ANNA DE NADAI – MARCO PAVAN – ELENA PIANI – CHIARA SDRIGOTTI
L’ABBAZIA DI ROSAZZO
2008
Anna De Nadai - Marco Pavan - Elena Piani – Chiara Sdrigotti
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L’Abbazia di Rosazzo
LA STORIA ................................................................................................................................... 4 Le origini della fondazione dell’Abbazia.............................................................................. 4 Le calamità e i mutamenti subiti ........................................................................................ 5 Lavori di riedificazione e restauro....................................................................................... 6 L’ impianto originario della badia ....................................................................................... 7 La trasformazione dell’Abbazia ........................................................................................... 7 L’ARCHITETTURA ......................................................................................................................... 8 BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................................... 22
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LA STORIA Le origini della fondazione dell’Abbazia Il complesso dell’ Abbazia e della chiesa di San Pietro è uno dei principali monasteri incasellati del Friuli, che un tempo controllava l’importante vai che da Cividale conduce a Gorizia. Mancano le fonti sicure per ricercare le origini dell’Abbazia ma secondo le iscrizioni tuttora esistenti sulla porta laterale della chiesa e come vuole la tradizione, nell’800 un eremita di nome Alemanno si ritirò su questi colli per condurre una vita di penitenza e preghiera costruendosi un piccolo oratorio e una piccola cappella in mezzo alla boscaglia. La tradizione narra anche che nel 958 si unirono i canonici di Sant’Agostino che convertirono l’oratorio in un monastero e dettero inizio alla vita monastica. I monaci insegnarono alla popolazione come estirpare i boschi delle colline circostanti per coltivare vigneti e frutteti e la popolazione, come segno di gratitudine, nel 1068 concorse all’edificazione del monastero e della chiesa basilicale intitolata a San Pietro. Notizie documentate ci sono solo dal XIV secolo quando nel Necrologium Rosacense si dice che il patriarca Sigerardo (morto nel 1077) avrebbe avuto una parte nella fondazione della canonica, ma afferma poi che fu invece il patriarca Enrico (successore di Sigerardo) a fondare il monastero. Nel 1090 il patriarca Ulrico I elevò il monastero in Abbazia Benedettina, preferendo l’ordine monastico dei Benedettini a quello degli Agostiniani. I primi monaci vennero fatti arrivare da Millstadt. Nel Cinquecento sono molti gli storici che dedicarono i loro studi sulla fondazione dell’Abbazia ma il risultato è un complesso di tesi non sempre compatibili. Secondo il notaio Belloni e lo storico cividalese Grion la nascita della badia si deve a Urlico I. De Reinaldis, De Rubeis, Liruti e Paschini sostengono invece che il fondatore fosse il suo predecessore, ovvero il patriarca Enrico I. L’Abbazia sorge su un luogo importante e questo era noto sia ai Patriarchi di Aquileia, ai duchi di Carinzia e ai conti di Gorizia che incominciarono a donare all’Abbazia vari terreni che venivano poi “affittati” ai contadini dietro pagamento del quartese all’Abbazia. Il Monastero ebbe continui privilegi e vaste donazioni non solo dai paesi della giurisdizione ma anche dal Collio. I conti di Gorizia, per effetto delle donazioni avevano il diritto di partecipare alla nomina dell’Abate e godevano del privilegio di essere sepolti nella cripta del monastero accanto agli Abati e questo accadde fino al 1400. Nel secolo XIII l’Abbazia raggiunse il suo massimo splendore. Nel 1245 il Papa Innocenzo IV dichiarò il monastero indipendente e lo pose sotto la diretta protezione della Santa Sede e 4
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l’Abate di Rosazzo ottenne autorità e funzioni pari a quelle di un vescovo. Ma l’Abate raggiunse anche il grado e l’autorità di un principe, aveva infatti il potere di giudicare le cause civili e infliggere pene pecuniarie o carcerarie, nel torrione di fronte alla chiesa si trovavano infatti le carceri, tuttora esistenti. L’autorità dell’Abate era tale che nel Parlamento della Patria votava per terzo, subito dopo il Vescovo di Concordia e il Capitolo di Aquileia. Nel periodo medioevale l’Abbazia di Rosazzo deteneva sia il potere che le competenze dell’ordine pubblico sia la capacità giuridica privata. Non va però dimenticato che il patrimonio fondiario e quindi la capacità giuridica è pervenuta dalle donazione dei feudatari, patriarchi e imperatori. Dopo la fondazione l’Abbazia vide moltiplicarsi le donazioni con terreni anche molto lontani tanto che l’Abate doveva ricorrere alla nomina di Ufficiali che rappresentassero la sua carica. Se all’inizio la carica di questi funzionari era simbolo di potere e molto ambito, questo cambiò dopo il 1500 quando essi cercano di sottrarsi a queste cariche. L’Abate nominava un governatore il quale a sua volta nominava un gastaldo, il sindaco, il cancelliere e altre figure. Questa struttura non cambiò nemmeno sotto il potere austriaco, l’Abbazia ebbe comunque una propria giurisdizione anche se le autorità austriache pretendevano una maggiore sudditanza dei funzionari. L’impero austriaco non incamerò i proventi dell’Abbazia ma si impegnò a limitarne l’uso con una vasta rete di ispezioni sul patrimonio dell’Abbazia. Sul piano economico il monastero godeva di entrate piuttosto ricche. Alla giurisdizione del convento appartenevano oltre 80 paesi fra Friuli, Slovenia e Austria. L’Abate Corrado nel 1286 accrebbe il monastero con nuove celle, questo ampliamento fu terminato nel 1305.
Le calamità e i mutamenti subiti Nel 1323 iniziarono i guai per l’Abbazia, l’intero edificio del monastero venne infatti devastato da un incendio che distrusse tutti i documenti comprovanti il possesso fondiario, le giurisdizioni temporali e spirituali dell’Abbazia. I suoi beni erano tali che però l’edificio fu subito ricostruito. Un altro incendio si aggiunse nel 1344 dove fu coinvolta la chiesa di Sant’Egidio. Non mancarono i mezzi per ricostruire il tutto ma non si conoscono le varianti edilizie apportate dopo le calamità subite. Dopo questo periodo l’Abbazia di Rosazzo subì profondi mutamenti, le funzioni appartenenti alla sfera spirituale vengono sempre meno per passare a quelle degli interessi terreni. Il monastero una volta elevato ad Abbazia acquisisce rilevanza strategica e assume l’aspetto di una vera e propria fortezza con mura e torrette come strumenti difensivi. Le prime indicazioni sulla fortificazione dell’Abbazia sono del 1337, probabilmente questa decisione era stata presa con il passaggio dell’Abbazia alla direzione temporale di Cividale. Un contratto del 15 settembre 1348 steso a Cividale prevedeva la costruzione di tubi per 5
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condurre l’acqua nella fossa appena scavata che aveva il compito di difendere la parte Nord della fortezza, l’unica collegata naturalmente al resto del colle. Nel 1373 la comunità di Cividale provvide alla difesa dell’Abbazia fornendo armi, costruite apposta per difendere la fortezza, come quella per un castello, quindi con cinta muraria, torri di guardia e proprie milizie, segno tangibile che ormai di ecclesiastico non era rimasto molto. L’interesse di Cividale a difendere l’Abbazia venne giustificato dal fatto che essa si trovava sulla strada che portava verso Est, verso Gorizia, e verso Sud ad Aquileia. L’Abbazia era così completamente coinvolta nelle lotte intestine che interessavano il Friuli. Nel 1389 ci fu un grosso incendio durante uno dei numerosi assedi alla fortezza che distrusse l’Abbazia e a cui seguirono dei furti. Per due volte, nel 1422 e nel 1431, un esercito di 4000 Ungheri entrò in Friuli dalla parte di Gorizia giungendo fino all’Abbazia, assediandola, saccheggiandola e incendiandola. La prima volta la Repubblica di Venezia riportò ai vecchi splendori il monastero ma la seconda furono gli stessi sudditi a tentare di riappropriarsi dei fondi e dei redditi, cercando di distruggere i documenti che li riguardavano Nel 1423 è ufficiale il passaggio dell’Abbazia a commenda con l’abbandono da parte dei monaci. Questo cambiamento portò ad un decadimento spirituale per il monastero, spesso gli Abati commendatari governavano per mezzo di amministratori sul posto e questa situazione portò all’abbandono dell’Abbazia da parte dei monaci benedettini. Per salvarla dall’abbandono il Papa Martino V la diede in commenda a dignitari della chiesa che provvidero a restaurare gli edifici e a restituirli al culto. Negli anni successivi diversi Abati commendatari decisero di occuparsi dell’Abbazia più da vicino attraverso lavori di riedificazione e restauro.
Lavori di riedificazione e restauro A testimonianza dei lavori eseguiti dall’Abate commendatario Barbo c’è tuttora un’iscrizione sul lato orientale del chiostro. Il momento più grave per l’Abbazia e nel 1509 quando i tedeschi penetrarono in Italia e distrussero quasi completamente l’Abbazia oltre che tutti i territori circostanti. Il primo vero restauro radicale (o totale ricostruzione) della chiesa e del convento avvenne nel 1527 a seguito delle distruzioni tedesche del 1509. Questo restauro venne eseguito dall’architetto cividalese Venceslao Boiani sotto la guida dell’Abate commendatario Giberti vescovo di Verona. Si suppone che nella riforma dell’edificio fatta dall’Abate Giberti nel 1533 non ci siano state elevazioni in nessuna parte del complesso, anche perché un’ulteriore piano avrebbe levato luce al chiostro. Al termine dei lavori, nel 1533, fu posta una lapide sulla facciata della chiesa. L’architetto, attenendosi ad uno stile primitivo, “ricostruì un tempio dalla forma basilicale, armonico in ogni sua parte, con la facciata in pietra e la porta in stile romanico”, con queste parole il Peruzzi descrive il lavoro, mentre Del Puppo sostiene che “il restauro fu certamente 6
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importante ma la chiesa perdette molte delle sue linee primitive e ritornerebbe assai più bella se si potessero rifare ad arco le finestre della navata di mezzo”. Nel 1535 il pittore veronese Francesco Torbido eseguì gli affreschi del coro raffiguranti: la centro, dietro l’altare, la trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor, ai lati la vocazione degli apostoli Pietro e Andrea e la scena della pesca sul lago di Genezaret, sul soffitto dipinse le figure degli evangelisti. L’inevitabile decadenza di Aquileia e l’occupazione da parte dei veneziani del Friuli comportò che anche l’Abbazia seguisse la sorte di Aquileia. L’Abbazia di Rosazzo terminò di esistere come ente ecclesiastico nel 1751 anno in cui ci fu la soppressione del patriarcato di Aquileia e la conseguente creazione dell’arcivescovadi di Udine e quello di Gorizia. I due arcivescovadi poterono esercitare gli stessi diritti sia sulla chiesa sia sull’Abbazia ma solo quello di Udine rimase come unico Abate commendatario e il solo detentore del monastero e dei suoi beni in seguito alla rinuncia di quello di Gorizia. Probabilmente fu in questo periodo che all’Abbazia vennero donate una serie di statue che ancora oggi adornano il giardino pensile e che si suppone vengano dalla Villa Manin di Passariano.
L’ impianto originario della badia Nulla si sa dell’impianto originario della badia sorto nel XI secolo anche se si presuppone che abbia avuto una crescita notevole fino al periodo di massimo splendore grazie alle notevoli donazioni. La configurazione del colle non dovrebbe aver subito notevoli alterazioni, si suppone sia solo stata smussata la sommità per creare i terrapieni che sorreggono i muri perimetrali. Quando poi agli inizi del 1300 si rese necessaria la protezione del monastero vennero innalzati i sostegni in pietra del terrapieno ed elevate delle torri poste nei luoghi più vulnerabili. Gli unici resti odierni sono nella parte occidentale dove sopravvive l’unico torrione e un tratto di alta muraglia a cui venne addossata la casa che ospitava i pellegrini.
La trasformazione dell’Abbazia È stato sotto il periodo del vescovado di Emanuele Lodi che l’Abbazia subì un intervento radicale nelle sue strutture. Nel 1823 egli trasformò questo monastero nella residenza estiva della curia udinese. Fu così demolita l’ala di ponente del monastero ed una parte di quella di levante oltre che le parti cadenti e i locali non più servibili, lasciando per fortuna intatto l’elegante portico che immette al cortile “del pozzo”. Questi lavori costarono 4000 ducati. In realtà l’ala di ponente non venne demolita, anche perché esiste tuttora un salone cinquecentesco anche se mutilato da una parete divisoria che tronca i motivi decorativi del terrazzo alla veneziana 7
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Nel 1840, durante i lavori, vennero rinvenute le ossa di un centinaio di scheletri, erano resti di soldati in presidio all’Abbazia durante gli attacchi degli Ungheri seppelliti in una fossa comune. Restaurò anche il maschio, atterrò la muraglia di cinta e colmandone la fossa fece in modo che il fabbricato rimanesse isolato e circondato da un giardino pensile, tuttora esistente e sorretto dalle antiche mura. Le torri che erano state costruite come strumento difensivo furono abbattute e oggi l’Abbazia si presenta con una sola torre e un campanile dalla mole tozza e muri spessi un metro alla base come fosse una torre tant’è che si pensa possa essere ricavato da essa anche se non c’è nessun documento a provarlo. Con il materiale di risulta dalla demolizione delle mura e di altri locali considerati inutili il vescovo di Lodi fece costruire la strada che scende a Dolegnano su progetto da lui studiato. Si suppone che nemmeno il vescovo Lodi nel 1823 abbia modificato lo schema compositivo del complesso limitandosi alla sola ristrutturazione di qualche vano che tuttora contengono ancora i terrazzi alla veneziana effettuati probabilmente dal Giberti nel suo precedente restauro. Durante la prima guerra mondiale un ulteriore modifica dell’Abbazia fu necessaria per trasformarla in un ospedale militare, il momentaneo cambio d’uso è testimoniato con una lastra visibile in sacrestia.
L’ARCHITETTURA L’ala orientale è l’unica parte rimasta dell’antico convento restaurata l’ultima volta nel 1985. Al piano superiore di questo edificio esistono le vecchie celle, al piano terra la Sala del Capitolo e vicino a questa la Sala della Crocifissione, così chiamata per la presenza di un affresco che rappresenta la crocifissione di Gesù probabilmente eseguito dallo stesso Torbido che ha eseguito gli affreschi del presbiterio della stessa chiesa.
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Immagine 1: Vista dell’interno del patio e il chiostro
L’affresco della Sala della Crocifissione è stato restaurato nel 1981 a causa del terremoto del 1976 e con esso anche la sala che era adibita a camera del vescovo e successivamente a refettorio.
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Immagine 2: Affresco della Sala della Crocifissione
Nella Sala del Capitolo esistevano 12 tombe, ora non più visibili perché riempite di materiale. Anche se la tradizione vuole che il vescovo Lodi abbia fatto demolire tutta la parte occidentale Tito Miotti afferma che in due manoscritti del 1700 si ritrovano delle descrizioni sul complesso che affermavano aspetti diversi, ovvero che a ovest c’erano le stalle e le rimesse mentre nel XVI secolo vi erano basse costruzioni per i pellegrini, la chiesa non subiva modifiche dal tempo del Giberti, la sacrestia e l’ala est erano state edificate nel XIV secolo dal vescovo Barbo. Ancora che accanto alla sacrestia si trovava la cucina, anticamente attigua alla cappella del Capitolo che a quel tempo era la stanza del panificio. L’ala di levante prima del 1420 al piano terreno era composta dagli uffici dell’Abate Benedettino, la stanza delle collazioni spirituali, la biblioteca e la stanza delle opere manuali. Sembra ci fossero anche delle cantine sotterranee con le dispense e la cappella dell’ossario. Quest’ala era occupata dal governatore, ovvero colui che reggeva l’Abbazia per conto dell’Abate commendatario. L’ala di ponente non ebbe mai invece un portico, era un basso edificio adibito ad abitazione dei Conversi. Venne restaurato ed elevato per farne la residenza dell’Abate quando veniva in visita all’Abbazia. Quest’ala si prolunga anche a Nord oltre il chiostro e di fronte alla facciata della chiesa. Oltre alla torre che le sta accanto è da ritenersi l’unico superstite del complesso iniziale, pare che ospitasse i pellegrini ma si dice che anche al tempo conteneva le sale del tribunale criminale e civile. Il prospetto verso la facciata della chiesa si apriva con tre archi trionfali che oggi sono murati e sono ancora visibili dall’esterno, mentre all’interno i soffitti conservano le crociere. 10
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Immagine 3: Il chiostro Cinquecentesco di fronte alla facciata della chiesa
Il chiostro è Cinquecentesco ma è possibile che i vecchi archi romanici o gotici siano stati sostituiti da quelli attuali dopo le demolizioni del 1509. Presenta sei colonne lisce su un basamento a tronco di cono sormontato da un toro circolare schiacciato, il capitello è a tronco di cono e si appoggia su un collarino circolare e supporta un echino e un abaco sul quale è impostato l’arco.
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Immagine 4: Vista del patio interno e del portico
I lavori di ristrutturazione di questa parte del complesso furono commissionati dal vescovo Barbo dal 1454 al 1490. Difficile è definire se i volumi attuali siano gli stessi di un tempo, i muri al piano terra sembrano molto antichi quindi potrebbe essere vero che almeno la planimetria del complesso possa essere quella di un tempo.
Immagine 5: Affreschi degli stemmi degli Abati
Sulle pareti del portico sono stati affrescati gli stemmi degli Abati commendatari che si sono 12
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susseguiti nei secoli, dal 1768 al 1928. Nel portico c’è anche una piccola scultura – stemma che rappresenta lo stemma vescovile del Giberti. Questo stemma è composta da una cornice modanata e su uno sfondo azzurro tre stelle d’oro e una mezzaluna, si trova in corrispondenza della Sala degli Affreschi chiamata anche Sala della Vite e dell’Uva.
Immagine 6: Stemma vescovile del Giberti nella Sala della Vite e dell’Uva
Alla sala vi si può accedere attraverso il portico e questa parte appartiene all’ala sud del complesso. Il soffitto della Sala della Vite e dell’Uva è in travi a vista e sulle pareti quello che resta degli affreschi restaurati, dal balcone è possibile ammirare il paesaggio sulle valli sottostanti.
Immagine 7: Paesaggio visibile dall’Abbazia sulle valli sottostanti
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Immagine 8: Sala della Vite e dell’Uva
Da questa sala si accede ad altre sale sempre rivolte a sud dove si notano importanti decori nei pavimenti alla veneziana.
Immagini 9 e10: Pavimenti alla veneziana della Sala della Vite e dell’Uva
Alla fine del portico, sul lato sud, trova collocazione una piccola scultura di fattura veneta che rappresenta una testa femminile e avente la funzione di mensola, risale probabilmente alla seconda metĂ del XV secolo. 14
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Immagine 11: Mensola a forma di testa femminile
Dal chiostro si può accedere alla chiesa attraverso una piccola porta, al di sopra della quale c’è un affresco raffigurante una pergamena ormai illeggibile mentre a lato della porta un altro affresco raffigurante San Pietro, entrambi gli affreschi sono attribuibili al Torbido.
Immagine 12: Accesso laterale alla Chiesa attraverso il chiostro
Di notevole importanza sono le bifore portate allo scoperto con i lavori di restauro dopo il 15
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terremoto del 1976, sono visibili dal chiostro e una contiene degli affreschi riferibili al mondo benedettino databili del XII secolo.
Immagine 13: Bifore nel chiostro, scoperte dopo terremoto del 1976
Immagini 14 e 15: InternI delle bifore con affreschi benedettini del XII sec.
Dal chiostro si accede alla “Sala Capitolare� dove sono stati scolpiti capitelli diversi tra loro 16
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recanti vari stemmi delle casate che nell’Abbazia hanno svolto ruoli importanti. Al centro c’è una colonna monolitica in granito grigio che sorregge un capitello a quattro facce con altrettanti stemmi diversi fra loro, nella parete sinistra si trova un bassorilievo raffigurante una croce, entrambi risalgono al XV secolo.
Immagine 16: Interno della Sala Capitolare
Immagini 17 e 18: Interno Sala Capitolare, Stemmi Casate
Sopra l’antica torre sono scolpiti gli stemmi dei Prata e dei Porcia che si suppone abbiano fatto eseguire i lavori di restauro. Nella Sala Capitolare compare anche uno stemma raffigurante due chiavi con una rosa al 17
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centro che oggi è il simbolo dell’Abbazia. Oltre a questo compaiono altri due stemmi nella sala di fattura simile a questo. Dalla Sala del Capitolo si accede al Belvedere e da qui attraverso una scala ad un altro giardino pensile più basso. Nei giardini pensili si trovano delle statue risalenti al XVIII secolo attribuite allo scultore veneto Bonazza.
Immagini 19 e 20: Statue dei giardini pensili
Lungo le mura perimetrali e sul giardino pensile più piccolo sono ora piantate delle coltivazioni di rose. I muri perimetrali hanno ovunque spessori di circa 1 metro al pianoterra e di 90 cm al piano superiore. Si suppone che nella riforma dell’edificio fatta dall’Abate Giberti nel 1533 non ci siano state elevazioni in nessuna parte del complesso, anche perché un’ulteriore piano avrebbe levato luce al chiostro. E si suppone ancora che nemmeno il vescovo Lodi nel 1823 abbia modificato lo schema compositivo del complesso limitandosi alla sola ristrutturazione di qualche vano che tuttora contengono ancora i terrazzi alla veneziana effettuati probabilmente dal Giberti nel suo precedente restauro. Questi terrazzi sono gli unici elementi da segnalare nella visita al complesso ache altrimenti sarebbe completamento privo di decorazioni. La colpa da dare all’arcivescovo Lodi è di aver atterrato spalti e mura snaturando le caratteristiche secolari del complessi che il Giberti aveva ricomposto. La chiesa abbaziale è in stile romanico, la pianta è rettangolare a tre navate, la forma attuale è probabilmente in parte dovuta al Boiani ma porta i segni delle numerose ristrutturazioni 18
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avvenute nel tempo. La facciata presenta un rosone e sopra il portone di ingresso una piccola lapide risalente al XVI secolo.
Immagini 21 e 22: Interno e facciata esterna della chiesa
Il soffitto della navata principale ha le capriate a vista e ai lati del presbiterio ci sono due cappelle. All’interno della chiesa si trovano un’acquasantiera in pietra grigia e una lastra tombale datati intono al XV secolo, e una lastra marmorea con un decoro a stelle che risale al VIII – IX secolo. È stato notato che la bifora in facciata insinua il sospetto dell’esistenza di una costruzione preromanica, l’impianto romanico lo si può ancora notare nella presenza di finestre cieche sulle pareti laterali e sugli absidi. Le finestre che si trovano lungo le navate appartengono alla chiesa originaria. Nel 1535 il pittore veronese Francesco Torbido eseguì gli affreschi del coro raffiguranti: al centro, dietro l’altare, la trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor, ai lati la vocazione degli apostoli Pietro e Andrea e la scena della pesca sul lago di Genezaret, sul soffitto dipinse le figure degli evangelisti. Recentemente restaurati sono gli affreschi sulle vele della crociera del presbiterio dove sono raffigurati i simboli dei quattro evangelisti, e la Madonna con il Bambino nell’arco trionfale. 19
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Immagine 23: Affresco dietro l’altare raffigurante la trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor
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Immagine 24: Affresco sul soffitto raffigurante i quattro evangelisti
L’altare principale e i due alteri delle cappelle laterali sono stati commissionati dal 1756 al 1761 agli scultori udinesi Giovanni e Giuseppe Mattiussi, è sormontato dalle statue dei Santi Pietro e Paolo. Due sono i crocefissi di legno conservati nella chiesa, i due altari laterali probabilmente provengono da qualche chiesa soppressa a Udine.
Immagini 25 e 26: Altari delle cappelle laterali
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BIBLIOGRAFIA
L’Abbazia di Rosazzo Denise Trevisiol Deputazione di storia patria per il Friuli Udine 2006 Le fonti dell'Abbazia di Rosazzo e i conti di Gorizia Härtel Reinhard Edizioni della laguna Mariano del Friuli 2005 I primordi della Badia di Rosazzo: ipotesi Leicht Pier Silverio Del Bianco Domenico Udine 1901 L'abbazia di Rosazzo : possessi fondiari e potere signorile nel Cinquecento Cadau Michela Casamassima Udine 1989 L'abbazia di Rosazzo : una storia in breve Don Pezzetta Dino Rosazzo 1995 Sulla fondazione dell'Abbazia di Rosazzo Paschini Pio Rosazzo 1912 L'Abbazia di Rosazzo nella prima metà del Cinquecento Paschini Pio Rosazzo 1927
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L’Abbazia di Rosazzo
Splendori e sventure dell'Abbazia di Rosazzo Cremonesi Arduino 1975 L'abbazia di Rosazzo e i suoi vigneti : storia del restauro agrario del Monasterium Rosarum Filiputti Walter Azienda agricola Abbazia di Rosazzo Manzano 1986
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VISTA DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO AD OPERA DI GAETANO STUROLO, XVIII SECOLO
UNIVERSITà DEGLI STUDI DI UDINE - FACOLTà DI INGEGNERIA - C. L. S. IN ARCHITETTURA - CORSO DI RESTAURO I L’ABBAZIA DI ROSAZZO DOCENTE: Arch. Francesco AMENDOLAGINE STUDENTI: Anna DE NADAI, Marco PAVAN, Elena PIANI, Chiara SDRIGOTTI
MAPPA CATASTALE DEL LOTTO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO, 1843
ESTRATTO DALLA MAPPA CATASTALE FOGLIO 10, 1845 PIU’ RETTIFICHE
UNIVERSITà DEGLI STUDI DI UDINE - FACOLTà DI INGEGNERIA - C. L. S. IN ARCHITETTURA - CORSO DI RESTAURO I L’ABBAZIA DI ROSAZZO DOCENTE: Arch. Francesco AMENDOLAGINE STUDENTI: Anna DE NADAI, Marco PAVAN, Elena PIANI, Chiara SDRIGOTTI
MAPPA DEL CATASTO NAPOLEONICO FOGLIO 707, 1811-21
MAPPA DEL CATASTO NAPOLEONICO FOGLIO 708, 1811-21
UNIVERSITà DEGLI STUDI DI UDINE - FACOLTà DI INGEGNERIA - C. L. S. IN ARCHITETTURA - CORSO DI RESTAURO I L’ABBAZIA DI ROSAZZO DOCENTE: Arch. Francesco AMENDOLAGINE STUDENTI: Anna DE NADAI, Marco PAVAN, Elena PIANI, Chiara SDRIGOTTI
RELAZIONE DELL’ARCHITETTO CHE ESEGUI’ OPERE DI RIPARAZIONE E DI RISTRUTTURAZIONE DELL’ABBAZIA, CURIA ARCIVESCOVILE DI UDINE, 1987
UNIVERSITà DEGLI STUDI DI UDINE - FACOLTà DI INGEGNERIA - C. L. S. IN ARCHITETTURA - CORSO DI RESTAURO I L’ABBAZIA DI ROSAZZO DOCENTE: Arch. Francesco AMENDOLAGINE STUDENTI: Anna DE NADAI, Marco PAVAN, Elena PIANI, Chiara SDRIGOTTI
RELAZIONE DELL’ARCHITETTO CHE ESEGUI’ OPERE DI RIPARAZIONE E DI RISTRUTTURAZIONE DELL’ABBAZIA, CURIA ARCIVESCOVILE DI UDINE, 1987
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RELAZIONE DELL’ARCHITETTO CHE ESEGUI’ OPERE DI RIPARAZIONE E DI RISTRUTTURAZIONE DELL’ABBAZIA, CURIA ARCIVESCOVILE DI UDINE, 1987
UNIVERSITà DEGLI STUDI DI UDINE - FACOLTà DI INGEGNERIA - C. L. S. IN ARCHITETTURA - CORSO DI RESTAURO I L’ABBAZIA DI ROSAZZO DOCENTE: Arch. Francesco AMENDOLAGINE STUDENTI: Anna DE NADAI, Marco PAVAN, Elena PIANI, Chiara SDRIGOTTI
RELAZIONE DELL’ARCHITETTO CHE ESEGUI’ OPERE DI RIPARAZIONE E DI RISTRUTTURAZIONE DELL’ABBAZIA, CURIA ARCIVESCOVILE DI UDINE, 1987
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ESTRATTO DI MAPPA DEL LOTTO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO
PLANIMETRIA GENERALE DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO
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PROSPETTO SUD DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO
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PROSPETTO EST DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO
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PROSPETTO OVEST DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO
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PROSPETTO SUD DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO
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PROSPETTO SUD DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO
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PROSPETTO OVEST DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO
UNIVERSITà DEGLI STUDI DI UDINE - FACOLTà DI INGEGNERIA - C. L. S. IN ARCHITETTURA - CORSO DI RESTAURO I L’ABBAZIA DI ROSAZZO DOCENTE: Arch. Francesco AMENDOLAGINE STUDENTI: Anna DE NADAI, Marco PAVAN, Elena PIANI, Chiara SDRIGOTTI
SEZIONE BB E PROSPETTO INTERNO EST DELL’ABBAZIA
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SEZIONE AA E PROSPETTO INTERNO NORD DELL’ABBAZIA
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PIANTA PIANO TERRA - STATO DI FATTO DEL PROGETTO DI RESTAURO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO, 1977
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PIANTA PIANO PRIMO - STATO DI FATTO DEL PROGETTO DI RESTAURO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO, 1977
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PIANTA PIANO INTERRATO - STATI DI FATTO E DI PROGETTO DEL RESTAURO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO, 1977
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PIANTA PIANO TERRA - STATO DI PROGETTO DEL RESTAURO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO, 1977
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PIANTA PIANO PRIMO - STATO DI PROGETTO DEL RESTAURO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO, 1977
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PIANTA PIANO TERRA - STATO DI FATTO DEL RESTAURO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO, 1987
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PIANTA PIANO PRIMO - STATO DI FATTO DEL RESTAURO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO, 1987
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PIANTA PIANO TERRA - STATO DI PROGETTO DEL RESTAURO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO, 1987
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PIANTA PIANO PRIMO - STATO DI PROGETTO DEL RESTAURO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO, 1987
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DETTAGLIO STRUTTURALE DELLA SEZIONE DI UNO DEI MURI DI CONTENIMENTO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO
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DETTAGLI STRUTTURALI DELLA SEZIONE DI UNO DEI MURI DI CONTENIMENTO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO
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DETTAGLIO STRUTTURALE DELLA CAPRIATA DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO
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VISTE ASSONOMETRICHE DEI MURI DI CONTENIMENTO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO
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VISTE ASSONOMETRICHE DEI MURI DI CONTENIMENTO DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO
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Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
Immagine dall’archivio fotografico della Soprintentendenza per i Beni Ambientali Architettonici e Storici del Friuli Venezia Giulia
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO
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L’ABBAZIA DI ROSAZZO