SOLDI Economia Finanza e Personal Business
3,50 euro (Soldi + Bluerating) giovedì 10 marzo 2011
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Anno III | Numero 9
BPM/ESCLUSIVO La rivoluzione parte dal basso L’imperatore trema
PASSIONE ETF Record di prodotti Mercato conteso tra tre padroni
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Massimo Ponzellini
IN QUESTO NUMERO
BULGARI-LVMH L’opa brilla in borsa Ma gli analisti restano abbagliati Bernard Arnault
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Cosa resta degli
Agnelli FINANZA ISLAMICA
Il futuro di UniCredit è fuori dal Corano PIAZZA AFFARI
Quattro blue chips in cerca di consenso CRISI VALUTARIA
Settimanale - Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1, LO/MI
Piace il dollaro debole che perde con le corone
La metamorfosi del gruppo Fiat dalla scomparsa dell’Avvocato alla leadership del nipote John Elkann e al decisionismo di Sergio Marchionne
CRACK CIRIO
Pomodoro indigesto per il leader Generali LA CURA BERNABÈ
Telecom alleggerisce la linea debitoria REPORT
Indesit centrifuga Mosca Benetton soffre il cotone BANCA NUOVA SI ESPANDE
Guardi Vicenza e vedi la Puglia
Giovanni Agnelli, John Elkann presidente Fiat Group
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idee&protagonisti 3
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MACRO n
Spiraglio di ripresa per l’economia giapponese
Terzo rialzo su base mensile per il superindice del Giappone nel mese di gennaio. Secondo le rilevazioni dell’Ufficio di gabinetto, l’indicatore che misura lo stato attuale dell’economia è salito a quota 106,2 a gennaio, mentre quello relativo all’evoluzione dello scenario economico dei prossimi mesi si è portato a 101,9 (+0,9 punti su mese). L’Ufficio di gabinetto ha anche aggiornato al rialzo la sua valutazione generale sull’economia per la prima volta in 15 mesi, modificandola da “ferma” a “in pausa con con segnali di miglioramento”.
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Italia ancora ferma sul fronte immobiliare
L’ultimo trimestre del 2010 ha visto un mercato immobiliare ancora debole in Italia. Secondo un’indagine di Bankitalia, l’ultimo scorcio dell’anno ha registrato un calo delle compravendite intermediate dalle agenzie e una diffusa flessione dei prezzi. Rispetto allo stesso trimestre del 2009, la quota di agenzie che hanno venduto almeno un immobile si è ridotta di circa il 10%, mentre il numero complessivo delle compravendite intermediate ha segnato un calo del 3%. E le attese a breve degli agenti sulle condizioni del mercato mostrano un ulteriore peggioramento. Prosegue invece, pur attenuandosi, l’ottimismo circa le prospettive di medio periodo del mercato su scala nazionale.
SOLDI Economia Finanza e Personal Business
anno III - numero 9 settimanale registrato presso il Tribunale di Milano n. 408 del 18 settembre 2009 Casa editrice Blue Financial Communication Srl Via Melchiorre Gioia, 55 20124 Milano Tel. (+39) 02303211.1 Fax. (+39) 0230321180 www.soldi-web.com infomarketing@bluerating.com Editore e presidente Denis Masetti Direttore responsabile Alessandro Rossi Inchieste e attualità Ugo Bertone Redazione Enzo Manes (coordinamento) Gianluca Baldini, Matteo Chiamenti, Diana Bin Graphic design Marco Brenna Hanno collaborato Rosaria Barrile, Alessandro Bestetti, Nicola Brillo, Biagio Campo, Gianluigi Cesano, Claudio Kaufmann, Dafne Ippoliti, Pompeo Locatelli, Edoardo E. Macallè, Marco Mairate, Matteo Mediola, Felice Meoli, Gerardo Murano, Antonio Petta, Giuseppe Reale, Giuseppe G. Santorsola, Silvia Simeoni, Bruno Tabacci Pubblicità in esclusiva Publimaster Surl via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Tel. (+39) 02424191 Stampa Vela Web Srl Via Copernico, 8 - 20082 Binasco (MI) Tel. (+39) 0290092766 Fax (+39) 0290092628 Distributore esclusivo per l’Italia A&G MARCO SpA Via De Amicis, 53 - 20123 Milano Tel. (+39) 0225261 Fax (+39) 0227000823 e-mail: info@aegmarco.it www.aegmarco.it Associata A.D.N. Il costo di ciascun arretrato è di €7
LA FINESTRA SUL CORTILE
Rallenta la locomotiva cinese La speculazione ora fa paura Ugo Bertone
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a che può succedere se si ferma la locomotiva cinese? La domanda è senz’altro prematura. Ma i segnali non mancano. A febbraio, le vendite di immobili sono scese ai minimi dal 2006, pria della grande febbre speculativa. Rallentano anche le vendite di automobili mentre l’inflazione morde . Fa scalpore l’aumento del 10% della birra leader, la Resources Snow brewery. Le motivazioni? La crescita del costo del lavoro, della fiscalità e, ancor di più, delle normative a tutela dell’’ambiente e del risparmio energetico, una delle misure più importanti del nuovo corso, quello che dovrà favorire “la felicità del popolo”. Per carità. Il piano quinquennale che i 3 mila delegati del Congresso del Popolo (tra cui non mancano banchieri di JP Morgan piuttosto che miliardari di Hong Kong) stanno dibattendo in questi giorni prevede comunque un tasso di crescita del 7% annuo, una cifra lunare ai nostri occhi. Ma è troppo poco, avvertono gli economisti, per sostenere lo sviluppo di questo Paese immenso. Eppure, un colpo di freno sembra inevitabile se si vuole impedire che scoppi la bolla immobiliare, con effetti devastanti sul debito pubblico. I fenomeni speculativi, già vissuti come inevitabile manifestazione d’esuberanza, oggi fanno paura. E non potrebbe essere altrimenti, se si pensa che l’ultima frontiera dell’immobiliare riguarda i terreni dei cimiteri, regolarmente quotati in Borsa. E così, se un anno fa la gente si spintonava per arrivare prima allo sportello degli agenti immobiliari per comprar casa a qualsiasi prezzo, oggi sale il malcontento verso le grandi fortune create dal mattone. Ad Hong Kong, pur di sedare la protesta, il ministro del Tesoro ha varato in tutta fretta la restituzione di 6 mila dollari (ovvero 600 euro) per ogni residente. Ma questo non ha impedito che sabato scor-
so più di diecimila persone sfilassero in corteo contro la “finanziaria”: la punta dell’iceberg di un malessere ben più diffuso nell’’area industriale di Shangai e di Shenzhen, le roccaforti del consenso di Xi Jinping, il prossimo presidente della seconda economia del pianeta: facile pensare ad una raffica di riforme destinate a colpire i profitti. Altro che chiedere una rivalutazione dello yuan. Certo, le prospettive a medio termine dell’economia cinese restano brillanti. Ma, nel breve, uno stop è tutt’altro che da escludere. Anche perché l’impennata del greggio colpisce i Paesi emergenti più delle economie sviluppate. Non c’è solo l’emergenza petrolio ad insidiare la ripresa internazionale e a colpire al cuore il rally delle borse sostenuto dalla politica espansiva della Federal Reserve. C’è anche la prospettiva che cessi, o comunque rallenti vistosamente, la domanda di Mercedes e Bmw dalle parti del Drago. Oppure la fila dei compratori di fronte alle boutiques di Prada o di Tod’s a Pechino e Macau. Con il risultato di vanificare la crescita del pil della vecchia Europa che dipende quasi solo dalla forza dell’export verso Oriente. Con buona pace della prossima ministretta dei tassi Ue o dei buoni propositi dei ministri dell’Unione Europea che si accingono a varare il patto di stabilità alla tedesca. O degli stress test cui stanno per essere sottoposte le grandi banche europee, a partire dal prossimo 18 marzo. Sul fronte macro, insomma, la primavera non porta buone nuove. Non resta che rivolgersi alle numerose novità che bollono nella pentola del listino di casa nostra. Il blitz di Lvmh su Bulgari dimostra che c’è ampio margine per colpi a sorpresa nel mondo del lusso, l’unico che ha recuperato appieno i numeri del
2007, l’ultimo anno di crescita prima della crisi. Non è certo l’unico atto della partita, finora a senso unico che si Xi gioca sull’asse RomaJinping Milano-Parigi. In attesa della soluzione del puzzle Edison, i riflettori sono tutti per l’affaire GroupamaLigresti. Dopo il no (sacrosanto) della Consob che ha impedito l’ennesimo intreccio a danno dei diritti delle minoranze, uno stuolo di legali studia la possibilità di un’offerta congiunta LigrestiGroupama su Fondiaria che abbia il requisito della decenza. Per quanto riguarda le battaglie assembleari, occhio alle grandi manovre su Parmalat (ora spuntano i brasiliani ad insidiare i sonni di Enrico Bondi) e a quelle di Telecom Italia, in vista della presentazione delle liste per il nuovo consiglio: Franco Bernabé sembra avere un discreto margine sui concorrenti, ma potrebbe esserci più di un’imboscata. S’accende, intanto, la partita dei rinnovi delle grandi cariche nelle società pubbliche. Chissà che accadrà a ridosso dell’”election day” di inizio aprile:scontata la riconferma di Paolo Scaroni e di Fulvio Conti, sembra pacifica la soluzione di un Guarguaglini dimezzato, a vantaggio di due amministratori delegati, tanto per soddisfare gli appetiti delle forze di governo, a partire dalla Lega che preme anche per Flavio Tosi alla presidenza Enel, tanto per consolarsi di un possibile no a Davide Caparini alla testa di Edison. Dunque c’è tanta agitazione in giro, cosa che può offrire spunti per qualche affare. Senza dimenticare che, stando ai gossip della Capitale, prima dell’election day potrebbero arrivare novità inquietanti dalle inchieste della magistratura su varie lobbies nuove ed antiche. Emozionarsi troppo? Per carità. Insomma, le solite cose. Per trovare novità meglio fare un salto ad Hong Kong .
IL SENTIMENT
Ce n’è per tutti i gusti. Chi vuol esser lieto, sia
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hi vuole essere pessimista ha di che sbizzarrirsi. Ma anche chi volesse vedere il bicchiere dei mercati mezzo pieno ha materiale a sufficienza. Insomma, chi vuol esser lieto, sia. Colpa e merito della grande confusione che regna sotto il cielo. Certo. Ma è nei momenti di grande confusione, a patto di azzeccare il trend giusto, che si fanno gli affari migliori. Dunque, proviamo ad esporre le due tesi. Chi vede nero ha una buona scelta. Prima di tutto la crisi libica. Caos internazionale, clandestini che bussano alle porte d’Europa e stanno sfondando quella di casa nostra, ma soprattutto choc petrolifero. I prezzi del greggio navigano
ormai abbondantemente sopra i 100 dollari al barile, la benzina è impazzita e l’inflazione è tornata a correre. Addirittura “i paesi emergenti mostrano importanti segnali di inflazione”, ha detto il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, facendo riferimento alla drastica ascesa dei prezzi delle materie prime sulla scia del rincaro del greggio. Ormai i prezzi delle commodity sono tutti i salita: a New York persino il cotone è a prezzi record, mentre in Italia i pastifici sono preoccupati per il sistematico rincaro della semola di grano duro. E il rialzo dei tassi sembra non fermarsi più. Tassi più alti, di solito, significano meno denaro a disposizione e quindi minori
investimenti. Inoltre Moody’s, ha portato il rating della Grecia a livello di quello di Bolivia, Angola, Albania, Bielorussia, Mongolia e Papua Nuova Guinea, facendo imbufalire il governo greco ma soprattutto innescando la miccia ad altre possibili incursioni della speculazione sui debiti sovrani. Chi invece vuol vedere rosa, può rovesciare parte della frittata. Partiamo dalla crisi petrolifera: è vero che l’aumento del brent ha piegato la schiena ai mercati, ma è bastato un accenno alla calma petrolifera che subito i mercati hanno respirato. Significa che forse potrebbe bastare un aumento della produzione dell’Opec per riportare la calma.
Altro tema: i tassi in crescita. Bel problema. Sì, ma anche per i bond da cui molti potrebbero uscire e riversare l’equivalente sull’azionario. Infine, le parole del ministro Brunetta: “‘La ripresa in atto è vera, forte ed estesa e non potrà essere messa in discussione dalle crisi geopolitiche del Mediterraneo”. E poi, almeno a piazza Affari, sono tornate le opa, quell’animale strano che sembrava in via di estinzione. Ce ne sarà sicuramente una, bella, di LVMH su Bulgari, ma ce ne potrebbe essere anche un’altra di Groupama sul gruppo Ligresti. Qui siamo ancora ai si dice. Ma alla Borsa proprio le chiacchiere e l’attesa piacciono tanto. Alessandro Rossi
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SOLDI
La cassaforte di famiglia da preservare. Il destino delle società. La tradizione in Italia. Il cuore altrove
Elkann studia per fare il Buffet Le strategie finanziarie dell’erede di Giovanni Agnelli. Tra investimenti e disimpegni tro così vicino come il giovane Elkann, a 28 anni appena compiuti, quando si è trovato ad amministrare, dopo la morte dello zio Umberto, un gruppo in caduta libera. Vale la pena ricordare quei giorni tragici del 2004: la scomparsa di Umberto Agnelli, segnato dal lutto per la prematura scomparsa, a 33 anni, dell’erede designato, il figlio Giovanni Alberto; una famiglia divisa e comunque scottata dall’oneroso aumento di capitale (oltre che dalla cessione di Toro e Fiat Avio) per far fronte alle perdite dell’auto; il conflitto con Giuseppe Morchio, che si era proposto come azionista di riferimento; l’incognita rappresentata da un manager con un’ottima reputazione ma, all’epoca, quasi del tutto sconosciuto, ovvero Sergio Marchionne. E, due enormi incognite: la definizione della put con General Motors e l’esito del prestito convertendo contratto con le banche. Due partite mortali, risolte con successo, grazie a Marchionne e a Gianluigi Gabetti, il protagonista dell’equity swap che è costato a lui e a Franzo Grande Stevens una lunga battaglia in tribunale. Ma, a
LA FIAT PRIMA E DOPO “L’AVVOCATO”
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Quando, il 18 dicembre del 1997, John Philip Elkann varcò per la prima volta la soglia della sala del consiglio di amministrazione al secondo piano del Lingotto, il gruppo Agnelli era senz’altro più potente, almeno in Italia, di oggi: troppo grande per fallire, si direbbe oggi. Ma senz’altro più fragile, causa la dipendenza dall’auto, fonte di potere ma avara di profitti. Anzi, agli occhi di molti, avviata ad un declino inesorabile di fronte ad una competizione feroce, che non rispettava regole e convenzioni di un mondo ormai antico. È di quegli anni il consiglio di Enrico Cuccia all’Avvocato: “Vendi tutto a Daimler”. “Ma per far cosa - confidò Gianni Agnelli a Marcello Sorgi, allora direttore della Stampa- ritirarmi nell’isola di Tonga seduto su un pacco di miliardi?”. Di qui la scelta di rinviare la scelta al “dopo”, optando per il contratto con Gm (la famosa put) affidando agli eredi il compito di decidere la direzione di marcia della famiglia per il XXI° secolo. Onore ed onere che è toccato al nipote prediletto, John Philip, che il Financial Times, pochi giorni fa, ha definito “l’improbabile erede che ha salvato i gioielli di famiglia”. Un erede che controlla saldamente l’impero attraverso la Dicembre, società che ha la quota di maggioranza relativa dell’accomandita Giovanni Agnelli e che, silenziosamente, rafforza la sua quota acquistando le azioni dei membri del clan (in tutto una settantina di persone) che intendono uscire. Un erede che non si è tirato indietro di fronte alle scelte che il nonno non avrebbe fatto mai, a partire dall’intenzione di diluire, in caso di nozze con Chrysler, la partecipazione in Fiat fino al 20%. Una Fiat comunque sempre meno italiana, che perde dipendenti in Italia ma assume in Polonia e Sus America, in ripiegamento di vendite in Italia ed in Europa ma che si consola con i successi in Brasile (a febbraio la casa è tornata leader di mercato). Quel che vale per Fiat è vero, a maggior ragione, per la capogruppo: Exor, che vanta un patrimonio di 9 miliardi, sotto la gestione di Elkann è destinato a metter radici sempre più profonde al di là dell’Atlantico e del Pacifico. Ma è assai dubbio che la finanziaria investa una parte rilevante delle sue disponibilità (fino ad un miliardo di euro) sul mercato italiano, dopo la trattativa fallita sul nascere per Fideuram: anzi, non è un mistero che Exor, che sta completando il quartier generale di Hong Kong affidato a Tobias Joseph Brown, sarebbe più che
disposta, di fronte ad una buona offerta, a “valorizzare” Alpitour (valore, 200 milioni). Le prossime mosse, semmai, riguardano gli investimenti immobiliari: in Usa e a Londra, in particolare. Di certo non a Torino, dove è già iniziato il trasloco dalla vecchia sede, quella di corso Matteotti 26, una delle dimore storiche di famiglia. Del resto la sfida, come lo stesso John Philip ha rivelato al Financial Times è di “far meglio, per i prossimi 20-30 anni dell’indice Msci”: un risultato che, di sicuro, non si può raggiungere facendo affidamento su Mirafiori, Pomigliano o altri asset in perdita strutturale dell’universo Fiat. Intendiamoci: il clan Agnelli resterà nell’auto, ma in un’azienda “a più teste”, dove Detroit avrà più peso di Torino, insidiata anche da Belo Horizonte e, magari, da un centro direzionale in Asia. Effetto della globalizzazione? Solo in parte. Non è facile immaginare l’esodo dei Ford in Asia o della famiglia Quandt, proprietaria di Bmw, dai confini della Baviera per non parlare del clan Peugeot. Ma bando alle ipocrisie: nessuno di costoro ha visto il bara-
Giovanni Agnelli (30,391%) Mediobanca Spa (3,09%) Libyan Arab Foreign Inv. Company Sa (2,277%) Deutsche Bank Ag (2,806%)
Sanpaolo IMI Spa (2,779%) Mercato (52,926%) Southeastern Asset Management Inc (2,401%) Assicurazioni Generali Spa (3,33%)
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Ugo Bertone
Giovanni Agnelli & C. Sapa (30,450%) Mercato (58,801%) Capital Research and Mgmt Company (5,223%)
BlackRock Inc. (3,098%) Griffin John (2,428%)
Fonte: dati CONSOB
proposito di cause, la vertenza più dolorosa Elkann l’ha vissuta in prima persona: l’offensiva della madre Margherita contro Gabetti e Grande Stevens che, indirettamente, ha messo in discussione quel ruolo di erede designato che l’Avvocato aveva conferito a John Philip fin da quel 18 dicembre del ‘97 quando così aveva presentato il nipote in cda: “Sta per compiere 22 anni, la stessa età che avevo io quando entrai in consiglio nel 1943”. Tante cose sono cambiate in questi quattordici anni: il gruppo ha sacrificato le partecipazioni assicurative (Toro) e la partecipazione in Intesa Sanpaolo. È stato sacrificato il patrimonio immobiliare della Rinascente. È finito male il tentativo, gestito da Paolo Fresco, di strappare il controllo di Fondiaria (poi finita nel gruppo Ligresti) così come l’avventura elettrica in Edison. La “vecchia” conglomerata che si estendeva dalle costruzioni all’Ipi, costruita, pezzo a pezzo, da Cesare Romiti è stata smontata senza alcun rimpianto. L’azienda da tempo non sollecita aiuti di Stato, in cambio non ha fatto sconti su Termini Imerese e nei rapporti sindacali. Di riflesso, si è enormemente ridotto il peso politico del gruppo Agnelli, almeno sotto i cieli italiani. Nel 1997 la Fiat faceva la politica della Confindustria; 14 anni dopo non fa scandalo l’ipotesi che l’azienda la lascii; non c’era partita finanziaria, ai tempi, in cui la Fiat non figurasse protagonista, da Telecom alla galassia Mediobanca, mondi oggi del tutto estranei agli interessi del Lingotto; all’epoca erano frequenti, a n z i normali, g l i
interventi politici sia dell’Avvocato che di Romiti; oggi Marchionne si limita a definirsi “un metalmeccanico” mentre Elkann, al di là degli incontri ufficiali, diserta la vita politica. Tutto sommato, la seccatura pubblica più rilevante, visti i risultati, resta la Juventus. Ma John Philip ha saputo rifilar la patata bollente al cugino Andrea. Insomma, il gruppo Agnelli ha compiuto la sua rivoluzione copernicana. Può non piacere questa impostazione “esterofila”, frutto anche dell’impronta di un manager, Marchionne, cresciuto in Canada, affermatosi in Svizzera e che ha messo su casa non a Torino, bensì a Birmingham, sobborgo di Detroit. O, l’attitudine di Elkann, nato a New York, cresciuto in Brasile, liceo in Francia e che ancor oggi confessa di pensare in francese prima di esprimersi in italiano. Ma, al di là del passaporto, quel che conta è la metamorfosi da gruppo leader del capitalismo di relazione all’italiana, che faceva ampio ricorso all’effetto leva per moltiplicare la propria influenza (anche a scapito della redditività) in una società che mira soltanto alla creazione di valore. Una finanziaria alla Berkshire Hathaway, per intenderci, che investe a lungo termine ma in cui il ruolo dei vari manager è ben distinto da quello di Warren Buffett che si occupa solo di far fruttare il denaro per conto proprio e degli altri soci. Questo è l’obiettivo, molta è la strada che resta da percorrere: il 2011, anno della quotazione di Chrysler (ma prima bisogna che la casa restituisca 7 miliardi al governo di Washington) e dei nuovi modelli per rilanciare le vendite in Europa del gruppo, sarà decisivo per valutare l’efficienza della gestione industriale di Fiat, al di là dei fuochi di artificio dello spin off. A quel punto, probabilmente, il mercato potrebbe premiare Exor. Per ora sul titolo pesa un eloquente sconto, il 45 per cento sul Nav (net asset value), che sta a dimostrare che gli investitori diffidano ancora di una finanziaria che, in passato, ha subordinato le sue scelte agli interessi del clan o del controllo di Fiat piuttosto che degli azionisti minori. Ma, chissà. Elkann potrebbe rivelarsi un p i c c o l o Buffett: e sorprese in casa Agnelli non Giovanni mancano Agnelli mai.
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Oggi la newco Industrial gode del favore dei risparmiatori. L’ auto viaggia al rallenty: quotazione -15%
E Marchionne presidia Detroit L’amministratore delegato di Fiat non fa mistero della sua vocazione globale. Lui Usa così Felice Meoli “Fiat è una grande multinazionale che si sta espandendo nel mondo, ma che rimane con un cuore italiano. Marchionne ed Elkann hanno confermato di voler investire in Italia. La Fiat considera il nostro Paese un punto di partenza per un’azienda che vuole investire nel mondo intero, anche aprendo nuovi mercati”. Parola di Paolo Romani, ministro dello Sviluppo Economico, a margine dell’incontro avuto con i vertici Fiat poco meno di un mese fa. Che poi ha aggiunto: “Molte cose la Fiat non ce la ha volute dire per comprensibili ragioni di riservatezza e per non dare un aiuto involontario alla concorrenza”. Speriamo in una dichiarazione di circostanza, dai contorni politici. Perché non c’è mistero che Sergio Marchionne, a.d. di Fiat Auto e presidente della neonata Fiat Industrial, continui a guardare a ovest, avendo ribadito anche pochi giorni fa la sua volontà di salire al 51% in Chrysler, in fase pre o più probabilmente post quotazione della società di Detroit, e neanche che Jaki Elkann, presidente e neo a.d della cassaforte Exor, abbia iniziato a guardare a oriente, collocando il nuovo Chief Investment Officer Tobias Brown già capo degli investimenti di Goldsmith, e uomo dall’esperienza ventennale nella Terra del Dragone - nella nuova sede di Hong Kong. Il cuore di Fiat, nonostante le affermazioni di Romani, è evidentemente sempre meno italiano. Ma questo, nonostante facili conclusioni, rischia di creare una situazione win-win, per l’azienda e per il Paese. Il manager in pullover, infatti, rappresenta realmente quel “mix di canadese, italiano e svizzero” che impressionò a suo tempo
Umberto Agnelli e Gianluigi Gabetti, una personalità di fatto svincolata dalle logiche locali ma abbastanza potente da stravolgere le logiche locali stesse, per molti versi inadatte alla competizione internazionale. Introducendo il criterio di redditività degli impianti tra i parametri di valutazione del lavoro, indicando obblighi di competenza tecnica per i dipendenti, di fatto superando la logica del contratto collettivo nazionale e facendo anche a meno dell’incumbency di Confindustria la compagnia torinese si propone oggi infatti sul mercato globale come player globale, guadagnando senza dubbio in credibilità davanti agli occhi degli investitori internazionali. E favorendo indirettamente un iter che porterà nel tempo a una vasta ristrutturazione delle regole di lavoro in tutti gli stabilimenti italiani. Naturalmente agli investitori non basta. Il 2010 è stato senza dubbio positivo, con un incremen-
to dei ricavi del 12% (a 56 miliardi di euro) e un ritorno all’utile (600 milioni) dopo la perdita di 850 milioni del 2009. Ma oggi se la newco Industrial appare più solida, beneficiando anche del favore degli investitori (+10% dalla quotazione), il ribaltamento del tavolo deve avvenire con Fiat Auto (-15% dalla quotazione). C’è bisogno di rinnovare l’intero catalogo della propria produzione (buona parte dell’offerta risente dell’età di progettazione), l’alta gamma praticamente non esiste più, e i dati sulle immatricolazioni in Europa di questo primo trimestre non sono e non saranno incoraggianti, anche al netto degli ecoincentivi dei primi tre mesi dello scorso anno. Standard and Poor’s ha appena tagliato il giudizio a BB (da BB+), e Moody’s ha espresso riserve sul piano di bond da 10 miliardi programmato da Fiat Industrial; in India scricchiola la partnership con Tata (incide la maggiore
Ma il Gruppo non lascerà l’Italia L’azienda chiede solo di poter agire in un Paese con una politica economica trasparente
Quali sono le prospettive della galassia Fiat dopo la riorganizzazione? Fiat ha realizzato una serie di decisioni importanti a partire dall’acquisto del 20% del capitale di Chrysler nel 2009. Lo scorporo dell’auto sicuramente ha permesso di rendere più flessibile la struttura della società e di porre maggior-
L’alto di gamma ormai non esiste più e i dati di previsione per il trimestre non incoraggiano Panda, e nei prossimi 5 anni saranno presentati tra autovetture e veicoli commerciali leggeri 34 nuovi modelli, di cui due terzi a marchio
Fiat e 13 a marchio Chrysler. A garantire la copertura delle medie cilindrate sarà proprio la casa a stelle e strisce, che a detta dell’a.d. rappresenta la “sorella gemella per Lancia in Europa. Ormai il problema della Lancia è risolto, gli abbiamo dato la sostanza di cui aveva bisogno da anni”, grazie alla convergenza per quanto riguarda la tecnologia, la carrozzeria e i motori. Oltre a permettere, con un marchio dallo standing più elevato, una via d’inserimento nel mercato asiatico, vero storico tarlo di Torino. E poi: l’Italia. Dei 20 miliardi di investimento più volte promessi per lo Stivale, ben 16 verranno destinati al settore auto. Circa 4 per attività di ricerca e sviluppo, più di 6 negli stabilimenti, 3,2 per i motori e la componentistica e 2,4 per i marchi di lusso. Marchionne guarda altrove, ma anche in Italia. A patto che l’Italia si dimostri all’altezza di una competizione globale.
L’ANDAMENTO DEL TITOLO DEL LINGOTTO DALLA MORTE DI GIOVANNI AGNELLI
Trevisan (Banca Ifigest): “Sul breve conteranno la market share e una profittabilità più consistente”
Sul futuro della galassia Fiat SOLDI ha interpellato William Trevisan, gestore di Banca Ifigest.
influenza a Mumbai di Carl-Peter Forster, ex capo di GM Europa), e in Russia si è rotta la jv con Sollers (auto e Suv, che si è accordata con Ford). Ma le contromosse sono pronte, a partire dagli stessi Urali, dove sono in piedi trattative con il locale produttore TagAz. Mentre entro l’anno sarà lanciata la Nuova
mente l’accento sul settore auto, soprattutto a livello internazionale nell’ottica di creare un importante global player. Inoltre la suddivisione delle macchine industriali dall’auto potrebbe in futuro consentire di realizzare nuove alleanze per incrementare le dimensioni del business. Non sarebbe nemme-
no da escludere una possibile monetizzazione di una parte delle attività di Fiat Industrial (Cnh, Iveco) trasferendo le risorse ottenute per William altri progetti. Trevisan Come può influire il nuovo assetto dirigenziale sulle strategie? Penso che il focus di breve
del management sia improntato su market share e incremento della profittabilità; il processo di controllo dei costi è certamente alla base dei buoni risultati ottenuti nel 2Q e 3Q del 2010 e questo ha favorito un miglioramento della guidance. In quest’ottica si possono spiegare le voci di ipotetica vendita del marchio Alfa Romeo (a caro prezzo, circa 20 miliardi) a fronte di un maggiore impegno nel marchio Maserati e nel settore suv. È credibile la possibilità che Fiat lasci l’Italia? Non credo sia possibile; certamente la società sta perseguendo una strategia mirata a investire soprattutto dove può ottenere incentivi
dalle autorità locali e dove, ovviamente, la domanda è maggiore. Infatti il piano di investimenti in Brasile (circa 1 miliardo di Euro) e l’incremento della produzione in Serbia sono chiari segnali che la società si sta muovendo verso questa direzione. All’Italia Fiat sta sostanzialmente domandando che sia presente una struttura più chiara e flessibile in cui operare all’interno di una politica economica più trasparente. Se così non fosse, penso che la strategia della società sarebbe un’accelerazione sul piano internazionale con l’aggregazione di player globali (partendo da Chrysler) e lasciando una minima produzione domestica. F. M.
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trend&mercati
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Seppur in modo disomogeno prosegue la crescita a livello globale. L’Italia procede “sotto ritmo”
La ripresa vuole le buone azioni Gli strategist concordano nell’indicare il ritorno convinto agli investimenti in equity Gerardo Murano Gli Strategist internazionali persistono nell’indicare l’investimento in equity come quello dotato di maggiore appeal per l’anno in corso. Una scelta guidata dal ritmo della ripresa globale che prosegue a ritmi elevati, anche se non in maniera omogenea tra le diverse aree geografiche. All’interno dell’Eurozona l’economia italiana avanza con minore rapidità, con una crescita che procede con alti e bassi temporali, con il periodo compreso tra luglio e ottobre che ha espresso una lunga “pausa” estiva in termini di produzione. I recenti dati diffusi dall’Istat registrano nel 2010 una variazione del Pil in volume dell’1,3%, in leggero aumento rispetto alle precedenti stime. Un incremento che è la sintesi di una crescita dello 0,6% dei consumi finali nazionali, del 2,5% degli investimenti fissi lordi e del 9,1% delle esportazioni di beni e servizi. Le importazioni sono aumentate del 10,5%. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al 4,6% (era pari al -5,4% nel 2010).
Un risultato che è stato prontamente sottolineato dal ministro Tremonti: “I buoni risultati di oggi sono la conseguenza dei buoni principi di sempre. Non abbiamo seguito le mode passeggere, ma perseguito il bene comune. Con la bussola giusta, con i piedi per terra, un passo dopo l’altro, gli italiani e l’Italia stanno andando nella giusta direzione”. Una nota di sintesi espressa dal ministero che probabilmente nella versione estesa riporterebbe anche un’altra celebre citazione: “La crisi attuale è come vivere in un videogame. E come in un videogame tu batti i mostri ma quando ti riposi ne arrivano altri”. Alla serie di dati forniti dall’Istat non si è avuto neanche il tempo di procedere ad osservazioni di carattere tecnico: la crescita è persistente oppure è fragile? Il miglioramento economico è basata sulle esportazioni mentre è ancora debole la domanda interna. Quali sono le prospettive sul mercato del lavoro? I quesiti (di ovvia natura) restano in “standby” per la consapevolezza che questo scenario favorevole è incrinato dai livelli record dei
prezzi delle materie prime. L’allarme è acuito dagli sconvolgimenti politici in paesi esportatori di beni energetici, come ad esempio la Libia, e con la consapevolezza che la crisi potrebbe
Il moderato ottimismo alla prova delle tensioni mediorentali. Pesa l’aumento delle materie prime
La Borsa invita all’affare giusto Il Ftse Mib sta premiando in modo particolare i titoli del bancario e dell’energetico L’andamento oscillatorio del FTSE Mib attorno ai 21.500 punti ha mostrato un’incredibile regolarità negli ultimi due anni, facendo la gioia di alcuni concetti statistici di
Il superamento consolidato del livello di 21.500 punti dimostra la fiducia dei risparmiatori esteri facile applicazione come quello di “mediana”. L’anno è iniziato sotto i migliori auspici, con una rotazione settoriale realizzata dagli investitori esteri che ha premiato alcuni dei comparti trainanti per l’indice italiano: bancario e energetico. La debolezza relativa espressa dal paniere delle blue chip italiane nel 2010 è riconducibile a due elementi prioritari: la composizione
dell’indice e le valutazioni svolte sui conti pubblici italiani, sia in termini di redditività che di rischio-paese. Nel primo caso la ripresa dell’economia Usa, e di riflesso europea, riduce assai le problematiche delle sofferenze bancarie ed una prosecuzione della crescita ridurrebbe le necessità patrimoniali più volte riprese dal governatore Draghi. Anche nel 2011 si valuterà la capacità di resistenze degli intermediari italiani a scenari particolarmente avversi, nell’ambito del nuovo ciclo di prove di stress sul sistema bancario europeo. Il secondo elemento conti pubblici - influenza direttamente i modelli di valutazione utilizzati nell’analisi dei titoli, sia nella determinazione del tasso di crescita dei ricavi (che di norma mantengono una proporzionalità rispetto al Pil) sia nella determinazione del costo del capitale, che non può prescindere dal rischiopaese. Il superamento consolidato del livello mediano, 21.500 punti, ha detto della fiducia degli investitori internazionali verso il Ftse
Mib, con il comparto bancario, che potrebbe risultare meno “stressato” e più redditizio delle previsioni e con i titoli del settore energia, che mostrano un recupe-
estendersi ad altri Paesi confinanti. Un “vento di libertà” che ha per molti versi il sapore dell’evento storico, che costringe nel breve termine gli analisti finanziari però a compiere una
serie di previsioni econometriche dal carattere profano ma necessarie a realizzare una serie di ipotesi di scenario. Guidate dai fondamentali e dai temporanei cali di offerta, le quotazioni delle materie prime sono infatti tutte in forte ascesa, molto spesso superando i già considerevoli massimi raggiunti nel 2008. Tra questi spicca naturalmente il prezzo del petrolio che ha un ruolo trasversale: impatta tutta l’economia attraverso costi specifici dei carburanti e dell’energia e attraverso costi generali riguardanti la catena logistica e i servizi alla produzione. Una serie di osservazioni che si traducono in una compressione generalizzata dei margini nel manifatturiero italiano. Ecco quindi che da più voci si alzano inviti a realizzare riforme più coraggiose per le famiglie e le imprese. Interventi rivolti ad intaccare lo spreco di risorse, per dirla con Draghi, che avvilisce i giovani e intacca gravemente l’efficienza del sistema produttivo. Le previsioni per l’anno in corso? Forse sarebbe meglio attendere qualche mese e ragionare su uno scenario meglio equilibrato.
ro nei margini e piani di crescita ambiziosi. Un tasso di sviluppo del 10% per l’anno non sarebbe da escludere e sembra comparire come obiettivo velato in diversi report delle banche d’affari. Si può essere moderatamente positivi, quindi, a patto che non si modifichi nell’immediato la percezione del rischio. Nel caso, le conseguenze dei cambi di regime che stanno caratterizzando diversi
paesi e l’aumento del prezzo del petrolio potrebbero determinare una nuova ondata di “flight to quality”, con un ritorno in auge dei titoli di stato e dei beni rifugio come l’oro. Con un nuovo appesantimento delle quotazioni del Ftse Mib. In questa fase l’importante è “mantenere la fiducia”. Il settore trainante? Gli energetici ritroverebbero l’antico fascino. G. M.
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Per l’Istituto di piazza Cordusio il titolo è prossimo a 1,80 euro. STM fa un balzo nelle quotazioni del 60%
Il listino va a caccia di fiducia In attesa di qualche ingresso a Milano, le mosse di quattro blue chips in cerca di consenso UNICREDIT, ATTESA PER GLI STRESS TEST Soggetto ad una sensibile fase di ristrutturazione negli ultimi due anni, UniCredit non sembra aver recuperato ancora completamente la fiducia degli investitori. I prezzi quotano in prossimità di 1,80 euro, livello medio degli ultimi dodici mesi, mostrando da parte della comunità finanziaria un atteggiamento di neutralità. Si è in attesa di un sensibile newsflow da parte del management, sia di natura corrente: in relazione al consuntivo annuale, alle linee guida del
prossimo biennio, all’ammontare del dividendo per i soci; che di natura straordinaria: con la procedura di cessione di Pioneer ed il risultato degli stress test che, nel caso di “istituzioni di importanza sistemica” come UniCredit, si mostreranno particolarmente penetranti. L’area dei 2 euro si dimostra di particolare attenzione, potendo essere considerata come uno spartiacque della fiducia degli investitori per una presa in considerazione sul breve termine.
INTESA, NIENTE AUMENTO DI CAPITALE
STM, CONVINCE LA DIVISIONE WIRELESS Un balzo del 60% delle quotazioni azionarie in quattro mesi è il migliore biglietto di presentazione che un manager può esibire alla propria platea di investitori. La chiave del successo nella creazione di valore per STM è da ricondurre in parte al comparto di riferimento, quel tecnologico che in Occidente continua a rappresentare l’elemento trainante, ed in parte al miglioramento delle prospettive reddituali e dei conti aziendali. Gli analisti hanno incrementato le stime di Eps 2012 del
7% in scia all’aumento delle previsioni per la divisione wireless dopo “un aggiornamento di segno positivo da parte di ST-Ericsson nel Mobile World Congress di Barcellona”. Operativamente siamo in prossimità dei 10 euro, un’area particolarmente delicata che potrebbe consigliare di alleggerire le posizioni in portafoglio a coloro che hanno cavalcato gran parte del recente rally. Il money management registra un aumento dell’appeal del titolo su valori più contenuti.
FINMECCANICA RIDUCE IL DEBITO FINMECCANICA
di capitale? Anche in questo caso dovrebbe trattarsi, secondo il management del Gruppo, di un’ipotesi remota perché i conti dovrebbero resistere agli stress test. Una serie di news positive che non sembrano ancora aver convinto gli investitori sulle future possibilità del titolo. Un chiaro segnale in tale direzione lo avremmo al superamento di 2,70 euro, area di attenzione più volte “testata” negli ultimi mesi.
“Dalla cessione di una quota di Ansaldo Energia e da operazioni di Real estate, Finmeccanica punta a ridurre fra 600 e 650 milioni l’indebitamento finanziario netto entro fine 2011.” Questo concetto è stato tra i più apprezzati nella recente presentazioni dei dati di bilancio da parte del management del Gruppo. La riduzione della spesa pubblica nei principali Paesi occidentali e la crisi libica hanno messo a dura prova la tenuta dei conti
di Finmeccanica, con prospettive ancora poco rosee per il prossimo triennio. Ecco quindi che la via di uscita passa dal processo di ristrutturazione del Gruppo e da un solido piano di controllo dei costi. Gli investitori sembrano essere consapevoli di questa debolezza intrinseca con le quotazioni che mostrano una tendenza di medio-lungo termine ribassista ed un trend di breve neutrale. Le aree di attenzione sono individuabili a 7,50 ed a 10 euro.
* i dati mostrano l’andamento dei titoli tra il 5 marzo 2010 e il 5 marzo 2011
Il newsflow di dichiarazioni su Intesa Sanpaolo appare positivo, con miglioramenti nel target price da parte di numerose case d’investimento. Un giudizio che ricalca pareri legati alla solida posizione di funding, alla qualità del management, alla fiducia nel prossimo piano triennale che dovrebbe dimostrarsi ambizioso in termini di redditività al punto da prevedere la distribuzione costante di un dividendo ai soci. L’aumento
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10 marzo 2011
SOLDI
SOLDI entra in possesso di un documento Fabi destinato a spostare gli equilibri sindacali in piazza Meda
Bpm, la rivoluzione parte dal basso E intanto il presidente Massimo Ponzellini incontra a più riprese il banker Matteo Arpe Matteo Mediola
L’ANDAMENTO DEL TITOLO A UN ANNO
Acque agitate alla Banca Popolare di Milano. Molti si chiedono cosa significhino e a cosa porteranno i ripetuti incontri che il presidente dell’istituto Massimo Ponzellini sta avendo con Matteo Arpe, brillante banker oggi alla guida di Banca Profilo. Interrogativi altrettanto pressanti riguardano gli equilibri dei sindacati interni alla banca che stanno cambiando a vista d’occhio: se la Fabi è ancora di gran lunga il primo sindacato dell’istituto di Piazza Meda con oltre 2.000 iscritti, la Fiba Cisl forte delle sue circa 1.500 tessere sta sottraendo crescenti consensi (si parla di 500-600 tesserati) alla Fisac Cgil che è sempre stato uno dei sindacati-guida della banca
“Diffusa la sensazione da decadenza e crollo dell’impero. Si assiste a una continua discesa della tensione morale” cooperativa, seguita dalla Uilca dalla quale, pure, potrebbero arrivare consensi alla Fiba Cisl. Determinante per questo “terremoto” è stata la scossa iniziale provocata dalla forte denuncia contenuta nella “Lettera aperta” in undici cartelle che pochi gior-
ni fa Francesco Galbussera, storico esponente della Fabi e fondatore dell’Associazione Amici della Bpm (la cui lista in assemblea ha sempre determinato la nomina del presidente) ha inviato all’Associazione Pensionati di Bpm, a Insieme per la Cooperativa Bnpm, all’Associazione Amici, a Fabi, Falcri, Federdirigenti, Fiba, Fisac, Sinfub, Ugl e Uilca. “Diffusa è la sensazione in Bpm - scrive
Galbussera nella lettera di cui SOLDI è entrato in possesso - da decadenza e crollo dell’impero. Si assiste ad una continua discesa della tensione morale; la cooperativa viene continuamente evocata dagli attori della vita aziendale ma ancor più se ne violano i valori fondanti e le regole di base. Continui sono gli svogliati appelli di sapore unitaristico mentre va in scena lo spettacolo poco edificante di
ANALISTI ABBAGLIATI Bernard Arnault, il signore degli anelli...Bulgari La mossa di Bulgari incassa il plauso del mercato ma sorprende gli esperti. Il gruppo, che ha ceduto la quota di controllo al gigante francese LVMH, ha messo a segno a Piazza Affari un rialzo del 60% a 12 euro dopo l’annuncio, sfiorando il prezzo dell’Opa pari a 12,25 euro per azione. Mentre le case d’affari, che avevano sottovalutato le indiscrezioni dei mesi scorsi, sono rimaste basite dalla decisione, che dovrebbe giovare sia alla famiglia Bulgari, che vivrà di rendita, sia al patron di Lvmh, Bernard Arnault, che potrà sfruttare importanti economie di scala. Nel dettaglio, Paolo e Nicola Bulgari e Francesco Trapani, azionisti di controllo della società romana, hanno appena conferito la totalità della loro quota, il 50,4%, a Lvmh. Il gruppo francese, inoltre, emetterà 16,5 milioni di azioni a favore dei Bulgari e di Trapani con un concambio di 0,10 nuove azioni Lvmh per ogni titolo della casa italiana e promuoverà successivamente un’Opa al prezzo di 12,25 euro sulle azioni rimanenti, finalizzata al delisting. Per Lvmh il prezzo complessivo dell’operazione ammonta a 4,3 miliardi di euro. Il conferimento delle azioni Bulgari avverrà dopo
il pagamento del dividendo 2010 da parte dei due gruppi e il closing dell’operazione è atteso per la fine di giugno 2011. A quel punto la famiglia Bulgari avrà il 3% di Lvmh e potrebbe diventare il secondo socio familiare dietro Arnault. Gli analisti di Citigroup si aspettano che l’acquisizione permetta a Lvmh di generare sinergie di costo e di produrre efficienze anche in Bulgari, riportando i margini ai livelli storici nel medio termine, mentre Unicredit ha giudicato generoso il prezzo offerto dal gruppo di Arnault, probabilmente giustificato dal portafoglio strategico di Bulgari. Ma prima dell’annuncio, gli analisti erano molto scettici sulle possibilità della maison italiana: in un report datato 27 gennaio, Societé Générale suggeriva di vendere il titolo, prevedendo un prezzo obiettivo di 5,7 euro entro la fine del 2011, mentre Intermonte ha un giudizio underperform sull’azione con un target price di 6 euro: a preoccupare gli analisti della sim sono in particolare l’aumento dei tassi di interesse nei Paesi emergenti. Prudenza anche da parte di Banca Imi, che pochi giorni fa fissava il target price a 7 euro con rating hold.
bande animate dal solo egoistico tornaconto”. “L’impressione continua Galbussera - è quella di una incapacità sostanziale nel far fronte alle evenienze straordinarie generate dallo stato generale dell’economia e alle risultanze delle modalità con cui è stata condotta la società negli ultimi anni. Nessuno, credo, possa farsi illusioni sul fatto che la banca possa tollerare per lungo tempo questo andazzo e neppure sulla natura dei possibili interventi a tutela della banca da parte delle autorità indipendenti: questo è ovvio con evidenti ed irrimediabili conseguenze sulla natura sociale dello stesso istituto di credito e su ciò che allo stato si trova ad essere il nostro modello partecipativo”. Non a caso la Banca d’Italia ha appena terminato una lunga ispezione a Piazza Meda e le conclusioni del lavoro degli “sceriffi” di Mario Draghi si preannunciamo perlomeno dirompenti. Cinque sono i punti del programma che caratterzza l’iniziativa choc di Galbussera: l) la fondazione di una nuova associazione tra soci, 2) la riforma dello statuto della banca, 3) una diversa politica sindacale, 4) il rinnovamento del welfare aziendale attraverso nuove forme di mutualità e 5) la profonda revisione del piano strategico. Il nuovo statuto dovrebbe contenere clausole di salvaguardia rispetto ad eventuali opa ostili “condizionatamente sospese alla trasformazione della società coo-
perativa in spa”. E sul piano strategico? Qui le critiche della “Lettera aperta” sono puntuali: “La situazione prospettica sul fronte delle componenti del conto economico e degli strumenti di rafforzamento patrimo-
La Banca d’Italia ha da poco terminato una lunga ispezione nel quartier generale. Si temono le conclusioni niale è tale da rendere verosimile se non necessaria una revisione del piano strategico”. Dove? “L’esaltazione dei ricavi tramite il ricorso accentuato a strumenti finanziari ibridi”, le “manovre tariffarie e sui tassi”, nonché i “tagli al personale e agli investimenti appaiono chiaramente metodi inefficaci per una valida pianificazione operativo-funzionale della cooperativa”. Quali vogliono essere i tempi della “rivoluzione” contenuta nel programma di Galbussera? Domanda intrigante. Il progetto dovrebbe completarsi proprio in concidenza con l’assemblea societaria dell’aprile 2012. Tappa a dir poco cruciale perché andrà in scadenza l’intero consiglio d’amministrazione. Ponzellini è avvisato. E, magari, preoccupato.
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Sale la tensione nel board della compagnia per la richiesta di condanna a otto anni per il crack Cirio
Geronzi, il pomodoro della discordia Per gli analisti l’ipotesi di un’uscita del presidente spingerebbe il titolo Generali al rialzo Diana Bin Un nuovo scossone per la stabilità del board delle Generali. La richiesta di condanna a 8 anni di carcere avanzata dai pm della Procura di Roma per Cesare Geronzi nell’ambito del processo Cirio non aiuta certo il Leone di Trieste, già alle prese con crescenti tensioni tra il presidente e alcuni azionisti, primo tra tutti il patron di Tod’s, Diego Della Valle. “È chiaro che non è una buona notizia per il titolo”, ha detto a SOLDI un analista che ha preferito rimanere anonimo, “anche se è difficile che a breve termine ci siano rischi di possibili cambiamenti alla presidenza”. Ciò non toglie comunque che ai vertici della compagnia si profili ora “qualche incertezza per la stabilità della situazione attuale”, ha aggiunto l’esperto. “Ci sono delle tensioni e questo (la richiesta di condanna, ndr) può lasciare il tema governance ancora turbolento per qualche mese”. Mentre un altro analista sostiene che si tratti di una vicenda giudiziaria con radici ormai vecchie: “Non credo che avrà alcun impatto, a meno che non si traduca in una condanna definitiva”. In quel caso si procederà a eventuali cambiamenti ai vertici, e allora sì che un effetto sul titolo si farebbe sentire. Il fallimento della Cirio ha mandato in fumo i risparmi di circa 35.000 risparmiatori: il gruppo guidato da Sergio Cragnotti è finito in default nel 2002 per il mancato pagamento delle cedole su obbligazioni da 1,2 miliardi di euro e, a seguito di inefficaci tentativi di ristrutturazione, è stato dichiarato insolvente nel 2003. Al processo di primo grado per il crack, la procura di Roma non
ha concesso attenuanti e ha chiesto una condanna a 15 anni di carcere per Cragnotti e a 8 anni per Geronzi, all’epoca dei fatti numero uno della Banca di Roma. Per Geronzi i pubblici ministeri hanno chiesto anche l’interdizio-
ne perpetua dai pubblici uffici, l’interdizione legale, l’inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale per dieci anni e incapacità ad esercitare uffici direttivi. I pm, Gustavo De Marinis, Tiziana Cugini e Rodolfo
Sabelli, ritengono in particolare che il presidente delle Generali fosse a conoscenza dello stato critico del gruppo alimentare e che abbia continuato a sostenerlo per anni per rientrare dai finanziamenti erogati dalla sua banca tra-
mite l’emissione di bond, scaricando il rischio sui risparmiatori. Se questa vicenda dovesse avere un impatto su Generali, hanno spiegato gli analisti, il titolo salirebbe: “Nel caso di ipotesi circa un’imminente uscita di Geronzi, l’azione vedrebbe un rialzo in Borsa perché si creerebbero ipotesi speculative premianti per Generali”. Gli investitori in effetti sembrano iniziare a temere che l’ex numero uno della Banca di Roma voglia sfruttare la ricca cassa della società triestina per la propria strategia, soprattutto alla luce delle sue recenti dichiarazioni in un’intervista al Financial Times, circa possibili ulteriori investimenti del Leone nel settore bancario italiano. Affermazioni che hanno creato non pochi malumori all’interno del board, e che molti hanno ricollegato alle dimissioni di Leonardo del Vecchio dal ruolo di consigliere della compagnia, nonostante il patron di Luxottica abbia assicurato che la sua decisione non ha avuto niente a che fare con Geronzi. Per il Wall Street Journal comunque, il presidente delle Generali “minaccia di oltrepassare il suo ruolo non esecutivo, e le sue azioni danno ragione a chi temeva che avrebbe usato per fini politici la rete di partecipazioni incrociate del gruppo”, in contrasto con una precedente leadership improntata all’indipendenza. E anche per gli analisti di Intermonte l’uscita di scena di Del Vecchio “mostra che i consiglieri che rappresentano i soci privati, circa l’8-10% del capitale della compagnia, sono scontenti delle mosse del presidente Geronzi”. Resta da vedere cosa scaturirà dalla vicenda giudiziaria. La sentenza è attesa a maggio.
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SOLDI
Rischia un vero e proprio tracollo il titolo di Piazza Cordusio. Ghizzoni “disarmato” EDUCATIONAL Cosa c’è da sapere sulla finanza di Allah La finanza islamica è l’insieme di istituti giuridici, strumenti finanziari ed imprese, conformi ai dettami e alle tradizioni della Sharia, la legge islamica: si fonda su principi giuridico-religiosi dettati dalla Sharia che indicano cosa non fare, piuttosto che cosa fare. Alcuni aspetti peculiari della finanza islamica sono: l La trasparenza, la responsabilità sociale e il contenimento della speculazione. l Lo stretto legame con l’economia reale: ciò comporta che ogni operazione debba avere dei sottostanti reali affinché la transazione possa essere definita conforme alla Sharia. Il bene sottostante alle operazioni deve essere posseduto o acquistato da una delle controparti, ad esempio non è possibile finanziare l’acquisto di un bene, ma occorre disporre del bene stesso per poterlo vendere. l L’applicazione dello schema di partnership con la partecipazione agli utili ed alle perdite derivanti dal progetto (Profit-Loss Sharing) e dunque alla condivisione dei rischi. l La presenza nelle banche di uno Sharia Board, ovvero un comitato volto a garantire l’osservanza delle leggi coraniche e le modalità di risoluzione delle controversie nascenti dai contratti. Questo organo consiliare garantisce la rispondenza dei prodotti islamici ai dettami della Sharia. l La segregazione degli asset islamici da quelli convenzionali. l Lo stretto legame tra gli strumenti dell’attivo con quelli del passivo che consente di far coincidere le finalità della raccolta con quelli degli impieghi. I principi fondanti della finanza islamica sono essenzialmente quattro: l Riba: divieto di pagamento di interessi legati al fattore temporale frutto di una semplice rendita finanziaria non correlata ad un’attività reale con un determinato livello di rischio. l Maisir: divieto di speculazione. l Gharar: divieto di stipulare contratti che prevedano irragionevole incertezza o ambiguità. l Haram: attività economiche proibite dal Corano, come la distribuzione/produzione di alcol, tabacco, armi, carne suina, pornografia e gioco d’azzardo.
UniCredit fuori dal Corano In vendita la quota libica (oltre il 7%) se cambiasse la guida del Paese Gianluca Baldini Muammar Gheddafi è un uomo di potere. Tanto da riuscire a mettere in crisi alcune quotate italiane anche se il suo regime dovesse cadere. É il caso di Unicredit, l'azienda di Piazza Affari che ha forse i maggiori rapporti con la Libia. Piazza Cordusio è infatti partecipata al 2,594% dalla Lybian Investment Authority (Lia) e al 4,613% dalla Banca centrale libica, due quote che, se unite (7,207%), rendono la banca guidata da Federico Ghizzoni una società controllata da azionisti libici. Se però è stato proprio questo a determinare il benservito da parte delle fondazioni dell'ex ad Alessandro Profumo, ora si apre un nuovo grande momento di incertezza per i risparmiatori del gruppo. Secondo diversi analisti interpellati da SOLDI, se con il “dopo
Gheddafi” dovesse insediarsi un governo integralista che imponesse i dettami della Sharia, la Lia e la Banca Centrale della Libia potrebbero essere costrette a vendere “di colpo” la loro quota determinando un crollo del titolo e un'enorme instabilità per la governance del gruppo. A destare la maggiore preoccupazione per gli esperti, ci sarebbe il cambiamento della policy sugli armamenti determinato dall'ingresso dei libici tra i soci di Unicredit. A un governo integralista e non laico potrebbe infatti non piacere il cambiamento di policy sugli armamenti voluto con l'ingresso dei nordafricani nel capitale del gruppo italiano. Le regole della finanza islamica vietano infatti il coinvolgimento da parte delle aziende in business che riguardino la pornografia, l'alcol, il tabacco, il gioco d'azzardo e gli armamenti. Rispetto a non molto
tempo fa, la banca è passata da un dichiarato “disimpegno” dal settore (annunciato nel 2000) al riconoscimento che “alcuni tipi di armi sono necessarie al perseguimento di obiettivi legittimi, accettati dalla comunità internazionale”. Lo stesso problema, secondo gli analisti, potrebbe nascere per Finmeccanica, società della quale la Lia possiede il 2,01%, una quota decisamente meno importante e non di maggioranza. Per merito anche del trattato d'amicizia Italia-Libia stipulato dall'attuale governo Berlusconi con il raìs, l'Italia è diventata il primo esportatore europeo di armi verso la Libia: nel biennio 2008-2009 l'Italia ha autorizzato alle proprie ditte l'invio di
Santovito: “Ora quello che preoccupa gli analisti è il proliferare di banche islamiche e di certi fanatismi”
L’economia del raìs Gheddafi resta la più laica del Nordafrica Le aziende italiane che hanno rapporti con la Libia sono moltissime. Per capire quali potrebbero essere le ripercussioni sulla nostra economia se il regime di Muammar Gheddafi dovesse cadere, abbiamo fatto due chiacchiere con Luigi Santovito, analista finanziario esperto di finanza islamica. Quali sono le principali differenze tra la finanza “tradizionale” e quella islamica? Rispetto alla finanza tradizionale, quella islamica è legata ai precetti religiosi. Vengono banditi i concetti di interesse e di speculazione. È una finanza che non è basata sul debito ma è direttamente collegata alle attività reali. Pertanto tutti i prodotti finanziari di matrice islamica devono essere supervisionati da un consiglio di religiosi e devono rispettare i precetti della Sharia, gli insegnamenti della legge islamica. Oltre ai settori vietati come ad esempio la pornografia, vengono escluse tutte le aziende che hanno una certa percentuale di debito. Solitamente il rapporto fra crediti e debiti di un'azienda non può superare il 33%. Rispetto a una banca occidentale, il cliente tipo della banca islamica è quasi un socio. Attraverso uno schema di Profit-Loss Sharing partecipa agli utili e alle perdite della banca stessa. Ne diventa socio, come se le banche islamiche fossero delle aziende di capitale di rischio. Ciò
significa che chi ha dei conti di deposito aperti presso una banca islamica non deve aspetLuigi tarsi una remuneSantovito razione predeterminata. Una persona partecipa a progetti o investimenti e attraverso questi ha un eventuale tornaconto. Quali sono i vantaggi delle società quotate italiane che investono in Libia? Prima di tutto c'è un rapporto storico, frutto di una forte domanda di beni che nei Paesi occidentali non è così sostenuta mentre in Africa è in decisa crescita. Inoltre in Nordafrica c'è un netto aumento dell'alfabetizzazione finanziaria degli enti nordafricani. Ci sono quindi governi che sostengono una politica finanziaria piuttosto sostenuta come è avvenuto fino ad ora in Libia. Se cadesse il raìs, quali potrebbero essere gli svantaggi per le quotate italiane che hanno investito in Libia o per le società libiche che hanno fatto acquisti a Piazza Affari? Sicuramente nel breve periodo ci sarà un clima di incertezza dettato dal dopo Gheddafi ma bisogna anche sottolineare che le società che hanno rilevato quote di azien-
de italiane non fanno capo direttaemente al dittatore ma alla Lafico (Libyan Arab Foreign Investment Company) o alla Lia (Libyan I n v e s t m e n t Authority), fondi sovrani che hanno condotto sempre una politica piuttosto aggressiva. Quello che preoccupa ora gli analisti è che Gheddafi era sempre stato un ostacolo al proliferare delle banche islamiche o di certi fanatismi. Ora bisogna capire cosa succederà. Attualmente per le società libiche che hanno fatto shopping a Piazza Affari non ci sono notizie certe. Unicredit è riuscita a riprendere i rapporti con la persona che gestiva la quota libica di Piazza Cordusio. Sul breve periodo, dunque, non si prevedono scossoni a breve anche perché Chavez è riuscito a mediare con Gheddafi affinché il prezzo del petrolio rimanga a un livello accettabile. Sul lungo periodo, per la finanza islamica c'è da guadagnarci. Bisogna ricordare, inoltre che ultimamente la Libia è entrata a far parte dei Paesi che possono emettere Sukuk, le obbligazioni islamiche. Se dunque arrivasse la finanza islamica si potrebbero limitare i
armamenti alla Libia per oltre 205 milioni di euro che ricoprono più di un Muammar terzo (il 34,5%) di Gheddafi tutte le autorizzazioni rilasciate dall'Ue (circa 595 milioni di euro). Si tratta di forniture in gran parte riconducibili alle ditte del gruppo Finmeccanica: elicotteri militari dell'Agusta Westland, aeremobili dell'Alenia Aeronautica, velivoli della Alenia Aermacchi, sistemi missilistici della Mbda Italia per citarne solo alcuni. Gli investitori hanno dunque da stare in guardia perché l'arrivo della finanza islamica potrebbe determinare scossoni a Piazza Affari che potrebbero anche “affossare i titoli” di alcune big caratterizzate da partecipazioni libiche.
business delle società italiane che investono in Libia? Il problema si presenterà sotto il profilo finanziario. Come è avvenuto in Tunisia, in cui la banca centrale è controllata da azionisti esteri come i Rothschild, è molto probabile che in Libia assisteremmo, se cadesse il raìs, a forti movimenti per eventuali aggregazioni o più in generale movimenti bancari. Si aspetta che i titoli delle quotate italiane che investono in Libia possano risentire positivamente (o negativamente) dell'attuale situazione geopolitica? Credo che nel breve periodo potrebbero esserci problemi per i diritti di voto da esercitare nelle varie assemblee ma in generale gli ottimi rapporti tra Italia e Libia continuerebbero a esistere come negli ultimi venti anni. Quindi possiamo dire che se Gheddafi dovesse cadere, ciò potrebbe far bene alle quotate italiane? Una volta stabilito nuovamente l'ordine, credo ci sia solo da guadavisto l'aumento gnarci perché della stabilizzazione finanziaria dei giovani libici, aumenterà il bisogno di nuovi servizi finanziari e di nuovi beni. Non potremmo avere problemi con le commodities, vista l'attuale situazione? Sul breve periodo ci potrebbero essere dei problemi ma sul lungo periodo le autorità competenti dovrebbero intervenire per cercare di calmierare i prezzi. G. B.
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10 marzo 2011
Quando la redditività di bilancio è minore di quella dei bot. Una verità che non sempre decide il prezzo
Le titolate hanno un lato oscuro Tanti nomi noti del listino generano un Roe negativo. Però gli investitori non lo sanno Matteo Chiamenti Come ci insegna la saggezza filosofica cinese, i concetti di buio e luce sono strettamente legati, fondamentalmente dipendenti l'uno dall'altro. Senza il “bene” non si avrebbe modo di riconoscere il “male” e viceversa. Traslando questa trascendente concettualità alla ben più terrena caciara borsistica, non può che emergere una logica comportamentale di fondo: per operare bene in borsa bisogna senza dubbio conoscere i lati “oscuri” delle quotate. Spostiamoci quindi una volta tanto dalle solite prolisse chiacchierate su chi fa meglio degli altri, su chi garantisce le migliori performance e via dicendo. Lo scopo di questa indagine svolta dalla redazione di SOLDI è infatti quella di mettere in luce le realtà di mercato più “problematiche” sul fronte della redditività aziendale. I lati societari nascosti all’investitore comune. Un buon punto di partenza nel ricercare i nostri protagonisti, consiste nell'adottare il seguente assunto, proprio come se si trattasse della classica prassi maematica: “Se un investimento in un'azienda rende meno di un banalissimo buono ordinario del tesoro, è evidente che vien meno la convenienza immediata dello stesso”. Fatto ciò, non rimane che definire la misura del rendimento aziendale. Nel caso in esame su queste pagine
TREND SUL MERCATO Società
Performance a un anno
Stefanel
-70,98%
Safilo
84,05%
Saes
30,35%
Dmt
-0,69%
Itway
-38,65%
Biesse
4,77%
Unipol
-35,23%
Eems
17,29%
Telecom Italia Media
-55,57%
Gefran
130,73%
Fonte: Elaborazione SOLDI su dati Borsa Italiana
abbiamo optato per il Roe, un indicatore di redditività del capitale proprio: è un indice di percentuale per il quale il reddito netto prodotto viene rapportato al capitale
Yin e Yang
netto o capitale proprio, ossia agli apporti di pertinenza dell'azienda. Abbiamo quindi preso le prime 100 società italiane per capitalizzazione di borsa e le abbiamo “scremate” selezionando tutte quelle realtà che presentano una media del Roe degli ultimi due anni (2008 e 2009)
inferiore a un ipotetico rendimento del 2% fornito da un bot a un anno (l'ultima asta disponibile di febbraio ha dato un interesse dell'1,862, valori tendenzialmente simili a quanto ipotizzato). Terminata questa operazione abbiamo messo nel paniere delle “pecore nere” di Piazza Affari, le “peggiori” dieci società sulla base dell'ultimo dato Roe disponibile, ovvero quello 2009. Tra i coinvolti, in gran parte appartenenti al mondo delle pmi, spiccano senza dubbio tre “big” come Safilo e U n i p o l , Italia Telecom Media. Ma una problematicità nel rendimento aziendale equivale a una limitata fiducia da parte del mercato? Dipende dal caso. La realtà vuole che delle dieci società selezionate, esattamente la metà abbia ottenuto una performance positiva a un anno in borsa, magari sulla base di buone prospettive future. Insomma metà da una parte, metà dall'altra, nel male c'è un po' di bene e viceversa. Una conclusione ideale nel segno di Yin e Yang.
I ROE PIÙ BASSI DI BORSA ITALIANA
LA CLASSIFICA DEI RENDIMENTI SOCIETARI Società
Roe ultimo bilancio
Stefanel
-125,24
Reno De Medini
-4,26
Safilo
-78,65
Fastweb
-4,05
Dmail
-33,45
Acea
-3,65
Seat Pg
-3,41
Snai
-3,39
Panariagroup
-3,15
Gemina
-2,32
Pirelli
-0,91
Digital Bros
-0,77
Fidia
-0,66
Uniland
-0,02
Saes
-26,6
Dmt
-22,64
Itway
-22,34
Biesse
-21,44
Unipol
-20,09
Eems
-19,22
Telecom Italia Media
-17,76
Gefran
-16,9
STMicroelectronics
-16,75
Prelios
-15,81
Prima Industrie
-13,38
Premafin
-12,09
Irce
-11,71
Rcs
-11,4
Granitifiandre
0,58
Banca Pop Etruria e Lazio
0,74
Isagro
0,87
Espresso
1,11
Txt
1,15
Mps
1,29
Banca Profilo
1,49
Fondiaria Sai
-10,55
Datalogic
-10,42
Poligrafica S.Faustino
-10,37
Centrale del Latte di Torino
1,61
El.en
-10,03
Banco Popolare
2,13
Eurotech
-7,89
Acotel
2,24
Milano Assicurazioni
-6,94
Erg
2,29
Bulgari
-6,01
A2A
2,33
Fiera Milano
-5,92
Ubi Banca
2,33
Fonte: Elaborazione SOLDI su dati Borsa Italiana
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trend&mercati
10 marzo 2011
SOLDI
Marco Fiori: “Con gli attuali rating di mercato siamo meno incentivati a fare contratti a lungo termine”
Anche nel 2011 si naviga a vista D’Amico International Shipping mette in acqua la flotta. Al servizio del business “big oil” Felice Meoli Da Londra, dove la d'Amico International Shipping ha un'importante centro commerciale e operativo a copertura dell'emisfero occidentale (a Singapore copre invece l'emisfero orientale), l'a.d. Marco Fiori ha accettato l'invito di SOLDI a spiegare le prospettive future della società, e le ragioni delle difficoltà incontrate nel 2010. Che anno è stato quello appena chiuso? Il 2010 è stato un anno di transizione, dopo un 2009 che, a parte il primo trimestre, è stato decisamente negativo. Ci aspettavamo un miglioramento nel quarto trimestre che non c'è stato per vari motivi, tra cui il livello di scorte elevato e che solo ora inizia a ridursi. E quali sono le prospettive per il 2011? Il 2011 è partito flat, ma gli eventi imprevedibili in Nord Africa hanno favorito la volatilità dei mercati, con una forte ripresa della domanda e conseguentemente dei prezzi dei noli, soprattutto nel bacino del Mediterraneo. Vedo comunque il 2011 ancora come un anno di transizione, migliore nel secondo semestre, e un probabile rilancio nel 2012. D'altronde, il nostro mercato, quello dei prodotti raffinati, fa riferimento a Usa ed Europa, che danno segnali incoraggianti. Il settore del dry cargo, invece, dove la Cina rappresenta un consumatore straordinario, sta incontrando i primi segnali di difficoltà. Nel 2010 avete protetto una buona fetta di ricavi attraverso contratti a tariffa fissa, più vantaggiosi rispetto a quelli spot, anche se in riduzione rispetto al 2009. La ripresa passa necessariamente per un incremento delle tariffe dei noli. Come si gestisce questa situazione? Noi storicamente cerchiamo di avere una copertura fissa tra il 40 e il 60%, ma agli attuali rate di mercato siamo meno incentivati a fissare le navi con contratti a lungo termine. Tuttavia, con clienti importanti (Ip, Exxon Mobil) della nostra flotta “oil”, con cui abbiamo rapporti storici e che rappresentano una cartina di tornasole della qualità della nostra società, abbiamo accettato di stipulare contratti a lungo termine a un livello di tariffe comunque allineato al mercato. Oggi ci attestiamo nella parte bassa di questa forchetta, che rap-
presenta ancora un livello molto elevato. Se i clienti preferiscono posizioni corte perché allora acquistare nuove navi, con un effetto non irrilevante sui conti dell'ultimo anno? Non abbiamo acquistato navi negli ultimi tempi. L'acquisto di nuove navi, sebbene abbia impattato sui conti dello scorso anno, è stato fatto anni fa, quando il contesto era molto diverso. Le ultime, per esempio, ci saranno consegnate nel 2012. Cerchiamo però di metterci sempre nella posizione di anticipare gli eventi e leggere il futuro del mercato, da cui ci aspettiamo una ripresa.
Il cda proporrà all'assemblea un piano di buyback. Con quali obiettivi? Il piano di buyback è stato richiesto solo perché andava in
scadenza quello precedente, e seppure non ci aspettiamo di comprare azioni, vogliamo avere uno strumento a disposizione per ogni eventualità. Il titolo ha
Marco Fiori
Come potrà incidere il rialzo prossimo venturo dei tassi di interesse? Il rialzo dei tassi non avrà un forte impatto sui nostri conti, perché abbiamo un indebitamento molto basso e una flotta giovane, finanziata più o meno al 50%. Nel nostro settore si tende a finanziarla fino al 70%, mentre noi raggiungiamo più o meno i 230 milioni di euro contro un valore delle navi di 492 milioni. Il cambio dollaro-yen è stato uno dei fattori principali ad avere influenzato il risultato finale dello scorso anno. L'oscillazione dei cambi ci ha sicuramente penalizzato. Operiamo in Giappone con una nave in partnership con Mitsubishi finanziata in yen, e con un finanziamento di 10 miliardi di yen per due navi giapponesi. Ma l'impatto sui conti fa parte di una componente di mark to market, che verrà riassorbita nel lungo periodo. I nostri finanziamenti hanno ampia durata, e anche un'eventuale copertura, sebbene possa essere utile nel breve periodo, non fa parte della nostra ottica di lungo periodo, per la quale prevediamo un indebolimento dello yen dovuto a vari fattori macroeconomici. Come si ritorna allora in utile? In utile si ritorna grazie a una ripresa del mercato e delle revenues. Noi abbiamo una struttura di costi abbastanza fissa, abbiamo già tagliato dove possibile nel 2009 e nel 2010 (principalmente costi di marketing, riduzione di viaggi), mentre dobbiamo stare molto attenti a non tagliare nello shipping, dove il fattore qualità rappresenta il nostro fiore all'occhiello ed è quello che ci ha permesso e ci permette l'accesso a un certo tipo di clienti di alta gamma.
sicuramente rallentato, è potenzialmente sottovalutato se guardiamo al valore della flotta, ai debiti e ad altri importanti fattori, ma a noi non interessa un ottica di breve periodo, ne vogliamo una di lungo, dove ci interessa rimanere in Borsa. Sul fronte acquisizioni potrebbero esserci delle novità? La crescita esterna ci interessa molto, ma non ci sono state grandi opportunità di acquisizioni durante lo scorso anno. C'è comunque molta liquidità sul mercato, e anche noi siamo con gli occhi aperti pronti a valutare delle buone occasioni. È anche vero che per il momento, dal nostro punto di vista, non ci sono molte possibili “prede” (dovrebbe essere una società di shipping, con una flotta giovane), per cui valutiamo anche acquisizioni di asset o di navi. Perché un investitore dovrebbe guardare con favore al titolo D'Amico? Per due motivi principalmente. Per il valore intrinseco del titolo, che a questi livelli è molto basso, e perché il mercato dei prodotti raffinati è negativo da sette quarter, troppo tempo, e dovrà assolutamente riprendersi.
I ricavi nel 2010 hanno fatto registrare una crescita del 17% superando i 300 milioni di euro
Ma a Milano il consiglio è “buy” Equita Sim propone un target price a 1,32 euro. Nell’ultimo anno il titolo ha perso il 21% Naviga in acque ancora incerte la D'Amico International Shipping - società controllata da d'Amico Società di Navigazione SpA (una delle principali società private di trasporto marittimo al mondo) - e lo dimostra la prudenza che traspare dalle dichiarazioni pubbliche del management e dalle parole che l'Amministratore Delegato Marco Fiori ha riservato per SOLDI. Il 2010 si è chiuso infatti in maniera abbastanza deludente, con un rosso di circa 20 milioni di dollari, in peggioramento rispetto alla perdita del 2009, “limitatasi” a 13 milioni. Una parte di responsabilità per questo risultato è da addebitare al deprezzamento del dollaro verso lo yen: al netto delle oscillazioni dei cambi, la perdita si sarebbe assestata a “soli” 12,7 milioni di dollari, un risultato migliore se comparato alla perdita netta dell'esercizio 2009 di 16 milioni (al netto, in questo caso,
degli utili da cambi). Le tariffe, comunque, restano ancora basse in uno scenario di difficoltà globale, che presumibilmente vedrà una svolta nel 2012. Ma la com-
La compagnia marittima annovera un parco giovane, appena 5 anni di vita, quando la media è di 9 pagnia di navigazione - che opera nel segmento delle product tankers, cioè delle navi per il trasporto di prodotti petroliferi raffinati, oli vegetali e chimici - per l'anno in corso e a maggior ragione per i prossimi ha ancora delle buone carte da giocare. ; una flotta dall'età media di 5,1
anni contro una media nel settore di 9,3; e soprattutto una lenta ripresa del mercato, che in questo scorcio iniziale di 2011 ha fatto registrare “sentiment e dati in assoluto migliori degli ultimi tre anni”, parafrasando lo statement di un paio di settimane fa. Grazie a questo accenno di primavera dell'economia, “grazie” alle turbolenze nel Mediterraneo e forse grazie all'outlook sostanzialmente positivo segnalato dagli specialisti di Equita Sim (indicazione “buy” con target price a 1,32 euro, recentemente tagliato ma ben oltre il livello attuale) il titolo a Piazza Affari in questi primi due mesi è riuscito a rimanere a galla attorno quota 1 euro, dopo aver perso il 21% nel corso dell'ultimo anno. E questo potrebbe rappresentare una delle sorprese più interessanti di quest'anno, in vista di una ripresa più consistente sotto tutti i profili per il 2012. F. M.
SOLDI
trend&mercati 13
10 marzo 2011
Edmund Shing (Barclays): “Il Paese sta beneficiando del recupero dell’export nei settori chiave”
Il private banking dice sì all’Italia A sorpresa i nomi della finanza giudicano appetibili le occasioni offerte dalla Penisola Dafne Ippoliti Investire su titoli italiani? Se, fino a ieri, aveste posto la domanda a una banca d'affari internazionale la risposta sarebbe stata, nella migliore delle ipotesi: “Non è un mercato abbastanza rilevante”. Ma qualcosa sta cambiando.Tanto che un nome come Barclays sul nostro Paese, tutto intero, e sul listino ha detto “buy”. “Ci sono molti fattori a favore del mercato italiano–spiega l'analista Edmund Shing – dal punto di vista macro, innanzitutto, il Paese sta beneficiando del recupero dell'export nei mercati di sbocco decisivi: cioè Germania (13%), Francia (12%), e Usa (11%) e Asia emergente (6%).Questo fa dell'Italia un ponte per scommettere sulla crescita globale”. La produzione industriale, nell'ultima rilevazione statistica, segna un robusto +5,4% anno su anno. E non basta: a sostenere il mercato è anche la sua importante sottovalutazione. I titoli sono sui minimi dal 1992 rispetto a resto d'Europa, Usa ed emergenti. Il listino è stato depresso dai timori sul debito sovrano europeo, ma “la dinamica del debito italiano è di gran lunga migliore e il rapporto deficit/pil tenderà a stabilizzarsi entro il 2011”. Un vero affare, dunque. E come muoversi allora su un listino dove poche
tore insieme a prezzi dei titoli a sconto le rendono molto più interessanti delle banche spagnole”. Sotto la lente dell'analista finiscono UniCredit che tratta a circa 0,6 volte il book value 2011 e Intesa a 1. Mentre Monte dei Paschi è la più a sconto con un valore di circa 0,5, con una crescita degli utili stimata di oltre il 20% al 2013.
società e molto concentrate in due o tre settori industriali pesano moltissimo? “I settori chiave dal punto di vista della capitalizzazione - continua Shing - sono finanziari, utility e oli&gas che, insieme, fanno il 71% del Ftse All Share. Proprio su questi si avranno i maggiori benefici: i prezzi di carbone e C02 in forte rialzo spingeranno le utility, per
I VOSTRI SOLDI
La dinamica del debito italiano non preoccupa; il rapporto deficit/pil tenderà a stabilizzarsi esempio. Il prezzo del petrolio, allo stesso modo, con il Brent vicino ai 113 dollari al barile, farà volare le società petrolifere, Eni in testa”. A correre sul rally del petrolio è “Se anche EnelGreenPower. aumenta il prezzo del greggio – dice un operatore – in Italia aumenta anche il prezzo dell'elettricità e una società che fa metà del suo Ebitda vendendo sul libero mercato non può che guadagnarci”.“E, ancora, le banche italiane trattano a valori
Cenerentola balla con le utility
interessanti e sono quelle destinate a fare meglio rispetto ai competitor del resto d'Europa”, spiega Shing. Le banche italiane, è parere condiviso, sono le più solide del Vecchio Continente. “Il Tier1 per i nostri istituti di credito è già in linea con le richieste di Basilea 3 – secondo Claudia Segre, segretario generale d iAssiomForex – e con l'emissione di 10 miliardi di euro in obbligazioni
nel solo mese di gennaio si sono correttamente rifinanziate. Discorso che vale non solo le banche universali come Unicredit ma anche per le piccole società cherappresentano il 50% del sistema domestico”. Così anche Barclays si attende che le banche italiane “otterranno – dice ancora Shing – una crescita degli utili superiore a quella dei competitor. Questo fat-
n Italia in testa al podio degli investimenti nel 2011. Da cenerentola delle banche d'affari internazionali a potenziale fonte di valore, più o meno nascosto. E a fare la parte del leone sono proprio i settori più rappresentativi, ovvero utility (con Enel Green Power, Terna e Snam Rete Gas), petrolio con Eni e banche, con Monte dei Paschi, UniCredit e Intesa Sanpaolo. A sostenere questi titoli, il rally dei prezzi di carbone e petrolio e una situazione di bilancio sovrano positiva in relazione agli altri periferici.
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businesslife
10 marzo 2011
SOLDI
I brand del tabacco sanno come “accendere” la clientela
Il lusso va in fumo Confezioni in oro bianco e diamanti in bella mostra a cura di Sara Lupi Nonostante le campagne sempre più agguerrite contro il fumo, sono ancora oltre dieci milioni le persone che ogni giorno in Italia si accendono almeno un sigaro o una sigaretta. E se la maggior parte di queste si accontenta di prodotti di
qualità standard, che già di per sé influiscono notevolmente sulle spese mensili, esiste una piccola minoranza che ha fatto del fumo una specie di rituale e che, potendoselo permettere, si concede il meglio che esista sul mercato. E naturalmente le grandi compagnie del tabacco cavalcano l’onda con
edizioni limitate e pacchetti speciali. Come Lucky Strikes, che nel 2007 aveva lanciato le sigarette da 100.000 dollari, con pacchetti in oro bianco da 8 carati e un grosso diamante in primo piano sulla confezione. Ma i veri brand di lusso si concentrano più sulla qualità del prodotto che sull’involucro.
Il vizio a portata di mano e di portafoglio n ARTURO FUENTE HEMINGWAY, SHORT STORY Prezzo: 15 dollari Importatore: JC Newman Produttore: Tabacalera Fuente Dimensioni: Diametro 19,45mm; Lunghezza 11,4 cm Formato: Perfecto Miscela: Fascia: Cameroon Sottofascia: Repubblica Dominicana Ripieno: Repubblica Dominicana La Arturo Fuente è la maggiore produttrice di sigari nella Repubblica Dominicana, con una produzione di oltre 40 milioni di unità l’anno. I suoi sigari sono realizzati a mano da produttori che non possono crearne più di 75 al giorno. Meno pastoso rispetto al Fuente normale, l’ Hemingway, Short Story ha un sapore leggermente zuccherino e speziato. n AVO N. 2 Prezzo: 20 dollari Produttore: Davidoff Dimensioni: Diametro: 20 mm; Lunghezza, 15,2 cm Formato: Toro Miscela: Fascia: Connecticut Sottofascia: Repubblica Dominicana Ripieno: Repubblica Dominicana Questi sigari firmati Davidoff sono prodotti a mano a Santo Domingo e la miscela è composta da cinque differenti tipi di tobacco provenienti dalla Valle di Cibao, nella Repubblica Dominicana. Il sapore è corposo, con un aroma cremoso n SIGARETTE FANTASIA Prezzo: 14/20 dollari a pacchetto Produttore: Nat Sherman Distributore: Nat Sherman
Dimensioni: 101 mm Design: Gold filter tip w/charcoal filter in five colors Ispirato alla “madre” della società Nat Sherman, Lautia Sherman, la collezione Fantasia è composta da tabacco naturale al 100% con la parte superiore del filtro ricoperta in oro e la cartina in cinque colori diversi. n 555 STATE EXPRESS CIGARETTES Prezzo: 15/ 20 dollari a pacchetto Produttore: British American Tobacco Company Distributore: Sante Fe Tobacco Dimensioni: 85 mm Sigaretta dal sapore delicato e piacevole, il suo odore risulta meno forte rispetto alla media. n SIGARETTE TREASURER Prezzo: 20 dollari a pacchetto Produttore: The Chancellor Company Distributore: The Chancellor Company Dimensioni: 90 mm Design: filtri in oro o argento con astuccio in alluminio Queste sigarette con miscela proveniente dalla Virginia sono conosciute come le più care al mondo. n MONTECRISTO N. 2 Prezzo: 34 dollari Produttore: Alpadis Dimensioni: lunghezza: 15,6 cm, diametro: 20,64 mm Format: Torpedo (Piramide) Miscela: Fascia: Silky Connecticut Shade Sottofascia: Repubblica Dominicana Ripieno: Repubblica Dominicana Il Montecristo N. 2, creato dal produttore di sigari più famoso al mondo, ha un sapore speziato con note di nocciola, con un retrogusto leggero e bilanciato.
DAL MONDO n PARIGI Ermanno Scervino fa tris in Francia: nuova boutique in Faubourg Saint Honoré Debutto con stile per Ermanno Scervino nella capitale francese. La maison di moda ha aperto la sua prima boutique parigina al numero 18 di Faubourg Saint Honoré, in una delle zone più mondane della città. Alla serata di inaugurazione oltre a offrire un cocktail con musica dal vivo a ospiti del jet set internazionale (tra cui Zoé Félix, Pascal Elbé, Valentina Cervi, Delfina Delettrez, Bianca Brandolini e Bianca Balti) il gruppo ha anche presentato anche una borsa speciale, in edizione limitata, chiamata proprio Faubourg. Il terzo negozio del marchio fiorentino in Francia, dopo Courchevel e Saint Tropez, vanta una superficie di oltre 300 mq strutturati su tre livelli, collegati da scale sospese in pietra e acciaio e da un ascensore centrale in cristallo, dove gli abiti appaiono in maniera graduale. Fedele al concept progettuale della maison, la nuova boutique mostra un equilibrio tra lavori artigianali ed interventi contemporanei, nel rispetto di criteri di linearità ed essenzialità. Acciaio, cemento, vetri e specchi si alternano a materie naturali come pelle, cuoio, legno e stucchi in un sottofondo di neutri opachi, pavimenti in cemento grigio chiaro e tappeti tortora.
n LONDRA Kelkoo punta ai clienti di fascia alta col sito Select La massima qualità al minimo prezzo. Anche chi si può permettere ogni lusso di questi tempi tiene d’occhio il portafoglio: lo sa bene Kelkoo, il noto sito web che dal 1999 aiuta a comparare i prezzi migliori di qualunque genere di prodotto e che di recente ha lanciato Kelkoo Select, un nuovo sito dedicato espressamente ai prodotti di fascia alta. Gli articoli, ordinati per prezzo, possono comprendere qualunque tipologia di prodotto o servizio, dagli oggetti preziosi ai viaggi di lusso, da biglietti per eventi esclusivi a ristoranti o gastronomia. La prima sede di Kelkoo Select è a Londra, ma presto verrà esteso ad altre città.
n PALO ALTO Facebook viaggia senza limiti: ora vale 65 miliardi di dollari
Continua a lievitare il valore di Facebook. Secondo le ultime stime il social network più famoso del mondo sarebbe valutato 65 miliardi di dollari, il 30% in più rispetto a un anno fa. Intanto la società d’investimento General Atlantic sarebbe in trattative per rilevare lo 0,1% della società fondata da Mark Zuckerberg, e avrebbe già raggiunto un accordo con alcuni azionisti di Facebook, ex dipendenti che avrebbero acconsentito a vendere circa Mark Zuckeberg 2,5 milioni di azioni. Per concludere l’affare mancherebbe ora l’approvazione del social network. L’ultimo grande investimento in Facebook risale agli inizi del gennaio scorso, quando Goldman Sachs e Digital Sky Technologies hanno iniettato nella rete sociale 1,5 miliardi di dollari. Con l’investimento Facebook aveva ottenuto una valutazione di 50 miliardi di dollari.
n NEBRASKA Warren Buffett special guest dietro il bancone di una gioielleria
Warren Buffett si improvvisa gioielliere. Il finanziere miliardario sarà per qualche ora dietro il bancone della Borsheims, la gioielleria del gruppo Berkshire Hathaway, di cui è presidente, in occasione del raduno annuale degli azionisti. Un’occasione per poter interagire direttamente con i clienti. L’apparizione speciale di Buffett, terzo uomo più ricco del mondo secondo Forbes, è in programma per il pomeriggio del primo maggio al negozio di Omaha, in Nebraska. “Siamo certi che il signor Buffett stabilirà un nuovo record di vendite nei pochi minuti dietro il bancone”, ha commentato Susan Jacques, presidente e a.d della boutique del lusso Borsheims.
IL PRODOTTO DELLA SETTIMANA La Ferrari scopre la formula 4 Presentata nei giorni scorsi al Salone dell’auto di Ginevra, la FF è la prima berlina di lusso targata Ferrari. Il nuovo modello del Cavallino di Maranello è la prima Ferrari a quattro posti e a quattro ruote motrici: il suo nome è infatti l’acronimo di di Ferrari Four. Secondo le prime indiscrezioni sarebbero già stati ordinati oltre mille esemplari ancor prima della
commercializzazione, in programma nel 2012.Il motore è un V12 a iniezione diretta, accoppiato al cambio F1 doppia frizione a sette marce, con una potenza di 600 cavalli a 8000 giri al minuto. In grado di passare da 0 a 100 km/h in 3,7 secondi, con una velocità massima di 335 km/h, la FF misura
4,907 metri di lunghezza e 1,379 metri di altezza e grazie alla tecnologia Stop&Start è un modello di efficienza con consumi ridotti del 25% rispetto ai precedenti V12.
Warren Buffett
Focus
MEDITERRANEO & COMMODITY L’energia si fa largo RISCHIO SOTTO CONTROLLO La strategia dell’esposizione mirata
Etf SOLDI Passione un affare per tutti Economia Finanza e Personal Business
NEW ENTRY n Per Credit Suisse la replica è “rinnovabile” Gli ultimi Etf a sbarcare su Borsa Italiana puntano (anche) sulle energie alternative. Dopo Svizzera e Germania, Credit Suisse ha fatto debuttare recentemente anche in Italia Etf diversificati a seconda delle asset class e delle aree geografiche. Il CS Etf on Credit Suisse Global Alternative Energy è un fondo a replica fisica completa che investe a livello globale in 30 società quotate in borsa e attive in cinque settori delle rinnovabili: gas naturale, energia eolica, energia solare, bioenergia/biomassa, geotermia/energia idroelettrica/celle a combustibile/batterie. Il Credit Suisse Global Alternative Energy Index è stato lanciato nel gennaio 2007 dal Credit Suisse e comprende le 30 aziende più importanti all’interno dell’universo delle energie alternative. Il secondo Etf azionario globale, il CS Etf on MSCI World, è un fondo a replica sintetica di nuova generazione che consente di effettuare investimenti ampiamente diversificati nel mercato azionario di paesi sviluppati in tutto il mondo. Con un’unica transazione è possibile investire il proprio capitale in 1656 titoli di 24 paesi, con un’ampia diversificazione anche a fronte di somme di investimento contenute. Ad adottare la replica sintetica di nuova generazione sono anche gli altri due Etf che investono sul mercato monetario. Il CS ETF on EONIA replica la performance del Credit Suisse Eonia Total Return Index che misura l’andamento dei tassi del mercato interbancario europeo overnight, e il CS Etf on Fed Funds effective Rate replica il Credit Suisse Total Return Index che misura l’andamento dei tassi del mercato interbancario europeo overnight, e il CS Etf on Fed Funds effective Rate replica il Credit Suisse Fed Funds Effective Rate Total Return Index che misura il rendimento dei fed funds statunitensi. I nuovi quattro fondi vanno ad ampliare ulteriormente l’offerta di Credit Suisse e si aggiungono agli altri 45 Etf già quotati a Piazza Affari che comprendono i 13 Etf swap-based di una nuova generazione.
A spartirsi l’industria europea tre emittenti: iShares, Lyxor e Db X-Trackers
C’è un passivo che piace Nel 2010 sono stati quotati ben 162 nuovi prodotti. È record a cura di Nicola Brillo Prosegue la corsa degli Etf (Exchange traded fund), che sembrano raccogliere le attenzioni degli investitori italiani. Borsa Italiana ha infatti visto confermata la leadership europea per contratti scambiati sui sistemi telematici su ETFplus, il mercato dove vengono negoziati Etf ed Etc. I numeri riferiti al 2010 per Piazza Affari parlano chiaro: gli strumenti quotati sono saliti dai 400 di fine 2009 a 563; durante il 2010 sono stati quotati ben 162 Etf (record storico del numero di quotazioni da quando esiste il mercato) e 16 Etc per una cifra record complessiva pari a 178 nuovi strumenti. Anche gli Asset Under Management continuano a segnare nuovi record: a fine
novembre, infatti, le masse degli Etf hanno superato per la prima volta la soglia dei 17 miliardi di euro raggiungendo quota 17,11 miliardi, mentre l’Assets under management degli Etc oltrepassa per la prima volta la barriera dei 2 miliardi di euro, attestandosi a quota 2,02 miliardi. A spartirsi l’industria europea degli Etf sono principalmente tre emittenti (iShares, Lyxor asset management e Db X-Trackers), che hanno oltre il 70% del mercato. Seguono gli altri 36 player, molto distaccati. E se si guarda ai tassi di crescita del 2010 e alle previsioni per gli anni futuri, le opportunità non mancano. Nel 2010, il patrimonio gestito è aumentato del 25,2%, contro il +0,8% dell’Msci Europe. Questo significa che a trainare è stata la raccolta
prima ancora che le performance dei mercati finanziari. A favorire la crescita degli Etf sono le scelte degli investitori, che utilizzano questi strumenti per tutte le esigenze di portafoglio. Negli Stati Uniti gli Etf si sono diffusi prima tra gli investitori istituzionali, poi sono aumentate le piattaforme online e quindi i broker hanno cominciato a consigliarli anche nel settore retail. In Europa tutto questo non è ancora avvenuto compiutamente. È certamente migliorato notevolmente il canale distributivo, ma solo nei prossimi anni entrerà a regime. Quindi ci sono ancora decisivi miglioramenti da apportare e nuove quote di mercato da conquistare. E i record registrati lo scorso anno saranno facilmente battuti.
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focusetf
10 marzo 2011
SOLDI
Massimo Siano (Etf Securities): “L’oro nero potrebbe toccare i 140 dollari al barile. Come nel 2008”
Le “risorse” al tempo dei conflitti L’asset allocation concentrata sulle commodity energetiche è un’opzione premiante I tumulti nel Medio Oriente e nel Nord Africa hanno spinto i prezzi petroliferi a due volte e mezzo i massimi annuali ed il prezzo dell’oro ai massimi storici. Quello che costerà alle società il vento di democrazia che soffia nell’area è ancora presto per valutarlo. Intanto si pesano gli effetti sui mercati. Leader del mercato italiano delle materie prime è Etf Securities e Massimo Siano è il responsabile per l’Italia. “Gli scontri sempre più violenti in Libia hanno rafforzato le previsioni della sospensione della produzione del dodicesimo più grande produttore di petrolio al mondo. Le rivolte nell’area sembrano aver spinto gli investitori a proteggere i loro portafogli da un ulteriore contagio”, spiega Siano a SOLDI. Cosa aveva notato dall’inizio della crisi libica? Abbiamo registrato un risultato storico: i volumi dei suoi Etf ed Etc per la prima volta dal lancio in Borsa Italiana nella settimana del 25 Febbraio 2011 hanno superato la soglia psicologica di 400 milioni di euro. Sempre la settimana scorsa nel segmento Etf Plus di Borsa Italiana il 22% delle transazioni (ovvero quasi uno scambio su quattro) erano state eseguite sugli Etf o Etc di Etf Securities posizionandoci secondo nel mercato italiano per volumi scambiati. Questo è il risultato del forte aumento d’interesse degli investitori italiani per prodotti relativi sopratutto ai combustibili fossili, particolarmente Crude Oil, Brent, Natural Gas, Coal Mining ed Nuclear Energy. Gli Etc sui combustibili fossili hanno registrato afflussi da soli per 205 milioni di euro, oltre la metà dei volumi totali. Quanto andrà il prezzo del greggio nei prossimi mesi? Non mi stupirei se si tornasse ai livelli pre crisi del 2008, quando il Brent sfiorò addirittura i 140 dollari al barile, a seguito del surriscaldamento dell’economia. È impor-
tante sottolineare i valori del petrolio sul futuro dell’energia: sotto i 100 dollari a barile, nonostante tutti i costi dovuti ai rischi che comporta, conviene l’oro nero, sopra i 100 si aprono altre alternative: il nucleare e il carbone, ad esempio. È possibile fare un parallelo tra il rialzo del brent di questi giorni e quello vissuto nel 2008? Tre anni fa ci sono stati rialzi consistenti del prezzo del greggio, ma anche del valore delle società del settore petrolifero. Ora invece stanno perdendo valore. E questo si deve a cause esclusivamente geopolitiche: è un fatto nuovo. Prima il problema era sulla domanda di petrolio, ora si è spostato sull’offerta. Dunque verso dove si indirizzano gli investitori? Si registrano flussi netti verso il petrolio del Nord Europa, il Brent, per paura di una restrizione della produzione nei Paesi Arabi. E hanno registrano aumenti anche altri nostri Etf, quello dedicato all’energia nucleare (Etf Nuclear energy fund) e carbone (Etf Coal mining fund). Questo si deve anche al fatto che la produzione avviene in zona geopolitiche più tranquille. Ritornano di moda i beni rifugio? Gli investitori stanno comperando oro e argento, beni rifugio in fase di incertezza dei mercati.. I nostri clienti sono “long” su questi prodotti. È in particolare l’argento a riservare una maggiore volatilità. In Cina da sempre è preferito l’argento, che ha registrato un aumento considerevole dei prezzi. Altre materie prime protagoniste? Il rame si sta comportando molto bene. Utilizzato in molti settori industriali e immobiliare, risente della grande spinta proveniente dai Paesi orientali, che continuano a crescere sensibilmente nonostante la crisi internazionale.
Negli ultimi dodici mesi la società UK ha raddoppiato in Italia le masse di gestito
Portafoglio in alta quota La vetta è sopra i 2 miliardi Etf Securities, pioniere nello sviluppo di Exchange Traded Commodities, ha quasi raddoppiato il suo patrimonio in Borsa Italiana negli ultimi 12 mesi, superando i 2 miliardi di euro di gestione il 30 dicembre 2010 (da 1,1 miliardi di euro il 30 dicembre 2009). Il patrimonio degli Etc di Etf Securities rappresenta il 96% dell’attivo gestito degli Etc quotati in Borsa Italiana. Mentre nel mondo ha un attivo gestito totale di 26,4 miliardi di dollari statunitensi. Gli Etc di Etf Securities rappresentano il 96% di tutti gli Etc quotati in Borsa Italiana in termini di Uam. L’AUM degli Etf azionari di Etf Securities quotati in Italia è quintuplicato negli ultimi 12 mesi (da nove milioni di euro a 45 milioni di euro). Tra i primi
cinque Etc di Etf Securities classificati per Aum, quattro replicano i rendimenti di oro e gas naturale, rappresentando rispettivamente 590 milioni di euro e 370 milioni di euro in Borsa Italiana. Oltre all’oro, ETFS All Commodities DJ UBSCISM, ETFS Crude Oil ed ETFS Agriculture DJ-UBSCISM hanno registrato la piú forte crescita di patrimonio negli ultimi 12 mesi. Relativamente agli Etf azionari ETFX S-Net ITG Global Agri Business Fund ed ETFX DAXglobal Gold Mining Fund hanno avuto la raccolta più elevata. Entrambi i fondi hanno registrato notevoli performance negli ultimi 12 mesi (dati al 31 dicembre 2010): il valore al net asset value (NAV) di ETFX S-Net ITG Global Agri Business Fund
Massimo Siano
è infatti cresciuto del 31% e quello di ETFX DAXglobalGold Mining Fund del 38%. “Abbiamo raggiunto questi risultati straordinari innanzitutto perchè gli ETC di Etf Securities offrono la migliore liquidità e gli spread più contenuti del mercato. Questi strumenti sono percepiti come la migliore soluzione d’investimento alla crescente domanda di materie prime. Etf Securities ha il merito storico di aver reso le commodity un asset class investibile al pari delle azioni e delle obbligazioni. - spiega in una nota la società - La consistente crescita del patrimonio degli Etc sui metalli preziosi in Italia è dovuta principalmente all’aumento della domanda per i beni rifugio. Abbiamo riscontrato infatti una crescente preoccupazione del mercato sia sulla stabilità dei bilanci governativi europei sia sul futuro aumento di emissione di liquidità da parte delle banche centrali. Etf Securities è il pioniere mondiale di Exchange Traded Commodities, Exchange Traded Currencies ed emittente
di Exchange Traded Funds di terza generazione. Il management di Etf Securities è pioniere nello sviluppo degli Etc con la prima quotazione al mondo di un Etc, il Gold Bullion Securities, in Australia e a Londra nel 2003. Nel 2006 Etf Securities ha quotato la prima piattaforma completa di Etc al London Stock Exchange (Lse).
SOLDI
focusetf 17
10 marzo 2011
Emanuele Bellingeri (iShares): “Un vantaggio è dato dalla rapidità di movimentazione del capitale”
Investimenti ad alto gradimento La strategia gioca anche sulla stretta correlazione fra settori e prodotti loro dedicati Sempre più spesso finisce in primo piano l’extra-rendimento rispetto a un benchmark di un Etf, ma una valutazione di questo tipo può essere fuorviante. Emanuele Bellingeri, responsabile per l’Italia di iShares, la piattaforma Etf del colosso BlackRock, invita a dare maggiore attenzione sull’asset allocation: “Secondo vari studi accademici, la decisione prioritaria nel processo di investimento dovrebbe riguardare l’asset allocation, vale a dire come allocare le risorse lungo l’intero spettro di rischio-rendimento, che si stima sia in grado da sola di determinare il 90% del rendimento di un portafoglio”. Il difficile compito degli investitori consiste nella costruzione di un portafoglio, mediante il quale si possano realizzare gli obiettivi d’investimento desiderati in base al proprio profilo di rischio. “L’importanza dell’asset allocation è infatti tra i fattori che hanno decretato il successo e della diffusione degli Etf tra gli investitori professionali (società di gestione del risparmio, Private Banking e consulenti finanziari indipendenti) che li utilizzano in quanto strumenti finanziari semplici, flessibili, trasparenti e efficienti, in grado di rispondere a molteplici esigenze”, prosegue Bellingeri. Con gli Etf infatti gli investitori possono mettere efficacemente in atto un’asset allocation strategica, traendo in tal modo vantaggio dalla diversificazione sia all’interno del fondo, o di un’asset class, che nell’ambito di varie classi di asset più o meno correlate tra loro. “Oltre alle esposizioni tradizionali rappresentate da una vasta gamma di prodotti azionari e obbligazionari, gli Etf permettono inoltre di ampliare l’universo investibile entrando
in mercati di difficile accesso quali i mercati emergenti, le commodity, quello immobiliare o realizzare un’esposizione
Emanuele Bellingeri
La società di BlackRock è leader mondiale nella gestione di exchange-traded fund
La diversificazione è tutto Il menù è di 430 specialità Principale gestore di exchange-traded fund (Etf) a livello mondiale, iShares, ha oltre 470 miliardi di dollari investiti in più di 430 fondi e fa parte del gruppo BlackRock. Oltre il 47% del totale del patrimonio di Etf gestito a livello mondiale è investito in fondi iShares. I prodotti iShares offrono la diversificazione di un fondo comune indicizzato e la flessibilità della negoziazione di un titolo azionario. I fondi sono fondi negoziati in Borsa che mirano a replicare la performance di uno specifico indice di mercato. Gli Etf hanno rivoluzionato il mondo degli investimenti, grazie alla loro facile negoziabilità e alla elevata liquidità, permettendo agli investitori di sfruttare i vantaggi della diversificazione, derivanti dall’acquisto di un intero indice con un singolo fondo. Inoltre è possibile conoscere esattamente la performance dei loro investimenti su base giornaliera. IShares a fine 2010 ha registrato asset under management a livello globale di
agli investimenti tematici (energie pulite, infrastrutture o private equity), riducendo nel contempo il rischio specifico legato
579 miliardi di dollari, a livello europeo oltre 100 miliardi di dollari a livello europeo e a livello italiano: 10 milioni di dollari.La società fa parte di BlackRock, una delle principali società di risparmio gestito a livello mondiale e tra i leader nell’offerta di servizi di gestione degli investimenti, del rischio e di consulenza rivolti a investitori privati, istituzionali e agli intermediari finanziari. Vanta una presenza nei principali paesi del mondo e gode di una visione privilegiata sui mercati finanziari, sempre più strettamente collegati fra loro. In BlackRock operano oltre 8.500 professionisti, dislocati in 74 sedi in 24 diversi paesi. La clientela di BlackRock, a
livello mondiale, è ampia e diversificata e comprende fondi pensione (aziendali, pubblici, sindacali e settoriali), governi, compagnie assicurative, fondi comuni d’investimento, fondazioni, enti di beneficenza, aziende, istituzioni,
all’acquisto di un singolo titolo - prosegue Bellingeri - È anche possibile prendere esposizione al ribasso quando ve ne sia la necessità e, a questo proposito, è interessante notare che nel periodo più acuto della crisi del 2008, quando non era consentito vendere allo scoperto i titoli del settore finanziario, esisteva la possibilità di andare corti dello stesso settore tramite gli Etf”. Una volta stabilita l’asset allocation strategica è possibile decidere di migliorare con gli Etf la performance del portafoglio tramite asset allocation tattiche a breve termine o aggiustamenti di portafoglio al fine di massimizzare i rendimenti e contenere i rischi attraverso scostamenti dal mix strategico. Gli Etf sono particolarmente indicati per l’applicazione di strategie tattiche come, per esempio, la rotazione settoriale. Oltre alla diversificazione e al controllo dei rischi, trasparenza, flessibilità e liquidità fanno degli Etf uno strumento efficace nella costruzione di portafoglio. Con gli Etf, un portafoglio può assumere rapidamente una posizione di sovrappeso o di sottopeso su interi settori ed è inoltre possibile ricercare una “sovraperformance” relativa tra diverse capitalizzazioni di mercato o stili d’investimento diversi. Gli Etf obbligazionari possono essere usati per aumentare o ridurre la duration e il rischio di credito tra i portafogli obbligazionari. “Gli Etf rappresentano quindi un’opportunità ma è necessaria un’attenta attività di selezione per individuare il prodotto che presenta un profilo rischio/rendimento in linea con le proprie aspettative”, conclude il responsabile per l’Italia di iShares.
fondi sovrani, banche, professionisti finanziari e investitori privati. BlackRock gestisce un patrimonio di oltre 4.000 miliardi di dollari ripartito tra strategie azionarie, obbligazionarie, monetarie, investimenti alternativi e real estate.
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10 marzo 2011
SOLDI
ETF su High Yield Bond
ETF su Emerging Markets Bond
Lyxor* quota su Borsa Italiana due ETF che permettono di prendere posizione, in maniera immediata ed economica, su panieri diversificati di obbligazioni ad alto rendimento. • ETF su obbligazioni societarie ad alto rendimento in EUR: Lyxor ETF iBoxx € Liquid High Yield 30 (HY IM) • ETF su Titoli di Stato di Paesi Emergenti in USD: Lyxor ETF iBoxx $ Liquid Emerging Markets Sovereigns1 (EMKTB IM) Gli indici benchmark degli ETF hanno un elevato rendimento2 (yield) di 6,02% e 5,90% all’anno ed, inoltre, i due ETF hanno il più basso Costo Totale (TER) della propria categoria3: appena 0,45% e 0,30% all’anno. ETF ad elevato rischio. I 2 Lyxor ETF consentono di superare le problematiche di un investimento diretto in obbligazioni ad alto rendimento che possono essere caratterizzate da accesso difficoltoso ai titoli, liquidità limitata, negoziazione costosa, lotti minimi elevati, ecc... Investimento minimo: 1 ETF (~100 €) - Liquidità da 40 operatori tra cui Société Générale e UniCredit. Lyxor è il 1° Gestore di ETF in Italia per Contratti (68%), Controvalore (58%) e Patrimonio (43%) (Borsa Italiana, anno 2010). NOME ETF Lyxor ETF iBoxx € Liquid High Yield 30 Lyxor ETF iBoxx $ Liquid Emerging Markets Sovereigns
BLOOMBERG
REUTERS
ISIN
HY IM
HY.MI
FR0010975771
EMKTB IM
EMKTB.MI
FR0010967323
Richiedi gratuitamente la documentazione di tutti gli ETF di Lyxor a:
* Gli ETF menzionati sono comparti di Sicav gestite da Lyxor International Asset Management S.A. (qui per brevità “Lyxor”). I relativi prospetti sono stati approvati dalla AMF il 18.01.2011 (1) Acquistando questo ETF l’investitore si espone al rischio di cambio EUR/USD. L’Indice benchmark, le obbligazioni che compongono l’Indice e l’ETF sono denominati in USD ma si noti che, su Borsa Italiana, questo ETF è negoziato in EUR. (2) Rendimento (yield) degli indici benchmark dei due ETF rilevato su www.iboxx.com al 21/01/2011. (3) I 2 ETF hanno un costo totale (TER – Total Expense Ratio) di 0,45% e 0,30% all’anno, il più basso tra gli ETF della medesima categoria quotati su Borsa Italiana. Il valore dell’ETF può aumentare o diminuire nel corso del tempo e l’investitore potrebbe non essere in grado di recuperare l’intero importo originariamente investito. Questo è un messaggio pubblicitario e non costituisce sollecitazione, offerta, consulenza o raccomandazione all’investimento. Prima dell’investimento negli ETF qui menzionati leggere attentamente il Prospetto Semplificato e Completo e il Documento di Quotazione, disponibili sul sito www.ETF.it e presso Société Générale, Listed Products, via Olona 2, 20123 Milano, ove sono illustrati in dettaglio i relativi meccanismi di funzionamento, i fattori di rischio ed i costi.
MESSAGGIO PUBBLICITARIO
www.ETF.it - info@ETF.it – LYXOR <GO> Consulenti: tel. 02.89.63.25.00 Istituzionali: tel. 02.89.63.25.28
SOLDI
ontheworld 19
10 marzo 2011
Negli ultimi due anni aveva pubblicato sul South China Morning Post articoli e incheste scomode
Si dimette il direttore “coraggio” Reginald Chua abbandona senza fornire spiegazioni la guida del quotidiano di Hong Kong a cura di Diana Bin Il direttore del South China Morning Post lascerà a breve il suo incarico, assunto meno di due anni fa. Una mossa che rischia di mettere in discussione l’indipendenza editoriale dell’ex colonia britannica. Il più grande quotidiano in lingua inglese distribuito a Hong Kong ha fatto sapere che Reginald Chua “lascerà alla fine di marzo”, senza spiegare i motivi delle sue dimissioni, e ha precisato che a sostituirlo temporaneamente sarà il vice-direttore Cliff Buddle. “Ringraziamo Chua per il suo contributo e gli auguriamo ogni successo per il suo futuro professionale” , ha dichiarato Kuok Hui Kwong, chief executive del quotidiano. Durante il breve
periodo di Chua alla guida del Post (20 mesi), il quotidiano è diventato noto per la copertura di argomenti delicati come l’arresto di alcuni avvocati coinvolti in casi di difesa dei diritti umani a Pechino lo scorso anno oltre che per la pubblicazione di editoriali di dissidenti cinesi come Chang Ping, che è stato recentemente licenziato da un quotidiano di Guangzhou. “Reginald ha cambiato le cose”, ha commentato un giornalista del Post. Chua, che è stato il settimo direttore avvicendatosi alla guida del giornale dal 2000 a oggi, è stato anche redattore del Wall Street Journal, dove si occupava della divisione Asia. Dal 1993 il China Morning Post è di proprietà del miliardario malesiano cinese Robert Kuok, che l’ha
rilevato da Rupert Murdoch.Secondo alcune fonti vicine alla proprietà, interpellate dal Financial Times, ci sarebbero stati diversi contrasti tra Chua e il direttore delle operazioni business, Steven Tan, passato al Post dal quotidiano malesiano in lingua inglese Star, anch’esso di proprietà di Kuok. La riorganizzazione del South China Morning Post avviene in un momento in cui molti giornali sono alle prese con un calo della raccolta pubblicitaria e della circolazione, oltre che con la migrazione dei lettori verso quotidiani online dove è possibile consultare le notizie gratuitamente. Un problema che non sembra però scalfire il giornale di Kuok, che nell’ultimo periodo si è mosso in controtendenza, regi-
Il finanziere più facoltoso al mondo regala a Città del Messico il nuovo Soumaya Museum
Carlos Slim al servizio dell’arte Carlos Slim, il finanziere messicano nominato uomo più ricco del mondo, ha deciso di investire a favore della cultura e dell’arte nel suo Paese. La sua fondazione ha infatti annunciato che si accollerà tutte e spese per la realizzazione e il mantenimento del nuovo Soumaya Museum di Città del Messico, intitolato alla moglie defunta del miliardario. La struttura che ospiterà il museo d’arte, progettata da Fernando Romero e completamente rivestita in alluminio, è costata circa 34 milioni di dollari. “Non mi sono dato un budget”, ha spiegato Slim, il cui patrimonio ammonta a quasi 70 miliardi di dollari. “Non ci sono limiti: semplicemente vedremo cosa serve e lo faremo”. Il Soumaya Museum aprirà i battenti entro marzo e l’ingresso sarà completamente gratuito per permettere ai visitatori di ammirare i pezzi della storia dell’arte provenienti dalla collezione privata di Slim: 66.000 opere da Cézanne a Renoir, da Van Gogh a Matisse, da Pablo Picasso a Salvador Dalì.
Reginald Chua
SENZA CONFINI n ZIMBABWE Come si diventa miliardari: istruzioni per i giovani imprenditori ambiziosi
n HONG KONG Per la prima volta una donna nel cda di Abb Carlos Slim
“Lo stesso governo americano è uno schema Ponzi”
Bernard Madoff
2009, e 69,6 milioni dollari di Hong Kong nel primo semestre del 2010.
Per quasi trent’anni, Phillip Chiyangwa ha venduto di tutto, da pomodori, a scarpe a immobili, accumulando una fortuna che lo ha portato ad affermarsi tra gli uomini più facoltosi dello Zimbabwe. Oggi il tycoon ha deciso di svelare ai suoi connazionali qualche trucco per diventare miliardari come lui, e lo ha fatto con un libro: “Common Sense To Become A Billionaire”, che uscirà quest’anno. Si tratta di un volume diviso in quattro parti, la prima dedicata alla biografia di Chiyangwa e le altre contenenti indicazioni concrete che i giovani imprenditori dovrebbero seguire per intraprendere un business di successo. Chiyangwa, nato nel 1959 a Chegutu da una famiglia povera, sostiene che il segreto del suo successo sia da cercarsi nel “buon senso”, lo stesso di cui parla nel titolo del suo libro.
LE ULTIME DI MADOFF DAL CARCERE
Lo stesso governo americano è a sua volta uno schema Ponzi e i sistemi di regolamentazione sono una barzelletta. Questo, in sintesi, il succo dell’intervista rilasciata al
strando un utile operativo di 185,2 milioni dollari di Hong Kong (23,8 milioni di dollari) nel
periodico “New York” da Bernard Madoff, l’imprenditore Usa in carcere per aver orchestrato una delle più grandi frodi finanziarie di tutti i tempi. Parlando delle sue vittime,
Madoff, che è stato condannato a 150 anni di reclusione, ha spiegato che “erano avide e io ne ho approfittato: non è una scusa”. In realtà, ha continuato, se da un lato “sono sicuro che per alcuni di loro sia stata un’esperienza traumatica, dall’altra io ho fatto un sacco di soldi per molte persone”. Le banche e gli hedge fund erano al corrente dello schema, ha ribadito l’imprenditore, accusando il governo Usa di essere parte del problema. “Tutti i nuovi sistemi di regolamentazione sono una barzelletta - ha detto nella intervista - l’intero governo Usa è uno schema Ponzi”.
Il Cda di Abb si tinge di rosa. La multinazionale svizzera-svedese, leader nelle tecnologie per l’energia e l’automazione, ha proposto di eleggere per la prima volta una donna nel suo consiglio d’amministrazione. La candidata, che sarà presentata in occasione dell’assemblea generale del prossimo 29 aprile, è Ying Yeh, 62enne residente a Hong Kong che siede già nel Cda del gruppo automobilistico svedese Volvo e della catena albergiera britannica Intercontinental oltre a essere vice presidente della Nalco Company. Presso Abb, Ying Yeh, citata da Forbes come una tra le donne manager più pagate al mondo, dovrebbe sostituire Bernd Voss, che si ritira dall’organo di sorveglianza.
n MOSCA Il Gorky Park si rifà il look a spese di Roman Abramovich
Il parco di Mosca si rifà il look a spese di Abramovich. Secondo indiscrezioni riportate dal quotidiano Vedomosti, l’oligarca russo, già entrato nel business dei parchi a tema dida con un progetto fuori dalla capitale, dida potrebbe essere il maggior investitore nel progetto di riqualificazione del leggendario Gorky Park, anche se non ci sarebbero ancora trattative concrete. Con i suoi cento ettari e oltre tre milioni di visitatori l’anno, l’ex parco del divertimento proletario sovietico resta il secondo più grande parco dei divertimenti d’Europa, dopo la Disneyland parigina. Ma oggi necessita di una “rinfrescata” e, secondo alcune stime, la spesa per i lavori potrebbe arrivare a circa 2 miliardi di dollari. Secondo il quotidiano dovrebbe essere creata una nuova società ad hoc, anche con la partecipazione di altri imprenditori.
20
analisimercati
SOLDI
10 marzo 2011
Il presidente della Bce modifica l’outlook della strategia monetaria. Prima il giudizio era “espansivo”
Trichet fa il presidente “neutrale” E Draghi mette stress alle banche decisa ad evitare che il prezzo del petrolio possa essere un potenziale elemento di trasmissione ad altra inflazione. Fase di sostanziale neutralità per i mercati A questo punto è d’obbligo valutare l’impatfinanziari, con le relazioni trimestrali che to del cambiamento di politica monetaria sul continuano a rappresentare l’elemento core ciclo economico, con il consensus degli econelle scelte d’investimento ma con un flusso nomisti che non ritiene che ci saranno effetdi notizie di carattere geo-politico e macroti negativi sulla crescita, con un’elevazione economico che diventa sempre più centrale graduale dei tassi che sernella definizione degli virebbe, anzi, a ridare norscenari d’investimento. malità ad un sistema che Dagli Usa ormai provenrischia di generare ulteriogono dati di una ripresa ri bolle speculative. Il in via di consolidamento. clima di sostanziale neuUna crescita lenta ma Saipem, continua tralità si è riflesso sulla costante che si abbina al il grande consenso maggioranza delle blue ritrovato clima di fiducia chip, con un atteggiadi investitori e consumamento market neutral da tori e naturalmente alla n Contrazione di volatilità sui parte degli investitori, che ripresa del mercato del mercati finanziari, con l’attenhanno portato il “beta” di lavoro, con il tasso di zione degli investitori rivolta portafoglio in linea con disoccupazione che ha alle prossime mosse che adotl’andamento dell’indice. ormai raggiunto il livello teranno le principali banche Sul comparto bancario di aprile 2009, 8,9%, centrali occidentali. Attenzine pesano le dichiarazioni di ancora distante dal livello naturalmene più che giustificaDraghi sugli stress test, di equilibrio di medio terta. La strategia di politica con titoli come Monte mine, 6%, ma con indicamonetaria espansiva adottata a Paschi e UniCredit che zioni di significativa ripreseguito degli sviluppi della crisi risultano tra i più penalizsa nel settore manifattusubprime sembra essere giunta zati dagli investitori. In riero e delle costruzioni. A al capolinea, con il rischio di rialzo anche le quotazioni questo punto i riflettori si uno shock petrolifero che di Saipem, che beneficia accendono sulle scelte diventa primario nelle decisioni del ritorno d’attenzione delle banche centrali, con in materia di tassi. Gli strategist delle principali case d’inuna politica monetaria sono pertanto molto attenti nel vestimento. A spingere il ultra-espansiva che mal si valutare nuovi scenari ed i titolo è la notizia che la abbina con indicazioni di riflessi degli stessi sui conti delle compagnia petrolifera crescita economica. Il preaziende. Nel frattempo l’adosaudita Aramco ha selesidente della Federal zione di un atteggiamento zionato Saipem per realizReserve, Bernanke, contimarket neutral sembra la soluzare gli impianti di un nua a buttare acqua sul zione preferita dagli investitori. campo offshore per fuoco, sostenendo che il Operativamente si accende l’inl’estrazione del gas. livello dei prezzi è ancora teresse attorno alle aziende L’investimento di Aramco sufficientemente contemeglio posizionate sul mercato sarà di 4,6 miliardi di dolnuto da non destare preinternazionale, come Saipem lari. Il valore del contratto occupazioni. Una tesi che continua a cogliere impordi Saipem si aggirerà sui sempre meno convincentanti ordinativi. 2,1 miliardi di dollari. Su te, con l’ultimo “beige pure le quotazioni di book” (documento sullo Lottomatica, che hanno retto all’annuncio stato di salute dell’economia) che mostra del management della società di non distriuna pressione sui prezzi crescente. Una tenbuire un dividendo in contanti ma di procesione che invece sembra preoccupare decisadere alla remunerazione attingendo alle aziomente il presidente della Bce, Trichet, che ha ni proprie in portafoglio in ragione di due inaspettatamente cambiato l’outlook sulla azioni ogni 100 possedute. Premiati i risultastrategia monetaria da espansiva a neutrale. ti economici in netto miglioramento e le L’idea di shock petrolifero non rappresenta linee guida che indicano più investimenti e infatti una ipotesi trasponibile nel tempo e di politiche di riduzione del debito nel 2011. riflesso la banca centrale europea sembra Gerardo Murano
IL TITOLO DELLA SETTIMANA
Del Vecchio annuncia un ricco dividendo a maggio E ora prosegue a pieno ritmo la tendenza rialzista fa era quasi pari a 3. Il posizionamento di Per il Gruppo Luxottica il 2010 è stato un mercato del Gruppo a livello internazionale è anno decisamente positivo. La manifestaziovalido, in Usa i primi 2 mesi del 2011 mostrane più evidente ed immediata di questo, la si no una tendenza favorevole. L’a.d. Andrea trova nel ricco dividendo, 44 centesimi, che Guerra ha detto: «Solo negli ultimi 4 anni, verrà erogato a maggio. Il dividendo di un Luxottica ha investito circa 3 miliardi di euro anno fa, relativo all’esercizio 2009, era stato nella propria crescita continuando a costruire di 35 centesimi. Una distribuzione di reddito un portafoglio marchi eccezionale e una rete tanto generosa è stata motivata da un utile di negozi senza connetto molto alto, fronti. Ritengo che il pari a 407 milioni di Short trend Medium trend 2011 possa essere la euro (+34% rispetLUXOTTICA naturale evoluzione to allo stesso periodell’anno scorso.». Il do di un anno fa). Titolo Prezzo Volatilità Volatilità Area di medio Lungo attenzione grafico del titolo Per il Gruppo di riporta la tendenza Agordo, a rendere Luxottica 22,52 1,33% 1,51% 21,5 rialzista che ha origida record l’esercizio 24 ne nel 2009 dice 2010 è comunque 23.5 della buona gestiostato il fatturato che 23 ne del business. ha raggiunto i 5,8 22.5 22 All’inizio di quemiliardi di euro 21.5 st’anno c’è stato un (+13%), decisa21 ritracciamento che mente meglio delle 20.5 20 4 se, dal punto di vista aspettative del mer2 fondamentale non cato. Nel corso del0 ha particolari spiel’esercizio è stata 01/12 01/01 01/02 01/03 gazioni, da quello generata liquidità, tecnico è considerasuperiore ai 600 bile come un ordinario alleggerimento per milioni; ciò ha permesso di ridurre assai l’inprese di beneficio. Operativamente si valuta debitamento, portandolo a 2,1 miliardi dai con interesse un ingresso long al superamen2,3 di fine 2009. Il rapporto “indebitamento to del livello 23,7 euro. netto / Ebitda” è oggi attorno a 2, livello considerabile come fisiologico, mentre un anno Giuseppe Reale
I VOSTRI SOLDI
Short trend
A2A Titolo
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
1,131
1,21%
1,48%
1,173
A2A
Short trend
ANSALDO Titolo
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
9,82
1,68%
1,88%
10,61
Ansaldo Sts 11.5
1.25 1.2
11
1.15
10.5
1.1
10
1.05
9.5
1
9
0.95
40
8.5
6 4
20
2 0 01/12
01/01
01/02
0
01/03
01/12
01/01
01/02
01/03
LEGENDA Short trend
ATLANTIA Volatilità medio: Standard Deviation dei rendimenti logaritmici giornalieri calcolata su un arco temporale di 44 giorni. Volatilità lungo: Standard Deviation dei rendimenti logaritmici giornalieri calcolata su un arco temporale di 255 giorni. Area di attenzione: livello di supporto o resistenza intorno al quale potrebbero verificarsi fenomeni di congestione o di accelerezione dei movimenti di prezzo. Prezzo: prezzo di riferimento. Short trend: tendenza dei prezzi negli ultimi mesi. Fonte: Medium trend: tendenza dei prezzi nell’ultimo anno. Volumi: espressi in in milioni di euro. Trend:
FIDA
in ribasso
stabile
in rialzo
Titolo
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
16,42
1,04%
1,37%
17,02
Atlantia
Short trend
AUTOGRILL Titolo
Autogrill
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
10,25
1,12%
1,67%
10,05
11
17.5 17 16.5
10.5
16 15.5
10
15 14.5
30
9.5
3
20
2
10
Finanza Dati Analisi
1
0 01/12
01/01
01/02
01/03
0 01/12
01/01
01/02
01/03
SOLDI
analisimercati 21
10 marzo 2011
Medium trend
Short trend
AZIMUT
Short trend
BANCO POP.
Titolo
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
Azimut
7,325
2,16%
2,37%
7,51
Titolo
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
2,386
2,66%
2,51%
2,53
Banco Popolare 2.9
8.5
Short trend
BPM Titolo
Medium trend
ALFAOMEGA
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
3,010
2,40%
2,46%
3,2
Bpm
Mercati senza “dove” e senza “quando”
3.3 3.2
2.8
8
Edoardo E. Macallè*
3.1 2.7
3
7.5
2.6
2.9
2.5
2.8
7 2.7 2.4
2.6
6.5
2.3
2.5
6
3
2.2
100
2
40
50
20
1 0
0 01/12
01/01
01/02
Short trend
BULGARI
01/12
01/03
Medium trend
01/01
BUZZI UNICEM
Titolo
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
Bulgari
7,59
1,53%
2,05%
7,3
9
8.5
Titolo
01/02
Short trend
0
01/03
01/12
Medium trend
01/02
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
10,2
2,41%
2,33%
9,65
Titolo
5.2
11
5.1
10.5
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
4,682
0,98%
1,29%
4,51
Campari
11.5
01/03
Short trend
CAMPARI
Prezzo
Buzzi Unicem
01/01
5
10
4.9
8 9.5
4.8 9 7.5
4.7
8.5
4.6
8
7
4.5
7.5 6.5
10
7
6
4.4
4
4 5
2 2
0 01/12
01/01
Short trend
DIASORIN Titolo
01/02
01/03
01/12
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
32,18
1,89%
1,91%
33,1
Diasorin
0 01/01
Short trend
EGP Titolo
01/02
0
01/03
01/12
Medium trend
01/02
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
Enel Green Power 1,711
1,07%
0,00%
1,66
Titolo
1.85
4.5
1.8
4.4
1.75
4.3
34
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
4,224
1,06%
1,39%
4,36
Enel
36
01/03
Short trend
ENEL
37
35
01/01
4.2
1.7
33
4.1 1.65
32
4 1.6
31
3.9 1.55
30
3.8
1.5
29 28
3.7
1
100
0.5
50
3.6
300 200 100
0
0 01/12
01/01
01/02
Short trend
ENI Titolo
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
17,61
1,36%
1,42%
16,92
Eni
01/12
01/03
01/01
Short trend
EXOR Titolo
19
27 26
0
01/03
01/12
Medium trend
01/01
01/02
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
21,58
1,80%
2,17%
21,11
Titolo
01/03
Short trend
FIAT INDUSTRIAL
Prezzo
Exor
18.5
01/02
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
10,01
-
-
9,6
Fiat Industrial 11
10.5 18
25
17.5
24
17
23
16.5
22
10
9.5
16
21
15.5
9
20
15
60
19
3
8.5
60
40
40
2 20
20
1 0 01/12
01/01
01/02
0
01/03
0 01/12
Short trend
FIAT Titolo
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
6,235
2,12%
2,36%
6,76
Fiat 8.5
01/01
FINMECCANICA Titolo
01/02
Short trend
01/03
01/03
Medium trend
FONDIARIA-SAI
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
8,725
1,50%
1,61%
8,31
Finmeccanica
01/02
10
Titolo
Short trend
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
6,68
3,56%
2,75%
6,54
Fondiaria-Sai 8
8
7.5 9.5
7.5
7 7
9
6.5
6.5
6 6
8.5 5.5
5.5 5
150
8
10
5
15
100
10 5
50
5
0 01/12
01/01
01/02
01/03
0 01/12
01/01
01/02
01/03
0 01/12
01/01
01/02
01/03
La scorsa volta: “È proprio in quel che s’apre dopo le settimane a cavallo di febbraio e marzo che dovrebbe nascondersi l’autentico Inatteso del 2011. Per cercare di svelarlo, tuttavia, più che le parole degli analisti, probabilmente, servirebbero quelle dei poeti: il tempo, infatti, è spesso un fiume senza argini e proprio senza “sicure sponde” s’annuncia ora l’Inatteso.” Perché, se è il tempo ad assumer traiettorie ben diverse dal consueto, allora anche lo spazio, soprattutto quello “comune” (inteso come “luogo”), non può che soffrirne. Gli eventi, infatti, non si dispongono più “uno dopo l’altro”, come ogni nostro calcolato divenire spererebbe, ma ci piombano addosso, “uno con l’altro”, come accade in ogni “originaria apertura” (s’immagini il ri-affacciarsi al mondo di un minatore bloccato, per settimane, nel buio delle gallerie). Mercati senza “dove” e senza “quando”, dunque: ecco quel che s’annuncia nell’Inatteso dei prossimi giorni. E non c’è peggior cosa, per tutti noi, che il non saper dove e quando investire i nostri quattrini. Meglio ancora: non già “dove e quando”, ma “dove e quando in anticipo”. Le parole della ragione, che anticipano quel che di necessità poi troveremo, purtroppo qui non ci aiutano: in tale “originaria apertura”, infatti, non c’è alcuna necessità, ma solo rischio ed opportunità. E dove c’è rischio, la ragione può usar solo la parola del “probabile”, quando è proprio “quanto di più improbabile” quel che, invece, si cela nell’Inatteso. Non dobbiamo attenderci, tuttavia, qualcosa di necessariamente negativo. L’immagine più simile all’attuale Siderografo di Bradley, in realtà, è quella dell’Inatteso 2009, dal 8-9 febbraio al 3 giugno: ebbene, dal 9 marzo al 11 maggio (in due soli mesi!), il nostro mercato portò a casa un guadagno del 70% circa. Del tutto inatteso, ovviamente. Ma fate attenzione: nell’Inatteso, l’abbiamo ripetuto più volte, non c’è alcuna regola che possa aiutarci. Non illudetevi, pertanto: nell’aperto a tutto il “possibile”, e non già al solo “probabile”, la storia non si ripete mai. Anche perché in quell’aperto non c’è alcuna storia, ma solo avvenire, un avvenire che, tuttavia, non potrà mai esser colto da quella ragione dell’uomo che, calcolando, anticipa e prevede… solo quel che sa calcolare. Solo quello e null’altro, per l’appunto. *info@nikkaiastrategie.com
analisimercati
22
Short trend
GENERALI Titolo
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
16,18
1,59%
1,86%
15,64
Generali 17.5
Short trend
IMPREGILO Titolo
SOLDI
10 marzo 2011
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
2,27
1,86%
2,02%
2,2
Impregilo
INTESA S.PAOLO Titolo
Short trend
Medium trend
LOTTOMATICA
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
2,394
2,72%
2,76%
2,31
Intesa-Sanpaolo 2.8
2.5
Titolo
Short trend
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
10,71
2,00%
1,86%
11,15
Lottomatica 12
17
11.5
2.4
2.6
16.5
11 16
2.3 2.4
10.5
15.5
2.2 15
10
2.2 14.5
2.1 9.5
14
2
2
9
13.5 13
20
1.9
20
1.8
400
8.5
6 4
10
10
200
0
0
2 0 01/12
01/01
Short trend
MEDIASET Titolo
01/02
01/03
01/12
Medium trend
01/02
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
4,66
1,38%
1,88%
4,46
5.6
Titolo
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
7,575
1,73%
2,13%
7,27
Mediobanca
01/12
01/03
Short trend
MEDIOBANCA
Prezzo
Mediaset
01/01
8.5
5.4
01/01
01/02
Short trend
MEDIOLANUM Titolo
01/12
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
3,644
1,93%
1,97%
4,05
Mediolanum
0
01/03
01/01
01/02
Short trend
MPS
01/03
Medium trend
Titolo
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
Mps
0,9335
2,26%
2,21%
0,89
4.2
1.1
4
1.05
8 5.2 7.5
5 4.8
7
4.6
3.8
1
3.6
0.95
3.4
0.9
3.2
0.85
6.5 4.4
0.8
3
4.2
30
6
10
2.8
20
0.75
100
20 5
10
0
0
50
10 0 01/12
01/01
Short trend
PARMALAT Titolo
01/02
01/03
01/12
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
2,286
1,29%
1,40%
2,39
Parmalat 2.5
01/01
01/02
Short trend
PIRELLI & C. Titolo
01/12
01/03
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
5,785
1,55%
1,93%
5,63
Pirelli&C. 6.5
01/01
01/02
Titolo
01/03
Short trend
PRYSMIAN
0 01/12
Medium trend
01/01
01/02
01/03
Short trend
SAIPEM
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
Titolo
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
15,25
2,02%
2,11%
14,61
Saipem
36,64
1,92%
2,00%
38,08
Prysmian 17
39 38
2.4
16
37
2.3
15
36
2.2 6
14
35
2.1
34
13
2
33 12
1.9
32 1.8
60
5.5
10
11
15
40
31
6
10
4
5 20
5
0 01/12
01/01
SNAM RETE GAS Titolo
01/02
Short trend
01/12
Medium trend
01/01
01/02
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
3,892
0,96%
1,05%
4,03
Titolo
01/12
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
STMicroelectron. 9,285
2,18%
2,03%
9,64
01/01
01/02
Titolo
10
1.25
9.5
1.2
01/12
Medium trend
01/01
01/02
01/03
Short trend
TENARIS
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
Titolo
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
1,123
1,59%
1,84%
1,09
Tenaris
16,56
1,58%
1,82%
16,01
Telecom It
4
0
01/03
Short trend
TELECOM ITALIA
4.05
3.95
2
0
01/03
Short trend
STM
Prezzo
Snam Rete Gas
0
01/03
19.5 19 18.5
9
1.15
3.9
18
8.5 1.1
3.85
17.5
8 3.8
17
1.05
7.5
3.75
16.5 1
3.7
7
3.65
6.5
3.6
20
16 0.95
15.5
6
20
0.9
300
15
15
200
10
10
0 01/12
01/01
Short trend
TERNA Titolo
01/02
01/12
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
3,332
0,74%
0,87%
3,26
Terna 3.45
01/01
Short trend
TOD’S Titolo
01/02
Medium trend
01/01
Volatilità Lungo
Area di attenzione
73,3
1,46%
1,74%
71,5
85
Titolo
01/02
Short trend
UBI BANCA
Volatilità medio
Tod’s
01/12
01/03
Prezzo
5
0
0
01/03
10
100
01/12
Medium trend
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
7,175
2,34%
2,19%
7
7.8
3.35
7.6
Titolo
01/02
Short trend
01/03
Medium trend
Prezzo
Volatilità medio
Volatilità Lungo
Area di attenzione
1,81
2,47%
2,77%
1,9
Unicredit 2.1
8
3.4
01/01
UNICREDIT
Prezzo
UBI Banca
0
01/03
2 1.9
80
3.3
7.4 1.8
7.2
3.25
7
1.7
3.2
75
6.8
1.6
3.15
6.6 1.5
3.1
6.4 3.05
40
70
1.5
6.2
10
1.4
1000
1
20
500
5 0.5
0 01/12
01/01
01/02
01/03
0 01/12
01/01
01/02
01/03
0 01/12
01/01
01/02
01/03
0 01/12
01/01
01/02
01/03
SOLDI
analisimercati 23
10 marzo 2011
Brembo parla internazionale. Benetton ha problemi con la materia prima. Indesit “centrifuga” Mosca
Polegato coglie lo scarpe diem Piaggio gira l’India in scooter a cura di Silvia Simeoni
A passo spedito Cosa dicono gli analisti: I conti 2010 sopra le attese (utile a 58 milioni di euro, Ebitda a 132 milioni contro i 125 milioni del 2009) entusiasmano gli analisti. In crescita sia la profittabilità che i ricavi, questi ultimi particolarmente brillanti nel IV° trimestre grazie al “grande successo della collezione autunno/Inverno 2010”. Per Deutsche Bank sono la dimostrazione che le “nuove politiche aziendali stanno iniziando a dare i loro frutti”. Equita Sim rivede al rialzo l’obiettivo di prezzo a 4,6 euro da 3,8; la raccomandazione, che passa da hold a buy, e le stime di Eps 2010 del 10% (il 25% sopra il consensus). Anche Banca Akros incrementa il fair value a 4,2 euro da 3,9. Upgrade anche da parte di Banca Leonardo che aumenta le stime 2011-12 del 4% per il fatturato, del 19% per l’utile netto e l’Ebit del 16%. In particolare nel 2011 l’ Ebitda è vista in crescita a 118 mln. Rating confermato underweight. Mediobanca conferma il giudizio neutral. Piace perché: Il 2011 sorriderà ancora a Geox. Lo credono i broker che rivedono al rialzo le stime per l’anno in corso e anche per i successivi.
Ombre nel deserto egiziano Cosa dicono gli analisti: Italcementi ha pubblicato conti complessivamente migliori delle attese. Ma le grosse incertezze sul futuro spingono gli analisti alla cautela. Nel 2010 l’ebitda è ammontato a 834 milioni (stime a 824 milioni) e l’ebit è salito a 50 milioni (attese a 48 milioni), mentre l’utile netto ha raggiunto i 46 milioni (-33 milioni nel 2009). A livello geografico, hanno spiegato gli analisti di Websim, è stato positivo il contributo dell’Egitto, che ha chiuso con un Ebitda trimestrale di 81 milioni di euro (+30% su base annua) contro una stima di 55 milioni, mentre l’Italia ha subito una perdita di 32 milioni (attesa di -4 milioni). Luci ed ombre: Anche se il gruppo prevede un miglioramento sul fronte dei volumi al di fuori dell’area egiziana e un aumento dei prezzi del cemento in Italia, gli esperti hanno ribadito il giudizio poco interessante con prezzo obiettivo di 5,5 euro alla luce delle elevate incertezze. Banca Imi ha confermato per ora add, ma ha messo sotto revisione il prezzo obiettivo: nel 2011 il gruppo dovrà continuare a tagliare i costi e a ridurre gli investimenti, perché la ripresa dei volumi e dei prezzi sui mercati maturi sarà solo lieve. Inoltre resta da chiarire l’impatto della crisi egiziana e dell’aumento del prezzo del petrolio. Nomura ha tenuto rating neutral e un target price di 7 euro.
Sicurezza per i cassettisti Cosa dicono gli analisti: Nel secondo semestre 2010 Mediobanca raddoppia gli utili e raggiunge quota 263 milioni di euro. Risultato ottenuto grazie alla crescente internazionalizzazione della banca e alla diversificazione del credito al consumo. Banca Leonardo alza l’obiettivo di prezzo a 8,8 euro dai precedenti 8,2 e conferma il giudizio buy convinta che Piazzetta Cuccia possa effettuare un leverage su un buon livello di liquidità e perché ha un solido business model. Anche Cheuvreux alza il fair value a 9 euro da 8,3 convinto che i buoni risultati del trading e delle commissioni incrementeranno l’utile netto. Raccomandazione outperform confermata. Equita Sim e Banca Akros alzano a loro volta il target price: la Sim milanese lo porta a 9,5 da 9 confermando il rating buy; Banca Akros da 9,1 da 9,3 con giudizio buy. Motivazione: “robusti ricavi”. Stessa valutazione effettuata anche da Centrobanca che consiglia di acquistare il titolo e rivede leggermente al rialzo l’obiettivo di prezzo da 8,38 a 8,5. Già proiettata sul 2011 Morgan Stanley che, stimando un anno “in luce”, conferma il rating overweight con tp a 9,1 euro. Piace perché: Mediobanca resta un titolo su cui puntare. L’alta qualità del portafoglio prestiti e una posizione patrimoniale più forte rispetto ai peer ne fanno un titolo che offre sicurezza sia per i cassettisti sia per il trading.
Ricavi su del 30% Cosa dicono gli analisti: I conti, sebbene in linea con le attese, dimostrano come il 2010 sia stato un’ottima annata per Brembo. I ricavi crescono del 30% a 1 miliardo di euro, triplicati gli utili che raggiungono quota 32,3 milioni. Il dividendo lordo proposto dal cda è pari a 30 cent, in crescita rispetto ai 0,225 euro del 2009. Ancora migliore dovrebbe essere l’anno in corso. Il management ha annunciato il raddoppio dello stabilimento in Polonia che entrerà in funzione a giugno. Nello stesso mese inizierà la produzione anche lo stabilimento ceco
Metro senza pilota a Riyadh Cosa dicono gli analisti: Occhi puntati sulla sempre più complicata situazione libica. Gli analisti nel giorno della presentazione dei conti vengono rassicurati dall’a.d. Sergio De Luca: “Ragionevolmente siamo sicuri che non avremo alcuna perdita, altrimenti avremmo rivisto le nostre previsioni e non lo abbiamo fatto. Nella peggiore delle ipotesi, sarebbero a rischio ordini per 660 milioni di euro”. Il management ha confermato l’outlook positivo per il 2011. Ansaldo si è anche aggiudicata la costruzione della metro senza pilota del campus femminile di
India in vespa Cosa dicono gli analisti: In seguito ai dati sulle immatricolazioni dei primi due mesi dell’anno sia Banca Leonardo che Unicredit consigliano di acquistare il titolo. I broker del gruppo guidato da Bragiotti fissano l’obiettivo di prezzo a 3,1 euro. Secondo i dati di Confindustria Ancma nel primi due mesi dell’anno la quota di mercato di Piaggio è cresciuta dell’1,1% rispetto ad un anno fa a 26,5%. Piaggio si conferma leader del segmento scooter. Tra gli scooter a ruote alte Piaggio Liberty 125 si è rivelato il più venduto. In crescita anche le quote del mercato delle motoci-
Mal di cotone Cosa dicono gli analisti: La corsa inarrestabile del cotone, spaventa Goldman Sachs che boccia alcuni tra i più importanti retailers. La casa Usa ha tagliato sia il rating sul titolo Benetton da neutral a sell sia il prezzo obiettivo da 4,90 euro dal precedente a 6,30. Proprio il rincaro del cotone peserà sull’utile operativo: il broker ha ridotto le stime di Ebit del 26,6% a 151,8 milioni di euro nel 2011 e del 30,1% a 154,6 milioni nel 2012. In seguito alla revisione sull’Eps del 2011 da 0,64 a 0,56 euro per azione e da 0,68 a
Campagna di Russia Cosa dicono gli analisti: “Alla luce di performance operative eccellenti, multipli attraenti e un mercato russo tonico” Equita Sim alza il giudizio su Indesit da hold a buy e conferma l’obiettivo di prezzo a 10,5 euro certa che l’aumento dei costi delle materie prime è “già scontato dal titolo”. Il rincaro delle commodity preoccupa, ma l’a.d. è convinto che l’aumento delle vendite riuscirà a sopperire ai costi più salati. Equita Sim non modifica le stime per il 2011: ricavi visti in crescita del 6,6%, ebit a
di alluminio. In Asia la Brembo punta alla ristrutturazione della fonderia di Nanchino e al raddoppio dello stabilimento a Pune in India che produce freni per motociclette. Ubs alza l’obiettivo di prezzo da 8,7 euro a 9,4 e conferma la raccomandazione neutral. Equita ne consiglia l’acquisto con tp a 9,6 euro e Banca Leonardo rivede al rialzo il prezzo obiettivo a 8,1 euro da 7,3 con rating underweight. Piace perché: I numeri e gli investimenti parlano da soli. Brembo è sempre più internazionale e posizionata sui giusti mercati. Ottimo l’anno in corso. Mediobanca inserisce il titolo nel suo portafoglio mid-small cap long.
Riyadh in Arabia Saudita. Valore dell’operazione: 12-13 milioni di euro. Banca Leonardo e BofA consigliano l’acquisto del titolo con rispettivamente tp a 13,2 euro e a 13,3. Upgrade di rating, che passa da hold ad accumulate, e di fair value, da 11,5 a 12,4 euro, per Banca Akros. Contro corrente Goldman Sachs che riduce il prezzo obiettivo a 13,3 euro da 14. Luci ed ombre: La view degli analisti è positiva. La Libia sembra un non problema. Ansaldo farà comunque bene nel 2011, ma riuscirà ad eguagliare il 2010 dove gli ordini acquisiti sono stati pari a 2 miliardi con una crescita dell’11,1%?
clette: Aprilia, Moto Guzzi e Derbi raggiungono quota 5,7%, 1,4 punti in più se confrontati con il 2010. Conquistano il 6,8% del mercato anche le moto di grossa cilindrata. Il vero catalyst a cui guardano i broker resta in ogni caso l’andamento delle vendite negli emergenti, in particolare in India, dove Piaggio ha una forte presenza. Piace perché: Febbraio è poco attendible per le immatricolazioni a causa del cattivo tempo. Piaggio fa bene a voler conservare la propria quota di mercato in Europa e a voler crescere in Asia.
0,47 euro per l’utile per azione nel 2012. Goldman Sachs inoltre ha inserito il titolo nella sua PanEurope Sell List. Per il 2011 i ricavi sono stimati in calo di oltre il 3% a 2 miliardi di euro e per il 2012 il giro d’affari dovrebbe scendere del 5,5%. Luci ed ombre: Il cotone ha superato i 2 dollari la libra. Incide il cattivo raccolto, ma pesa di più la speculazione. Goldman Sachs rincara la dose e avverte: nel 2011-12 le vendite wholesale del gruppo Benetton saranno in calo e non verranno sostituite interamente da quelle retail.
186 milioni di euro e utile netto a quota 99 milioni. Mediobanca conferma il rating outperform. Unica nota stonata Goldman Sachs che conferma la raccomandazione neutral. Piace perché: Nell’ultimo anno Indesit ha perso l’8%. La valutazione è interessante: il titolo tratta a un P/E 2011-2012 di 8,5 volte e 7 volte e a un EV/Ebitda di 3,5 volte, spiega Equita Sim. Il mercato russo, dove Indesit è market leader e dove genera il 18% dei ricavi, è visto in crescita anche quest’anno. Buoni risultati arriveranno anche da Gran Bretagna, Turchia e Ucraina.
24
pianetabond
10 marzo 2011
SOLDI
Misure urgenti al vertice di fine marzo. Altrimenti restano vani gli sforzi di Grecia, Irlanda e Portogallo
Giù i tassi d’intesse sui prestiti per stabilizzare la zona dell’euro Antonio Petta* “Il messaggio che lanciamo oggi è: ridurre i tassi di interesse sui prestiti di salvataggio concessi alla Grecia e all’Irlanda”. così Poul Nyrup Tuona Rasmussen, Presidente del partito socialista europeo, rimarcando l’urgenza di misure concrete per stabilizzare le economie della zona euro. Misure che dovranno necessariamente essere varate al prossimo vertice europeo in programma a fine marzo, dagli esiti del quale dipende, fra l’altro, un eventuale ulteriore taglio (non superiore a due notch) del rating del Portogallo e della Grecia, secondo quanto affermato dalla stessa Standard and Poor’s. Per Rasmussen è tempo che i colpevoli della crisi europea del debito, vale a dire le banche, gli hedge funds e gli speculatori finanziari contribuiscano a uscire dalla crisi. Da qui il rilancio della proposta di una tassa dello 0,05% sulle transazioni finanziarie che, secondo uno studio commissionato dal gruppo del Presidente, originerebbe un fatturato annuale di 220 milioni di euro. “L’Europa nel suo insieme - continua Rasmussen - è la più grande economia mondiale, e l’imposizione di una tassa non allontanerebbe le istituzioni finanziarie”. Gli fa eco il primo ministro greco che sottolinea l’impellenza di un piano complessivo
MERCATI OBBLIGAZIONARI Future
Chiusura (in euro)
BREVE TERMINE (3 MESI) EURIBOR
Trend
Livelli chiave
98,77 (-0.07%)
Ribasso
Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 98,88. Inizio di rialzo sopra 98,98
2 ANNI SCHATZ T-NOTE 2Y
107,73 (-0.27%) 108,94 (-0.44%)
Ribasso Ribasso
Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 108,37. Inizio di rialzo sopra 109,16 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 109,67. Inizio di rialzo sopra 109,73
5 ANNI BOBL T-NOTE 5Y
116,30 (-0.89%) 116,13 (-1.31%)
Ribasso Ribasso
Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 117,51. Inizio di rialzo sopra 119,29 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 118,75. Inizio di rialzo sopra 119,70
10 ANNI BUND RET PERPETU JAPAN BOND T-NOTE 10Y
123,31 (-0.84%) 139,53 (-0.01%) 118,63 (-1.29%)
Ribasso Ribasso Ribasso
Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 124,60. Inizio di rialzo sopra 126,52 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 140,00. Inizio di rialzo sopra 140,99 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 121,19. Inizio di rialzo sopra 121,47 Fonte dati: FIDA - chiusura al 4 marzo 2010
per ricostruire la fiducia nei mercati, aggiungendo che sarebbe ingiusto se Portogallo e Spagna venissero risucchiati nel vortice dei salvataggi finanziari perché i due governi stanno facendo tutto ciò che è nelle loro possibilità per evitare la crisi. A questo punto si tratta, dice Papandreou, di una responsabilità dell’Europa. Una posizione simile era stata assunta qualche settimana fa dal ministro portoghese Pedro Silva Pereira, il quale sosteneva che gli enormi sforzi del Portogallo volti a ridurre il proprio deficit di bilancio saranno inutili se l’Europa tarderà nell’individuare la ricetta per superare la crisi. Oltre alle misure di austerity già in atto nel paese, Lisbona, infatti, ha voluto inviare un segnale positivo ai mercati.
Con l’intento di rassicurare gli obbligazionisti sulle capacità del paese di rimborsare il proprio debito, ha riacquistato sul mercato bond governativi in scadenza tra aprile e giugno 2011 per un valore di circa 110 milioni di euro. In più il Tesoro lusitano ha collocato questa settimana obbligazioni governative con scadenza a settembre 2013. Si tratta della terza asta realizzata quest’anno, la prima di titoli a due anni dal 14 giugno del 2010. Si ricorda che il Portogallo intende emettere 19.533 milioni di euro in obbligazioni per il 2011. Anche la Spagna sta facendo la sua parte. Nell’ultima asta il Tesoro è riuscito a collocare senza problemi circa 3,8 miliardi di euro in bond con scadenza nel 2014 e 2016. La
domanda è stata più che doppia rispetto all’offerta ma c’è stato un aumento dei tassi. Per i titoli con scadenza nel 2014 il rendimento medio è stato di 3,592% (3,254% nella precedente asta del 3 febbraio), mentre per i titoli 2016 è stato del 4,389% (4,045% nella precedente asta). Fino a questo momento Madrid è riuscita a tenere sotto controllo i costi di finanziamenti, ma gli analisti hanno già gli occhi puntati sulle date del rimborso del debito. La prossima sarà ad aprile quando andranno in scadenza titoli per 15,5 miliardi di euro. Gli spread tra i decennali spagnoli e portoghesi nei confronti del benchmark europeo Bund sono rispettivamente di 212 e 428 punti base. *www.actionnews.it
I VOSTRI SOLDI Dexia è un’occasione n C’è attesa per il vertice europeo del 24 e 25 marzo, dal quale, per riconquistare la fiducia dei mercati e stopparel’effetto domino dato dalla speculazione, sarà decisivo uscirne con soluzioni per affrontare la crisi insieme. Il Portogallo cerca di tranquillizzare gli investitori riacquistando bond del Tesoro; la Spagnan ne piazza a 3 e 5 anni. Arriva dal Lussemburgo ed è denominata in euro l’emissione della Dexia Ldg Banque con cedola del 4,375% e scadenza nel 2023.
OBBLIGAZIONI INTERNAZIONALI - ULTIME EMISSIONI Emittente
Den Danske Bank Af 1871 A/S Akbank T.A.S. Koleje Mazowieckie Reseau Ferre de France Swedbank Hypotek Caisse Centrale du Credit Immobilier Holding Infrastructures de Transport Fin Russian Federation Oschadbank Jsc Capex Sa European Investment Bank Ses Global Americas Holdings Group Dz Bank Ag Federal Home Loan Mortgage Corp Agence Francaise de Developpement Dexia Ldg Banque Abbey National Treasury Services Plc Norddeutsche Landesbank Girozentrale Banco Bmg Sa of Brazil Federal Home Loan Banks Jmc Steel Group Claire’s Escrow Corporation Renault Credit International Banque Sa Banco Santander Den Danske Bank Af 1871 A/S Toyota Finance Australia Ltd Bank Nederlandse Gemeenten Nv L-Bank Baden Wuertt. Foerderbank Federal Home Loan Banks
Emissione
Scadenza
Tasso
Prezzo emissione
Rendimento attualizzato
Duration modified* (anni)
Taglio
Valuta
Rating (Moody’s, S&P)
ISIN
09-03-11 09-03-11 09-03-11 10-03-11 10-03-11 10-03-11 10-03-11 10-03-11 10-03-11 10-03-11 11-03-11 11-03-11 11-03-11 14-03-11 14-03-11 14-03-11 14-03-11 14-03-11 14-03-11 15-03-11 15-03-11 15-03-11 16-03-11 16-03-11 17-03-11 17-03-11 21-03-11 21-03-11 18-04-11
2016 2018 2016 2031 2014 2014 2018 2018 2016 2018 2016 2021 2036 2013 2023 2023 2021 2041 2014 2012 2018 2019 2016 2015 2018 2014 2021 2041 2013
3,25% 6,5% 6,75% 2,625% 2,75% 3,75% 5,75% 7,85% 8,25% 10% 3,25% 4,75% 1,05% 4% 4,375% 5,945% 6,5% 0,4% 8,25% 8,875% 4% 4,375% 2,125% 5,08% 2,25% 1%
99,479 99,656 99,486 101,181 99,595 99,711 99,703 100 100 100 99,534 99,486 24,658 100 99,076 100 100 15,772 99,331 100 100 100 99,503 99,695 100,6 99,98 100,811 19,613 100
3,36% 6,67% 6,87% 2,55% 2,88% 3,85% 5,8% 8% 8,42% 10,25% 3,34% 4,82% 5,76% 1,05% 4,1% 4,38% 5,95% 6,35% 6,86% 0,4% 8,42% 9,07% 4,11% 4,46% 2,03% 5,15% 2,16% 5,58% 1%
4,54 5,37 4,12 15,45 3,29 2,79 5,63 5,11 3,87 4,71 5,15 7,81 23,64 1,96 9,36 9,18 7,38 28,21 2,59 1,04 5,03 5,4 4,45 3,59 6,59 2,68 8,8 28,41 1,88
100.000 150.000 100.000 5.000 50.000 50.000 100.000 5.000.000 200.000 2.000 1.000 100.000 1.000.000 2.000 100.000 1.000 50.000 1.000.000 150.000 10.000 2.000 2.000 1.000 100.000 5.000 1.000 5.000 10.000 10.000
EUR USD EUR CHF EUR EUR EUR RUB USD USD GBP EUR USD USD EUR EUR GBP USD USD USD USD USD EUR EUR CHF AUD CHF USD USD
AAA Ba3
XS0601855652 USM0300LAC02 XS0602352956 CH0124855328 XS0603232165 XS0599959953 XS0602534637 XS0564087541 XS0594294695 USP20058AA42 XS0602217159 XS0600056641 XS0597744845 US3134G15X84 XS0603832782 XS0602151895 XS0599900395 XS0599090882 XS0603643205 US313372WX85 USU14498AA43 USU1792PAA94 XS0602211202 ES0413900244 CH0125269230 XS0597921054 CH0124071959 XS0603305060 US313372WC49
Aaa, AAA A2, A A1, A BBB+ Baa1, BBB B3 BAaa, AAA Baa2, BBB AAA Aaa, AAA AAA AAA Aa3, AA AAA Ba2 B2, BBCaa2, BBaa2, BBB Aa2, AA AAA Aa2, AA Aaa, AAA Aaa, AAA Aaa, AAA
nd = non disponibile; *La duration, a differenza della pura durata (che si riferisce alla data di scadenza), tiene conto delle cedole pagate nel corso della vita del titolo. È la media ponderata delle scadenze di tutte le fonti di reddito di un bond. Una “modified duration” di 5 anni di un bond indica che esso diminuirà del 5% in valore se i tassi salgono dell’1% e aumenterà del 5% se gli interessi calano dell’1%. Fonte: elaborazione dati ActionNews
SOLDI
pianetabond 25
10 marzo 2011
Cominciano a vedersi i frutti della gestione Bernabè e il preoccupante debito netto del gruppo si riduce
Telecom ritrova la linea libera e telefona subito ai risparmiatori Corrado Capacci Tra gli operatori telefonici incumbent (ex-monopolisti) europei, Telecom Italia è senz’altro il più indebitato in rapporto al Margine Operativo Lordo (MOL o EBITDA, normale metrica usata in prima approssimazione della generazione di cassa di una società). Rispetto alle 2.1 volte, il MOL per France Telecom, alle 2.2 volte per Deutsche Telekom, alle 2.0 volte per KPN, alle 1.9 volte per Telefonica, il debito netto di Telecom Italia a fine 2010 era di 2.8 volte il MOL. Vero è che i frutti della gestione Bernabè cominciano a vedersi: dopo l’uscita di scena del management targato Pirelli, la strategia era inevitabilmente volta a stabilizzare la preoccupante situazione debitoria, lasciando ad un secondo tempo le (eventuali) soddisfazioni per gli azionisti; negli ultimi risultati pubblicati pochi giorni fa, il debito netto inferiore alle attese (31.5 miliardi di euro a fine anno) è stato l’unica sorpresa positiva. Dal punto di vista dell’obbligazionista, sono da considerare negativamente le rinnovate attenzioni ad incrementare la remunerazione degli azionisti (aumento dei dividendi e piano di riacquisto delle azioni di risparmio per 800 milioni di controvalore). Il maggior livello di debito rispetto alle omologhe società di altri paesi e le previsioni di continua erosione del business domestico
sono pienamente riflesse nelle valutazioni di mercato. Le emissioni obbligazionarie di Telecom Italia rendono infatti da 160 fino a 320 punti base (centesimi di punto percentuale) in più rispetto ai tassi swap per le scadenze dal 2013 al 2033 (esiste a dire il vero anche anche un’emissione 2055, ma per la durata ultra lunga ha dinamiche di mercato spesso anomale). Nel mese di gennaio Telecom si è ripresentata sul mercato con un’emissione a 5 anni, scadenza 25 Gennaio 2016, rating BBB, che è estata emessa con una cedola del 5.125%. L’emissione ha ben performato sul mercato secondario nonostante il generalizzato rialzo della curva dei tassi a cui abbiamo assistito di recente; al prezzo corrente di mercato (101.88) il titolo rende a scadenza
Telecom Italia, con l’emissione cedola 4.375% scadenza 2016 rating A- consente un rendimento a scadenza al prezzo di mercato del 4.2% (172 pb sopra lo swap), KPN, emissione 6.5% 2016, rating BBB+, rende il 3.6% (110 bp sopra lo swap), France Telecom, emissione 3.625% 2015, rating A, rende il 3.3% (89 bp sopra lo swap) ed infine Deutsche Telekom, emissione 4.75% 2016 rating BBB+, rende 3.7% (115 bp sopra lo swap). Se si è investitori vincolati dal rating o si deve per forza investire in “nomi noti” ci si può esercitare nel trovare quale tra queste emissioni offra il miglior rapporto rischio/rendimento, ma la verità è che si tratterebbe di un concorso di bruttezza. Le opportunità più
rendimento del 5.7% al prezzo di mercato di 102.125 (per uno spread di 268 punti base alla call di novembre 2015), alle Unitymedia 8.125% 2017 che consentono di ottenere un rendimento del 6.1% al prezzo di mercato di 108.75 (per uno spread di 338 punti base alla call di gennaio 2014), alle Virgin Media 7% 2018 che consentono di ottenere un rendimento del 5.0% al prezzo di mercato di 108.375 (per uno spread di 284 punti base alla call di gennaio 2014) e alle ONO 8.875% 2018 che consentono di ottenere un rendimento del 7.9% al prezzo di mercato di 105.00 (per uno spread di 477 punti base alla call di gennaio 2016). *direttore denerale di Compass Asset Management
Marco Tronchetti Provera
Le emissioni della tlc rendono da 160 a 320 punti base in più rispetto ad altre con la stessa scadenza circa 4.6%, ovvero 212 punti base sopra la curva swap. I rendimenti di titoli di comparabile scadenza degli altri incumbent sono molto variegati: Telefonica, azionista anche di
Le operazioni straordinarie dell’ultima decade hanno indebolito la società. Che si sta riprendendo
La presenzialista per eccellenza La big del settore è quella che più ha frequentato il mercato negli ultimi dieci anni Con oltre 28 miliardi di emissioni in essere (fonte Bloomberg), Telecom Italia è la società italiana che più ha frequentato il mercato obbligazionario nell’ultima decade. A differenza di altri operatori telefonici ex monopolisti che hanno accumultato notevoli debiti per acquisire costosissime licenze per operare con le reti di comunicazioni cellulare di terza generazione (ricordate le aste folli in Inghilterra e Germania nel 2000 ?) e per via degli investimenti conseguenti, il corposo debito di Telecom origina dall’operazione di Leveraged Buy out fatta da Colaninno e Co. nel 1999 usando il veicolo Tecnost, società controllata da Olivetti. All’epoca Olivetti, come ultima eredità della gestione DeBenedetti era
interessanti nel settore TMT sono ad oggi offerte dalle emissioni senior secured di emittenti High Yield che, per via dell’ulteriore fardello di debito subordinato (quasi sempre anch’esso perfettamente sostenibile) emesso generalmente nel contesto di operazioni di Leveraged Buy Out, offrono rendimenti nettamente superiori agli incumbent a fronte di un rischio fondamentale simile, se non inferiore. In questo settore suggeriamo pertanto di guardare piuttosto alle Wind 7.375% 2017 che consentono di ottenere un rendimento del 6.5% al prezzo di mercato di 104.75 (per uno spread di 334 punti base alla call di novembre 2016), alle Ziggo 6.125% 2017 che consentono di ottenere un
titolare della seconda licenza di telefonia mobile italiana (Omitel) ed aveva investito anche sulle telecomunicazioni fisse (Infostrada). Poi nel 1999 il cambio di strategia; acquistare Telecom Italia finanziandosi con la cessione di Omnitel ed Infostrada ai tedeschi di Mannesman e, per la cospiqua parte mancante, con del debito bancario ed obbligazionario. Nemmeno un anno dopo Mannesman fu comprata da Vodafone che successivamente cedette Infostrada a Enel che la fuse poi in Wind. In un’unica operazione sono state coinvolte tutte le aziende che oggi dominano il mercato delle telecomunicazioni in Italia! Prima del takeover da parte di Olivetti, Telecom era governata
da un “nocciolino” di azionisti che, con un minimo impegno di capitale e senza troppa convinzione, aveva partecipato alla privatizzazione del 1997. Se l’operazione di acquisizione si fosse fermata a quel punto, probabilmente le vicende societarie della successiva decade sarebbero state meno travagliate, ma negli anni a seguire (oltre alla fusione Tecnost Olivetti), ulteriori acquisizioni (tra cui le minoranze di SEAT Pagine Gialle ed il portale internet brasiliano Globo.com) e tentativi di espansione in Francia e Spagna, hanno incrementato il debito senza contribuire a far crescere la redditività della società. Con l’acquisizione nel 2001 del pachetto di controllo di Olivetti da
parte di Pirelli, Telecom ha iniziato una forzata cura dimagrante per sostenere il debito. Tra le varie tappe si ricordano le cessioni delle attività in Grecia, Spagna ed Austria, la fusione Telecom-Tim e la fusione Telecom-Olivetti. Pirelli stessa, per sostenere il debito legato all’acquisizione di Olivetti, ha dovuto cedere alcuni asset tra cui la parte cavi, oggi nuovamente sul
mercato con il nome Prismyan. Nel ripercorrere questa lunga catena di operazioni straordinarie si capisce l’enorme distruzione di valore subita dagli azionisti Telecom Olivetti e Pirelli nel corso dell’ultimo decennio e si capisce anche l’origine del gap infrastrutturale in tema di banda larga di cui è vittima l’Italia. C. C.
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valute&commodity
10 marzo 2011
SOLDI
L’euro allunga sopra quota 1,4. Divisa Usa “svalutata” anche con Corona Svedese e Norvegese
Il dollaro debole piace ai mercati Nessun apprezzamento per lo yuan. La Cina non ha intenzione di far galoppare la moneta Gianluigi Cesano*
CAMBI DELL’EURO
Le dichiarazioni “hawkish” (cioè aggressive) di Trichet in merito all’inflazione in area Euro riportano in primo piano un rafforzamento del cambio Euro/Dollaro, che ha allungato sopra quota 1,4 euro. Oltre alle politiche restrittive della Bce, giocano un ruolo le aspettative del mercato inerenti un accordo sui salvataggi dei Pigs. Tecnicamente il raggiungimento di 1,43 Euro, migliorerebbe la view di medio/lungo periodo in quanto la trendline discendente con origine nel 2008 verrebbe perforata. Il dollaro continua ad indebolirsi anche nei confronti di Rand Sudafricano, Corona Svedese e Norvegese. E continuerà. Perché la Fed non ha ancora posto un limite alle politiche di QE2. In realtà, c’è chi dice che l’economia è drogata e prevede un crollo a seguito del ritiro delle politiche monetarie. Ma, questi, non “vedono” il profondo miglioramento dei dati della “corporate Usa” e dei consumi mondiale. (Da monitorare, ovvio, la crisi libica e le tensioni sulle commodity). Ora il balzo del prezzo del petrolio non mette troppa paura. Intanto la ripresa è importante e fornisce
Cambio
Chiusura
EUR/AUD EUR/CAD EUR/CHF EUR/DKK EUR/GBP EUR/HKD EUR/HUF EUR/JPY EUR/NOK EUR/NZD EUR/PLN EUR/SEK EUR/SGD EUR/USD EUR/ZAR
1,38 (2,10%) 1,36 (0,80%) 1,29 (1,35%) 7,46 (-0,05%) 0,86 (0,77%) 10,89 (1,53%) 271,50 (-0,86%) 115,05 (2,39%) 7,79 (0,33%) 1,90 (3,40%) 3,98 (-0,13%) 8,88 (0,43%) 1,77 (1,11%) 1,40 (1,70%) 9,63 (-0,39%)
Trend Laterale Laterale Laterale Rialzo Ribasso Rialzo Ribasso Rialzo Ribasso Rialzo Laterale Ribasso Rialzo Rialzo Rialzo
Livelli chiave Inizio di rialzo sul superamento di 1,39. Ribasso in caso di discesa sotto 1,29 Inizio di rialzo sul superamento di 1,38. Ribasso in caso di discesa sotto 1,28 Inizio di rialzo sul superamento di 1,32. Ribasso in caso di discesa sotto 1,24 Tendenza interrotta sotto 7,45. Inizio di ribasso sotto 7,45 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 0,87. Inizio di rialzo sopra 0,87 Tendenza interrotta sotto 10,46. Inizio di ribasso sotto 10,01 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 275,67. Inizio di rialzo sopra 280,80 Tendenza interrotta sotto 110,78. Inizio di ribasso sotto 106,83 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 7,97. Inizio di rialzo sopra 7,97 Tendenza interrotta sotto 1,75. Inizio di ribasso sotto 1,69 Inizio di rialzo sul superamento di 4,04. Ribasso in caso di discesa sotto 3,83 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 8,98. Inizio di rialzo sopra 9,40 Tendenza interrotta sotto 1,72. Inizio di ribasso sotto 1,67 Tendenza interrotta sotto 1,34. Inizio di ribasso sotto 1,29 Tendenza interrotta sotto 9,51. Inizio di ribasso sotto 8,70
DOLLAR INDEX E SUE COMPONENTI* Cambio
Chiusura
US DOLLAR INDEX EUR/USD USD/JPY USD/GBP USD/CAD USD/SEK USD/CHF
76,41 (-1,04%) 1,40 (1,70%) 82,27 (0,77%) 1,63 (0,82%) 0,97 (-0,63%) 6,35 (-1,17%) 0,92 (-0,38%)
Trend Ribasso Rialzo Laterale Rialzo Ribasso Ribasso Ribasso
Livelli chiave Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 78,87. Inizio di rialzo sopra 81,31 Tendenza interrotta sotto 1,34. Inizio di ribasso sotto 1,29 Inizio di rialzo sul superamento di 84,51. Ribasso in caso di discesa sotto 80,92 Tendenza interrotta sotto 1,58. Inizio di ribasso sotto 1,53 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 1,01. Inizio di rialzo sopra 1,02 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 6,62. Inizio di rialzo sopra 6,94 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 0,98. Inizio di rialzo sopra 0,99
*Lo US DOLLAR INDEX è uno strumento che originariamente iniziò ad essere scambiato al Financial Instruments Exchange (attualmente una divisione del New York Borad of Trade) nel Novembre del 1985. Quest’indice esprime il cambio medio del Dollaro statunitense nei confronti delle principali valute mondiali. È utile seguire l’andamento di quest’indice per capire se i principali cambiamenti nei cross valutari mondiali sono dovuti a movimenti del Dollaro Usa. Fonte dati: FIDA - chiusura al 4 marzo 2011
segnali di ulteriore evidente accelerazione sia in area euro che negli Usa. Infine, il cross USD/CNY continua nel suo blando ritmo di deprezzamento; all’interno del
piano di sviluppo economico quinquennale della Cina quello dell’apprezzamento della moneta Yuan e dello sviluppo sostanziale dei consumi interni rimane un punto
Ma il Paese del Golfo sta aumentando progressivamente il proprio fabbisogno energetico
Tutti in fila per il barile saudita La crisi maghrebina sposta la corsa all’approvvigionamento del petrolio verso Riyad Non si arrestano gli acquisti su oro e petrolio, per motivi diversi, le due commodity emblema di questi primi mesi del 2011. A circa un mese dallo scoppio delle insurrezioni in Libia, il prezzo del petrolio non accenna a fermarsi lasciando il mercato mondiale
energetico in un clima di incertezza e timore. Il prezzo del greggio nella versione WTI ha raggiunto i 105 dollari al barile mentre il Brent si mantiene ampliamente sopra i 115 dollari al barile puntando direttamente ai record del 2008. A sostenere il prezzo del
greggio sono il venir meno del greggio libico (la Libia pompa solo 1/3 delle 1,7 milioni di barili di greggio che produceva a regime) mentre il timore che anche altri paesi dell’area Mena possano esplodere, spinge i trader a fare incetta di greggio speculando su
fermo, ecco perché il processo in corso resta un caposaldo nel medio lungo periodo, e non sarà oggetto di revisione. La Cina, quindi, calibrerà la velocità di apprezzamento
in seguito al quadro macroeconomico, sia interno che esterno. *analista finanziario indipendente Studio G2C
prezzi obiettivi vicini ai 200 dollari il barile. Uno degli osservati speciali in questo momento di grande nervosismo sul fronte geopolitico è l’Arabia Saudita. Dal 2005 al 2009 i sauditi hanno usato per consumo interno 2,3 milioni di petrolio a fronte di una produzione di 8,3 milioni. Per questo, dopo lo scoppio della rivolta in Libia, Riyad si è messa a pompare più greggio del solito per compensare (in parte) il milione e 700mila barili pompati dal
regime di Gheddafi prima dello scoppio della guerra civile. Detto questo, difficilmente gli Arabi potranno sostenere una tale produzione di petrolio: primo per via del fatto che il paese sta aumentando progressivamente il proprio bisogno energetico (secondo la compagnia petrolifera Aramco il consumo interno raggiungerà gli 8,3 milioni di barili entro il 2028); secondo, la stabilità della monarchia saudita è un altro punto di domanda nell’attuale scenario politico che sta rivoluzionando l’area mediorientale e il Nord Africa. Altro discorso, ma non così dissimile, spinge il prezzo dell’oro verso nuovi record. Da anni ormai gli investitori hanno scelto l’oro come “parcheggio” per la liquidità e una valida assicurazione contro l’aumento dei prezzi generalizzato. Oggi, infatti, con l’inflazione che galoppa in Europa intorno al 3% e oltre il 4% in Cina, il mercato cerca di tutelarsi dalla distruzione di valore degli asset investendo in oro. Anche i rumors di acqusti massici di oro da parte della Cina (si parla di 200 tonnellate metriche) e di altri paesi (il Sudafrica ha aumentato le scorte di metallo giallo di circa 2 miliardi di dollari in un solo mese) spingono il prezzo dell’oro verso livelli mai visti. Marco Mairate
IL BAROMETRO DELLE MATERIE PRIME Future
Chiusura
Argento Avena Benzina senza piombo Bestiame vivo Cacao Caffè Cotone Frumento Gas naturale Gasolio da riscaldamento Legname Mais Olio di soia Oro Petrolio Rame Riso Soia Zucchero
35,64 (6,95%) 390,00 (5,62%) 3,05 (11,29%) 114,05 (-0,04%) 3.733,00 (2,58%) 274,75 (2,60%) 205,70 (11,65%) 832,25 (7,18%) 3,81 (-5,40%) 3,09 (5,21%) 303,20 (4,52%) 728,00 (2,25%) 59,48 (4,44%) 1.433,10 (1,64%) 104,91 (6,80%) 449,50 (0,93%) 1.419,00 (1,68%) 1.414,00 (3,55%) 30,59 (6,44%)
Trend* Rialzo Laterale Rialzo Rialzo Rialzo Rialzo Rialzo Laterale Ribasso Rialzo Laterale Rialzo Laterale Rialzo Rialzo Rialzo Laterale Laterale Laterale
Livelli chiave Tendenza interrotta sotto 26,30. Inizio di ribasso sotto 26,30 Inizio di rialzo sul superamento di 425,00. Ribasso in caso di discesa sotto 356,25 Tendenza interrotta sotto 2,34. Inizio di ribasso sotto 2,26 Tendenza interrotta sotto 106,05. Inizio di ribasso sotto 100,90 Tendenza interrotta sotto 3.090,00. Inizio di ribasso sotto 2.821,00 Tendenza interrotta sotto 226,50. Inizio di ribasso sotto 201,25 Tendenza interrotta sotto 148,02. Inizio di ribasso sotto 126,42 Inizio di rialzo sul superamento di 892,00. Ribasso in caso di discesa sotto 723,00 Conclusione del trend in caso di ritorno sopra 4,88. Inizio di rialzo sopra 4,88 Tendenza interrotta sotto 2,57. Inizio di ribasso sotto 2,43 Inizio di rialzo sul superamento di 325,20. Ribasso in caso di discesa sotto 250,00 Tendenza interrotta sotto 639,50. Inizio di ribasso sotto 556,00 Inizio di rialzo sul superamento di 59,75. Ribasso in caso di discesa sotto 53,29 Tendenza interrotta sotto 1.309,10. Inizio di ribasso sotto 1.309,10 Tendenza interrotta sotto 85,10. Inizio di ribasso sotto 85,10 Tendenza interrotta sotto 420,80. Inizio di ribasso sotto 406,70 Inizio di rialzo sul superamento di 1.630,00. Ribasso in caso di discesa sotto 1.306,00 Inizio di rialzo sul superamento di 1.455,00. Ribasso in caso di discesa sotto 1.269,00 Inizio di rialzo sul superamento di 36,08. Ribasso in caso di discesa sotto 26,90
*La colonna trend indica la tendenza in atto. Ribasso indica una fase di debolezza. Rialzo indica una fase di crescita. Laterale indica l’assenza di una tendenza definita Fonte dati: FIDA - chiusura al 4 marzo 2011
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meteosedex 27
10 marzo 2011
Rimane però invariato il rapporto tra chi esercita le opzioni call e quell put. Investitori sul “chi va là”
Torna un po’ di luce sui certificati L’incremento della media giornaliera degli scambi fa pensare a una ripresa dell’ottimismo Gianluca Baldini Pare riprendersi leggermente il Sedex nella settimana borsistica che si è chiusa il 4 febbraio scorso. Il valore medio degli scambi giornalieri del mercato dei certificati di Piazza Affari è salito lievemente rispetto a due settimane fa, passando da 48,9 a 55,6 milioni di euro. Rimane però invariato il rapporto tra le opzioni call e quelle put, rispettivamente all’83% e al 17%, dopo un lungo periodo in cui il rapporto era 92%/8%. Analizzando gli scambi, emerge sempre in maniera preponderante la preferenza degli investitori per i covered warrant, nell’ultima settimana scelti dal 74,17% (due settimane fa le preferenze erano state del 70,75%). In seconda posizione troviamo come da tradizione i bonus con il 7,58% del mercato e gli express, con il 6,45% delle preferenze. Rispetto a quindici giorni fa, però, tornano in prima posizione, tra i sottostanti più graditi, gli indici italiani con il 41,34% del mercato. Due settimane fa in testa alla classifica c’erano le azioni italiane, che ora sono in seconda posizione con il 35,90%. Distaccati di molto, con il 17,04%, troviamo gli indici internazionali. “Scandagliando”
I SOTTOSTANTI PIÙ TRATTATI - COVERED WARRANT Sottostante
Fiat + Fiat Ind. FTSE/MIB Generali EUROSTOXX50 FTSE/MIB FTSE/MIB Eni FTSE/MIB FTSE/MIB FTSE/MIB
Tipo
Emittente
Strike
Scadenza
Controvalore euro* (Media giornaliera)
ISIN
Call Call Call Put Call Call Call Call Call Put
UniCredit Société Générale UniCredit UniCredit Société Générale Société Générale Société Générale Société Générale Société Générale Société Générale
15 40.000 16 2.900 40.000 36.000 24 40.000 22.000 22.000
02-12-2011 15-12-2017 07-12-2012 17-06-2011 16-12-2016 18-12-2015 20-12-2013 18-12-2015 18-03-2011 18-03-2011
5.538 4.737 4.490 3.359 2.359 1.971 1.528 1.494 1.462 1.436
IT0004578982 FR0010836130 IT0004665151 IT0004668007 FR0010836072 FR0010806687 FR0010942391 FR0010817049 FR0010835454 FR0010835561a
Fonte: UniCredit Group, dati aggiornati al 4 marzo 2011, *dati in migliaia
I SOTTOSTANTI PIÙ TRATTATI - INVESTMENT CERTIFICATES Sottostante
Tipo
SPGSER Equity Protection Cap Certificate UNICREDIT Express Intesa Sanpaolo Bonus Intesa Sanpaolo Bonus EUROSTOXX50 Bonus SPGSER Equity Protection Enel Bonus EUROSTOXX50 Express EUROSTOXX50 Express EUROSTOXX50 Bonus
Prezzo medio
Emittente
Scadenza
Controvalore euro* (Media giornaliera)
ISIN
105,1515 100,9736 127,7094 102,693 118,2382 103,0495 102,5817 991,2597 103,0065 101,5594
Banca IMI Deutsche Bank UniCredit BnpParibas UniCredit Banca IMI Banca Aletti Ubs Banca Aletti Deutsche Bank
22-09-2014 25-09-2013 11-05-2011 20-12-2011 11-03-2013 30-01-2015 26-02-2014 12-11-2012 23-04-2014 13-10-2014
1.428 1.416 419 348 335 262 186 165 145 139
IT0004522444 DE000DE2ZTF2 DE000HV779F5 NL0009421486 DE000HV7LK02 IT0004564651 IT0004573561 DE000UB8WGG3 IT0004595317 DE000DE3EDD4
Fonte: UniCredit Group, dati aggiornati al 4 marzo 2011, *dati in migliaia
i vari prodotti presenti sul Sedex, per gli investment certificates troviamo gli indici internazionali con il 44,35% (due settimane fa erano al 48,02%) seguiti dalle
azioni italiane (38,31%) e dalle azioni europee (7,08% del mercato). Tra i covered warrant a farla da padrone sono gli indici italiani con il 52,56% (due setti-
mane erano stati scelti dal 44,65%). Per i leverage certificates in prima posizione troviamo gli indici italiani con il 36,14% delle preferenze. Passando agli
investment certificates più trattati, troviamo in prima posizione Banca Imi con Spgser con un controvalore di 1,4 milioni di euro.
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Banche&dintorni
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SOLDI
Dalle Bcc ai grandi gruppi ecco chi ha investito nei business game. Per motivare il top management
Mettersi alla prova per “gioco” Modelli di simulazione crescono di Rosaria Barrile Sviluppare abilità e acquisire nuove informazioni. Ma anche mettere alla prova se stessi e le proprie capacità in un contesto dinamico. Risiede in questa formula il successo dei business game, che da tempo “spopolano” nelle industrie del settore manifatturiero dove vengono considerati tra le migliori tecniche per selezionare giovani talenti oppure motivare il top management. Nonostante il ritardo che le separa ancora dalle best practices, diffuse prevalentemente nel Nord Europa, molte imprese italiane scelgono di far ricorso a questa modalità di apprendimento. E il settore finanziario non fa eccezione. Dalle Bcc di dimensione contenuta ai grandi gruppi dalla vocazione internazionale, l’applicazione delle tecniche di simulazione nel contesto della filiale ha condotto al lancio di numerosi progetti. Alcuni prevedono persino il coinvolgimento del mondo accademico, come ad esempio quello che si è concluso la scorsa settimana presso la Banca Popolare di Vicenza. Il business game in questione ha visto cimentarsi gli allievi del Master in Banca & Finanza della Fondazione Cuoa accanto ad alcuni dipendenti provenienti dall’ufficio formazione, dall’area finanza e da quella corporate della banca. Obiettivo finale: colmare il “gap” tra le esigenze professionali delle aziende e le conoscenze dei giovani in fase
game proposto dalla divisione Corporate & Investment Banking del Gruppo, e realizzato in collaborazione con la società Captha, ha dato ai partecipanti l’opportunità di mettere alla prova le proprie conoscenze sul mondo dei mercati finanziari. I vincitori, che hanno risposto correttamente a domande sui mercati finanziari, scelte di investimento e risparmio gestito, si sono aggiudicati iPhone4, iPad, Borse Piquadro ed un Executive Master. Dedicato invece ai giovani fino ai 26 anni d’età, Ace Manager “The Third Set” lanciato da Bnp Paribas e ormai alle battute finali. In palio premi fino a 15milla euro e stage nel Gruppo. Per quattro settimane i concorrenti, studenti laureati e non laureati iscritti ad una scuola d’istruzione superiore o all’università, senza distinzione di nazionalità, devono cimentarsi con i tre core business della banca, Retail Banking (RB), Corporate and Investment Banking (CIB) e Investment Solutions (IS), misurandosi con altri studenti di tutto il mondo. La gara, online dal 15 febbraio al 15 marzo 2011, consiste nel risolvere una serie di “business cases” legati al gioco del tennis e si svolge interamente in lingua inglese. Scopo della competizione è di ottenere il punteggio massimo per qualificarsi alla finale che si terrà a Parigi il 15 aprile, durante la quale verrà stilata la classifica finale con i cinque team migliori.
d’inserimento nel mondo del lavoro. Attraverso una simulazione di gestione del sistema bancario, tre “squadre” composte da studenti e professionisti sono andati alla ricerca di strategie in grado di migliorare la redditività degli istituti di credito, raccogliendo denaro dal mercato attraverso i mezzi primari (tradizionale, internet ecc.) ed utilizzandolo sotto varie forme (mutui, fidi ecc.) presso i principali canali d’impiego (Retail, Private, Corporate, Small Business). È riservato invece ai soli direttori o potenziali direttori di filiale il business game utilizzato a partire dal 2009 dalla Bcc più grande di Italia per numero di soci, la Banca di Alba: messo a punto dalla società Stra-le, è basato su un modello di simulazione di un mercato competitivo in cui operano quattro o più filiali. Nel concreto, i partecipanti che possono variare da 8 a 16, vengono suddivisi in quattro gruppi che rappresentano le filiali concorrenti che operano sulla stessa piazza. Ogni gruppo deve prendere decisioni gestionali, commerciali e organizzative per raggiungere gli obiettivi economici e commerciali assegnati dal formatore a inizio sessione. Ma il business game, proprio per le sue caratteristiche, si presta ad essere utilizzato anche come mezzo per catturare l’attenzione degli utenti del web. Come nel caso del games organizzati da UniCredit che hanno adottato la logica del concorso a premi. Blue chip, l’ultimo
Ultimato il piano di ristrutturazione della Popolare di Vicenza. La controllata apre a Bari a fine marzo
Banca Nuova punta verso Sud Nuovo cda e risorse per 310 milioni di euro. Ottimizzare la presenza su tutto il territorio Una nuova organizzazione e risorse aggiuntive per 310 milioni di euro. Riparte da qui il processo di sviluppo di Banca Nuova, uscita rafforzata dall’operazione di ristrutturazione della Popolare di Vicenza. Il Gruppo, in linea con il piano di rinnovamento e di taglio dei costi approvato a luglio del 2010, sta cercando infatti di ottimizzare la propria presenza sull’intera Penisola modificando il presidio territoriale. Il nuovo disegno prevede quindi da un lato, l’assegnazione a Banca Popolare di Vicenza della responsabilità del Centro Italia, con l’attribuzione degli sportelli della Toscana di Cariprato e di quelli del Lazio di Banca Nuova, dall’altro, la focalizzazione di Banca Nuova nel Sud Italia (Isole
comprese) con lo sviluppo della rete prevalentemente nelle regioni Campania, Puglia e Basilicata. Per arrivare a tale risultato la capogruppo veneta ha provveduto a fondersi con le principali controllate Cariprato e Banca Nuova. Ma a differenza di quello toscano, l’istituto palermitano è stato immediatamente scorporato e dotato di risorse aggiuntive per 310 milioni di euro. Parallelamente è stato rinnovato il consiglio d’amministrazione. A Marino Breganze e Francesco Maiolini, sono stati riconfermate rispettivamente la presidenza e la direzione generale, mentre Andrea Monorchio, ex ragioniere generale dello Stato, e Luigi Sciarrino sono stati nominati vicepresidenti. Ma nel Cda fanno il loro ingresso anche
altri nomi di spicco del mondo dell’industria e della Pubblica Amministrazione tra cui Piero Mattei, ex prefetto di Vicenza e Luciano Vescovi, giovane vicepresidente degli Industriali di Vicenza. Tra le novità più interessanti dell’operazione, l’apertura di nuove filiali a marchio Banca Nuova: partendo dalla Sicilia dove sono già attivi 80 sportelli circa, e dalla Calabria, dove ve ne sono altri quindici, l’istituto punterà ad espandersi in tutto il mezzogiorno, Basilicata, Campania e Puglia, ma anche nelle isole, Sardegna compresa. Tra i primi passi della nuova strategia, l’apertura della prima filiale di Banca Nuova nella città di Bari entro la fine di marzo. R. B.
Marino Breganze
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10 marzo 2011
Tomasini (lombardreport.com): “Operare con algortimi di trading non è più cosa solo per pochi iniziati”
Il volo della finanza quantitativa La nuova frontiera degli scambi Claudio Kaufmann Finora si è sempre pensato alla Borsa e ai mercati finanziari in genere come ad un luogo fisico (da alcuni anni telematico) in cui ciò che conta sono soprattutto i calcoli e le previsioni umane, dal grande gestore al piccolo investitore, nel valutare le occasioni di investimento. Previsioni, però, molto spesso anche fallaci, come evidenzia il susseguirsi nei decenni di bolle rialziste e rovinosi capitomboli. Da qualche anno
non è più così, non solo così. Basti pensare allo sviluppo esponenziale della finanza quantitativa, interamente gestita dai computer a velocità impressionante. “Certo, sono sempre gli esseri umani ad impostare le formule matematiche”, spiega Emilio Tomasini, trader di lungo corso, fondatore di www.lombardreport.com e professore a contratto di Finanza Aziendale all’Università di Bologna. “Ma ormai - aggiunge - in larga misura se guardiamo le ultime statistiche
Emilio Tomasini
delle Borse di Wall Street, è tramite gli algoritmi che si piazzano automaticamente gli ordini di acquisto e vendita di azioni, bond, commodity, valute e tutto il resto, senza bisogno dell’intervento dell’operatore”. In buona sostanza si tratta di codici di programmazione che si auto-adattano all’andamento dei prezzi, comprando e vendendo sul filo dei secondi, anzi sul filo dei millesimi di secondo, come avviene con l’High Frequency trading. Proprio il tema del “trading quantitativo” sarà al centro del convegno (ad accesso libero), dal titolo Mechanica che si tiene oggi a Milano, promosso WeBank presso l’auditorium Bpm in via Massaua 6 e organizzato da ITForum, TraderLink, Trading Library e LombardReport.com. Dr. Tomasini, cosa cambia con il progressivo affermarsi del trading quantitativo? L’aspetto più curioso di questo modus operandi del trading sistematico è che se finora era riservato ad una nicchia di “super trader”, istituzionali e non, oggi sta diventando disponibile per il mass market. Ovviamente non si può improvvisare: occorrono preparazione e competenza, ma non è necessario essere laureati in sta-
Del Monte (Pharus Sicav): “Mi aspetto un massimo nei prossimi mesi. Occhio ai futures sul Bund”
È la risposta a mercati veloci Il “gestore meccanico” è un metodo che formalizza in modo scientifico gli investimenti Tra i relatori di Mechanica Daniele Del Monte, investment manager per Pharus Sicav, società di Pharus management con sede in Svizzera. Del Monte vanta una lunga esperienza in gestioni quantitative, anche per fondi alternativi, grazie alla sua formazioni in Scienze statistiche. Dr. Del Monte, quali i vantaggi di un “gestore meccanico”? Qualsiasi investitore, quantitativo o meno, segue in maniera rigorosa un metodo, una strategia che considera vincente. L’approccio quantitativo, o meccanico che dir si voglia, non fa altro che formalizzare la strategia d’investimento, verificando in maniera “scientifica” le sue caratteristiche. Anche chi opera in maniera discrezionale, seguendo l’intuito, in realtà segue schemi che ha imparato e verificato con l’esperienza. Soprattutto nei mercati odierni, così complessi e veloci, senza un metodo rigoroso è facile venire travolti.
Ovviamente, nelle gestioni quantitative i modelli vanno costruiti, mantenuti e continuamente migliorati. Purtroppo ricette facili non esistono. Per le gestioni private Pharus utilizza un “global tactical asset allocation model” proprietario puramente quantitativo. Di cosa si tratta? Per decidere l’allocazione tra azioni, obbligazioni, valute e commodity ho sviluppato un modello composto da 14 sub-modelli: per ogni asset in considerazione abbiamo un modello strategico, di medio/lungo termine, valueoriented che utilizza, ad esempio, l’inclinazione della curva dei tassi, i differenziali nei leading indicator di diverse aree geografiche, e un altro modello di breve termine, generalmente un trading system trend follower o mean reversion. I segnali vanno poi composti in una matrice che produce l’allocazione ottimale per i vari profili di rischio dei
clienti. Il suo campo preferito è la relazione tra strategie momentum e mean reversion tra diversi asset, in particolare modo sull’equity. In parole semplici? Un modello vincente deve basarsi su diverse strategie, inversamente correlate: è come un tavolo che necessita di più gambe per stare in piedi. Nel mercato esistono diversi fenomeni, statisticamente significativi, che possono essere sfruttati in termini operativi: tra i più importanti e significativi abbiamo il momentum e la mean reversion. In questa seconda categoria, personalmente, inserisco anche le strategie value, basate sull’analisi fondamentale. Capire la relazione tra questi fenomeni è molto utile ai fini operativi. Ciò vale non solo sul mercato azionario ma anche per valute, commodity e tassi, con i dovuti adattamenti. Cosa pensa dell’High Frequency Trading?
tistica per utilizzare certi software. Non a caso, una delle principali banche online italiane, con una forte presenza nel pubblico retail, ha deciso di promuovere l’evento perché molti dei suoi clienti sono già attivi con trading system interfacciati direttamente con la piattaforma T3 Open della banca. E non è un fenomeno isolato. Quali sono, ad oggi, le dimensioni del trading quantitativo in Italia? Ormai le aziende che operano nel settore del trading quantitativo in Italia sono talmente numerose che basta inserire le parole “trading systems” su Google per trovarsi di fronte una vera e propria piccola industria, a testimonianza che operare con algoritmi di trading non è più appannaggio di una ristretta cerchia di operatori. Effettivamente l’offerta di software, corsi di formazione, libri ed articoli, segnali operativi, piattaforme varie, è talmente ampia che l’ultima cosa a cui si può pensare è che il trading sistematico sia un affare per pochi iniziati. E il convegno Mechanica diventa il momento in cui si cerca di fare, per la prima volta in Italia, il punto dello stato dell’arte del trading sistematico.
Che approccio consiglia? Il trading quantitativo può essere approcciato in maniera elementare con un trading system. Anche se oramai anche gli investitori meno esperti riescono a sviluppare algoritmi di trading con la programmazione genetica e con le reti neurali. E i nuovi approcci dell’high frequency trading, per capirci 1000 operazioni al giorno, e dello scalping sul book stanno diventando argomento di diffusione anche tra i trader retail. Una frontiera affascinante? Già. E sul palco i migliori gestori “quant” italiani come Roberto Malnati, Daniele Bernardi, Daniele Del Monte, l’inglese Rakesh Shah e mi spiace non poterli citare tutti ma la lista è lunga. Viene dato spazio ad alcune ricerche che sono la frontiera della finanza quantitativa, tra cui la programmazione genetica di algoritmi di trading attraverso cui praticamente è lo stesso computer a trovare le “regole” che battono i mercati, scegliendo tra milioni di combinazioni quelle più adatte. E, nel caso specifico, largo a parecchi esempi che riguardano il trading di portafoglio sui titoli azionari e il trading intraday sui futures Usa. Insomma, una strada da percorrere molto interessante.
Negli ultimi anni l’HFT ha avuto un’incredibile sviluppo, oggi il 70% delle transazioni sulle Borse Usa deriva da questi sistemi. È un settore estremamente competitivo e complesso: questo 70% di transazioni è compiuto solo dal 2% delle società di trading operanti sul mercato Usa. Richiede investimenti proibitivi in termini di tecnologie e competenze. Sicuramente assicura liquidità ai mercati, ma è stato più volte accusato di creare problemi al normale funzionamento dei mercati: ritengo che bisogna mantenere un’ atteggiamento obiettivo. Nel caso in cui si dimostrino effetti discorsivi, si può intervenire a livello normativo. Quali Borse privilegiare in questo momento? I segnali sono positivi, soprattutto sui settori energy e tech. A livello geografico siamo sovrappesati di USA. A nostro avviso il mercato segnerà un massimo importante nei prossimi mesi, probabilmente in coincidenza di un massimo dei tassi decennali. Quindi attenzione anche ai futures sul Bund e sul Tnote. C. K.
Daniele Del Monte
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opinioniaconfronto
10 marzo 2011
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Il decreto giace in naftalina al Senato da novembre. Mentre il Milleproroghe approva norme ridicole
STOP ALLA DISCIPLINA ANTICORRUZIONE di Bruno Tabacci*
L’
urgenza di un’appropriata disciplina contro la corruzione (sessanta miliardi pubblici sottratti ogni anno) sembrava condivisa dal governo che, il 1° marzo 2010, approvò uno specifico ddl considerando il “danno enorme alla credibilità del Paese, perché disincentiva gli investimenti stranieri, frenando di conseguenza lo sviluppo economico” e il fatto che, in Europa, altri avevano”già implementato piani e strategie”. Tutto bene, salvo che, nonostante la crisi economica e quella, anche più recente, di immagine per l’attrattività del paese, il provvedimento impiegò due mesi per passare da Palazzo Chigi al Senato, dove è fermo da novembre. L’ “urgenza” si è trasferita, invece, su quel caravanserraglio stagionale di norme disorganiche quanto spurie del decreto legge chiamato milleproroghe per la prevalenza di quelle che spostano termini perentoriamente fissati dalla legge. Procedura sanzionata dal capo dello Stato e divenuta metafora della degenerazione di un certo modo di legiferare con inghippi e furbizie, schermo più o meno involontario al riparo del quale taluni, nella pubblica amministrazione, non si fanno scrupolo di operare per emulazione, ma a fini corruttivi. Accantonata dunque la trasparenza istituzionale invocata dal ddl anticorruzione,
spazio al Milleproroghe tra spregiudicatezza, superficialità e ridicolo. Come lo stop a demolizioni edilizie in Campania dove l’urgenza e la necessità sono solo delle sentenze penali che le hanno comminate. Come per i problemi delle banche, affrontate con norme diverse e alla rinfusa o in ottica contingente come l’assoggettamento di Bancoposta alla Vigilanza e l’autorizzazione per partecipazioni di controllo in società bancarie con lo zoom sulla futura Banca del Sud e la dissolvenza sulla efficienza complessiva di Poste spa. Per non dire di un
È UN MALCOSTUME CHE SOTTRAE 60 MILIARDI DI DENARO PUBBLICO OGNI ANNO E DISINCENTIVA GLI INVESTIMENTI STRANIERI
Banco di prova delle armi da fuoco, cui si prorogano i termini “ordinamentali”, mentre se ne decide la soppressione e la delega in bianco al governo per spostare d’iniziativa altri termini, giudicata dagli uffici della camera “eventuale e facoltativa” anziché “necessaria ed urgente”. Infine, per memoria anticorruttiva, un piccolo comma, quello che impone la firma del ministro del l’economia sulle ordinanze in materia finanziaria della Protezione Civile che, come noto, fa capo al premier. E dall’estero restano a guardare. *deputato al Parlamento
CONTROPELO
di Giuseppe G. Santorsola*
EDUCAZIONE FINANZIARIA: TEMA A DIR POCO CONTROVERSO
L’
educazione è un momento fondamentale della crescita di società, sistemi, comunità e persone. Numerose iniziative ed autorevoli interventi hanno trattato di recente il tema in oggetto nel settore finanziario. Emergono proposte di indubbio interesse con qualche comprensibile confusione tra i vari soggetti coinvolti. La Fondazione Rosselli ne teme addirittura un’inflazione, anche se ne riconosce e analizza l’ampio raggio dei destinatari. Le 4 Authorities “finanziarie” intervengono nel merito con sezioni dedicate del proprio sito, collegando il tema con le nuove misure in tema di trasparenza, soluzione condivisibile perché, se diretta verso “ignoranti”, quest’ultima sarebbe inefficace. Molte scuole ed Università si dedicano in misura crescente al tema, abitualmente sottaciuto in passato quale materia, salvo nelle strutture specialistiche (ITC ed Economia). Il progetto Quotidiano in Classe, attualmente in corso, riscontra -
nella mia esperienza personale interesse ed attenzione, anche se deve essere completato dalla capacità del docente di saper a sua volta intellegere i testi e le tabelle, per non restare mera lettura dei titoli. Aggiungo l’esigenza di coinvolgere la disponibilità dei docenti volenterosi e formati al riguardo. Infine anche i singoli intermediari si impegnano in proprie iniziative, le quali peraltro, come già indicato nel Contropelo del 25/3/2010, cui queste note si legano come allora previsto, corrono il rischio di apparire di parte e finalizzate al proprio business e più addestrative che formative. In tale ottica, mancherebbe la funzione educativa e cioè creativa di un’autonomia di pensiero e valutazione in merito, in capo agli educandi. Dal punto di vista del destinatario, resta il dubbio del suo reale interesse verso la conoscenza dei temi, così come il timore di un rifiuto dettato dalla presunta complessità dei temi oggetto. Questo nonostante le nuove tecnologie facilitino la disponibilità di molte informazioni e semplifichino i processi di apprendimento. La stessa facile fruibilità purtroppo, comporta la sovrapposizione di documentazioni non sempre tutte affidabili; spesso l’utente preferisce quelle più semplici e non sempre verificate. Troppe iniziative possono al limite peraltro anche deresponsabilizzare il cliente. Molti utenti privilegiano l’enciclopedia più friendly o il sito che già elabora dati e nozioni. Ancora più discutibile è peraltro il vincolo obbligatorio di conoscenza pre-contrattuale
imposto ormai da tutte le normative più recenti (MiFID, trasparenza ed altre). Obbligare ad imparare è un metodo addestrativo poco efficace e demotivante. È palese a tutti noi come clienti, che l’eccesso documentale non significhi educazione, ma può suonare auto-protettivo per gli intermediari e comunque certamente non formativo quanto solo una richiesta di molteplici firme. Per quanto riguarda il coinvolgimento della scuola, l’idea è indubbiamente valida, ma esclude l’80% della popolazione e il 95% del potenziale finanziario. Pur in personale conflitto di interessi, debbo poi ammettere che l’esperienza sul campo sia fondamentale in temi così pratici, intrinsecamente connessi al concetto di rischio e correlati al tempo per ottenere le relative risposte. Un docente nella sua torre eburnea non è utile, ma molti di noi possono scenderne facilmente! Resto provocatoriamente convinto che ciascuno sia fabbro dei propri risultati e debba agire per conoscere inseguendo i temi che lo interessino. Invito a pensare come ciascuno di noi ponga grande attenzione verso acquisti quali gioielli, pellicce, automobili, mentre tende a rifiutare l’accumulo di altrettante informazioni e conoscenze nel segmento della finanza. Sarebbe utile il parere di un medico specialistico per chiarirci in merito, pensando al sacrificio richiesto per accumulare risparmio o per impegnarsi alla futura restituzione di un debito! *santorsola@uniparthenope.it
CLASS ACTION
LE
BANCHE ALLARMATE PER IL TAGLIO AGLI INCENTIVI
di Pompeo Locatelli*
L
e cronache riferiscono di vibranti proteste dei produttori di energie rinnovabili di fronte alla prospettiva, ventilata dal ministro Paolo Romani, di rivedere la politica degli incentivi futuri. Le ragioni della protesta sono comprensibili: a nessuno piace l’idea di vedersi tagliare contributi e sgravi fiscali, soprattutto in un
settore che impone piani lunghi di investimento. Ma, d’altro canto, leggo che gli stanziamenti pubblici garantiti dallo Stato italiano sono i più generosi del’Unione europea, sospetto che trova conferma dalla “calata” in Italia dei principali operatori tedeschi e francesi. La questione, però, mi ha incuriosito quando ho scoperto che il ministero delle Attività Produttive ha già promesso una parziale marcia indietro di fronte all’energica protesta delle lobby. Ma attenzione: non stiamo parlando delle lobby dei produttori di energia eolica o solare piuttosto che dei beneficiari del Cip 6 e dintorni, bensì delle banche. Già, i più allarmati dalla novità sono gli istituti di credito:
negli ultimi anni, infatti, le banche hanno stretto i cordoni della borsa nei confronti di buona parte delle attività produttive, come può constatare chi, ogni giorno, si trova a combattere dalla parte delle piccole imprese. Ma hanno finanziato volentieri le nuove iniziative verdi: grazie alla garanzia dei fondi statali, il rischio dell’attività di credito era in pratica inesistente. Di qui il grido d’allarme del settore, di cui ha fatto cenno un alto funzionario di UniCredit rivelando che la questione sarebbe stata oggetto di un prossimo summit delle banche. Certo, la banca ha smentito la notizia. Il che vale come una conferma piena: le lobby sanno che per colpire nel segno bisogna saper agire
con discrezione. Facile prevedere che, sul fronte delle energie rinnovabili, si troverà presto un accordo che, statene certi, servirà a proteggere innanzitutto gli interessi degli istituti di credito, già pronti, in caso contrario, a mobilitare l’Abi. L’energia verde, infatti, non è che l’ennesima conferma del fatto che, in questi tempi di politica “debole”, il rafforzamento del sistema bancario è forse la principale preoccupazione dell’esecutivo Berlusconi. L’impressione è che sia Giulio Tremonti che Mario Draghi non lesineranno gli sforzi per rafforzare i bilanci bancari, vuoi per via fiscale vuoi con interventi di natura finanziaria per rimpolpare il capitale delle banche. Vuoi, soprat-
“VERDI”
tutto, attraverso una rilettura di leggi e regole a vantaggio del sistema del credito a scapito delle imprese e del retail. È una politica comprensibile, almeno a prima vista. Ma miope, così come miope è stata la scelta del sistema di “strozzare” migliaia di piccole imprese negando finanziamenti vitali per sostenere il circolante, a differenza di quanto avvenuto in Germania, grazie allo sforzo delle banche regionali. Oggi quella miopia, sotto forma di insolvenze e di crisi aziendali, torna indietro come un boomerang sui bilanci bancari. Una lezione amara, che non è stata recepita né in sede politica Né in quella finanziaria. *www.pompeolocatelli.it
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