anni nel quadro dirigenziale del P.S.Elpidio, ad andare alla Torrese? “In verità avevo deciso di chiudere col calcio”, ci confessa lui... Ventura, come mai dopo tanti anni a Porto Sant’Elpidio ha deciso di lasciare? “Sono ancora molto legato a quella società, non posso dire niente di loro, ma avevo semplicemente deciso di smettere col calcio, dopo nove anni non avevo più stimoli a restare.” La scelta di andare alla Torrese, da cosa scaturisce? “Mi hanno chiamato da Torre S. Patrizio, in
particolare è stato Catini a cercarmi, io non lo conoscevo, si trovavano in difficoltà a fare la squadra, mi è sembrato un progetto stimolante ricominciare da zero. Era una situazione di quelle che piacciono a me, dove ci sono più stimoli e meno soldi che girano, perchè sinceramente non è quello che mi interessa, vivo lo stesso anche senza calcio.” E poi ha deciso di far parte del gruppo... “Mi sono trovato subito benissimo con tutti, società, dirigenti, collaboratori, sono entusiasta della società e delle persone che la compongono. Il rapporto personale al di là di quello lavorativo-calcistico per me è fondamentale, non mi interessa la piazza, ma una società dove si sa quello che si vuole e si può lavorare con serenità.” Ora, fra le difficoltà per costruire la squadra quasi ex novo, il campionato è iniziato... “La Torrese devo dire che mi ha stupito: ho chiesto uno sforzo materiale in più ed ora abbiamo una squadra che può lottare con tutti, le mie aspettative sono più alte della semplice salvezza, perchè con gli ultimi arrivi abbiamo un organico di tutto rispetto. Il gruppo è fantastico, in questo mese le partite che affronteremo diranno molto di noi.”
Trodica, Cardinali ci crede: obiettivo minimo play-off
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l Trodica di mister Mazzaferro e del nuovo presidente Stefano Cardinali (foto) veleggia nei piani alti della classifica. Dopo i playoff disputati nella stagione precedente, la società mantiene il suo obiettivo principale, disputare anche quest’anno gli spareggi promozione: “Il nostro scopo è andare a fare i playoff, magari vincere il campionato perchè no – afferma il presidente - non ci nascondiamo, anche se siamo consapevoli che sono obiettivi non facili in un girone come questo, dove quest’anno regna un grande equilibrio”. Per raggiungere questa meta al termine della stagione, la società di Cardinali ha dato come presupposto il mantenimento del gruppo che aveva ben figurato lo scorso mese di maggio, lasciando pressochè invariata la rosa dei giocatori, con un solo innesto di spessore: bomber Aquino, ex Cingolana: “Siamo quasi lo stesso gruppo ed è stato
La Sangiorgese targata
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Pirozzi punta in alto
opo dieci anni da allenatoregiocatore a spasso per il centro Italia, Massimo Pirozzi (foto) approda sulla panchina della Sangiorgese. Originario di Amatrice, per tanti anni ha vissuto a Roma e ha giocato in numerose squadre dalla Sardegna alle Marche dalla Serie D alla Seconda categoria, passando ovviamente per il Lazio. A Porto San Giorgio si presenta solo come allenatore dopo aver giocato nella stagione scorsa, fra le fila dell’Arquata, vincendo anche il campionato. Mister, come è arrivata la chiamata da Porto San Giorgio? “Mi ha chiamato Del Vecchio che aveva preso informazioni, lo scorso anno giocavo con l’Arquata, e comunque non è questa la mia prima esperienza da allenatore.” Dove inizia la sua carriera da
allenatore e da quanto tempo allena? “Ho quasi sempre fatto da allenatoregiocatore, ho allenato in Prima, in Seconda categoria, nei settori giovanili delle squadre in cui giocavo, in Sardegna, nel Lazio e nelle Marche. Ne ho diverse di esperienze alle spalle, in totale sono dieci anni circa che alleno.” E’ entrato in corsa rilevando la panchina di Quinzi, come ha trovato la squadra? “E’ sempre difficile entrare a campionato iniziato. Arrivi in una squadra in cui la preparazione non l’hai svolta tu, il gruppo non lo hai costruito tu, le caratteristiche dei giocatori non le conosci, prima di poter dare un’impronta alla squadra ci vuole almeno un mese credo. Un po’ alla volta il gruppo poi ha iniziato a rispondere e il lavoro sta dando i suoi frutti. Non c’era chiarezza per molti giocatori che non conoscevano
la loro destinazione, in preparazione erano oltre trenta e il gruppo andava scremato.” Ecco, cosa ha dovuto modificare? “Niente sostanzialmente, anche a dicembre quando si riaprirà il mercato credo che se ci sarà da cambiare non ci saranno stravolgimenti. A me la squadra va anche bene così com’è, è un buon gruppo quello che si sta formando, che io vorrei portare fino alla fine del campionato.” Quali sono gli obiettivi che le ha chiesto la società? “Gli obiettivi sono quelli di fare un buon campionato, abbiamo un’ottima squadra, ma poi sarà solo il campo a dirlo. Ovviamente vorremmo fare qualcosa in più della salvezza, per questo penso che nel mese di novembre, poco prima della fine del girone d’andata la classifica si definirà e noi vogliamo restare senza dubbio nella parte alta.”
inserito solo Aquino, come rinforzo in attacco. Per il resto, abbiamo deciso di aggiungere in rosa diversi juniores al posto delle riserve della stagione scorsa, sia per valorizzare i nostri giovani, sia per ridimensionare i costi. Questi ragazzi lo scorso anno hanno ottenuto la finale regionale juniores, ed è giusto dar loro questa possibilità dopo aver fatto molto bene.” Finora i risultati parlano chiaro, il Trodica si conferma come una delle squadre che lotta per i primi posti, insieme ad alcune altre: “Inserirei fra le prime sicuramente il Corridonia, l’ Atletico Piceno, il Porto Sant’Elpidio, il Campiglione e la Monturanese, non c’è una squadra ammazza campionato, o per lo meno non ancora. Credo che i valori delle squadre e il gioco si equivalgano quest’anno – conclude il presidente Cardinali – la differenza penso possano farla solamente i singoli in un girone così impegnativo”.
Folgore falerone
Inizia l’era Stallone L’ex tecnico dell’Atletico Piceno: “Un ambiente che conosco”
E
’ tornato a distanza di tredici anni nel cuore della media valle del Tenna, Falerio Picenus, oggi Falerone. Nico Stallone (foto), 47 anni, ricomincia dalla Folgore. L’ex mister dell’Atletico Piceno (mai esonero fu più amaro) ha rilevato la panchina di Stefano Cipolletta, bravo tecnico ma che ha pagato un avvio di campionato impietoso. L’ultima volta di Stallone a Falerone risale alla stagione ‘93’94 quando prese il posto di Piattoni. Emozionato Stallone: “Quella di tredici anni fa fu un’esperienza bellissima - racconta - ricordo che entrai a campionato in corso, la squadra era terz’ultima e alla fine arrivammo quinti, fu una bella cavalcata”. Poi pensa al presente: “Sono molto motivato, conosco l’ambiente, so che questa piazza fa sentire il suo calore, la società e il suo presidente sono appassionati, è un luogo dove le persone ci tengono e questo mi motiva maggiormente. Penso che la squadra non meriti la classifica che ha perchè ha una buona qualità ed è stata allenata in questi anni da un allenatore che stimo molto, l’ho incontrato nel campionato scorso e credo che sia uno degli allenatori migliori insieme a Ciocci, ma il calcio ha le sue stranezze ed oggi mi trovo a sostituirlo. L’obiettivo che mi ha chiesto la società? E’ la salvezza – sottolinea Stallone - ci tengo a chiarirlo, poi se verrà altro sarà tutto in più”.
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i gemelli
Fabrizio Vallesi
Paolo Vallesi
(Campiglione) 29/03/1978 ARIETE Diploma perito meccanico Altidona Impiegato tecnico Single Settore Giovanile Altidona
(Campiglione)
Cominciamo dal principio...quando sei nato? Sotto il segno? Titolo di studio? Dove vivi? Qual è il tuo lavoro? Fidanzato sposato o single? Dove i tuoi primi calci al pallone?
29/03/1978 ARIETE Diploma perito meccanico Monterubbiano Impiegato tecnico Sposato con 1 bimba Settore Giovanile Altidona
Non lo ricordo
Il tuo primo allenatore?
Non me lo ricordo
Lui
Chi dei due è più forte?
Alla pari, entrambi in ruoli diversi
Proculo
L’avversario più tosto mai incontrato?
Maldini
Chi è il tuo idolo?
Famiglia
Famiglia o pallone?
Erbuto Van Basten Famiglia
Donne
Donne o pallone?
Moglie
Pallone
Birra o pallone?
Pallone
Donne
Birra o donne?
Donne
3 tatuaggi, 1 piercing Pantaloni e camicia
Hai dei tatuaggi o piercing? Qual è il capo di abbigliamento a cui non rinunci?
2 tatuaggi, 4 piercing Jeans e t-shirt
Ilaria D’Amico
Qual è la showgirl/attrice che preferisci?
Elisabetta Canalis
Me stesso
Chi vorresti essere, se potessi rinascere?
Penso me stesso
Pasta Il segno della croce Tutto lo sport, in particolare basket e volley
Qual è il tuo cibo preferito? Cosa fai prima della partita? Quale altro sport segui oltre il calcio?
La pasta Il segno della croce Basket e volley
Cinema
Cinema o discoteca?
Cinema
Mare
Mare o montagna?
Mi piace di più il mare anche se non rinuncio alla montagna
Tour Andalusia
Un viaggio da fare?
America Latina
Sono realista Roma Nel calcio l’impulsività La razionalità, la lucidità Telefonino, moto, computer Finale di Champions con il Milan contro il Barcellona
Un sogno che fai spesso? La citta in cui vorresti vivere? La cosa che odiano di più di te? Un pregio... Tre oggetti di cui non puoi fare a meno? Che partita vorresti giocare?
Non ho sogni impossibili Roma L’impulsività in campo Sono un tipo calmo e tranquillo, non mi arrabbio quasi mai Casa, computer, cellulare Finale di Champions con il Milan contro il Barcellona o il Real Madrid
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Gimme five Morbidelli
L’attaccante del Mondolfo racconta la sua... cinquina: “La giornata perfetta” di Marco Spadola
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oppiette, triplette, poker? Macchè, niente di tutto questo, Ivan Morbidelli (foto), attaccante del Mondolfo ha voluto proprio esagerare. Alla malcapitata Torre San Marco ha rifilato addirittura una cinquina: due perle nella prima frazione, tre autografi dopo l’intervallo. Ha gonfiato il sacco mettendo in luce tutto il suo repertorio, rapidità, freddezza, un destro velenoso quanto preciso. Caratteristiche alla Pippo Inzaghi anche se l’idolo del puntero mondolfese è Roberto Baggio. Ivan, 27 anni, di Caminate di Fano, dopo alcuni campionati in Prima categoria, l’ultimo al Cicogna, in estate è passato al Mondolfo, una delle squadre favorite per la vittoria del girone C di Seconda categoria. Novanta minuti che rimarranno per sempre uno dei ricordi più entusiasmanti della carriera. “Una gran bella soddisfazione – esordisce il bomber – anche
perché non sono un giocatore da 20 gol a campionato. Fin qui ne avevo realizzato solo uno ma c’è da dire che sono una seconda punta e spesso vengo impiegato anche in altri ruoli”. Morbidelli, e contro la Torre San Marco che è successo? “Sono quelle partite nelle quali ogni pallone che calci entra in rete, dove tutto gira alla perfezione. Ora magari non segno più! L’ho detto ai miei compagni a fine gara scherzando ma è certo che prestazioni come questa non sono facili da ripetere”. Cinque gol, qual è stato il più bello? “Per un attaccante sono tutti belli i gol ma se dovessi proprio sceglierne uno direi il quarto”. Com’è stato? “Ho saltato con un dribbling un giocatore avversario e poi di destro ad incrociare ho infilato la palla nell’angolino”.
Proprio come faceva il suo idolo, il “Divin Codino”. “Ma il merito della vittoria, dei miei cinque gol è comunque di tutta la squadra che mi ha messo nelle condizioni di segnare e che in fase difensiva ha fatto una partita perfetta. Era fondamentale conquistare i tre punti per risalire la classifica e ci siamo riusciti, questo è importante”.
nella memoria di un giovane che si diverte a prendere a calci un pallone.
Dove sei andato a festeggiare la cinquina? “Prima con tutta la squadra, il mister e il presidente che mi hanno riempito di complimenti, poi la sera sono andato con gli amici a bere una birra. Quattro risate come piace a me ma niente di particolare anche se è stata una giornata davvero da incorniciare”. Baggio il modello a cui ispirarsi e una serata in compagnia degli amici per festeggiare una storica cinquina: ecco la storia speciale ma dai risvolti di normalità tipica del calcio di casa nostra. Un ricordo che rimarrà indelebile
Mercatellese, si guarda lassù “
Il Presidente Tomei fa il punto sugli obiettivi stagionali
Squadra che vince non si cambia”, è un detto che ormai rappresenta un assioma del calcio, e sembra che la Mercatellese abbia applicato bene questa filosofia. La squadra di Mercatello sul Metauro che gioca nel campionato di Seconda categoria (girone A), in quest’avvio di stagione ha dimostrato buone qualità viaggiando in vetta alla classifica. Il frutto di un lavoro
ben programmato, ma soprattutto di un gruppo consolidato che l’anno scorso aveva raggiunto il secondo posto. “Il nostro obiettivo quest’anno è consolidare il risultato dell’anno scorso – commenta il presidente Alberto Tomei – adesso stiamo giocando bene, non è che vogliamo un risultato a tutti i costi. Insomma, non vogliamo nasconderci, ma neppure essere
troppo esagerati. L’anno scorso c’era un squadra che era nettamente superiore alle altre, quest’anno il campionato è molto più equilibrato e punteremo a fare una buona stagione”. Di fatto la squadra sta guidando la classifica, grazie ad un gruppo che si conosce bene e che gioca con profitto già da tempo. Una squadra costituita da giovani del posto e da residenti acquisiti anche per
una scelta di cuore “Abbiamo cambiato poco – conclude Tomei – i 17/21 della squadra è composta da giocatori del posto e sono gli stessi che componevano la rosa la scorsa stagione. Abbiamo cercato solo qualche innesto fra cui Ottaviani che si può dire sia di Mercatello considerato che presto soprattutto per motivi sentimentali si stabilirà in paese”.
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PESARO
Frontino, dove il calcio è pura passione Il 30° anniversario della fondazione festeggiato con una rimpatriata
U
n a squadra laboratorio che da trent’anni arricchisce il panorama calcistico pesarese. La squadra del Frontino che milita nel campionato di Terza categoria (girone A) possiede una storia particolare: oltre ad essere il comune più piccolo della Provincia di Pesaro - conta circa 400 abitanti - da oltre trent’anni riesce ad organizzare una squadra di calcio dove allenatori e giocatori studiano per aspirare ai grandi campionati regionali. “Come società siamo nati nel 1978 – racconta Mauro Cima, presidente del Frontino che insieme al fratello organizza e promuove l’attività sportiva della squadra –. Un impegno che portiamo avanti con passione in nome del calcio. Organizzare una squadra di calcio in un paese come questo non è certo semplice, riusciamo a sopravvivere appoggiandoci ai settori giovanili dei paesi limitrofi, un rapporto che viaggia a doppio senso, da
un lato noi tramite under 18 riusciamo a organizzare una squadra per affrontare un campionato, allo stesso tempo questi ragazzi giocando riescono a maturare esperienza che poi possono utilizzare anche nei massimi campionati regionali. Attività che non riguarda solo i giocatori, ma anche gli allenatori, in questi trenta anni abbiamo avuto l’onore di lanciare molti tecnici, alcuni sono riusciti anche ad approdare al calcio professionistico”. Lo scorso aprile, il Frontino ha vissuto una delle pagine più belle della sua storia, infatti, la società per festeggiare il trentennale della fondazione, ha organizzato una rimpatriata a cui hanno partecipato i giocatori del primo campionato, ma anche gli allenatori che si sono susseguiti sulla panchine del Frontino. Quest’anno la squadra ha iniziato il suo campionato ottenendo risultati a senso alternato che almeno per il momento gli garantiscono la metà classifica. “Da sempre il nostro obiettivo non è vincere il campionato – conclude Cima – il nostro impegno mira ad insegnare ai giovani il valore del calcio, il rispetto dell’avversario, lo spirito di sacrificio che deve esserci in una squadra che vuole ottenere dei risultati. Se riusciamo a fare questo noi siamo felicissimi”.
Cicogna, beata gioventù Tei: “Ho fiducia nei mie ragazzi, sono certo che mi daranno soddisfazioni” Il Cicogna è una delle squadre-rivelazione del girone A di Prima categoria. Il gruppo, composto da tanti giovani, raggiunge appena l’età media di 22 anni. Per il resto, i ragazzi sono quasi tutti del posto e davvero giovanissimi. Nonostante questo, la squadra sta facendo bene sotto la guida di Paolo Tei (foto), ex tecnico dell’Atletico Gallo: “La squadra è composta da giovanissimi, quest’anno sono stati aggiunti alcuni ragazzi più esperti. Siamo solo all’inizio del campionato è vero - afferma il tecnico - ma devo ammettere che siamo partiti bene, sono soddisfatto di come stanno lavorando i ragazzi e dei risultati. L’obiettivo che abbiamo è di fare un buon campionato, il girone in cui ci troviamo è molto equilibrato quindi non è adesso che sapremo quali squadre saranno in zona playoff, ma certo sono diverse quelle che lotteranno per una posizione importante in classifica.” Il campionato solitamente è ben bilanciato e si sta rivelando tale anche in questa stagione, dove non c’è una vera e propria leader secondo mister Tei: “Ci sono delle squadre
che lotteranno per i primi posti, ma una che ammazzerà il campionato secondo me no. Giochiamo tutte alla pari con le stesse qualità e siamo competitivi allo stesso modo. Noi cercheremo di esserlo fino alla fine, ho fiducia nei miei ragazzi sono certo che continueranno a darmi soddisfazioni.”
“Io, scaricato dalla società dopo 16 anni di militanza” Ci scrive Leonardo Chiocci, (ex) prodotto del vivaio della società Usav Pesaro. “Dicono che il calcio sia un sinonimo della vita: se ciò è vero è allora altrettanto vero che anche il gioco del pallone consista in una continua alternanza di momenti belli e altri meno. Dopo 16 ininterrotti anni (sì, dai tempi dei “giovanissimi”) di “onorato servizio” presso quella che sento la mia vera e unica squadra, un giorno di settembre, durante gli allenamenti la società, in persona del nuovo direttore sportivo, mi comunica che non rientro più nella rosa della stessa. Mi rendo perfettamente conto che non è certo questa la sede opportuna per discutere sulla scelta tecnica intrapresa dalla nuova dirigenza, quello che lascia tanto amaro in bocca è il tempo ma ancor più il modo in cui questa mi è stata comunicata. Ho saltato le prime due settimane di preparazione a causa delle vacanze estive e per impegni di lavoro, poi ho cominciato questa nuova stagione con rinnovato entusiasmo per i nuovi acquisti e i progetti (apparentemente) seri della società; ho dovuto far fronte a problemi al ginocchio che mi porto dietro da un po’, con felicità mi sono reso conto che li stavo progressivamente superando. Mi sentivo in forma e in grado, nonostante tanti nuovi innesti di valore, di poter fare almeno parte del gruppo. Senza alcuna presunzione di giocare, tutt’altro…ma almeno far parte del gruppo, questo sì! Tutto ciò fino alla triste giornata di martedì. Mi chiama il direttore sportivo mentre segue gli allenamenti dalla panchina, proprio un secondo prima che cominci la partitella finale e proprio un secondo dopo che il mister mi chiede di togliermi la casacca: capisco in quel momento che quella partitella non la disputerò. “La rosa è ampia”, dice, “il mister fa le sue scelte e tu, nonostante sia un ragazzo bravo e non hai mai dato problemi, nella sua testa non rientri né tra i titolari né tra le riserve”. E prosegue: “allenare 24-25 giocatori è troppo complicato per l’allenatore ma, se vuoi fare la parte atletica, i cancelli sono sempre aperti per te, come per gli altri”. I miei dubbi si dissolvono in un momento: quello che ritenevo impossibile o altamente improbabile all’inizio della stagione si sta concretizzando davanti ai miei occhi ed orecchie, un’avventura bellissima si sta chiudendo all’improvviso… in tutto questo, dico purtroppo e lo sottolineo, il mister a non più di 20 metri da me continua a disputare la partitella, impartendo come suo solito ordini e consigli dalla difesa. Nulla di quello che gli sta accadendo alle sue spalle lo distoglie, neppure per un secondo. E’ brutto, quando si subisce un “trauma”, venire a conoscenza della verità un poco per volta; ancora di più lo è tornando indietro col ricordo agli ultimi momenti confusi di questa vicenda (cioè da quando ho ripreso ad allenarmi, il 2 settembre) e capire che sotto c’era qualcosa che purtroppo non andava più. Elencare tutte le “incongruenze” di questa vicenda sarebbe troppo lungo e noioso in questa sede. Il problema è che solo dopo capisci che quelle che interpretavi come lievi incomprensioni erano in realtà segni di una decisione già presa da tempo ma di cui tu resti volontariamente lasciato all’oscuro. Mi chiedo allora semplicemente se questo sia l’atteggiamento giusto che una società debba osservare davanti ad un suo giocatore che con infinito piacere ha trascorso lì più di 15 anni della sua vita. Certo, non rimprovero nulla al direttore sportivo, l’unico col coraggio di dirmi la verità in faccia; non posso invece affermare altrettanto
del vecchio-nuovo presidente, dott. De Grandis, che nonostante mi conoscesse da tempo nulla di tutto ciò ha avuto il coraggio o il garbo, almeno, di anticiparmi. Per lui solo salutarmi due volte di sfuggita in due settimane sarà parso già troppo. Forse. E soprattutto non posso dire altrettanto di mister Osmani: giocatore ormai celebrato e fortissimo, in campo capitano ineccepibile e nell’immediato futuro probabile allenatore di successo. Ma in quanto a capacità di relazionarsi alle persone… proprio non ci siamo! Penso che un allenatore, anche (se non soprattutto) a questi livelli, diventi eccellente nel momento in cui mette in pratica quello che costantemente ripete: trattare tutti i suoi giocatori allo stesso modo. Posso dire senza timore di essere smentito e con un po’ di sconforto (dal momento che non ne capisco le ragioni) che questo con me non è avvenuto. Averlo saputo da lui e da subito che non c’era più posto per me sarebbe stato difficile da accettare ma la delusione sarebbe stata poi sopportabile. Non foss’altro perché in tal modo avrebbe dimostrato rispetto nei miei confronti. Non penso di sbagliare nel dire che così proprio non ci si comporta. Per quanto mi sforzi riesce veramente impossibile trovare anche una sola giustificazione al loro sbalorditivo operato. Ho sempre cercato di relazionarmi agli altri (allenatori, compagni di squadra, dirigenti, gente vicina alla società) col massimo della disponibilità possibile e spesso ho da loro ricevuto attestati di stima, il ricordo dei quali mi rende felice, ancor di più ora. Per questo motivo non dimenticherò persone come Egisto Massa (infaticabile accompagnatore), Walter Renzi (non si perde una partita della squadra da tempo), Alessandra Pucci (sempre disponibile), Walter Giorgi (rivisto con tanto piacere dopo parecchio tempo), Giorgio Molinelli (persona dal cuore grande) e, credetemi, tanti ma tanti altri. Senza considerare inoltre, facendo un passo indietro nel tempo, maestri di vita come Aquilino Salvatore (mi chiedo infatti, se fosse ancora tra noi, se una cosa così si sarebbe mai verificata) o Walter Tamboli. Sì, forse mi sarei aspettato un po’ di vicinanza in più dai miei vecchi compagni di squadra, anche se non so fino a che punto sapessero di questa cosa. Di certo sono legato a loro, come lo sono ad ogni singolo centimetro del campo, degli spogliatoi e di tutto l’impianto di via Flaminia… Ho scritto tutte queste cose perché non vorrei che “quelli lì” avessero l’ardire di pensare che nulla, in fin dei conti, m’interessasse del mio addio alla squadra. Che avrei lasciato perdere tutto, come se 16 anni vissuti con gioia in quella squadra che una volta si chiamava “Adriatico” si dissolvessero come una bolla di sapone… Quel giorno, mentre per l’ultima volta uscivo dagli spogliatoi ho preso quello che ritengo mi spettasse, dal momento che almeno agli inizi (!) sembrava che anch’io facessi parte della rosa e così mi avevano detto: una maglia da gioco, una da allenamento e un paio di calzettoni. L’ho fatto perché ho pensato mi appartenessero, in quanto membro del nuovo gruppo. Li sentivo miei quegli oggetti, gli ultimi di una lunga “collezione”. Vediamo ora se avranno la faccia tosta di chiedermeli indietro! Forse un’ipotesi del genere, visto la considerazione che hanno per i prodotti del vivaio e, più in generale, delle persone che lì hanno vissuto miriadi di gioie e qualche dolore, non è poi così remota”.
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FLASH NEWS
loris onofri tra passato e presente
Dopo la pesante sconfitta interna contro il Sassoferrato il Marina (Seconda categoria C) ha cambiato guida tecnica: a Luca Ballini il compito di sostituire Vladimiro Gregori e di risollevare le sorti della squadra.
Il Capitano della Nuova Folgore
“La partita più strana l’ho giocata in Africa vicino ad una foresta: noi con le scarpette, gli avversari a piedi nudi”
di Alessio Carassai
“
Il calcio dilettantistico deve tornare alle origini, come quando giocavamo nelle stive delle navi”. Un pensiero chiaro che il presidente della Nuova Folgore Loris Onofri, associa forse ai ricordi anche romantici quando da capitano di una nave aveva organizzato una squadra con l’equipaggio, organizzando anche partite amichevoli in molti porti internazionali, il tutto per il semplice gusto di giocare e di tirare due calci al pallone. “Ho giocato a pallone nelle stive delle navi quando erano sgombre da merci - ci racconta Loris Onofri – poi quando arrivavamo nei porti organizzavamo partite di calcio fra varie squadre. Non importava se non parlavamo la stessa lingua, tanto riuscivamo a capirci ugualmente e una volta finita la partita tutti a mangiare una pizza insieme. La partita più strana l’ho giocata in Africa, un terreno sconnesso ai bordi di una foresta, noi giocavamo con scarpette e calzettoni loro a piedi nudi. Altri ricordi molto gradevoli, la partita disputata
in Russia a temperature proibitive, ma gli incontri più combattuti con gli inglesi. Gli inglesi come noi hanno una grande passione per il calcio, per loro farsi battere dagli italiani era una cosa inammissibile. Per questo motivo, quando giocavamo con loro venivano fuori sempre partite molto maschie, ma alla fine sono stati gli episodi che ricordo con maggiore gusto”. Attualmente la Nuova Folgore (Prima categoria girone B) viaggia bene in classifica. “Siamo partiti bene – conclude Onofri – ci stiamo adattando al nuovo campionato e comunque una nostra prerogativa è quella di dare spazio ai giovani. Sul calcio dilettantistico di oggi però bisognerebbe fare qualche considerazione, nel senso che si parla di crisi economica, molte aziende ragionevolmente adottano politiche più oculate nei confronti delle sponsorizzazioni, però nonostante tutto, i costi per la gestione di una società per una stagione sono elevati anche a questi livelli. Credo che la Federazione dovrebbe creare le condizioni da dare a questo calcio una connotazione diversa, infondo si dovrebbe giocare per passione”.
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ANCONA cupramontana
“No, non vogliamo ammazzare il campionato” Parla il Direttore Sportivo Claudio Latini
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L’Ostra calcio fa vedere il suo... Profili migliore “Puntiamo ad arrivare nelle prime cinque posizioni”
L
’Ostra calcio ha iniziato la sua terza stagione in Prima categoria, a guidarla in panchina c’è ancora mister Andrea Profili, arrivato alla conduzione tecnica nel corso del campionato 2007/08, e ha appena inaugurato la sua terza stagione. Se la società ha cambiato volto con il nuovo presidente Riccardo Paradisi, e qualche modifica al direttivo, la squadra parte è rimasta pressochè la stessa, ricca di giovani del posto, con l’aggiunta di qualche elemento esperto. Obiettivi precisi non ce ne sono, ma migliorare la settima posizione in classifica della stagione scorsa si può: “Cercheremo di far bene – commenta l’allenatore Profili – vogliamo entrare nella griglia playoff, abbiamo ottenuto finora dei buoni risultati, ma quanto saranno buoni ce
lo potrà dire solo il tempo e il campionato. Penso che ci siano diverse squadre pronte a dare filo da torcere e sicuramente molto attrezzate per il passaggio di categoria, che per noi non è un imperativo, come Loreto, Monserra, Falconarese: sulla carta sono loro quelle che hanno gli organici migliori.” L’età media dell’Ostra sfiora appena i 23 anni, sono solo due i giocatori più vicini ai trenta, Gambi e Cioccolanti, per il resto il gruppo è giovane, anzi giovanissimo: “Abbiamo un bel gruppo di ragazzi che sta facendo bene e che sta crescendo, a loro abbiamo unito solo qualche rinforzo – aggiunge Profili - sono certo che così facendo possiamo arrivare a raggiungere un posto fra i primi cinque piazzamenti del campionato.”
l Cupramontana è ripartito quest’anno dalla Seconda categoria (girone D) dopo otto stagioni consecutive disputate in Prima. La squadra, rinnovata in parte e guidata in panchina da Piero Scortichini, coadiuvato da Luca Scortichini e Yuri Rossi, ha ben iniziato questo campionato, seppure sia un girone del tutto nuovo: “Nessuno pensava che potessimo scendere in Seconda categoria – afferma il direttore sportivo Claudio Latini (foto) – ma non è che l’abbiamo voluta la retrocessione, però oggi con umiltà siamo qui a giocarcela con tutti, senza manie di protagonismo. Dobbiamo prendere le giuste misure, non pensiamo affatto di ammazzarlo il campionato.” Inutile negare che il sogno è il ritorno in Prima categoria, per il momento però c’è da pensare a questo girone, del tutto nuovo, con altrettante squadre agguerrite che daranno certo filo da torcere al Cupramontana. Quest’anno s’è pensato dunque di rinnovare l’organico inserendo anche alcuni giovani del posto: “Avevamo bisogno di ringiovanire la squadra, vogliamo lanciare alcuni giovani e li stiamo inserendo, per il settore giovanile c’è la collaborazione
con la Junior Jesina e la scuola calcio Roberto Mancini”. Il campionato è lungo ma l’ottima partenza dei ragazzi di Scortechini fa ben sperare: “Non conosciamo affatto il girone, penso per quel poco che so – conclude Latini – che verrano fuori le solite squadre come la Dorica Torrette, la Sampaolese del mio amico Cotichella, il Monsano, sarà un campionato combattuto fino all’ultima giornata”.
San Biagio, vincere senza nomi di grido si può “Non voglio essere retorico ma la forza di questa squadra è il gruppo”
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incere senza tanti nomi di grido? Si può. Provate a chiederlo a mister Danilo Tacchi (foto a destra) e al suo San Biagio, squadra ai vertici del girone B di Prima categoria. Proprio dalla frazione osimana arriva un’ulteriore conferma che a volte i successi si costruiscono con il gruppo e non solo spendendo euro a iosa. Dopo queste prime giornate di campionato i biancorossi si trovano in piena zona playoff. “Non pensavo proprio ad un avvio di torneo del genere - il pensiero di mister
Tacchi, un passato da calciatore anche in C1 e da sei anni sulla panchina del San Biagio -. Ma la realtà è questa e dice che, al momento, siamo lassù insieme alle altre”. Qual è la forza di questa squadra? “Non voglio essere retorico, ma è il gruppo”. C’è da credergli. In estate sono partiti vari senatori come Michele Pesaresi, Luca Pesaresi, Francesco Antonella, rimpiazzati da tutti ragazzi di categorie inferiori, tra cui un certo Luca Santolini, proveniente addirittura dalla Terza categoria (Candia)
che ha già segnato sei reti senza calciare neanche un rigore. L’ultimo giovane a debuttare, in ordine di tempo, è stato Bartoli. “Il gruppo è veramente la nostra forza, ma quest’anno abbiamo anche un rosa lunga che eprmette di gestire anche i momenti difficili”. E allora si pensa al gran salto in Promozione? “Adesso non esageriamo. Questi punti che abbiamo accumulato serviranno solo per centrare quanto prima la salvezza”. Sarà vero?
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VANI SPECIALE GIO
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ANCONA
U.S.D. AGUGLIANO POLVERIGI
Un vivaio di giovani talenti Centocinquanta iscritti dagli Allievi ai Piccoli Amici
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entocinquanta iscritti al settore giovanile dell’AGUGLIANO POLVERIGI dalla categoria Allievi sino ai Piccoli Amici, 11 tecnici a disposizione e una ventina di addetti ai lavori compongono un piccolo esercito che si muove con l’obiettivo di fare calcio e non solo. Al vertice c’è una prima squadra che attualmente milita nel campionato regionale di Seconda categoria, che in quest’ultimo periodo ha dato spazio anche a ragazzi provenienti dalle giovanili e una squadra Juniores composta da molti ragazzi nell’orbita della prima squadra. Fossati, dirigente responsabile del settore
giovanile, sottolinea: “I risultati raggiunti sono soddisfacenti. Ho visto crescere i vari gruppi non solo dal punto di vista tecnico, ma anche comportamentale, perché non dimentichiamo che il settore giovanile deve curare la crescita tecnica del ragazzino, ma anche la crescita del giovane che si inserisce nella vita di tutti i giorni”. La dirigenza è totalmente composta da appassionati di Polverigi e Agugliano che, fuori dal lavoro, si dedicano alla gestione di questa società per garantire tutto il necessario per realizzare i programmi stabiliti
ad inizio stagione, sotto la guida del Presidente Roberto Trombettoni. “Un nostro obiettivo è quello di cercare di educare i ragazzi nel miglior modo possibile, ad iniziare dai campi di calcio, per trasferire poi queste regole nella loro vita di tutti i giorni. Il calcio deve diventare un’occasione di crescita e di forte amicizia. Non vogliamo sostituirci all’ottima attività svolta dai genitori, ma essere loro d’ausilio per far sì che questa esperienza possa portare principi importanti per il futuro del ragazzo”. I dirigenti si prodigano anche nell’organizzare iniziative extracurriculari che prevedono la
partecipazione a tornei nazionali e locali. Nella scorsa stagione ricordiamo la partecipazione delle squadre esordienti e pulcini al Torneo di Gatteo a Mare. Una gita in Romagna con tanto di pernottamento in albergo in cui calcio, socializzazione e divertimento sono andati di pari passo. I risultati sportivi non sono mancati, in quanto i Pulcini si sono classificati al secondo posto meritando i complimenti di organizzatori e tecnici. Altri tornei a cui hanno partecipato altre formazioni: Città di Filottrano, Ciriaci di Cingoli, Cardinaletti di Monsano, Città di Falconara, Piazza Pertini ad Ancona. Per quanto riguarda l’area tecnica, alcuni dei nostri calciatori sono entrati nell’orbita delle Rappresentative Federali e seguiti con continuità dagli addetti ai lavori. USAP è anche solidarietà: da alcuni anni infatti i ragazzi della scuola calcio rinunciano al consueto dono natalizio per devolvere il pari importo in beneficienza, grazie alla collaborazione con le parrocchie di Polverigi ed Agugliano; tra le altre cose da ricordare la costruzione di una scuola in Bangladesh, la costruzione di una sala operatoria in Zambia e l’acquisto di materiale sportivo per una squadra africana femminile di atletica. Chiunque volesse maggiori informazioni sulle attività giovanili dell’Usap Agugliano Polverigi può consultare il sito internet www.usaponline. com e comunicare con i dirigenti via e-mail attraverso l’indirizzo agugliano.polverigi@ figcmarche.it
calcio femminile
EDP Jesina, c’è Cossu per crescere Il calcio a Jesi è anche rosa. C’è infatti la EDP Jesina che partecipa al campionato Nazionale di A/2 di calcio Femminile ed è la maggiore esponente marchigiana. La predetta partecipa inoltre al campionato nazionale Primavera, al campionato regionale di serie c, al campionato giovanile di giovani calciatrici. Da quest’anno la società, visto l’importanza economica del campionato a cui partecipa, ha ritenuto di curare maggiormente l’organizzazione e la ristrutturazione societaria, anche grazie all’entrata in qualità di Vice Presidente di Alessandro Cossu (foto sotto) che già era stato nel 1998 uno dei fondatatori insieme ad altre 5 ragazze e la moglie, esperto nella gestione di società sportive essendo stato per piu di 25 anni dirigente di varie società tra le quali Jesina e Maceratese. Da quest’anno inoltre vi è un responsabile marketing e comunicazione, e la società ha a disposizione un sito proprio dove si trovano tutte le notizie necessarie denominato www. jesinacalciofemminile.it.
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FLASH NEWS
Samb Montecassiano: sotto il segno degli Ortenzi Il Presidente racconta: “In questa avventura grazie ai miei figli” di Alessio Carassai
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a passione per lo sport, una malattia che è stata trasmessa al presidente Franco Ortenzi (foto) dall’amore di un padre per i suoi quattro figli. La storia della Samb Montecassiano è lunga oltre trent’anni, e da presidente Franco Ortenzi si sta impegnando per mantenere la squadra in Prima categoria, vivendo con un sano antagonismo e rispetto la dualità con l’altra società di Montecassiano vale a dire il Sambucheto. La passione quella per il pallone però per il presidente Ortenzi ha una storia diversa, legata all’amore di un padre verso i suoi figli, è già perché il presidente può vantare una famiglia numerosa con tre figli che come sport hanno deciso di dedicarsi tutti al calcio. “La nostra società è nata negli anni Settanta dalla fusione dell’Avis Montecassiano e del Sambucheto - racconta
Ortenzi - il nostro obiettivo è mantenere la Prima Categoria perché negli ultimi anni abbiamo avuto un andamento altalenante fra la Prima e la Seconda, ma credo che i nostri ragazzi, tifosi e questa società meritino una giusto riconoscimento. Magari con un piano lungimirante che parta da un buon settore giovanile, si potrebbe pensare anche ad una Promozione”. Il presidente non si è occupato sempre di calcio, in passato è stato anche il presidente di una società motociclistica, ma assecondando la passione dei suoi figli per il calcio la necessità di dare una dirigenza alla nuova società ha deciso di dedicarsi con impegno a questo nuovo ruolo. “Quando fu fondata la Samb Montecassiano continua Ortenzi - seguendo i miei figli mi sono prestato a questa nuova avventura. Infatti, il più grande ha deciso proprio quest’anno di appendere
le scarpette al chiodo, il secondo gioca proprio nel Montecassiano, il terzo milita nella formazione juniores. Ho anche una figlia, che però ha deciso di dedicarsi al volley ma va benissimo così”. Tra i tanti commenti anche un pensiero alla stagione appena avviata. “Siamo una squadra neo promossa - conclude Ortenzi - ci stiamo adattando al campionato e forse meritavamo qualche punto in più di quelli che siamo riusciti a mettere da parte. Dovendo commentare la storica rivalità con il Sambucheto, si tratta di una sano agonismo sportivo di due realtà che vivono una stessa comunità, che si conoscono e si rispettano. L’anno scorso fortunatamente siamo stati inseriti in due gironi diversi, è stato un bene anche perché il Sambucheto ha disputato una buona stagione e forse avremmo finito per infastidirci nella scalata alla classifica”.
Il Mogliano (Prima categoria girone C) ha cambiato allenatore: Fabrizio Bernabei è stato esonerato. La società ha affidato la panchina a Massimiliano Paoloni, moglianese doc, già in passato alla guida tecnica della squadra della sua città.
Il Santa Maria Apparente (Seconda categoria girone E) ha sollevato dall’incarico l’allenatore-giocatore Leandro Luchetti nonostante una buona partenza in campionato, al suo posto in panchina ci sarà Gregory Pagnanini che gia faceva parte dello staff tecnico.
Lo Sforzacosta (Seconda categoria girone F) ha scelto il nuovo allenatore dopo le dimissioni di Ivan Berozzi: si tratta di Enrico Mancini, ex tecnico dell’Elfa Tolentino.
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Emozioni Cluentina
Colbuccaro, voglia di risalire
Il Presidente Carbonari racconta filosofia societaria e obiettivi
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iò che fino a qualche stagione addietro sembrava un sogno è diventato finalmente realtà in casa Cluentina: la Prima categoria. Una gioia che si è concretizzata il 20 Giugno scorso grazie al successo esterno sul campo del San Marco Servigliano. Ricorda quei momenti con grande piacere ma con la serenità che gli è consona il presidente Claudio Carbonari (foto): “Sono bei momenti, cui mi legano emozioni forti: basta ripensare alla gioia del gruppo nel dopogara, qualcosa che non potrò mai dimenticare. Per carattere non mi faccio coinvolgere più di tanto: tendo ad essere piuttosto pacato e a non scompormi ma si tratta di un gran bel risultato”. I problemi in realtà sono nati successivamente a questa vittoria visto il ritardo iniziale con il quale si è partiti nei confronti delle avversarie in un torneo, come quello di Prima categoria C, estremamente competitivo: “La nostra preoccupazione era legata al ritardo con il quale abbiamo iniziato a lavorare nella costruzione della squadra rispetto alle altre compagini: avere solo il mese di luglio a disposizione, vuol
dire dover fare tutto abbastanza in fretta. A dire il vero però la situazione più difficile a cui siamo andati incontro è legato al nostro impianto sportivo: si tratta di una struttura inadeguata che ha creato non pochi imbarazzi rispetto alle società che ospitiamo”. Un campionato assai competitivo come è il girone maceratese di Prima categoria, in questa stagione per gli uomini di mister Riccardo Fusari: ”Un girone duro, durissimo nel quale è assolutamente vietato distrarsi o sottovalutare l’avversario di turno –commenta il presidente biancorosso-. Torneo estremamente competitivo e importante formato da squadre ben attrezzate che annoverano elementi importanti, provenienti da categorie superiori”. Alla Cluentina però non si guarda solo alla prima squadra ma anche al settore giovanile, da sempre punto di forza della società maceratese: ne è un esempio la formazione juniores guidata da Franco Bonotti che affronta in questa stagione il campionato regionale: “Stiamo rifondando il nostro
settore giovanile, settore che da sempre ci distingue nel nostro modo di intendere il calcio. Ci stiamo strutturando in maniera adeguata soprattutto per le risposte che un buon settore giovanile deve saper dare al giorno d’oggi: un servizio educativo e sociale, sia per i genitori che per i ragazzi, per poter vivere insieme bei momenti di sport”. Carbonari conclude ponendosi un obiettivo non legato ai risultati sul campo ma a quanto il calcio produce fuori: “Gli obiettivi sportivi possono cambiare di volta in volta, in base a quanto avviene a livello sportivo. Ciò che mi preme maggiormente è creare un bel gruppo di persone appassionate e capaci di stare bene insieme”.
Donati punta ad arrivare fra le prime cinque posizioni l Colbuccaro riparte quest’anno dalla Terza categoria (girone I) dopo un solo anno di Seconda. Inizia quindi la risalita, e la società si è affidata nuovamente a mister Marco Donati (foto), con cui due stagioni fa ha conquistato il passaggio di categoria. “Abbiamo deciso di mantenere il gruppo storico, senza troppi stravolgimenti - afferma l’allenatore - sono arrivati solo alcuni ragazzi ad arricchire la rosa per il resto l’ossatura è quella degli ultimi anni. Non è nella politica della società spendere molto per inserire altri giocatori, ancor meno quest’anno, con la crisi che c’è e il ridimensionamento che si respira in giro.” E’ stato un inizio di campionato non da rimpiangere
D Torna la Coppa Campioni dei giovani: il Trofeo Marche
ai dirigenti della Cluentina parte il rilancio del più importante torneo giovanile organizzato dalla società di Piediripa negli anni Ottanta/ Novanta: il Trofeo Marche, riservato alla categoria giovanissimi. E’ stato Dario Berdini a dare l’annuncio ufficiale nel corso della trasmissione televisiva le “Marche nel Pallone” in onda su Tvrs. Dario Berdini, il Trofeo Marche torna per la gioia di tutti coloro che non lo hanno mai dimenticato? “Sicuramente sì. Ne abbiamo avuto la sensazione sin da quando ne è stato parlato di rilanciarlo. L’occasione che ci è stata data dall’emittente recanatese è stato il vero trampolino di lancio di un torneo
però, anche se l’allenatore non nega di ambire a risultati che diano maggiori soddisfazioni: “Potevamo certamente fare meglio in partenza, ma non mi lamento: il campionato è lungo e c’è tutto il tempo. Il nostro obiettivo è quello di far bene - ammette il tecnico - rientrando almeno fra le prime cinque del girone, anche se è tutto nuovo e conosciamo ancora poco le altre concorrenti. Credo che sarà un campionato all’insegna dell’equilibrio, solo la Giovani Tolentino credo abbia qualcosa in più delle altre, per il resto sono tutte molto attrezzate e finora quelle che abbiamo incontrato devo dire mi hanno impressionato. Sarà combattuto, ci sarà da lottare fino all’ultima giornata”.
che nessuno ha mai dimenticato. Era la Coppa Campioni del calcio giovanile”. Con quale categoria il Trofeo Marche tornare a far parlare di sè? “Con i giovanissimi ovviamente, visto che è nato con quella categoria e deve continuare con la stessa categoria”. La formula che rispetterà? “La solita, con gironi di qualificazione in tutta la regione ed in quelle limitrofe come era allora. Dopo la fase di qualificazione, la fase finale nel rispetto della formula già collaudata della Coppa dei Campioni”. La fase finale dove si giocherà? “Al Valleverde visto che il Trofeo Marche è cresciuto, è diventato grande in tutta Italia ospitando la fase finale al campo di Piediripa di Macerata”.
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Folgore Castelraimondo show La squadra del Presidente Di Matteo brilla nel gioco e fa divertire il pubblico
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a squadra più giovane del campionato si diverte e lascia divertire il pubblico di Castelraimondo. Si tratta della Folgore Castelraimondo formazione impegnata nel campionato di Seconda categoria (girone F) che già dopo le prime partite di campionato, fra cui due importanti scontri diretti come ad esempio il Sarnano, sta dimostrando un gioco apprezzabile. Risultati che sono ancora più importanti se prendiamo in considerazione la linea evergreen di cui si compone la rosa.
“Stiamo procedendo bene – commenta Alessandro Di Matteo (foto) presidente della Folgore Castelraimondo – abbiamo già affrontato alcune partite delicate, ma in linea di massima il girone di andata sarà una fase di studio per i nostri ragazzi. Abbiamo una squadra molto giovane, la media dei giocatori in campo è di 21,6 anni. Tanto per confermare la tendenza su una rosa di 23 elementi, 20 arrivano dal nostro settore giovanile e sono tutti ragazzi della zona. Per
noi questo è un vero motivo di orgoglio”. Un risultato quello che sta ottenendo la Folgore di Castelraimondo che possiede due prospettive, dal punto di vista agonistico c’è una squadra giovane che come si dice in gergo ha fame di ottenere risultati, ed è pronta a sacrificarsi. Il secondo aspetto da non trascurare, essendo una squadra di giovani del posto, la tifoseria locale sembra aver ricevuto nuovi stimoli tanto che ora sono molti di più gli spettatori a bordo campo. “E’ vero che una squadra molto giovane può peccare di qualche ingenuità – conclude Di Matteo – alcuni errori lì abbiamo pagati cari con i gol concessi ai nostri avversari. Ma senza dubbio preferisco un errore di un ragazzo che s’impegna e che può migliorare, a quelli magari di giocatori più esperti. Questo gruppo si diverte e fa divertire anche noi”.
il nuovo punto mogliano
Perroni: “Lanciare un giovane è come vincere il campionato” N
ata da conflitti di natura politica, oggi il Nuovo Punto di Mogliano rappresenta una realtà sportiva importante nella quale far maturare i giovani promettenti della zona. La società Nuovo Punto che, milita nel campionato di Terza categoria (girone I), rappresenta una realtà sportiva unica nel suo genere. Mogliano è un comune con una popolazione di circa cinque mila anime che ospita sul territorio tre squadre di calcio: la Moglianese in Prima categoria e due società che invece giocano in Terza, fra queste appunto il Nuovo Punto. “La nostra società è nata 12 anni fa – racconta il presidente Ennio Perroni – si tratta di una figlia della Moglianese nata da questioni di natura prettamente politica. A quei tempi c’era una dirigenza schierata a sinistra e per attriti vari gli esponenti della destra furono allontanati, fra cui appunto io che decisi di creare
una nuova società. Oggi le condizioni sono diverse, la nostra è una società che non ha colore politico, ha un solo obiettivo: far giocare i ragazzi della zona. Giovani che magari non sono riusciti a trovare spazio nella prima squadra. Il Nuovo Punto possiede un organico esclusivamente composto da giovani di Mogliano, Massa Fermana e Montappone”. Purtroppo l’inizio di stagione non è stato dei più brillanti ma c’è tempo per risalire la china. “La nostra società – conclude Ennio Perroni – non mira a vincere campionati, è una squadra che vuole dare spazio ai ragazzi e magari far maturare qualche giovane di buone prospettive che però deve fare esperienza. L’anno scorso due ragazzi sono stati chiamati in categorie superiori, quest’anno sono tre i papabili candidati: il portiere e due difensori. Per noi concedere ad un ragazzo di crescere è come vincere un campionato”.
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Vai San Girio, ripeti “R.M. Civitanova, sei il antistress preferito” la stagione scorsa! Ilmio Presidente Sergio Diomedia confessa una...curiosità di arrivare ai playoff – afferma il presidente Carlo Sampaolo – veniamo da una stagione, quella precedente, in cui abbiamo centrato il secondo posto e i playoff. Per il momento quest’anno non siamo partiti con lo stesso spirito, insomma non ci stiamo ripetendo e dobbiamo trovare il modo di recuperare, per rimetterci in carreggiata.”
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l San Girio dopo un ottimo secondo posto della stagione precedente, riparte in Terza categoria (girone G) con l’obiettivo principale di riaffermarsi e confermare quanto di buono fatto l’anno scorso. “Siamo partiti con l’obiettivo
Insomma, nonostante i pochissimi cambiamenti in rosa, confermata per l’80%, e il cambio del mister, la squadra non ha trovato le giuste motivazione e la quadratura ideale per riuscire ad accumulare punti e risultati. Il girone è rimasto pressochè invariato. “E’ quasi interamente composto dalle stesse compagini della stagione precedente – prosegue il presidente Sampaolo – penso che le più attrezzate siano già ai primi posti, come Appignano, la Junior, l’Ediartis, so che è molto difficile ripetersi ma il campionato è appena iniziato e penso che si possano ritrovare le motivazioni e la determinazione per migliorare”.
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Il calcio è il mio antistress preferito”, parola di Sergio Diomedi (foto), presidente della R.M Calcio Civitanova, che in quest’inizio di campionato viaggia con il vento in poppa. La R.M Calcio Civitanova è nata ufficialmente nel 2008 dalla Real Muscolina, società cha ha mantenuto la sua identità ma per seguire il calcio a 5 femminile che a Civitanova Marche sta regalando tante soddisfazioni e ritagliandosi un sempre più numeroso pubblico. “La R.M. Civitanova – racconta Sergio Diomedi – è nata dalla volontà di far giocare i nostri ragazzi, giovani del posto in cui abbiamo inserito giocatori con maggiore esperienza sempre di Civitanova per dare più equilibrio alla squadra e magari puntare alla possibilità conquistare la Seconda categoria”. Attualmente la R.M. Civitanova milita nel Campionato di Terza Categoria (girone I), ma quest’avvio di stagione sembra proprio offrire ottimi auspici. “Sono stato sempre un grande appassionato di calcio – continua Diomedi – giocando sono arrivato alla Prima categoria, poi quando ho dovuto smettere per impegni di lavoro, ho deciso di dedicarmi al
calcio da dirigente. Sinceramente è il mio antistress preferito, può sembrare strano perché seguire una squadra, risolvere le varie necessità di una società richiede tempo, impegno e pazienza ma per me è così. Quando seguo la squadra, stacco dagli impegni dell’ufficio e mi dedico solo a quello. Inoltre stare fra i ragazzi è molto gradevole. L’altra nostra gioia è la squadra di Calcio a 5 femminile che l’anno scorso ha perso ai supplementari i play-off e che anche quest’anno sta dimostrando ottime cose. E’ gratificante vedere la squadra che registrando un sostanzioso numero di sostenitori”. Due realtà importanti su cui il presidente Sergio Diomedi vorrebbe puntare creando due settori giovanili, uno rivolto alla squadra di calcio della R.M. Civitanova e l’altro alla Real Muscolina di Calcio a 5 femminile considerato che sono giunte già diverse richieste da parte di giovanissime di iscriversi alla squadra. L’unico problema da risolvere, la reperibilità degli impianti, considerato che a Civitanova gli spazi sono pochi se proporzionati al numero di associazioni sportive operanti sul territorio.
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VANI SPECIALE GIO
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Novità Monteluponese:
nasce la figura del Presidente del settore giovanile
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l presidente Sandro Mancini conferma anche in questa stagione di puntare molto sul Settore Giovanile mettendo a disposizione risorse economiche importanti per la crescita dei ragazzi di Montelupone. La società sta dando continuità alla passata stagione che già ha dato tante soddisfazioni, lo staff tecnico composto da istruttori qualificati è stato confermato in blocco e sotto la guida del responsabile Maurizio Linardelli sta portando avanti un lavoro importante per la crescita dei ragazzi. Novità di questa stagione è la figura del Presidente del Settore Giovanile, proprio per dare un segnale che la società crede molto in questo progetto. La persona che è stata incaricata di ricoprire questa nuova figura è Franco Ciminari (foto) da tempo impegnato in societa’ e persona di grande spessore umano. “Abbiamo rinnovato il nostro rapporto di collaborazione con la Scuola Primaria di Montelupone per la promozione dell’attivita’
motoria a partire dai piu’ piccoli con la presenza in palestra del nostro Istruttore Cennerelli Francesco diplomato ISEF - fanno sapere i dirigenti - abbiamo instaurato un rapporto di collaborazione con la vicina società Porto Recanati con la quale insieme abbiamo iscritto una squadra nel campionato Giovanissimi. E’ stato rafforzato anche il servizio trasporto per questi ragazzi con l’acquisto di un nuovo Pulmino che in aggiunta a quello già esistente ci da’ la possibilità di garantire un servizio importante e funzionale. Oltre alla squadra Giovanissimi il nostro Settore Giovanile che conta 90 iscritti è formato anche di una Squadra Juniores Provinciale, una squadra Esordienti misti 1997/1998, due squadre Pulcini ed infine un gruppo di 20 bambini per la categoria Picoli Amici”. Per ulteriori informazioni è on line il sito internet www.usdmonteluponese.it dove si possono consultare notizie, foto e immagini.
nasce un giorno quando Maurizio Pavan, paraplegico, ospite dell’Istituto Santo Stefano di Porto Potenza, arriva a Sarnano per trascorrere una giornata in tranquillità. Il suo accompagnatore Stefano gli fa conoscere nella breve sosta Marcello Perfetti, funzionario tecnico del Comune di Caldarola, grande appassionato di calcio, il quale nota che intorno al collo di Maurizio c’è una una sciarpa del Chievo Verona. Pavan è nato a Verona e da sempre è follemente innamorato della squadra scaligera. Nell’incontro arriva la promessa di sostituire quella sciarpa con una maglia del suo idolo: Sergio Pellissier. Ma come arrivare a contattare il forte attaccante? Da sinistra Matteo, Marcello, Maurizio e Stefano il giorno della consegna della maglia da Sergio Pellissier. Semplice, Perfetti è amico di Massimo Nerpiti, giocatore del Corridonia, e attraverso una ragazza veronese che conosce molto bene Sergio è avvenuto il contatto e la... maglia con dedica: “A Maurizio Pavan con simpatia, Sergio Lo sport, quello vero, è capace di regalare Pellissier”. La consegna è avvenuta qualche emozioni forti. E la storia semplice di giorno fa. Pellissier ha anche promesso di cui sono protagonisti Matteo, Marcello, venire ad incontrare Maurizio e stringergli Maurizio e Stefano con il gancio offerto da la mano. Massimo Nerpiti, giocatore con un grande (Enrico Scoppa) cuore, ne è una bella testimonianza. La storia
“A Maurizio Pavan con simpatia, Sergio Pellissier”
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C’è la Provincia, arriva la FIGC Il Presidente Giuseppe Malaspina illustra i compiti e le finalità della nuova Delegazione provinciale di Laura Cutini
Con la nascita della nuova Provincia, sbarca ufficialmente a Fermo la FIGC. Abbiamo intervistato il neo presidente della delegazione provinciale Giuseppe Malaspina, il quale ci illustra il lavoro della nuova sezione del Comitato regionale della FIGC. I suoi componenti, i campionati ed anche le prime difficoltà incontrate nell’organizzare le attività della Delegazione, sono questi questi gli argomenti del nostro colloquio con Malaspina, che spiega il lavoro del nuovo punto di riferimento fermano, riservato a quanti si occupano e lavorano nel calcio provinciale. Presidente, da quanto tempo è attiva la delegazione di Fermo? “Dall’inizio della stagione agonistica 2009/2010, da luglio abbiamo iniziato la programmazione e la pianificazione, dal 26/27 settembre è partita ufficialmente l’attività con l’inizio dei campionati”. Quali sono precisamente i compiti della delegazione provinciale? “Svolgiamo tutta l’attività che il Comitato regionale ci delega, quella che riguarda più da vicino la provincia. Con la revisione dello statuto oggi i Comitati non sono più chiamati tali, ma sono diventati Delegazioni, vere e proprie sezioni che lavorano attivamente come rappresentanti della Federazione sul territorio. Tutte le Delegazioni provinciali svolgono le medesime attività, non si differenziano fra loro”. Quanti e quali sono i campionati di competenza? “Tutte le Terze categorie provinciali, la Juniores provinciale, per il Calcio a cinque la serie D, i campionati a livello giovanile agonistico come gli allievi e i giovanissimi provinciali, e tutti quelli che riguardano l’attività giovanile di base”. Quanti sono i collaboratori della vostra sede? “Ci sono io, il vice presidente Amici, i quattro collaboratori Micucci, Calafiore, Strovegli, Ricci, infine il segretario Franchellucci. Poi c’è il giudice sportivo di zona, Pascali e il suo vice Cameli, infine
l’ingegnere per l’omologazione dei campi sportivi, Ruggeri, ci occupiamo anche di questo. Siamo aperti praticamente sempre il pomeriggio, in questo momento lavoriamo attivamente per il tesseramento di tutti i giovani calciatori”. Ci sono state delle difficoltà nell’organizzare la vostra atività? “Nella composizione dei gironi abbiamo avuto delle carenze o delle squadre in più, in questi casi la collaborazione attiva con le altre delegazioni provinciali ha permesso una composizione più omogenea dei gironi per garantire una migliore riuscita nelle attività, per evitare che provincie abbiano troppe o poche squadre e che i meccanismi di promozione o retrocessione non siano gli stessi. In questo modo, è vero che sono stati creati dei gironi con squadre di Fermo, Macerata, Ancona, ma il risultato è che sono composti dallo stesso numero di squadre in ogni provincia”. E le società come hanno risposto a questo? “Ci sono state delle difficoltà ma credo che la bontà della scelta vada vista in funzione della migliore riuscita dell’attività delle società che fanno dei sacrifici importanti a livello organizzativo, ma in questo modo hanno uguali opportunità. L’omogeneità ritengo sia un fattore fondamentale affinchè tutti i sacrifici e il lavoro delle società possa essere ripagato allo stesso modo in ogni provincia”.
Giuseppe Malaspina (secondo da destra) il giorno della inaugurazione della sede di Fermo
“Servigliano addio” Rossetti si trasferisce a Milano per inseguire il sogno: fare l’attore Ha salutato il San Marco Servigliano per inseguire il sogno: fare l’attore di professione. E ci è riuscito. R o b e r t o Rossetti (a lato con la maglia del Servigliano e sotto in abiti di scena), centrocampista classe 1983, aveva le lacrime agli occhi quando ai primi di ottobre l’ha comunicato al presidente L u c i a n o Bartolini. Ma chi è il giocatore Rossetti? Nel 2000 vince lo scudetto con gli allievi del Montegranaro e viene contattato dalla Pistoiese, squadra professionistica, ma purtroppo il Montegranaro, società a cui allora apparteneva il suo cartellino, decide di fargli fare le ossa in prima squadra. Dopo due anni di gavetta si trasferisce nella squadra della sua città, la gloriosa Elpidiense, con cui nel 2006/2007, all’indomani della fusione con il Cascinare del presidente Torresi (altra squadra in cui Roberto ha militato), vince il campionato
di Promozione approdando al massimo campionato regionale d’Eccellenza. Poi è arrivato il Servigliano, e la svolta professionale. E ora? Rossetti è entrato nel cast del musical ‘La Bella e la Bestia’ e si è trasferito a Milano. “Ringrazio Roberto davvero di cuore per tutto quello che ci ha dato in questi anni – sono le parole del presidente Luciano Bartolini – se da un lato sono dispiaciuto perchè ci mancherà un grande giocatore dall’altro sono contento perchè potrà fare il lavoro che tanto sognava”.
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“Per me il calcio a 5 è come una droga” LUIGI PAGANA: la malattia, l’intervento chirurgico, l’amore di mia moglie, la passione per lo sport di Gabriele Sbattella
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Per me il calcio a 5 è come una droga. Non ne posso assolutamente fare a meno”, parole esplicite, ma che riassumono tutto il pensiero di Luigi Pagana, per il secondo anno consecutivo allenatore della F&G Porto San Giorgio calcio a 5. Pagana, nato a Montefiascone (VT) il 16 Marzo 1970, prima di approdare in riva all’Adriatico alla corte del Presidente Claudio Trasatti, ha allenato Pisa, Cesena ed Arzignano. Qualche anno fa, è stato protagonista di una straordinaria quanto toccante vicenda umana. “Un giorno – racconta – la mia pressione arteriosa aveva valori altissimi, 200/150. Ho fatto immediatamente le analisi e la risposta è stata terribile : i reni non funzionavano più come prima”. Ti è crollato il mondo addosso? “Indubbiamente in quanto mi attendeva la
dialisi e la lunga attesa di un trapianto di rene. Sembrava che tutto andasse in frantumi. Dovevo seguire una dieta ferrea, non dovevo assolutamente praticare sport e per una persona attiva come sono io era come morire”. Poi, come per magia, le cose sono cambiate. “La dottoressa che mi aveva in cura, mi propose un trapianto da donatore in vita. Mia moglie Irene si offrì immediatamente e io dissi di no con tutte le mie forze. Non volevo assolutamente che lei mi facesse questo dono. Avevo paura che, in caso l’intervento non fosse andato bene avremmo lasciato sola nostra figlia Donatella”. L’intervento è riuscito? “Si, e poco dopo, Irene è rimasta incinta del nostro secondo figlio Gabriele. La vita è tornata a sorriderci”. Con Cesena e Pisa hai conquistato diversi titoli, poi c’è stata la sfortunata parentesi di Arzignano.
“Ad Arzignano avevo a disposizione una rosa abbastanza competitiva. Ottenemmo otto risultati utili consecutivi, poi perdemmo il derby con la Luparense e ciò mi costò la panchina. L’esonero fa parte della carriera di un allenatore e va accettato. Francamente per quell’anno non ho assolutamente rimpianti, penso di avere fatto bene, la società prese la decisione di esonerarmi in virtù di alcuni motivi contingenti”. Tua moglie Irene soffriva nel vedere la tua inattività. “Io sono una persona molto attiva, per me il calcio a 5 e lo sport in genere sono come una droga, non ne posso fare assolutamente a meno. Rimanere disoccupato non è stato affatto semplice, ma quella, in quasi dieci anni di carriera, è stata la mia prima esperienza di esonero”. Poi arriva la chiamata del Presidente Claudio Trasatti. “Il Presidente Trasatti aveva un progetto ambizioso, quello di crescere, di puntare in alto. Accettai subito in quanto sposava in pieno la mia filosofia e volevo subito riscattarmi dopo la sfortunata parentesi di Arzignano”. Le cose non sono andate bene però sia in Coppa Italia che in campionato “Per quanto riguarda le final eight di Coppa Italia, dove siamo usciti contro il Torrino, siamo stati condannati da un episodio a pochissimi secondi dalla fine dei tempi supplementari quando ormai si pensava di andare ai calci di rigore. Il Torrino, una volta che ci ha eliminato, ha avuto la strada spianata per il successo finale battendo in semifinale Giovinazzo e in finale Bologna. Nei playoff di campionato non siamo riusciti a gestire il vantaggio che avevamo contro il Gruppo Fassina Treviso. I veneti sono venuti a Porto San Giorgio e hanno giocato la partita della vita”.
Come vedi la stagione di quest’anno? “La rosa che ho, a parte qualche conferma è una rosa nuova. Cercheremo di puntare ad una salvezza tranquilla. Se avremo risultati migliori, saranno benvenuti”. Il calcio a 5 in Italia è uno sport in costante crescita. “E’ il terzo sport in Italia. C’è un gran numero di praticanti e di appassionati. E’ uno sport giovane. La nazionale coglie ottimi risultati. Non nascondo che in futuro possano arrivare a livello di nazionale grandi soddisfazioni”. Che rapporto hai con il Presidente Claudio Trasatti e con Porto San Giorgio? “Con lui ho un buon rapporto. Trasatti è una persona che vuole crescere. In futuro dovremo puntare in alto, abbiamo una rosa giovane e so che ci riusciremo. Porto San Giorgio è una bella città, dove si vive bene”.
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La Palmense pensa al futuro Il Presidente Paradisi: il calcio è dei giovani
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Vi sembra un campo impraticabile?
Per l’arbitro (che aveva altro da fare ) sì,
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e tutti a casa!
uesta è la storia di un arbitro che di arbitrare, in un pomeriggio uggioso, non ne aveva proprio voglia. Come dire: ragazzi, ho altro da fare, tutti a casa. La scusa? Campo impraticabile. Ecco la foto: vi sembra così impraticabile? Questa è la storia di una presa in giro e di un sabato buttato senza una ragione. Sabato 24 ottobre, località Grottazzolina, campo “Armando Picchi”. Partita in programma Audace Grottazzolina – Francavilla (siamo nel girone G di Seconda categoria). Il campo presenta qualche pozzanghera, nulla di più. Arriva il tizio (chiamarlo arbitro è troppo), tutto fighetto, nemmeno si presenta e fa: “Non si gioca”. I due capitani, Giancamilli e Vita, insistono: “Ma signor arbitro, andiamo almeno a
vedere il terreno di gioco”. Andiamo. Il tizio va in campo in borghese, butta la palla e la palla rimbalza. La butta un po’ più in là: rimbalza. E allora si gioca? “No, non si gioca”. Prende le distinte e scappa. Senza fare l’appello e senza rilasciare uno straccio di comunicazione. Scappa, con i giocatori delle due squadre che restano senza parole. “Una cosa mai vista”, il pensiero di tutti. Facciamo un passo indietro: mentre il tizio confabula con il segretario Petracci per capire le ragioni del no, riceve una telefonata. Chiude e diventa irremovibile: non si gioca e basta! Chi c’era dall’altro capo del telefono? C’è qualche burattinaio che muove i fili del calcio fermano? E’ ancora credibile questo nostro ‘sistema calcio’ che ai dirigenti costa fatica e soldi? Ecco, qualcuno spieghi.
a Palmense studia il nuovo girone alla caccia dei playoff. Dopo anni in cui la squadra di Marina Palmense ha disputato il suo campionato nella Seconda categoria girone G, quest’anno si è trovata ad affrontare una nuova avventura. Dopo un avvio non proprio esaltante, la Palmense sta cominciando ad ingranare e trova a ridosso delle prima della classe nel girone H. “Giochiamo partita dopo partita – commenta Giuliano Paradisi, presidente della Palmense – e stiamo studiando un girone che per noi è una novità da scoprire. Non abbiamo iniziato nel migliore dei modi, ma siamo riusciti comunque a riorganizzarci ottenendo anche qualche risultato positivo contro squadre che secondo alcuni addetti ai lavori sono delle potenziali concorrenti per la vittoria del campionato. C’è da dire che grazie all’arrivo di Andrea Bianconi e Giovanni Mancini è stato rinforzato il centrocampo, al momento manca una punta di ruolo ma stiamo ugualmente esprimendo un buon gioco. Torno a ripetere tutto il girone di
andata sarà di studio, perché non conosciamo bene i nostri avversari, anche se commenti positivi mi arrivano da Altidona, Carassai, Casp Calcio, Spinetolese ed anche il Centobuchi che magari non ha iniziato nella maniera migliore. Noi vorremo puntare al quinto posto poi quello che verrà, sarà tutto di guadagnato”. Sono comunque due gli aspetti della Palmense che meritano un commento a parte, da un lato il fatto che la squadra sia composta da giocatori locali, al massimo dei paesi direttamente vicini. Inoltre non va dimenticato il settore giovanile, avviato solo da 4 anni e su cui la società punta molto. “Il futuro del calcio cammina di pari passo con un settore giovanile – conclude Paradisi –. Dovremo attendere ancora un paio d’anni prima di avere nuove leve da poter inserire nella prima squadra, ma si tratta di un progetto valido. Abbiamo già un considerevole numero di ragazzi e non si tratta di un discorso puramente sportivo, ma anche di una sana formazione per i giovani”.
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FERMO ha 45 anni, gioca, allena e va in palestra
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a qualche anno ha iniziato la sua carriera da allenatore, ma quello che soprende di questo personaggio è il fatto che a 45 anni sia ancora lì a calcare i campi di gioco e a fare la differenza in Seconda categoria. Gioca con l’Audace Grottazzolina (Seconda categoria girone G) Piero Giancamilli (foto), qui allena anche i giovanissimi della Scuola Calcio Milan, dopo una lunga carriera da giocatore iniziata all’Ascoli nel settore giovanile e proseguita in Promozione e in tutte le altre categorie dilettantistiche regionali. “Ho tanti stimoli a giocare – spiega – non riesco ancora a fare a meno dello spogliatoio e delle emozioni che si provano prima della partita.” Giancamilli, classe 1964, giochi in Seconda categoria: qual è lo stimolo a scendere ancora in campo tutte le volte? “La passione per il calcio e lo sport in genere e poi mi piace essere attivo e mantenermi in forma. Non mi costa fatica
ad esempio allenarmi anche d’inverno due volte a settimana, poi oltre il calcio vado anche in palestra.” Hai un elisir di giovinezza? “Lo spirito di sacrificio penso, nell’alimentazione e nello stile di vita.” Giocherai ancora a 50 anni? “Chi può dirlo? Non so sinceramente, ho intenzione di smettere prima o poi! Finchè il fisico me lo permette, vado avanti, anche se ho già iniziato la carriera da allenatore. Mi piace stare in mezzo ai ragazzi, provare l’emozione dello spogliatoio, la tensione agonistica prima della partita, cose a cui ancora non riesco a rinunciare.” Qual è l’insegnamento su cui basi il tuo lavoro da allenatore? “Se uno ama questo sport deve praticarlo con determinati presupposti. L’impegno, la serietà e la costanza nell’allenamento, il rispetto per l’allenatore e i compagni sono le basi su cui iniziare la propria attività da calciatore fin da piccoli”.
Quando “cinque amici al bar” fondarono l’Olimpia PSG
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ell’estate 2006 “cinque amici al bar” di Porto San Giorgio, ossia i fratelli Mario e Stefano Ciferri, Nello Giugliano, Guido Calvari, Massimiliano Moretti, Leonardo Perticari, ebbero l’idea di fondare un nuovo sodalizio calcistico sangiorgese e il 14 giugno del 2006 nasce l’Olimpia Porto San Giorgio. Con l’aggiunta di altri dirigenti quali Enrico Arrà, Luca Pelloni, Alessandro Marzetti, Piero Marconi, Massimo Santoni, Giovanni Sermarini, Luciano Boncicchi, Matteo Perticari, Gabriele Basili e Sandro Rutolini, nonchè con l’ingaggio di mister Maurizio Di Clemente, si diede inizio alla prima stagione agonistica della storia granata terminata con la promozione in Seconda categoria. L’Olimpia è così diventata prestissimo un punto di riferimento per i calciatori locali, sia giovani in cerca di affermazione che
meno giovani con voglia di dimostrare ancora il loro valore. Ad oggi, l’Olimpia partecipa per il terzo anno consecutivo (su soli quattro di vita) al campionato di Seconda categoria (girone G). Un gruppo affiatato ed entusiasta, che spera di continuare ad ottenere i soliti ottimi risultati restando in Seconda categoria, non senza sottovalutare la salvaguardia del bilancio e la valorizzazione dei giovani. “I nostri valori sono la capacità di aggregazione, l’amicizia, la grinta, la disciplina e la correttezza, unite ad una sana voglia di risultati e di organizzazione - afferma il presidente, l’avvocato Guido Calvari, che aggiunge - il risultato non ci ossessiona ma non è affatto secondario: ogni squadra che si rispetti gioca per un obiettivo sportivo. Se così non fosse, scenderebbe la voglia di allenarsi e di competere”.
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FERMO
SPECIALE GIO VANI
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Angelo Castronaro: io la vedo così di Enrico Scoppa
Il calcio giovanile del comprensorio fermano non può fare a meno di gettare lo sguardo su Porto Sant’Elpidio, una delle più interessanti realtà del calcio regionale. Quattrocento iscritti al settore giovanile di un club che ha come obiettivo quello di valorizzare il territorio ed i suoi prodotti a partire dai calciatori. Ne parliamo con l’allenatore Angelo Castronaro (foto), bandiera del calcio elpidiense ed ex calciatore professionista (ha indossato le maglie di Bologna, Genoa, Arezzo, Sambenedettese, Civitanovese). Castronaro, da un grande uomo di calcio quale consiglio vuole dare alle giovani generazioni? “Consigli? Molto pochi, soprattutto raccomandazioni di affrontare la carriera di calciatore con la determinazione di chi sa che non sarà facile. Se poi debbo dare un consiglio dico subito che c’è da lavorare molto, prepararsi al meglio e se alle volte il successo non arriva nessuno può essere accusato di avere colpe specifiche”. Il vivaio del Porto Sant’Elpidio è ricchissimo non solo a livello di numeri... “Decisamente sì. Un bellissimo vivaio, tanti tecnici che aiutano a crescere nel migliore dei modi i ragazzi a partire dai piccoli amici, un vivaio che ha come finalità quella di portare avanti i ragazzi da poter utilizzare non solo nella prima squadra, il Porto Sant’Elpidio, attualmente composta da tutti giocatori nostrani ad eccezione di Malloni che al momento mi sembra di poter dire
completamente integrato”. I migliori ragazzi sono già tesserati con club professionistici? “Anche questo è vero. A partire da Pacini che orbita nell’area della prima squadra e della primavera del Siena, ne abbiamo altri che giocano in diverse squadre di serie C e D”. Com’è il livello tecnico del campionato a livello di allievi e giovanissimi regionali? “Sicuramente un tantino sotto quello della passata stagione, come dire che si sta appiattendo verso il basso”. Il Porto Sant’Elpidio con gli allievi e giovanissimi regionali come è sistemato? “Sicuramente bene. Abbiamo due buone squadre che possono ambire a vincere nell’ambito del loro girone poi si vedrà”. In merito alla ventilata riforma dei campionati regionali a partire dai giovanissimi che ne pensa? “Non sono d’accordo che si azzeri tutto e si guardi prima il tutto a livello provinciale, poi le migliori possono ambire a partecipare ad un campionato regionale. Occorre stare molto attenti nella prima fase, quando i campionati partono. Se proprio in questa fase mettiamo insieme squadre che hanno avuto un passato a livello regionale quando andranno ad incontrare quelle che non hanno nessuna esperienza si finisce per rendere inutile la prima fase”. Favorevole allora ad una riduzione della squadre che partecipano al campionato regionale dando maggiore
spazio a quello provinciale? “Sicuramente sì. Le categorie esistono per questo. Sono dell’avviso che quello che è stato fatto qualche stagione fa di ridurre
l’organico era la strada da percorrere, allargare l’organico potrebbe essere un fatto politico importante ma non si sicuro per migliorare la qualità”.
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FLASH NEWS
claudio pierantozzi tra passato e presente
La carriera, Nedo Sonetti, l’Arquata “Il Presidente Mongardini? Sta facendo cose importantissime per la società e il paese” di Roberto Cruciani
Una carriera lunga, ricca di soddisfazioni, svolta quasi interamente nel mondo professionistico, frequentato per oltre quindici stagioni. Molte le piazze importanti nelle quali ha giocato e dove ha lasciato un ottimo ricordo: Alessandria, Maceratese, Avezzano, Fasano, Viterbese, Olbia, Marsala, Casarano, Trapani tra C1 e C2; Monturanese, Corigliano, Aprilia, Montegiorgio, Vis Pesaro, Formia, Pagliare, Centobuchi e attualmente l’Arquata tra i dilettanti. Niente male la carriera di Claudio Pierantozzi, 36 anni da Pagliare del Tronto, giocatore che ha legato a doppio filo il suo nome a quello dell’Ascoli: società nella quale è cresciuto e con la quale ha vissuto tre splendide stagioni, conquistando anche la promozione in serie B. Pierantozzi, qual è il tuo legame con i colori bianconeri? “E’ un legame ottimo. Ad Ascoli ho avuto l’opportunità di crescere e maturare: una società e un ambiente che ti danno tanto e ti fanno sentire importanti. Esordire in serie B con la squadra dove sei cresciuto è una emozione unica”. Dopo Ascoli oltre dieci anni in giro per l’Italia. Che esperienza sportiva e umana è stata? “Sono esperienze che ti danno tanto, da un punto di vista sportivo e non solo. Ho disputato campionati in piazze importanti e molto calde che ti fanno diventare uomo molto presto. Stare lontano da casa e cavarsela da solo in ambienti caldi e passionali come quelli del sud non è facile. Da un punto vista comportamentale sono state scuole di vita importantissime che mi hanno però permesso di lasciare un ottimo ricordo in ogni città dove ho avuto l’opportunità di giocare”. Qual è l’allenatore con cui hai avuto un rapporto speciale? “Devo essere sincero: ho avuto un rapporto splendido con tutti e non sono mai avuto discussioni particolari con nessuno dei tecnici che ho incontrato sulla mia strada. Tutti mi hanno lasciato insegnamenti importanti anche se un rapporto speciale c’è con Nedo Sonetti, ai tempi dell’Ascoli: ha fatto in modo che io
diventassi un calciatore e a lui devo molto”. Hai iniziato ad allenare a Pagliare. Come cambia il calcio quando ci si trova a fare delle scelte? “Avevo accettato la proposta di tornare a Pagliare, il mio paese, in Seconda categoria per giocare. Una scelta di vita; dopo qualche mese le condizioni sono cambiate e ho preso in mano la guida tecnica della squadra: abbiamo vinto il campionato e l’anno successivo abbiamo disputato i playoff di Prima categoria. Il doppio ruolo di allenatore-giocatore è molto difficile: non si riesce a fare entrambe le cose insieme. Senza dubbio il ruolo di allenatore ti impegna di più: quando sei giocatore pensi solo alla gara e sfoghi la tensione in campo ma quando hai la responsabilità di guidare la squadra tutto è più complicato. Poi sono sempre gli allenatori i primi a pagare quando ci sono delle difficoltà”. Infine l’esperienza ad Arquata. Come ti trovi in questa ambiziosa società? “Già l’anno scorso ero ad Arquata, società ambiziosa e molto ben organizzata. Abbiamo vinto alla grande la Seconda categoria e l’obiettivo è quello di essere protagonisti anche in questa stagione. Senza dubbio il presidente Marco Mongardini sta facendo cose importantissime per questa società e per il paese tutto; basta ricordare il progetto di Arquatello: un centro sportivo assolutamente all’avanguardia. Molti parlano male di lui ma io non posso che spendere parole importanti per Mongardini: è una persona umanamente generosissima, sempre disponibile e assolutamente aperta agli altri; un grandissimo uomo e un grande presidente. Qui ad Arquata ci sono inoltre dirigenti competenti che sanno di calcio: Walter Di Matteo, Sandro Onesi, Luigi Fiori ma anche gli altri componenti della società ci sono sempre vicini. Tra l’altro questa stagione mi hanno affidato il compito di allenare giovanissimi: un compito che mi entusiasma e che mi rende ancora di più parte integrante del progetto Arquata”.
Dopo sei partite, appena una vittoria, troppo poco. La dirigenza si è riunita e ha deciso per l’esonero: Alfonso Paoletti non è più il tecnico della Vis Stella (Prima categoria girone D). “Ci dispiace, Paoletti è una brava persona e un allenatore preparato ma il suo score non è stato positivo e nel calcio purtroppo questo si paga, non è tutta colpa sua, speriamo che questo gesto serva per scuotere la squadra”. Parole del ds Giovanni Cardinali. Il nuovo allenatore è Marco Tassi, l’anno scorso all’Arquata.
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ASCOLI
Ripatransone United stellare Squadra costruita per vincere. Obiettivo: disputare campionati regionali importanti
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Il giovane e ambizioso presidente Mario Pulcini
’ una matricola, ma anche una macchina da guerra che vince, segna e distrugge gli avversari. Lo score del Ripatransone United di mister Massimiliano Corsi, militante nel girone N di Terza categoria, è impressionante e di questo passo il salto di categoria avverrà prima del previsto. Il presidente Mario Pulcini, 29 anni, ha le idee chiare: costruire un gruppo unito, inserire anno dopo anno qualche pedina importante e arrivare (perchè no?) in Promozione. “Siamo nati due anni fa, prima con lo spirito del calcio a 5 e solo quest’anno abbiamo deciso di partecipare al campionato provinciale di Terza categoria - sottolinea il massimo dirigente - in questa stagione vogliamo fare bene, ci teniamo a fare un bel gruppo, arrivare in qualche categoria importante e dare vita al settore giovanile”. Le risorse ci sono, i giocatori di qualità pure. Qualche nome: Francesco Lucidi, ex Cuprense, Paolo Rossi (ex Petritoli), Roberto Listrani. La squadra, che gioca sul sintetico ‘Ciarrochi’ di Porto d’Ascoli, fa sognare i suoi tifosi.
Sentina, basta Coppa Scarpantoni: “Non parteciperemo più a questa competizione” “La mia squadra non parteciperà più alla Coppa Marche. Non è ammissibile giocare in orari pomeridiani e in giorni lavorativi”. Luigi Scarpantoni (foto), vicepresidente della Sentina, è una furia: la sua squadra, nell’ultimo turno di Coppa contro l’Appignanese, è scesa in campo in undici contati e...senza portiere. Proprio così. Il titolare Davide Caponi non ha potuto disimpegnarsi dal lavoro e in porta è andato prima il centrocampista Antonino Laversa e poi uno della formazione Amatori, Carosi. Per la cronaca, la Sentina ha perso 3-2, ma a Scarpantoni interessa il metodo (sballato) della competizione: “Io mi chiedo a cosa pensano i vertici del calcio quando si fanno questi tabelloni - tuona - comunque per quanto mi riguarda la Sentina con la Coppa ha chiuso”.
Nel ricordo di mister Vagnoni Pelliccioni (vicepresidente L.S.A. Vagnoni 2006): puntiamo ai playoff
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ieci anni di vita per la società L.S.A. Vagnoni 2006, dapprima negli amatori, successivamente in Terza categoria, dove si trova adesso. Ha cambiato nome tre anni fa dopo la scomparsa nel campo di gioco, dell’allenatore Vagnoni, che a corto di cambi entrò a dar manforte alla squadra grazie alla sua buona volontà e al suo amore per il calcio che però non gli diedero scampo. Ecco allora che nasce nel 2006 la L.S.A. Vagnoni, una squadra giovane, carica e che ambisce al salto di categoria: “Puntiamo ad arrivare ai playoff, abbiamo costruito una squadra con la speranza di riuscire in questa impresa – commenta con noi il vicepresidente della società Franco Pelliccioni (foto) – certamente il nostro obiettivo è salire o quantomeno arrivare fra le prime per giocarsi la promozione.” L’avventura quindi per questa stagione è iniziata fra tante concorrenti alle zone di alta classifica: “Si, credo che sopratutto il Porta Romana e l’Appignano siano le più attrezzate per il salto, hanno allestito
quantomeno squadre per vincere. Noi abbiamo un gruppo mediamente giovane, con qualche innesto esperto, penso che finora abbiamo dimostrato di essere una squadra molto equilibrata, quello che ci manca è un po’ di amalgama nel gruppo, una volta raggiunto, penso che potremo trovare continuità.”
VirtusMonticelli,addio record. Dopo due anni vince la prima partita
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icordate il singolare record della squadra Virtus Monticelli (Terza categoria girone P) che in due anni aveva collezionato solo sconfitte? “Tanto non smettiamo finchè non ci togliamo la soddisfazione di vincere almeno una partita”, era stato il commento del vicepresidente Stefano Fioravanti. Ebbene, quel record che faceva simpatia
è andato in frantumi: la Virtus Monticelli ha vinto la sua prima partita della storia, 5-1 alla Vigor Folignano. In due anni questi ragazzi avranno pure raccolto pochissimi punti (solo pareggi) ma hanno creato un gruppo unito e compatto che si autofinanzia per pagare il campo sportivo. Uno schiaffo morale a chi spende e spande.
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SPECIALE SAN PIO X CALCIO la squadra del vicepresidente straccia gioca... divertendosi
Casp Calcio, gol e goliardia
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o spirito di gruppo, la voglia di scherzare, di aiutarsi in mezzo al campo per raggiungere un risultato, è questa la mentalità che contraddistingue la Casp Calcio. La stagione della Casp Calcio impegnata nel campionato di Seconda categoria (girone H), sembra offrire ottime prospettive alla squadra di Spinetoli, che mira a raggiungere traguardi sportivi che sicuramente inorgogliscono i dirigenti, i tifosi, ma che prima di tutto vive un clima di amicizia che non si limita solamente alla partita, ma che riflette la voglia di essere un gruppo dentro e fuori dal campo.
“Siamo partiti abbastanza bene – spiega Gianluca Straccia (foto), vice presidente –. Peccato che in occasione di uno scontro diretto non abbiamo potuto contare su Di Girolami infortunato e Baldassarri fuori per squalifica che ha limitato un po’ la nostra manovra. Per il momento la squadra sta andando bene, inoltre possiamo ufficializzare l’arrivo di Gino Clementi, giocatore molto conosciuto nella zona che porterà un contributo importante alla nostra causa”.
Non è in discussione il fatto che la Casp Calcio possieda i mezzi per giocarsi il campionato, ma questo è solo un lato di quella medaglia che compone la squadra. Infatti, dietro alla Casp Calcio, c’è un gruppo di amici affiatati, che scherza, gioca e si spalleggia in campo e nella vita di tutti giorni. Per rendersi conto di questo clima, basterebbe assistere negli spogliatoi al dopo allenamento, quando succede di tutto. Ragazzi che improvvisano scenette fanno la caricatura e famose pubblicità, oppure come accaduto l’anno scorso con un singolare concorso dedicato agli slip più divertenti. A turno i componenti della squadra, hanno messo in mostra slip colorati e molto insoliti: dedicati ad animali, con scritte particolari e chi più ne ha più ne metta. “L’idea del concorso – conclude Straccia – è stata di Pepe Gervais è lui che ogni anno inventa qualcosa e devo dire che questi giochi aiutano a creare quello spirito di gruppo che serve ad una squadra. A fine stagione c’è poi un premio per il vincitore. Quest’anno ancora non è successo nulla, ma qualcosa verrà fuori ne sono sicuro”.
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ASCOLI
Appignano, giovani e vincenti Albertini: “Questo è un ambiente fantastico e ne ho avuto riprova durante il mercato estivo quando alcuni nostri giocatori hanno rifiutato categorie superiori” di Terza categoria (girone P) e, in quest’avvio di stagione, sembra che le prospettive siano tutte favorevoli alla società di Appignano del Tronto. La squadra è nata nel 2006 da un gruppo di amici che, stanchi di aggregarsi a questa o quella società per giocare un po’ a calcio, hanno deciso di creare un gruppo composto esclusivamente da ragazzi di Appignano.
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na società di giovani per i giovani, dal presidente giocatore appena 26 anni al baby bomber di 19 anni. E’ questa la caratteristica più rappresentativa dell’Appignano Calcio che punta senza mezzi termini alla vittoria del campionato
VANI SPECIALE GIO
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“L’idea che ci ha spinto a creare questa società – racconta il presidente Alessandro Albertini (foto) – è stata quella di valorizzare e consentire ai ragazzi del paese di poter giocare con tranquillità, senza necessariamente migrare in altre squadre del circondario. Un gruppo di amici prima di tutto, infatti, gli stessi dirigenti sono anche giocatori proprio come me e il segretario, inoltre abbiamo una media di età in campo che si aggira sui 23-24 anni”. Sicuramente è questa la caratteristica principale di questo gruppo:
una squadra di amici che gioca per divertirsi, un gruppo unito pronto a darsi sostegno in campo e fuori dal campo e sono proprio questi elementi che fino a questo momento stanno facendo la differenza. Siamo, infatti, all’inizio della stagione ma l’Appignano Calcio sta dimostrando di essere un gruppo molto ben organizzato che sta macinando risultati. “Abbiamo avuto un avvio di stagione promettente – conclude il presidente Albertini – al momento siamo primi in classifica e abbiamo già superato positivamente uno scontro diretto. Quest’anno abbiamo la possibilità di puntare al campionato e siamo pronti a giocarci le nostre carte. La forza di questa squadra sta nel gruppo, siamo molti uniti, abbiano molta freschezza allo spirito di sacrificio e fino a questo momento stiamo andando bene. Il clima che si respira nello spogliatoio è incredibile, ne ho avuto riprova durante il mercato estivo, quando un paio di giocatori contattati da società di categoria superiore e con rimborsi più alti, hanno preferito restare con noi perché qui si divertivano”.
L’obiettivo del Real Centobuchi è chiaro: creare il settore giovanile
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na realtà piccola nelle dimensioni ma grande nelle ambizioni, con tanta voglia di guardare al futuro con l’intenzione di creare un progetto rivolto all’attività giovanile. Gli obiettivi sembrano proprio questi in casa Real Centobuchi: creare un gruppo di atleti che possa risultare stabile in prima squadra partendo proprio dall’attività di base. Il presidente Valentino Frates ci crede e parla apertamente di una volontà ferrea da parte dello staff della sua società di gettare le basi per un progetto che vada proprio in questa direzione. La squadra, seconda realtà calcistica del centro piceno dopo la squadre del presidente Amedeo Pelliccioni (stabilmente in serie D da alcune stagioni), affronta per il momento il torneo di Seconda categoria (girone H) con l’obiettivo di consolidarsi come una delle realtà più interessanti e intraprendenti della media vallata del Tronto.
“Se un ragazzo è bravo può giocare sempre e in qualsiasi ruolo”. Parola di Giuliani
l calcio giovanile fa spesso parlare per una infinità di motivi soprattutto quando si incontrano personaggi che fanno della modestia e della bravura l’arma vincente. E’ il caso di Massimo Giuliani (foto), allenatore della formazione juniores dell’Atletico Piceno il quale la passata stagione ha portato la squadra a vincere nel girone D e disputare i play-off per la conquista del titolo regionale vinto poi dal Fossombrone. Mister Giuliani perchè tanto amore per il calcio giovanile ? “Perchè allenare un giovane e soprattutto farlo crescere al meglio ti riempie di gioia. E’ una soddisfazione immensa che bisogna provare per credere”. Lei la passata stagione ha vinto nel girone D, ha disputato un eccellente poule finale,
che è rimasto dentro di lei? “La soddisfazione di aver creato un gruppo di ragazzi bravi sia calcisticamente che sotto altri aspetti che sono sicuramente più importanti del calcio fine a se stesso”. Come si sono sistemati dopo aver dato dimostrazione di quanto valgono? “Alcuni di loro sono stati inseriti nella nostra prima squadra che disputa il campionato regionale di Promozione con successo, altri sono finiti in team che disputano i campionati nazionali e lo stanno facendo con grande impegno e determinazione. Sono apprezzati non solo per le qualità tecniche
ma anche umane”. Per un allenatore che lavora con i giovani ogni anno c’è da ricominciare? “E’ bello anche questo. Nuovi ragazzi, nuovi stimoli, nuove sfide da vincere. Questo è il bello del lavoro nel settore giovanile”. Con la sua squadra juniores è ripartito da zero dopo la bella stagione scorsa? “Qualcuno è restato ma il grosso del gruppo è completamente nuovo. Stiamo lavorando bene, la squadra sta crescendo, c’è tempo per risalire la classifica anch’essa importante anche se non fondamentale”.
Sappiamo che mister Giuliani deve dire qualche cosa in merito all’utilizzo degli under? “Vorrei tanto che il nostro lavoro non venga visto solo per preparare under che vengono troppo spesso sottoutilizzati in ruoli mai di responsabilità: se un ragazzo è bravo può giocare sempre e in qualsiasi ruolo. Ci sono prove inconfutabili”. Ci dica il nome di un suo giovane sul quale puntare... “Ce ne sono diversi, bravi e destinati a crescere anche se al momento dico David Silvestri, una punta di qualità che merita grande attenzione. Non per altro studia ingegneria”. (Enrico Scoppa)
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Lettere & Rubriche Mental trainer di Roland Del Vecchio
Le mosse vincenti dei campioni: visualizzazione dell’obiettivo raggiunto Oltre la capacità di condizionare la propria fisiologia e quella di organizzare un dialogo interiore positivo, i campioni si distinguono dagli altri per come organizzano i contenuti delle loro visualizzazioni.Visualizzare significa guardare con l’occhio della mente. Tutti possiamo farlo…e inevitabilmente lo facciamo quando, ad esempio, ci viene chiesto di ricordare il colore di un oggetto che conosciamo. Comunque, ciò che è interessante della visualizzazione è che ci permette di vedere anche quello che ancora non c’è… consentendoci di organizzare al meglio il nostro comportamento al fine di realizzarlo. Pensate agli architetti: possono visualizzare interi quartieri su terreni in cui sopra non c’è ancora niente. Ed è proprio questo tipo di visualizzazione quella che ci interessa nel calcio: quella rivolta a risultati futuri. Esser consapevoli di poter visualizzare è importante, ma lo è ancor di più organizzarne il contenuto con immagini allettanti.Visualizzare una situazione di pericolo, infatti, anche quando il pericolo non c’è, ci può bloccare; oppure può spingerci ad andare dalla parte opposta. Ma se nei contenuti di ciò che visualizziamo introduciamo qualcosa di allettante, ne verremo fortemente attratti e questo concorrerà positivamente a programmare il nostro comportamento per farcelo ottenere. Quello che succede nella testa dei campioni è proprio questo: rappresentano vividamente immagini in cui hanno già ottenuto ciò che vogliono, così, di riflesso, si ritrovano con la giusta coordinazione e motivazione per ottenerlo. Nel breve tempo di un cross dal fondo, i campioni, si vedono staccare più in alto di tutti e insaccare con un’ energico colpo di testa. Qualcun altro, nella stessa situazione potrebbe vedersi con i guantoni del portiere premuti sul volto e di riflesso produrre un irrigidimento muscolare su tutto il corpo. Certo! Nessuno può prevedere il futuro esattamente come si presenterà e proprio per questo possiamo scegliere di visualizzarlo in anticipo, rendendolo favorevole ai nostri obiettivi. Nel dubbio su come gli eventi potranno manifestarsi conviene sempre scegliere di visualizzare il risultato a noi più favorevole…proprio come già fanno i campioni.
Roland Del Vecchio ha maturato una considerevole esperienza in strategie di comunicazione, oltre che attraverso anni di appassionato studio, applicando le tecniche di Pnl più innovative direttamente nei suoi corsi d’insegnamento. Considera la crescita personale e l’equilibrio interiore la sua passione più grande; argomenti ai quali dedica tempo e studi approfonditi.
Medico di Flavio
Zura
Mi hanno diagnosticato una pubalgia può spiegarmi bene in cosa consiste? Giuseppe di Ascoli Piceno La pubalgia è una sindrome dolorosa localizzata nella zona pubica, che a volte si irradia parte antero-mediale della coscia (interno coscia). In ambito sportivo, la pubalgia è spesso riconducibile ad un sovraccarico, vale a dire a microtraumi ripetuti. Tra i fattori che possono predisporre l’insorgenza della patologia sono da ricordare le alterazioni del rachide (iperlordosi), del bacino e dismetria degli arti inferiori, ma anche disequilibrio di forze tra i muscoli della coscia e gli addominali, attività su fondi poco idonei e calzature inadeguate. Volendo fare una distinzione in ambito medico le pubalgia può essere identificata in: pubalgia microtaumatica a carico della sinfisi pubica, pubalgia infiammatoria a carico dei tendini dei muscoli che si inseriscono sull’osso pubico, pubalgia da lesioni del canale inguinale o degli organi pelvici sindrome del nervo perforante del retto addominale, sindrome retto-adduttoria, sindrome sinfisiaria. Nelle sue fasi iniziali le pubalgia si manifesta con dolore soprattutto al mattino appena svegli e all’inizio dell’allenamento per poi scomparire dopo il riscaldamento. In questo momento, per evitare che la pubalgia cronicizzi, è necessario intervenire con eventuale trattamento farmacologico antinfiammatorio e con riposo per alcune settimane. Se non intercettata precocemente aumentano i fastidi e sono necessari lunghi periodi di stop agonistico, in pratica diventa difficile trattarla. Oltre che i calciatori nel mondo dello sport la pubalgia può colpire giocatori di hockey (ghiaccio e prato), giocatori di pallacanestro, pallanuotisti, tennisti e schermitori.
Flavio Zura Medico chirurgo ortopedico Ospedale di Fermo, con esperienze come medico sociale di alcune società professionistiche militanti in campionati nazionali.
Preparatore atletico di Roberto
Tarullo
Con la pubalgia come posso continuare ad allenarmi? Mirko R. di Macerata La pubalgia è una patologia dolorosa, che impedisce di allenarsi in modo specifico, devi quindi attendere che il dolore svanisca. In altre parole in fase acuta solo riposo ed eventuali terapie suggerite dal medico. Come suggerimento per ridurre il dolore crioterapia, e dormire con un cuscino tra le gambe, inoltre, evitare anche di fare movimenti bruschi e sollevare pesi. Superata la fase acuta, quando il dolore si è ridotto, si dovrà ridare elasticità ai muscoli, soprattutto quelli che si inseriscono sull’osso pubico e ristabilire il corretto equilibrio di forza tra adduttori e abduttori, flessori e estensori della coscia, addominali e paravertebrali. A monte del riequilibrio muscolare dovrebbero essere fatte delle valutazioni ad hoc attraverso test contro resistenza o meglio test con macchinari isocinetici. Nel periodo post acuto sono indicati esercizi di stretching (metodo dinamico progressivo e metodo dell’inibizione autogena) per gli adduttori e per la catena cinetica posteriore, esercizi di propriocettività monopodalica e bipodalica, esercizi di riequilibrio muscolare attraverso il Pilates, esercizi di potenziamento di tutta la fascia addominale con contrazioni isometriche, isotoniche e auxotoniche. Successivamente potranno essere eseguiti esercizi aerobici con la cyclette e la corsa, che però nelle fasi iniziali deve essere rettilinea su fondo pianeggiante (da evitare corsa in discesa). Infine gradualmente si potranno eseguire cambi di ritmo e di direzione e gesti specifici.
I ripescaggi nei campionati dilettantistici Giammario Scalella Avvocato
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acendo seguito alla rubrica “Fallimento, non ammissione al campionato” e in relazione all’art. 52 N.O.I.F. prendiamo in esame le categorie dilettantistiche, dopo aver preso in considerazione la situazione relativa al mondo professionistico. A differenza di quanto avviene in Serie A, B, Prima e Seconda Divisione, nei dilettanti la nuova società affiliata subentra nella stessa categoria della società fallita o non ammessa al campionato. La società subentrante è tenuta ad accollarsi tutti i debiti cosiddetti federali accollati dalla società fallita, nonché deve essere in possesso di
risorse finanziarie sufficienti a far fronte a qualsiasi onere di natura economica relativo al campionato di competenza: tutto questo deve essere valutato preventivamente da organi predisposti a questo compito dalla F.I.G.C. La nuova società affiliata, inoltre, deve essere rappresentativa della città della società fallita o esclusa. Per concludere, nell’ipotesi prospettiva, vi è pertanto una continuità tra la ex società e la nuova: il caso esemplare è quello della Sambenedettese calcio del presidente Sergio Spina che ha rilevato la vecchia Sambenedettese dei fratelli Tormenti.
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Roberto Tarullo è laureato in Scienze Motorie, ha insegnato Tecnica generale dell’educazione fisica, Tirocinio didattico e Ginnastica educativa all’ISEF di Perugia ed Educazione motoria al corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria all’Università di Macerata. Preparatore atletico professionista e collaboratore tecnico e scientifico di importanti riviste specializzate e case editrici.
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MARCHE IN GOL supplemento mensile della testata on line www.quelliche.net Direttore responsabile: Gianluca Giandomenico Coordinamento redazionale: Alberto Cruciani Redazione: Roberto Cruciani, Laura Cutini, Alessio Carassai Hanno collaborato: Fabio Paci, Daniele Perticari, Gabriele Sbattella, Enrico Scoppa, Marco Spadola Amministrazione: Lucia Marziali Foto: FotoAgenzia Quelliche.net Progetto grafico: Simone Ermini Copertina: Massi Ricci Marketing e pubblicità: Antonio Di Luca Sidozzi (responsabile) Sandro Cecchi, Stefano Tiburzi STAMPA: Rotopress – Loreto (An) Stampato e distribuito in 20.000 copie (chiuso in redazione il 27 ottobre 2009)
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L’appuntamento
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ASCOLI PICENO
PESARO - CAFFE’ DUCALE PIAZZA DEL POPOLO, 23 - CHOCO BAR PIAZZALE 1° MAGGIO - HARNOLD’S PIAZZALE LAZZARINI,33 - CIRCOLO MENGARONI VIA BERTOZZINI - LA BOA VIALE TRIESTE, 177 - GREEN ZONE VIALE TRIESTE - DALLA CIRA (BAR BASKET GIOVANE) VIALE TRIESTE - SIMO’S VIALE TRIESTE, 63 - BAR MIRALFIORE C.C. MIRALFIORE - CIRCOLO AMICI DELLA VIS VIA CAMPO SPORTIVO - BAR AFRICA VIA CIRO MENOTTI, 67 - ZEN CAFE’ VIA BERNA, 4 - BAR STOP VIA GAGARIN, 26 FANO - RISTORANTE ALLA FERMATA 615 VIA CAVALLOTTI, 45 - BAR PASTICCERIA NOLFI VIA NOLFI, 58 - RIST. PORTONOVO VIALE ADRIATICO, 1 - EDICOLA -TABACCHI C.C. AUCHAN - RE CAFFE’ VIA GRAMSCI, 46 - RIST. LA VECCHIA FANO VIA VECCHIA, 8 FERMIGNANO - BAR DARK SIDE VIA MARTIRI DELLA LIBERTA’, 10/12 FOSSOMBRONE - AREA SERV. SASSO NORD S.S FANO GROSSETO URBINO - PALESTRA TORTORINA VIA DELL’ANNUNZIATA - SUPERMERCATO A&O VIA NAZIONALE BOCCA TRABARIA, 164 - MAXI CONAD MONTEFELTRO VIA SALVEMINI, 6 - PIZZERIA MISTYC PIZZA VIA GUIDO DA MONTEFELTRO - SALA GIOCHI BIG BEN CORSO GARIBALDI, 29
ANCONA - CAFFE’ MIRUM C.C. MIRUM - STADIO BAR VIALE DELLA VITTORIA, 42bis - BAR SAN MARTINO VIA SAN MARTINO, 21 - MULTIPLEX ANCONA VIA G.FILONZI, 4 - BAR PIAZZETTA C.C. AUCHAN - BAR CO.BAR C.C. CARREFOUR - BAR MARINELLI C.C. CARGOPIER - METRO PIZZA VIA PESARO, 3 - SMALL PIZZA STRADA VECCHIA DEL PINOCCHIO, 26 - KONA KAFE’ PIAZZA DEL PAPA, 59/60 - CENTRO EXTASY VIA SCATAGLINI, 12 – ZONA AUCHAN SENIGALLIA - BAR GALLERY C.C. SALINE - CAFFE’ ITALIA VIA O. MANNI, 2 - BISTRO’ VIA PODESTI, 232 - ALI BABAR C.C. IL MOLINO - CRISTAL BAR STRADA DELLA BRUCIATA FALCONARA - IL BARETTO DELLA ROCCA VIA CLEMENTINA, 1/A - PIZZERIA DELL’ANGOLETTO VIA VERDI, 8 CHIARAVALLE - DISTRIBUTORE AGIP VIA CHE GUEVARA CASTELFERRETTI - RISTORAZIONE DISTR. METANO STR. PROV.LE CASTELFERRETTI, 2 OSIMO - CAFFE’ DEL CORSO PIAZZA GALLO, 2 - PASTICCERIA DOLCE PANETTERIA C.C. LE FORNACI JESI - PIZZERIA DA FRANCY CORSO MATTEOTTI, 97 - DISTRIBUTORE METANO VIA MARCONI, 166 - PIZZERIA SPIZZA CENTRO COMMERICALE LA FORNACE - PIZZA & CO GALLERIA DELLA SIMA, 15 - CAFFE’ IMPERIALE ARCO DEL MAGISTRATO, 1 - PIZZERIA EASY C.C. IPERSIMPLY FABRIANO - GELATERIA AMADEUS C.C. IL GENTILE - TABACCHERIA TABAKREGAL P.LE MATTEOTTI, 18
MACERATA - BAR PIZZERIA SARNI C.C. VALDICHIENTI PIEDIRIPA - FOTO CMR VIA TRENTO 7/a - STAZIONE DI SERVIZO API VIA MATTEI - DISTRIBUTORE METANO LOC. PIEVE,10 - TABACCHERIA RANCIARO CORSO CAVOUR, 149 - RICEVITORIA LA FONTE DEI MILIONI CORSO DELLA REPUBBLICA, 17 - BAR CAMPO SPORTIVO VIA MARTIRI DELLA LIBERTA’, 5 - EDICOLA UTILE E FUTILE VIA PREZZOLINI, 11 - PASTICCERIA FILONI 1960 VIA ANNIBALI - PIEDIRIPA - PIZZERIA WHY VIA VELLUTI - PIEDIRIPA TOLENTINO - PALESTRA MEETING ACTION VIA PROIETTI, 27 - CIRCOLO CREMISI CENTRO SPORTIVO CIOMMEI - EDICOLA RISTORANCIA CENTRO COMMERIALE LA RANCIA SAN SEVERINO MARCHE - PALANCA VIAGGI VIALE EUSTACHIO, 78 - BAR DELLA RUZZOLA VIA DELLA RESISTENZA, 31 CIVITANOVA MARCHE - BAR 191 CORSO UMBERTO I°, 191 - STAZIONE DI SERVIZIO DIOMEDI CORSO GARIBALDI, 263 - SUPERMERCATO SMA VIA ZAVATTI, 6 - BAR ZEBRA VIA MAZZINI, 51 - BAR BARAONDA VIALE MATTEOTTI, 52 - BAR LE PETITE CAFE’ VIA BENGASI, 5 - OTTICA TORTELLI VIA COLOMBO, 42 - SUPERMERCATO SISA VIA MARCHE, 2/a - PIZZERIA DELLA STAZIONE PIAZZALE ROSSELLI, 1/3 - BAR DEL CORSO CORSO UMBERTO I°, 118 PORTO RECANATI - PIZZERIA IL CAVALLINO BIANCO VIALE EUROPA, 38 - PLANET ELECTRONIC CORSO MATTEOTTI, 60 RECANATI - DISTRIBUTORE AGIP C.DA SAN FRANCESCO - CAFFE’ TIFFANY VIA CECCARONI, 1 - DISTRIBUTORE METANO STRADA REGINA KM. 14 RECANATI - SUPERMERCATO GS CAMERINO - PALESTRA ALBERTO SPORTING CENTER CINGOLI - SUPERMERCATO MAXI SIDIS MORROVALLE - PASTICCERIA F.LLI SALVUCCI
FERMO - EDICOLA CAMILLI D.M.G. VIA NENNI, 36 C/D – LIDO SAN TOMMASO - SUPERMERCATO SISA VIA UGO LA MALFA – LIDO SANTOMMASO - STAZIONE DI SERVIZIO MAY DAY VIA PROSPERI, 36/38 – CAMPIGLIONE - BAR CLARIDGE VIA XXV APRILE, 116 - STAZIONE DI SERVIZIO AGIP VIA S. D’ACQUISTO - PIZZERIA GUSTO VIA TIROASEGNO, 5 - BAR CASTIGLIONESE VIA G. LETI, 113 - SPORTING BAR VIALE TRENTO, 190 - EDICOLA MORETTI PIAZZA DEL POPOLO,35 PORTO SANT’ELPIDIO - FOTO G.M. C.C. CITYPER - STAZIONE SERVIZIO API S.S. 16 – KM. 347+190 - CAFFE’ LA TORRE PIAZZALE VIRGILIO, 9 - CAFFE’ LA DOLCE VITA VIA DON MINZONI, 1 - CHALET-PIZZERIA MOYTO LUNGOMARE FALERIENSE - TRADE SHOES VIA FALERIA, 138 - STAZIONE DI SERVIZIO AGIP VIA MAZZINI, 368a PORTO SAN GIORGIO - GASTRONOMIA ANTICHI SAPORI VIALE DEI PINI, 223 - STAZ. DI SERVIZIO API – EMMEPI B.GO A. COSTA, 56 - PUNTO SMA SPENDI BENE 48 VIA PETRARCA - CAFFE’ MORETTO VIA UGO FOSCOLO, 11 - CAFFE’ MAZZINI VIA MAZZINI, 62 - GELATERIA DOLCE CAPRICCIO VIALE CAVALLOTTI - PIZZERIA – RISTORANTE STERN VIA SACCONI, 29 - PIZZA & CO C.C. OASI - SUPERMERCATO TIGRE VIA VANVITELLI (S.S.16) - BAR VITTORIA VIA ANDREA COSTA, 329 PIANE DI MONTEGIORGIO - BAR SOBE VIA FALERIENSE EST PIANE DI RAPAGNANO - BAR FUNARI C.DA TENNA, 1 MONTEGRANARO - SUPERMERCATO GS VIA FERMANA NORD MONTE VIDON COMBATTE - STAZIONE DI SERVIZIO D’AMICO AMANDOLA - GRAN CAFFE’ BELLI PIAZZA RISORGIMENTO, 13
ASCOLI PICENO - ROSA DEI VENTI VIALE BENEDETTO CROCE, 4 - CAFFETTERIA DEI SOGNI VIALE INDIPENDENZA, 14 - BAR DELLA STAZIONE PIAZ.LE DELLA STAZIONE - BAR EUROPA VIALE MATTEOTTI, 2 - LA BOTTEGA PIAZZA DELLA VIOLA, 17 - MICHAEL BAR CORSO MAZZINI, 225 - TABACCHERIA GIORGI V. LUNGO TRONTO, 21/23 - TIGER BAR
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S.S. SALARIA - MONTICELLI
CASTEL DI LAMA - BAR C.C. CITTA’ DELLE STELLE SPINETOLI - BIM BUM BAR VIA OTTO MARZO – Z.I. S. BENEDETTO DEL TRONTO - AGIP CAFE’ CORSO MAZZINI, 273 - BLU BAR CORSO MAZZINI, 173 - CAFFE’ BLU EXPRESS VIALE GRAMSCI, 49 - CAFFE’ BRACCETTI VIA MONTEBELLO, 87 - CAFFE’ DELLO SPORT VIALE MORETTI, 3 - GRAN CAFFE’ SCIARRA VIAL MORETTI, 31 - CAFFE’ MAZZINI CORSO MAZZINI, 3 - CAFFE’ AIGLE CORSO MAZZINI, 13 - ROXY BAR VIA PIAVE, 88 - CAFFE’ DELLE ROSE C.C. PORTOGRANDE - DISTR. METANO VIA STR. DELLE MACCHIE - STAZIONE DI SERVIZIO TOTAL VIA PIAVE, 66 GROTTAMMARE - BAR STAZIONE PIAZZA STAZIONE, 2 - DRINK BAR VIA MONTEGRAPPA, 35 - TABACCHERIA PIAZZA PERICLE FAZZINI - PIZZERIA CONCETTI VIA G. MARCONI, 8 - BAR MILLENNIUM VIA BALESTRA, 1 CUPRAMARITTIMA - DISTRIBUTORE METANO VIA SANTI, 55 (S.S. 16) COMUNANZA - BAR FLORY VIA DANTE, 69
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Gabriele “Uomo Gatto” Sbattella
Irene Vella: “Se metto al mondo un figlio lo faccio alle 5:42” Dopo due ospiti maschili, è arrivato il momento di un ospite femminile. E l’ospite femminile di questo mese è Irene Vella, moglie di Luigi Pagana, allenatore della F&G Porto San Giorgio calcio a 5. Irene, persona di una simpatia travolgente, è nata a Massa Marittima (GR). Qualche anno fa, è stata protagonista di una straordinaria quanto toccante vicenda umana. La donazione a suo marito Luigi di un suo rene. “In Italia – spiega Irene - questo tipo di interventi è, a dir poco, fantascienza, mentre oltreoceano è quasi di routine. E’ cominciato tutto qualche anno fa. A Luigi è stata diagnosticata un insufficienza renale. Sembrava che tutto il mondo ci crollasse addosso. A quel punto ci siamo trovati davanti a due scelte. O la dialisi, oppure il trapianto. Decisi dunque di fare un gesto d’amore. Quello di donare un rene a mio marito. Andò tutto per il migliore dei modi, anche se lui era fortemente contrario. In Italia, questo tipo di interventi è, a dir poco, fantascienza, mentre, oltreoceano è quasi di routine”. Questa vicenda è diventata un libro “Se metto al mondo un figlio lo faccio alle 5:42”. Irene, questo tuo libro non è soltanto una storia di vita vissuta. No, vuole essere un aiuto a tutti coloro che possono trovarsi nella nostra situazione. In primis non bisogna, mai, perdersi d’animo. Poi, bisogna
a cura di
credere, sempre, nei valori della famiglia. Devo ringraziare anche l’equipe del professor Boggi dell’Università di Pisa che ha eseguito l’intervento. Qualche tempo fa mi ha contattato tramite Facebook, la mamma di un bambino che aveva lo stesso problema di Luigi. L’ho indirizzata immediatamente da questo professore che ha risolto anche il suo problema. Quali sono le tue canzoni del cuore ? La mia canzone del cuore è “Grande, grande, grande”, uno dei più famosi successi di Mina. Rispecchia in toto la nostra storia d’amore. Io e Luigi siamo diversi per svariate qualità, ma, allo stesso tempo, questa nostra diversità, ci unisce. Per quanto riguarda i cantautori italiani, mi piacciono Vasco Rossi e Ligabue, ma io ascolto dalla classica all’ heavy metal. Ho un ampia discoteca, mi piacerebbe anche che i miei figli, Donatella e Gabriele crescano con una buona cultura musicale. La musica è un arte e come tale va protetta. Che rapporto hai con le Marche ? Devo confessare che prima non la conoscevo. Grazie a mio marito Luigi, allenatore della F&G ho avuto la possibilità di conoscerla. Questa regione è, come diciamo in Toscana, un “chicchino”. Qui si vive bene, la gente è simpatica, si mangia bene. Le Marche sono una regione pulita e intatta e io sono dell’opinione che, il bello vada preservato.
Massi Ricci
“Doolcee Rémiii..metti la palla lì…” “Doolcee Rémiii..metti la palla lì…” Salve cari assidui lettori di QuellicheMarcheinGol (n’altro nome no..eh?), da questo mese (sempre se non mi epurano dopo questa prima uscita, visto il livello di libertà di stampa nostrano) vi terrà compagnia “Lo ZuZZurellone”, rubrichetta dedicata a chi non ha voglia di prendere lo sport seriamente o a chi s’è stancato di litigare su chi abbia rubato di più fra la Juve di Calciopoli o la più recente Inter. Inizierò questa nuova rubrica dedicandola a un personaggio, pressoché sconosciuto in Italia ma in Francia venerato alla pari di un Vasco Rossi nel Belpaese, ovvero Rémi Gaillard . Trattasi di un burlone (ex giocoliere ex cabarettista) transalpino che si è specializzato in farsi filmare in incursioni varie, che vanno dall’intrusione in show televisivi o eventi sportivi a mo’ di Paolini fino a “praticare” gli sport più disparati per le vie di Parigi, in mezzo al traffico o in centri commerciali, ma sempre fra lo stupore (e a volte l’ira) della gente e della Gendarmerie. Devo dire che da quando qualche anno fa lo scoprii, per me è diventato un vero e proprio eroe; penso che l’emozione di calciare una punizione dal lato della strada dritta dentro il cellulare della gendarmeria francese non ha prezzo, come non ha prezzo intrufolarsi tra le file della nazionale di volley francese prima di una partita ufficiale e cantare “La Marseillaise” a squarciagola di fronte alle telecamere di EuroSport o emulare le gesta del redivivo Rocky Balboa per le strade della capitale francese fino a
boxare contro dei prosciutti in una macelleria. Qui di seguito troverete i links per gustarvi le peripezie di questo autentico “genio” del cazzeggio (qualcuno infatti si chiederà “ma costui…non c’ha un c*@# da fa??”) raccomandandomi però , come ci consigliano quegli invasati dei “Jackass”: “Dont’ try this at home” (penso che i nostri Carabinieri a una pallonata reagirebbero in maniera differente..) Sito ufficiale: www.nimportequi.com (che tradotto sarebbe …”chiunque” dato il trasformismo del nostro amico) A questo punto clikkate in alto a sinistra nella categoria “Funny Videos” scorrete la paginona e qui d’obbligo sono i “Foot 2007” “Foot2008” e “Foot2009” parodia del “Mettila dove vuoi” della Nike di qualche tempo fa. Assolutamente da non perdere “Rocky” e “Rocky is Back” e “TOUCH DOWN (BEST OF)” Tornate sopra al menu ed entrate nella categoria “Prank Videos”, da qui vi consiglio l’intrusione pallavolesca già citata “REMI GAILLARD AS A VOLLEY BALL PLAYER IMPOSTOR” e “REMI GAILLARD AS A RUGBY PLAYER IMPOSTOR” dove incredibilmente resiste più del solito prima di essere accompagnato fuori dallo stadio. Con questo vi saluto, vi do appuntamento al prossimo mese con le prossime ZuZZurellonate, se avete commenti, segnalazioni (magari qualche scemenza filmata da voi stessi) o volete insultarmi, scrivetemi a: massi@quelliche.net Ciao!