UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE
Facoltà di Ingegneria Corso di Laurea in Architettura Curriculum recupero dell’architettura
Tesi di Laurea
TRASFORMAZIONE URBANA DELL'AREA DELLO STADIO A SAN DONÀ DI PIAVE
Relatore Prof. LODOVICO TRAMONTIN Correlatore Arch. CARLO PERRARO
Anno Accademico 2009/10
Laureando MARCO PAVAN
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
II
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
Indice Introduzione .............................................................................................................IV 1. San Donà: cenni di storia e sviluppo urbanistico per immagini........................ 6 1.1. Dai primi insediamenti al ‘900 1.2. La tragedia della Grande Guerra e la ricostruzione
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2. Porta Nord, il nuovo polo terziario della città................................................... 15 2.1. Un nuovo ingresso 2.2. Assetto urbanistico dell’area 2.3. Il magnete dei servizi
15 18 19
3. I progetti con cui confrontarsi ............................................................................ 24 3.1. Aldo Aymonino; l’area ex-Papa 3.2. Machina studio; il progetto per l’ex macello 3.3. Studio Amatori; il progetto per le ex officine Barosco
24 27 31
4. Trasformazione urbana dell’area dello stadio a S. Donà di Piave .................. 33 4.1. Il piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari del Comune 4.2. PRG e vincoli dalle Norme Tecniche di Attuazione 4.3. Rilievo fotografico dell’area 4.4. Analisi dello spazio urbano attraverso alcuni progetti significativi
33 36 42 47
4.4.1. James Stirling, centro residenziale di Runcorn (1967) ....................................................... 47 4.4.2. Gino Valle, 100 alloggi per IACP Udine (1979) ................................................................ 52 4.4.3. Aldo Rossi, dalla città analoga (1976) all’ex Sogema a Città di Castello (1990)............... 54 4.4.4. Vittorio Gregotti, piano per l’area dell’ex Zuccherificio a Cesena (1991) ......................... 59 4.4.5. Mecanoo, un approccio sperimentale all’edilizia residenziale ........................................... 62 4.4.6. Arata Isozaki, 4 architetti e un masterplan a Kitagata, Giappone (2000) ........................... 66
4.5. Work in progress: soluzioni viabilistiche e insediative 4.6. Work in progress: soluzioni architettoniche 4.7. Dati del progetto
74 77 90
Bibliografia ............................................................................................................... 92 Allegato A: Tavole di progetto................................................................................ 93
III
Introduzione
Quando da bambino mi capitava di avere per le mani un pennarello e un foglio bianco, ci si poteva anche scommettere che avrei disegnato una casa. Porta, finestre, tetto spiovente e camino con il fumo. Ricordo in particolare la cura maniacale nel disegnare i coppi o le scandole, rigorosamente a corsi sfalsati. Ogni pezzo di carta scarabocchiato conteneva il suo piccolo edificio. Io, da piccolo, volevo fare l’architetto. Col passare degli anni la “mania delle casette” in un certo senso è rimasta e, quale occasione migliore se non una tesi di laurea per confrontarsi con un tema che sembra essermi così caro? Oltre a questo, continuano a echeggiare nelle orecchie anche le parole di un mio docente: “dovete pensare alla tesi come se fosse il vostro primo incarico professionale; è con quella che vi presentate al mondo del lavoro”. Sentivo pertanto la necessità di affrontare un percorso, un progetto che potessi sentire mio, potessi toccare con mano e mi riguardasse da vicino; cominciai così ad analizzare la città in cui vivo per scovare un neo, un punto di discontinuità, un salto spaziale al quale avrei voluto porre rimedio. Ed ecco che si presenta l’opportunità di affiancarsi ad un progetto inspiegabilmente interrotto bruscamente, di tappare un buco che sembrava fosse stato dimenticato aperto e di restituire unità e dignità ad un’area che sembrava ormai dimenticata. In una San Donà in divenire, attenta ad una pianificazione sostenibile, proiettata verso una posizione dominante nel Veneto Orientale, esiste uno spazio che ha perso
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave la sua originale vocazione, il vecchio stadio Zanutto di via Pralungo. Il calcio che conta lo ha ormai abbandonato da anni, lo sport si sta orientando verso nuove strutture che sono sorte in zone più consone e importanti progetti stanno per diventare esecutivi nelle immediate vicinanze. Sono passati i tempi in cui lo stadio si trovava in una zona periferica; il centro avanza, una nuova porta della città sta per schiacciarlo tra due forti realtà urbane; è giunto il momento di pensare a come trasformare quell’area per farla diventare un tessuto connettivo, utile, vivo e attento a tutto ciò che sta succedendo intorno.
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
1. San Donà: cenni di storia e sviluppo urbanistico per immagini 1.1. Dai primi insediamenti al ‘900 Prima del Novecento vi sono pochi accenni all’area sandonatese, in quanto era un’area paludosa di poca importanza e si hanno testimonianze soprattutto per questioni di tipo economico. Solo dopo l’acquisto della gastaldia di San Donà da parte della famiglia del nobile veneziano Domenico Trevisan nel 1450 si sviluppa in modo più consistente il centro urbano della futura contea. Viene costruita la chiesa, si riconoscono le prime forme di governo locale, si risistemano le case, si creano le condizioni per la casa padronale dei Trevisan. La famiglia decise di costruire un’imponente villa ed è proprio nella fase di progettazione della villa che il grande architetto Vincenzo Scamozzi, al quale fu commissionata l’opera, ipotizzò il primo assetto urbanistico della gastaldia di San Donà. La villa non fu mai realizzata però lo Scamozzi provvide effettivamente alla redazione del progetto e realizzò anche i disegni dell’area d’insediamento (conservati tutt’ora al museo civico Correr di Venezia), che prevedono un’ubicazione lungo l’argine nell’area in prossimità dell’attuale Ponte della Vittoria, luogo di localizzazione originario della gastaldia. È questo il primo studio di un possibile assetto urbanistico del centro cittadino: il progetto, la cui data si può fissare attorno all’anno 1609, indicava che davanti alla villa avrebbe dovuto essere realizzata una grande piazza con strade, case e botteghe.
Figura 1 - San Donà di Piave (VE), mappa della gastaldia. Autore non identificato, secolo XVI
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
Figura 2 - Particolare ingrandito del riquadro nella figura precedente, indica il centro urbano di S. DonĂ
Figura 3 - Situazione catastale del centro fino al 1850
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave Ancor prima della caduta della Repubblica di Venezia era venuto meno il sistema feudale con l’estinzione della famiglia Trevisan. Sotto il regno napoleonico prima e con l’affermarsi del dominio imperiale della Casa d’Austria poi, si attuò la definizione di precisi ambiti territoriali dei comuni. Il territorio sandonatese che sotto il governo napoleonico era aggregato al portogruarese, nell’Impero acquistò una sua autonomia amministrativa diventando capoluogo del distretto. La città dell’800 si consolida così intorno alla via della piazza, con le abitazioni modeste che si trasformano in piccoli palazzi che si affacciano sulla via principale, incrocio dei traffici, dei commerci e delle attività amministrative. Proprio la caratteristica di essere la sede individuata dai principali uffici pubblici della zona, sarà anche leva attraverso la quale San Donà diventerà punto di riferimento per l’intero territorio.
Figura 4 - Bozza del piano regolatore del 1911-12
Nella fig. 5 possiamo osservare che la pianta del Duomo mantiene i contorni dell’antica chiesa del 1475, gli edifici segnati in rosso si riferiscono ad un progetto di riallineamento degli edifici lungo la via principale, nella sistemazione urbanistica dopo la prima guerra mondiale, si vede delineata anche la piazzetta Trevisan e la futura via Ancillotto, davanti alla chiesa, secondo il progetto del piano regolatore del dopoguerra.
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
Figura 5 - Rilievo del centro urbano. Presenta la situazione dei fabbricati nei primi anni del '900 ma, nel complesso, ricalca l'assetto urbano della seconda metĂ dell'800
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1.2. La tragedia della Grande Guerra e la ricostruzione Nel 1914 gli echi della guerra arrivarono rapidamente anche a San Donà; si ammassavano i cereali che cominciavano a scarseggiare, si profilava un razionamento delle risorse alimentari. Ancor prima dell’inizio del conflitto, sull’esperienza di ciò che era accaduto negli altri stati europei, si studiò un piano per porre in salvo il patrimonio artistico. A San Donà nulla si poté fare; il Duomo fu completamente distrutto, salvo i muri perimetrali danneggiati e pericolanti. Si perdettero anche due lapidi marmoree che commemoravano la fondazione della chiesa e la vicina casa canonica era ridotta ad un ammasso di macerie. Non rimase più nulla di quelle architetture semplici, di quei modesti palazzi dei secoli più oscuri e lontani, che sarebbero serviti a ricordare le vicende vissute dalle generazioni precedenti e che avrebbero tramandato alla popolazione un maggior senso di coesione e maggior legame. È forse questa, una delle ragioni per le quali il Paese manca di un’identità precisa.
Figura 6 - Panorama della città, fotografia dell'Aviazione Italiana (1917)
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Figura 7 - Veduta aerea della città dopo la distruzione (1918)
La ricostruzione partiva con grande volontà realizzatrice e rappresentava, per il paese, una grande opportunità. La guerra aveva spazzato via case e palazzi, ma questo, al di là del rimanere un fatto completamente negativo, costituiva un’occasione unica per migliorare l’assetto urbanistico del centro. La redazione del piano Regolatore fu affidata all’ingegnere-architetto Di Messina che aveva operato positivamente nella ricostruzione della città dopo il terremoto. La ricostruzione iniziò con gli edifici pubblici e religiosi, il municipio e il duomo, il palazzo dei Consorzi e la Banca Mutua popolare. Il nuovo Ministero per le terre liberate divenne il punto di riferimento più importante per l’ottenimento degli indennizzi di guerra. Dopo in 1922 le attività commerciali e industriali erano fiorenti, ma avvenne un imprevisto; dopo qualche anno ci fu una grossa crisi economica e questa ebbe dimensioni internazionali; in tutto il mondo se ne sentirono i nefasti effetti. A San Donà ci furono fallimenti di solide imprese e tutto ciò ebbe ripercussioni notevoli sullo sviluppo edilizio della città, molti fabbricati rimasero incompiuti e molti altri non vennero realizzati. I sistemi di costruzione degli edifici, le stesse linee architettoniche sulle quali molti architetti avevano creato il loro successo rimasero incompiuti e alle belle strutture d’inizio secolo si sostituì un’architettura povera, semplificata, dallo stile lineare e insignificante privo di fantasia. Il 22 dicembre 1919 venne presentato al Consiglio Comunale il “Progetto di Piano Regolatore del centro abitato” da parte degli architetti Max Ongaro e Camillo Puglisi Allegra.
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave Il nuovo piano fu progettato prendendo in considerazione le previsioni di sviluppo del Paese, prevedendo quindi la creazione di un nucleo attorno al quale fosse possibile qualsiasi ingrandimento. I punti piÚ importanti dovevano essere: - una strada diretta fra il ponte sul Piave e la stazione ferroviaria - una strada di circonvallazione nord - tre piazze, la prima Piazza Indipendenza e due di nuova progettazione (la prima dinnanzi alla chiesa e la seconda a nord-est della stessa con una via di collegamento tra le due). Dalla piazza di nuova generazione posta a nord-ovest della chiesa si dipartivano due strade: una verso la stazione e una in diretto collegamento con via Pralongo dove avrebbe dovuto sorgere il Macello e il Foro Boario.
Figura 8 - Il piano regolatore nel primo dopoguerra (1919)
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Figura 9 - Panoramica verso via Trento (1920)
Figura 10 - Panoramica del centro e del Duomo (1924)
A differenza del piano regolatore precedente la 1° Guerra Mondiale, questo inquadrava i singoli problemi e le rispettive soluzioni in un contesto più ampio, attraverso uno studio accurato del territorio: si collegava ad esso lo sviluppo socioeconomico di San Donà, destinata secondo un’analisi articolata a diventare in pochi anni una città prosperosa.
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave Stabilendo una continuità con il passato, gli architetti Puglisi e Ongaro, cercarono di utilizzare proposte già presenti nel piano regolatore dell’anteguerra, mantenendo la tendenza nelle zone non centrali di San Donà a costruire le abitazioni in mezzo a giardini. Una delle caratteristiche per cui San Donà veniva reputata un centro vitale e di sicuro sviluppo, era la sua collocazione geografica, lungo al fiume e al centro del territorio fra Mestre e Portogruaro. Già all’indomani della guerra, in piena ricostruzione, la viabilità divenne un nodo centrale, non solo all’interno del paese, ma anche nei suoi collegamenti con le località vicine: si assistette ad un incalzare di progetti che coinvolgevano tutta la realtà del basso Piave, dando l’idea di un nucleo economico che cercava di interagire e migliorare la rete commerciale per svilupparle proprie capacità produttive.
Figura 11 - Vista aerea degli anni '80
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2. Porta Nord, il nuovo polo terziario della città. 2.1. Un nuovo ingresso Il Piano Regolatore adottato nel 2002 assegna all’area della fiera un ruolo di polo urbano strategico, di “magnete urbano”. L’Amministrazione Comunale ha accentuato tale vocazione con un progetto che, allargando l’ambito di intervento, introduce nel cuore della città una realtà innovativa, in grado di fungere da vero e proprio motore di sviluppo urbano. Il progetto, denominato “Porta Nord”, è stato presentato in occasione della fiera campionaria del 2007. Prevede un efficace nodo intermodale con la nuova collocazione della stazione del Servizio Ferroviario Metropolitano Regionale (di prossima realizzazione) e lo spostamento dell’autostazione; il recupero della vecchia cantina riconvertendo l’edificio in spazi fieristici; l’insediamento di un business center, che ospiterà parte degli istituti bancari ora ubicati nel centro storico; l’insediamento di edifici a destinazione commerciale-direzionale ed in parte residenziale. La programmazione urbanistica ed infrastrutturale di quest’area è ormai conclusa. Nei prossimi dieci anni fioriranno negozi, uffici, alberghi, ristoranti, centro congressi, alcune residenze, per un valore di investimenti privati stimabile in 60–70 milioni di euro.
Figura 12 - L'area interessata dall'intervento
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Figura 13 - La prima ipotesi di masterplan dell'arch. A.R. Burelli
Tempo otto mesi e il Comune avrà il progetto della "Porta Nord". Il sindaco Franceca Zaccariotto ha presentato ieri pomeriggio la prima, concreta idea di quello che diventerà il "Master Plan", ovvero il piano guida per la zona destinata a diventare uno dei principali ingressi alla città, oltre che punto di riferimento per tutto il territorio, non solo del Veneto Orientale. Si tratta della zona che si trova tra 16
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave lo stadio Zanutto e la Cantina, con in mezzo l'attuale area fieristica: qui è prevista una rivoluzione urbanistica, per un investimento da oltre cento milioni di euro, con il coinvolgimento diretto dei privati. Sempre qui sorgerà il tanto auspicato polo fieristico destinato a diventare uno dei principali della regione. Come possa essere realizzato tutto questo è presto detto, con la carenza di fondi da parte degli enti pubblici: per semplificare si potrebbe dire che i privati saranno coinvolti attraverso una sorta di scambio cubature-opere pubbliche. A realizzare la prima parte di progetto, che il primo cittadino si è tolto la soddisfazione di presentare in "casa" della Confartigianato, ovvero dell'ormai ex partner della San Donà Fiere, alla Mostra dell'Artigianato, è stato l'architetto Augusto Romano Burelli, con studio a Udine e Germania, docente universitario a Venezia. Progettista e sindaco si sono incontrati (hanno riferito entrambi) quasi casualmente, sei mesi fa; dall'esposizione delle esigenze di San Donà riportate dal primo cittadino, è nata l'idea di avviare questa collaborazione. «Anche perchè - ha detto Zaccariotto - eravamo interessati a un professionista non del posto e con una grande esperienza, com'è appunto Burelli». Secondo il primo progetto, che farà da base per la realizzazione del Master Plan, sono previsti tre punti prioritari: la realizzazione della nuova autostazione (con inglobato anche il terminal per gli autobus); il prolungamento di via Pralungo, nuovo asse di penetrazione urbana; i padiglioni fieristici. Partendo dal fondo, al posto dello stadio sarà realizzato un centro commerciale-residenziale; quindi, dove ci sono gli attuali padiglioni fieristici, sorgeranno delle strutture per servizi e residenza; di seguito la stazione ferroviaria; quindi il grande nucleo per le fiere, che sarà polifunzionale, adatto a ospitare qualsiasi tipo di manifestazione e collegato direttamente con la nuova bretella alla statale, tra l'altro già realizzata e in attesa di apertura. La Regione ha già messo a disposizione 150mila euro per realizzare uno studio di fattibilità di intervento, mentre le Ferrovie dello Stato, dopo una prima valutazione tecnica, hanno riferito che lo spostamento della stazione in quell'area è fattibile. «Il progetto è elastico» ha detto il sindaco, che ora avvierà una serie di incontri con tutte le forze politiche, economiche e sociali per raccogliere idee che, fra otto mesi, potrebbero già diventare progetto. Il tutto, concertato con i privati e coordinato da un pool di architetti, potrà essere realizzato a comparti. (articolo tratto da “Il Gazzettino” – ed. di Venezia del 02/10/04)
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2.2. Assetto urbanistico dell’area
Figura 14 - Il nuovo planivolumetrico di progetto presentato dal Comune alla Fiera Regionale del Rosario del 2007
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave Il nuovo masterplan modifica sostanzialmente l’idea di Burelli: si toglie l’accento che l’architetto aveva voluto dare al viale, quasi un boulevard, che si andava a costituire costeggiando la strada con gli edifici a corte. Inoltre, oltre ad aver abbandonato l’ipotesi di spostamento della stazione ferroviaria, che nel nuovo progetto rimane dov’è attualmente, si è letteralmente troncato l’intervento nella parte Sud, dimenticandosi dell’ipotesi di cambio di destinazione per l’area dello stadio, a differenza di quanto si evidenziava nel primo progetto, nel quale era previsto un insediamento residenziale che andasse a completare l’infilata prospettica di via Pralungo.
Figura 15 - Via Pralungo, ingresso alla cittadella dei servizi
2.3. Il magnete dei servizi Storicamente l’ingresso a San Donà è sempre stato il Ponte della Vittoria, si può infatti schematizzare la principale viabilità cittadina come una Y: a Sud, attraverso il ponte si arriva a Mestre, ad Est, proseguendo per la Triestina su via Vizzotto si arriva a Portogruaro ed infine ad Ovest, lungo via Garibaldi, si arriva al casello autostradale di Noventa di Piave o a Treviso. Appena al di fuori dal centro, l’utilizzo del suolo si divide tra l’edilizia residenziale a bassa densità e, se ci riferiamo più nello specifico all’area in oggetto, una zona artigianale, in cui trovano ancora posto la Cantina Sociale, i capannoni della Confrutta e l’area fieristica, essendo già stata demolita da tempo l’area degli ex stabilimenti PAPA, trasformata dall’architetto Aldo Aymonino.
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Figura 16 - Ingresso alla Porta Nord; il parco di via del Silos
Negli ultimi anni, grazie anche all’apertura della bretella che collega il casello autostradale di Noventa alla variante dell’SS 14 dopo la costruzione del nuovo ponte sul Piave, il sistema di accesso alla città sta cambiando e, per un certo verso, si è rovesciato. E’ stato realizzato uno svincolo che dalla bretella esce su via del Silos e porta direttamente in via Pralungo, quindi a pochi metri dal centro. Da qui la decisione di battezzare il progetto “Porta Nord”.
Figura 17 - I nuovi edifici sul Silos
Alla luce di questo intervento, la “terra di mezzo” tra la campagna e il centro non è più definibile, analizzando il progetto, come periferia, ma diventerà un vero e proprio polo di servizi, in parte già convertito, in cui si concentreranno organismi produttivi 20
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave soprattutto per quanto riguarda i settori emergenti. I dati ISTAT rivelano che negli ultimi dieci anni San Donà è cresciuta nel settore terziario nella stessa misura di Venezia-Mestre, perciò l’amministrazione ha deciso di non occuparsi solo di zone produttive, ma di investire anche nel settore dei servizi, per cercare di invertire la tendenza dei lavoratori a muoversi al di fuori di San Donà, con conseguente spopolamento del centro cittadino in favore di zone più periferiche. Un ulteriore obiettivo è quello di recuperare i vecchi stabilimenti della cantina sociale per realizzare i nuovi padiglioni della Fiera di San Donà che anno dopo anno attira sempre più espositori e visitatori, ma dispone di strutture assolutamente obsolete, inefficienti e fatiscenti. Deliberazione della Giunta Comunale n° 99 del 02/04/2009 OGGETTO: REALIZZAZIONE DI UN PARCO NATURALISTICO MONOTEMATICO ALL'INTERNO DELL'AREA DENOMINATA PORTA NORD SU PROPOSTA DELLA SOCIETÀ CENTRO RICERCHE ORNITOLOGICHE S.R.L.- APPROVAZIONE ATTO D'INDIRIZZO ...omissis.. Richiamata la delibera di Giunta Comunale n. 139/08 del 27.03.2008 avente ad oggetto “ Piano Norma 45 -Atto di Indirizzo” relativa alla costruzione di un nodo intermodale della mobilità, di un centro direzionale nonché del nuovo polo fieristico; l’intero ambito urbano è denominato Porta Nord; Premesso che con comunicazione del 03.03.2009 prot.8435/09, il Centro Ricerche Ornitologiche S.r.l., con sede legale via Mure del Bastion, 4 – Bassano del Grappa, ha manifestato la volontà di realizzare e gestire un Parco Naturalistico monotematico in San Donà di Piave nell’ambito urbano “Porta Nord”; Tenuto conto che l’Amministrazione Comunale sta procedendo alla concertazione e alla sottoscrizione di accordi al fine di avviare nel concreto la fase di riqualificazione urbana, secondo quanto previsto dal summenzionato atto d’indirizzo, con il coinvolgimento dell’Amministrazione della Provincia di Venezia, dell’Azienda trasporti del Veneto Orientale e dell’Istituto della Pietà; Ritenuto meritevole di attenzione la proposta presentata dal Centro Ricerche Ornitologiche S.r.l., in quanto la realizzazione del parco rappresenta un elemento urbano di grande attrazione per il territorio; Appurato che le esigenze del Centro Ricerche Ornitologiche S.r.l, prevedono oltre alla realizzazione del Parco anche la creazione di importanti strutture accessorie relative ad un centro ricerche, compatibile con gli indirizzi stabiliti per la Porta Nord; strutture che in via preliminare si possono così elencare: · Parcheggi: una previsione iniziale di circa 10000 mq · Reception e uffici: 500 mq · Servizi: parametrati ad un utilizzo di 500 persone/ora · Ristorazione: < 2000 mq > · Meeting point, informazioni, aree relax e shop: < 2000 mq > · Nursery, laboratori e infermeria: < 1000 mq > · Voliere e padiglioni: < 10000 mq > · Magazzini e depositi: < 500 mq > · Alloggi personale, ricercatori, studenti e specialisti: < 5000 mq > · Aule didattiche, auditorium, biblioteca: < 1000 mq > Ritenuto opportuno avviare una fase di concertazione con la soc. Centro Ricerche Ornitologiche S.r.l al fine di addivenire alla sottoscrizione di un accordo di pianificazione ai sensi e per gli effetti dell’articolo 6 della Legge Regionale 11/04; Tutto ciò premesso e considerato; Ritenuti non necessari i pareri di cui all’articolo 49 del dlgs. n. 267/2000 in quanto trattasi di mero atto d’indirizzo. Visto l’articolo 6 della legge regionale 11/04; Visto l'art. 48 del D.Lgs. 18.08.2000, n° 267;
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave Ad unanimità dei voti favorevoli espressi nelle forme di legge; Con voto palese ed unanime; DELIBERA 1. di approvare quale atto di indirizzo la proposta presentata in data 03.03.2009 prot.8435/09 dal Centro Ricerche Ornitologiche S.r.l., con sede legale in Bassano del Grappa, relativa alla realizzazione e gestione di un Parco Naturalistico monotematico in San Donà di Piave nell’area denominata “Porta Nord”; 2. di dare mandato al Sindaco di espletare la fase di concertazione per verificare la possibilità di sottoscrizione con la società Centro Ricerche Ornitologiche S.r.l, di un accordo di pianificazione; 3. di dare atto che non sono necessari i pareri di cui all’articolo 49 del dlgs. n. 267/2000 in quanto trattasi di mero atto d’indirizzo; 4. di dare atto che la presente deliberazione non rileva dal punto di vista contabile 5. di dare atto che l’oggetto della presente deliberazione rientra nelle competenze della Giunta Comunale ai sensi dell’art. 48 del D. Lgs. n. 267/2000.
Figura 18 - La piazza e la ex cantina
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Figura 19 - Il percorso espositivo nella ex cantina
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3. I progetti con cui confrontarsi 3.1. Aldo Aymonino; l’area ex-Papa
Figura 20 - Gli stabilimenti Papa negli anni '80
Figura 21 - Lo schizzo della prima bozza del progetto (1990)
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Figura 22 - Il plastico del progetto presentato
Figura 23 - Assonometria con il parco in evidenza
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Figura 24 - Il complesso realizzato, blocco sud
Figura 25 - Il complesso realizzato, blocco nord
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3.2. Machina studio; il progetto per l’ex macello
Figura 26 - Progetto per il nuovo mattatoio di S. Donà (1924)
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Figura 27 - Planimetria dell'intervento
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Figura 28 - Vista d'insieme
Figura 29 - Vista dei percorsi pedonali e dei due edifici recuperati
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Figura 30 - Gli edifici del mattatoio allo stato attuale
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3.3. Studio Amatori; il progetto per le ex officine Barosco
Figura 31 - Planimetria di studio
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Figura 32 - Schizzi di presentazione dei nuovi edifici
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4. Trasformazione urbana dell’area dello stadio a S. Donà di Piave 4.1. Il piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari del Comune
Figura 33 - Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari, area dello stadio Zanutto oggetto d’intervento evidenziata, fotopiano
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Figura 34 - Estratto catastale
Figura 35 - Estratto del PRG vigente
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Figura 36 - Estratto della variante del PRG
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4.2. PRG e vincoli dalle Norme Tecniche di Attuazione
Figura 37 - Estratto dal PRG vigente, tav. 46
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Figura 38 - Legenda del PRG vigente
Estratto dalle N.T.A. vigenti, art.4, par. 1, punto e): Superficie netta di pavimento (S.n.p.): per superficie netta di pavimento (S.n.p.) si intende la superficie di pavimento dell’edificio, misurata al netto dei muri perimetrali e di quelli interni, delle soglie di passaggio da un vano all'altro, degli sguinci di porte e finestre; la superficie netta di pavimento non comprende: · la superficie strettamente destinata a corsie d'accesso e di distribuzione ad autorimesse o posti macchina coperti nelle tipologie condominiali, nonché la superficie destinata a posto macchina o garage fino ad un massimo di mq 18 per alloggio e con altezza massima di ml. 3,00: oltre si computa la differenza. · La superficie dei seguenti elementi edilizi in aggetto, fino ad una profondità massima di ml. 2.50: tettoia, terrazza, balcone, logge con due o tre lati chiusi: oltre sono interamente computati.
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave · I bersò, pompeiane, pergolati e gazebi con superficie massima lorda di pianta mq. 25,00, altezza massima mt. 3,50, privi sia di qualsiasi elemento impermeabile di copertura che tamponatura perimetrale: oltre sono interamente computati. · I portici pubblici e condominiali, nonché quelli ad uso dei singoli alloggi la cui superficie complessiva sia inferiore al 15% della S.n.p. dell’alloggio di pertinenza: oltre sono interamente computati. · Le superfici tecniche come definite dall’art. 81 del Regolamento Edilizio, i sottotetti non praticabili né agibili (in ogni caso il punto più basso non deve essere superiore a ml 0,50 e l’altezza media non deve essere superiore a ml 1,60, e non devono essere raggiungibili con scale fisse), nonché i sottotetti esistenti alla data del 31 dicembre 1998, ai sensi della L.R. 6 aprile 1999 n. 12. · Gli ingressi condominiali fino a 6,00 mq (oltre si computa la differenza), le scale condominiali compresi i pianerottoli di sbarco sul piano fino a 6,00 mq ciascuno (oltre si computa la differenza), gli ascensori. · Nelle tipologie con più piani di calpestio la superficie destinata alla scala interna del singolo alloggio, compreso il relativo sottoscala fino ad un’altezza massima di ml. 1,90, se praticabile, nonché i pianerottoli di collegamento delle diverse rampe, esclusi i pianerottoli di sbarco sul piano. · Le coperture a terrazzo, in quanto elemento strutturale, anche se praticabili. · Le vasche antincendio. · Le legnaie e le casette in legno per ricovero degli attrezzi da giardinaggio liberamente appoggiate al suolo, prive di allacciamento ai pubblici servizi, con altezza massima non superiore a ml. 2,50 e per una superficie lorda massima di mq 6,00 per unità abitativa avente area di pertinenza esclusiva: oltre sono interamente computate. · La superficie dei piani interrati o seminterrati sporgenti dalla quota zero del terreno non oltre ml. 1,00, misurati all’estradosso del solaio. Estratto dalle N.T.A. vigenti, art.20, par. 11: All’interno delle zone residenziali C1 e C2, nonché all’interno delle zone E4, devono essere rispettate le seguenti prescrizioni: a) le recinzioni verso gli spazi aperti della campagna dovranno essere realizzate in rete metallica, eventualmente accompagnata da essenze arbustive potate a siepe, con zoccolo emergente dal piano campagna non oltre cm. 30. b) Almeno il 50% della superficie del lotto non dev’essere impermeabilizzata; nel caso di suo utilizzo come area a parcheggio privato, è ammesso l’uso di masselli alveolari con semina di manto erboso per stabilizzarne la superficie. c) Nel caso siano previste particolari difficoltà nel deflusso delle acque meteoriche, sulla base di uno specifico studio idro-geologico, dovranno essere previste vasche di prima pioggia, adeguatamente dimensionate, sotto il controllo del competente Consorzio di bonifica. Estratto dalle N.T.A. vigenti, art.39, Sottozone C2: 1. Sono le parti di territorio inedificate o dove la superficie coperta degli edifici esistenti è inferiore al 7,5% della superficie fondiaria della zona e la densità territoriale è inferiore a 0,50 mc/mq.
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave 2. Destinazioni d'uso previste: residenza, terziario diffuso, strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere, servizi ed attività di interesse comune, ovvero secondo le indicazioni contenute nei singoli progetti-norma. 3. Le attività artigianali ammesse nelle zone residenziali devono in ogni caso rispettare le prescrizioni di cui al comma 3° del precedente art. 37. 4. Tipi di intervento previsti per gli edifici esistenti esterni agli ambiti dei Progetti norma, ai sensi del penultimo comma dell’art. 9 e dell’art. 109 della L.R. 61/85: manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ripristino tipologico, ristrutturazione, demolizione con recupero e ricostruzione del volume esistente, adeguamento igienico-sanitario, ampliamento anche staccato della Superficie netta di Pavimento esistente fino ad un massimo di 220 mq di S.n.p. compreso l’esistente, a prescindere dalle dimensioni della superficie fondiaria. 5. È ammesso inoltre in attuazione diretta l’ampliamento del 20% della S.n.p. degli edifici esistenti: in questo caso la sommatoria tra la S.n.p. esistente e quella in ampliamento, quando supera il limite di cui al precedente comma, non potrà essere superiore all’indice di edificabilità fondiaria fissato in 0,40 mq/mq. 6. Nei “lotti con Superficie netta di pavimento predefinita” individuati nella cartografia di piano di cui alla lettera f) del precedente art. 1, sono consentiti interventi di nuova edificazione all’interno dei limiti di massimo inviluppo, quando riportati negli elaborati grafici di piano, nei limiti e secondo le prescrizioni contenute nella tabella 1 dell’Allegato 2a alle N.T.A. (repertorio dei lotti con Superficie netta di pavimento predefinita: numero dei lotti effettivi, superficie fondiaria equivalente Superficie netta di pavimento massima). 7. L’altezza massima dei fabbricati, il rapporto di copertura massimo, la distanza tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti, le distanze minime dai confini del lotto e dalle strade da rispettare nelle zone C2, ad eccezione delle aree comprese nei perimetri dei Progetti Norma e degli S.U.A. residenziali quando diversamente indicato nella tabella 3 dell’allegato 2c alle N.T.A. nonché degli interventi mediante Piano di Recupero ai sensi del successivo comma 10, sono quelle contenute nella classe 1 dell'abaco dei tipi edilizi: ville, con le precisazioni di cui al comma precedente ed ai commi successivi. 8. In tutte le zone “C2” il raggio minimo, di cui alla lettera o) del primo comma del precedente art. 4 in caso di costruzioni non in aderenza è pari a ml. 10,00. 9. Nelle zone C2, le superfici fondiarie esistenti, esterne agli ambiti dei Progetti norma e dei “lotti con Superficie netta di pavimento predefinita”, richiedono in generale l’applicazione di un vincolo paragonabile a quello ambientale, ma senz’altra tutela al di fuori di quella esercitata normalmente in materia edilizia, e pertanto non possono essere utilizzate ai fini edificatori, fatto salvo quanto previsto dai precedenti commi 4 e 5 nonché dal comma successivo. 10. All’interno delle zone di degrado, come individuate nelle tav. 13.3 di cui alla lettera f) del precedente art. 1, possono essere individuati gli immobili, i complessi edilizi, gli isolati e le aree per i quali il rilascio della concessione è subordinato alla formazione dei piani di recupero con le procedure di cui agli artt. 27 e 28 della L. 5 agosto 1978 n. 457. Nel caso di intervento mediante Piano di Recupero è sempre consentito il recupero del volume esistente ovvero l’utilizzo di un indice territoriale di zona pari a 0,3 mq/mq. Nel caso di intervento mediante Piano di Recupero l’altezza massima dei fabbricati, il rapporto di copertura massimo, la distanza tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti, le distanze minime dai confini del lotto e 39
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave dalle strade da rispettare sono quelle contenuti nella classe 2 dell'abaco dei tipi edilizi: case isolate. 11. All’interno degli specifici «ambiti di integrità ambientale», come individuati negli elaborati grafici di cui alla lettera f) del precedente art. 1 si applica il disposto di cui al comma 13 del precedente articolo 38. 12. Per le aree comprese all’interno dei perimetri di Strumenti Urbanistici Attuativi vigenti, dei Comparti obbligatori nonché dei Progetti-norma si applicano le disposizioni di cui ai precedenti articoli 9, 10, 12 e 13. Estratto dalle N.T.A. vigenti, art.42, par.4, Parcheggi, aree e spazi pubblici o ad uso pubblico All’interno degli ambiti strategici di riqualificazione urbana, negli interventi mediante Piani di Recupero, nonché agli ambiti delle Unità minime di Intervento soggette a Scheda Urbanistica e dei Progetti norma deve in ogni essere caso assicurata una dotazione minima pari a 5,00 mq di aree a parcheggio e 15,00 mq di aree a verde pubblico attrezzato per ogni 40 mq di Superficie netta di pavimento oggetto dell’intervento (corrispondente a 150 mc/abitante). Qualora la dimensione dell’intervento e/o sua localizzazione non consenta in ogni caso la realizzazione in loco degli standard urbanistici primari minimi, e neppure in aree limitrofe ovvero nelle aree destinate alla localizzazione preferenziale degli standard urbanistici di cui ai precedenti art. 22 e 41, gli oneri saranno monetizzati a prezzi reali (comprensivi del costo di acquisizione delle aree e di realizzazione delle opere) e l’Amministrazione Comunale li vincolerà in un apposito capitolo del bilancio comunale, destinato alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primarie corrispondenti. Estratto dalle N.T.A. vigenti, Classe 4 dell'abaco dei tipi edilizi: condomini Edifici pluripiano, composti da diverse unità immobiliari, in adiacenza e sovrapposte, edificate all'interno di un singoli lotti. Relativamente alla distribuzione orizzontale e verticale può distinguersi in: a corridoio centrale, a ballatoio, a sola distribuzione verticale. L'edificio può avere accessi e corpi scala indipendenti. Lotto minimo = mq. 1000 Rapporto di copertura massimo = 35 % Altezza massima dei fabbricati = PT cinque piani abitabili (ml. 18,50). Distanza tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti = pari all’altezza dell’edificio più alto con un minimo di ml. 10.00; Distanza minima dai confini del lotto = ml. 5,00 oppure a confine, distanze diverse saranno possibili solo in caso di accordo scritto, registrato e trascritto tra le parti. Distanza minima dalle strade urbane di quartiere o dalle strade locali = ml. 5,00 oppure sul filo stradale solo se previsto da uno strumento urbanistico attuativo. In ogni caso il filo stradale non potrà essere posto ad una distanza inferiore a ml. 2,50 dalla sede carrabile nel caso di porticato ad uso pubblico, ovvero a ml. 5,00 dalla sede carrabile negli altri casi. L'eventuale recinzione dovrà coincidere con il filo stradale. Sono ammesse distanze inferiori a quelle indicate nei precedenti commi, nel caso di gruppi di edifici che formino oggetto di Strumenti Urbanistici Attuativi. Accesso carraio: nel caso di accesso carraio, realizzato in corrispondenza di strade urbane di quartiere o locali, l'eventuale cancello di chiusura, se privo di apertura automatica, deve essere arretrato rispetto alla sede carrabile di almeno ml. 4,50.
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4.3. Rilievo fotografico dellâ&#x20AC;&#x2122;area
Figura 39 - Vista della recinzione dello stadio Zanutto dalla rotonda di via Verdi e via Pralungo
Figura 40 - Prospettiva di via Pralungo dalla Rotonda verso via Canale Navigabile e via del Silos
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Figura 41 - Prospettiva di via Verdi dalla rotonda verso l'ospedale
Figura 42 - Prospettiva di via Verdi dalla rotonda verso viale Garibaldi
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Figura 43 - Prospettiva di via Pralungo dalla rotonda al centro cittadino
Figura 44 - Recinzione dello stadio da via Puccini verso via Trento
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Figura 45 - Il parcheggio dello stadio lungo via Pralungo e la striscia di verde che separa la zona residenziale
Figura 46 - Prospettiva su via Pralungo dall'incrocio con via Trento e via Puccini
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Figura 47 - Prospettiva di via Puccini dall'incrocio con via Pralungo
Figura 48 - Prospettiva di via Pralungo dall'Incrocio con via Puccini verso il Canale Navigabile
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4.4. Analisi dello spazio urbano attraverso alcuni progetti significativi 4.4.1. James Stirling, centro residenziale di Runcorn (1967) La New Town di Runcorn è ubicata a metà strada tra Liverpool e Manchester. Il primo obiettivo che l'iniziativa si proponeva era quello di dar lavoro ai disoccupati, specie a quelli di Liverpool, e di offrire una abitazione alternativa agli slums ottocenteschi, ancora esistenti in estese zone di Liverpool e Manchester. Al finanziamento delle New Towns provvede il Governo centrale di Londra e i costi vengono rigidamente tenuti a un livello minimo grazie alle restrizioni imposte dal Ministero dei Costi standard per l'Edilizia residenziale. La compagnia e i consiglieri della New Town hanno redatto una traccia del lavoro da eseguire in relazione alla densità, all'area, alla struttura familiare, ai veicoli ecc.
Figura 49 - Planimetria generale di progetto
La costruzione del centro residenziale cittadino (circa 6.000 abitanti) è stata avviata su un terreno immediatamente a sud del Centro Civico, di cui si era appena completato il primo stadio di esecuzione. Tutti gli abitanti si sarebbero trovati a una distanza dal Centro Civico da potersi coprire in 25 minuti di cammino. Nella nuova comunità abitativa, si avranno 1.500 alloggi (117 abitanti per 4.047 mq). I nuclei familiari sarebbero stati, approssimativamente, così ripartiti: per un terzo in appartamenti per 2/3 persone; per un terzo in appartamenti per 4 persone; per un terzo in case per 5/6 persone. Tale ripartizione per entità di nucleo familiare deriva appunto dal desiderio di evitare che un certo gruppo sociale si trovi concentrato tutto in un luogo. I vari tipi abitativi sono riuniti in edifici di cinque piani con garages al piano terra. I soggiorni degli alloggi per famiglie di 5/6 persone si trovano pure al piano terra, con un giardino privato all'esterno; le camere da letto sono al piano superiore. Al secondo piano, raggiungibile da un passaggio pedonale sopraelevato, stanno gli appartamenti per 4 47
Trasformazione urbana dellâ&#x20AC;&#x2122;area dello stadio a San DonĂ di Piave persone, con soggiorni al livello inferiore abbinati ad una terrazza esterna; le camere da letto sono al piano superiore. All'ultimo piano dell'edificio si trovano gli appartamentini a un solo livello per 2/3 persone. Gli ambienti abitabili sono tutti rivolti a sud, ovest o est, e tutti gli alloggi sono riscaldati da un impianto di riscaldamento distrettuale, che serve anche il complesso del Centro Civico.
Figura 50 - Una delle piazze-giardino viste dall'alto
Gli spazi restanti tra casa e casa formano una serie di piazze a giardino di forma quadrata, che variano per dimensione, per grado di chiusura e per aspetto (spazi esterni urbani; ricordi di Bath, Edimburgo ecc.). Tutte le piazze sono alberate e paesisticamente curate; contengono zone di gioco per bambini e, le piĂš grandi, anche campi da tennis. Le piazze-giardino sono destinate all'uso delle famiglie che vi abitano attorno; vi si accede sia dalla strada di accesso, sia da una rampa pedonale che, salendo dalla piazza, raggiunge il passaggio pedonale pubblico a livello del secondo piano dell'edificio. Le rampe possono anche essere usate per traslochi, per la consegna del latte, per la raccolta dei rifiuti e permettono il passaggio di carrozzine o sedie a rotelle dirette alle piazze-giardino.
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Figura 51 - Sezione assonometrica di un edificio e attacco del passaggio pedonale coperto
Figura 52 - Sezione di due edifici e di una piazza
Su due lati delle piazze, vi sono strade di accesso senza uscita per le auto dei residenti, che consentono di raggiungere i garages, e servono anche come zone di parcheggio per i visitatori. La richiesta era di 1,5 auto per alloggio, stando lo 0,5 per gli eventuali visitatori: con tale sistema è improbabile che un'auto venga parcheggiata a più di 9 m, orizzontalmene, dall'alloggio del guidatore. I pedoni, che usano il passaggio pedonale sopraelevato, sono collegati da ponti al complesso del Centro Civico, al principale livello dei negozi e dei locali di ritrovo (inferiormente si trovano parcheggi a vari piani). I passaggi pedonali proseguono a sud e a ovest, fuori dall'area, per collegarsi ad altre zone residenziali adiacenti. Data la vicinanza del Centro Civico e data la quantità di servizi che esso offre, si è avuta una moderata richiesta di bar e di negozi; essi sono ubicati nelle piccole aree aperte che si trovano nel punto di congiunzione degli spiazzi a L.
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Figura 53 - Passaggio pedonale sopraelevato
Figura 54 - L'angolo di una piazza con giardini privati e rampa di collegamento
Ă&#x2C6; stato applicato un metodo industrializzato di costruzione (prefabbricazione pesante in cemento per i muri portanti) per ottenere il massimo sfruttamento dell'area. I muri non portanti che fiancheggiano il passaggio pedonale, lĂ dove si verifica uno stretto contatto tattile con la parete, sono di vetroresina rinforzato in poliestere e sono diversamente colorati per dare una identitĂ alle varie piazze.
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Figura 55 - Passaggio pedonale sopraelevato
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4.4.2. Gino Valle, 100 alloggi per IACP Udine (1979) L'edificio chiude una chiude una corte residenziale preesistente all’interno del Piano Peep-Est di Udine che imponeva la sagoma volumetrica. Da lontano emerge per la sua grande dimensione (180 metri di lunghezza per un totale di 100 alloggi) come una specie di diga, segnata dall’alternanza dei piani di residenza, colorati in verde, e dei piani di distribuzione, colorati in rosso: l’edificio si stacca figurativamente dall’ambiente indeterminato del quartiere per dialogare con la scala geografica del paesaggio. Il lavoro progettuale di Valle iniziò con la critica della tipologia degli altri edifici lineari, già realizzati secondo le regole imposte dal planivolumetrico, con corpi scala che distribuiscono due appartamenti per piano.
Figura 56 - Planimetria dell'intervento
Concentrandosi sulla tematica del percorso d’accesso all’alloggio, Valle propose di rifarsi ad uno schema distributivo elaborato dagli Smithson all’inizio degli anni ’50 (per il progetto del Golden Lane a Londra) e fondato sull’idea che la distribuzione delle case doveva effettuarsi mediante vere e proprie "strade in aria" ogni tre piani. Questo principio fu direttamente ripreso nella sezione dell'edificio, mentre successivamente tre torri per le scale e gli ascensori furono spostate all'esterno del corpo in modo da liberare completamente il piano terra. Il portico continuo del piano terra forma in questo modo un filtro trasparente tra la zona verde della corte e la strada. Si raggiunge questo portico attraverso ponti che superano il fosso nel quale sono sistemati i parcheggi e le cantine. Si accede ai piani superiori attraverso le tre torri scale e ascensori, colorate in rosso e situate lungo la strada all'esterno dell'edificio: i sei piani di alloggi sono divisi in due gruppi di tre, serviti dal rispettivo piano centrale al secondo e al quinto piano, uscendo dall'ascensore si prende un ponte che porta al piano libero di distribuzione.
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Figura 57 - L'esterno dell'edificio negli anni '80
Il percorso verso la porta del proprio appartamento si accompagna con la visione panoramica del paesaggio, ogni piano dà accesso, dai due lati, a undici gruppi di quattro alloggi - due sopra e due sotto - mentre nelle parti intermedie sono sistemati sei alloggi minimi. Problemi di gestione e di manutenzione hanno indotto alla separazione con inferriate dei tre settori dei piani di distribuzione, eliminando sfortunatamente la possibilità di variare i percorsi d’accesso agli appartamenti.
Figura 58 - Sezioni trasversali
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4.4.3. Aldo Rossi, dalla città analoga (1976) all’ex Sogema a Città di Castello (1990) Alla Biennale di Venezia ho esposto una grande tavola intitolata appunto «La città analoga». Un'opera, come ho detto, collettiva. Quest'opera non è la spiegazione della città analoga anche perché non crediamo che esistano spiegazioni. Inoltre ogni opera e ogni oggetto - se non vuole schiacciarsi sopra l'immagine del proprio uso - come dice il mio amico Saverio Vertone possiede una propria autonomia, sviluppa una propria vita. Mi sembra comunque chiaro che la tavola renda in modo abbastanza plastico l'immagine del significato diverso che progetti distinti producono attraverso un montaggio relativamente arbitrario: per togliere ogni valore meccanico o di meccanismo a questa costruzione gli autori, più o meno automaticamente, hanno introdotto cose, oggetti, ricordi cercando di esprimere una dimensione dell'intorno e della memoria.
Figura 59 - La tavola esposta alla Biennale “La città analoga”
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave Avevo pensato qualcosa di simile nel film Ornamento e Delitto fatto per la Triennale di Milano; sempre di più mi sembra che le tecniche e le discipline in sé, una volta stabilite, tendano a rimescolarsi, e così il tempo di una pellicola cinematografica diventa un elemento di maggior importanza di un elemento propriamente architettonico. Al contrario in uno degli ultimi grandi film che ho visto, Andrej Rublev, ho ritrovato un interesse per l'architettura in sé che mi sembrava aver perso da molto tempo. Evidentemente in questa tavola si sono indicati alcuni aspetti della memoria, di una memoria circoscritta ad un territorio, o meglio ad una patria (l'alta Lombardia il lago Maggiore, il Canton Ticino), con i suoi segni e i suoi emblemi. Storia e geografia si confondono nella pittura di Tanzio da Varallo e nelle case di pietra e all'interno di esse si collocano e si sistemano i progetti. È certo che una discreta vita privata percorre i luoghi e dà un senso all'architettura: e forse proprio solo in questo risiede l'umanità dell'architettura. La dimensione di un luogo e di una patria è una condizione nello studio della città e dell'architettura e anche questo sposta il problema dell'impiccio della salvaguardia e del restauro come se la difesa di una città o di un luogo fosse un problema di polizia. La questione deve essere posta in modo molto più complesso. In altri termini: mi è molto difficile pensare oggi alla difesa o meglio al progetto, poniamo, di una città padana o della Svizzera interna visto in sé. Credo che il problema sia quello di conoscere il significato della civiltà padana e della sua immagine, e così per la contrapposta immagine gotica. Ma perché ho riportato all'inizio di questo scritto il tema della città analoga alla realtà concreta e politica della nostra situazione? Perché credo che il tecnico e/o l'artista debba offrire delle alternative allo sviluppo della città per fare in modo che queste alternative siano discusse, capite, e quindi accettate o respinte dalla gente che vive la città. E finita l'epoca dei modelli urbani e insieme ad essi è finita anche l'epoca delle tecniche urbane, dell'autodescrizione, della funzione spacciata per soluzione. (A.R.)
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Figura 60 - Assonometria generale dell’intervento “ex Sogema a Città di Castello”
I diversi interventi, precisi progetti d’architettura da noi studiati per Città di Castello non sono modelli astratti ma nascono dalla logica e dalla storia della città. I progetti (il Palazzo Comunale, il giardino e la residenza, i negozi e il centro commerciale) possono modificare l’aspetto di un centro così legato alla propria storia, alle proprie radici e infine alla propria bellezza come Città di Castello, l'immagine dell'Italia centrale (e particolarmente l'immagine delle Marche, dell'Umbria, della Toscana). In altri termini se esiste l'immagine dell'Italia è questa; ed è un'immagine su cui è difficile intervenire senza capirne le connessioni dei volumi, dei percorsi, delle priorità, senza parlare delle altre più importanti radici. In questo progetto (poiché consideriamo i tre progetti come parte della città) emerge il colore, color sabbia, color terra dorata, come emerge il tranquillo corso d'acqua che attraversa il giardino formando un piccolo lago, e il giardino stesso visto come un luogo di incontro posto nel centro dell'abitato e vicino alle case. Giardino urbano, domestico, civile, come il Prato virgiliano di Mantova e altri nostri luoghi verdi, dove il giardino è costruzione civile. Ma anche l'architettura ha qui una sua presenza ben definita: le città d'Italia sono cresciute come libero municipio e insieme alla cattedrale, alle scuole, ai luoghi collettivi si unirà strettamente la residenza. Così nascono i tre progetti che fanno parte del progetto generale.
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Figura 61 - Disegni di studio
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave Il municipio costituisce una piazza porticata e si apre sulla stazione e sulla città, di fianco a esso il giardino urbano ha un piccolo spiazzo con un chiosco ed è costituito da prato e macchie di alberi che andranno attentamente studiati. Al di sopra si trovano le abitazioni, piccole case che a nostro avviso rappresentano bene la tipologia residenziale dell'Italia centrale. Il centro commerciale, davanti a una piazza parzialmente coperta, è capace di trasformare il nuovo mercato secondo lo spirito della vecchia ''piazza del mercato".
Figura 62 - Veduta del basamento
Figura 63 - Veduta della piazza sopraelevata
E certo che vincoli, cambiamenti, lo stesso progresso tecnico non permettono di ripetere i tipi della città antica, e sarebbe velleitario; ma nel nostro progetto abbiamo cercato la continuità tra certi usi, certe funzioni e certe forme. Città di Castello potrebbe diventare, con questi esempi, un punto di riferimento. Certamente diventerà esempio di una ricerca che vale per le molte città d'Italia e del mondo; la ricerca del vero nell'architettura e in ciò che la circonda. (A. R.)
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4.4.4. Vittorio Gregotti, piano per l’area dell’ex Zuccherificio a Cesena (1991) L'area dell'ex Zuccherificio, di 220.000 mq circa, è localizzata a nord-ovest del centro storico. A nord è delimitata dal percorso della ferrovia, a ovest dal fiume Savio, mentre a sud si estende al di là della via Zuccherificio, fino a toccare la prima fascia di espansione urbana, oltre il centro storico. Caratteristica altimetrica dell'intera area è la differenza di quota di 6 m tra il bordo orientale e l'argine del fiume Savio. La riconversione dell'area dismessa viene affrontata con un progetto che definisce un disegno urbano coerente con il contesto, il cui obiettivo è la costituzione di un'area di cerniera tra il sistema costruito consolidato e la grande zona a verde che si estende a nord-ovest fino alla linea ferroviaria. Interpretando la particolare localizzazione dell'area adiacente al fiume e sfruttando le naturali differenze di quota, il rapporto tra città e corso d'acqua viene risolto proponendo uno spalto artificiale, che costituisce il principale spazio pubblico pedonale dell'intero sistema e il "bordo" del nuovo parco fluviale.
Figura 64 - Il masterplan di progetto
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Figura 65 - Vista del modello da Sud
L'impianto, mantenendo le relazioni con l'intorno, si pone come elemento riconoscibile all'interno della struttura urbana complessiva; il disegno unitario e omogeneo lo rende un "cuneo" edificato, inserito nel verde. Partendo da un viale centrale, una strada si collega al nuovo ponte sul fiume. I bordi di via Zuccherificio, anche in seguito alla considerazione del grande carico di traffico, sono previsti a verde. Lungo il lato sud viene mantenuto il filare di platani esistente, mentre dal lato opposto, e fino alla strada di collegamento con il nuovo ponte, è situato il nuovo parco. Nella parte est, delimitata dalla strada e dal viale centrale, sono ubicati un grande centro commerciale, corredato di un parcheggio piantumato, e tre isolati di edilizia economica popolare. Nell'area compresa tra il viale centrale e la strada lungo l'argine sono previsti edifici pubblici e un blocco di edilizia residenziale privata. Sulla grande piazza pedonale si affacciano gli uffici del centro direzionale, un edificio universitario e residenze private. Un albergo cinge la vecchia ciminiera, unica testimonianza del passato industriale. A sud una serie di case a schiera disposte a crescente si configurano come la prosecuzione dell'edificato esistente, mentre verso nord il secondo edificio dell'Università si pone come ideale testata del sistema verso il verde. Una passerella, connessa a una pista ciclabile, collega a ovest l'area con il parco dell'ippodromo.
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Figura 66 - Scorcio prospettico su una piazza pedonale
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4.4.5. Mecanoo, un approccio sperimentale all’edilizia residenziale Lo housing rappresenta il campo d’attività principale dei Mecanoo per tutti gli anni ottanta e rimane costante esercizio che affianca la progettazione dei complessi pubblici anche nell' ultimo decennio. Sperimentatori nel campo della residenza collettiva, i Mecanoo hanno introdotto nuovi elementi a tutte tre le scale di progettazione dello housing: la definizione degli alloggi, degli spazi di relazione all'interno del complesso abitativo e dell'inserimento degli edifici nel contesto urbano. La loro continua produzione in questo settore registra l'evoluzione della politica abitativa in Olanda e reagisce alle sue problematiche con progetti innovativi. Agli inizi degli anni ottanta, quando i Mecanoo iniziano a lavorare, l'edilizia residenziale olandese è incentrata su politiche di quartiere con piccoli interventi di ristrutturazione nella città esistente, basati sulla partecipazione degli utenti e su regole che legano i tagli degli alloggi alle unità famigliari. I primi lavori del gruppo reagiscono a questa condizione inserendo interventi contemporanei in lotti di piccola e media scala con volumetrie variabili, percorsi a scala urbana e alloggi flessibili pensati per i giovani e per un'occupazione transiente. All'inizio degli anni novanta, il Quarto Documento di Politica di Sviluppo Residenziale lancia una grande politica di espansione con la previsione di interi nuovi quartieri integrando sviluppo residenziale ed espansione suburbana con grandi insediamenti denominati Vinex da un acronimo del titolo del supplemento al suddetto documento. La politica residenziale olandese dell'ultimo decennio si articola con un iniziale impulso pubblico per la pianificazione dei quartieri e poi, dalla metà degli anni novanta, vede una graduale delega dello sviluppo della residenza collettiva all'imprenditoria immobiliare privata. Questo cambiamento d'indirizzo è significativo poiché i progettisti ora non solo devono coordinare sviluppi complessi nel tempo, ma renderli anche commerciabili a diverse fasce di mercato. Anche in questa fase, i Mecanoo si distinguono per la pianificazione di interi quartieri pubblici sia urbani sia suburbani. All'interno di essi troviamo processi di sviluppo a fasi, un'originale commistione di tipi che rompono l'omogeneità di lettura dei quartieri "pianificati" (superando la dicotomia tra "alta" e "bassa" densità), un'attenta politica degli spazi pubblici di relazione e aggregazioni di alloggi aperte a vari usi. Un'analisi degli interventi residenziali collettivi dei Mecanoo può articolarsi secondo le tre scale di intervento dell'impianto generale a scala urbana, degli spazi di relazione tra le unità abitative e dell'alloggio poiché, in ognuno di essi, il contributo dello studio di Delft è significativo. I salti di scala servono ai Mecanoo per rompere l'omogeneità della “densità fissa” dei quartieri popolari classici e per creare un brano di città con luoghi riconoscibili segnati dall'alternanza tra emergenze e continuità. Questa strategia serve anche a gestire programmi di edilizia popolare con alloggi minimi in maniera franca e diretta: non è il mascheramento della facciata con elementi urbani che genera la qualità di luogo (come nella parallela "ricostruzione critica" della città europea che dilaga negli anni ottanta con l'IBA e le proposte dei fratelli Krier), ma l'articolazione del linguaggio moderno con un accento sulle sue possibilità di gestire la varietà di scale insediative.
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
L'inserimento dell'elemento paesaggistico "tematico" nei complessi residenziali è un'altra delle conquiste dei Mecanoo: gli spazi pubblici e semiprivati sono trattati non secondo tipologie acquisite (corte/strada) ma con finiture diversificate che aiutano a caratterizzare luoghi diversi all'interno della serialità dello housing.
Figura 67 - Vondelparc (Utrecht, 2002) il corridoio verde tra le unità
L’organizzazione dei percorsi segue questa qualificazione degli spazi comuni e i Mecanoo sono stati particolarmente attenti a coordinare la presenza dell'automobile nei complessi residenziali pur mantenendo una massiccia presenza di spazi pedonali. L'invenzione di un doppio livello di accesso alle residenze sperimentato nel complesso di Nieuw Terbregge a Rotterdam è esemplare a questo riguardo: una strada inferiore di accesso ai garage è inframmezzata da aiuole con alberi che spuntano sul superiore deck pedonale pubblico di legno, il quale dà luce al livello carrabile attraverso i giunti tra le tavole e i fori dove spuntano gli alberi. I due tipi di percorsi sono separati ma anche uniti dal paesaggio, dalla luce e dalla superficie dello schermo orizzontale. Come abbiamo visto, i materiali, per quanto legati ai singoli edifici, giocano un importante ruolo di identificazione alla scala urbana. I Mecanoo impiegano finiture diverse per segnare i vari luoghi ma "stratificano" anche parti di facciata per dissimulare la ripetizione degli alloggi.
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
Figura 68 - Nieuw Terbregge (Rotterdam, 2001) sezioni trasversali e sistema del deck
Il recente complesso ad appartamenti Oeverpad ad Amsterdam è una sorta di "summa" dell'interazione di parti, percorsi e materiali diversi attuata da Mecanoo nello housing per creare luoghi riconoscibili all'interno di un'edilizia seriale. Un complesso a corte quadrata è aperto su un lato per donare la vista a tutti gli appartamenti sul limitrofo lago Sloterplas ed è trattato come un montaggio verticale di due ali di cinque piani rivestite da un curtain-wall su un basamento a quattro piani in mattoni che si lega all'edilizia circostante. Il gioco costruttivista dei volumi si alterna a quello dei rivestimenti che oppongono l'esterno e l'interno della corte nonché diversi "strati" di una singola facciata. Mentre i fronti sulla strada sono monolitici e "murari" con singole finestre che forano il paramento in mattoni, l'interno della corte è caratterizzato da "tende" di lamiera microforata che schermano i ballatoi, dietro cui gli appartamenti sono rivestiti. Anche il terreno è stratificato e un deck al livello mezzanino sormonta il parcheggio e si affaccia su un giardino con alberi al centro della corte. Gli appartamenti sono raggiunti da ballatoi serviti da scale comuni e diventano una sorta di “strada elevata” che attraversa la geografia di materiali diversi che caratterizzano la corte con significativi punti di affaccio sulla città e sul lago.
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Trasformazione urbana dellâ&#x20AC;&#x2122;area dello stadio a San DonĂ di Piave
Figura 69 - Overpad (Amsterdam, 2005) interno della corte con ballatoi
Alla scala dell'alloggio e della singola abitazione, i Mecanoo si pongono all'avanguardia, dedicandosi a soluzioni non destinate al classico modello della famiglia e offrendo schemi flessibili che considerano l'emergenza di un'utenza mista.
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
4.4.6. Arata Isozaki, 4 architetti e un masterplan a Kitagata, Giappone (2000) Quando ho avuto l'opportunità di far parte di quella che potrebbe essere definita una normale commissione pubblica per la costruzione di un complesso residenziale finanziato dallo stato, ho deciso di considerare il problema nel più vasto contesto della storia dell’edilizia abitativa giapponese a partire dalla seconda guerra mondiale. Ho quindi proposto al committente, il governatore della prefettura di Gifu, che l'intero progetto fosse sviluppato da un team di architetti, designer, architetti del paesaggio e artisti, tutti rigorosamente donne. II governatore Taku Kajiwara, che non e nuovo a iniziative amministrative poco ortodosse, ha accettato la mia proposta all'istante. Era il 1994.
Figura 70 - Vista complessiva del quartiere con la sistemazione degli spazi pubblici
II team era composto dagli architetti Christine Hawley (Londra), Elizabeth Diller (New York), Kazuyo Sejima (Tokyo) e Akiko Takahashi (Tokyo), dall'architetto del paesaggio Martha Schwartz (Boston), dalla designer Emi Fukuzawa (Tokyo) e dall'artista Aiko Miyawaki (Tokyo). Lo studio Arata Isozaki and Associates (Tokyo) si e occupato del coordinamento dei lavori. II progetto finale doveva essere realizzato con la collaborazione di studi d'architettura locali. Nella prima fase del progetto ho chiesto alle partecipanti di sottopormi delle proposte che riguardassero semplicemente la configurazione delle unità residenziali. Nel corso degli ultimi cinquant'anni le innumerevoli case costruite in Giappone sia dall'amministrazione pubblica sia dai privati sona state basate sui modello n-LDK. dove "n" sta per un numero variabile di stanze e "LDK" per Living-Dining-Kitchen, 66
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave ossia gli ambienti destinati alle attività comuni. Si trattava di abitazioni ideate per le cosiddette famiglie nucleari che dovevano condurre una vita moderna e borghese in case di loro proprietà. II concetto di famiglia nucleare e il modello n-LDK erano strettamente connessi. Sin dal 1955, i governi conservatori giapponesi hanno adottato politiche di edilizia pubblica basate sulla famiglia nucleare e sui modello n-LDK. La legge sull'edilizia pubblica mira ad assegnare al governo centrale il controllo sulla configurazione dei complessi residenziali. II governo centrale stabilisce il budget complessivo destinato ai progetti di edilizia pubblica così come la quantità di appartamenti da realizzare; tali cifre vengono poi suddivise tra le amministrazioni locali che si occupano di spendere quel denaro e di costruire le case. Anche i preventivi di spesa sono calcolati in termini di unita n-LDK. Questo modello e stato adottato nell'edilizia urbana non solo dalle amministrazioni pubbliche ma anche dai costruttori privati. Gli agenti immobiliari che agiscono da mediatori nel mercato immobiliare hanno adottato il modello n-LKD persino nei loro annunci pubblicitari. Dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi, i settori privato e pubblico hanno abbracciato la stessa tipologia di edilizia urbana, che resiste malgrado l'immagine di famiglia moderna per cui era stata ideata non esista più. Personalmente sono infatti convinto che quei concetti non riflettano più la società consumistica di oggi dominata dai media. Un architetto che desideri risolvere questa contraddizione deve innanzitutto abbandonare il modello n-LDK che in Giappone si impone da cinquant'anni. Alcuni cambiamenti si stanno già verificando nel settore privato, ma in effetti l'attenzione si è concentrata solo sugli occupanti alquanto eccentrici di quelle nuove abitazioni. In realtà si è quasi voluto ignorare il fatto che questi cambiamenti siano parte di una tendenza più ampia. A mio parere il fenomeno diverrà evidente quando comincerà a interessare anche l'edilizia pubblica. E necessario, pertanto, cambiare le unita abitative stesse. E’ per questo motivo che la mia prima richiesta riguardava appunto l'organizzazione della spazio nelle unità abitative.
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Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
Figura 71 - Planimetria generale del complesso (1. Takahashi – 2. Hawley – 3. Sejima – 4. Diller)
Gli edifici di appartamenti proposti dai quattro architetti erano frutto di approcci alla progettazione molto diversi. Si può affermare che ogni proposta rifletteva il background culturale della sua autrice. Elizabeth Diller ha introdotto pareti mobili all'interno di unità composte da un solo locale, secondo il modello utilizzato nei loft di New York. Un loft e uno spazio indefinito; molti artisti si trasferiscono in un loft per trasformarlo in una sorta di casa studio. In questo tipo di unità non esistono divisori ma il programma del progetto giapponese -basato appunto sui modello nLDK- prevedeva la suddivisione degli spazi in ambienti più piccoli. II problema era come conciliare due posizioni così distanti. Nelle soluzioni adottate alla fine compaiono i tramezzi mobili. Le unità possono dunque essere completamente aperte. Christine Hawley ha scelto il tipo di appartamento su due livelli sviluppato dal Movimento Moderno. L'estensione verticale dello spazio dell’unità è teso a bilanciare l'estensione ridotta dell' edificio di appartamenti. Questa tipologia e stata già utilizzata nell'edilizia pubblica giapponese, ma i piani, sono semplicemente impilati uno sopra l'altro e collegati da scale. In genere, abitazioni simili non sono viste favorevolmente perché gli spazi sono piuttosto ristretti. La proposta della Hawley conteneva molte soluzioni progettuali mirate a superare questi limiti. Gli abitanti dei suoi appartamenti avvertono un senso dello spazio che si estende in tre dimensioni. Le proposte dei due architetti giapponesi erano basate entrambe sulle tipologie edilizie precedenti l'introduzione del modello n-LDK. Akiko Takahashi si è ispirata alla disposizione quadripartita tipica delle case di campagna giapponesi, mentre Kazuyo Sejima ha utilizzato il tradizionale modello lineare a toriniwa (sorta di corridoio centrale che collega i vari ambienti) delle case di città. Ovviamente si trattava di fantasiose rielaborazioni dei modelli tradizionali e non di un semplice 68
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave ritorno al passato. Nel progetto della Takahashi, l'edificio si sviluppa in verticale e al suo interno la parte residenziale occupa un'area leggermente sollevata; l'architetto ha così introdotto una sorta di ingresso molto simile alla veranda caratteristica dell'architettura giapponese. La Sejima si è ispirata al concetto di corridoio corrispondente al toriniwa e lo ha esteso in verticale; nel suo progetto questo elemento è collegato a un giardino pensile.
Figura 72 - Gli edifici di Hawley e Takahashi
E’ interessante notare che nessuna delle unita abitative proposte adotta il modello nLDK, malgrado tutte rispettino la legge in materia di edilizia pubblica che pure favorisce quel formato. Si tratta al contrario di nuove interpretazioni di tipologie come il loft, l'appartamento su due livelli, la casa quadripartita e la casa a toriniwa, che risalgono a un periodo precedente l'introduzione del modello n-LDK. II rifiuto del "principio maschile" si è tradotto in un progetto edilizio più originale. Non intendo dire con ciò che tale risultato e stato raggiunto solo perche gli architetti erano donne, ma piuttosto che l'istintiva negazione del "principio maschile" è stata uno dei fattori che hanno contribuito all'unicità dei progetti.
69
Trasformazione urbana dellâ&#x20AC;&#x2122;area dello stadio a San DonĂ di Piave
Figura 73 - Vista da Sud dell'edificio di Sejima
Per quanto le forme siano regolari, le curvature impresse alle planimetrie creano uno spazio urbano variegato. I quattro edifici proposti sono visibili da tutte le direzioni e anzichĂŠ apparire come un gruppo di volumi monotoni e uniformi, ognuno di essi si distingue per un suo carattere proprio. Questo tipo di spazio urbano non ha precedenti in Giappone.
70
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
4.4.7. Alcuni interessanti progetti residenziali contemporanei
Figura 74 - Cino Zucchi, Quartiere Töölö, Taivallahti campus, edificio residenziale (Helsinki, 2006)
Figura 75 - Filippo Tisselli, edificio residenziale (Cesena, 2009)
71
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
Figura 76 – KK Architetti, Complesso residenziale (Commugny, 2008)
Figura 77 - Alvisi Kirimoto & Partners, edificio per terziario e residenziale (Bari, 2008)
72
Trasformazione urbana dellâ&#x20AC;&#x2122;area dello stadio a San DonĂ di Piave
Figura 78 - DPMM Architetti, residenze miste per studenti ed anziani (Sassari, 2008)
73
Trasformazione urbana dellâ&#x20AC;&#x2122;area dello stadio a San DonĂ di Piave
4.5. Work in progress: soluzioni viabilistiche e insediative
Figura 79 - Schizzo di studio per la viabilitĂ e zone limitrofe all'area di progetto
Figura 80 - Analisi delle altezze degli edifici limitrofi e studio dei coni ottici visuali
74
Trasformazione urbana dellâ&#x20AC;&#x2122;area dello stadio a San DonĂ di Piave
Figura 81 - Prima soluzione insediativa presa in esame
75
Trasformazione urbana dellâ&#x20AC;&#x2122;area dello stadio a San DonĂ di Piave
Figura 82 - Quattro schizzi di studio per altrettante soluzioni insediative
76
Trasformazione urbana dellâ&#x20AC;&#x2122;area dello stadio a San DonĂ di Piave
4.6. Work in progress: soluzioni architettoniche Si presentano di seguito alcune immagini che illustrano il percorso di progettazione dallâ&#x20AC;&#x2122;idea iniziale alla bozza del progetto definitivo; un percorso fatto di successive approssimazioni per arrivare a definire alcune questioni architettoniche in modo che fossero compatibili sia con le scelte architettoniche che armoniose con lâ&#x20AC;&#x2122;ambiente circostante.
Figura 83 - Ipotesi di aggregazione 1
Figura 84 - Ipotesi 1 con volumetrie
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Trasformazione urbana dellâ&#x20AC;&#x2122;area dello stadio a San DonĂ di Piave
Figura 85 - Ipotesi aggregazione 2
Figura 86 - Prima bozza per gli edifici su ipotesi 2
78
Trasformazione urbana dellâ&#x20AC;&#x2122;area dello stadio a San DonĂ di Piave
Figura 87 - Ancora ipotesi 2, volo d'uccello
Figura 88 - Ipotesi 3
79
Trasformazione urbana dellâ&#x20AC;&#x2122;area dello stadio a San DonĂ di Piave
Figura 89 - Proposta prospetti edifici per ipotesi 3
Figura 90 - Corte interna edifici per ipotesi 3
80
Trasformazione urbana dellâ&#x20AC;&#x2122;area dello stadio a San DonĂ di Piave
Figura 91 - Ipotesi 4, corte interna
Figura 92 - Ipotesi 4, vista strada
81
Trasformazione urbana dellâ&#x20AC;&#x2122;area dello stadio a San DonĂ di Piave
Figura 93 - Studio per i sentieri nel parco
Figura 94 - Studio particolare architettonico terrazza
82
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
Figura 95 – Studio per la composizione delle facciate (01)
Figura 96– Studio per la composizione delle facciate (02)
83
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
Figura 97– Studio per la composizione delle facciate (03)
Figura 98– Studio per la composizione delle facciate (04)
84
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
Figura 99– Studio per la composizione delle facciate (05)
Figura 100– Studio per la composizione delle facciate (06)
85
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
Figura 101– Studio per la composizione delle facciate (07)
Figura 102– Studio per la composizione delle facciate (08)
86
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
Figura 103– Studio per la composizione delle facciate (09)
Figura 104– Studio per la composizione delle facciate (10)
87
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
Figura 105– Studio per la composizione delle facciate (11)
Figura 106– Studio per la composizione delle facciate (12)
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Trasformazione urbana dellâ&#x20AC;&#x2122;area dello stadio a San DonĂ di Piave
Figura 107 - Studio per i percorsi del parco
Figura 108 - Studio per un sistema di frangisole
89
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
4.7. Dati del progetto L’intervento complessivo si può schematizzare prendendo in considerazione i quattro blocchi insediativi proposti; chiameremo Edificio “A” ed Edificio “B” i due condomini a destra di via Pralungo; Edificio “C” e “D” le due costruzioni a sinistra. Per quanto riguarda i vincoli dettati dalla variante del PRGC (non ancora approvata e quindi passibile di ulteriori modifiche), ci si deve confrontare con un indice di edificabilità pari a 0,6 mq/mq di SNP (la cui definizione è riportata nel cap. 6.2); pertanto, considerate le superfici delle aree di progetto i limiti edificatori sono i seguenti: Ex-stadio Mappale Mappale
26 257
tot.
13485,91 259,24 13745,15
indice
0,6
SNP Verde Parcheggi
8247 3093 1031 Ex-parcheggio
Mappale Mappale tot. indice SNP Verde Parcheggi
423 13
3077,57 4194,91 7272,48 0,6 4363 1636 545
Per un totale di 12610 mq di SNP edificabile. Nella tabella sono riportate inoltre le quantità minime di superficie da destinare a verde e a parcheggi, come previsto dalle vigenti N.T.A. Edificio “A” L’edificio “A”, il più grande dell’intero intervento si sviluppa su sei piani fuori terra, più un interrato destinato ad autorimessa. Al piano terra sono previste quattro unità di tipo commerciale, due delle quali disposte su due piani. Al piano primo, oltre ai due
90
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave negozi precedentemente menzionati ci sono spazi per due grandi uffici o servizi in generale. I piani superiori sono invece completamente adibiti a residenze. I piani secondo e terzo sono simili, entrambi con 10 unità abitative per piano di diverse pezzature: l’appartamento tipo (78-90 mq) con due camere; gli appartamenti d’angolo (100 mq) con tre camere e ampia zona giorno. Infine al piano quarto e quinto gli appartamenti si trasformano in duplex (circa 130 mq) con tre camere e la zona notte al piano attico. L’autorimessa dispone di ampi box auto, uno per unità abitativa. L’edificio “A” quindi presenta una SNP totale pari a 4026 mq, per complessivi 30 appartamenti, 2 uffici e 4 negozi. Edificio “B” Simile al precedente come struttura, ospita quattro negozi al piano terra, due dei quali su due piani. Due uffici al piano primo. I piani successivi, 8 unità abitative per piano analoghe a quelle dell’edificio “A”. Gli ultimi due piani sono sempre occupati dai duplex. L’edificio “B” quindi presenta una SNP totale pari a 3361 mq, per complessivi 24 appartamenti, 2 uffici e 4 negozi. Edifici “C” e “D” Di analoga composizione, si distinguono per l’inferiore numero di appartamenti. Due negozi al piano terra, due uffici al piano primo e 6 appartamenti per piano. Gli edifici “C” e “D” quindi presentano una SNP totale pari a 5002 mq, per complessivi 36 appartamenti, 4 uffici e 4 negozi. Totale dell’intervento L’SNP complessiva dell’intervento è pari a 12389 mq, inferiore al dato limite di 12610 mq. Sono previste in totale 90 unità abitative (appartamenti), 8 unità da adibire a servizi (uffici) e 12 unità commerciali (negozi od attività affini). Per quanto riguarda gli standard urbanistici previsti sia per le aree verdi di pertinenza che per quanto riguarda i parcheggi, si omette la distinta ed il calcolo in quanto abbondantemente sovradimensionati rispetto alle richieste.
91
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
Bibliografia Baculo A. Disegno e ridisegno della città: seminario di studi con Léon Krier, Napoli,1983 Casagrande D., Carletto G. Il disegno della città tra utopia e realizzazione, San Donà di Piave, 2002 Croset P. Gino Valle a Udine, Milano, Mazzotta, 2007 Ferlenga A. Aldo Rossi, tutte le opere, Milano, Electa, 1999 Franchini A., Righetti P. Tipologie residenziali contemporanee, Milano, Be-Ma, 2000 French H., Planimetrie, sezioni e prospetti 4. Celebri complessi residenziali, Modena, Logos, 2009 Izzo A., Gubitosi C. James Stirling, Roma, Officina, 1976 Landi C. Progettare le abitazioni, Roma, EPC Libri, 2007 Rossi A. L’architettura della città, Padova, Marsilio, 1973 Rossi Prodi F. Analisi urbana e analisi del significato, Firenze, Alinea, 1987 Rykwert J. Gragotti associati, Milano, Rizzoli, 1995 Schittich C. High-Density Housing, Berlino, Edition DETAIL, 2004 Valle P. Mecanoo, Pragmatismo sperimentale, Milano, Skira, 2007 ARTICOLI DA RIVISTE Isozaki A. Complesso residenziale a Kitagata, in Casabella 755, Segrate-Milano, Arnoldo Mondadori Editore, maggio 2007
92
Trasformazione urbana dell’area dello stadio a San Donà di Piave
Allegato A: Tavole di progetto Indice delle tavole TAV.
T.1
Inquadramento territoriale
1:5000
TAV.
T.2
Confronto della viabilità dello stato di fatto e progetto
1:2000
TAV.
T.3
Viabilità ciclabile
1:5000
TAV.
T.4
Il sistema del verde e dei collegamenti pedonali
1:2500
TAV
T.5
Planimetria generale dei piani terra
1:1000
TAV.
P.0
Piante di riferimento
TAV.
P.1
Pianta piano terra
1:250
TAV.
P.2
Pianta piano primo
1:250
TAV.
P.3
Pianta piano secondo
1:250
TAV.
P.4
Pianta piano terzo
1:250
TAV.
P.5
Pianta piano quarto
1:250
TAV.
P.6
Pianta piano quinto
1:250
TAV.
P.7
Pianta piano interrato
1:250
TAV.
P.8.1
Pianta arredata appartamento tipo
1:100
TAV.
P.8.2
Pianta arredata appartamento d’angolo
1:100
TAV.
S.1
Sezione S-01
1:250
TAV.
S.2
Sezione S-02
1:250
TAV.
S.3.1
Sezione S-03 (1)
1:50
TAV.
S.3.2
Sezione S-03 (2)
1:50
TAV.
S.3.3
Sezione S-03 (3)
1:50
TAV.
A.1
Prospetto SUD-OVEST
1:250
TAV.
A.2
Prospetto SUD-EST
1:250
TAV.
A.3
Prospetto NORD-EST
1:250
TAV.
A.4
Prospetto NORD-OVEST
1:250
TAV.
V.1
Vista tridimensionale 1
-
TAV.
V.2
Vista tridimensionale 2
-
TAV.
V.3
Vista tridimensionale 3
-
TAV.
V.4
Vista tridimensionale 4
-
TAV.
V.5
Vista tridimensionale 5
-
TAV.
V.6
Vista tridimensionale 6
-
TAV.
V.7
Vista tridimensionale 7
-
TAV.
V.8
Vista tridimensionale 8
-
1:1000, 1:500
93
LEGENDA Area oggetto d'intervento Area in cui sono proposte modifiche parziali all'esistente
Inquadramento territoriale Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:5000
T.01
LEGENDA Aree di parcheggio Aree di parcheggio interrate Indicazione sensi di marcia Strade private in progetto Strada chiusa (progetto)
Confronto della viabilitĂ dello stato di fatto e di progetto Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:2000
T.02
Mussetta Noventa di P.
Fiera Porta Nord
Loc. Borgonovo Centri commerciali Ceggia
LEGENDA Area oggetto di intervento Pista ciclabile esistente Pista ciclabile di progetto Pista ciclabile su sede impropria Zona pedonale Aree di verde pubblico Centro cittadino
ViabilitĂ ciclabile Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:5000
T.03
Fiera Porta Nord
LEGENDA Edifici di progetto Principali percorsi pedonali di collegamento Pista ciclabile di progetto Aree pedonali Aree verdi Centro cittadino
Il sistema del verde e dei collegamenti pedonali Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:2500
T.04
Planimetria generale dei piani terra Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:1000
T.05
S-01
S-02
S-01
Rif. Tavola P.8.2 "Pianta arredata appartamento d'angolo"
S-03
S-03
S-02
Rif. Tavola P.8.1 "Pianta arredata appartamento tipo" Rif. Tavole P.1, P.2, P.3, P.4, P.5, P.6, P.7 "Blocco A"
Piante di riferimento (Planim. generale dei piani terra e Pianta piano secondo) Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:1000,1:500
P.0
S - 01 S-02
Pianta piano terra Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
S-01
S-03
S-03
S-02
Scala Disegno 1:250
P.1
S - 01 S-02
Pianta piano primo Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
S-01
S-03
S-03
S-02
Scala Disegno 1:250
P.2
S - 01 S-02
Pianta piano secondo Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
S-01
S-03
S-03
S-02
Scala Disegno 1:250
P.3
S - 01 S-02
Pianta piano terzo Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
S-01
S-03
S-03
S-02
Scala Disegno 1:250
P.4
S - 01 S-02
Pianta piano quarto Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
S-01
S-03
S-03
S-02
Scala Disegno 1:250
P.5
S - 01 S-02
Pianta piano quinto Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
S-01
S-03
S-03
S-02
Scala Disegno 1:250
P.6
S - 01 S-02
Pianta interrato Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
S-01
S-03
S-03
S-02
Scala Disegno 1:250
P.7
Pianta arredata appartamento tipo Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:100
P.8.1
Pianta arredata appartamento d'angolo Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:100
P.8.2
Sezione S-01 Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:250
S.1
Sezione S-02 Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:250
S.2
Rivestimento in lastre di rame (sp. 6/10 mm) Tamponamento in pannelli sandwich in alluminio e schiuma di poliuretano espanso (sp. 8 cm)
Tamponamento in doppia lastra di gesso (sp. 6 cm) Struttura in elevazione in acciaio e riempimento in lana di roccia (sp. 25 cm)
Struttura in acciaio
Tamponamento in doppia lastra di gesso (sp. 6 cm)
Sezione S-03 rif.
Pavimentazione (sp. 2 cm) Strati di allettamento e integrazione impiantistica (sp. 10 cm) Pacchetto strutturale in acciaio (sp. 25 cm) e riempimento in lana di roccia Scala con struttura in acciaio UPN200
Sezione S-03 (1) Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Finitura in lastre di gesso (sp. 3 cm)
Scala Disegno 1:50
S.3.1
Rivestimento esterno in lastre di EPS rigido intonacato Struttura in elevazione in acciaio e riempimento in lana di roccia (sp. 25 cm) Tamponamento in doppia lastra di gesso (sp. 6 cm)
Sezione S-03 rif.
Pavimentazione (sp. 2 cm) Parapetto in acciaio zincato
Strati di allettamento e integrazione impiantistica (sp. 10 cm) Pacchetto strutturale in acciaio (sp. 25 cm) e riempimento in lana di roccia Finitura in lastre di gesso (sp. 3 cm)
Trave in acciaio IPE500 Pilastro in acciaio HE300A
Sezione S-03 (2) Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:50
S.3.2
Rivestimento esterno in lastre di EPS rigido intonacato Struttura in elevazione in acciaio e riempimento in lana di roccia (sp. 25 cm) Sezione S-03 rif.
Tamponamento in doppia lastra di gesso (sp. 6 cm)
Pavimentazione (sp. 2 cm) Strati di allettamento e integrazione impiantistica (sp. 10 cm) Materassino isolante (sp. 5cm) Guaina desolarizzante
Struttura in elevazione in calcestruzzo armato (sp. 40 cm)
Griglia di ventilazione
Vespaio
Sezione S-03 (3) Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:50
S.3.3
Prospetto SUD-OVEST Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno
A.1
Prospetto SUD-EST Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:250
A.2
Prospetto NORD-EST Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:250
A.3
Prospetto NORD-OVEST Trasformazione urbana dell'area dello stadio a San DonĂ di Piave
Scala Disegno 1:250
A.4