L’EDILIZIA POPOLARE BREVE INTRODUZIONE DUE CASI STUDIO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
Arch. Marco Pavan info@marcopavan.eu
INTRODUZIONE
La seguente presentazione che ha come oggetto l’edilizia popolare, toccherà i punti espressi sinteticamente a fondo pagina: dapprima si farà una breve panoramica su quanto si è fatto in Europa nel secondo dopoguerra in particolare in Germania e Francia, per passare quindi ad analizzare il nostro paese. Dopo una carrellata sulla legislazione prodotta in materia fino ad arrivare ai giorni nostri, con particolare attenzione al piano Fanfani noto come INA-casa, si entrerà più in profondità analizzando gli aspetti fondamentali di un piano per l’edilizia economica e popolare. Per completare la trattazione, si presentano due casi studio su cui sono state fatte alcune riflessioni: il PEEP Est del Comune di Udine e il quartiere popolare Rozzol-Melara nel comune di Trieste. Edilizia popolare in Europa
Italia: legislazione
Il piano INA-casa
Il piano per l’edilizia popolare
Il PEEP Est A Udine
RozzolMelara A Trieste
EDILIZIA POPOLARE IN EUROPA
Edilizia popolare in Europa
Italia: legislazione
Il piano INA-casa
Il piano per l’edilizia popolare
Il PEEP Est A Udine
RozzolMelara A Trieste
EDILIZIA POPOLARE IN EUROPA Germania
Tra il 1925 e il 1930 la Germania era il paese con la più innovativa ed estensiva progettazione in campo di edilizia residenziale pubblica a basso costo, principalmente nei centri di Berlino, Francoforte e Colonia. Questo tipo di insediamenti si resero necessari a causa delle disastrose condizioni in cui si trovavano gli appartamenti nel periodo pre-bellico. Normalmente gli edifici (siedlungen) erano non troppo alti, entro i 5 piani e posizionati in zone suburbane, dove gli abitanti potevano godere di luce, aria e sole, a differenza dei centri urbani.
Immagine 1 – Onkel Toms Hutte (1927) Immagine 2 - Britz (1930)
Furono gli architetti Martin Wagner, insieme a Bruno Taut i maggiori responsabili della costruzione di migliaia di abitazioni nei dintorni di Berlino, inclusi i quartieri di Britz, con al suo interno la famosa siedlung a ferro di cavallo e di Onkel Toms Hutte, che prese il nome da un ristorante nelle vicinanze. Altrettanto importante è stato l'operato di Ernst May a Francoforte, per un totale di 15.000 unità, raggruppate in 23 quartieri. May ha inoltre improntato la sua linea di ricerca sulle tecniche di costruzione innovative e non ultimo, studiando i moti dell'aria all'interno delle unità, in base alle differenti configurazioni di pianta. Edilizia popolare in Europa
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EDILIZIA POPOLARE IN EUROPA Francia
In Francia, circa 14 milioni di presone alloggiano nei cosiddetti HLM (habitation à loyer modéré, abitazione ad affitto moderato), cioè circa un quarto della popolazione francese. Il sistema degli HLM è stato generato negli anni '50 perché la scarsa costruzione di abitazioni tra le due guerre, il boom delle nascite e l'esodo dalle campagne che portava sempre più gente in città, aveva fatto scattare l'emergenza, stimando in 4 milioni di unità il deficit di residenze.
Immagine 1 – Residenza HLM a Yerres in Rue de Paris (1955) Immagini 2 – 5 Viste di Sénart-Ville Nouvelle
Il programma prevedeva delle grandi costruzioni in linea, rettangolari, in modo da permettere alle gru di scorrere lungo dei binari e i materiali da costruzione, disposti parallelamente in entrambi i lati della costruzione, facessero risparmiare tempo e maestranze per la costruzione. A partire dagli anni '60 la rapida urbanizzazione di alcune città ha portato le autorità a pianificare lo sviluppo dei grandi agglomerati creando delle nuove città (villes nouvelles) nelle loro periferie. Sono nate così nuovi insediamenti nei pressi di Lilla, Lione, Marsiglia, Rouen e soprattutto Parigi. Una tra le più popolose è la città di Senart (fondata nel 1973), nella periferia di Parigi, che conta quasi 100.000 abitanti. Edilizia popolare in Europa
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LA LEGISLAZIONE ITALIANA
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LEGISLAZIONE NAZIONALE Legge 185/2002 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 giugno 2002, n. 122, recante disposizioni concernenti proroghe in materia di sfratti, di edilizia e di espropriazione Legge 21/2001 Misure per ridurre il disagio abitativo ed interventi per aumentare l'offerta degli alloggi in locazione Legge 136/1999 Norme per il sostegno ed il rilancio dell'edilizia residenziale pubblica e per interventi in materia di opere a carattere ambientale. Legge 560/1993 Norme in materia di alienazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica Legge 179/1992 Norme per l'edilizia residenziale pubblica Legge 59/1992 Nuove norme in materia di società cooperative Legge 168/1982 Misure fiscali per lo sviluppo dell'edilizia abitativa Legge 457/1978 Norme per l'edilizia residenziale Legge 513/1977 Testo unico e disposizioni generali sull'edilizia popolare ed economica. Provvedimenti urgenti per l'accelerazione dei programmi in corso, finanziamento di un programma straordinario e canone minimo dell'edilizia residenziale pubblica Legge 865/1971 Programmi e coordinamento dell'edilizia residenziale pubblica - Norme sull'espropriazione per pubblica utilità - Modifiche ed integrazioni alle leggi 17 agosto 1942, n. 1150; 18 aprile 1962, n. 167; 29 settembre 1964, n. 847; - Autorizzazione di spesa per gli interventi straordinari nel settore dell'edilizia residenziale, agevolata e convenzionata. Legge 167/1962 Disposizioni per favorire l’acquisizione di aree per l’edilizia economica e popolare
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RozzolMelara A Trieste
LA LEGISLAZIONE NAZIONALE La Legge 18 aprile 1962 n. 167 Disposizioni per favorire l'acquisizione di aree fabbricabili per l'edilizia economica e popolare. Il compito di assicurare la disponibilità di aree edificabili e la loro urbanizzazione - istituzionalmente riservato al Comune - trova una disciplina organica e funzionale con la formazione dei piani di zona previsti dalla Legge 167. Obiettivi:
Immagine 1 – Genova, complesso Forte dei Quezzi (1968) Immagine 2 – Un’altra immagine del “Biscione”
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Italia: legislazione
•inserimento dell'edilizia economica popolare nell'ambito di piani inquadrati e coordinati in uno strumento urbanistico comunale particolareggiato; •possibilità per i Comuni di costituire un patrimonio di aree da urbanizzare e cedere ai soggetti; •assoggettamento di tutte le aree all'esproprio indipendentemente dalla loro destinazione in modo da creare l'indifferenza dei proprietari nei confronti della previsione dei piani; •acquisizione delle aree ad un prezzo che cerchi di eliminare le plusvalenze formatesi in conseguenza della espansione della città e che consenta un'azione calmieratrice sul mercato delle aree edificabili; •possibile integrazione dell'edilizia realizzata dagli Enti pubblici (IACP) con quella privata, in funzione dell'insediamento di quartieri socialmente equilibrati. Il piano INA-casa
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Il PEEP Est A Udine
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LA LEGISLAZIONE NAZIONALE La Legge 14 febbraio 1963, n. 60
Immagine 1 – Milano, quartiere S. Ambrogio (1964) Immagine 2 – Quartiere Gallaratese – Aymonino (1967)
Sostituisce la gestione INA Casa con la GESCAL e promuove un piano decennale di costruzione di alloggi. Obiettivi: •la previsione di finanziamenti per la realizzazione di attrezzature e servizi per attività spirituali, ricreative e sociali nonché di impianti ed attrezzature sportivi; •l'adozione di particolareggiate norme tecniche di esecuzione delle costruzioni; •il finanziamento di ricerche operative sull'edilizia residenziale e di progetti edilizi sperimentali. Edilizia popolare in Europa
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Il piano INA-casa
Il piano per l’edilizia popolare
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LA LEGISLAZIONE NAZIONALE 1972 : la legge 865
Immagine 1 – Roma, Corviale (1974) Immagine 2 – Quartiere Laurentino (1976)
Obiettivi: •Riordino generale delle competenze in materia di edilizia residenziale pubblica, sia per quanto riguarda i livelli istituzionali di programmazione e gestione sia per ciò che concerne le risorse finanziarie; •Finanziamento di un programma triennale; •Costruzione unitaria di grandi quartieri; •Avvio delle politiche di recupero dell’esistente; Edilizia popolare in Europa
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LA LEGISLAZIONE NAZIONALE La legge 17 febbraio 1992 n. 179
Immagine 1 – Bologna, Progetto Europa (1998) Immagine 2 – Cinisello Balsamo (MI), Sant’Eusebio
La novità principale consiste nella normativa relativa alla riqualificazione urbana attraverso: •Piani integrati di intervento (art. 16); •Programmi di riqualificazione urbana (art. 2); •Programmi di recupero urbano (introdotti dalla legge 493/93) a valere sui fondi ordinari ex Gescal; Edilizia popolare in Europa
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IL PIANO INA-CASA
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IL PIANO INA-CASA Il Piano Fanfani
Con la legge 28 febbraio 1949, n. 43 il Parlamento approvò il "Progetto di legge per incrementare l'occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per i lavoratori" ed inizialmente il piano prevedeva una durata settennale, ma successivamente venne prorogato sino al 1963. Grande promotore dell’iniziativa fu l’allora ministro del lavoro e della previdenza sociale Amintore Fanfani, tanto che successivamente il piano nei commenti giornalistici venne spesso denominato come "Piano Fanfani".
Immagini 1 e 2 Concorso nazionale INA-casa 1955, progetto di V. Gregotti per casa in linea; prospettiva e prospetto Edilizia popolare in Europa
Italia: legislazione
Il piano INA-casa
L'intervento gestito dall'INA-casa voleva favorire oltre al rilancio dell’attività edilizia anche l’assorbimento di una considerevole massa di disoccupati e la costruzione di alloggi per le famiglie a basso reddito. Il piano per l’edilizia popolare
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IL PIANO INA-CASA I cantieri
Immagini 1 e 2 Concorso nazionale INA-casa 1955, progetto di V. Gregotti per casa in linea; piante di due alloggi e pianta con arredi Edilizia popolare in Europa
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Il piano INA-casa
I dati del piano individuati da pubblicazioni in materia rilevano una grande vitalità ed impatto del medesimo sulla vita economica e sociale del paese. Infatti solo pochi mesi dopo l’approvazione della legge nell’estate del 1949 verrà aperto il primo cantiere, dei 650 che risulteranno aperti nell’autunno dello stesso anno. Il ritmo di costruzione della macchina dell’'INA-casa sarà estremamente efficiente, e con la sua entrata a regime produrrà circa 2800 unità abitative a settimana con la consegna sempre settimanale di circa 550 alloggi alle famiglie assegnatarie. Nei primi sette anni di vita verranno investiti complessivamente 334 miliardi di lire per la costruzione con 735.000 vani corrispondenti a 147.000 alloggi. Alla fine dei quattordici anni di durata i vani realizzati saranno, invece, in totale circa 2.000.000, pari a 355.000 alloggi. Il Piano INA-casa alla sua scadenza avrà aperto 20.000 cantieri che porteranno, come era negli intenti dei legislatori, ad impiegare molta mano d’opera stabile a circa 41.000 lavoratori edili all'anno costituenti un impiego pari il 10% delle giornate-operaio del epoca. Il piano per l’edilizia popolare
Il PEEP Est A Udine
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IL PIANO INA-CASA I manuali tecnici
Immagini 1 , 2 e 3 Sequenza di immagini tratte dai fascicoli: esempi di piante e possibile aggregazione; prospetti tipo.
I fascicoli dell'INA-casa vanno considerati in quanto promotori della realizzazione di insediamenti fino a quel momento inediti, accompagnando il processo edilizio dall'ideazione al collaudo, in grado di orientare i progettisti, senza però vincolarli con modelli indiscutibili. Il testo (tre fascicoli in tutto prodotti nel '49-50 e '56) tratteggia una strategia fondamentale basata su raccomandazioni, suggerimenti, "quasi norme" che dovevano essere adattate in base alle esigenze diverse dei progetti.
Immagine 4 Copertine dei manuali tecnici redatti
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IL PEEP
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IL PIANO DI EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE Cos’è e perché si fa un Peep
Il Peep è definito come <<il piano delle zone da destinare alla costruzione di alloggi a carattere economico e popolare, nonché alle opere e servizi complementari, urbani e sociali, ivi comprese le aree a verde pubblico>> (L . 18/04/1962 n°167, art. 1) Il Peep è quindi una forma di piano particolareggiato per il settore dell’intervento pubblico nell’edilizia residenziale che non definisce dunque solamente gli aspetti fisici e gestionali delle residenze, ma ne prevede anche le relative attrezzature di servizio. La sopraccitata legge poneva l’obbligo ai comuni capoluogo di provincia o con popolazione superiore ai 50.000 abitanti di dotarsi si un Peep, fermo restando che qualunque comune, previa deliberazione del consiglio comunale, poteva dotarsi, all’occorrenza, di un piano analogo. Va ricordato inoltre che la validità di un Peep era stabilita in 10 anni (successivamente portati a 18 dalle leggi seguenti) e che l’avvento delle leggi regionali ha stabilito dei criteri tra la proporzione di aree destinate all’edilizia popolare e quelle riservate all’edilizia privata; di conseguenza si porrà la necessità per i comuni di dotarsi periodicamente di nuovi piani.
Udine, 1956, Via Morpurgo. Sede dell’IACP e 9 alloggi
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IL PIANO DI EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE Cosa si intende per edilizia economica e popolare La legge non dà una definizione precisa di edilizia economica e popolare; per averla dobbiamo riferirci al T.U. sull’edilizia popolare ed economica del 28/04/1938 n. 1165, art 48 e 49: Case popolari (dall’art. 48) Ogni alloggio deve: a) avere non meno di due e non più di cinque vani abitabili (oltre i locali accessori costituiti da cucina, bagno, latrina, ripostiglio e ingresso); b) avere il proprio accesso diretto dal ripiano della scala; c) essere fornito di latrina propria; d) essere provvisto di presa d'acqua nel suo interno, se esiste nel centro urbano l'impianto di distribuzione di acqua potabile; e) soddisfare alle altre condizioni di salubrità richieste dai regolamenti di igiene e di edilizia. La superficie utile non può essere superiore: - a 65 metri quadrati per gli alloggi di due vani ed accessori; - a 80 metri quadrati per gli alloggi di tre vani ed accessori; - a 95 metri quadrati per gli alloggi di quattro vani ed accessori; - a 110 metri quadrati
Immagine 1 – Udine, via S. Domenico Peep Ovest (1978) Immagine 2 – Udine, via Chisimaio Peep Ovest (1977)
Case economiche (dall’art. 49) Dette case debbono avere le caratteristiche di cui alle lettere b), c), d) ed e) dell'art.48 e non più di dieci vani abitabili esclusi da questo numero i locali accessori e di servizio, come latrina, bagno, cucina e ripostigli. Edilizia popolare in Europa
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IL PIANO DI EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE Il dimensionamento del piano 1.Previsione del fabbisogno di abitazioni Prevedere quanta produzione edilizia (misurata in termini di vani, alloggi, metri cubi costruiti, …) sia necessaria a coprire, per tutto l’arco di validità del piano, i bisogni abitativi esistenti in un ambito comunale, indipendentemente dalla destinazione sociale. 2.Previsione del fabbisogno di edilizia economica e popolare Si tratta di individuare quella parte del fabbisogno di abitazione precedentemente considerato (misurato in percentuale, ma sempre in termini di vani, alloggi, …) rapportato alle necessità abitative di gruppi sociali prevalentemente a reddito basso e medio.
Immagine 1 – Udine, Via Joppi, S. Rocco (1976) Immagine 2 – Udine, Via Sedegliano, S. Osvaldo (1971)
Originariamente, il modo di valutare il fabbisogno, costituiva quasi un indicatore dell’orientamento dell’amministrazione locale a controllare incisivamente lo sviluppo urbano del territorio: il peep veniva individuato praticamente come l’unico strumento urbanistico e si tendeva a far coincidere le due previsioni di fabbisogno, destinando il piano a controllare quasi totalmente l’espansione edilizia. Edilizia popolare in Europa
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IL PIANO DI EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE Calcolo del fabbisogno di edilizia residenziale Il metodo, indicato dal Ministero dei Lavori Pubblici nel 1963, si basa su: 1.Previsione dell’incremento demografico per il periodo di validità del piano (confrontando il trend del periodo, correggendo i dati in base alla struttura della popolazione, occupazione e flussi migratori) 2.Calcolo del fabbisogno di stanze dovuto all’incremento demografico 3.Stima del numero di vani da costruire in relazione al fabbisogno (calcolato tenendo conto anche di quello che si è già costruito ed in relazione a quello)
Immagine 1 – Udine, Via Chisimaio, Peep Ovest (1976) Immagine 2 – Udine, Via Di Giusto, Peep Est (1971)
La cifra del fabbisogno di edilizia economica e popolare (da assumere quindi come base per il dimensionamento del Peep) si ottiene applicando una percentuale (che varia dal 40% al 70%) alla cifra di fabbisogno totale. Pur trattandosi di un metodo approssimativo, si evidenziano dei problemi in quanto considera in modo solamente marginale i problemi di riuso del parco alloggi esistente e ignora del tutto le possibilità di una semplice ridistribuzione delle famiglie nel parco alloggi stesso. Edilizia popolare in Europa
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IL PIANO DI EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE Criteri per la localizzazione delle aree Peep
a)Elevato grado di urbanizzazione primaria e secondaria b)Facilità di allacciamento a costi contenuti alle infrastrutture primarie esistenti c)Caratteristiche idro-geomorfologiche dei terreni tali da incidere in misura contenuta sui costi di costruzione d)Collegamento efficiente con il contesto urbano circostante e distanza contenuta e)Buona accessibilità della zona Peep f)Buone condizioni di microclima g)Adeguata ampiezza delle singole zone h)Assetto della proprietà fondiaria ed edilizia (per i problemi che può comportare in fase di esproprio) i)Condizione di degrado degli edifici (in caso di intervento sull’esistente) j)Perseguimento di obiettivi secondari assunti dall’amministrazione pubblica (massimizzazione dell’utilizzo di infrastrutture esistenti in zone di espansione)
Immagine 1 – Udine, Quartiere Villaggio del Sole (1956) Immagine 2 – Udine, Quartiere di via Pradamano (1954)
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IL PIANO DI EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE Gli elaborati richiesti
Immagine 1 – Udine, via Di Giusto, Peep Est (1981) Immagine 2 – Vita nel Peep Est
1.Planimetria di Prg o di Pdf (per evidenziarne coerenza delle scelte, eventuali varianti, …) 2.Planimetria contenente gli elementi di progetto (planivolumetrico) – sovrappone le indicazioni di progetto all’individuazione delle aree interessate 3.Elenco catastale delle proprietà comprese nel piano 4.Norme urbanistiche ed edilizie (criteri, distanze, caratteristiche, tipologie, altezze, materiali, requisiti, …) 5.Relazione illustrativa 6.Relazione sulle previsioni di spesa per le sistemazioni generali necessarie all’attuazione del piano
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UDINE: IL PEEP EST
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Il piano per lâ&#x20AC;&#x2122;edilizia popolare
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UDINE: IL PEEP EST Localizzazione
Mappa di Udine che rappresenta tutti gli interventi nel comune da parte dell’Istituto Autonomo Case Popolari fino agli anni ‘80. L’ingrandimento mostra il Peep Est, situato a Nord-Est di Udine, appunto, oggetto dello studio.
Immagine 1 – IACP Udine, planimetria generale della zona “A” del Peep Est per 922 alloggi
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UDINE: IL PEEP EST Planimetria generale
Immagini 1 e 2 Il centro commerciale e polifunzionale di quartiere come previsto nel progetto dell’Arch. Tenca Montini e, sotto come si presenta oggi
Verde pubblico
Viabilità principale
Edifici
Viabilità secondaria
Servizi
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Aree di pertinenza ai servizi
Sentieri pedonali
Parcheggi
Ferrovia
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UDINE: IL PEEP EST Edifici – Zona “A”
Immagini 1-5 Edifici costruiti nella zona evidenziata come “A” in planimetria Immagine 6 – Pianta tipo delle costruzioni in linea (IACP UD)
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UDINE: IL PEEP EST Edifici – Gino Valle per IACP 1976
Immagini 1-4 Viste del fabbricato progettato da Gino Valle – 48 alloggi
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UDINE: IL PEEP EST Edifici – Zona “B”
Immagini 1 e 4 - G. Polesello, Edificio residenziale IACP a Udine (1983-87) Immagine 2 – Edificio di un sistema “a corte” Immagine 3 - Fabbricati di nuova edificazione
L’edificio di Polesello è sospeso da terra da setti paralleli e colonne in cemento armato e ritmato dalla composizione delle finestre a nastro su un lato e dal vetro cemento sull’altro. Sul lato strada invece, i setti di cemento lasciano spazio a pilastri sghembi in acciaio. Edilizia popolare in Europa
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UDINE: IL PEEP EST Servizi
4 Immagine 1 – La chiesa Immagine 2 – Il comando dei Carabinieri Immagine 3 - N. Tenca Montini, Il centro commerciale e polifunzionale, 1984 Immagine 4 – Gli impianti sportivi di quartiere Immagine 5 – La scuola media
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2 1
Il progetto del centro polifunzionale di quartiere, di Nino Tenca Montini, propone un edificio a forma di "C" ad un piano. Un'ampia zona porticata permette di attraversarlo e di accedere ai diversi locali delimitati da ampie vetrate con gli infissi metallici. Il ritmo della facciata, composta da grandi portali, è cadenzato da una serie di pilastri in acciaio. Edilizia popolare in Europa
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UDINE: IL PEEP EST Verde pubblico e parcheggi
Immagine 1 – Parco pubblico dietro la scuola media Immagine 2 – Corte dietro l’edificio di Valle Immagine 3 - Altri edifici con corte interna Immagine 4 – Parco pubblico davanti alla scuola elementare Immagine 5 – Verde attorno alla zona commerciale
1
2
3 5
4
Il verde nel quartiere è abbondante, ben distribuito e ben manutenuto; sono evidenti gli interventi di nuova sistemazione nell’area tra il centro polifunzionale e le scuole elementare e media. Tra gli edifici in linea di grandi dimensioni è spesso presente una corte coltivata a prato, racchiusa tra viali alberati. Le possibilità di parcheggio sono ampie: si può parcheggiare ai bordi di quasi ogni strada principale e secondaria; inoltre sono previste delle aree di sosta più abbondanti in prossimità della scuola elementare (all’ingresso Sud del quartiere), vicino alla zona commerciale e in corrispondenza degli impianti sportivi.
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UDINE: IL PEEP EST Strade e percorsi pedonali
A C Immagine 1 – Via S. D’Acquisto Immagine 2 – Viale divisione Garibaldi-Osoppo Immagine 3 - Vista dal cavalcavia sulla ferrovia Immagine 4 – Viale divisione Garibaldi-Osoppo (pedonale)
B
B
L’accesso al Peep è possibile essenzialmente da tre vie: a Nord, tramite la rotonda (A) provenendo da via Don Bosco, a Sud attraverso via Di Giusto e viale Tonelli per via Cividale (B) e a Est in Viale Forze Armate per chi proviene dall’agglomerato di San Gottardo (C). Tutta l’area è efficientemente servita da ampi e ben tenuti percorsi ciclopedonali che attraversano le numerose aree verdi. Edilizia popolare in Europa
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TRIESTE: ROZZOL-MELARA
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ROZZOL-MELARA Localizzazione
Immagine 1 – Il cantiere durante la costruzione del megacomplesso Immagine 2 – Planimetria della zona con inserimento dell’edificio Immagine 3 – Planimetria generale di Trieste con evidenziate tutte le aree di intervento IACP
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ROZZOL-MELARA Il progetto
Il progetto residenziale di Rozzol-Melara finanziato con i fondi del Governo (L. 865/71) è preceduto da un piano di zona redatto nel 1964 dal comune di Trieste che prevedeva un intervento di tipo misto comprensivo sia di case a schiera che di edifici a torre, distribuiti su una superficie di 110.000 mq, in prossimità della villa Melara. L’IACP, a cui è affidato il progetto, è invece contrario ad un’eccessiva parcellizzazione del territorio e conferisce l’incarico di allestire un progetto ex novo da un’equipe di 29 architetti e ingegneri, coordinata dall’arch. Giorgio Celli.
Immagine 1 – La sovrapposizione dei due progetti: case a schiera / Rozzol-Melara Immagine 2 – Vista complessiva Immagine 3 - Vista del nucleo servizi centrale
Il nuovo progetto, secondo Celli è un’alternativa al modello classico di tipologia suburbana, alternativa che fa leva soprattutto sull’elevata densità abitativa come elemento generatore di scambi sociali. Per queste ragioni ritenne di organizzare Rozzol-Melara come un unico edificio che sia però parte integrante della città e che determini una complessità di relazioni che lo mettano in dialogo con un intorno più vasto: il tessuto urbano, rifiutando quindi il mito dell’autosufficienza (anche in relazione alla vita associativa). Edilizia popolare in Europa
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ROZZOL-MELARA Planimetria e viabilità
La planimetria è formata da due corpi angolari che, incontrandosi, definiscono una tipologia a corte, ritenuta adatta a realizzare l’ “effetto città” che è alla base di questa megastruttura. All’interno del quadrilatero corrono due corridoi (percorsi pedonali coperti) situati a due livelli differenti che servono da collegamento orizzontale tra i servizi e gli alloggi. Il terzo percorso corre all’aperto, sulla sommità dell’edificio più basso.
Immagine 1 – Rozzol – Melara ieri … Immagine 2 – … e oggi
Il traffico veicolare è convogliato nell’unico asse viario che attraversa diagonalmente il complesso; da esso si dipartono le rampe che portano al garage interrato a due piani della capacità di 650 veicoli. L’edificio è costruito interamente in c.a. lasciato al grezzo e concede poche possibilità espressive al colore che si ritrova nei serramenti, negli arredi comuni, nelle soffittature delle strade interne che variano in ogni ala del quadrilatero. Edilizia popolare in Europa
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ROZZOL-MELARA Planimetria generale
Immagine 1 – Un prospetto interno Immagine 2 – Vista del ponte di collegamento Immagine 3 - Il corridoio coperto fino al centro servizi Immagine 4 – Corridoio servizi livello 1 Immagine 5 – Ancora la passeggiata coperta
Verde pubblico Edifici
Viabilità principale
Servizi Sentieri pedonali
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ROZZOL-MELARA Servizi
Immagine 1 – Sistemazioni esterne Immagine 2 – Il centro anziani con i campi per le bocce Immagine 3 - Il parcheggio sotterraneo Immagine 4 – L’unità centrale polifunzionale Immagine 5 – I corridoi di servizi
Il complesso di Rozzol-Melara si articola planimetricamente su una superficie di 110.00 mq e comprende 650 alloggi di varie dimensioni per 2500 persone circa. Il progetto prevede che ogni famiglia possa disporre di più livelli di servizi: il primo livello si compone di 21 locali d’affari di piccole e medie dimensioni distribuiti lungo le passeggiate coperte e due strutture poste al centro del cortile (per supermercato, studi professionali, ambulatori, laboratori, …). Il secondo livello riguarda il “centro del quartiere” dove trovano posto il centro culturale, civico, il medico, l’ufficio postale, la polizia, …) Il terzo livello si riferisce alle attrezzature scolastiche, commerciali e alla chiesa. Sia le scuole che la chiesa sono costruite al di fuori del complesso, ad est e a ovest, collegate direttamente con una serie di percorsi pedonali.
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ROZZOL-MELARA Il Bronx di Trieste?
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BIBLIOGRAFIA •Costruire , La nuova edilizia abitativa – B. Taut – Zanichelli 1983 •Bruno Taut. Meister des farbigen Bauens in Berlin – W. Brenne – Verlagshaus Braun •La grande ricostruzione. Il Piano INA Casa e l’Italia degli anni Cinquanta – P. Di Biagi – Donzelli 2001 •Il piano di edilizia economica e popolare – F. Corsico e L. Falco – NIS 1981 •Città moderna. Tecnica Urbanistica – C. Chiodi – Gangemi editore •1921.1981 sessantennio di attività IACP Udine – IACPUD 1981 •Venti progetti 1976-1996 – R. Petruzzi – IACP UD 1996 •La città della ricostruzione, urbanistica, edilizia sociale ed industria a Trieste – edizioni comune di Trieste 2004 •Edilizia popolare a Trieste – F. Castro – Edizioni LINT 1992
PAGINE WEB CONSULTATE http://www.kosmograph.com/urbanism/urbana/urbana_mod.htm http://www.sicet.it/normativa/categorie/elenco_ERP_leggi.htm http://en.wikipedia.org/wiki/Social_housing http://en.wikipedia.org/wiki/HLM http://fr.wikipedia.org/wiki/S%C3%A9nart_%28ville_nouvelle%29 http://it.wikipedia.org/wiki/INA-Casa http://www2.polito.it/didattica/01CMD/catalog/indice.htm http://www.buildlab.com/article/162 http://architettura.supereva.com/architetture/20030411/index.htm Edilizia popolare in Europa
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