Rape e fagioli, dall'orto all' erbario
"Mori tra aspri duoli per non poter mangiar rape e fagioli": con questo epitaffio si conclude la vicenda del Bertoldo, contadino mostruoso, folletto terrigno, divinità delle zolle e degli orti, quasi un novello Priapo, le cui aberrazioni anatomiche simboleggiano la fecondità dei campi, umidi di rugiada, perennemente irrigati da fossi e canali. Il fango: impasto di terra ed acqua, elementi primordiali da cui scaturisce la vita; il molle fango bruno dell'orto di Bertoldo, da cui spuntano, seguendo misteriosi cicli naturali legati alle fasi lunari, roridi, rustici, fragranti ortaggi, unica sua fonte di sopravvivenza. In un periodo funestato da ricorrenti carestie, questo fango, questa melma, ibrida mescolanza dell'elemento liquido, puro, trasparente, luminoso e cristallino, con l'elemento secco, impuro, oscuro, sporco e polveroso, costituisce anche il substrato dell’erbario aldrovandiano, che senza una adeguata concimatura non può produrre alcunché. E’ la stessa fertile terra bolognese, una terra grassa, pregna, ricca, che fa prosperare ogni sorta di piante e verdure. L’acre odore del letame, fumigante nella nebbia mattutina, copre sia gli aromi stuzzicanti degli ortaggi che gli effluvi pungenti delle piante medicinali che misteriosamente, con le loro radici, succhiano gli elementi nutritivi dalla materia inerte e in decomposizione, per poi riformularli in nuovi preziosi composti. Come Bertoldo si china con la sua zappa per spaccare le zolle, così il dottore si piega per osservare e raccogliere i suoi semplici. Possiamo così immaginare una metamorfosi tra il Bertoldo ed il dottore, mentre entrambi sono impegnati, con gli stessi atti, a curare e coltivare con perizia ed attenzione i preziosi prodotti della terra. Entrambi poi si trasformano in maschere, in marionette, l'uno è il rustico re del carnevale persicetano, l’altro è il dottor Bolognese che si china tra le zolle grigie per raccogliere i semplici ormai maturi. L’eccellente dottore Bolognese è dipinto pure da Verlaine nella lirica Fantoches, messa in musica da Debussy. Leggiamo : “Cependant l'excellent docteur Bolonais cueille avec lenteur des simples parmi l’herbe brune“.
Sfogliando le variopinte immagini dell'erbario aldrovandiano, ci accorgiamo che esse presentano, oltre agli aromi dell'orto, pure l'acre odore del letame, in quanto prodotti della terra che attirano schiere di animali selvatici e nugoli di insetti. Le vivaci descrizioni di meloni e cocomeri invitano a ghiotte scorpacciate all'ombra di un pergolato. Quale vino raffinato si potrà poi spremere dall' uva barbuta? Quali pianticelle officinali avranno gli aromi più appropriati per condire salcicce e fegatelli ? Forse potremo anche scoprire nuove spezie per migliorare i piatti di tortellini, tagliatelle e lasagne. L’immaginario aldrovandiano è talmente pregno di frutti e verdure da richiamare i meloni e i cocomeri anche nello studio delle concrezioni rocciose sedimentarie, come accade per la "melopoponite", un minerale che aspira a trasformarsi in popone. Nel contempo Aldrovandi, come ogni buon ortolano, si preoccupa per l' inquietante presenza degli insetti, talvolta raffigurati come orribili mostriciattoli che incombono sulle piante più rare. Gli autentici mostri di Aldrovandi sono da ricercarsi più nelle carni del mondo animale che nelle polpe squisite dei prodotti vegetali. Fra le piante possono trovarsi eccezionalmente anomalie o curiosità, ma nulla di pauroso o di inquietante. Il regno vegetale è dunque per Aldrovandi un luogo di pace e tranquillità, dove è possibile rilassarsi per ore, curando pazientemente e con solerzia le pianticelle che nutrono il corpo e curano le malattie.
L'erbario di Ulisse Aldrovandi
Questa lirica è la traduzione poetica del contenuto relativo al presente capitolo secondo ed è stata pubblicata nel numero l6 di AIR, rivista internazionale di letteratura, scaturita in occasione della Convenzione Internazionale di Scrittori di Lingua Europea, con sede a Malaga, di cui io sono rappresentante in Italia. Ringrazio Mariette Cirerol per averla pubblicata e tradotta in francese.
Nella rossa e turrita Bologna, il dottore, altero e pensoso, al riparo della robusta rovere dei lunghi portici ombrosi, ora costeggia guardingo i radi cigli erbosi di anguste strade acciottolate, ora sfiora furtivo, col nero suo ampio mantello, i fulvi mattoni bruniti e l'ocra ruvida di polveroso intonaco. D'un tratto, con passo deciso, attraversa, solenne e pomposo, l'ampio portone archiacuto. Di fronte a lui si squaderna, odoroso di fresca verzura, l'umido chiostro bagnato da obliqui raggi di pallido sole. Quivi l'esperto ortolano, applicando i precisi precetti, semina e cura solerte le erbe rare e preziose. Il dottore contempla con giubilo: forme, ombre, colori, foglie, steli, fiori: sinfonia di variegato smeraldo.
Il bramoso suo sguardo scorre, avidamente percorre, finalmente vitreo si fissa: ecco il semplice, flessuoso e sinuoso, è maturo! Il dottor mollemente si china, con premura misura ogni gesto, cadenzato, lentamente, quasi fosse di fragil cristallo, con le dita nodose dolcemente lo serra, ma repente lo stacca e raccoglie. Questa erbetta ora fresca ed aulente, che ora stilla chiara rugiada, una volta appassita e avvizzita, cederà, rinsecchita e ingiallita, ogni sua virtù misteriosa al dottor che, baldanzoso, si allontana sgambettando di gioia.
L’herbier d’Ulisse Aldrovandi Dans la rouge Bologne remplie de tours, le doctor chemine, fier et pensif, à l’abri de longs portiques, à l’ombre de leur robuste rouvre, tantôt côtoyant prudemment les rades bordées d’herbes des étroites ruelles rocheuses; tantôt effleurant furtivement, de son ample manteau noir, les briques dorèes e polies, l’ocre ruvide du crépi recouvert de poussière. D’un trait, à pas précis, il traverse, fier e solennel, l’ample portail arqué. En face de lui s’ouvre, sentant la fraîche verdure, le cloître humide, baigné de pâles rayons du soleil matinal.
Voilà l’expert horticulteur appliquant une règle precise, semant, soignant jalousement l’herbe si rare et si prècieuse. Le docteur contemple ravi: la forme, l’ombre, la couleur, les feuilles, les tiges, les fleurs: symphonie bariolée d’émeraude. Son regard ardent cherche, scrute avidamente, et finalment se fixe: l’ herbe médicinale flexible e sinueuse est enfin mûre! Mollement, le docteur se penche, mesure exactement chaque geste; puis lentamente et en cadence, comme s’il s’agissait d’une fragile porcelaine, de ses doigts noueux il la serre, puis soudain l’arrache et la cuielle. Cette herbe délicate, maintenant si fraîche et odorante, cette herbe, maintenant dégoulinante de rosée; une fois jaunie séche et fanée, va nous céder ses mysterieuses vertus. Ravis, euphorique, sautant de joie, le docteur bolonais enfin s’éloigne.
Prima di concludere il capitolo presento una veduta panoramica in prospettiva intuitiva curvilinea di "Calle Larios", una importante arteria di Malaga, dove si svolgono eventi di vario tipo, dalla "Feria" alle celebrazioni della "Semana Santa". Chissà se Aldrovandi progettò pure escursioni scientifiche in Andalusia.
Malaga - Calle Larios - Inchiostro di china su carta da lucido.