A TRENTA ANNI DALLA COSTRUZIONE DI UN INSEDIAMENTO TEMPORANEO POST - TERREMOTO Analisi storico urbanistica e Progetto di Riqualificazione Urbana del quartiere Bucaletto a Potenza
Politecnico di Milano Facoltà di Architettura e società Corso di laurea in Progettazione dell’Architettura Sostenibile Relatore:
Eugenio Morello
Laureandi:
Claudia Morandi Miriam Carretta Benedetta Sartori
a.a. 2009/2010
735502 736139 736521
2
ABSTRACT
L’oggetto di questa tesi è la riqualificazione del quartiere Bucaletto nella città di Potenza. Bucaletto è un insediamento sorto nel 1981 come quartiere-alloggio per le popolazioni sfollate a seguito del terremoto del 23/11/1980 in Irpinia. Il quartiere, definito “la cittadella”, è immerso nell’orografia collinare del territorio, delimitato dagli argini del fiume Basento e si colloca in posizione defilata rispetto al centro urbano. La particolare conformazione territoriale in cui si colloca definisce la configurazione planimetrica individuabile in due centri concentrici costituiti da diversi terrazzamenti in cemento sui quali sono dislocati circa settecento prefabbricati. Il quartiere, pensato come soluzione abitativa temporanea, ha conservato nel tempo la struttura originaria di prefabbricati, con un ricambio generazionale degli abitanti, da popolazione terremotata a fasce sociali disagiate. L’analisi territoriale, preliminare al progetto di riqualificazione, si è articolata attraverso la ricerca negli uffici competenti della città di Potenza delle fonti archivistiche necessarie alla ricostruzione degli eventi storici e delle dinamiche sociali, economiche e politiche. La tesi si propone di riqualificare il quartiere eliminando o mitigando gli aspetti di criticità presenti. Tra i principali: l’ingente presenza di amianto, materiale cancerogeno che si trova all’interno della struttura degli alloggi; la cattiva organizzazione della viabilità all’interno del quartiere; la difficile accessibilità al nucleo urbano di Potenza; la vicinanza ad una fabbrica siderurgica. Attraverso una indagine sul territorio e alcune interviste agli abitanti del quartiere abbiamo rilevato che a Bucaletto si è delineato un forte senso di appartenenza e questo ha determinato parte delle nostre scelte progettuali. L’idea è pertanto quella di mantenere la morfologia urbana dell’insediamento e in particolare la struttura originaria dei terrazzamenti, sostituendo i prefabbricati con edifici permanenti e prevedendo diverse fasi di attuazione della trasformazione. L’iter di studio è stato strutturato attraverso un’indagine documentale, un’indagine cartografica, il rilievo dello stato di fatto e un’analisi architettonica degli edifici e degli spazi aperti esistenti. Le osservazioni scaturite dalle analisi sono state interpretate e sintetizzate in un concept-plan urbano dello stato di fatto e rielaborate in un concept-plan di progetto (o progetto preliminare). Per concludere, è stato impostato il masterplan urbano per la riqualificazione del quartiere.
I
II
ABSTRACT/English
The topic of this thesis is the redevelopment of the Bucaletto district, located in the city of Potenza. Bucaletto is a settlement founded in 1981 as a housing neighborhood for homeless people after the earthquake in Irpinia 23/11/1980. The neighborhood, called “la cittadella�, is surrounded by hills, bordered by the banks of the Basento river and located far from the city center. The special shape of the surrounding environment defines a particular planimetry, with two concentric circles consisting of several concrete terraces on which about seven hundred prefabricated houses are located. The neighborhood was designed as a temporary housing solution and has preserved the original structure consisting of prefabricated houses, with a generational change of population, that has evolved from homeless people because of the earthquake to disadvantaged social groups. The territorial analysis that we have conducted prior to the redevelopment project, has been articulated through the research in competent offices of the city of archival sources necessary for the reconstruction of historical events and social, economic and political dynamics. The thesis proposes to redevelop the neighborhood by eliminating or mitigating these critical aspects. Among the most important: (i) the large presence of asbestos, a carcinogen material widely used in the building of housing, (ii) the poor organization of the roads within the district, (iii) the difficult accessibility to the urban center of Potenza, (iv) the proximity to a steel factory. Through a survey on the area and some interviews with local residents, we found that the district has established a strong sense of belonging and this led to some of our design choices. The idea is therefore to maintain the morphology of the settlement and in particular the original structure of the terraces, replacing prefabricated houses with real buildings and providing different phases in the implementation of the transformation. The study process has been structured through an extensive survey of documents and maps, the analysis of the current situation and an architectural analysis of the existing buildings and open spaces. The findings from the analysis are interpreted and summarized in an urban concept plan of the current state and recast in a concept-plan design (or preliminary draft). Finally, we have produced a masterplan for the redevelopment of the urban neighborhood.
III
IV
INDICE Indice delle figure Indice delle tabelle Indice dei grafici Indice delle tavole
..............................................................................................
............................................................................................. XIII ................................................................................................. XIII .............................................................................................. XIII
INTRODUZIONE
....................................................................................... XV
PARTE I EMERGENZA
..............................................................................
cap.1 IL RISCHIO SISMICO
.................................................................
1.1 Il rischio sismico e l’emergenza insediativa
1.2 Affrontare l’emergenza: l’alloggio degli sfollati
cap.2 SISTEMI ABITATIVI A USO TEMPORANEO
2.1 Evoluzione storica: ricerca, progetti
2.2 Esempi in Italia: Ca.Pro e Sa.Pi
cap.3 TIPOLOGIE DI ALLOGGI
3.1 Il container
3.2 Il prefabbricato
..................
7
................................
9
................................
9
................................................................. 20
5.1 La ricostruzione a Potenza
.............................. 21 .......................... 22
.............................................. 25 ..............................................
31
........................................ 33
................................................................................ 37
1.1 Mappe tematiche
cap. 2 POTENZA
6
4.1 Ricostruzioni a confronto: Belice e Friuli
cap. 1 BASILICATA
.......................
......................................................................... 19
PARTE II INQUADRAMENTO AMBIENTALE
5
............................................................ 17
cap. 5 IL TERREMOTO DEL 23/11/1980
1
......................................... 14
cap.4 IDENTITÀ AMBIENTALE E RICOSTRUZIONE
IX
............................................................... 38
.................................................................................. 41
2.1 Storia della città di Potenza
.............................................. 42
2.1.1 Documenti Storici
............................................... 43
2.1.2 Evoluzione dello skyline della città
..................... 49
V
2.2 Il fiume Basento
................................................................. 51
2.2.1 Progetti del Parco Fluviale del Basento
PARTE III METODOLOGIE DI ANALISI
cap. 1 STUDIO PERCETTIVO
cap. 2 INTERVISTE
.............. 53
................................................. 55
................................................................ 59
............................................................................... 61
2.1 Raccolta di interviste
........................................................ 63
cap. 3 ARTICOLI DI GIORNALE E RIVISTE
.............................................. 70
PARTE IV IL CASO STUDIO BUCALETTO
............................................ 71
cap. 1 TIMELINE
.................................................................................. 73
cap. 2 INQUADRAMENTO SINTETICO
cap. 3 LA PIANIFICAZIONE DELL’INSEDIAMENTO
3.1 Il progetto originario
3.2 Lavori di urbanizzazione
3.3 Criteri di scelta prefabbricati
................................................. 75 ............................... 77
........................................................... 78 .................................................... 82 ............................................ 84
3.3.1 Affidamento e ditte fornitrici
cap. 4 I PREFABBRICATI
....................................................................... 87
4.1 Tipologie e contratti di acquisto dei prefabbricati ................. 87
4.2 Fasi di costruzione e stato di avanzamento dei lavori 4.3 Prefabbricati Montano A e Montano B
4.3.1 Progetto tecnico
............................ 89
4.3.2 Disegni tecnici Montano A
................................. 92
4.3.3 Disegni tecnici Montano B
............................. 93
........................................ 95
4.4.1 Progetto tecnico
4.4.2 Disegni tecnici Api 600
..................................... 100
4.4.3 Disegni tecnici Api 720
..................................... 101
4.5 Prefabbricati Santangelo
...... 88
............................................. 90
4.4 Prefabbricati Api 600 e Api 720
VI
............................ 85
4.5.1 Progetto tecnico
............................................. 96
................................................ 103 ............................................ 103
4.5.2 Disegni tecnici
............................................ 105
4.6 Localizzazione prefabbricati
.............................................. 106
4.6.1 Localizzazione 1985
....................................... 106
4.6.2 Localizzazione 2010
....................................... 107
cap. 5 SITUAZIONE ATTUALE: STATO DI FATTO 5.1 Il progetto di riqualificazione Manzo
5.2 Problematiche ambientali
.................................. 109 ............................. 109
............................................. 118
5.2.1 L’amianto
........................................................ 118
5.2.2 Presenza dell’amianto nei prefabbricati 5.2.3 SiderPotenza
.................................................. 126
5.3 Composizione Sociale del Quartiere
.............................. 128
PARTE V PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE URBANA
cap. 1 ANALISI SCHEMATICHE
......... 124
............... 135
........................................................... 137
1.1 Modello digitale tridimensionale
1.2 Accessibilità solare
1.3 Forma urbana, densità, connettività, attrattiva, varietà
1.4 Mappa dei settori
1.5 Mappa della connetività
1.6 Mappa delle infrastrutture
1.7 Mappa delle densità
1.8 Mappa dei servizi
........................................................... 150
1.9 Mappa dei centri
............................................................ 151
1.10 Mappa del verde
.......................................................... 152
........................................................ 141 ... 142
........................................................... 144 ................................................ 146 ............................................. 147
....................................................... 148
cap. 2 CONCEPT PLAN DELLO STATO DI FATTO
cap. 3 CONCEPT PLAN DI PROGETTO
cap. 4 MASTERPLAN
CONCLUSIONI
................................... 138
..................................... 153
................................................... 155
............................................................................ 157
....................................................................................... 168
BIBLIOGRAFIA
......................................................................................... 170
EMEROGRAFIA
......................................................................................... 174
VII
VIII
INDICE DELLE FIGURE
PARTE I Figura 1.1.1 Carta sismica della regione italiana. Ubicazione degli epicentri
............... 6
Figura 1.1.2 Carta sismica della regione italiana. Massima intensità dal 1700 al 1897
6
Figura 1.1.3 Epicentri sismici dal 1830
7
......................................................................
Figura 1.2.1 Tendopoli_Lioni_Terremoto Irpinia 1980 Figura 1.2.2 Mobil House_ 1910
..............................................
9
...............................................................................
9
Figura 1.2.3 DDU, il Dimaxion Deployment Unit di Buckminster Fuller Figura 1.2.4 Portable Unit Cottage del TVA
.................... 10
..............................................................
Figura 1.2.5 Emergency Housing _Jenneret e Prouvè_1945 Figura 1.2.6 Alloggio per studenti sposati _Rudolph_1967 Figura 1.2.7 Casa mobile _M. Schiedhelm _anni ’70
10
................................... 11 .......................................... 11
................................................ 13
Figura 1.2.8 Unità abitative _Marco Zanuso _anni ’70
............................................. 13
Figura 1.2.9 Alloggi provvisori per il raduno alla Mecca _Kenzo Tange
..................... 13
Figure 1.2.10 Prefabbricati, Ca.Pro
............................................................................ 15
Figure 1.2.11 Prefabbricati, Sa.Pi.
.............................................................................. 15
Figura 1.3.1 Container per trasporto merci
............................................................... 19
Figura 1.3.2 Sistemazione di container, Irpinia 1980
................................................. 19
Figura 1.3.3 Baracche fornite dagli USA a Salaparuta
............................................... 20
Figura 1.5.1 Sismografo, Irpinia, 1980
....................................................................... 25
Figura 1.5.2 Lioni
...................................................................................................... 25
Figura 1.5.3 Conza
..................................................................................................... 25
Figura 1.5.4 Balvano
.................................................................................................. 25
Figure 1.5.5 Foto terremotati Figura 1.5.6 Teora
.................................................................................... 25
...................................................................................................... 25
Figura 1.5.7 Documento con le prime decisioni in merito all’allestimento di campi per alloggi temporanei di tipo container _ novembre 1980 Figura 1.5.8 Arrivo dei soccorsi a Potenza
................................. 30
................................................................. 31
IX
PARTE II Figura 2.1.1 Limiti Amministrativi Figura 2.1.2 Fasce Altimetriche Figura 2.1.3 Uso del Suolo Figure 2.1.4 Sismicità
.............................................................................. 38 .................................................................................. 38
.......................................................................................... 39 .................................................................................................. 39
Figura 2.1.5 Siti contaminati da amianto
.................................................................... 40
Figura 2.1.6 Popolazione residente 2008
................................................................... 40
Figura 2.2.1 Dolomiti Lucane
...................................................................................... 41
Figura 2.2.2 Valle del Basento
..................................................................................... 41
Figura 2.2.3 Sistema della viabilità epoca romana_data incerta Figura 2.2.4 Immagini della città riconducibili al 1200
................................ 43
............................................... 43
Figura 2.2.5 Sviluppo dell’impianto urbano in età angioino-aragonese Figura 2.2.6 Pianta della Città di Potenza _1875
...................... 43
........................................................ 44
Figura 2.2.7 Planimetria con localizzazione delle chiese e cappelle
nel centro storico_1875
.............................................................................
Figura 2.2.8 Planimetria con localizzazione delle porte urbane_1875
....................... 44
Figure 2.2.9 Chiese storiche_Potenza
........................................................................ 45
Figure 2.2.10 Porte storiche_Potenza
......................................................................... 45
Figura 2.2.11 Foto aerea_1925
................................................................................... 46
Figure 2.2.12 Foto storiche_anni ’20 (1)
.................................................................... 46
Figura 2.2.13 Planimetria centro storico _1925 Figure 2.2.14 Foto storiche_anni ’20 (2) Figura 2.2.15 Planimetria _ 1972 Figure 2.2.16 Foto storiche_ anni ’70
......................................................... 46
.................................................................... 46
.............................................................................. 47 ......................................................................... 47
Figura 2.2.17 Planimetria del centro storico_ 1982
................................................... 47
Figure 2.2.18 Edifici costruiti tra gli anni ‘70 e ’80
..................................................... 48
Figure 2.2.19 Immagini storiche _ data incerta
.......................................................... 49
Figure 2.2.20 Immagini storiche _ anni ’20
............................................................... 49
Figure 2.2.21 Immagini storiche _ anni ’50
............................................................... 49
Figura 2.2.22 Immagini storiche _ anni ‘60- ’70
........................................................ 50
Figura 2.2.23 Immagini storiche _ anni ‘70- ’80
........................................................ 50
Figura 2.2.24 Skyline della città di Potenza _ 2010 Figura 2.2.25 Corso del fiume Basento
X
44
..................................................... 50
...................................................................... 51
Figure 2.2.26 Fiume Basento
....................................................................... 52
Figure 2.2.27 Ponte San Vito
....................................................................... 52
Figure 2.2.28 Ponti Musumeci
...................................................................... 52
Figura 2.2.29 Parco Fluviale del Basento
...................................................... 53
Figura 2.2.30 Sistema delle Greenways
........................................................ 53
PARTE III Figure 3.1.1 Bucaletto 2010
......................................................................... 60
Figura 3.2.1 Sig. Antonio_ pensionato per le vie di Bucaletto
..................... 61
Figura 3.2.2 Il presidente del Comitato di quartiere Angelo Quaratino Figura 3.2.3 Assessore alle Politiche Sociali, Donato Pace Figura 3.2.4 Arch. Adriana Labella
........ 63
............................ 65
................................................................ 66
Figura 3.2.5 Davide
...................................................................................... 67
Figura 3.2.6 Maria
....................................................................................... 67
Figura 3.2.7 Rocco
........................................................................................ 68
Figura 3.2.8 Pasquale
................................................................................... 68
Figura 3.2.9 Il presidente del Comitato di quartiere Angelo Quaratino Figura 3.2.10 Franco
........ 69
..................................................................................... 69
Figure 3.3.1 Articoli di giornale
.................................................................... 70
Figura 3.3.2 Ricerche in emeroteca
............................................................. 70
PARTE IV Figura 4.2.1 Lettera del Capitolo Cattedrale S.Gerardo _22/12/1980
......... 75
Figura 4.2.2 Lettera del Capitolo Cattedrale S.Gerardo _11/04/1981
......... 75
Figura 4.3.1 Areofotogrammetrico_area Caira-Bucaletto_1972 Figura 4.3.2 Render dell’ area Caira-Bucaletto _1972
................................. 77
Figura 4.3.3 Fotografia della planimetria del progetto originale Figura 4.3.4 Fornitura e posa in opera di alloggi provvisori Figura 4.3.5 Foto degli sfollati post-terremoto, 1981
................... 77
................. 78 ......................... 82
.................................. 83
Figura 4.3.6 Delibera consiglio Comunale scelta dei prefabbricati 4/03/1981
84
Figura 4.3.7 Decreto affidamento concessione Commissario Straordinario31/03/1981
...................................................... 85
XI
Figura 4.4.1 Ditte vincitrici la gara d’appalto per la costruzione di alloggi provvisori
.......................................................................................... 87
Figura 4.4.2 Delibera Commissario Straordinario, 21/10/1981
....................... 88
Figura 4.4.3 Prospetti e piante, Montano A
.................................................... 92
Figura 4.4.4 Prospetti e piante, Montano B
.................................................... 93
Figura 4.4.5 Ricostruzione 3D, Montano
......................................................... 94
Figura 4.4.6 Prospetti e piante Api 600
............................................................ 100
Figura 4.4.6 Prospetti e piante Api 720
............................................................... 101
Figura 4.4.8 Ricostruzione 3D Api
................................................................... 102
Figura 4.4.9 Prospetti e piante Santangelo
.................................................... 105
Figura 4.4.10 Ricostruzione 3d Santangelo
....................................................
105
Figura 4.4.11 Localizzazione prefabbricati 1985
.............................................. 106
Figura 4.4.12 Localizzazione prefabbricati 2010
............................................ 107
Figure 4.4.13 Foto prefabbricati dismessi 2010
............................................... 108
Figure 4.5.1 Analisi progetto Manzo
.................................................. da 112 a 115
Figura 4.5.2 Piano Regolatore Potenza, 2009
.................................................... 116
Figura 4.5.3 Piano Regolatore Potenza, sistema del verde, 2009 Figura 4.5.4 Foto, amianto nei prefabbricati
..................................................... 118
Figura 4.5.5 Presenza amianto nei prefabbricati Figure 4.5.6 Foto, Siderpotenza
...................... 117
........................................ 124 -125
........................................................................ 126
Figura 4.5.7 Estratto di delibera assegnazione prefabbricati
............................. 129
PARTE V Figura 5.1.1 Rilievo planimetrico dei terrazzamenti Figura 5.1.2 Viste prospettiche
.......................................................................... 139
Figure 5.1.3 Ricostruzioni tridimensionali
................................................ 139-140
Figura 5.1.4 Accessibilità solare
....................................................................... 141
Figura 5.1.5 Mappa dei settori
........................................................................ 145
Figura 5.1.6 Mappa della connettività
............................................................ 146
Figura 5.1.7 Mappa delle infrastrutture Figura 5.1.8 Mappa delle densità Figura 5.1.9 Mappa dei servizi
Figura 5.1.11 Mappa del verde
.......................................................... 147
.................................................................... 148 ........................................................................ 150
Figura 5.1.10 Mappa dei centri di bacino
XII
......................................... 138
....................................................... 151
........................................................................ 152
Figura 5.2.1 Concept plan stato di fatto
................................................................ 154
Figura 5.3.1 Concept plan progetto di riqualificazione Figura 5.4.1 Masterplan
........................................................................................ 162
Figura 5.4.2 Masterplan delle funzioni Figura 5.4.3 La piazza
..................................... 156
......................................................... 163-164
........................................................................................... 165
Figura 5.4.4 Settori nord, tipologia basa densità Figura 5.4.5 Settori sud Figura 5.4.5 Via paesistica
................................................. 166
....................................................................................... 166 ..................................................................................... 167
INDICE DELLE TABELLE Tabella 1 Sintesi della proposta di piano
................................................................. 80
Tabella 2 Sintesi della proposta di piano
................................................................. 81
Tabella 3 Attrezzature di interesse comune Tabella 4 Spazi pubblici attrezzati
............................................................ 81
........................................................................... 81
Tabella 5 Superficie vani prefabbricato API
............................................................ 96
Tabella 6 Densità per settore
................................................................................ 115
Tabella 7 Densità per settore
................................................................................ 149
INDICE DEI GRAFICI Grafico 1 Schema concettuale alloggi temporanei
................................................ 18
Grafico 2 Schema concettuale durata alloggi temporanei
..................................... 18
Grafico 3 Percentuali prefabbricati 2010
.............................................................. 106
Grafico 4 Percentuali prefabbricati 1985
...............................................................107
Grafico 5 Percentuali prefabbricati demoliti e dismessi Grafico 6 Dati sintetici densità di progetto
.........................................108
............................................................. 115
Grafico 7 Percentuale superficie costruita/servizi esistente città di Potenza Grafico 8 Percentuale superficie costruita/servizi in previsione città di Potenza Grafico 9 Edificazione e servizi città di Potenza Grafico 10 Servizi - città esistente Grafico 11 Servizi - interventi da RU
.........116 ... 116
..................................................... 116
......................................................................... 117 ...................................................................... 117
Grafico 12 Servizi - comparativo città esistente interventi da RU Grafico 13 Residenti di Bucaletto divisi per fasce d’età
........................... 117
.......................................... 119
XIII
INDICE DELLE TAVOLE Tavola 1: ANALISI TERRITORIALE Tavola 2: CONCEPT PLAN STATO DI FATTO, CONCEPT PLAN DI PROGETTO Tavola 3: MASTERPLAN
XIV
INTRODUZIONE
Il 23 novembre 1980 un sisma di magnitudo 6,9 colpì l’area dell’Irpinia. Per la prima volta l’Italia conobbe, attraverso le immagini del sisma, una terra ancora ferma in tradizioni antiche, sconosciuta e povera. L’Irpinia, quel confine che, come scriveva Carlo Levi in Cristo si è fermato ad Eboli, demarcava il limite di un’Italia dimenticata.
Il trentennale del terremoto è stato l’occasione per ripercorre le tappe di una storia che
segnò per sempre questa terra compresa tra Campania, Puglia e Basilicata. Lo studio, la conoscenza e quindi la consapevolezza di ciò che è avvenuto in quegli anni è stato per noi propedeutico alle ricerche sul campo. La conoscenza delle politiche nazionali e delle strategie di rinnovamento e di recupero delle città distrutte dal sisma Irpino–Lucano è stata la base dell’analisi storico-politica del quartiere Bucaletto di Potenza, oggetto di riqualificazione in questa tesi.
A Bucaletto le vicende legate alla ricostruzione post-catastrofe si rivelano in tutta la loro
drammaticità e complessità. Sorto tra il 1981 e il 1982, Bucaletto è l’esempio di una trasformazione urbanistica temporanea che non ha mai trovato una soluzione abitativa definitiva e permanente nel tempo. Un insediamento irrisolto, pensato come soluzione di veloce attuazione che, tuttavia ha mantenuto negli anni il suo carattere di provvisorietà. Quando il quartiere venne costruito rappresentò la possibilità di un’abitazione dignitosa per quanti avevano perduto la propria casa e alloggiavano in condizioni precarie. A Bucaletto i sentimenti di sradicamento e di perdita d’identità, dovuti alla distruzione o alla trasformazione del proprio habitat, erano meno marcati che in altre situazioni d’emergenza, e il quartiere era riuscito a identificarsi come un luogo pregnante e riconoscibile . A trent’anni dal sisma il quartiere conserva la sua identità, ma i prefabbricati, costruiti in parte in amianto e progettati per una durata massima di dieci anni, versano ormai in condizioni di grande degrado.
Ripercorrere le fasi di realizzazione del quartiere ha comportato numerose visite ne-
gli enti statali, colloqui, incontri e interviste agli abitanti di Bucaletto. Il materiale documentale presente negli archivi, era infatti collocato in maniera disordinata e dispersiva. Accedere ai documenti, alle delibere, e ai progetti originari e a quelli in corso è stato un lavoro lungo e perseverante, specchio di scelte politiche di difficile decifrazione.
Il quartiere di Bucaletto si presenta in uno stato molto simile a quello del progetto origi-
nario. Al suo interno ci sono circa settecento alloggi che vanno da una dimensione di 45 mq a 60 mq, in un’area che si estende per circa un chilometro. Le tipologie dei prefabbricati sono sette, riconducibili alle ditte costruttrici a cui sono state assegnate le costruzioni dei prefabbricati tramite gara di appalto. I prefabbricati sono stati assemblati in opera, ma non rispondono totalmente
XV
ai requisiti di temporaneità e trasformabilità necessari per un progetto di ripristino dei manufatti esistenti. Le costruzioni presenti a Bucaletto, infatti, non possono essere modificate nel tempo, non sono estensibili e possono essere ricondotti ai comuni esempi di alloggi temporanei degli anni ‘70 in Italia.
La considerazione di dover intervenire in un contesto nato per rispondere ad esigenze li-
mitate nel tempo ci ha indotto ad una riflessione sulla riconversione degli alloggi e sulle modalità di intervento in tale ottica. I prefabbricati in esame, oltre a non avere una struttura modificabile e versare in situazioni ormai di forte degrado, presentano tutti, nel loro sistema costruttivo, delle parti in amianto. L’amianto è un materiale classificato come cancerogeno che diventa maggiormente pericoloso se manipolato e che richiede degli interventi di manutenzione e bonifica specifici e costanti nel tempo. Dall’analisi tecnica di ogni tipologia di prefabbricato abbiamo pertanto ipotizzato una dismissione totale dei prefabbricati. Abbiamo organizzato un programma di rimozione finalizzato al recupero delle urbanizzazioni esistenti e alla progressiva sostituzione dei prefabbricati con abitazioni e attrezzature stabili e definitive. La trasformazione dell’insediamento avverrà quindi in diverse fasi di attuazione. Un altro fattore negativo e pericoloso che grava sul quartiere è la vicinanza con la fabbrica siderurgica SiderPotenza. La fabbrica emette fumi durante tutto il corso della giornata e numerosi sono i casi di malattie polmonari dovuti a queste emissioni. Per arginare questo problema e quelli di rumore e qualità dell’aria derivanti dalla vicinanza dell’autostrada, abbiamo previsto una barriera fonoassorbente e verde utile a proteggere il centro abitato di Bucaletto e un sistema di teleriscaldamento che sfrutta i cascami di calore dello stabilimento per riconvertirli in energia.
Considerando il carattere prevalentemente collinare del luogo, le scelte del programma
di trasformazione urbana tengono in particolare conto il recupero delle urbanizzazioni esistenti, delle sistemazioni, dei pendii e in generale la riqualificazione ambientale dell’area. Al fine di migliorare la fruibilità del quartiere sono stati ripensati i centri e le piazze raggiungibili a piedi; per limitare l’uso della macchina abbiamo inoltre previsto un sistema di mobilità lenta costituito da piste ciclabili e percorsi pedonali alberati. La rete ciclo-pedonale consente, oltre alla circolazione interna, l’attraversamento dell’autostrada e il collegamento alla città di Potenza che attualmente manca. Per il raggiungimento di questo obbiettivo si creerà un collegamento con il percorso ciclabile già presente nell’area del Parco Fluviale del Basento a ridosso dell’autostrada.
La nostra proposta progettuale prevede un insediamento residenziale per circa quattro-
mila abitanti integrato da tre nuclei di attività direzionali e commerciali e da altre attrezzature che rispondono alle necessità della zona di Bucaletto e delle zone limitrofe al quartiere. La densità abitativa all’interno del quartiere è stata ripensata nell’ottica di una maggiore concentrazione volumetrica delle unità abitative in prossimità delle aree limitrofe ai centri di quartiere
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(e quindi più accessibili dai mezzi di trasporto pubblico) e di una diminuzione delle unità residenziali nelle aree più periferiche. Per ridurre l’uso del mezzo privato e migliorare la mobiltà dei cittadini è previsto il potenziamento della rete di trasporto pubblico, opportunamente collocato lungo i punti strategici del masterplan urbano (i centri di quartiere e il centro di distretto) al fine di offrire un servizio di collegamento efficiente. Il recupero del quartiere prevede la pianificazione per settori di intervento, corrispondenti agli isolati . Il progetto dei singoli settori avverà tramite procedure di concorso al fine di garantire il coinvolgimento di numerosi progettisti e degli abitanti e garantire una complessità compositiva e una diversità ambientale alla nuova Bucaletto.
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PARTE I Emergenza
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PARTE I
Rischio sismico e emergenza abitativa
Sistemi abitativi prefabbricati
Identità ambientale
Ricostruzione
Terremoto dell’ Irpinia
Il rischio sismico in Italia è elevatissimo. In questo capitolo affrontiamo i temi dell’architettura di emergenza , esaminando alcuni esempi storici della ricerca nel campo delle strutture temporanee. Successivamente l’attenzione si focalizza su due casi studio: il terremoto nel Belice e in Friuli e le strategie di intervento post-terremoti. Segue un’analisi sul terremoto dell’Irpinia, ricordando gli avvenimenti storici che hanno caratterizzato l’evento sismico.
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CAP. 1 - RISCHIO SISMICO
«I senzatetto chiedono misure immediate (…) Bisogna far soffrire i senzatetto con il pretesto di arrivare a progetti di lungo respiro di cui non è possibile stabilire i tempi di attuazione? (…) Rifiutiamo il semi provvisorio, soluzione ambigua. Le case che devono durare 10 anni costerebbero troppo care e la loro esecuzione potrebbe essere non troppo rapida. (…) Si tratta di realizzare dei ripari per i veri senzatetto (…) case provvisorie che potranno nel tempo cambiare l’utenza. Prima i sinistrati della guerra, poi i rimpatriati, poi gli operai dei cantieri, e non solo, che costituiscono mano d’opera immigrata. Questi ripari dovranno avere un comfort minimo, permettendo agli abitanti condizioni igieniche sufficienti in attesa della loro vera casa, rapidità di esecuzione, una leggerezza tale che la frazione di riparo corrispondente a un abitante sia del peso di bagagli individuali, facilità di montaggio e di smontaggio tale da non richiedere mano d’opera specializzata, impiego di materiali disponibili per permettere la messa in opera in tempi rapidi dal punto di vista economico: un prezzo di costo così basso che ne renda la dismissione accettabile» Andrè Sive, “Solutions d’emergence” monografia di Architecute d’Aujourd’hui, luglio-agosto 1945
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1.1 IL RISCHIO SISMICO E L’EMERGENZA INSEDIATIVA
L’Italia detiene il triste primato di paese a più alto rischio di catastrofi naturali in Europa. Tra i grandi rischi derivanti dai fenomeni naturali, il terremoto è di gran lunga il più grave, il più imprevedibile, il più catastrofico. Gli studi storici sui terremoti, che hanno avuto grande impulso a partire dal disastroso episodio del 1980, hanno catalogato oltre 30.000 eventi sismici di media e forte intensità che hanno interessato il territorio nazionale nell’ultimo millennio.
Analizziamo il concetto di rischio sismi-
co. Il rischio sismico è correntemente definito come una funzione statistica complessa in tre variabili: la pericolosità, intesa come frequenza dell’evento sismico atteso ad una intensità fissata, l’esposizione fissata come natura,quantità e qualità dei beni presenti esposti a rischio, la
Fig. 1.1.1 Carta sismica della regione italiana Ubicazione degli epicentri dall’anno 0 al 1968
vulnerabilità individuata come la propensione di tali beni al danneggiamento.
La calamità di tipo sismico determina
prevalentemente collassi e crolli di edifici o di parte di essi, con conseguenza di improvviso abbandono di manufatti pericolosi o pericolanti e quindi l’urgenza di ammassare le popolazioni colpite in luoghi sicuri, per lo più spazi aperti ed edifici pubblici non danneggiati dal sisma, per affrontare la fase della primissima emergenza, che corrisponde alle prime settantadue ore dopo l’evento catastrofico. Per gli eventi sismici che superano l’VIII grado della scala Mercalli, vi è l’esodo globale della popolazione dalle proprie abitazioni anche se queste sono danneggiate solo lievemente: l’evento sismico genera nelle prime settantadue ore il 100% dei senzatetto.
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In questa fase vi è la pianificazione immediata
Fig.1.1.2. Carta sismica della regione italiana_ Massima intensità osservata dal 1700 al 1897
Fig.1.1.3 Epicentri sismici dal 1830
e la realizzazione delle emergenze insediative. Con la locuzione emergenze insediative si vogliono individuare (in riferimento ai manufatti utili a fronteggiarle) tutte quelle attrezzature idonee a soccorrere, per periodi di tempo limitati e circoscritti, soggetti privi di un ricovero abituale ed in attesa di interventi di normalizzazione. I manufatti per l’emergenza sono un oggetto di ricerche molto vasto e analizzato, implicano l’indagine di un patrimonio di idee e prodotti generatesi negli anni in Italia e all’estero, a seguito di studi ed esperienze maturati nel settore specifico del soccorso alle popolazioni sinistrate da eventi naturali o da eventi di natura antropica, che fanno parte dell’insieme dei manufatti concepiti per usi temporanei.
1.2 AFFRONTARE L’EMERGENZA: L’ ALLOGGIO DEGLI SFOLLATI Nella sequenza degli interventi post calamità, l’alloggio provvisorio copre un arco temporale che inizia dalle primissime settantadue ore fino ad arrivare, nelle ipotesi più ottimistiche, a uno o due anni; si colloca sostanzialmente, nell’ambito delle procedure attuate a livello Nazionale dalla Protezione Civile, tra una primissima fase di ricovero, in cui è utilizzata la tenda, spesso di derivazione militare, e la fase conclusiva dell’emergenza, quando i senzatetto sono alloggiati nei prefabbricati leggeri in legno.
Citando la Protezione Civile, “i manufatti per l’emergenza, qualunque sia la soluzione co-
struttiva adottata e nonostante la loro la caratteristica di provvisorietà, fanno sempre parte della categoria delle strutture edili che come tali devono efficacemente e dignitosamente accogliere con assoluta sicurezza e per periodi di tempo non sempre brevi, vecchi, donne e bambini colpiti da catastrofi naturali e in stato di choc e disperazione”.
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CAP.2 - SISTEMI ABITATIVI A USO TEMPORANEO 2.1 EVOLUZIONE STORICA: RICERCA, PROGETTI La realizzazione di tali manufatti ha una tradizione secolare, ma è soprattutto nell’arco dell’ultimo secolo che sono emersi molti dei problemi posti oggi da questo tipo di interventi edilizi a carattere temporaneo. In Europa, in particolare, un notevole impulso alla progettazione e sperimentazione di alloggi provvisori è scaturito dalla necessità, durante la seconda guerra mondiale, di ospitare le truppe disloca-
Fig 1. 1.2.1 Tendopoli_Lioni_Terremoto Irpinia
te per diversi anni in territorio nemico, e in se-
1980
guito, alla fine del conflitto, di dare una prima sistemazione alle tante persone rimaste senza casa. Negli anni a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo sono minime le tracce di studi, ricerche e progetti inerenti agli alloggi provvisori per l’emergenza; risalgono a questo
Fig 1.2.2 Mobil House_ 1910
periodo i progetti di Le Corbusier per la “Maison Voisin”, l’alloggio trasportabile su ruote realizzabile in soli tre giorni, di J.J. Oud, del 1923, con la “casetta provvisoria” realizzata con le semplici tecnologie del legno, e le ricerche che i maestri del Movimento Moderno, emigrati oltreoceano, portano avanti, stimolati dalla realtà produttiva americana e dalle promettenti ipotesi della prefabbricazione edilizia; tutte ricerche fortemente stimolate dall’avvento di nuove tecnologie e nuovi materiali. Ma come già accennato, è solo con la seconda guerra mondiale e con l’enorme emergenza abitativa che, soprattutto in Europa, il conflitto aveva generato, che la tematica dell’alloggio provvisorio inizia a essere affrontata con maggiore costanza e come vero e proprio ambito di ricerca progettuale. In questo periodo si collocano il Dimaxion Deployment Unit (DDU), di Buckminster Fuller e il Portable Unit Cottage del TVA, progetti che, in un certo senso, aprono due tracciati storici paralleli: uno d’ordine sperimentale nell’uso di nuovi materiali e di nuove tecnologie, l’altro identificabile nell’alloggio unifamiliare, nella sua versione in legno, perfettamente trasportabile. Fuller nel 1927, con la Dymaxion House 4D, aveva immaginato un sistema di residenze provvisorie con un’autosufficienza energetica, da cui scaturirà il progetto del 1940 del DDU, il prototipo di schelter : l’unità-alloggio d’emergenza, commissionatagli dalla British War Organization e desti-
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Figg. 1.2.3 DDU, il Dimaxion Deployment Unit di Buckminster Fuller
nata alle popolazioni sinistrate inglesi. Si tratta di una cupola, la cui forma conclusa racchiude tutti gli impianti e le possibili dotazioni. La scelta della forma a cupola è quella che offre il rapporto più vantaggioso fra estensione del pavimento e superficie delle pareti perimetrali, massima cubatura con minimo quantitativo di materiale impiegato, controllo del comportamento termico. Tutta la struttura completa poteva essere prodotta in serie a costi notevolmente contenuti, tanto da organizzare un’apposita linea di produzione per realizzare 1.000 unità al giorno destinate a scopi militari ma, durante la guerra, la scarsa disponibilità di acciaio determinò la brusca sospensione della produzione. Il prototipo presenta alcuni aspetti deboli nella verifica del rendimento abitativo e della qualità del modo di vita offerto dalla ermeticità di un blocco cilindrico di 6 metri di diametro, ma articola in modo efficace i problemi di assemblaggio, economia e rapidità di montaggio.
Il progetto del Portable Unit Cottage del TVA, la Tennessee Valley Authority è un esempio
di casa tradizionale miniaturizzata. Tutte le operazioni necessarie alla sua realizzazione avvengono in officina, con dei binari di una catena di montaggio. Il Cottage del TVA si rifà a una tipologia standard dell’edilizia residenziale americana, la casetta unifamiliare con tetto a falde, completa del suo portico antistante. Si ha dunque, da parte dei progettisti, la volontà di realizzare un manufatto in grado di ricondurre a un’immagine consueta e familiare che assicuri un buon grado di
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Figg. 1.2.4 Portable Unit Cottage del TVA
accettabilità da parte degli utenti; mentre nel progetto di Fuller, dove la sperimentazione esasperata porta a soluzioni che esigono dall’utenza una notevole capacità di adattamento e ad un’abitabilità per nulla facile. Questi due progetti sono considerati come due veri e propri archetipi di alloggi provvisori per l’emergenza, per l’influenza che hanno esercitato sulle proposte successive, delineando due tendenze progettuali la cui differenza è sancita dalla sperimentazione di nuovi materiali e nuove tecnologie. Fra le diverse proposte di abitazioni provvisorie presentate in quegli anni, spicca l’Emergency Housing realizzata nel 1945 dai francesi Jenneret e Prouvè, che si configura come una cellula abitativa, trasportabile su un rimorchio, che si posiziona e sollevata su una serie di pilotis, in grado di modificarsi triplicando il volume abitabile. Il progetto è uno dei primissimi esempi di struttura a configurazione variabile che sorge intorno a un nucleo funzionale, dove il requisito principale è appunto la capacità di potersi ampliare .
Figg. 1.2.5 Emergency Housing_ Jenneret e Prouvè_1945
A questa, nel corso degli anni seguiranno molte altre proposte progettuali basate sul principio di manufatto a geometria variabile in grado di ampliare in maniera considerevole il proprio volume, mediante sistemi di cerniere e carrelli; principio su cui saranno basati negli anni molti prototipi, che si ponevano come obbiettivo primario il superamento dei vincoli dimensionali imposti dalla trasportabilità. Un altro progetto significativo è l’alloggio per studenti sposati di Rudolph, docente all’Università dello stato del Virginia, nel 1967 : si tratta di un veicolo scatolare, articolato in tre pennellature per lato che ne costituiscono le fiancate e le pareti mobili per l’ampliamento. Il progetto è innovativo soprattutto per la capacità, spesso inesistente negli alloggi provvisori, di adattarsi all’ambiente circostante, di superare la sua originaria uniformità strutturale a scatola; Rudolph, infatti, sistemando le unità mobili, prive dei loro carrelli di trasporto su sistemi di travature in legno, fa si che si aprano spazi esterni, balconate e terrazzi, in grado di superare agevolmente i dislivelli del terreno che può conservare il suo naturale andamento. Con il finire della guerra e la conseguente emergenza abitativa, le sperimentazioni progettuali
Fig. 1.2.6 Alloggio per studenti sposati Rudolph_1967
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per alloggi provvisori iniziarono a orientarsi verso destinazioni d’uso diverse, non più solo come rifugio abitativo per situazioni generate da un’emergenza. Tra la metà degli anni 50 e il 1970 fioriscono ovunque nel mondo ricerche progettuali di grande interesse sul tema delle unità abitative mobili e provvisorie, stimolate dalla possibilità di creare, grazie alle nuove tecnologie, nuove immagini ambientali, e da un crescente interesse per modi di vivere alternativi spesso legati alla riscoperta del nomadismo e al rifiuto della società industrializzata. È una tendenza largamente influenzata dai lavori di Fuller, ma in netto contrasto con la sua impostazione legata al mito della macchina, della produzione industriale e delle tecnologie avanzatissime. Una tendenza che mira soprattutto all’utilizzo di materiali e tecnologie estremamente povere, per realizzare nuove immagini urbane in cui l’abitazione ha sempre più un carattere di provvisorietà. La crisi energetica, petrolifera e ambientale che a inizio anni 70 investe i paesi industrializzati e con essa la fine dell’illusione di una crescita tecnologica senza limiti e a basso costo, porta a un notevole ridimensionamento delle ricerche sull’habitat provvisorio. La ricerca tecnologica, abbandonate le ipotesi più utopistiche, si indirizza verso risposte concrete a concrete esigenze della gente. Il problema degli alloggi provvisori è quindi ricondotto ai settori che, verosimilmente, gli sono maggiormente propri, in cui la provvisorietà è una condizione ineluttabile; campi di lavoro, cantieristica, e più di ogni altro l’emergenza. Le proposte di questi anni gravitano, soprattutto, intorno alla tipologia del container, un sistema costruttivo considerato ideale per realizzare in tempi brevi strutture insediative a carattere temporaneo. Il container, figlio di una tecnologia costruttiva estremamente semplice, ha il vantaggio di essere una soluzione già pronta, di immediata installazione non necessitando di tempi di montaggio e costruzione in sito. Peraltro il suo utilizzo, la sua produzione non è strettamente legata a situazioni di emergenza, tanto meno alla necessità di realizzare abitazioni provvisorie; le sue destinazioni d’uso, infatti, i suoi campi di applicazioni possono essere molteplici. Nel corso degli anni 70, infatti, prende sempre più corpo la consapevolezza che sia impossibile ipotizzare una produzione esclusivamente per l’emergenza che potrebbe non verificarsi. Dunque le sperimentazioni architettoniche europee, partendo da queste considerazioni, propongono soluzioni che, sviluppandosi dall’estetica del container, fanno propri concetti quali la geometria variabile, l’ampliabilità, la scomponibilità, la modificabilità, la flessibilità. Negli anni ‘70, ad esempio, fra i manufatti realizzati in fabbrica che, una volta giunti sul luogo della calamità e posizionati sul terreno, modificano, con sistemi di cerniere e carrelli, il loro aspetto, spesso con consistenti aumenti di volume abitabile, si citano: la casa pieghevole in plastica di K.A.Rohe, la casa mobile di M. Schiedhelm, le unità abitative di Marco Zanuso e Alberto Roselli, entrambe frutto di una sperimentazione promossa dalla Fiat. Il progetto di M. Schiedhelm è di una casa mobile, finalizzata a consentire la massima mobilità e adattabilità alle richieste di prestazione. Il modulo di trasporto, dotato di una propria motrice, è di modeste dimensioni; può essere ampliato meccanicamente. Costituito nella sua struttura da lamiera di acciaio e da pannelli
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Figg. 1.2.7 Casa mobile_M. Schiedhelm_anni ‘70
Figg. 1.2.8 Unità abitative_Marco Zanuso_anni ’70
in formaldeide, ogni modulo è pensato per due persone ed è dotato di un serbatoio di acqua, di un serbatoio di scarico,di un impianto elettrico per renderlo completamente autonomo anche nell’ipotesi di arrivare a ospitare fino a quattro persone per unità. Inoltre citiamo la proposta progettuale del giapponese Kenzo Tange per la realizzazione di alloggi provvisori,
Figg. 1.2.9 Alloggi provvisori per il raduno alla Mecca_Kenzo Tange
nella aree circostanti la città di Muna, per un emergenza abitativa alquanto particolare; l’annuale raduno dei pellegrini mussulmani alla Mecca. Vengono realizzati tre moduli, dalle dimensioni di trasporto molto ridotte, due destinati ad alloggio e il terzo ai servizi. I moduli- alloggio si compongono di un blocco attrezzato fisso a involucro rigido e di una o due parti mobili a involucro flessibile; con un meccanismo di ampliamento a soffietto e a ventaglio, in grado di generare una forma circolare. Il modulo di servizio è invece a involucro rigido, fisso e montato su ruote. Gli alloggi sono a bassissimo grado di impatto ambientale, visto che la provvisorietà dell’evento impone al progettista il maggior rispetto possibile delle condizioni d’uso naturali del sito che al termine del pellegrinaggio dovranno essere perfettamente ripristinate. Verso la fine degli anni 70, in contemporaneamente a concorsi di progettazione, si iniziano a tenere, soprattutto in Inghilterra e Stati Uniti, conferenze sulla tematica degli alloggi provvisori per l’emergenza e, più in generale, sui problemi della relief culture, una sorta di cultura della protezione civile. In un convegno a Istanbul nel 1977, per la prima volta, in un assise internazionale, è sancita la formulazione strategica dell’intervento di soccorso abitativo in aree disastrate, individuando l’esigenza di un’organica correlazione previsionale tra tempi, modalità e caratteri dell’intervento in riferimento al tipo, alle dimensioni, alla natura stessa dell’evento. Oltre a essere definiti i tre momenti salienti dell’intervento di soccorso post-calamità, emergenza, riabilitazione e ricostruzione, a Istanbul è affrontata in maniera decisa la problematica degli alloggi provviso-
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ri, ai quali si tenta di dare una prima codificazione a livello internazionale con l’individuazione dei principali requisiti caratterizzanti. A quella tenutasi in Turchia, ne segue un altra con il tema centrale “Shelter after disaster”, inteso come ricovero, copertura di primo soccorso, in grado di proteggere i sinistrati dal momento del disastro fino alla sistemazione in un alloggio temporaneo, molte delle argomentazioni trattate risultano indispensabili anche per lo studio della tipologia Small dwelling. Fra gli atti finali si sottolinea la necessità di scoraggiare, lo sviluppo di ulteriori ricerche nella direzione delle tipologie chiuse, dell’oggetto finito, per indirizzare invece gli sforzi verso possibili strategie progettuali tendenti all’impiego libero di sistemi e attrezzature aperte e autonome. Tutto ciò è dato dalla necessità, negli interventi post calamità, di porre una maggiore attenzione all’esigenza di creare per i sinistrati un ambiente domestico in cui le popolazioni possano trovare un radicamento affettivo. I risultati di queste conferenze portano, sul finire degli anni 70, al superamento della logica dell’oggetto finito, del container, della cellula abitativa che, interamente assemblata in fabbrica, una volta posizionata sul luogo della calamità consente solo configurazioni tipo “lager”, in cui manca totalmente l’articolazione tra i singoli manufatti e una logica integrazione di questi ultimi con l’ambiente circostante. Si passa in maniera graduale all’idea di sistema, con la progettazione di sistemi residenziali integrati composti da unità funzionali, morfologicamente e tecnologicamente differenti tra loro, dove requisiti quali aggregabilità e modificabilità, ritenuti indispensabili, garantiscono la possibilità di molteplici configurazioni insediative provvisorie.
2.2 ESEMPI IN ITALIA: Ca.Pro e Sa.Pi. Esempi emblematici di questo nuovo approccio al problema dell’alloggio provvisorio per l’emergenza, sono gli esiti di due ricerche progettuali condotte in Italia a cavallo tra gli anni ‘70 ed ‘80, da docenti dell’area della Tecnologia dell’Architettura e finanziate dal mondo della produzione: il Ca.Pro (case provvisorie) progettò nel 1978 dal gruppo Donato, Guazzo, Platania, Vittoria su commissione della Tecnocasa e il Sapi, Sistema abitativo di pronto impiego, nato quattro anni più tardi, nel 1982, da un’idea di P.L. Spadolini, con i finanziamenti del gruppo industriale IRI-Italstat. Nel progetto Ca.Pro l’obiettivo principale era riuscire a ottenere livelli prestazionali massimi sia in fase di esercizio che di trasporto, quindi far corrispondere a fasi di massima concentrazione dei volumi, una fase, quella di utilizzo del manufatto, di massima espansione degli stessi. Progetto Ca.Pro. 1978, unità residenziale media realizzata con involucro flessibile e con involucro rigido. Sostanzialmente si trattava di avere volumi trasportati che non fossero delle scatole vuote, ma tutt’altro, degli organismi in grado di generare altro spazio utile in quantità sufficiente da soddisfare le esigenze dello standard abitativo desiderato. A tal fine, il sistema che viene concepito dai progettisti è un insieme coordinato di unità di base, definite moduli di trasporto (MT), capaci di contenere tutti gli elementi di completamento in fase di trasporto e di generare volume ag-
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giuntivo in fase di esercizio. Un tale manufatto doveva essere in grado di consentire la realizzazione di una duplice tipologia insediativa a carattere provvisorio; gli insediamenti di emergenza conseguenti un evento calamitoso e gli insediamenti programmati o programmabili, la cui attuazione è determinata da decisioni prese in relazione a eventi del tutto prevedibili, come la realizzazione di alloggi per cantieri, residenze turistiche, alloggi militari. Il progetto Ca.Pro non è riuscito a pervenire alla fase della sperimentazione su prototipi, quindi non è stata possibile una reale verifica delle prestazioni mentre il Sapi è stato effettivamente realizzato e largamente impiegato dalla Protezione Civile in Italia. Il progetto mira a conciliare perfettamente la massima qualità ambientale desiderabile con i limiti dimensionali imposti dai mezzi di trasporto, per ottenere un’unità edilizia in grado di concentrare in una tutte le fasi dell’emergenza successive alla prima. L’idea innovativa è di non trasportare, come avviene con il container, volumi vuoti, ma moduli attrezzati ampliabili in fase di esercizio. Il modulo base, a geometria variabile, in fase di trasporto presenta le stesse caratteristiche di un container, una volta giunto in sito, viene
Figg. 1.2.10 Prefabbricati Ca.Pro
collocato su terreno senza necessità di fondazioni, viene aperto e allestito in una ventina di minuti mediante operazioni elementari che possono essere svolte anche da personale non specializzato. L’apertura delle sue parti mobili, mediante sistemi di cerniere, consente la triplicazione dello spazio, della volumetria sviluppata in fase di trasporto per una superficie utile complessiva compresa (a seconda del modello) tra i 44,54 e i 66,00 metri quadrati. All’interno del modulo chiuso in fase di tra-
Figg. 1.2.11 Prefabbricati Sa.Pi
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sporto può essere compattata una dotazione opzionale di mobili pieghevoli, per la realizzazione di arredi standard. La leggerezza del manufatto, requisito indispensabile per il trasporto è garantito dalla vetroresina, integrata ad altri elementi strutturali utilizzati in ambito nautico. A partire dalla fine degli anni ‘80 nella progettazione di alloggi provvisori per l’emergenza, in conseguenza ai grossi cambiamenti che più in generale stavano investendo il mondo dell’architettura, si iniziano a prendere in considerazione nuovi requisiti, fino ad allora considerati marginali. Requisiti come l’autocostruzione, secondo il principio del “do it yourself”, ossia la possibilità di un’attiva partecipazione, nella realizzazione in sito degli insediamenti provvisori, delle stesse vittime della calamità, l’utilizzo di materiali riciclati e riciclabili, facilmente reperibili,di tecnologie “povere”, utilizzabili ovunque in qualunque contesto senzal’impiego di macchinari complessi e manodopera specializzata.
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CAP. 3 - TIPOLOGIE DI ALLOGGI Nel campo dei sistemi abitativi ad uso temporaneo non esiste oggi una soluzione idonea a tutte le esigenze; non esiste un modello di abitazione adattabile indifferentemente a diverse tipologie di utenze. Di contro, l’innovazione tecnologico scientifica, deve offrire prestazioni adeguate all’ampia casistica di richieste, al fine di poter interpretare i bisogni delle popolazioni e di progettare architettura compatibilmente con le risorse materiali,tecnologiche e produttive. Tutto ciò è estremamente complesso in quanto emergono molteplici aspetti con diverse implicazioni metodologiche e disciplinari. Si tratta, quasi sempre, di unità abitative progettate per usi specifici che vengono adattate per esigenze diverse da quelle per cui erano state concepite.
Queste tipologie fanno capo ad una classificazione, elaborata a livello di soccorso inter-
nazionale, che prevede tre categorie di intervento in caso di calamità: emergenza, provvisorio, permanente. Questa distinzione si basa sulla durata dell’abitazione e sul periodo del suo utilizzo. L’intervento di emergenza prevede l’adozione di unità abitative di pronto intervento ed impiego, atte a rispondere ad esigenze determinate da quelle situazioni che si presentano subito dopo l’evento calamitoso. Si tratta di rifugi di emergenza quali tende e roulottes, fruibili teoricmaente per un periodo di tempo brevissimo. L’intervento a carattere provvisorio prevede invece l’impiego di sistemi abitativi destinati ad un utilizzo temporaneo, volto ad ospitare le popolazioni nell’attesa della ricostruzione. Le abitazioni impiegate in questa fase sono i containers, le baracche ed i prefabbricati. L’intervento permanente è, infine, quello corrispondente alla fase di ricostruzione e quindi alla realizzazione di abitazioni a carattere definitivo.
Già da questa classificazione appare evidente come il problema fondamentale di Buca-
letto sia stato l’adattamento da prefabbricato a insediamento stabile, vi è stata una trasformazione in termini di durata ma non in termini di alloggio, semplicemente vi è stata una manutenzione alle reti primarie (reti fognarie, antincendio,luce), ma non una ricostruzione vera e propria. Analizziamo sinteticamente le diverse tipologie.
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Grafico 1 Schema concettuale Alloggi temporanei Elaborazione degli autori
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Grafico 2 Schema concettuale Durata alloggi temporanei Elaborazione degli autori
3.1 CONTAINER La tipologia dei container è la maggiormente adoperata in caso di emergenze per la rapida reperibilità, i bassi costi di produzione e di assemblaggio. I container, nel campo dell’habitat provvisorio, provengono spesso da altre destinazioni d’uso ed è per tale motivo che questo prodotto mal si adatta ad essere utilizzato a fini residenziali. Il modulo del container monoblocco è una soluzione rapida e di facile assemblaggio, e inoltre corredata degli elementi impiantistici necessari ed ha la possibilità di reimpiego, tuttavia è proveniente dal settore dei trasporti e quindi, adattata al settore dell’edilizia, nella maggior parte dei casi, non soddisfa i requisiti ambientali di base. Le possibilità di reimpiego degli elementi container sono da considerarsi in relazione ai vincoli dimensionali dei moduli. I container, infatti, sono degli elementi trasportabili e questo vincola le loro dimensioni in relazione alle possibilità massime di trasporto. Gli standard dimensionali per il trasporto su strada sono di 2,55 m di larghezza per 12 m di
Figg. 1.3.1 Container per trasporto merci
lunghezza e 4 m di altezza ed impongono una destinazione d’uso per nuclei di 4-6 persone. Questo fattore determina degli spazi spesso al limite dell’abitabilità, con prestazioni ridotte all’essenziale. La tipologia base di container è costituita da una struttura a telaio in acciaio con copertura generalmente piana e pannelli
Fig. 1.3.2 Sistemazione di container_Irpinia 1980
sandwich autoportanti nei quali vengono inseriti i pannelli perimetrali, i serramenti e gli accessori per il montaggio in loco. L’impianto idrico è incorporato nelle pareti attrezzate e l’impianto elettrico è canalizzato in guaine inserite all’interno dei pannelli o in canaline esterne. I container non prevedono opere di fondazioni , né un basamento, questo implica la necessità di collocarli su un terreno pianeggiante e compatto, su una piattaforma di cemento o su appoggi che possono essere blocchi di calcestruzzo oppure plinti fuori terra di appoggio.
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3.2 IL PREFABBRICATO Il prefabbricato leggero supera i limiti dimensionali e morfologici di un involucro fisso come il container, nella forma e nelle dimensioni, in quanto presenta una maggiore flessibilità del volume utile disponibile. Una via di mezzo fra container e prefabbricato è la baracca, che ha scarse possibilità di riutilizzazione, a causa del suo montaggio diretto nel sito d’intervento. Le baracche si distinguono in due tipologie, a capanna o canadese con copertura. Un esempio applicativo è della baracca a capanna è stato il terremoto del Belice, dove fino al 2004 erano utilizzate, pur essendo passati decenni dal terremoto del 1968. Questo tipo di baracca aveva la struttura metallica portante, con pannelli costituiti da strati accoppiati di lamiera zincata, con copertura sempre in lamiera zincata ondulata.
La baracca essendo montata in loco
non ha problemi dimensionali ma il suo scarso comfort e la sua piatta banalità la rendono mal accetta dai suoi abitanti. I prefabbricati possono essere realizzati con diversi materiali. I prefabbricati leggeri hanno struttura metallica o lignea portante e pannelli sandwich costituiti da due strati di lamiera zincata, con laminato metallico; lo strato esterno è generalmente in legno trattato con antiparassitari e ignifughi oppure in cemento-amianto, usato per molti anni nel campo dell’edilizia, preferito al legno per le sue migliori caratteristiche prestazionali. Oltre ai pannelli di tamponamento venivano realizzati in cementoamianto anche le coperture con la cui struttura è, nella maggior parte dei casi, un telaio ligneo. La posa in opera di questo tipo di prefabbricati
Figg. 1.3.3 Baracche fornite dagli Stati Uniti per la realizzazione di un quartiere a Salaparuta.
richiede un basamento realizzato in cemento armato.
il difficile adattamento all’alloggio di emergenza appare evidente se si considerano le
numerose modifiche che vengono aportate dagli utenti durante il corso di vita del manufatto prefabbricato. La loro traformazione richiede, inoltre, interventi di manutenzione che spesso corripondono a ingenti somme di denaro non comparabili al valore dell’alloggio.
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CAP. 4 - IDENTITÀ AMBIENTALE E RICOSTRUZIONE Il rischio sismico non investe solo il singolo edificio, il complesso monumentale o il centro storico: in molti casi gli effetti del terremoto minacciano l’intero contesto ambientale, il paesaggio costruito e quello naturale, con le manipolazioni del paesaggio che si verificano nel corso del processo di ricostruzione innescato dall’evento. Il rischio sismico o naturale di una catastrofe come il terremoto dell’Irpinia comporta una perdita della testimonianza storica,una perdita di valore, di identità.
L’“identità” ambientale è un valore qualitativo, non quantitativo, che attiene al senso
delle cose costruite, cioè alla connessione che lega fra loro i “segni”, le forme degli edifici e il “corpo” della costruzione, i materiali e le tecniche costruttive. Il significato che si coglie nella percezione dell’identità ambientale è di tipo complesso, ha a che fare con il “senso” da noi esperito nel nostro stare nello spazio del mondo. Il “paesaggio” così inteso è l’immagine condivisa di un territorio da parte della sua popolazione.
Gli eventi sismici che si sono succeduti nel passato hanno lasciato tracce più o meno
evidenti, in alcuni casi hanno dato vita a contesti architettonici e urbanistici nuovi, ma sempre in relazione all’identità del luogo, così da non spezzare mai del tutto il legame con la tradizione storica. In tutti i casi storici antecedenti il ventesimo secolo il tentativo di dare ordine e stabilità a un universo sconvolto si è sempre concretizzato anche attraverso la riproposizione di tipologie, linguaggi ed elementi appartenenti alla tradizione, cosa che ha favorito la salvaguardia dell’identità e della memoria storica del luogo. La ricostruzione edilizia minore, soprattutto, fu sempre condotta secondo la tradizione costruttiva locale, tanto da rendere impercettibile una qualsiasi soluzione di continuità con l’edilizia antecedente.
L’Appennino centro-meridionale è un’area a pericolosità sismica elevata, ma non meno
di altre zone del Mediterraneo, quali la Grecia, l’area balcanica e la penisola turca, e della cintura pacifica, dalle Filippine alla California. Il nostro territorio è però molto più vulnerabile per l’alta densità di popolazione, per la presenza di centri storici particolarmente estesi, per il patrimonio edilizio costituito in gran parte da costruzioni datate. Nella seconda metà del secolo appena trascorso tre eventi sismici, di Magnitudo non particolarmente elevata, hanno cancellato interi paesi nella Valle del Belice (1968, Magnitudo 5,9), nella Valle del Tagliamento in Friuli (1976, Magnitudo 6,5) e in Irpinia (1980, Magnitudo 6,9). A fronte di queste catastrofi si sono dovuti aspettare gli anni 70 perché l’Italia si fornisse di una normativa antisismica basata su criteri scientifici (decreto ministeriale n. 40 del 03/03/75; legge nazionale n.176 del 26/04/76, con le disposizioni concernenti l’applicazione delle norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche). Questa fondamentale esigenza di sicurezza deve però coniugarsi con un completo recupero del tessuto urbano e infrastrutturale, dell’identità culturale, paesaggistica e socio-economica delle aree colpite, in una parola la ricostruzione.
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4.1 RICOSTRUZIONI A CONFRONTO Nell’approccio al tema della ricostruzione post terremoto abbiamo analizzato gli eventi del Belice e del Friuli, significative esperienze di ricostruzione post-sisma in Italia, al fine di poter inquadrare le dinamiche di trasformazione del territorio urbano e rurale, con particolare attenzione alla salvaguardia delle identità urbane e paesistiche, comparabili per periodo di accadimento e per tipologia di danni, che hanno influenzato la ricostruzione post sisma in Irpinia e Basilicata.
BELICE IL TERREMOTO IN CIFRE Dove Valle del Belice, Sicilia occidentale Quando 15 gennaio 1968, ore 3:01 Magnitudo 6,1 Richter Durata 12’’ Area colpita 1100 kmq circa (5000) Centri colpiti 14 (80) i paesi di Gibellina, Salaparuta, Poggioreale e Montevago sono rasi al suolo Popolazione colpita 96951 Morti 231 Senzatetto 70.000 Anno inizio ricostruzione 1975 Anno fine ricostruzione 2000 Costo ricostruzione 11.000 miliardi e 265 milioni di lire LA RICOSTRUZIONE Dopo una prima fase conclusasi alla fine degli Anni Settanta, dove i nuovi centri apparivano ancora incompleti e privi di identità, nel Belice fu proposta un’operazione di densificazione dei tessuti urbani abbinata alla realizzazione di moderne architetture d’autore. La ricostruzione è stata attuata attraverso i piani I.S.E.S., Istituto per lo Sviluppo dell’Edilizia Sociale e al 2010 risulta completata per circa il 95%. Tre dei quattro centri completamente distrutti, Gibellina, Salaparuta e Poggioreale sono stati ricostruiti in siti geologicamente e sismicamente più sicuri, a qualche decina di chilometri a valle del luogo in cui sorgevano e in cui sono visibili ancora oggi i ruderi. In seguito alla distruzione totale della vecchia Gibellina, il paese è stato ricostruito a 18 chilometri di distanza dal vecchio paese, localizzato su un terreno pianeggiante in prossimità degli assi di collegamento (autostrada e linea ferroviaria). La ricostruzione, che è avvenuta dopo un lungo periodo di alloggi nelle baraccopoli, ha introdotto gli abitanti in un universo completamente diverso da quello a loro noto. È una città giardino, sul modello urbanistico di Howard e Unwin, caratterizzata dall’ampiezza delle strade, dalla grande distanza tra le abitazioni e tra queste e le vie. A fronte di un’altissima dispersione territoriale (15 ettari di superficie costruita), il nuovo
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centro registra una densità demografica molto bassa, pari a circa 330 abitanti per ettaro, un rapporto che dà la misura delle “distanze” istituite tra le persone e tra queste e le case. La struttura urbanistica è caratterizzata prevalentemente dall’alternarsi di strade carrabili e pedonali, con case a schiera dotate di piccolo giardino.
FRIULI IL TERREMOTO IN CIFRE Dove Friuli, epicentro Monte S. Simeone, Venzone Quando 06/05/1976 Magnitudo 6,5 (ML). Dimensioni della faglia Lunghezza 13 km; larghezza 13,8 km Durata 59” Area colpita 5700 kmq Centri colpiti 137 Popolazione colpita 600.000 Morti 1000 Senzatetto 100.000 Anno inizio ricostruzione 1976 Anno fine ricostruzione 1990 Costo ricostruzione 26.000 miliardi di lire LA RICOSTRUZIONE Il territorio del Friuli è un insieme di valli e catene montuose elevate, di ampi spazi rurali e centri storici di grande valore artistico, la cui caratteristica principale è il rapporto armonioso con il paesaggio. La ricostruzione fu favorita dalla valutazione della precedente esperienza del Belice, e costituisce l’unico esempio concluso, con una impostazione definita del “dov’era com’era”, con la riedificazione dei centri storici nei siti originari e una particolare attenzione al mantenimento dell’identità storica e culturale. La volontà di ricostruire in tempi stretti i propri luoghi e le proprie abitazioni indirizzò le operazioni di ricostruzione verso una logica di omologazione. In questo caso il territorio si trovava già in un momento positivo dello sviluppo, e la ricostruzione è stata addirittura un incentivo e un incremento effettivo della crescita economica. Perennemente paragonato al caso del Belice, il Friuli e la sua ricostruzione diventeranno un vero e proprio modello di riferimento, anche teorico, per lo sviluppo equilibrato di tutte le aree colpite, senza centrismi o emarginazione.
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CAP. 5 IL TERREMOTO DEL 23/11/1980
fig. 1.5.1 Sismografo Irpinia 1980
Fig. 1.5.2 Lioni
Fig. 1.5.3 Conza
Fig. 1.5.4 Balvano
Fig. 1.5.5 Foto terremotati
Fig. 1.5.5 Foto terremotati
Fig. 1.5.6 Teora
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23 NOVEMBRE 1980 ore 19:34 Il 23 Novembre 1980 alle ore 19,34 una scossa di magnitudo 6,5 della scala Richter della durata di 90/sec., con epicentro a 30/km di profondità colpì un’area che si estende dall’Irpinia al Vulture posta a cavallo delle Provincie di Avellino, Salerno e Potenza, con effetti in una zona più vasta comprendente anche le Provincie di Napoli, Benevento, Caserta, Matera e Foggia. La sua massima intensità, localizzata nel comune di Laviano, è stata del X grado della scala M.S.C., l’area dei massimi effetti (circa 3.500 km2) è sta individuata lungo l’asse mediano degli Appennini con intensità decrescente lungo l’asse ortogonale ad esso. Oltre ai danni più rilevanti (Campania, Puglia e Basilicata), si sono avuti effetti di risentimento (circa 250.000km2) in quasi tutta la penisola.
Per chi viveva nei luoghi del disastro o in prossimità di esso, il terremoto del 1980 rimane
un evento indelebile, chi era solo un bambino ricorderà ben poco e si affiderà al racconto degli adulti, appropriandosi delle esperienze altrui come proprie. Infatti, queste catastrofi hanno la capacità di rompere gli argini dell’individualità, di divenire patrimonio comune, imprimendo una sorta di segno distintivo, un senso di appartenenza al gruppo. Gli adulti ricorderanno lo sgomento, l’inconsapevole, amaro stupore di sentirsi respinti e “traditi” dalla “madre” terra, quella che dovrebbe rimanere salda anche quando tutto il resto crolla. Un minuto di puro terrore e poi le fughe, le affannose ricerche, il ricongiungimento ai cari e la verifica dei danni, la constatazione di quanto era irrimediabilmente perduto. Gli scampati s’interrogavano sul destino degli “altri” e forse esorcizzavano l’orrore azzardando un primo computo razionale che restituisse confini certi al disastro, che ne determinasse l’ampiezza e la portata, che circoscrivesse, per quanto ad ampio raggio, la geografia dei luoghi e il numero delle persone, soprattutto di quelle che la distanza rendeva irraggiungibili. Scarne e imprecise le prime informazioni: il disastro fu sottostimato, sebbene non ancora per ragioni attribuibili al calcolo politico. Con il passare delle ore, con l’intensificarsi delle trasmissioni, la dimensione e i contorni dell’evento si connotavano in maniera dettagliata.
Nei giorni successivi si susseguirono in triste assiduità i bollettini con cui gli Italiani, para-
lizzati da una rassegnazione muta, videro dolorosamente allungarsi la lista dei comuni coinvolti, l’appello delle perdite umane, il computo dei danni materiali. Poi arrivarono le immagini, mano a mano che le troupes televisive raggiungevano i luoghi devastati. Di fronte a milioni di telespettatori, senza posa sfilarono sul video i morti, le rovine, i soccorritori, perfino le pubbliche autorità come il Presidente Pertini. Si accavallavano le immagini dei superstiti, di chi emergeva ancora vivo dalle macerie, tra lo spettacolo delle case sventrate, nel disordine degli oggetti in frantumi, delle suppellettili più umili che denudavano una distrutta intimità,dipingendo involontariamente una galleria di ritratti “neorealisti”. Stampa e televisione si avvicendavano e si sovrapponevano tentando di dare ordine alla copiosa mole di notizie, privilegiando ora il dato di cronaca, ora le informazioni tecnico-scientifiche (epicentro, magnitudo, andamento del sisma, velocità di pro-
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pagazione), raffrontando dati e fenomeni connessi o facendo il macabro bilancio del numero dei morti e dei feriti, ma più spesso dando spazio e voce all’esperienza emotiva e umana di chi stava vivendo quell’inferno. I media ebbero, quella volta, l’indiscusso merito di aver convogliato attenzione e aiuti alle popolazioni bisognose, con un’opera di solerte sensibilizzazione, facilitando la trasmissione di appelli e permettendo la mobilitazione dei soccorsi anche da luoghi lontani. Ricordiamo che, grazie alla risonanza dell’evento, arrivarono robusti contributi economici da Paesi quali Stati Uniti, Germania, Iraq e Algeria per un totale di circa 500 miliardi. La denuncia delle inadempienze portò alla rimozione di alcune alte cariche come quella del Prefetto di Avellino e alle dimissioni, poi ritirate, del ministro dell’Interno. Venne istituita la Protezione Civile che nel corso degli anni si è strutturata con un’organizzazione interna sempre più efficace, ampliando e migliorando i suoi interventi.
Il terremoto ha provocato danni molto rilevanti e i finanziamenti assegnati avrebbero
avuto il duplice scopo di ricostruire i paesi distrutti e rilanciare un’economia ancora in stato di arretratezza. Di fatto gli interventi post-sisma hanno contribuito all’innalzamento della qualità della vita delle popolazioni rurali che vivevano in dimore fatiscenti, e la realizzazione della nuova rete stradale che ha reso possibile il collegamento tra i piccoli comuni con i centri maggiori,senza però contribuire all’innesco dell’auspicato sviluppo industriale. L’errore politico-amministrativo, probabilmente, è stato quello di pensare che la crescita socio-economica dell’area potesse derivare, esclusivamente, dal rilancio delle attività industriali. Non sono stati promossi, pertanto, programmi di sviluppo improntati ai principi della sostenibilità sociale e ambientale, che tenessero conto della vocazione prettamente agricola e delle effettive potenzialità dell’area, bensì dei programmi di industrializzazione incompatibili con le attività svolte per secoli sul territorio ed estranei alla cultura della sua popolazione.
Anche i programmi di ricostruzione, predisposti dai vari comuni e basati sul principio del-
la massima sicurezza e prevenzione, si sono poi rivelati inadeguati alla natura dei luoghi. Questa politica d’intervento, improntata sul tentativo di ridurre al minimo la pericolosità delle abitazioni, dilatando eccessivamente le distanze tra le costruzioni, variando i rapporti tra pieni e vuoti, sostituendo le geometrie spontanee delle case in pietra con gli allineamenti ordinati delle case popolari, ha modificato in maniera irreversibile il modo di essere e la fisionomia dei centri irpini,a volte stravolgendo del tutto costruzioni e tessuti urbani. I “paesi presepe” tipici del territorio della Basilicata sono in questo modo quasi del tutto scomparsi e al loro posto sono stati ricostruiti luoghi caratterizzati da altre tipologie urbane e morfologie paesistiche, nei quali tutt’ora la popolazione trova difficoltà a identificarsi. In sintesi: -Superficie interessata dall’evento sismico: 17.000 Km2; -Comuni colpiti: n° 687 di cui – n° 70 dichiarati “disastrati” e n° 200 “danneggiati”; -Popolazione coinvolta: n° 6/milioni di persone; -Abitazioni distrutte o danneggiate: n° 362.000; nello specifico 77.000 abitazioni sono state
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distrutte, oltre 250.000 gravemente danneggiate, circa 500.000 hanno riportato danni lievi. -morti : n° 2.914 persone; -feriti : n° 8.848 persone; -sfollati : n° 370.000 persone. Dai quadri riepilogativi degli effetti del sisma sui 683 Comuni ricadenti nel perimetro dell’area danneggiata, (riportati dall’Analisi degli effetti del Terremoto del 23 novembre 1980, in Programma di Prevenzione di Protezione Civile), si rilevano la percentuale delle abitazione colpite, la sistemazione provvisoria degli abitanti, i danni economici stimati dalle opere di urbanizzazione secondaria, il numero di vite e feriti per provincie, il quadro riassuntivo dei danni economici assoluti stimati nella zona del cratere sismico e nelle zone marginalmente colpite. DISTRIBUZIONE PROVVISORIA ABITANTI ALLOGGIO PROVVISORIO PRESSO PARENTI ED AMICI
36,5 %
RICOVERO PRESSO EDIFICI PUBBLICI
17,3 %
ALLOGGIO IN PREFABBRICATI
16,1 %
ROULOTTES
13,8 %
CONTAINERS
7,5 %
SFOLLATI IN ALTRI COMUNI ITALIANI
4,0 %
SFOLLATI IN ALTRI COMUNI ALL’ESTERO
2,5 %
SFOLLATI IN ALTRI COMUNI TERREMOTATI
1,9 %
ALTRE SISTEMAZIONI PROVVISORIE
0,5 %
TOTALE ABITANTI SFOLLATI
368.707
Specificamente in Basilicata: -morti : n° 146 persone (di cui n° 77 nel comune di Balvano a seguito del crollo della chiesa); -feriti : n° 197 persone; -sfollati : n° 36.500 persone; -comuni colpiti : n° 131, di cui n° 9 dichiarati “disastrati” (Balvano, Brienza, Bella, Castelgrande, Muro Lucano, Ruvo del Monte, Pescopagano, Potenza, Vietri) e n° 54 dichiarati “danneggiati”; -popolazione coinvolta : n° 328.000 persone; -immobili distrutti : n° 13.965; -immobili danneggiati : n° 58.959; Tra gli immobili distrutti o danneggiati furono censiti: n° 300 scuole, n° 8 ospedali, n° 1262 stabilimenti e aziende, n° 8292 fabbricati rurali e aziende agricole. Se si chiede a chiunque abbia vissuto quella tragica giornata, come era il tempo quel giorno? Invariabilmente la risposta sarà: era stata una bella giornata di sole, troppo calda se si tiene conto che si era in autunno inoltrato, la serata era dolce e tiepida, il cielo, al tramonto, era tinto di colore rosso e splendeva una bella luna. Invece alle ore diciannove e trentaquattro minuti un boato
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e la terra comincia a tremare. Trema senza sosta per novanta interminabili secondi. Novanta secondi sono uno spazio temporale trascurabile nella vita di una persona, eppure in quei novanta secondi le forze della natura scatenate hanno sconvolto la geografia fisica e politica di un vasto territorio oltre che la vita di chi vi è stato direttamente o solo indirettamente coinvolto. Subito dopo la scossa le condizioni meteorologiche cambiarono drasticamente con l’arrivo di freddo, pioggia e neve. Con i soccorsi arrivarono per gli sfollati dapprima tende e successivamente roulottes e containers. Considerato comunque il numero dei senza tetto e i tempi necessari per il riattamento e la ricostruzione dei fabbricati, sull’esempio di quanto già fatto in Friuli, si pensò di dare un ricovero più adeguato a quanti erano rimasti senza casa, perché gravemente danneggiata e/o distrutta, con l’allestimento di prefabbricati pesanti in legno.
Le linee strategiche adottate dal Consiglio Regionale della Basilicata nella seduta del
27/1/1981 per la ricostruzione delle zone terremotate furono le seguenti: -ricostruzione e salvaguardia dei centri storici, rendendo, allo stesso tempo, più sicure le abitazioni; -sviluppo delle aree interne mediante la localizzazione sul territorio di aree industriali che potessero accogliere l’insediamento di stabilimenti industriali. Lo strumento legislativo emanato dal Governo Centrale per la disciplina e la gestione della ricostruzione fu la Legge 14/5/1981 n° 219, con cui venivano definiti gli ambiti della ricostruzione, i compiti degli Enti locali Territoriali (Regioni, Provincie, Comuni, Comunità Montane), l’articolazione dei contributi, l’ammontare dei contributi stessi e le modalità della loro erogazione. Gli stanziamenti finanziari per il triennio 1981/83 previsti dalla legge ammontavano a complessivi 8.000 miliardi di lire. Le previsioni di spesa iniziale furono progressivamente e vistosamente lievitate nel corso degli anni seguenti. A fine del 2008 i contributi dello Stato erogati per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto del 1980 ammontavano a 32.363 mln di Euro circa. Da un consuntivo fatto nel 2010, in occasione del trentennale del terremoto del novembre/80 si evidenziava che le somme stanziate dallo Stato e sostanzialmente spese per la sola Provincia di Potenza ammontavano a complessivi Euro 2.249 mln, le opere di ricostruzione risultavano completate al 90%, per il loro completamento (nella provincia di Potenza) venivano stimati ulteriori fondi per circa 600 mln di Euro.
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Fig. 1.5.7 Documento con le prime decisioni in merito all’allestimento di campi per alloggi temporanei di tipo container (novembre 1980)
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5.1 LA RICOSTRUZIONE A POTENZA Nella seduta del Consiglio Comunale tenutasi il 29/11/1980 il Sindaco illustra i risultati di un primo parziale censimento dei danni provocati dalle scosse telluriche. E’ stato possibile raccogliere questi primi dati grazie alla precettazione di tutti i tecnici presenti in città (ingegneri, architetti, geometri); l’indagine non ha riguardato il Centro Storico , considerato distrutto al 60% e pertanto si ritiene necessario effettuare indagini più approfondite ed ha escluso le frazioni, perché i danni sembrano più lievi. Pertanto da questo primo censimento, che ha potuto verificare solo il 56% degli edifici, risulta che: -i palazzi non agibili sono 128 per un totale di n° 1.252 alloggi; -i palazzi agibili sono 257 per un totale di n° 6.961 alloggi; -i palazzi che possono essere resi nuovamente agibili con lavori di ripristino sono 124 per un totale di n° 2,060 alloggi; -i senza tetto in città vengono stimati, al momento, in circa 10.000 persone. Nella stessa seduta del Consiglio Comunale viene avanzata l’idea della costruzione di una città satellite per la realizzazione di mille case prefabbricate in legno per alloggiare circa 5.000 persone (tante si stima saranno alla fine le persone effettivamente bisognose di una sistemazione per un periodo di tempo lungo), e la realizzazione di strutture sociali , quali asili, scuole, farmacia, chiesa, ecc.
Fig. 1.5.8 Arrivo dei soccorsi a Potenza
La localizzazione di questa città satellite viene ipotizzata alla Contrada “Piani del Mattino” su un’area demaniale già in parte urbanizzata perché destinata alla costruzione dell’aereoporto. L’idea viene sottoposta e trova consenso sia da parte del presidente della Giunta Regionale che del Commissario Straordinario per le Aree Terremotate. L’ipotesi della realizzazione di una città satellite per un insediamento provvisorio si fa strada mentre sul sito individuato si concentrano molte critiche: la zona è troppo ventosa ed è lontana dalla città , si paventa il rischio di ghettizzazione. Nel Consiglio Comunale del 23/12/80 si discute della costruzione della città satellite e della sua localizzazione; per quanto riguarda quest’ultimo aspetto viene abbandonata l’ipotesi Piani del Mattino per le considerazioni sopra evidenziate, e vengono vagliate altre due ipotesi di localizzazione: quella di utilizzare l’area detta del “fosso di Santa Lucia” , vicina al centro abitato e l’area di Bucaletto , staccata dal centro abitato a ridosso della S.S. Basentana ma facilmente raggiungibile.
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PARTE II Inquadramento Ambientale
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PARTE II
Inquadramento ambientale
Basilicata
Potenza
Bucaletto
Il nostro lavoro di indagine sulle risorse ambientali è stato svolto mediante la ricerca di mappe tematiche , mappe cartacee, planimetrie e foto storiche. Il lavoro è iniziato con l’analisi del territorio alla macro-scala regionale, fino a concentrarsi sull’analisi della città di Potenza e del sito di progetto.
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CAP.1 - BASILICATA La realizzazione di un atlante cartografico della Regione Basilicata nasce dall’esigenza di offrire una raccolta delle principali informazioni che caratterizzano il territorio.
La Basilicata o Lucania, che fu il nome ufficiale dal 1932 al 1947, è una regione del me-
ridione. I suoi confini sono: a nord e ad est con la Puglia, ad ovest e a sud con la Calabria, a sudovest è bagnata dal Mar Tirreno e a sud-est dal Mar Ionio. Il territorio della regione è a prevalenza montuosa e collinare; il 46,8% è costituito da montagne tra le più importanti vi sono Massicci del Pollino e del Sirino e il complesso della Maddalena. I monti Alpi e Raparo costituiscono i rilievi maggiori dell’Appennino Lucano. Il 45% circa del territorio è di tipo collinare e la sua costituzione è a prevalenza argillosa quindi soggetta a fenomeni di erosione, frane e smottamenti; soltanto l’8% è a carattere pianeggiante, la più estesa di queste pianure è la piana di Metaponto che si trova nella parte meridionale della regione e affaccia sul Mar Ionio. Per quanto riguarda i fiumi, le caratteristiche sono di tipo torrentizio, i principali sono: il Bradano, il Basento, l’ Agri, il Cavone e il Sinni.
A livello ambientale (climatico, faunistico e floristico) possiamo individuare cinque zone
con caratteristiche specifiche: 1-La zona del Potentino/Dolomiti Lucane a prevalenza montuosa e con una forte presenza boschiva; 2-la zona del Lagonegrese, Pollino e Val d’Agri con aree montuose superiori ai 2000 metri, la vegetazione in questa area è per lo più boschiva; 3-la zona del Vulture-Melfese caratterizata dalla presenza di altipiani coltivati a prevalenza di grano, e boschi e viti per la zona del Vulture; 4-La zona del Metapontino é una vasta pianura alluvionale per lo più dedicata alla coltivazione intensiva, la cui costa è di tipo sabbioso; 5-la zona delle colline materane costituita da zone brulle a calanchi.
Il clima nella regione si divide in due categorie principali: continentale per quanto ri-
guarda i rilievi montuosi e mediterraneo per le aree costiere. Tuttavia le caratteristiche possono cambiare a seconda di dove ci si trova sul territorio, in base alla conformazione specifica di ogni luogo. A Potenza, capoluogo regionale posto a 819 metri s.l.m., l’inverno può essere molto nevoso, e le temperature possono scendere anche di molti gradi sotto lo zero, risultando tra le città più fredde d’Italia. Queste caratteristiche climatiche sono ancora più severe nella zona del Lagonegrese, dove i rilievi sono ancora piu alti. Le estati sono moderatamente calde, anche se le temperature notturne possono essere molto fresche, anche se la zona del Metapontino è caratterizzata da temperature estive molto più alte della media regionale.
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1.1 MAPPE TEMATICHE Le mappe che seguono forniscono una serie di informazioni distribuite sul territorio regionale. La scelta delle mappe comporta necessariamente il limite di una rappresentazione di tipo qualitativo e pertanto per una lettura approfondita si rimanda alle fonti originali .
Limiti Amministrativi
Potenza Matera
Fig. 2.1.1 Limiti amministrativi
Fasce Altimetriche (M.s.l.m.)
>1600 1200 - 1600 800 - 1200 600 - 800 400 - 600 0 - 400
Fig. 2.1.2 Fasce altimetriche
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Uso del Suolo Aree a pascolo naturale Prati stabili Aree con vegetazione rada Aree a vegetazione boschiva e arbustiva Boschi di conifere Boschi di latifoglie Boschi misti Aree occupate da colture agrarie e spazi naturali Colture annuali associate a quelle permanenti Frutteti e frutti minori Oliveti Vigneti Seminativi in aree irrigue Seminativi in aree non irrigue Sistemi colturali e particellari complessi Aree estrattive Fig. 2.1.3 Uso del suolo
Aree industriali o commerciali Tessuto urbano continuo Tessuto urbano discontinuo Lagune Bacini d’acqua Spiaggie, alvei fluviali Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti
SismicitĂ
Terremoti con Magnitudo M>6 Terremoti con Magnitudo 5<M<6 Terremoti con Magnitudo M<5
Fig. 2.1.4 SismicitĂ
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Siti contaminati da amianto Coperture e pareti del capannone in cemento-amianto, rifiuti cementoamianto tossico-nocivi in stoccaggio provvisorio, rifiuti cemento-amianto speciali non pericolosi in stoccaggio provvisorio Coperture in cemento-amianto, materiali di rivestimento applicati a spruzzo negli elementi strutturali del piano terra Coperture in cemento-amianto, sospetto di altri inquinanti Coperture in cemento-amianto Fig. 2.1.5 Siti contaminati da amianto Coperture in cemento-amianto, coibentazioni, apprecchiature di produzione
Popolazione residente per classi di ampiezza anno 2008 Oltre 50.000 abitanti tra 10001 e 20000 ab. Tra 5001 e 10000 ab. Tra 3001 e 5000 ab. Tra 1001 e 3000 ab. Fino a 1000 ab.
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Fig. 2.1.6 Popolazione residente
CAP.2 - POTENZA La città di Potenza sorge ad una altezza di 819 m.s.l.m., questo la rende il capoluogo di Regione più alto d’Italia. La città si trova collocata lungo una dorsale appenninica a nord delle Dolomiti Lucane in quella che è denominata alta Valle del Basento. La valle è attraversata dall’omonimo fiume. La città si è sviluppata attorno al centro storico medievale, situato nella parte più alta, mentre le costruzioni più moderne e i quartieri sorgono nella parte piu bassa e prossima al fiume.
Dal punto di vista della progettazione antisismica, la citta presenta un 70% degli edifici
progettati e costruiti prima del 1981 (ma in alcuni casi anche successivamente), che corrispondono a una categoria sismica di secondo livello. Questo in corrispondenza alla vecchia classificazione che collocava Potenza in una zona a media sismicità, i nuovi studi realizzati collocano la città in una zona di alta sismicità per la quale sono da adottate speciali misure antisismiche.
Dati sintetici Altitudine: altezza su livello del mare 819 (Minima 584 Massima 1.350) Escursione Altimetrica:766 Zona Altimetrica: montagna interna Coordinate: Latitudine40°38’43”08 N Longitudine15°48’33”84 E Misure Superfice: 173,97 km2 Classificazione Sismica: sismicità alta
Figg. 2.2.1 Dolomiti Lucane
Fig. 2.2.2 Valle del Basento
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2.1 STORIA DELLA CITTA’ DI POTENZA Potenza é attualmente la città più popolosa della Basilicata, la sua data di fondazione è incerta, ma si sa che i primi insediamenti sono di origine italo-greca.
Si hanno dati certi sulla partecipazione della popolazione lucana al fianco di Annibale
nella battaglia di Canne e di Metauro, alla conclusione di quest’ultima la città di Potenza fu presa dai Romani. La città, allora municipius fu degradata a semplice colonia militare e assunse il nome di Potentia Romanorum, ma non fu abbandonata del tutto data l’importanza strategica in termini geopolitici. Successivamente in età Bizantina la città subì il dominio dei Basilici ( governatori preposti al governo della citta), da questo periodo proviene il nuovo nome della regione: Basilicata. In un secondo momento la città passò sotto il dominio dei Normanni e la regione fu incorporata nel regno unito meridionale.
In questo periodo furono continui i rischi di assedio da parte dei Saraceni, anche per le
città non costiere come Potenza, infatti esistono tuttora località dai nomi suggestivi come Campo Saraceno che testimoniano le incursioni che avvenivano regolarmente. Dal 1300 fino al Regno Borbonico la città cambiò spesso dominio dagli Aragonesi, ai Francesi e per un breve periodo fu anche dominata da Francesco Sforza. Dal 1734 i signori di Potenza furono i Borboni, e la città si divise in due correnti una pro-borbonica e un’altra che invece ripudiava i feudatari. Con l’arrivo delle armate di Napoleone, la città non oppose alcuna resistenza, e questo le valse l’assegnazione di capoluogo di Regione (prima era la città di Matera), condizione che permane fino ai giorni nostri.
A partire dall’Unità d’Italia, e dall’avvento del dominio piemontese nella regione si veri-
ficarono diversi motti di ribellione, per contrastare l’incapacità dei governanti di comprendere e risolvere le problematiche delle classi più oppresse. Questo fenomeno è più comunemete conosciuto come brigantaggio. La città di Potenza, tuttavia si mantenne al margine delle ribellioni, che si verificarono con più forza nella Provincia.
Nella storia di questa città sono stati frequenti i terremoti, il primo di cui si hanno infor-
mazioni certe è quello del 18 diciembre del 1273; successivamente nel 1694 durante la dominazione spagnola la città fu nuovamente rasa al suolo. Altri fenomeni di distruzione si verificarono durante la seconda guerra mondiale quando varie infrastrutture, tra cui l’ospedale e la cattedrale, ma anche strade e ponti furono fatti brillare per interessi strategici militari. L’ultimo evento sismico disastroso è quello del 23 novembre del 1980.
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2.1.1 DOCUMENTI STORICI
Fig. 2.2.3 Sistema della viabilità epoca romana_data incerta
Figg. 2.2.4 Immagini della città riconducibili al 1200
Fig. 2.2.5 Sviluppo dell’impianto urbano in età angioino-aragonese (ipotesi di A. Buccaro e N.Masini)
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Fig. 2.2.6 Pianta della CittĂ di Potenza _1875
Fig. 2.2.7 Planimetria con localizzazione delle chiese e cappelle nel centro storico_1875
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Fig. 2.2.8 Planimetria con localizzazione delle porte urbane_1875
Figg. 2.2.2.9 Chiese storiche_Potenza
Figg. 2.2.10 Porte storiche_Potenza
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Fig. 2.2.11 Foto area_1925
Figg. 2.2.12 Foto storiche_anni â&#x20AC;&#x2DC;20
Fig. 2.2.13 Planimetria centro storico _1925
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Figg. 2.2.14 Foto storiche_anni â&#x20AC;&#x2DC;20
Fig. 2.2.15 Planimetria _ 1972
Figg. 2.2.16 Foto storiche_ anni â&#x20AC;&#x2DC;70
Fig. 2.2.17 Planimetria del centro storico_ 1982
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GLI ANNI DELLA SPECULAZIONE EDILIZIA _anni ‘70 e ‘80
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Figg. 2.2.18 Edifici costruiti tra gli anni ‘70 e ‘80
2.1.2 EVOLUZIONE STORICA DELLO SKYLINE DI POTENZA
Figg. 2.2.19 Immagini storiche_data incerta
Figg. 2.2.20 Immagini storiche_anni’ 20
Fig. 2.2.21 Immagini storiche_anni’ 50
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Fig. 2.2.22 Immagini storiche_anni’ 60-’70
Fig. 2.2.23 Immagini storiche_anni’ 70- ‘80
Fig. 2.2.24 Skypline della città di Potenza_2010
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2.2 IL FIUME BASENTO Il Basento è con 149 km di corso, il fiume più lungo della Basilicata, e il più lungo fra i fiumi italiani che sfociano nel Mar Ionio. La sua estensione di bacino idrografico è di 1.537 km². Il fiume Basento sorge sul Monte Arioso (1.722 m.) nell’Appennino lucano settentrionale. Bagna quasi subito la zona sud della città di Potenza, attraversa parte della provincia potentina per entrare poi in quella di Matera. Importante affluente di destra del Basento è il torrente Camastra, sbarrato da una diga alta 54 metri e
Fig.2.2.25 Corso del fiume Basento
con una capacità di circa 32 milioni di mc, le cui acque vengono utilizzate dalla città di Potenza. Qui scorre nel suo tratto principale dove sorge l’area industriale della Val Basento tra i comuni di Pisticci, Ferrandina e Salandra. Sfocia nel Mar Ionio nei pressi di Metaponto.
Il fiume ha regime esclusivamente pluviale con piene imponenti in autunno e in inverno
e magre accentuatissime in estate. La sua portata media alla foce è di 12.2 mc/s. Lungo il suo corso il Basento è sbarrato dalla Traversa di Trivigno, che convoglia una parte delle acque verso gli invasi di Acerenza e Genzano.
Il fiume Basento percorre il confine a sud della città di Potenza. In questo tratto il Comu-
ne di Potenza sta realizzando un progetto di Parco fluviale, atto alla riqualificazione dell’area e al collegamento tra le periferie sud della città e il centro storico. Il progetto del Parco fluviale intende recuperare gli elementi che hanno caratterizzato per anni la geografia e la storia del fiume. Recuperare la memoria di un luogo importante per la città di Potenza e riallacciare i settori nord e sud rientra nelle strategie del Nuovo Piano Regolatore. Il progetto del Parco fluviale del Basento contiene una pista cliclabile che attraversa i due ponti storici sul fiume: il ponte Musumeci e il Ponte San Vito. Il nostro progetto propone una connessione con la sponda nord del fiume rafforzando i caratteri naturalistici e le potenzialità della Greenway del Basento situata ai margini della città. Attraverso un ponte ciclo-pedonale proponiamo l’attraversamento dell’autostrada e del fiume per ricollegarci alla pista ciclo-pedonale esistente. Il tratto di pista pedo-ciclabile attualmente realizzato è di 2 km e potrebbe estendersi fino all’ansa del fiume che tange a sud il quartiere Bucaletto. Ciò permetterebbe di creare un percorso naturalistico completo fatto di elementi storici quali i ponti e paesaggistici, le aree fluviali più distanti dal centro città.
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Figg. 2.2.26 Fiume Basento
Figg. 2.2.27 Ponte San Vito
Figg. 2.28 Ponte Musumeci
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2.2.1 PROGETTI SUL PARCO FLUVIALE DEL BASENTO Il progetto del Parco Fluviale del Basento si colloca tra gli intenti dellâ&#x20AC;&#x2122;amministrazione comunale per il ripristino delle aree verdi e dei corridoi ecologici. Il progetto sviluppato nel 2007 prevede la costruzione di un ponte ciclo-pedonale e al momento (2011) risulta realizzato solo nel percorso pedonale per una lunghezza di due chilometri.
Fig. 2.2.29 Parco Fluviale del Basento
Fig. 2.2.30 Sistema delle Greenways
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PARTE III Metodologie di Analisi
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PARTE III
STRATEGIA DI RICERCA
Raccolta fotografica: immagini, colore, percezione
Raccolta video: ritmo, movimenti, percorsi
Raccolta articoli di giornale: notizie, racconti, ricostruzione
Raccolta informazioni: appunti, schizzi, memorie
Raccolta interviste: opinioni, voci
Lo studio percettivo del sito di Bucaletto ha innescato una ricerca in più direzioni, sempre più sistematica. La ricerca è inizata proprio dalla visita del quartiere e dalla restituzione in forma di fotografie e disegni delle percezioni che il luogo ci ha suggerito. Le interviste agli abitanti e ai membri delle istituzioni locali sono state poi propedeudiche all’analisi e alla raccolta dei dati storici e si sono fatte nel tempo sempre più fitte.
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CAP.1 - STUDIO PERCETTIVO
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Figg. 3.1.1 Bucaletto_2010
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CAP.2 - INTERVISTE La raccolta di interviste si inserisce in un lavoro di ricerca effettuato su diversi fronti. L’obiettivo è stato quello di strutturare un’indagine completa sulla situazione attuale del quartiere e sulle aspettative dei suoi abitanti. Tramite le interviste è stato possibile raccogliere una serie di informazioni materiali e immateriali utile a costruire un quadro dettagliato della vita che del quartiere. Le interviste sono state rivolte agli abitanti e agli addetti dei servizi comunali che si sono occupati del caso Bucaletto nel corso degli ultimi anni. L’indagine multidirezionale con una ricerca svoltasi in più uffici comunali in quanto la Cittadella ha una storia molto complessa e la competenza dei documenti, nonché le responsabilità, sono state distribuite in diversi dipartimenti.
Le indagini si sono pertanto svolte seguendo due filoni principali:
1) recuperando e analizzando la documentazione esistente cartografica, bibliografica e fotografica; 2) intervistando le persone in sito, quindi sono state raccolte informazioni di tipo percettivo, le storie, i ricordi, i timori, le preoccupazioni. Questa documentazione è stata utile a ripercorrere e capire le vicende sociali passate e presenti di Bucaletto. Per raggiungere il nostro obiettivo abbiamo quindi deciso di utilizzare il metodo delle interviste dirette. Alcune delle interviste sono state realizzate tramite video, altre sono state riportate in forma scritta. Il metodo delle interviste è andato di pari passo alla raccolta archivistica dei documenti reperiti negli archivi comunali.
Fig. 3.2.1 Sig. Antonio_ pensionato per le vie di Bucaletto
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Gli oggetti delle domande delle interviste sono stati divisi prevalentemente in due cate-
gorie: 1)di tipo oggettivo: le domande sono state rivolte ai membri interessati al caso Bucaletto negli enti pubblici; 2)di tipo soggettivo: le domande sono state rivolte agli abitanti del quartiere con lâ&#x20AC;&#x2122;intento di farci raccontare le loro opinioni, i ricordi, le preoccupazioni e le aspettative future.
Lâ&#x20AC;&#x2122;indagine effettuata tramite le interviste dirette ha avuto come obiettivo la ricostruzio-
ne storico-sociale del quartiere e si è pertanto mossa nelle tre dimensioni temporali: - del passato: utile a comprendere le vicende del quartiere alla sua nascita; - del presente: importante per capire se ci sono progetti sul quartiere, eventualmente quali e se sono previsti dei tempi di attuazione; - del futuro ipotetico: quali sono le aspettative degli abitanti e gli obiettivi dellâ&#x20AC;&#x2122;amministrazione comunale sul quartiere.
Le interviste sono state registrate attraverso:
- appunti; - registratore audio; - registratore video.
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2.1 RACCOLTA DI INTERVISTE
Fig. 3.2.3 Il presidente del Comitato di quartiere Angelo Quaratino
“Subito dopo il terremoto, Bucaletto fu una salvezza per tutti coloro che non avevano più una casa. Rappresentava una situazione temporanea. Ci avevano promesso che in cinque, al massimo dieci anni avremmo ottenuto una nuova sistemazione. Per tutti quelli che, durante l’emergenza avevano vissuto da paranti, da amici, oppure in albergo, Bucaletto rappresentava finalmente la stabilità. Significava avere di nuovo un quartiere, una casa propria. Inoltre l’affitto era veramente irrisorio: si trattava di sole 30 mila lire al mese, mentre le bollette di luce e acqua per i terremotati erano ridotte del 60 %. Era un modo per sperare in una vera casa, la possibilità di risparmiare un po’ di soldi nella prospettiva di comprarsi un alloggio.” Adesso si paga ancora l’affitto, se si a quanto corrisponde? “L’affitto si paga ancora ed è rimasto molto basso, parliamo di 30 euro al mese, mentre le bollette sono pagate regolarmente e a prezzo pieno. Questo significa che per un nucleo familiare composto da quattro persone, e magari con un solo lavoratore, rappresenta la possibilità di avere un alloggio a costo bassissimo, e quindi la garanzia di poter tirare avanti.” L’amministrazione comunale si occupa della manutenzione dei prefabbricati? “Si, da circa una decina di anni si affettua della manutenzione straordinaria, che comunque risponde alle logiche del clientelismo, perchè ad alcuni è stata fatta e a molti altri no. A parte per dei casi di degrado in cui era indispensabile effettuare la manutenzione. Per opere di manutenzione viene fatta una graduatoria, a seconda del livello di degrado del prefabbricato e quando il comune riesce a riservare dei soldi per Bucaletto si interviene. Ricordiamo che l’ammministrazione comunale è in rosso e anche per posare l’asfalto sulle strade bisogna aspettare anni.” Sa se ci sono dei progetti di riqualificazione sul quartiere?
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“Nel 1990, 1991, fu aperta l’Università degli studi della Basilicata. Il rettore in carica, il professor Manzo, dopo qualche anno dall’aperura dell’ Università, elaborò, in collaborazione con gli studenti di ingegneria ,un progetto di riqualificazione di Bucaletto Il progetto fu presentato a tutti gli abitanti del quartiere, e il modellino rimase esposto nella sala della parocchia per giorni. Il progetto comprendeva due torri di dodici piani, trentaquattro alloggi definiti “parcheggio” che sarebbero serviti durante lo smantellamento dei prefabbricati e delle villette per tutti. Il discorso valeva e sembrava fattibile. Dal 1997 ad oggi sono state costruite solo le due torri, peraltro non ancora terminate e i trentaquattro alloggi parcheggio. Delle due torri una è privata, l’altra ha ventiquattro alloggi di edilizia convenzionata che dovrebbero essere già venduti. Il problema più grande è che a centociquanta metri da questi palazzi c’è la SiderPotenza che emette fumi 24 ore su 24. Il costo di tali appartamenti è di 2300 euro al mq, come una casa nel centro della città, vi pare il caso, dico io? Per quanto riguarda i trentaquattro alloggi parcheggio la storia fatta di corruzioni politiche e clientelismo si è rivelata ancora una volta fallimentare. Gli alloggi infatti, sono stati assegnati con criteri discutibili e non come temporanei, ma in via definitiva, in forma di allggi venduti come edilizia agevolata. Quello di cui si parla poi da cinque anni è la costruzione di cento alloggi espropriando un terreno limitrofo all’autostrada, non appartenente all’area Caira-Bucaletto, ma di questo progetto si parla tanto, ma sa di una grande bufala. I prefabbricati sono tutti di proprietà comunali? “Si, noi vorremmo avere le case a titolo gratuito per poter costruire privatamente. A seguito della riunione del comitato di quartiere con l’Assessore Pace, ho avuto un incontro con il sindaco, il quale mi ha detto che penseranno alla proposta . Nello stesso tempo si è riproposta l’Ater, proponendosi di costruire a buon prezzo. Ma a noi non interessa che costruiscano loro, ma vorremmo poter scegliere l’impresa. Una sessantina di alloggi sono stati sgomberati, per costruire le due torri e per accellerare lo sgombero delle famiglie residenti nei prefabbricati li hanno sistemati in case popolari, a prescindere dal reddito necessario per accedere alle case popolari. La clausola è stata quella di aumentare il reddito minimo. Nella zona sono rimaste le famiglie che non rientravano neanche nel tetto limite, e non vogliono andare via. Probabilmente anche per loro dovranno inventare una strategia.” Quanta gente risiede a Bucaletto? “Ultimamente è cambiata la politica del comune sotto nostra pressione.
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Il comune infatti continuava ad assegnare i prefabbricati e a farli occupare abusivamente. Inizialmente la gente che viveva a Bucaletto era di circa 3100 persone. Dopo questo quartiere è diventato un centro sociale. A Bucaletto risiedono tutti i disagiati della zona: disabili, tossico-dipendenti, ragazze madre, molti extracomunitari, tutte le fasce più indigenti. Senza nulla togliere a queste persone, si è creata una situazione di grande disagio. E queste persone non possono permettersi di pagare per un nuovo appartamento. Disabili, pensionati con delle pensioni bassissime a cui è difficile proporre una casa ad edilizia agevolata, alle quali deve essere previsto parallelamente un piano di edilizia popolare per poter dargli una degna collocazione. La regione potrebbe essere molto ricca, ma il vero problema è che si vuole mantenere il quartiere così, non si vuole risolvere il problema dell’emergenza abitativa.”
Fig. 3.2.3 Assessore alle Politiche Sociali Donato Pace
“E’ in programma una riqualificazione generale del quartiere Bucaletto. Sono molti anni ormai che il quartiere versa in condizioni di degrado e da 30 anni tutti sembrano aver a cuore questa situazione, ma, alla fine, è sempre un problema che passa in secondo piano. Ciò a cui sto pensando è di chiedere all’amministrazione comunale di cedere dei terreni a titolo gratuito a coloro che al momento lo occupano, sui quali terreni si formeranno un gruppo di persone, delle coopertative o come le vogliamo chiamare che avranno la possibilità di costruire delle abitazioni a costo agevolato. Da questo pressuposto sono state fatte una serie di indagini con i tecnici e con un’impresa costruttrice, i quali si sono pronunciati su un prezzo che è di circa 1300 euro al metro quadro progettando a seconda delle esigenze dei cittadini, ovvero appartamenti di 60, 70, 90 e 100 mq, questo dipende dalla possibilità economica di ciascun abitante.
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Il censimento in atto sta rivelando molto sorprese, per cui molte persone non hanno diritto alla casa popolare, quindi pensiamo che tutti possano permettersi un allogio di edilizia convenzionata. La prima zona che dovrebbe essere sgomberata è quella dei prefabbricati Santangelo, perché quella soggetta a maggior degrado, pensiamo che un primo nucleo possa essere costruito nella zona centrale del settore nord, ma bisogna ancora fare un progetto per l’area per poter vedere quanti fabbricati possano starci. Dare questa possibilità agli abitanti di Bucaletto significa anche che l’amministrazione può risparmiare i soldi di manutenzione ed evitare di dover sempre dare dei no alle persone residenti.”
Fig. 3.2.4 Arch. Adriana Labella
“Abbiamo intenzione di costruire case energeticamente sostenibili. Sulla casa, infatti, grava il problema di come gestirla, ovvero il pagamento delle bollette. Il nostro obiettivo è quello dell’efficienza energetica cioè contenere i consumi energetici e possibilmente costruirla con materiali naturali secondo i criteri della bioedilizia. Tutto questo comporta costi maggiori di costruzione, ma è proprio questa la sfida: mantenere bassi sia i costi di costruzione che i consumi energetici.”
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Fig. 3.2.5 Davide
“Bucaletto per tutti è “La Cittadella”. In questo quartiere si è sviluppato un forte senso di appartenenza, è il nostro quartiere e si distingue dagli altri per molti motivi. C’è chi di noi ha conosciuto l’evento del terremoto attraverso i propri genitori, gli amici o quando abbiamo vissuto i tentativi di sfratto da parte della polizia. In tutti c’è il desiderio di avere delle case più dignitose, ma nessuno è disposto a cambiare quartiere, a lasciare Bucaletto per trasferirsi nel centro della città. Qui si sono sempre formati dei gruppi di ragazzi solidi, uniti dal centro sociale, dalla squadra di calcio, dalle scuole inferiori e medie che abbiamo frequentato insieme. E poi c’è il bar in cui ci incontriamo e le due piazze in cui si sono formati gruppi diversi di ragazzi. La sera si tende a rimanere nel quartiere perché per spostarsi in centro è sempre necessaria la macchina e non è sempre facile poterne avere in numero sufficiente per spostare tutti i gruppi. Per quanto riguarda poi i servizi che offre è sempre necessario spostarsi in centro.”
Fig. 3.2.6 Maria
“Il quartiere versa in condizioni di forte degrado, i prefabbricati in centro sono facilmente incendiabili e la soluzione di mettere degli estintori nel quartiere non è stata delle migliori. Gli estintori sono stati usati dai ragazzi per scherzo ed abbiamo purtroppo assistito ad incendi e morti. Senza parlare dall’amianto e dei fumi tossici della Sider che inquinano l’aria da anni.”
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Fig. 3.2.7 Rocco
“Ora l’emergenza è finita, quindi io sarei disposto a versare la mia quota per comprare un alloggio di edilizia sovvenzionata. A Bucaletto la gente ormai sta bene, può permetterselo! Non si può stare solo a parlare, sono 30 anni che viviamo in questa situazione, è arrivato il momento di agire, di costruire qualcosa, tutti insieme con uno sforzo singolo.”
Fig. 3.2.8 Pasquale
“Il reddito è molto basso e accedere alla graduatorie delle case popolari è improbabile. Io penso che l’unica soluzione vera sarebbe impegnare i soldi delle royalty del petrolio, dalla istituzione Regione Basilicata. Solo da lì il problema Bucaletto può essere risolto totalmente. Io posso dare la mia disponibilità a fare un discorso di cooperative , purchè, una volta per tutte
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si avvii.“
Fig. 3.2.9 Il presidente del Comitato di quartiere Angelo Quaratino
“Il vero problema, il fatto davvero preoccupante è che c’è molta gente che vuole continuare a vivere in questa situazione. Ci sarà sicuramente qualcuno che vorrà finalmente farsi una vera casa. Io a sessant’anni ho voglia di avere una casa, voglio andare via da qui. Vedremo o lavoreranno i miei figli o, in qualche modo, ci organizzeremo, perché io da solo non posso più sostenere una spesa simile. Quello che voglio dire è che io vorrei poter credere a questa ulteriore proposta, ma credo che non sia così semplice come viene esposta e per questo è inutile costruire dei castelli di sabbia.”
Fig. 3.2.10 Franco
“Si parla di cooperative, di costruzioni agevolata.. Noi discutiamo di come costruire la casa, di questo e di quello dimenticandoci chi siamo, da dove veniamo e soprattutto perché siamo qui! L’amministrazione comunale vorrebbe tamponare una situazione problematica. Bucaletto è stata costruita con i soldi miei, i soldi tuoi, i soldi suoi, i soldi di tutta la comunità . Nessuno ci ha regalato niente. Le case popolari sono state date dalla Gestal che io ho pagato per quarant’anni e poi è stata tolta. Le case popolari.....bastava separarsi dalla moglie..13 mila euro lordi per entrare nel reddito necessario alla graduatoria delle case poplari. Se l’amministrazione comunale pensa di risolvere il problema a costo zero ha sbagliato indirizzo. Qui l’80% non ha una lira. Chi viene a Bucaletto viene perché è un povero disagiato. I terremotati di allora come sono io hanno il diritto di avere il terreno a titolo gratuito!”
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CAP.3 - ARTICOLI DI GIORNALE La raccolta degli articoli di giornali e delle riviste è stata effettuata nell’ emeroteca della Biblioteca Nazionale a Potenza, ricercando nell’archivio storico tutti i documenti contenenti informazioni su fatti e avvenimenti relativi al caso Bucaletto. L’obiettivo è stato di organizzare un’indagine critica volta ad accertare la verità e le connessioni reciproche dei fatti in modo da ottenere un’unità storica di sviluppo. Il materiale è stato organizzato cronologicamente secondo un regesto dei documenti e la ricerca si è focalizzata sugli avvenimenti storici, dal novembre 1980 fino al novembre 2010 con particolare attenzione ai fatti e alle decisioni politiche che hanno avuto direttamente o indirettamente ripercussioni sul quartiere di Bucaletto. Abbiamo in questo modo individuato diversi tempi d’azione in cui si sono verificati dei cambiamenti o eventi significativi nella storia del quartiere e rielaborato un quadro storico unitario. anno consultazione eventi principali approfondimenti
Figg. 3.3.1 Articoli di giornale
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confronto rielaborazione
TIMELINE
Fig. 3.3.2 ricerca in emeroteca
PARTE IV Bucaletto
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CAP.1 - TIMELINE
1972 Territorio agricolo-boschivo di Caira - Bucaletto
23 novembre 1980 ore 19:30 Terremoto dell’Irpinia
4 marzo 1981 Delibera per il bando di concorso e scelta dei prefabbricati
22 dicembre 1980 Cessione del terreno da parte della Curia per un insediamento di alloggi provvisori
22 aprile 1981 Gara d’appalto per i lavori di urbanizzazione
giugno1981 Stipula dei contratti per la fornitura dei prefabbricati
24 luglio 1981
Bando per l’assegnazione dei prefabbricati ai terremotati
autunno 1981 Inizio dell’istallazione dei prefabbricati
inverno 1982
Completamento dell’istallazione dei prefabbricati
1985 Ultimazione dell’insediamento di Bucaletto
1996
Inizio dei lavori di bonifica dell’amianto
1997 Progetto di riqualificazione del prof. Manzo
2010
Realizzazione degli alloggi-parceggio e inizio costruzione di due torri
2011
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CAP.2 - INQUADRAMENTO SINTETICO L’area di Bucaletto, per una estensione di circa trenta ettari era stata messa a disposizione del Comune di Potenza dal “Capitolo Cattedrale S. Gerardo”, che ne era proprietario con lettera del 22/12/80. In pratica il Capitolo Cattedrale e la Prebenda Parrocchiale S. Gerardo offrono al Comune la “cessione in uso per tutto il tempo che sarà necessario” del terreno in questione e rifiutano, al momento, qualsiasi trattativa per l’alienazione del suolo; questi concetti vengono ribaditi con la lettera del 09/04/81. Comunque a parte la discussione sulla proprietà e sui possibili futuri contenziosi nascenti
Fig. 4.2.1 Lettera del Capitolo Cattedrale S.Gerardo al Comune di Potenza_22/12/1980
dalla realizzaione di opere pubbliche su aree private, il Comune di potenza in data 01/04/81 approva il progetto relativo all’insediamento dei prefabbricati in Contrada Bucaletto. Il progetto prevede l’edificazione di 686 prefabbricati oltre a altri prefabbricati per usi sociali. Negli ultimi giorni del 1981 vengono assegnati i primi 355 moduli altri 131 moduli saranno assegnati entro il mese di gennaio 1982 ed il resto a seguire man mano che saranno ultimati. L’assegnazione venne fatta sulla base di una graduatoria elaborata a seguito di un bando di concorso emanato in esecuzione della delibera della Giunta n° 963 del 24/7/81, la precedenza era riservata a chi (singoli o nuclei familiari) aveva avuto l’abitazione distrutta e/o demolita. Le opere finanziate dal Commissario del Governo per le aree terremotate furono trasferite in proprietà al Comune di Potenza in base al disposto dell’art. 2 D.L. n° 57/82; successivamente con circolare n° 10 del 21/4/82 emana-
Fig. 4.2.2 Lettera del Capitolo Cattedrale S.Gerardo al Comune di Potenza_11/04/1981
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ta dal Ministero della Protezione Civile, subentrato al Commissario Straordinario, e ulteriori atti prefettizi venivano date disposizioni per l’assegnazione dei prefabbricati disponibili anche a non terremotati previo pagamento di un canone.
Per quanto riguarda le aree su cui erano stati edificati i prefabbricati, nel 1985 a seguito
di decreto di esproprio per “pubblica utilità”, l’amministrazione comunale fu autorizzata ad acquisire in via permanente i suoli previo pagamento delle indennità previste. Nel frattempo l’opera di ricostruzione e ristrutturazione degli edifici in città aveva consentito a molte famiglie assegnatarie di ritornare nelle proprie abitazioni. Nel 1985 il Comune di Potenza aveva la disponibilità di n° 354 prefabbricati lasciati liberi da famiglie di terremotati e pertanto anche sulla base della circolare n° 10/82 la giunta con delibera n° 158 del 20/3/85 e successivamente il Consiglio Comunale (del. N°55/85 fissavano i criteri per l’assegnazione dei prefabbricati non utilizzati). Tali criteri erano i seguenti: - famiglie sistemate nei containers a seguito di ordinanza di sgombero non revocata; - famiglie beneficiarie di contributi ai sensi dell’Ordinanza (e Legge 219 con lavori di riattamento in corso); - famiglie terremotate sistemate in alloggi popolari assegnati a titolo provvisorio; - famiglie alloggiate in containers e impossibilitate a rientrare nella case in affitto prima del terremoto per rifiuto del proprietario; - famiglie prive di case a seguito dello smantellamento di altri prefabbricati; - famiglie alloggiate in albergo a spese del Comune. L’allargamento della platea dei possibili beneficiari delle strutture di Bucaletto, l’approvazione di una graduatoria di assegnatari per attività commerciali ed artigianali, la costruzione della scuola e della chiesa, fanno progressivamente di Bucaletto una vera “cittadella”, in cui però, considerato anche il concetto di provvisorietà di sistemazione delle famiglie, si creano situazioni incresciose e al limite della legalità.
Nel 1997 e nel 2002 vengono emanati nuovi regolamenti per l’assegnazione dei prefab-
bricati non utilizzati, allargando le tipologie di possibili beneficiari . Nel 2005 la giunta municipale con delibera n° 194/05 pone il divieto di nuove assegnazioni. Queste decisioni contraddittorie sono frutto da un lato dell’intento di arginare il degrado del quartiere sanando gli abusi in essere e dall’altro del desiderio di dare concreta attuazione al “Programma di Recupero Urbano del Quartiere di Bucaletto”, approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n° 91 del 28/5/1998. Questo Programma di Recupero, commissionato dal Comune di Potenza alla Università degli Studi della Basilicata e coordinato dal Prof. Manzo, prevede la demolizione della strutture prefabbricate al fine della utilizzazione delle stesse aree per la costruzione di alloggi di edilizia residenziale pubblica e privata. Per la parte pubblica sono stati realizzati da Comune e Ater n° 34 alloggi assegnati alle famiglie che abitavano i prefabbricati smantellati. Allo stato attuale , inoltre, sono in via di realizzazione due edifici multipiano a ridosso della S.S. Basentana.
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CAP.3 - LA PIANIFICAZIONE DELL’INSEDIAMENTO
Fig. 4.3.1 Areofotogrammetrico_ area Caira-Bucaletto_1972
Fig. 4.3.2 Render dell’area Caira-Bucaletto _1972
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3.1 PROGETTO ORIGINARIO
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Fig. 4.3.3 Fotografia della planimetria del progetto originario
Il progetto originario di Bucaletto fu redatto da un team di progettazione formato da sei studi di architettura e ingegneria di Potenza, Napoli e Roma. Riportiamo degli stralci della relazione di progetto che descrivono in sintesi gli obiettivi, le scelte progettuali dettate dagli indici urbanisti e la riflessione sulle problematiche sociali dell’insediamento connesse al senso di sradicamento della popolazione in seguito al sisma. IL PROBLEMA DELL’INSEDIAMENTO “Lo schema di urbanizzazione proposto per l’area Caira-Bucaletto si riferisce al reinsediamento della popolazione di Potenza, reinsediata a causa del sisma del 23 novembre 1981. L’insediamento della popolazione che l’evento sismico ha privato traumaticamente della propria radice abitativa, comporta problematiche maggiori di quelle di un normale intervento di pianificazione originato da semplice ragione di ampliamento urbano o per nuovi insediamenti; infatti nel caso di queste popolazioni che hanno dovuto subire i danni del terremoto non si tratta della libera scelta delle residenza, ma di una costrizione, quasi di una specie di deportazione, che l’individuo deve subire, suo malgrado, e che, quindi, aggiunge ai pesanti effetti materiali derivanti dallo spostamento della propria residenza, quelli psicologici della perdita, non solo dei propri beni, ma anche della propria identità di cittadini. E’ da ritenere quindi, necessario un tipo di pianificazione che dia al cittadino sinistrato, la sensazione precisa che la Società si è interessata a Lui con amore e consapevolezza della sua situazione; una pianificazione che escluda una forma di casuale disattento e quasi infastidito accatastamento di residenze; attraverso la cura particolare del tipo di ipotesi urbanistica che verrà proposto, il cittadino dovrà constatare materialmente il livello di solidarietà, di affetto e di compartecipazione che la Società vuole dargli.” LOCALIZZAZIONE “Il territorio Caira - Bucaletto, prescelto dall’Amministrazione Comunale, nel quale dovrà sorgere l’insediamento dei prefabbricati per la popolazione sinistrata, ha estensione di circa 28 ettari, con forma planimetrica irregolare.” URBANIZZAZIONE “L’area a disposizione è collegata alla città dall’esistente strada comunale di Montegrosso, che costeggia la Basentana, la quale al momento ha accesso provviorio attraverso viabilità minore da potenziare, per il prossimo futuro si individuano due soluzioni di collegmaento diretto con la Basentana: -lo svincolo Basentana; -l’accesso a raso canalizzato dalla strada, possibile con opere di limitato costo, con individuazione in un entrata e uscita sulla corsia sud dell’arteria a scorrimento veloce.”
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IPOTESI PROGETTUALE “La composizione urbanistica proposta, vuole rispondere alle suddette richieste delle problematiche, fornendo al complesso residenziale una precisa unità formale che si traduce in un “segno chiaro” e ben individuabile nel territorio, ciò allo scopo di suscitare il senso di comunità creando un settore urbano dotato di una propria precisa identità. Questo segno trova nella conformazione morfologica del terreno l’idea per articolare nel migliore modo possibile alla morfologia del terreno la soluzione proposta, la quale intende mediare le esigenze della “forma” con quelle del più naturale e semplice uso del territorio e delle sue caratteristiche.” SINTESI DELLA PROPOSTA DI PIANO Riportiamo schematicamente in tabella le dimensioni superficiali e percentuali delle utilizzazioni secondo cui è organizzato il progetto; in particolare si evince che il l’intera area è suddivisa con criteri funzionali come segue: insediamento prefabbricati; attrezzature scolastiche, sociali, amministrative e religiose; viabilità e parcheggio; verde e spazi attrezzati; verde di rispetto e di risulta. Le attrezzature sono state calibrate sulla presunta allocazione di quattromila insediati. La superficie indicata per l’insediamento, di mq 109.000, consente con un rapporto di copertura 0,40 la superficie coperta di 43.600 mq, corrispondente a 800 mq di dimensione variabile da 40 a 80 mq. Il dimensionamento delle aree di allocazione di attrezzature, concentrate essenzialmente in tre nuclei, è stato condotto in base a degli indici minimi fissati dal D.M. N°1444 del 02/04/68, sulla popolazione di quattromila abitanti. Il dimensionamento delle aree per le attrezzature per le attività di interesse comune è in posizione baricentrica rispetto ai baricentri abitativi. Il dimensionamento degli spazi pubblici attrezzati e per il parcheggio. Foglio1 SINTESI DELLA PROPOSTA DI PIANO dimensioni (mq)
percentuali area tot.
insediamento prefabbricati
109000
39,30%
attrezzature scolastiche, sociali, amministrative e religiose
25700
9,30%
viabilità e parcheggio
57300
20,70%
verde e spazi attrezzati
48000
17,30%
verde di rispetto e di risulta
37200
13,40% Tab.1 Sintesi della proposta di piano
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ATTREZZATURE DI INTERESSE COMUNE RELIGIOSE
CULTURALI
AMMINISTRATIVE
SOCIALI
COMMERCIALI
Foglio1 SINTESI DELLA PROPOSTA DI PIANO dimensioni (mq)
percentuali area tot.
insediamento prefabbricati
109000
39,30%
attrezzature scolastiche, sociali, amministrative e religiose
25700
9,30%
viabilità e parcheggio
57300
20,70%
verde e spazi attrezzati
48000
17,30%
verde di rispetto e di risulta
37200
13,40% Tab.2 Sintesi della proposta di piano
ATTREZZATURE DI INTERESSE COMUNE RELIGIOSE
CULTURALI
AMMINISTRATIVE
SOCIALI
indice mq/ab.
0,7
0,5
0,3
0,75
standard (mq)
2800
1000
1200
3000
disponibile (mq)
3600
-
-
8400
COMMERCIALI
2200
Tab.3 Attrezzature di interesse comune
SPAZI PUBBLICI ATTREZZATI da 3 a 6 anni 6 a 11 anni
11 a 14 anni
parco
parcheggio
indice mq/ab.
0,4
0,6
1,0
2,0
2,5
standard (mq)
1600
2400
4000
8000
10000
disponibile (mq)
4000
11900
6300
25800
10500
Tab.4 Spazi pubblici attrezzati
Del progetto originale fu mantenuto l’assetto generale con la viabilità, ma non furono mai portate a termine le strategie di pianificazione per le attrezzature, per gli spazi attrezzati pubblici, per il verde e per i parcheggi. Pagina 1
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3.2 LAVORI DI URBANIZZAZIONE A seguito dell’approvazione del progetto di pianificazione dell’insediamento di Bucaletto, in concomitanza con l’assegnazione e l’iter di scelta dei prefabbricati, la Giunta Comunale in diverse Assemblee Straordinarie predispone le direttive per i lavori preliminari di urbnaizzazione, al fine di dotare l’area prescelta dei servizi necessari. Ricordiamo che l’area prescelta di Bucaletto è completamente priva di un sistema viario, fognario e di reti primarie, acqua elettricità e fognature. Viene indetta una gara d’appalto per l’assegnazione delle urbanizzazioni primarie, con la suddivisione dell’area interessata ai lavori in tre lotti distinti. La realizzazione dei terrazzamenti è in questa fase, e inizierà da giugno 1981 per proseguire fino alla primavera del 1982, con una verifica dello stato dei lavori dei terrazzamenti al 10/10/1981, data in cui i primi prefabbricati realizzati dalle ditte fornitrici sono pronti per essere installati.
Le fasi cruciali documentate da telegrammi, delibere e comunicazioni fra il Comune di
Potenza, il Commisario Straordinario Zamberletti e il Commissariato per le Aree Terremotate ci hanno permesso di datare la gara di appalto per lavori di urbanizzazione Bucaletto, del 1° 2° e 3° lotto al 22/04/1981. Gli esiti di assegnazione questo bando sono: -lavori di urbanizzazione Bucaletto - 1° lotto Impresa Di Lorenzo Angelo, Potenza -lavori di urbanizzazione Bucaletto - 2° lotto Impresa Albini Giovanni, Potenza; contratto n° 5220 appalto lavori del 13/05/1981 -lavori di urbanizzazione Bucaletto - 3° lotto Impresa Salinardi
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Figg. 4.3.4 Fornitura e posa in opera di alloggi provvisori ad elementi prefabbricati in località Caira-Bucaletto ai sensi della legge 22-12-1980 n.874
Figg. 4.3.5 Foto sfollati post-terremoto_1981
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3.3 CRITERI DI SCELTA DEI PREFABBRICATI
Dagli atti della Delibera Straordinaria del 04/03/1981 del Consiglio Comunale della città di Potenza, veniamo a conoscenza dei criteria di scelta e acquisto dei prefabbricati da installare in Bucaletto. Innanzitutto è molto significativo che i tecnici indicati di questa valutazione abbiano compiutouna visita nelle zone terremotate del Friuli nei primi giorni di dicembre del 1980, per approfondire “il problema dell’installazione dei prefabbricati componibili sia per quanto concerne gli aspetti urbanistici e sociali, sia per quanto riguarda le tecniche costruttive e i materiali”. Sono pervenute al comune centodieci offerte di ditte costruttrici di prefabbricati. Viene fatta una prima scriminatura delle ditte per produzione e qualità. In seguito all’analisi dei tecnici dell’ufficio spe-
Fig. 4.3.6 Delibera Consiglio Comunale Scelta prefabbricati_04/03/1981
ciale per la ricostruzione dell’Irpinia, il Commissario Straordinario per la ricostruzione Zamberletti, fissa tetto prezzo max 350.000 lire al mq., e autorizza i comuni all’acquisto con il sistema della concessione,fissando lo schema tipo di contratto da stipulare fra Comune e ditta fornitrice. I tecnici di Potenza scartano i prefabbricati con parete esterna di spessore inferiore ai 10 cm, per motivi di isolamento termico, mentre ritengono non importante la scelta del materiale costruttivo per le pareti stesse. La scelta delle ditta fornitrici deve essere operata verso i prodotti migliori, con preferenza per le imprese locali a pari di qualità e prezzo rispetto alle altre (con una finalità di rilancio per l’industria locale). Un altro dato significativo è l’indicazione che sconsiglia di commissionare tutti i millecinquanta insediamenti (questa era la previsione iniziale dei prefabbricati da predisporre) alla stessa ditta fornitrice. La realizzazione dovrà essere suddivisa in tranches da duecento unità da commissionare a ciascuna ditta fornitrice e da installare con la progressiva ultimazione delle opere di urbanizzazione. La gara d’appalto fra le ditte selezionate sarà al ribasso con lotti di edificazione in cinque fasi.
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I prefabbricati furono acquistati dal Comune in un arco temporale di due mesi, con la firma dei contratti da parte delle ditte fornitrici e del sindaco durante il mese di giugno del 1981. La loro installazione partì alla fine dell’estate, con l’avvicinarsi della conclusione dei lavori di urbanizzazione primari
3.3.1 AFFIDAMENTO E DITTE FORNITRICI Con il Decreto del Commissariato Straordinario per la Ricostruzione prot. N°810 31/03/1981 si ha l’affidamento al comune di Potenza della concessione per la realizzazione di insediamento provvisorio per quattromila abitanti, con una spesa complessiva stimata in venti miliardi di lire. Nel Decreto emerge anche la richiesta di invio da parte del comune di Potenza al Commissariato Straordinario, entro 30 gg., del progetto esecutivo degli alloggi da parte delle ditte fornitrici e delle opere di urbanizzazione primaria.
Fig. 4.3.7 Decreto Affidamento Concessione Commissario Straordinario 31/03/1981
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CAP.4 - I PREFABBRICATI 4.1 TIPOLOGIE E CONTRATTI DI ACQUISTO DEI PREFABBRICATI Contratto per l’acquisto API : delibera di approvazione del 29/04/1981, contratto del 13/06/1981; contratto per l’acquisto MONTANO: n°5250 del 12/06/1981; contratto per l’acquisto INCAP: n° del 11/06/1981; contratto per l’acquisto SCANCASE: n° 5253 del 19/06/1981. TIPI DI FABBRICATO - Montano “piccolo” modello A mq 58,88 - Montano “grande” modello B mq 56,08 - API “piccolo” modello 600 mq 46,80 - API “grande” modello 720 mq 56,20 - IN.CA.P. Modello 60/A e 60/B mq 63 - Scan Case “piccolo” modello 5 mq 50,16 - Scan Case “grande” modello 6 mq 64,8
INCAP
CARITAS
Figg. 4.4.1 Ditte vincitrici la gara d’appalto per la costruzione di alloggi provvisori
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4.2 FASI DI COSTRUZIONE E STATO DI AVANZAMENTO LAVORI
L’urgenza di alloggiare gli sfollati emerge da diverse comunicazioni da vari enti pubblici, come la Regione Basilicata e il Commissariato del governo per le aree terremotate. In questa comunicazione del Commissariato del governo per le aree terremotate, datato 19 ottobre 1981 vi è un sollecito per l’acquisizione in tempi brevi di aree da destinare ad alloggi provvisori per le popolazioni rimaste senza casa dopo il sisma, secondo le modalità indicate dalle ordinanze Commisariali n° 69 del 29/12/1980 e n°110 del 28/01/1981 Gran parte dei prefabbricati furono installati fra fine estate del 1981 e l’inverno del 1982, con la posa conseguente al termine dei lavori di urbanizzazione terrazzamento per terrazzamento. Lo stato di avanzamento dei lavori fu molto
Fig 4.4.2 Delibera Commissario Straordinario 21/10/1981
serrato, data l’estrema urgenza di alloggio per gli sfollati e l’avvicinarsi dell’inverno, con monitoraggio costante dell’avanzamento della posa dei prefabbricati di ogni ditta, come dimostrano i documenti di seguito. - Delibera n° 1667 del Comune di Potenza del 09/12/1981: Approvazione del 1° stato di avanzamento, a data 30/11/1981, dei lavori di fornitura e posa di alloggi prefabbricati della ditta IN.CA.P. e liquidazione del relativo pagamento; - Delibera n° 1682 del Comune di Potenza del 09/12/1981: Approvazione del 1° stato di avanzamento, a data 15/11/1981, dei lavori di fornitura e posa di alloggi prefabbricati della ditta Montano e liquidazione del relativo pagamento; - Delibera n° 1683 del Comune di Potenza del 09/12/1981: Approvazione del 1° stato di avanzamento, a data 15/11/1981, dei lavori di fornitura e posa di alloggi prefabbricati della ditta Consedil API e liquidazione del relativo pagamento; - Delibera n° 1693 del Comune di Potenza del 09/12/1981: Approvazione del 1° stato di avanzamento, a data 15/11/1981, dei lavori di fornitura e posa di alloggi prefabbricati della ditta Santangelo e liquidazione del relativo pagamento.
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4.3 prefabbricati tipo MONTANO A e MONTANO B
- atto aggiuntivo al contratto n°5250 del 12/06/1981 - atto n°5297 del 10/08/1981 Inizialmente prevista fornitura dei MONTANO n°200 prefabbricati poi ridotti a 150 così divisi n°58 da 48,06 mq, superficie 2672,64 acquistati a £/mq 360.000 n°92 da 58,88 mq, superficie 5416,96 acquistati a £/mq 360.000 superficie totale complessiva 8089,60 totale prezzo £ 2.912.256.000 divisi in: 1° lotto 20 alloggi 2° lotto 30 alloggi 3° lotto 100 alloggi
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4.3.1 PROGETTO TECNICO PREFABBRICATI MONTANO
BASAMENTI- PAVIMENTI fondazioni:
cordolo in C.A. Di sezione 30x20 con A = 4Φ6+ tavolato legno 6x6 cm²
vespaio:
h = 20 cm
imperm. e isolante:
materiale a base di catrame antiumido e antiacqua + 4 cm strato fibra
legno
+ 5 cm lana di roccia + 4 cm poliuretano espan-
so pavimenti:
tavolato legno 5 cm con mastice + PVC o ceramica + segato
K:
0,373
PARETE ESTERNA materiale:
Legno-tavole di pino impregnato antimuffa e antifuoco ( minimo 0,25h)
spessore:
100mm
dimensione:
160x240 cm
intelaiatura:
pannelli portanti modulari con incastri in massello
rivestim. esterno:
Legno di pino impregnato da 25 mm spessore
coibente:
40 mm poliuretano espanso (25kg/mc)+ 25mm lana di roccia
rivestim. interno:
doghe legno naturale di pino da 10 mm verniciate
K:
0,30 resistenza al fuoco 0,25 h
poliuretano in lastra non iniettato
TETTO intelaiatura:
Orditura con capriate accoppiate ad interasse di 1,60 m in legno (spess.
50 mm) pendenza:
52,9% = 28°
sporg. frontale:
20 cm
sporg. laterale:
40 cm
materiale:
lastre di Asbetos corrugato con assali, durata media 25 anni
finitura:
lamiera zincata o PVC
guaina:
PVC
DIVISORI INTERNI modulo:
1,60 x 2,40 m
spessore:
70 mm
intelaiatura:
connessione diretta pannelli
materiale:
pannelli in fibra di legno
coibente:
lana roccia spess. 5 cm
finitura:
carta da parati o doghe di legno pino
SOFFITTATURA:
90
modulo:
1,60 x 1,60 m
materiale:
tavolato con ASBETOS corrugato 12Kg/mq
coibente:
poliuretano espanso + aria + espanso plastico + tiberboard
finitura intrad.:
carta da parati o doghe di legno pino
K :
0,25 di media
PORTA INGRESSO materiale:
pannelli in legno 1,60 x 2,40 m (spess. 60 mm)
apertura:
a 1 o 2 battenti
dimensione:
0,70 - 0,90 - 1,20 x h. 1,96 mq
finitura:
verniciatura al naturale pino
FINESTRE materiale:
legno pino impregnato
dimensione:
h 1,10 x 0,90 – h 1,10 x 1,40 (spess. 60 mm)
finitura:
vetri:
legno naturale verniciato doppi da 3 mm. caduno
OSCURANTI delle FINESTRE materiale:
legno impregnato
apertura:
a 2 o 3 battenti
finitura:
legno naturale pino verniciato
PORTE INTERNE materiale:
legno impregnato
dimensione:
0,70 x 1,96 mq
finitura: verniciatura al naturale IMPIANTO ELETTRICO secondo norma CEI, con presa e attacco antenna tv e estrattore cucina IMPIANTO DI RISCALDAMENTO possibilità previste:
stufa a legno kerosene
smaltimento fumi:
canna fumaria
camino:
no
protez. angolo stufa:
amianto+ lamiera ferro
coeff. volume globale:
coeff. Di dispersione termica per l’intero edificio Cd tot = 0,02 K/cal x
IMPIANTO IDRO-SANITARIO n°appar. bagno:
boiler da 80 lt, bidet, water con sciacquone e serbatoio, lavabo, vasca
a sedile, rubinetteria
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4.3.2 DISEGNI TECNICI: PIANTE E PROSPETTI MONTANO A
scala 1:200
Pianta_muri
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Pianta_piano
Pianta_copertura
Figg. 4.4.3 Prospetti, Piante Montano A
4.3.3 DISEGNI TECNICI: PIANTE E PROSPETTI MONTANO B
scala 1:200
Pianta_muri
Pianta_piano
Pianta_copertura
Figg. 4.4.4 Prospetti,Piante Montano B
93
Figg. 4.4.5 Ricostruzione 3d prefabbricato Montano
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4.4 prefabbricati tipo API 600 e API720
La ditta API specifica che la fornitura da contratto di 168 alloggi prefabbricati, causa della modularitĂ degli stessi, determina un aumento della metratura prevista nel contratto. In particolare: -alloggio API 720 previsti mq. 56,90 reali 59,31 -alloggio API 600 previsti mq. 48,60 reali 49,52 Per una superficie totale prevista 8.426 a fronte di reale 8.905,68 Si riduce il numero degli alloggi a 158 prefabbricati. Inizialmente erano previsti i seguenti PREFABBRICATI TIPO: 600, 720, 840, 960, 108 mai installati Il Contratto Tipo: esecuzione dei lavori inizio 01 luglio-termine 15 settembre 1981
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4.4.1 PROGETTO PREFABBRICATI API Oggetto della relazione di progetto sono alcuni tipi di unità abitabili da 2 a 8 persone. Le composizioni prevedono 5 categorie di grandezza con una larghezza costante di 780 cm e con varie lunghezze da 600 a 1080 cm. La larghezza unica e le soluzioni dispositive rendono possibili l’accostamento degli edifici in composizioni diverse, ma anche il loro impiego quali edifici a se stanti. Si sono previste le seguenti varianti: Tipo 600 - 780 x 600 cm
abitazione per 2 o 3 persone
mq. 46
Tipo 720 - 760 x 720 cm
abitazione per 4 persone
mq. 56,2
Tipo 840 - 780 x 840 cm
abitazione per 5 persone
mq. 65,5
Tipo 960 - 780 x 960 cm
abitazione per 6 persone
mq. 74,9
Tipo 108 - 780 X 1080 cm
abitazione per 7 o 8 persone
mq. 84,2
L’altezza minima delle camere è di 240 cm. Il progetto contiene una pianta dei singoli tipi, uno schema della distribuzione dell’energia elettrica, un calcolo delle costruzioni, una tabella delle perdite termiche delle singole camere e degli edifici, una descrizione tecnica delle condizioni statiche della costruzione, un prospetto di sezione trasversale, delle capriate, eccetera. SUPERFICI DEI VANI
1 DISIMPEGNO 2 CUCINA 3 BAGNO 4 SOGGIORNO 5 CAMERA 6 CAMERA
600 5,85 mq 9,78 3,89 23,12
720 4,16 9,78 5,07 13,6 18,75
TIPO 840 6,03 9,78 4,32 18,84 13,6 7,32
980 6,03 9,78 4,32 18,62 18,62 11,48
108 6,03 9,78 4,32 19,2 22,84 15,65
Tab.5 Superficie vani Api
DESCRIZIONE TECNICA Gli edifici sono costituiti da singoli elementi prefabbricati e rendono possibile un facile montaggio. La grandezza degli elementi rende possibile un montaggio senza l’impiego di mezzi di meccanizzazione pesanti, e rende anche possibile il loro trasporto nelle condizioni più difficili.
Il basamento dell’edificio
Tenendo conto delle influenze sismiche in una certa regione, il basamento si eseguirà su una lastra di cemento armato. Durante la cementazione di detta lastra si eseguiranno sistemazioni per l’ancoraggio del prefabbricato e per l’isolamento contro l’umidità.
Le pareti periferiche e divisorie
Sono composte da pannelli prefabbricati con modulo di 120 cm. I pannelli constano di una cornice in legno rivestita da entrambi i lati con un lastra di truciolare. Per quanto riguarda la parte esterna, oltre al truciolare viene inserito un isolamento con lana di
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roccia, una griglia di tavole che rendono possibile la continua aerazione del pannello, e infine una
lastra di eternit. Lo spessore totale dei pannelli esterni è di cm. 13,5. I pannelli si montano sui telai inferiori e sono collegati in alto con un telaio superiore. Essi sono collegati l’uno all’altro a incastro.
Struttura del tetto
Per la copertura dell’edificio vengono usate capriate di legno che poggiano sui pannelli esterni. Dette capriate vengono reciprocamente controventate. La copertura del tetto è formata da una cassaforma in legno, da un cartone catramato e infine da eternit a losanghe. Per il tipo di copertura, la pendenza del tetto è di 29°.
Soffittatura
La costruzione del soffitto è composta da una lastra in legno truciolare inchiodata su una griglia di legno attaccata alle capriate del soffitto. Sulla griglia a messo quale barriera vapore, un foglio di poliestere e lana di roccia per assicurare l’isolamento termico.
Pavimentazione
La preparazione edilizia prevede il montaggio su una ruvida lastra di cemento. La pavimentazione è formata da una lastra di truciolare come base per il pavimento vero e proprio e con P.V.C.
Infissi
Le finestre sono progettate in legno con vetri doppi e tinteggiate con verniciatura opaca. La dimensione delle finestre per le camere è di 110 x 120 cm, quelle degli impianti igienici di 90x 60 cm. Tutte le finestre sono munite di scuretti a doppi battenti. Le porte esterne sono in legno ricoperte da perlinatura, piene, e misurano cm 90 x 197. Le porte interne sono di legno, con vetri o senza, impiallacciate, lisce, di cm 80 x 197 a 60 x 197. Tutte le porte hanno montanti d’acciaio.
Sistemazioni superficiali interne
La superficie interna delle pareti del contro soffitto è creata da una lastra in truciolare. Su detto sottofondo si può eseguire sia un verniciatura di latex, oppure si può tappezzarlo dopo il bendaggio dei giunti. Gli angoli delle camere, i giunti tra pareti e soffitto, tra parete e parete, e i contorni delle finestre vengono rifiniti con listelli di legno.
Altri elementi e sistemazioni
Nello spazio del corridoio viene posto un coperchio nel soffitto che rende possibile l’entrata nello spazio del solaio (per esempio per l’esecuzione ed il controllo della rete elettrica) . Il tetto viene completato con grondaie e pluviali in lamiera zincata.
Riscaldamento
Il progetto (secondo la documentazione) prevede il riscalda mento a cherosene o a gas. Parte della documentazione d’offerta si trova in un allegato a parte che riguarda il calcolo delle caratteristiche termiche degli elementi, nonché il calcolo delle perdite termiche delle singole camere e dei tipi degli edifici. Il calcolo delle perdite termiche e dei valori termici delle costruzioni è stato eseguito secondo le
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norme cecoslovacche 060210. I valori finali K sono d’accordo con la norma cecoslovacca 730540 e sono comparabili con i valori misurati su costruzioni similari da parte dell’Istituto di ricerche di Praga.
Sistemazioni superficiali esterne
I giunti esterni tra i pannelli delle pareti periferiche sono muniti di listelli di metallo profilati, sui quali si può eseguire una verniciatura a spruzzo di intonaco plastico. I rivestimenti dei cornicioni sono a perlinatura. Sul giunto della parete e dello zoccolo viene posto un listello di grondaia di lamiera. Il progetto prevede una distribuzione luminosa e di presa a mezzo di allacciamento al distributore. Detto sistema è vantaggioso sopra di tutto, perché esso elimina il collegamento di morsetto nelle cassette di diramazione, il che aumenta la sicurezza degli edifici contro l’incendio. Il progetto del sistema è stato eseguito d’accordo con le norme CSN, e specialmente con le norme CSN 341010, 341060 e 375241.
Protezione antincendio
La resistenza complessiva antincendio della parete esterna è di 45 minuti al minimo, quella della parete interna invece di 22 minuti al minimo, quella del soffitto di 20 minuti al minimo. Detti valori sono d’accordo con le richieste delle norme CSN 730102 e CSN 730833 stabilite per gli edifici abitabili. Anche le vie di fuga e le loro larghezze sono d’accordo con la norma CSN 730833. Distribuzione dell’acqua e fognature I pannelli sono preordinati per ricevere al loro interno i tubi per la distribuzione dell’acqua (la parete è smontabile). CONDIZIONI STATICHE DELLA COSTRUZIONE
Descrizione complessiva
Si tratta di costruzioni prefabbricate, composte da pannelli della larghezza di 120 Cm, con un tetto creato con una capriata di legno. La pendenza del tetto è, per la prevista copertura, di circa 30°. La copertura è data da losanghe di eternit su una cassaforma piena. Le pareti sono formate da pannelli in legno, con un isolamento termico di feltro minerale, lastre in truciolare da entrambi i lati. Le fondamenta prevedono una rigida lastra di cemento armato, nella quale vengono ancorati i telai inferiori della costruzione.
Lo schema statico della costruzione
I singoli pannelli creano rigidi complessi e sono reciprocamente collegati con un telaio inferiore e superiore. Il collegamento è portante, con giunti a chiodi e si può pertanto prevedere l’unione delle pareti quale complesso rigido. La costruzione del soffitto data da lastre di truciolare, è collegata in modo portante con la costruzione del tetto. Essa sarà come una lastra rigida. Il tetto crea una cassaforma piena, che, insieme al controvento dei campi di comignolo nel piano del tetto, crea di nuovo una lastra rigida. Come parte del rinforzo traversale sono previste anche alcune
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pareti dello spessore di 11 cm.
Le richieste del sovraccarico
Neve 200 kg/m2 Vento 100 kg/m2 Zona sismica I categoria. PERDITE TERMICHE Le perdite termiche degli edifici sono state calcolate secondo le norme cecoslovacche 06 0210. II calcolo delle perdite termiche degli edifici con il riscaldamento centrale presuppone le seguenti condizioni: -calcolo di calore esterno
Te = - 5°C
-calori interni: camera abit.:
Ti = 20°C
-impianto igienico:
Ti = 24°C
-località con venti intensi -edificio isolato -posizione non protetta da altri edifici -riscaldamento ininterrotto
99
4.4.2 DISEGNI TECNICI: PIANTE E PROSPETTI API 600
scala 1:200
100
Figg 4.4.6 Prospetti,Piante Api 600
4.4.3 DISEGNI TECNICI: PIANTE E PROSPETTI API 720
scala 1:200
Figg. 4.7 Prospetti,Piante Api 720
101
102
Figg. 4.8 Ricostruzione 3d Api
4.5.1 PROGETTO PREFABBRICATI SANTANGELO La casa prefabbricata di cui trattasi è costituita da prefabbricati monoblocco in calcestruzzo alleggerito con argilla espansa “LECA”. Imoduli sono stati semplificati al fine di ottenere una più economica movimentazione e soprattutto per favorire le imprese presenti in regione ed operanti nel settore. Ci si è, nel contempo indirizzati verso un diverso sistema costruttivo per ottenere un miglior sfruttamento dello spazio e quindi una maggiore vivibilità all’interno della casa. STRUTTURA i componenti che costituiscono il prefabbricato C.M. sono due: 1-ELEMENTO AD ANGOLO RETTO Spessore cm 14. Lo sviluppo in verticale è stato dimensionato in modo da ottenere un altezza minima utile di m 1,85. le giunzioni tra questi moduli avverranno meccanicamente e mediante saldatura in testa e sui lati. Tali elementi saranno inoltre sigillati tra loro con malta cementizia e idonea stuccatura. 2-ELEMENTO DI BASE Spessore cm 15. A differenza dell’elemento ad angolo retto è in calcestruzzo pesante. È provvisto di una sella che accoglie la struttura principale e due travi di appoggio incorporate che sopraelevando la costruzione permettono un perfetto isolamento a terra. ISOLAMENTO Indichiamo di seguito i materiali che saranno adoperati per la coibentazione della struttura. Il valore del coefficiente della dispersione resterà invariato a quello presentato in documentazione. TETTO -tegole in cotto o cemento -lana di roccia -guaina bituminosa impermeabilizzante -struttura in calcestruzzo alleggerito tinteggiata a tempera RAMPANTI -struttura in calcestruzzo alleggerito tinteggiato con materiale plastico al quarzo -pannello in cartongesso con strato in polistirolo tipo FIBRONIT o PLACO BASE -struttura in calcestruzzo pesante sopraelevata rispetto al terreno -manto di vermiculite o argilla espansa -pavimento in ceramica FACCIATE -pannelli di calcestruzzo alleggerito con argilla espansa all’interno con tinteggiatura a tempera, all’esterno con materiale plastico al quarzo
103
RIFINITURE a)PARETI DIVISORIE INTERNE: Sono composte di blocchi autoportanti di gesso già rifiniti. In alternativa pannelli di cartongesso tipo FIBRONIT o PLACO montati su telaio metallico PAVIMENTAZIONE È costituita da piastrelle in ceramica di vario formato INFISSI Le finestre e la porta esterna sono in legno con scuretto, vetro e verniciatura. Dimensioni: cm 100 x 120, cm 100 x 200 ARREDAMENTO a)CUCINA-TINELLO: piano lavoro/ contenitore per dispensa/ panca contenitore b)SOGGIORNO: struttura divano letto/armadio a due ante c)CAMERA LETTO: armadio ad ante scorrevoli/ piano scrivania d)BAGNO: piano di appoggio/ contenitore per biancheria Sono comprese le porte interne: n°2 per la tipologia A e n°3 per la tipologia B. VERANDA Ogni unità abitativa verrà dotata di una veranda di accesso di 6 mq circa, realizzata in blocchetti e piastre di cemento. DEPOSITO Ogni unità abitativa verrà dotata di un ripostiglio di 3 mq circa, ricavato da una contosoffittatura. RISCALDAMENTO Ogni unità abitativa verrà dotata di una stufa o gas o a cherosene
104
4.5.2 DISEGNI TECNICI: PIANTE E PROSPETTI SANTANGELO
Figg. 4.4.9 Piante, Prospetti Santangelo scala 1:200
Figg. 4.4.10 Ricostruzione 3d Santangelo
105
4.6 LOCALIZZAZIONE DEI PREFABBRICATI 4.6.1 1985
Grafico 3_Percentuale prefabbricati 1985
106
Fig. 4.4.11 Localizzazione prefabbricati_ 1985
4.6.2 LOCALIZZAZIONE DEI PREFABBRICATI AL 2010
Grafico 4_Percentuale prefabbricati 2010
Fig. 4.4.12 Localizzazione prefabbricati_ 2010
107
DISMESSI 2% DEMOLITI 13%
ABITATI 85%
Grafico 5_Percentuale prefabbricati demoliti, dismessi e abitati
108
Figg. 4.4.13 Foto prefabbricati dismessi 2010
CAP. 5 - SITUAZIONE ATTUALE DELLO STATO DI FATTO 5.1 PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE MANZO Per risolvere i problemi del quartiere Bucaletto l’Amministrazione Comunale nel 1996 aveva predisposto un Programma di Recupero Urbano, finalizzato al recupero delle urbanizzazioni esistenti e alla progressiva sostituzione dei prefabbricati con abitazioni e attrezzature stabili e definitive, che, dopo 1997, è diventato una variante al vigente P.R.G.. La proposta elaborata dal DAPIT dell’Università della Basilicata, prevedeva un insediamento residenziale a bassa densità, per circa 2.000 abitanti, integrato da un piccolo nucleo di attività direzionali e commerciali e da altre attrezzature (scolastiche, sportive e del tempo libero). L’obiettivo dichiarato era il superamento del degrado e dell’emarginazione di Bucaletto,con un intervento di riordino e di riqualificazione della periferia nord-est della città secondo due finalità compresenti: “a) configurarsi come importante nucleo di servizi per le aree rurali limitrofe, già fortemente urbanizzate b) drenare l’attuate pressione edilizia delle zone circostanti, concentrando le nuove volumetrie in un complesso organico e ordinato”. In considerazione del carattere collinare del luogo, le scelte del programma tengono in particolare conto il recupero delle urbanizzazioni esistenti le sistemazioni dei pendii e in generale it recupero ambientale dell’area.
La relazione di progetto del 1997 specificava che le dimensioni dell’intervento e i tempi
necessari alla sua esecuzione avrebbero richiesto il concorso di finanziamenti pubblici e privati e l’impegno coordinato di diversi soggetti attuatori disposti ad investire nelle attività terziarie e direzionali.Di questo progetto sono state realizzate solo le torri e trentaquattro alloggi corrispondeti alla prima fase di attuazione della variante urbanistica del P.R.G.. A causa dell’interruzione dei finanziamenti regionali il comune non procederà oltre, anche alla del fatto che sono stati necessari undici per realizzare la prima parte dell’intervento. Il Comune procederà con gli interventi di manutenzione generale e bonifica dell’amianto dei prefabbricati, senza sostituirli con altri edifici (fonte: Uffici Comunali, novembre 2010). Partendo da una lettura dei caratteri del luogo, il quartiere è stato suddiviso in tre unità morfologiche, ciascuna con una destinazione funzionale “prevalente” ma non esclusiva e fornita di caratteri architettonici riconoscibili rispondenti alle potenzialità del luogo e al tipo di attività che si prevede di realizzare. II carattere di ciascuna unità ha orientato i criteri della successiva zonizzazione e articolazione delle parti. Le due unità a monte, più distanti dalla grande viabilità, della superstrada Basentana, accolgono in massima parte le abitazioni a bassa densità e alcune attrezzature di quartiere. L’area sul Basento, più vicina ai nodi di traffico, è contigua alla zona fin’ora destinata allo sviluppo industriale, ospita il centro del commercio e degli uffici e alcune attrezzature a scala urbana. Al sistema degli edifici pubblici e delle piazze, elementi rappresentativi dell’architettura civile è affidato il compito di risolvere il rapporto tra le diverse giaciture dei
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nuovi tessuti edilizi. La scelta di ripristinare, per quanto possibile, la fisionomia di un paesaggio scomparso e quindi di dare massimo risalto agli spazi liberi e a verde, ha suggerito di lavorare per nuclei architettonici tra loro distinti e ben individuabili rispetto all’andamento degli elementi naturali. Cosi a Bucaletto si propone un intervento a bassa densità che consenta di ricomporre in ampi tratti i pendii originari, le vegetazioni, le alberature, per ripristinare tutti quegli elementi che segnavano la bellezza delle campagne e delle colline intorno a Potenza. Tra queste, si dispongono frammenti di città orizzontale tra giardini e orti, separati da alcuni punti a più compatta edificazione finalizzati a realizzare una più forte immagine urbana.
Tra le considerazioni preliminari che hanno orientato il disegno del nuovo impianto urba-
no va rilevato che, in assenza di “architetture stabili”, l’unico vero condizionamento per l’assetto futuro di questa zona e costituito dall’attuale sistemazione del suolo, ovvero da quella struttura di terrazzamenti, strade e piazzali, in apparenza labile ma fortemente condizionante in termini costruttivi, che ha completamente alterato le vecchia conformazione collinare preesistente. II sistema delle infrastrutture e delle urbanizzazioni, una volta smantellati i prefabbricati, costituisce di facto l’unica struttura leggibile del quartiere: la viabilità primaria e i principali terrazzamenti, sono assunti quindi come le preesistenze di cui il progetto di recupero deve tener conto, una sorta di mappa neo-archeologica su cui lavorare. DESTINAZIONI D’USO E DIMENSIONAMENTO L’ipotesi fin qui elaborata conserva ampie zone alla residenza, pur ridimensionandola. La soluzione proposta dal team di progettazione guidato dal prof. Manzo prevedeva un insediamento per circa 2.000 abitanti comprendente alcune residenze speciali (ad es. case-parcheggio, casa per anziani e alloggi universitari), da sistemare prevalentemente nella fascia mediana e nell’area meridionale. Nel progetto si adotta “un indice di densità prossimo a 1 mc/mq con cui si può raggiungere una volumetria di circa 278.000 metri cubi, adeguati ai fabbisogni stimabili nel quartiere, che possono essere così ripartiti: per la residenza una volumetria di circa 196.000 metri cubi; per le strutture direzionali e commerciali e per le attrezzature una volumetria di circa 82.000 metri cubi.” Il dimensionamento di circa 2.000 unità è stato così motivato ”in seguito a numerosi fenomeni di rioccupazione non tutti i nuclei hanno diritto o titolo a restare in questa zona; nei tempi di realizzazione previsti per il completamento dell’intero intervento, alcuni nuclei familiari potrebbero reinsediarsi in altre zone della città.”
110
QUADRO LEGISLATIVO E PROCEDURE DI ATTUAZIONE Dalle procedure di attuazione: “in fase preliminare il piano economico del Programma di Recupero Urbano prevede di impiegare il finanziamento regionale per la realizzazione delle seguenti tipologie di intervento: -alloggi di edilizia pubblica sovvenzionata; -ripristino delle urbanizzazioni primarie e degli impianti a rete; -realizzazione di urbanizzazioni secondarie (scuola elementare); -demolizioni e dismissioni. La quota più consistente dell’intervento pubblico comprenderà la realizzazione di circa 34 alloggi-parcheggio, nonché dei nuovi alloggi da localizzare nel settore “7”, per raggiungere una consistenza totale di circa 70/80 alloggi”. Di questi sono stati realizzati al 2010 soltanto i trentaquattro alloggi, assegnati in via definitica come edilizia sovvenzionata. E’ significativo che nella previsione di intervento si voglia promuovere “un sistema integrato di interventi pubblici e privati articolato per moduli, che consenta una razionale e progressiva edificazione dei settori, secondo criteri che evitino un traumatico e contemporaneo trasferimento della popolazione residente, secondo uno sviluppo temporale di medio termine”, un criterio da noi condiviso per la nostra proposta progettuale. FASI E STRALCI DI ATTUAZIONE DELL’INTERVENTO Gli stralci di attuazione si sarebbero così articolati: 1° FASE: Stralcio “A” : realizzazione di n. 34 “case parcheggio” nel settore 6 dell’area mediana (finanziamento pubblico); Stralcio “B” : realizzazione della scuola elementare nel settore 10, la sostituzione della scuola prefabbricata esistente oggi nel settore 6, da rimuovere per assicurare la disponibilità immediata di uno dei lotti destinato alle case parcheggio (finanziamento pubblico); Stralcio “C”: realizzazione di circa 70 abitazioni nel settore 7 dell’area mediana (finanziamento pubblico e privato): Stralcio “D” : realizzazione della chiesa, della canonica e del centro sociale nel settore 9 dell’area mediana (finanziamento privato della Curia); 2° FASE: Realizzazione di un complesso integrato destinato a negozi, uffici e abitazioni, nel settore 1 dell’area settentrionale (finanziamento privato). 3° FASE: Intervento a prevalente destinazione abitativa nei settori15 17 e 1 dell’area meridionale.
111
ANALISI PROGETTO MANZO, LUGLIO 1997 FUNZIONI asilo/scuola elementare/ scuola media
negozi e lotti commerciali attrezzature di uso pubblico
case unifamiliari accostate case unifamiliari a patio
centro sociale chiesa e annessi
case plurifamiliari in linea edifici a ballatoio
centro sportivo
case unifamiliari su corte edifici a torre (residenze + uffici) unitĂ residenziale circolare edifici per residenze anziani
VERDE verde pubblico giardini privati filari di alberi
Figg. 4.5.1 Analisi progetto Manzo
112
TIPI EDILIZI: RESIDENZE case unifamiliari accostate case unifamiliari a patio case plurifamiliari in linea edifici a ballatoio case unifamiliari su corte edifici a torre (residenze + uffici) unitĂ residenziale circolare edifici per residenze anziani
TERZIARIO asilo/scuola elementare/ scuola media centro sociale chiesa e annessi centro sportivo negozi e lotti commerciali attrezzature di uso pubblico
Figg. 4.5.1 Analisi progetto Manzo
113
NUMERO DI ABITANTI PREVISTI
NUMERO DI ALLOGGI PREVISTI
114
Figg. 4.5.1 Analisi progetto Manzo
PROGETTO VIENE DIVISO IN SETTORI DEI QUALI SONO STABILITE LE DENSITA’ ABITATIVE
8
10 7
4 5
11
15
9
6
14
3
16
2 18
13
17
1
12
19
Figg. 4.5.1 Analisi progetto Manzo
num. abitanti previsti
325
204
num. alloggi previsti
256
212
245 125
52 0
0
0
0
44
25
136
34
150 64
135
96
70 0
0
0
0
30
0
0 0
0
20
24 5
27
128
49 28
0 0
Grafico 6_Dati sintetici densità di progetto
DATI SINTETICI SUPERFICIE DELL’AREA DI ESPROPRIO INDICE TERRITORIALE VOLUMI EDIFICI RESIDENZIALI NUMERO DI ALLOGGI
NUMERO DI ABITANTI
VOLUME EDIFICI PUBBLICI/COLLETTIVI
284.751 mq 0,73 mc/mc 196.005,3 mc 453 1904 82.402,86 mc
115
REGOLAMENTO URBANISTICO DEL COMUNE DI POTENZA Al progetto redatto dall’Università degli studi della Basilicata è seguito il Regolamento Urbanistico del Comune di Potenza. Il Regolamento Urbanistico, oltre a perimetrare gli Ambiti e le componenti del Sistema Insediativo e del Sistema Naturalistico Ambientale, disciplina l’assetto e le future trasformazioni, anche per quanto riguarda le destinazioni d’uso. Il R.U. di Potenza si propone il “miglioramento qualitativo degli elementi caratterizzati da condizioni di abbandono, degrado, precarietà, scarsa accessibilità, mancanza di standard, prevedendo interventi volti al recupero del patrimonio urbanistico ed edilizio esistente nonché al completamento della struttura urbana, secondo i principi della sostenibilità ambientale ed applicando la perequazione urbanistica come modalità ordinaria di attuazione, nel rispetto di criteri di economicità, efficacia, pubblicità e semplificazione dell’azione amministrativa.”
Fig. 4.5.2 Piano Regolatore Potenza_2009
116
SISTEMA DEL VERDE Per quanto riguarda a distribuzione del verde, il Regolamento Urbanistico stabilisce una Zona E che comprende le parti di territorio destinate prevalentementedestinate ad uso agricolo e anche tutti i suoli soggetti a verde boschivo ed a vincolo idrogeologico, anche le fasce di rispetto a verde protettivo, non edificabili, sono assimilate alle zone “E” limitrofe. Per tutte le indicazioni da seguire nella progettazione e nella realizzazione degli interventi in corrispondenza delle aree che compongono il Sistema dei Parchi e delle Greenways, si fa riferimento allo specifico Piano di settore. Il Regolamento Urbanistico specifica inoltre che “per le aree relative al Sistema dei Parchi e delle Greenways, potranno essere apportate lievi modifiche, nel rispetto comunque dell’impianto generale e della continuità del Sistema stesso.”
Fig. 4.5.3 Piano Regolatore Potenza_sistema del verde_2009
117
5.2 PROBLEMATICHE AMBIENTALI 5.2.1 AMIANTO
Figg. 4.5.4 Foto amianto nei prefabbricati
Uno dei rischi ambientali in cui si trova il quartiere di Bucaletto è la presenza di amianto nella struttura dei prefabbricati. In Basilicata il piano regionale di gestione rifiuti afferma che “la Regione e gli altri Enti sono tenuti a ridurre il pericolo derivante da rifiuti pericolosi”: tra questi l’amianto che dopo venticinque anni di uso incontrollato nell’edilizia è stato bandito e vietato in quanto classificato nocivo e pericoloso per la salute dell’uomo attraverso la legge n°257 del 27/03/1992 sulle Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto. I tetti dei prefabbricati e i muri esterni ed interni di Bucaletto sono stati realizzati in cemento-amianto, il cosiddetto eternit, un materiale estremamente tossico, addirittura mortale, per l’uomo.
Ma cos’è davvero l’amianto e quali danni può provocare alla salute? L’amianto è un mi-
nerale fibroso, molto diffuso in natura. La sua utilità è rappresentata dal fatto che ostacola la trasmissione di suoni e calore; resiste alle alte temperature e all’attacco degli acidi, protegge dalle fiamme ed è estremamente friabile. Questa sua caratteristica lo rende pericoloso e nocivo per la salute, in quanto è altamente cancerogeno per inalazione. L’esposizione anche a poche fibre di amianto, persistendo all’interno dei polmoni, può provocare anche a distanza di decenni, cancro e malattie respiratorie. Per i prefabbricati di Bucaletto, l’amianto è stato inglobato nel cemento che costituisce il sistema costruttivo prefabbricato. I minerali classificati dalla normativa nazionale come Amianto sono: Crisotilo ,o Amianto bianco Amosite,o Amianto bruno acronimo di “Asbestos Mines of South Africa” Crocidolite,o Amianto blu Balangeroite Tremolite Antofillite
118
Actinolite
Come già detto, la presenza di amianto in tutti i prefabbricati costituisce il problema di salute pubblica più grave del quartiere. I residenti denunciano una situazione di assoluto disagio, nonché di “estremo pericolo” ormai da anni agli enti competenti senza ottenere nessuna risposta concreta. Al loro fianco sono scese a turno numerose associazioni ambientaliste locali.
Un sopralluogo dell’Asl datato 09/01/2007, ha dato ragione agli abitanti redigendo un
documento in cui “si riferisce come i prefabbricati non corrispondano ai requisiti igienico-sanitari individuati dal D.M. 5.7.75. per i locali di civile abitazione relativamente alle altezze minime interne, alle superfici dei singoli ambienti, al rapporto superficie abitabile/abitante, alla illuminazione e alla ventilazione. Alcuni ambienti visitati presentano umidità permanente dovuta presumibilmente a capillarità, condensa e igroscopicità che non si risolvono con normali interventi di manutenzione. Il parametro esterno di alcune strutture contenente amianto presenta rotture o crepe[...]. Le coperture di gran parte dei manufatti in cemento-amianto presentano segni di danneggiamento laddove non è stato attuato alcun intervento di restauro o bonifica dei materiali. Per un numero limitato di coperture è stato scelto l’intervento di rimozione, nella maggior parte dei casi la procedura è stata l’incapsulamento. In molti casi l’incapsulante tende però a staccarsi dal substrato, ad alterarsi, a danneggiarsi(il trattamento andrebbe ripetuto periodicamente)”.
Un altro sopralluogo dell’Azienda sanitaria locale datato aprile 1996, aveva messo in
guardia i cittadini di Bucaletto dalla presenza di amianto nella struttura portante della scuola elementare del quartiere. II documento a firma dei dirigenti dell’Asl, afferma quanto segue: “Si fa presente che per esigenze Ispesl non è stato possibile analizzare tutti i campioni prelevati dal nostro servizio. Ciò nonostante e considerato il cattivo stato di conservazione dei materiali da costruzione del complesso, si consiglia prudenzialmente di procedere alla bonifica del sito a tutela della salute pubblica”. L’Asl ha sottolineato come l’amianto presente nella struttura della scuola sia di tipo crisotilo, amosite e crocidolite (quest’ultima è la tipologia più pericolosa di amianto presente in natura). Risultato: la scuola è stata prima oggetto di interventi di bonifica, poi è stata abbattuta.
La legge 257/92, ha istituito presso le Asl un registro nel quale è indicato l’amianto li-
bero (il cui rilascio di fibre nell’aria e già in atto) o in matrice friabile (cioè materiali altamente deteriorati che sono riducibili in polvere con manipolazione manuale) presente negli edifici, pubblici e privati. Presso l’As1 Potenza/2 il registro esiste ma non fa alcun riferimento alla situazione-amianto di Bucaletto. Questo perché “nei tetti dei prefabbricati di Bucaletto non è presente amianto allo stato libero o in matrice friabile ma allo stato compatto che - ricordano i dirigenti dell’Asl - non rappresenta un pericolo per la salute dell’uomo dal momento che non tende a liberare fibre nell’aria”. Informazioni richieste direttamente all’Arpa e a Legambiente ci hanno fatto pero capire come lastre e tabulazioni di cemento-amianto possano rilasciare fibre se tagliate, abrase, perforate, oppure deteriorate da tempo o agenti atmosferici. Il primo documento dell’Asl sottolinea proprio come “il parametro esterno di alcune strutture contenenti amianto del tipo crisotilo presenta
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lesioni, rotture o crepe”.
Queste testimonianze portano ad un’unica deduzione: i tetti dei settecento prefabbricati
di Bucaletto presentavano elevate quantità di amianto in matrice compatta al momento dell’assemblaggio, ma oggi, viste le condizioni in cui versano le strutture, l’amianto in esse contenuto presenta rilascio di fibre e quindi deve essere considerato pericoloso quanto l’amianto in matrice fibrosa o addirittura l’amianto libero.
A parziale conferma ci sono dati “spaventosi” su cui ragionare. Negli ultimi anni a Buca-
letto stanno aumentando i casi di tumore, se ne sono registrati oltre 20 casi negli ultimi tre anni, alcuni dei quali ai polmoni, che sappiamo essere causa diretta dell’inalazione di fibre di amianto. Diversi anche i casi di asbestosi, cioè malattie respiratorie, anch’essa causa diretta dell’inalazione di fibre di amianto. Per questi dati si è fatto riferimento solo a quelle persone che vivono a Bucaletto da trent’anni anni, sono stati messi da parte gli abitanti di seconda e terza generazione. Ma la cosa sconcertante è che la situazione è destinata a peggiorare, lo dicono senza mezzi termini gli esperti. Questo perché lo sviluppo del tumore causato dall’inalazione da fibre di amianto richiede non meno di 25 anni dal momento della prima esposizione per arrivare fino a 50. Gli esperti, un oncologo e un chimico, hanno fornito delle proiezioni, hanno calcolato che esposti in maniera continuativa e costante a fibre di amianto hanno una possibilità di sviluppare la malattia in un caso su 5. Facendo due conti si scopre che i prefabbricati sono stati realizzati 16 anni fa e, guarda caso, negli ultimi tre anni la Cittadella ha fatto registrare la più alta incidenza di tumori di sempre.
Se ne deduce che da qui in avanti le cose potrebbero peggiorare drasticamente. Ma di
chi la responsabilità se l’ amianto allo stato compatto (che pure fa male alla salute) si è di fatto trasformato in amianto in matrice friabile a causa di lesioni, abrasione, crepe, rotture presenti nei prefabbricati? Quegli stessi prefabbricati non sarebbero dovuti essere già oggetto di bonifica periodicamente? I prefabbricati sono stati realizzati a cavallo fra il 1981 e il 1982 con il chiaro intento di dare una casa a migliaia di sfollati per un breve periodo di tempo, sono diventati la definiva dimora di quegli stessi sfollati. Nonostante le schede tecniche indichino in modo evidente la presenza di amianto, e siano sempre state a conoscenza e disposizione dell’Amministrazione Comunale, i prefabbricati hanno beneficiato dei primi interventi di bonifica soltanto a partire dal 2002. Dieci anni dopo la legge 257/92 che li ha dichiarati nocivi. Non sono stati fatti nei primi venti anni di vita sono sopralluoghi da parte dell’Asl competente, Asl Potenza/2. L’unica struttura oggetto, nel 1996, di un sopralluogo dell’Asl (e della successiva bonifica) è stata la scuola, soltanto perché i genitori dei bambini hanno denunciato tutto alla Procura della Repubblica.
Nel triennio 1997-2001 (non sono reperibili i dati successivi) l’incidenza dei tumori ai
polmoni e alla pleura nel territorio dell’Asl Potenza/2 è stata la seguente:
120
-Tumori alla pleura (tumori causati dall’esposizione all’amianto): -2,1 ogni 100.000 abitanti maschi; -1 ogni 100.000 abitanti femmine.
Tumori ai polmoni (tumori causati anche dall’esposizione all’amianto):
-71 ogni 100.000 abitanti maschi; -10 ogni 100.000 abitanti femmine. Secondo diversi studi oncocologici riportati, per chi vive quotidianamente a contatto con fibre di amianto, il rischio di tumore diventa almeno venti volte superiore alle percentuali di incidenza di questa patologie in caso di un’esposizione per brevissimo periodo. Considerando il caso degli abitanti di Bucaletto che vivono a contatto con l’amianto da ormai trent’anni, l’incidenza tumorale da amianto e patologie ricollegabili all’asbetosi, nel quartiere nei prossimi anni potrebbe raggiungere il dato di 60 casi ogni 100.000 abitanti.
Dal Decreto Ministeriale 6 settembre del 1994 parte 4: “Dal momento in cui viene ri-
levata la presenza di materiali contenenti amianto (anche allo stato compatto) in un edificio, è necessario che sia messo in atto un programma di controllo e manutenzione al fine di ridurre al minimo l’esposizione degli occupanti. Tale programma implica mantenere in buone condizioni i materiali contenenti amianto, prevenire il rilascio e la dispersione secondaria di fibre, intervenire correttamente quando si verifichi un rilascio, verificare periodicamente le condizioni dei materiali contenenti amianto”.
Va sottolineato invece come il primo intervento di bonifica sia stato effettuato soltanto
nel 2002 dopo che era in pratica crollato parzialmente il tetto di un prefabbricato. In questo modo di fatto si è permesso che l’amianto compatto diventasse amianto in matrice friabile.
Inoltre il D.M. alla parte 4 prevede che “Il proprietario dell’immobile (in questo caso
Comune) e/o il responsabile dell’attività che vi si svolge dovrà: designare una figura responsabile con compiti di controllo e coordinamento di tutte le attività manutentive che possono interessare i materiali di amianto; tenere un’idonea documentazione da cui risulti l’ubicazione dei materiali contenenti amianto. Sulle installazioni soggette a frequenti interventi manutentivi (ad es. caldaia e tubazioni) dovranno essere poste avvertenze allo scopo di evitare che l’amianto venga inavvertitamente disturbato; garantire il rispetto di efficaci misure di sicurezza durante le attività di pulizia, gli interventi manutentivi e in occasione di qualsiasi evento che possa causare un disturbo dei materiali di amianto. A tal fine dovrà essere predisposta una specifica procedura di autorizzazione per le attività di manutenzione e di tutti gli interventi effettuati dovrà essere tenuta una documentazione verificabile; fornire una corretta informazione agli occupanti sulla presenza di amianto nello stabile, sui rischi potenziali e sui comportamenti da adottare”.
Come sono stati realizzati questi interventi di bonifica? Secondo le associazioni ambien-
taliste locali “in maniera criminale”. Secondo la legislazione corrente “Le lastre piane o ondulate di cemento-amianto, impiegate per copertura in edilizia, sono costituite da materiale non friabile
121
che, quando è nuovo o in buono stato di conservazione, non tende a liberare fibre spontaneamente. II cemento-amianto, quando si trova all’interno degli edifici, anche dopo lungo tempo, non va incontro ad alterazioni significative tali da determinare un rilascio di fibre, se non viene manomesso. Invece, lo stesso materiale esposto ad agenti atmosferici subisce un progressivo degrado per azione.
Le misure di sicurezza da rispettare durante gli interventi di bonifica sono le seguenti:
-per materiali friabili: “Allestimento del cantiere.” Se l’ambiente in cui avviene la rimozione non è naturalmente confinato, occorre “provvedere alla realizzazione di un confinamento artificiale con idonei divisori. Prima dell’inizio del lavoro, la zona dovrà essere sgombrata da tutti i mobili e le attrezzature che possono essere spostati. (…) Tutti gli oggetti inamovibili devono essere sigillati, in modo tale che non vengano danneggiati o contaminati durante il lavoro. II pavimento dell’area di lavoro dovrà essere ricoperto con uno o più fogli di polietilene di spessore adeguato. Le giunzioni saranno unite con nastro impermeabile; la copertura del pavimento dovrà estendersi alla parete per almeno 500 mm. Tutte le pareti della zona di lavoro saranno ricoperte con fogli di polietilene di spessore adeguato e sigillate sul posto con nastro a prova di umidità. Tutte le barriere di fogli di plastica e l’isolamento della zona vanno mantenuti durante tutta la preparazione del lavoro”.
Questa parte non si riferisce alle coperture in cemento-amianto, le quali in generale non
presentano alta dispersione di fibre. Ma, nel nostro caso studio, a causa di crepe e rotture nei tetti dei prefabbricati la dispersione di fibre è presente, lo testimonia anche il documento dell’Asl, e quindi questa parte può essere riferita anche al nostro caso.
Per quanto riguarda la sicurezza , gli operai “devono inoltre essere dotati di un sufficiente
numero di indumenti protettivi completi. Questi indumenti saranno costituiti da tuta e copricapo. Gli indumenti a perdere e le coperture per i piedi devono essere lasciati nella stanza dell’equipaggiamento contaminato lino al termine dei lavori di bonifica dell’amianto, ed a quel punto dovranno essere immagazzinati come gli scarti dell’amianto. Tutte le volte che si lascia la zona di lavoro è necessario sostituire gli indumenti protettivi con altri incontaminati”.
Il presidente del quartiere Angelo Quaratino ci ha mostrato alcune foto che dimostrano
come, durante gli interventi di bonifica, gli operai fossero sprovvisti della benché minima protezione. Un altro grave errore - ci ha spiegato il presidente- è stato effettuato durante la bonifica dell’amianto. Il protocollo afferma che è consigliabile accertare l’agibilità della zona entro 48 ore successive al termine del lavoro mediante campionamenti dell’aria. Per alcuni prefabbricati ai quali è stata effettuata la rimozione dei materiali contenenti amianto, è stato impartito l’ordine di sfollamento per la gente che vi abitava, ma commettendo due pericolosissimi errori nella procedura di sicurezza. Primo: gli abitanti sfollati sono tornati la mattina
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successiva allo sgombero repentino nel prefabbricato a recuperare tutto ciò che vi era collocato. Secondo: i prefabbricati intorno al prefabbricato sgomberato non sono stati sfollati a loro volta. Se si pensa che un prefabbricato dista dall’altro in alcuni casi meno di un metro tutti gli abitanti dei prefabbricati limitrofi avranno inevitabilmente inalato fibre di amianto durante la bonifica.
Il problema più grande nella realtà di Bucaletto è quello di non poter conoscere con esat-
tezza la concentrazione di fibre di amianto presente in ogni prefabbricato e quindi classificare gli interventi più urgenti da quelli che hanno meno necessità e le procedure di bonifica. É noto agli abitanti del quartiere e all’amministrazione comunale, è testimoniato dalle schede tecniche che abbiamo reperito negli archivi comunali, che nei prefabbricati è presente un’alta concentrazione di fibre di amianto. Il problema è la stima di esso, poiché negli anni ’80 l’amianto era un materiale comunemente usato nell’edilizia, e non se ne conoscevano i rischi, perciò nelle schede tecniche non è specificata la quantità presente. Anche tra i documenti dell’Asl non è dato saperlo perché nel registro sono elencati tutti gli edifici in cui è presente amianto libero o in matrice fibrosa, mentre quello dei prefabbricati è, ufficialmente, compatto.
Ne segue una cosa gravissima, e cioè l’impossibilità di capire se i lavori di bonifica, che da
qualche anno stanno interessano alcuni dei prefabbricati, siano o meno realizzati nella maniera corretta, e ancora se i residenti siano o meno forniti dell’attrezzatura adatta a non correre pericoli e se i normali controlli dell’esposizione all’amianto vengano o meno effettuati con le esatte cadenze.
Di certo è in corso una grave minaccia alla salute pubblica degli abitanti del quartiere,
che potrebbe peggiorare in modo drastico. Un pericolo che deve essere eliminato attraverso provvedimenti di Asl, Comune e della Regione Basilicata, che ne sono ampiamente a conoscenza da anni. La loro responsabilità è di aver permesso in questi trent’anni il deterioramento dell’amianto e ora gli organi statali devono porvi rimedio nel minor tempo possibile.
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5.2.2 PRESENZA DI AMIANTO NEI PREFABBRICATI PRESENZA AMIANTO NEI PREFABBRICATI
INCAP
COPERTURA coibentazione + vernici pasta d'amianto
API 600 e API 720
COPERTURA eternit PARETI ESTERNE eternit + vernici pasta d'amianto PARETI INTERNE eternit
SANTANGELO
COPERTURA tegole in cemento-amianto
PARETI INTERNE pannello in cartongesso con strato in polistirolo tipo fibronit (miscela di cemento-acqua-fibre d’amianto)
Figg. 4.5.5 Presenza di amianto nei prefabbricati
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MONTANO GRANDE (A) e PICCOLO(B)
COPERTURA lastre di Asbetos corrugato
SCANCASE GRANDE e PICCOLO
eternit
COPERTURA lastre di Asbetos corrugato PARETI INTERNE eternit
Figg. 4.5.5 Presenza di amianto nei prefabbricati
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5.2.3 SIDERPOTENZA
Figg. 4.5.6 Foto SiderPotenza nei prefabbricati
Bucaletto si trova nelle vicinanze dell’area industriale di Potenza. Gli stabilimenti presenti in questa zona erano sorti in epoche in cui la città non aveva ancora conosciuto l’espansione urbana attuale e pertanto erano esterni al centro abitato. Oggi, invece, sono inglobate nel perimetro della città e si trovano molto vicine al quartiere di Bucaletto. Gli impianti industriali sono per la maggior parte siderurgici. Abbiamo fatto delle ricerche per conoscere le tipologie e i quantitativi di inquinanti emessi dagli impianti. Anidride carbonica, diossina, monossido di carbonio, cadmio, cromo, piombo, rame, zinco sono soltanto alcuni inquinanti che gli impianti industriali versano in aria e in acqua nella zona industriale limitrofa al quartiere Bucaletto. E’ stato possibile conoscere l’elenco dei sei impianti più nocivi per la sola provincia di Potenza grazie al registro delle emissioni industriali Ines dell’APAT (Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici) che contiene le informazioni su emissioni in aria e acqua di specifici inquinanti provenienti dai principali settori produttivi e da stabilimenti generalmente di grossa-
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capacità presenti sul territorio nazionale. Lo stabilimento Siderpotenza che si trova esattamente di fronte al quartiere Bucaletto, è in questo elenco. L’impianto siderurgico della Siderpotenza di proprietà del Gruppo Industriali Pittini (Udine) dà lavoro a 250 operai ed è presente sul territorio dagli anni ’70. La storia della Sider è lunga e travagliata: più volte i comitati cittadini, i partiti politici, le associazioni ambientaliste Lucane hanno chiesto la delocalizzazione del complesso industriale, ma la continua decisione di procrastinare la delocalizzazione dello stabilimento allontana qualsiasi speranza di attuazione. I cittadini del quartiere Bucaletto sono i maggiormente esposti ai fumi della fonderia potentina e ciò li espone maggiormente al rischio ambientale generato dai fui industriali. Potenza: l’incidenza dei tumori Nel voler fare una ricerca sull’incidenza e la mortalità della patologia oncologica nelle diverse regioni d’Italia, si incappa in un inconveniente. Ad oggi la rete dell’Associazione italiana registri tumori raccoglie dati relativi “soltanto” a 15 milioni di italiani, pari al 26% della popolazione totale residente. Specificatamente sono 21 i “registri locali” (di competenza dell’Asl) che aderiscono all’Associazione italiana registri tumori, attraverso la diffusione di dati esaustivi su decessi e incidenze. La Basilicata, una delle regioni rischio tumori in Italia, non rientra in questi 21 registri. Per questo diventa molto difficile entrare in possesso di dati relativi all’incidenza e alla mortalità della patologia oncologica nella regione. La Basilicata risulta “assente ingiustificata”, non vi sono dati confrontabili sulla popolazione di questa regione e la relativa distribuzione dei casi di incidenza e di mortalità della patologia oncologica.
Da un documento ufficiale dell’Ufficio Politiche della Prevenzione di Potenza, fornitoci
dal Comitato di Quartiere di Bucaletto, si evincono i seguenti dati, relativi ai nuovi casi di tumore registrati nella regione Basilicata nel 2005 e il tasso standardizzato di incidenza della patologia oncologica nello stesso anno. Dato assoluto nuovi casi di tumore in Basilicata nell’anno 2005 1300 maschi 1000 femmine Tasso standardizzato di incidenza 318 ogni 100.000 abitanti maschi 225 ogni 100.000 abitanti femmine La media nazionale 356 ogni 100.000 abitanti maschi 266 ogni 100.000 abitanti femmine
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5.3 COMPOSIZIONE SOCIALE DEL QUARTIERE BUCALETTO La cittadella di Bucaletto, come sappiamo è sorta in risposta alle problematiche abitative sofferte da numerose unità familiari che avevano subito danni strutturali alle proprie abitazioni. Realizzati ed impiantati i prefabbricati, la proprietà degli stessi viene trasferita al Comune che ne acquisisce la piena disponibilità. Al momento dell’assegnazione la normativa stabiliva che i prefabbricati eventualmente disponibili, stante l’assoluta precedenza a soggetti terremotati, avrebbero potuto essere assegnati, secondo criteri obiettivi ed imparziali, anche a cittadini non terremotati previo pagamento di un canone, definendo nello specifico le famiglie a cui dare priorità: - famiglie terremotate sistemate in containers a seguito di ordinanza di sgombero non revocata; - famiglie beneficiarie di contributi con lavori di riadattamento in corso; - famiglie terremotate sistemate in alloggi popolari assegnati a titolo precario; - famiglie alloggiate in containers e impossibilitate a rientrare nelle case occupate prima del sisma a causa del rifiuto del proprietario; - famiglie prive di dimora per effetto dello smantellamento dei prefabbricati di via Aosta; - famiglie alloggiate in alberghi con spese a carico del Comune. Dagli estratti della graduatoria di assegnazione, decisa da Delibera del Consiglio Comunale del 24/07/1981: “Reinsediamento provvisorio delle famiglie rimaste senza tetto a seguito del sisma del 23.11.1980: Bando di concorso per l’assegnazione dei prefabbricati di località Bucaletto. In esecuzione della deliberazione della Giunta Municipale n°963 del 24.7.1981 é bandito il concorso per l’assegnazione degli alloggi provvisori di località Bucaletto. Può partecipare al concorso: 1)Chiunque, singolo o nucleo familiare, alla data del 23.11.1980 risiedesse nella Città di Potenza con domicilio effettivo in un alloggio danneggiato dal sisma; 2)Chiunque, singolo o nucleo familiare abbia subito crollo, demolizione, totale o parziale dell’alloggio o inagibilità non rimovibile con normali interventi manutentivi del medesimo e per effetto delle qui elencate cause abbia ricevuto ordinanza di sgombero non revocata, e non sia stato già ammesso a contributo gravante sulla pubblica Amministrazione per la riparazione della casa di cui si tratta; 3)Chiunque, singolo o nucleo familiare, abbia ricevuto ordine di ricovero in alberghi o locande ed effettivamente vi abbia preso dimora entro il 23.11.1980, a condizione che l’albergo o la locanda siano state dichiarate inagibili a causa del sisma; Il richiedente deve possedere, inoltre, il requisito della cittadinanza italiana o di altro stato che riservi le medesime condizioni al cittadino italiano e deve non possedere egli stesso nè altra persona facente parte del nucleo familiare che abbia un altra abitazione nel perimetro del Comune
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di Potenza bastevole per ii fabbisogno della famiglia. In mancanza dei requisiti fin qui elencati si sarà esclusi dal concorso. E’ fatta riserva in favore di coloro, singoli o nuclei familiari, che hanno subito crollo o demolizione totale o parziale dell’alloggio con provvedimento della P.A. Per effetto della presenta riserva verranno allestite due distinte graduatorie: la 1- dei riservisti senza indicazione di punteggi nel caso che il numero di essi sia inferiore alla disponibilità dei prefabbricati, la seconda di tutti gli altri aventi titolo. Non si procederà all’assegnazione in favore di cittadini iscritti nella 2- graduatoria se non dopo che sarà esaurita la prima. I punteggi da attribuire al concorrente sono stabiliti come segue: 1- Richiedenti che abitino in uno stesso alloggio con altro o più nuclei familiari. La condizione del biennio non è richiesta quando si tratti di sistemazione derivante da abbandono di alloggio a seguito di calamità o di imminente pericolo di crollo riconosciuto dall’autorità competente. 2- Richiedenti che abitino alla data del bando col proprio nucleo familiare in alloggio sovraffollato: da 2 a 3 persone a vano utile
punti 2
oltre 3 persone a vano utile
punti 3
oltre 4 persone a vano utile punti 4 Ai fini del sovraffollamento il container viene considerato unico vano utile. 3- Richiedenti il cui nucleo familiare sia composto da: 4 unità
punti 1
5 unità
punti 2
6 unità
punti 3
7 unità
punti 4
8 unità e oltre
punti 5
4- Richiedenti grandi invalidi civili e militari o profughi dalla Libia che non svolgono alcuna attività lavorativa
punti 2
5- Richiedenti che siano lavoratori dipendenti emigrati all’estero
Fig. 4.5.7 Estratto di Delibera Assegnazione Prefabbricati
punti 3
6- Nuclei familiari che abbiano trovato ricovero in altri comuni
punti 2
La formazione delle graduatorie e l’esame del ricorso sono affidati alla Commissione Comunale Assegnazione Alloggi.”
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Nel 1993 un provvedimento del Consiglio aveva approvato una graduatoria degli assegnatari dei prefabbricati destinati ad attività commerciale ed artigianale, determinando il processo per cui, con il trascorrere del tempo l’area di Bucaletto assume sempre più i connotati di una cittadella, tenuto conto che sono numerose le attività commerciali ed artigianali insediatesi, ed ancor più con il sorgere delle scuole e della chiesa.
Intanto la normativa che regola le assegnazioni diventa complessa e in alcuni punti con-
traddittoria. Un Regolamento del 1997 prevedeva, in sintesi, le seguenti tipologie di assegnazione: a seguito di sisma, a seguito di ordinanza di sgombero, a seguito di smantellamento container e ai nuclei familiari in possesso dei requisiti richiesti dalla normativa regionale per l’assegnazione alloggi popolari; nel 2002 il Consiglio Comunale con una delibera, approvata all’unanimità, allarga la platea dei possibili assegnatari. Tale provvedimento infatti dispone la possibilità di utilizzo temporaneo (poi diventato, naturalmente, stabile) dei prefabbricati di Bucaletto eventualmente disponibili a favore di quei nuclei familiari particolarmente bisognosi di tutela e che abbiano i seguenti requisiti: siano residenti nella città di Potenza, siano presi in carico dai Servizi Sociali comunali, risultino in grave stato di isolamento sociale e conflittualità familiare. Vengono anche individuati punteggi aggiuntivi per i richiedenti che non dispongono di fonti di reddito, che hanno a proprio carico uno o più minori,che necessitano di interventi a tutela della loro salute psico-fisica, che si trovano in una situazione di alto rischio sanitario.
A soli tre anni di distanza viene posto divieto di nuove assegnazione, facendo salvo sol-
tanto l’attuazione dei provvedimenti già formalmente assunti. Questi indirizzi precisano che l’unica area in cui permane divieto assoluto di assegnazione è quella interessata dal primo intervento edilizio di riqualificazione urbana (costruzione di 35 alloggi a cura dell’Ater). In sostanza si può evincere, alla luce delle disposizioni richiamate, che la popolazione attuale di Bucaletto è costituita da soggetti la cui assegnazione ha comunque carattere di temporaneità. Risultano alla data del 2006: -100 occupanti abusivi, -31 assegnatari dichiaranti di avere un reddito superiore a quello previsto per l’accesso al prefabbricato, -172 assegnatari inadempienti rispetto alle auto dichiarazioni, quindi presumibilmente non in possesso dei requisiti richiesti.
La situazione fino ad ora descritta delinea un quadro preoccupante. Le famiglie colpite
dal sisma, che avevano trovato rifugio temporaneo nella cittadella, si sono ormai quasi tutte allontanate e il quartiere ha assunto nuova identità orientata ad accogliere la componente sociale maggiormente disagiata. In una condizione generalizzata di fatiscenza dei prefabbricati trovano alloggio famiglie con redditi insufficienti a sostenere gli affitti proposti dal mercato immobiliare, giovani coppie senza
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lavoro, anziani rimasti soli, ragazze madri, extracomunitari, disabili, insomma le fasce più deboli della società. L’impossibilità di disporre forza pubblica e vigilanza permanenti portano alcune zone del quartiere a costituirsi quali raduni di tossicodipendenti e ricettacolo di spacciatori, aggravando ulteriormente le condizioni generali.
Grafico 13 Residenti di Bucaletto divisi
Molti alloggi vengono occupati illegitti-
per fasce d’età
mamente ostacolando ulteriormente eventuali tentativi di risanamento. Lo spirito di comunità e di solidarietà che si era formato successivamente al dramma del terremoto si è disgregato. Difficile risulta negli ultimi anni riunirsi in comitati di quartiere, supportare le associazioni giovanili che si sono formate per prendere delle decisioni comuni e far fronte unitamente ai problemi di tutto il quartiere. I punti di aggregazione simbolo della comunità degli abitanti di Bucaletto, come ad esempio la sede del comitato di quartiere nonché centro sociale, versano in tali condizioni di degrado da renderli quasi inaccessibili, inagibili e pericolanti.
La piazza del quartiere, dove si organizzavano sagre ed eventi è stata chiusa ed è sogget-
ta un progetto di riqualificazione che limita al minimo gli spazi pubblici. Con una tale disgregazione sociale la vivibilità del quartiere risulta perciò notevolmente compromessa. Gli abitanti che hanno occupato abusivamente i prefabbricati si accontentano della sistestemazione ottenuta e puntano all’ingresso nelle graduatorie per gli alloggi popolari. Il fitto irrisorio che sono costretti a pagare permette di risparmiare dei soldi nella speranza di un alloggio migliore.
Un altro fattore che aggrava la condizione di Bucaletto è che nella città di Potenza non vi
è un programmazione per l’ edilizia residenziale popolare. Molti dei residenti sono nullatenenti e nella loro condizione non credono di poter aspirare a niente di più che un tetto sotto il quale rifugiarsi. L’assistenza sociale non possiede i fondi necessari per garantire una degna sistemazione per tutti coloro che ne hanno bisogno. Questo è diventata un misto di consapevolezza e rassegnazione alle quali gli abitanti più disagiati non credono doversi ribellare.
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PARTE V Progetto di Riqualificazione
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PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE
Se un linguaggio architettonico privilegia l’eccezione, l’emergere di un’architettura nel contesto, al contrario un luogo privilegia la contestualizzazione, il rapporto col contesto e l’ordine in cui si inerisce, favorisce l’esperienza quotidiana degli abitanti che in essa si relazionano. È la sfera locale della progettazione, che si oppone alle grandi architetture che hanno un’eco globale ma che sono estraniate dall’ambiente di cui fanno comunque parte. Questo progetto mira alla riqualificazione della forma urbana, alla vita del quartiere e dei suoi abitanti, al luogo.
Dopo aver approfondito lo stato di fatto in cui si trova oggi Bucaletto, articoliamo la de-
scrizione del progetto in tre fasi progettuali: le analisi, i concept plan e il masterplan finale. Le analisi interessano vari ambiti che si interfacciano per comporre l’articolazione complessa di un quartiere, si sviluppano in un concept plan di strategie di pianificazione e si applicano nel disegno del masterplan e del planivolumetrico. La complessità delle analisi si risolve in un ordine semplice ma strutturato di masterplan, perché le parti che concorrono a delinearlo si riconducono tutte a piccole azioni che mirano come fine ultimo a ricreare una forma urbana il più possibile vivibile e sostenibile, adattandola all’eccezionalità del contesto in cui ci troviamo.
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CAP.1 - ANALISI SCHEMATICHE Gli schemi e il funzionamento del quartiere sono parte di un sistema complesso di cui ogni parte è importante, perciò la suddivisione dei punti seguenti è una sorta di elenco di parole chiave di principi teorici e applicativi che si traducono nelle strategie progettuali, non in scala gerarchica ma allo stesso livello di interazione, in quanto ogni ragionamento implica e modifica tutti gli schemi che insieme ne sono modificati a loro volta. Per questa ragione le parole chiave strategiche che seguono saranno ripetute, con la loro applicazione nel nostro caso studio, nel capitolo dedicato interamente al masterplan. Il capitolo illustra le parole chiave, a cui seguono le singole descrizioni delle mappe di analisi.
Il nostro progetto mira alla riqualificazione del quartiere prevedendo lo smantellamento
dei prefabbricati oggi esistenti in favore di una ricostruzione degli edifici, supportata da un’attenta analisi e gestione delle densità abitative, che mantenga tuttavia il più possibile intatto l’assetto stradale e l’organizzazione dei terrazzamenti.
La scelta di ricostruire deriva dalla necessità, riscontrata a seguito delle analisi effettua-
te, di smantellare i prefabbricati presenti ormai in avanzato stato di degrado dovuto ad anni di saltuaria o mancata manutenzione degli stessi. Il mantenimento dell’assetto stradale e dell’organizzazione dei terrazzamenti è stato invece determinato dalle potenzialità riscontrate in tale assetto i previsione della creazione dei centri quartiere e da una concomitante valutazione pratica ed economica relativa all’intervento.
Le parole chiave del progetto partono dai concetti di forma urbana, densità, connettività,
frammentazione, attrattiva e varietà della scena visiva, estrapolati dalle indicazioni dell’EcourbanDesign di matrice inglese e americana.
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1.1 MODELLO DIGITALE TRIDIMENSIONALE Bucaletto ha una conformazione orografica molto particolare. Comprendere l’esatta inclinazione e quota altimetrica dei terrazzamenti che compongono il quartiere è stato l’obiettivo primario nell’elaborazione di un’ipotesi progettuale. Il Comune di Potenza ci ha fornito una mappa cartacea del rilevamento dei piani dalla quale abbiamo elaborato una ricostruzione tridimensionale.
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Fig. 5.1.1 Planimetria, rilievo dei terrazzamenti
Il modello digitale tridimensionale ci ha permesso una descrizione accurata del quartiere e la possibilità di articolare un’ipotesi di strategia di intervento.
La nostra decisione è stata pertanto
quella di non modificare l’assetto del quartiere affrontando il rpoblema compositivo sui modi architettonici necessari per superare i salti di quota, facendo in modo che questa condizione indispensabile diventi strutturante e significativa per la nostra riqualificazione urbana. I terrazzamenti esistenti sono molto stretti e difficilmente accessibili, abbiamo pertanto ipotizzato una semplificazione degli stessi con un livellamento di quote che unificasse i terrazamenti più piccoli a quelli più grandi.
Fig. 5.1.2 Viste prospettiche
Nelle immagini che seguono i prefab-
bricati presentano colori diversi. La distinzione evdenzia i prefabbricati in legno e quelli in cemento al fine di rendere l’immagine più immediata.
Figg. 5.1.3 Ricostruzione tridimensionale
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Fig.5.1.3 Ricostruzione tridimensionale
1.2 ACCESSIBILITA’ SOLARE Il tema dell’accessibilità solare è fondamentale per la qualità ambientale degli spazi aperti l’illuminazione solare diurna all’interno degli spazi chiusi. Un primo strumento di analisi e progettazione mira a calcolare l’accessibilità solare, quantificando le zone d’ombra create dai volumi degli edifici sugli spazi aperti e sulle superfici urbane. La costruzione del modello digitale tridimensionale del tessuto urbano ci è servita sia a capire la configurazione dei terrazzamenti, sia per l’analisi dell’accessibilità solare. Il nostro planivolumetrico contiene le informazioni delle altezze e dei layout volumetrici di terrazzamenti, salti di quota, muri di contenimento e ovviamente del costruito, all’analisi ambientale. Per l’elaborazione delle ombre portate abbiamo utilizzato il software di simulazione delle ombre “ Autodesk EcoTect”.
Fig 5.1.4 Accessibilità solare
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1.3 FORMA URBANA La forma urbana è data dall’interazione del sistema delle reti stradali e dalla forma dello spazio costruito. La struttura urbana influenza direttamente la vivibilità degli spazi e i consumi energetici derivanti sia dagli edifici stessi (ad esempio il loro orientamento solare influisce sul fabbisogno,e e consumi del riscaldamento) che dal consumo di carburante per gli spostamenti veicolari. Definisce, inoltre, molteplici elementi: la rete della mobilità, le viste, i blocchi degli isolati e la loro frammentazione, la gerarchi stradale, i centri e le densità. L’articolazione in spazi privati, semiprivati, semipubblici e pubblici e la transizione fra questi spazi determina la percezione del quartiere, quanto più sarà permeabile alla vista e al passaggio, tanto più la percezione degli abitanti non sarà di inclusività, ma di apertura e collegamento fra le zone residenziali, la strada e gli spazi pubblici. La struttura urbana determina perciò la qualità ambientale dello spazio percepito, ed è su essa che interviene il progetto.
Un obbiettivo che ci siamo prefissate è organizzare il quartiere cercando di migliorare
la fruibilità e il numero dei servizi primari presenti, e facilitare l’orientamento degli abitanti nel quartiere e stimolare un senso di identità degli abitanti, cercando di fornire una qualità morfologica all’insediamento nei volumi costruiti. DENSITÀ Intendiamo con “densità”, un parametro che misura il grado di costruito, da intendersi sia come densità edilizia dello stesso (le superfici di costruito), che come densità abitativa residenziale (il numero di abitanti in una data area). La densità è strettamente relazionata alla compattezza del tessuto urbano e stabilisce l’accessibilità delle persone agli altri abitanti di uno stesso insediamento, al lavoro ed ai servizi.
La città compatta genera delle condizioni urbane, di mobilità e sociali che devono es-
sere sfruttate il più possibile per ridurre i consumi energetici, influenza il trasporto pubblico e il commercio locale al dettaglio. L’accessibilità è la condizione grazie alla quale si realizza l’interazione tra gli abitanti, il senso e la vita di comunità. La concentrazione di persone e attività in un medesimo luogo è strettamente legata alla densità edilizia. Il design degli edifici in relazione alle dimensioni umane è essenziale per quanti servizi si possono raggiungere a piedi da un dato punto, quante cose è possibile vedere e trattare.
L’urbanistica classica utilizza dei parametri per misurare la densità, gli indici fondiari e
territoriali, che determinano valori di cubatura ammissibili, volumi e superfici edificabili. L’ecourbandesign, relazionando la compattezza e la densità al concetto di frammentazione, non definisce proporzioni fra isolati in relazione alle distanze ed ai centri dei quartieri, per cercare soluzioni più omogenee e non creare discontinuità fra isolati diversi.
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Gli indici di densità, si esprimono con il valore numerico dato da abitanti/mq, calcolato settore per settore, per parametrizzare ogni singolo blocco in relazione agli altri limitrofi. CONNETTIVITÀ La connettività è definita come il grado di interconnessione di un sistema stradale, ed è misurata dal numero di intersezioni fra le diverse strade, carrabili e pedonali, presenti nell’unità di area. I parametri che misurano le connessioni sono relativi alla rete stradale e al singolo isolato urbano, e definiscono l’accessibilità dei tessuti urbani. Infatti, tanto è maggiore il numero dei nodi stradali (le intersezioni) presenti nel quartiere, tanto più gli isolati saranno collegati fra di loro. Lavorare sulla connettività significa modificare la struttura urbana, incrementando la possibilità di movimento e fruizione di tutti gli spazi pubblici e residenziali all’interno del quartiere. ATTRATTIVITÀ Fra le attività che si svolgono nello spazio pubblico possiamo operare una distinzione in due grandi macrocategorie: quelle dedicate al movimento (camminare, passeggiare, andare in bici, guidare) e quelle che che implicano una permanenza (in piedi o seduto per dialogare, comunicare, commerciare, incontrarsi etc) degli utenti. Queste azioni e relazioni sono fortemente influenzate dalla forma e dalla qualità degli spazi in cui avvengono, poiché la struttura fisica dell’ambiente può favorire o scoraggiare queste dinamiche sociali. La qualità e varietà degli spazi esterni favorisce le attività umane.
La qualità degli spazi sterni si ottiene con alcune semplici strategie progettuali: come
rendere permeabili i recinti, accorciare le distanze, basse velocità, orientamento degli edifici verso i reciproci fronti principali favorendo l’interazione sociale che avviene sui marciapiedi, sulle piazze, sulle strade. È il concetto di bordo morbido (soft edge) di Gehl, secondo cui la qualità dello spazio pubblico è qualità dei suoi bordi, cioè dei suoi fronti stradali. A sua volta la principale qualità di un bordo è la sua “morbidezza”, l’attitudine a garantire un passaggio comodo e confortevole, anche nel passaggio fra spazi pubblici e privati, perché la tendenza nello spostamento è di muoversi lungo i bordi piuttosto che passare nel mezzo di un ampio spazio vuoto, come ampiamente già dimostrato in diversi studi antropologici e sociologici. VARIETÀ La varietà è uno dei principi su cui si fonda il funzionamento di una città e di un quartiere. Affinché essa di verifichi ci sono dei presupposti: la presenza di diversificate funzioni primarie; isolati di piccole dimensioni, una concentrazione di popolazione (la densità) minima. Le funzioni primarie sono ad esempio il commercio al dettaglio, che fungono da motore all’economia locale. La localizzazione di attività secondarie, come i servizi specifici, aumenta la vivibilità del quartiere, in quanto la presenza di questi attrattori favorisce la vita sociale e riduce lo spostamento dei residenti per potervi usufruire.
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Infatti abbiamo cercato di dislocare le funzioni urbane primarie pubbliche all’interno del tessuto urbano, con lo scopo di incrementare la varietà funzionale in queste zone carenti. Questa strategia di pianificazione si pone all’opposto della zonizzazione, che suddivide il territorio e il tessuto urbano di ciascun comune in aree omogenee secondo determinate caratteristiche, alle quali viene attribuita una specifica funzione e vincoli da osservare ( fra cui zona A: centro storico, zona C: di espansione, zona D: insediamenti produttivi, zone H: di salvaguardia ambientale).
Nel nostro progetto abbiamo ricreato entrambi gli ordini visivi, per due ragioni. La con-
formazione a livelli diversi del quartiere e la forma circolare delle strade di per sé creano viste prospettiche sul campo lungo, le strade in salita favoriscono la percezione del paesaggio in successione di piani. Per creare delle interferenze allo sguardo abbiamo provveduto a collocare viali alberati dappertutto con alberi ai marciapiedi verdi e sfalsando edifici e arricchendo i fronti stradali. Descriviamo ora sinteticamente le rappresentazioni che abbiamo sviluppato: 1.4 MAPPA DEI SETTORI Le strade urbane con il loro contorno sono una sorta di negativo per il bordo degli isolati urbani, delimitandoli. Ci sono diverse indicatori che descrivono le caratteristiche di un isolato urbano, e riguardano principalmente la valutazione della loro dimensione. Nel caso di Bucaletto gli isolati dello stato di fatto sono definibili come settori: non hanno un limite definito in quanto non sono delimitati da strade vere e proprie su tutto il perimetro. Riconosciamo come singolo settore un agglomerato di prefabbricati posti su uno stesso terrazzamento con un accesso comune. Computiamo i seguenti indicatori: -superficie totale del quartiere di progetto, espressa in mq; -il numero degli isolati presenti e la loro area; -dalla differenza fra la superficie totale del quartiere e la sommatoria delle aree dei singoli isolati otteniamo l’area totale occupata dalle strade urbane; -la dimensione media di un isolato, e i valori di massimo e di minimo. Questo valore decresce in modo proporzionale all’aumento della connettività; -la densità dei blocchi (block density), ovvero a quanti ettari corrisponde la superficie totale del nostro quartiere e il numero di isolati per ettaro. Tanto più questo valore è elevato, tanto più alta sarà la connettività. -la massima estensione di un lato dell’isolato (block lenght). Anche questo valore è inversamente proporzionale alla connettività, in quanto è strettamente relazionato alla dimensione dell’isolato.
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MAPPA DEI SETTORI
Fig. 5.1.5 Mappa dei settori
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1.5 MAPPE DELLA CONNETTIVITÀ Nella mappa che indica il grado di connettività della rete stradale abbiamo ridisegnato le strade urbane presenti ed abbiamo provveduto al conteggio degli indicatori di connettività, dati prevalentemente dai nodi. I nodi sono gli incroci stradali: -intersezioni fra strade accessibili-pubbliche e aperte al traffico veicolare; -incroci fra le strade e i vicoli; -incroci fra strade pubbliche e piste ciclabili e percorsi pedonali; -incroci con più intersezioni, come le rotonde o le piazze; -il numero delle strade chiuse senza uscita, i cul-de-sac. Calcoliamo i seguenti indicatori: -n° di nodi -n° di cul-de-sac -n° intersezioni (numero di nodi per numero di svolte consentite) Per gli indicatori della rete stradale conteggiamo: -n° di tratti stradali (link) collegati da un nodo (link/numero nodi) -estensione lineare delle strade, espressa in km -massime distanze esterne fra i punti più lontani del quartiere
ANALISI DELLA CONNETTITIVITA’ cul-de-sac
18
nodi a due incroci
2
nodi a tre incroci
25
nodi a quattro incroci
14
INTERSEZIONI 35
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Fig. 5.1.6 Mappa delle connettività
1.6 MAPPA DELLE INFRASTRUTTURE Nella mappa che rappresenta la rete delle infrastrutture abbiamo disegnato le strade urbane e interurbane presenti, e i servizi di trasporto pubblico principali. La rete stradale si suddivide in strade urbane principali, secondarie e terziarie all’interno del quartiere; la strada interurbana di scorrimento veloce, l’autostrada, è tangente all’area di progetto e la collega alla città di Potenza e alle altre città della regione, costituendo al contempo una barriera per l’accesso non veicolare alla città e al fiume Basento.La rete stradale dell’intorno del quartiere è costituita unicamente da strade di campagna e di accesso alle abitazioni private. Abbiamo assegnato una scala di colori e spessori alle linee che indicano la gerarchia della viabilità. Il sistema di trasporto pubblico è costituito unicamente da una linea di autobus che attraversa la strada principale del quartiere, per arrivare alla stazione degli autobus di Potenza. FOGGIA MATERA
SALERNO
autostrada strade accesso est. strade principali strade secondarie strade terziarie strade terziarie strade di campagna
Fig. 5.1.7 Mappa delle infrastrutture
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1.7 MAPPA DELLE DENSITÀ La mappa delle densità si riferisce alla distribuzione abitativa e volumetrica nello stato di fatto del quartiere. L’obiettivo è quello di individuare la gerarchia delle densità per isolato. Per individuare le aree più o meno abitate abbiamo utilizzato diverse gradazioni di colore rosso. Bucaletto è costituito allo stato attuale, da case basse e per di più monofamiliari e pertanto mantiene globalmente una densità bassa, ad eccezione degli edifici di recente costruzione quali le due torri e i trentaquattro alloggi-parcheggio. I centri di quartiere, dove sono presenti i pochi servizi del quartiere, presentano una densità abitativa bassa, ciò comporta che gli abitanti residenti nelle aree più periferiche sono costretti ad usare la macchina anche per raggiungere i servizi interni al quartiere. Per il numero di abitanti di Bucaletto abbiamo utilizzato i dati del censimento del 2010 che ci sono stati forniti dall’Ufficio Statica del comune di Potenza.
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Fig. 5.1.8 Mappa delle densità
Foglio2 N ISOLATI
n prefabbr
persone tot
mq
densitĂ ab/mq
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 somma media
29 36 18 42 19+torri edifici linea 34alloggi bassa, ristorante 4 9 6 11 chiesa 3 18 24 28 5 scuola 15 9 15 22 32 23 12 12 43 17 13 11 20 36 21 21 verde palestra 430
116 144 72 168 95 170 0 16 36 24 44 0 12 72 96 112 20 0 60 36 75 110 160 160 60 48 215 85 65 55 100 180 115 88 0 0 2809
5711 5471 3405 9420 9840 6700 5776 2852 2167 2120 2995 2707 1439 4498 5032 9157 1878 5999 3190 2483 4406 4461 8142 5960 3319 2011 10998 3476 1851 2146 4093 9930 6844 5214 807 2800
0,020 0,026 0,021 0,018 0,010 0,025 0,000 0,006 0,017 0,011 0,015 0,000 0,008 0,016 0,019 0,012 0,011 0,000 0,019 0,014 0,017 0,025 0,020 0,027 0,018 0,024 0,020 0,024 0,035 0,026 0,024 0,018 0,017 0,017 0,000 0,000 0,579597535 0,016099932
Tab. 7 DensitĂ per settore
149 Pagina 1
1.8 MAPPA DEI SERVIZI Questa rappresentazione schematica è necessaria per comprendere la varietà dei servizi offerti dal quartiere e la loro distribuzione nell’area di interesse. Abbiamo identificato con una simbologia puntuale i servizi presenti, in base alla loro tipologia e ne abbiamo determinato il numero e il bacino di utenza, per verificare se sono opportunamente dimensionati. Per una facile lettura del disegno è stata usata il simbolo del cerchio, scalato proporzionalmente alla grandezza del servizio, in termini di volumetria e importanza. In Bucaletto identifichiamo i seguenti servizi primari: -servizi istruzione: asilo, scuola elementare, scuola media; -commercio al dettaglio: due bar, alimentari, parrucchiere, due ristoranti, falegnameria, negozio di scarpe, macelleria, merceria/cartoleria, fruttivendolo, tabaccaio; -attrezzature sportive: palestra, campo di calcetto -servizi pubblici: poste, centro sociale/comitato di quartiere, farmacia, palestra Con il conteggio e l’identificazione del numero di attivita’, o punti di interesse, presenti per una sottocategoria (commercio, aree verdi, trasporto pubblico) si può estrapolare un l’indice di varieta’ (o diversita’) dell’offerta di servizi presenti, definito come Indice di diversità di Simpson: Diversity Index = 1 - Σ (n / N) 2 dove n è il numero totale di unità in una sola categoria, mentre N è il numero totale di unità (servizi) in tutte le categorie.
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Fig. 5.1.9 Mappa dei servizi
1.9 MAPPA DEI CENTRI La distribuzione dei servizi determina delle concentrazioni di attività in punti precisi, poli di attrazione che catalizzano la vita sociale del quartiere. L’individuazione dei servizi presenti nel quartiere ha evidenziato tre aree di aggregazione commerciale e sociale, che identifichiamo come centri di quartiere. Tali centri di quartiere non sono tuttavia sufficienti a soddisfare la totalità dei bisogni primari degli abitanti e pertanto abbiamo individuato nella mappa due frecce, rappresentanti le direzioni da cui poter raggiungere il centro cittadino di Potenza, rimarcando così l’inevitabile necessità da parte degli abitanti di dirigersi all’esterno del quartiere per poter usufruire della maggior parte dei servizi; necessità resa purtroppo inevitabile per via della localizzazione e dell’ampiezza del quartiere stesso che ne costringono la natura in quartiere “satellite”.
Fig. 5.1.10 Mappa dei centri di bacino
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1.10 MAPPA DEL VERDE L’analisi delle aree verdi è stata svolta alle diverse scale di progetto, partendo dalla macro-area territoriale (scala 1:25000), fino ad arrivare alle aree verdi limitrofe al quartiere di Bucaletto (scala 1:5000). L’analisi alla macroscala urbana ha permesso di analizzare le reti ecologiche (ecological network) e il paesaggio. La mappa delverde territoriale è stata redatta distinguendo le diverse categorie funzionali presenti nel Piano Regolatore vigente nel Comune di Potenza. Delle reti ecologiche distinguiamo: -le aree naturali (woodlands), a loro volta distinti in campi coltivati, aree boschive, macchia mediterranea; -aree verdi aperte non definite, spesso interstiziali -acque lineari (torrenti, canali, fiumi) -acque puntuali (stagni, laghi) Nell’analisi del verde sull’area particolare del sito di progetto sono state redatte due mappe: una contenete le tipologie di colture presenti nell’area limitrofa al quartiere in esame, un’altra in cui sono stati distinti i verdi a livello di proprietà pubblica, semiprivata o collettiva, privata), con l’indicazione degli elementi alberati lineari (urbani e non urbani). Dall’individuazione del verde presente sul territorio è stato possibile identificare le potenzialità ambientali e le dinamiche paesistiche dell’intorno del quartiere Bucaletto.
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Fig 5.1.11 Mappa del verde
CONCEPT PLAN Il Concept Plan è un tipo di progetto preliminare che ruota attorno alle parole chiave e emerge dalle analisi precedentemente descritte. Esso rappresenta l’inquadramento del quartiere ordinando le strategie e le reti infrastrutturali che compongono la struttura urbana. Evidenzia le densità degli isolati, la loro connessione con i servizi e i centri di quartiere, la loro accessibilità. Il concept plan consiste in due mappe principali: il concept plan dello stato di fatto e il concept plan di progetto.
CAP.2 - CONCEPT PLAN DELLO STATO DI FATTO Il concept plan dello stato di fatto focalizza l’attenzione sull’inquadramento dello stato esistente, lo stato di fatto del quartiere, mettendo in luce problematiche e opportunità, squilibri fra la gerarchie delle reti, distribuzione delle densità, collegamento e presenza di servizi. Si evidenziano in modo concettuale i pesi dei quartieri e dei distretti allo stato attuale, facendo emergere eventuali problemi o opportunità presenti sull’area.
Nel disegno del nostro concept plan abbiamo marcato con una linea il bordo il territorio
urbano che consideriamo come la nostra area di progetto al cui interno svilupperemo le nostre strategie metaprogettuali, mentre all’esterno di essa si sviluppa prevalentemente la salvaguardia e fruizione ambientale.
Per far emergere la gerarchia dei centri di bacino il fine è individuare il centro dei servizi
a livello di distretto e la sua area di influenza, e gerarchicamente ad esso subordinato i centri di vicinato, delimitandone l’area con i cerchi di influenza. Per l’insediamento di Bucaletto abbiamo identificato due centri di quartiere che definiscono la gerarchia urbana: si tratta dell’area dello spiazzo nella parte nord del quartiere e dello spiazzo nella parte centrale. Li definiamo spiazzi perchè non hanno bordi e margini ben definiti, non si distinguono per la pavimentazione o per altre caratteristiche. Nello spiazzo a nord sono localizzati alcuni servizi primari: le poste, un bar, un negozio di merceria e un ristorante; nello spiazzo centrale sono ubicati l’asilo,la scuola elementare e media inferiore e la chiesa.
Dall’analisi degli indicatori dei settori e dall’interpretazione dei dati emerge come i set-
tori siano molto estesi in relazione alla loro bassa densità. Infatti, grazie al calcolo della superficie dei vari settori e del numero di abitanti per settore, evidenziamo come la densità di ogni settore sia molto bassa per un quartiere urbano. Calcolando la dimensione dei settori si evidenzia come la media fra le superfici sia molto alta
Abbiamo frammentato i settori, suddividendoli negli isolati più piccoli grazie al disegno
di nuove strade urbane.
Dalla mappa delle densità possiamo riconoscere una distribuzione disomogenea delle
densità abitative per settore, con picchi a alta densità corrispondenti alle due torri e agli alloggi
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in linea di recente edificazione. Nelle zone dove si trovano i servizi e quindi gli attuali centri di quartiere, le densità sono più basse, e vanno crescendo man mano che ci si allontano dai centri individuati come centri di quartiere
Il verde all’interno del quartiere è pressoché assente, ad eccezione della collina presente
al centro dell’anello nord. Questa collina è interamente ricoperta da vegetazione boschiva, in prevalenza pini, ma è inaccessibile dal quartiere in quanto circondata da un muro di contenimento di altezza variabile dai due ai cinque metri circa senza aperture che ne consentano l’accesso. Sono presenti dei pini marittimi in modo puntale fra i prefabbricati su un marciapiede di accesso al settore sud. Non è presente verde attrezzato né pubblico né privato, sono presenti solo vegetazioni in vaso o fioriera a discrezione degli occupanti dei prefabbricati. In tre casi, al posto di prefabbricati demoliti sono state realizzate aiuole erbose.
Il calcolo del pedshed evidenzia come la percentuale di area urbana accessibile ad una
distanza di 300 metri a piedi dai due centri di quartiere sia rispettivamente del 46,09% e del 26,9% della superficie totale del quartiere stesso. É una percentuale bassa, che ci indica come la fruizione di questi centri sia ostacolata per gran parte abitanti del quartiere, che sono troppo distanti da essi.
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Fig.5.2.1 Concept plan Stato di fatto
CAP.3 - CONCEPT PLAN DI PROGETTO Nel passaggio dallo stato di fatto al progetto si compie la fase progettuale di interpretazione dello stato di fatto: si “leggono” le informazione del concept plan dello stato di fatto e si delineano graficamente le trasformazioni che si vogliono realizzare. È una pre-pianificazione, in cui ci si chiede cosa funziona, quali ambiti sviluppare, quali densità aumentare o diminuire, se spostare un centro o declassarlo eccetera. Si riprogettano le gerarchie e le connessioni, si disegna il concept plan di progetto. Il concept plan di progetto riassume su un disegno sintetico le analisi dello stato di fatto svolte precedentemente con l’obiettivo di individuare e visualizzare le gerarchie urbane presenti a scala urbana. Il concept plan di progetto esprime in maniera schematica le scelte progettuali per il quartiere caso studio, cercando di dare una risposta alle domande che emergono dalla lettura del concept plan dello stato di fatto. Il concept plan di progetto è un livello progettuale intermedio, che defisce graficamente le strategie da attuare in modo schematico e sintetico, è una rappresentazione preliminare che si concretizzerà nel disegno dello spazio fisico attraverso le scelte di masterplan. É una mappa che racchiude l’inquadramento urbanistico dell’area, che chiarisce i contenuti in cui si articola la struttura urbana.
Nel progetto abbiamo operato un’aumento della densità, ora molto bassa, inferiore ai
valori minimi per un tessuto urbano unitario come è oggi Bucaletto. Per aumentare la densità dei un tessuto urbano è possibile ricorrere a diverse strategie: densificare con il costruito; densificare con il verde; densificare aumentando le attività (Morello,2008) Densificare con il costruito presuppone un aumento di cubatura edificata, aggiungendo volumetria alle costruzioni esistenti e suddividendo i volumi costruiti in unità più piccole; oppure creando nuovi insediamenti urbani indipendenti con ad alte densità, mantenendoli compatti in riferimento all’estensione della città. Densificare attraverso il verde significa espandere le zone verdi sia a livello stradale, che con l’utilizzo di verde verticale (terrazze giardino, tetti verdi). Nel progetto abbiamo aumentato il numero di abitanti alloggiati nell’area, passando dagli attuali 2800 a circa 4000 persone, affinchè il quartiere incrementi le sue dinamiche sociali. Per fare questo abbiamo ridistribuito i volumi in modo crescente dalle zone più periferiche del quartiere, quelle limitrofe all’autostrada Abbiamo cercato inoltre di non stravolgere la percezione della densità aumentando in modo spropositato la volumetria, ma abbiamo fissato un limite di altezza per i piani degli edifici pari a quattro piani, circa sedici metri per le densità massime. Questo per mantenere la percezione familiare e di vicinato che è presente ora nello stato di fatto in quanto i prefabbricati sono monofamiliari e si creano meccanismo di vicinato fra gli abitanti dello stesso terrazzamento, che sono sempre inferiori ai venticinque prefabbricati, dunque venticinque nuclei familiari. Grazie alle verifiche di accessibilità del pedshed per i centri di bacino, abbiamo osservato che il
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centro di distretto e i due centri quartiere, che rappresentano dei poli di concentrazione di funzioni pubbliche e sociali, sono raggiungibili a piedi, in base ai parametri descritti nelle analisi, da qualsiasi punto all’interno del quartiere.
La gestione delle reti stradali e del traffico veicolare determina la pianificazione dello
spazio pubblico.A bbiamo ordinato il network stradale con una gerarchizzazione delle strade per importanza e flusso di traffico e per la loro posizione e il tipo di isolati che delimitano. Si è scelto di collocare prevalentemente strade con pedoni e veicoli con integrazione fra marciapiedi e fascia carrabile piuttosto che strade con una netta separazione delle reti. Per applicare ciò sono necessarie previsioni di attrition, ( cioè azioni fisiche di spostamento, per riconquista dello spazio stradale da parte del pedone, che contrastano l’effetto barriera del traffico automobilistico) la più importante delle quali è l’allargamento progressivo dei marciapiedi delle strade urbane e il posizionamento di traffing calming. I traffic calming sono dispositivi che rallentano i veicoli, come i dossi posizionati nelle isolati residenziali, alzando il livello di sicurezza per tutti gli utenti della strada. Un’altra strategia è portare i punti di aggregazione fuori da scuole e alcune aree commerciali ad esempio, ad invadere parzialmente la fascia carrabile, sottraendo spazio alle auto per creare spazi di socialità. Per applicare questo principio nel nostro progetto abbiamo mantenuto ampie sezioni di marciapiedi e ridotto le sezioni stradali, localizzando i parcheggi rispetto alle densità degli isolati e dimensionandoli in funzione del numero di abitanti e facendo diventare a verde tutto lo spazio rimanente, in modo da non permettere alle auto di sfruttare i ritagli di spazio, e di lasciarli alla fruizione degli abitanti.
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Fig. 5.3.1 Concept plan Progetto di Riqualificazione
CAP.4 - MASTERPLAN STRUTTURA URBANA_TERRAZZAMENTI La struttura generale dei terrazzamenti esistente oggi, dovuta nel progetto originale all’orografia del luogo, crea una serie di viste prospettiche e punti focali suggestivi all’interno del quartiere e si predispone in sede progettuale alla creazione dei centri di distretto e di quartiere senza la necessità di stravolgere il terreno con un intervento invasivo in termini sia ambientali che economici. Inoltre crediamo che per la sua particolare conformazione concorra a creare i poli di attrazione, costruendo i centri di quartiere. Di conseguenza anche l’assetto stradale generale viene mantenuto, assegnando una nuova gerarchia e arricchendo la composizione con una nuova struttura di marciapiedi, attraversamenti pedonali, parcheggi, pista ciclabile. L’adeguato dimensionamento dei marciapiedi e la loro localizzazione è condizione fondamentale per incentivare e promuovere una mobilità pedonale, necessaria all’interno di un sistema urbanistico sostenibile. GERARCHIA STRADALE
Le strade che attraversano le parti più centrali e dense del quartiere devono essere ca-
ratterizzate dalla presenza di una rete di rapporti commerciali al dettaglio e relazioni pubbliche, queste strade sono i “cuori pulsanti” della vita del quartiere. Per applicare questo principio abbiamo collocato le funzioni di commercio al dettaglio e i servizi seguendo la gerarchia stradale, per favorire la socialità all’interno del quartiere lungo le arterie principali che compongo l’asse di collegamento fra i due centri di quartiere posti alle pendici dei due anelli concentrici e il centro di distretto posto alla sommità del pendio che unisce gli anelli.
Nel disegnare la gerarchia stradale e la strada principale che collega i due anelli, ovvero i
due centri di quartiere e il centro di distretto sopraelevato, abbiamo realizzato due sensi di marcia con carreggiate a sezione ampia, i parcheggi ambo i lati delle carreggiate, la pista ciclabile, e i due marciapiedi di sezione tre metri e mezzo e quattro metri, dove avvengono i commerci al dettaglio e vi è il posizionamento di filari alberati. Questa strada principale è situata a diverse quote, sale nel primo anello fino al centro di distretto, ridiscende nell’anello a sud e prosegue oltre il confine urbano per riconnettersi nel nuovo disegno agli alloggi in linea collocati all’esterno del primo anello urbano. La strada principale, oltre ad attraversare tutto il quartiere, ne costituisce anche il punto di accesso e di uscita, in quanto si riconnette allo svincolo autostradale della Basentana. RETE CICLABILE
Nel disegno di masterplan, per aumentare la mobilità non veicolare e diminuire gli spo-
stamenti in macchina all’interno del quartiere così esteso, è necessario creare una rete molto lunga di percorsi pedonali e ciclabili, promuovendo l’utilizzo della bicicletta, il bike network. Con
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questo termine ci si riferisce a una rete di percorsi ciclabili non limitata ai soli nodi strategici, che riduca spostamenti veicolari non necessari, a cominciare da quelli a breve raggio sostituibili da tratti a piedi sull’arco dei 15 minuti (fino a 1,5 Km) o in bicicletta (fino a 4-5 Km) in correlazione ai sistemi di trasporto pubblici al fine di migliorare gli attuali livelli di accessibilità e mobilità. I benefici sono molteplici, dal miglioramento nell’efficienza alla riduzione degli impatti sulla salute pubblica associati al traffico, come le malattie respiratorie e incidenti stradali.
La pista ciclabile all’interno del quartiere connette tutti i servizi localizzati nel quartiere
lungo la via principale, inserendosi in sezioni stradali “miste”, anche carrabili. Inoltre un percorso ciclabile attraversa tutti gli isolati residenziali nell’anello a nord e negli isolati più bassi dell’anello a sud in una corsia riservata solo alla mobilità ciclo pedonale che collega gli spazi aperti aperti semipubblici dei vari isolati fra loro.
Questo percorso ciclabile non si configura come un circuito chiuso, ma si estende oltre
l’area residenziale di progetto lungo la fascia degli orti urbani, e prosegue attraversando il parco posizionato al centro dell’anello nord e si riconnette, oltrepassando la rete autostradale, alla pista ciclabile del parco fluviale del Basento. Per rendere l’utilizzo delle biciclette maggiormente fruibile abbiamo inoltre previsto la collocazione di portabiciclette in prossimità degli ingressi principali agli edifici e collocato all’interno del quartiere un centro dedicato alle due ruote attiguo all’accesso principale del parco. In questo edificio si prevede di insediare una ciclofficina per la manutenzione e riparazione delle biciclette. PARCHEGGI
Per il traffico veicolare, la localizzazione e il dimensionamento delle aree di sosta, abbia-
mo scelto di posizionare i parcheggi in almeno un marciapiede per isolato, disponendoli parallelamente alla carreggiata stradale. Questa collocazione ha un minor impatto sulle strade, che hanno carreggiate variabili dai tre ai quattro metri e mezzo, e consente di non restringere la fascia di marciapiede e verde residenziale, garantendo al contempo un facile accesso dal parcheggio ad ogni unità abitativa.Questa localizzazione dei parcheggi così prossima alle case è necessaria anche in ragione dei forti dislivelli presenti nel quartiere, che causano un disagio alle persone con ridotta mobilità come anziani, portatori di handicap o bambini nei passeggini, per i quali deve essere garantita la facile vicinanza fra il parcheggio e l’ingresso della propria abitazione.
Il numero di parcheggi è dimensionato per garantire la sosta di almeno un veicolo per
famiglia, dato quantificato in base alle unità abitative previste. Negli isolati in cui sono presenti i centri di quartiere e distretto e un maggior numero di servizi ( come il centro scolastico, le zone sportive) è stata dimensionata una capacità di parcheggio incrementata in previsione degli spostamenti in auto per fruire di questi servizi. I parcheggi preferenziali, ovvero quelli posizionati più vicino all’entrata principale degli edifici, sono stati riservati ai disabili e agli spazi per la sosta dei ciclomotori.
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CENTRO DI DISTRETTO, CENTRI DI QUARTIERE E SERVIZI Nel centro di distretto, che corrisponde alla grande piazza centrale, è prevista la collocazione dei seguenti servizi: - un teatro/cinema di quartiere/sala della comunità; uno spazio dedicato alla cultura con una grande sala centrale che può essere usata per spettacoli, proiezioni e dibattiti. -un centro sociale polifunzionale che svolga sia la funzione di ritrovo per anziani che di spazio per i giovani, in sostituzione del prefabbricato che ospita il comitato di quartiere-centro della comunità, che dovrà essere dismesso per mancanza di sicurezza. -un nuovo edificio di culto con oratorio; a oggi la chiesa è situata dentro un prefabbricato ed è sottodimensionata per i fedeli, inoltre non c’è un oratorio, il che comporta una mancanza per la funzione sociale di aggregazione che normalmente svolge nelle piccole comunità.
Nell’anello a sud, in un settore posto alla quota più alta, all’interno dell’area raggiungibi-
le a piedi anche dagli abitanti dell’altro anello abbiamo ricollocato l’asilo, distrutto in un incendio durante quest’inverno. L’asilo, il suo giardino interno, e il parcheggio riservato adiacente occupano un piccolo isolato in posizione protetta, avendo alle spalle la montagna e come fronte stradale una strada di quartiere ad un unico senso di marcia e velocità ridotta. In prossimità dell’asilo passa inoltre la pista ciclabile.
Abbiamo creato tre poli per lo sport, localizzandoli in punti facilmente raggiungibili dal-
l’esterno del quartiere (per garantire la fruibilità di questi servizi anche ai residenti nelle abitazioni sparse intorno dell’area di progetto) e da tutti gli isolati, lungo la pista ciclabile. Nell’anello a nord abbiamo collocato il centro sportivo giovanile, nell’isolato antistante il lungo edificio in linea realizzato dall’Ater. In esso è stato collocato un campo da calcetto e uno da basket scoperto, in quanto siamo a conoscenza del problema della squadra di Bucaletto che è costretta attualmente ad allenarsi fuori dal quartiere. Sempre nell’anello nord, in prossimità dello svincolo dell’autostrada, abbiamo previsto una struttura a tendone con campo di calcetto/pallavolo coperto e relativo edificio di servizio.
Nell’anello sud è stata mantenuta una piccola palestra esistente, fruita oggi dagli alunni
delle scuole medie per l’ora di ginnastica, e sono stati incrementati gli spazi sportivi con il disegno di nuovo centro polifunzionale, in grado di contenere al suo interno una piscina e una palestra. Il volume di questo edificio è racchiuso in un isolato con verde attrezzato, un’area a bosco, determinata da un tratto di forte pendenza e dei pianali livellati alla stessa quota. Su questi pianali è prevista la collocazione di un campo tennis, quattro campi bocce e un campo pallavolo scoperto con delle gradinate. Un sistema di gradoni e scale collega i diversi livelli di questo parco urbano attrezzato. VERDE Mediante la localizzazione di fasce verdi nello spazio di divisione tra la fascia stradale carrabile e i marciapiedi perdonali, abbiamo schermato gli edifici e mitigato la percezione da parte degli
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abitanti della densità degli edifici. Variando l’altezza degli edifici, curando lo spazio di transizione fra marciapiede e costruito, fra pubblico e privato abbiamo incrementato la varietà della scena urbana.
La percentuale complessiva di verde di progetto è maggiore della superficie totale di
costruito. Questo incremento delle superfici destinate a verde è stato possibile grazie alla maggiore compattezza del tessuto urbano, nonostante l’intervento di densificazione previsto in sede progettuale ( si passa da 2800 a 4000 unità abitative). La disposizione dei prefabbricati sui singoli terrazzamenti comportava una forte dispersione nell’uso di suolo in quanto si creavano grossi spazi di risulta totalmente asfaltati. DENSITA’ E TIPOLOGIE EDILIZIE In base allo studio delle densità sono state collocate all’interno del quartiere differenti tipologie e edilizie. Le tipologie utilizzate sono principalmente tre: case a schiera, a corte e in linea.
Le case a schiera comprendono abitazioni monofamiliari e bifamiliari, hanno un’altezza
di due piani e sono dotate tutte di giardino privato di dimensioni variabili. Sono collocati prevalentemente nei settori posizionati lungo le fasce più esterne del quartiere e a ridosso del parco presente al centro dell’anello nord. La tipologia a schiera prevede l’accostamento di più unità abitative; le abitazioni si sviluppano in profondità con accesso tramite i fronti stretti; uno dei due fronti o entrambi sono poi corredati da verde ad uso privato. La tipologia a schiera permette di non creare stacchi sul fronte stradale e ottimizzare le dispersioni energetiche. I giardini privati sono localizzati in modo che non abbiano affaccio sulla via carrabile principale. Nel caso in cui gli ingressi si trovino sul fronte rivolto al giardino privato, è stato previsto un marciapiede prospiciente l’abitazione, delimitato da un cancello che lo rende semiprivato. I parcheggi si trovano sempre ai bordi della carreggiata stradale, non vi è mai un accesso diretto all’abitazione privata.
Le case a corte hanno un’altezza che varia dai 2 ai 4 piani. Le corti sono a L o a C; i fronti
principali si affacciano sulla strada; la corte interna si affaccia invece sul verde di ciascun settore. Gli ingressi sono posizionati sia sul fronte principale che sul fronte interno della corte. Le corti son aperte in modo da permettere il passaggio pubblico trasversale da una strada all’altra. Il verde all’interno delle corti è semiprivato o privato, nel caso in cui una parte del giardino comune sia recintato da siepi e adibito ad uso esclusivo di un’abitazione. Il verde racchiuso dalla corte può essere anche pubblico in tal caso vi sarà un marciapiede di accesso recintato semiprivato. Le corti sono più o meno chiuse a seconda della loro localizzazione: più si va verso l’esterno più le corti sono compatte e i percorsi pedonali che le attraversano più ampi per garantire una completa fruibilità delle abitazioni.
All’interno dell’anello sud, data la conformazione concentrica del sito, i settori divengo-
no man mano più ridotti e aumenta la densità al loro interno con presenza di corti sempre più compatte.
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I settori del cerchio sud sono delimitati esternamente da strade carrabili concentriche e attraversati da un percorso ciclo-pedonale continuo. Gli edifici in linea presentano le medesime caratteristiche di accesso e altezza delle corti ma una diversa disposizione spaziale. FRONTI SU STRADA Il tema visivo della scena urbana è caratterizzato dal suo contenuto di originalità. È importante non fornire un criterio di disegno né troppo astratto né troppo formale, ma lasciare fluire il disordine e la diversità; la vitalità della strada urbana si esprime anche attraverso la pluralità di facciate, nei dettagli dei fronti, che pur mentendo delle altezze costanti e definite, arretrano sul profilo stradale, si arricchiscono di balconi e di alberi su marciapiedi per offrire scenari sempre originali e articolati, pur mantenendo un immagine complessiva di unitarietà.
Lo studio progettuale dei fronti edificati lungo la strada, la sequenza delle cortine edilizie
costituisce il “muro” della strada stessa, il suo limite naturale che definisce lo spazio pubblico. Nei fronti su strada si sviluppa maggiormente il tema dell’ordine visivo dello spazio pubblico, come architettura di volumi e spazialità e intreccio delle relazioni che crea. Lo spazio di bordo, ossia il fronte su strada, è l’area in cui si possono portare all’esterno attrezzature di spazi commerciali, arredi, elementi che strutturano ancor più lo spazio, creando nuovi punti di aggregazione. Inoltre attraverso questi bordi a piano terra è possibile vedere cosa accade nelle vetrine, al di là delle case. Lo spazio di bordo per eccellenza sono i portici, le gallerie, le piccole piazze, i marciapiedi stessi, ma anche i giardini frontali delle case a schiera. Questi giardini sono una zona di passaggio con una doppia funzione di distanziatori fra pubblico e privato che tuttavia permettono uno stacco graduale, una percezione di più ampio respiro.
In quest’ottica lo studio delle facciate al piano terra diventa importante perché esse
dominano il campo visivo di chi si trova sulla strada, determinando l’attrattiva e la percezione complessiva della strada stessa; muri ciechi e serrande abbassate non attraggono i passanti, destano poco interesse, peggiorando di conseguenza la sicurezza e la vivibilità delle vie e degli spazi aperti. Si tratta perciò di articolare il fronte pubblico, attraverso una buona dimensione dei marciapiedi e la presenza di piante e verde, con la localizzazione di commercio al dettaglio e servizi a piano terra, con la personalizzazione dei fronti stradali.
161
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Fig. 5.4.1 Masterplan
Fig. 5.4.1 Masterplan
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Fig.5.4.2 Masterplan delle funzioni
Fig.5.4.3 La piazza
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Fig.5.4.4 Settore Nord_tipologie bassa densitĂ
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Fig.5.4.5 Settore sud
Fig.5.4.6 Via paesistica
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CONCLUSIONI
Questa tesi ci ha portato ad affrontare e approfondire il tema delicato e purtroppo sempre attuale della ricostruzione post-terremoto. La prima parte del lavoro svolto si propone come contributo teorico nel definire alcune risposte attuate in seguito all’emergenza attraverso l’illustrazione dei relativi casi studio. La rielaborazione e riorganizzazione degli elementi storici e sociali che hanno contribuito alla nascita del quartiere è stata la base di partenza per le considerazioni e per le proposte progettuali successivamente sviluppate. L’analisi e la ricostruzione storica del caso rappresentato dal quartiere oggetto del nostro elaborato, è un esempio concreto di intervento in condizione di emergenza, di cui sono emersi i limiti e talvolta i veri e propri errori. Cercare di calarci completamente in quello che può essere stato il clima in Irpinia durante il terremoto e nei mesi successivi alla tragedia, attraverso la documentazione, i numerosi articoli di giornale e le testimonianze di cittadini e pubbliche amministrazioni, è stato un passaggio fondamentale nel contesto di ricerca e punto di partenza necessario per un approccio il più possibile rispettoso dell’identità ambientale del luogo ed efficace in ambito progettuale. Nel riportare e organizzare i dati abbiamo realizzato diversi tipi di rappresentazione del territorio, mappe, disegni tecnici, render, maquette. Ci auguriamo inoltre che tale analisi possa fornire una testimonianza e un monito, utile ad accrescere la consapevolezza in un ambito in cui l’importanza dell’esperienza è fondamentale. Per quanto riguarda la proposta progettuale avanzata, lo studio si è sviluppato nell’elaborazione di un masterplan in cui è stato definito l’assetto del nuovo quartiere Bucaletto. Elaborando le analisi percettive, i disegni e le analisi urbanistiche siamo pervenute allo sviluppo delle due mappe principali: il concept plan dello stato di fatto e il concept plan di progetto. La proposta progettuale, che si è articolata in queste due strategie meta-progettuali. La nostra ricerca ha riguardato i pericoli igienico-sanitari presenti oggi sul territorio, la presenza diffusa di amianto nelle costruzione esistenti e il rischio rappresentato dalla presenza della vicina ferriera; queste problematiche hanno influenzato incisivamente le scelte progettuali. L’intervento ipotizzato prevede lo smantellamento dei prefabbricati e una nuova distribuzione abitativa, con una concentrazione urbana delle densità all’interno del quartiere, mantenendo intatti l’impianto dei terrazzamenti; una nuova organizzazione stradale sulla base dell’assetto esistente; un incremento e una distribuzione mirata dei servizi e la previsione di strategie ambientali concorrenti alla creazione di una migliore fruibilità. Nell’ottica di tale recupero del quartiere prevediamo una possibile programmazione dei progetti
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suddivisi in settori mediante procedure di concorso al fine di garantire il coinvolgimento di numerosi progettisti e garantire cosĂŹ una complessitĂ compositiva e una diversitĂ ambientale alla nuova Bucaletto.
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