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Livia Riva, La Dame du Vin

La Rivincita del Meunier

di Livia Riva Fotografia: Benoît Déhu - La Closerie - Livia Riva

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La Champagne è notoriamente conosciuta per fare i suoi vini principalmente da 3 vitigni in assemblaggio, un trittico consolidato e sicuro, dal quale ci si è distaccati solo negli ultimi 10 anni in modo massiccio. I 3 vitigni principali utilizzati sono: Pinot Noir, Chardonnay e Meunier suddivisi quasi equamente in termini di coltivazione con una piccola maggioranza di quelli a bacca nera (Pinot Noir e Meunier).

Il Meunier (era Pinot Meunier fino a poco fa, poi il Ministero delle politiche agricole francese ha stabilito la sua identità senza passare attraverso il Pinot Nero), fa la sua comparsa verso la metà del 1800 nella Vallée de la Marne, anche se il luogo di nascita vera non è il cuore della Champagne. Ha un colore più intenso rispetto al Pinot Nero, è meno sensibile alle gelate primaverili, costa meno ma, per contro, non riesce a conferire quella finezza ed eleganza tipiche del suo “collega”.

Dato che però è un vitigno che può bilanciare facilmente gli altri due e non ci sono problemi di rifornimento e di prezzi, i produttori cominciano a farne un buon uso, andando a prenderlo nelle regioni un po’ limitrofe rispetto al centro della Champagne: ce lo si procura a Saint Mard (nord-ovest di Parigi) e a Gland (vicino a Château Thierry).

Quando però, verso il 1870, il suo utilizzo diventa imprescindibile nell’assemblaggio dello Champagne, alcuni vivaisti della Vallèede la Marne, cominciano a coltivarlo in serra e, di conseguenza, a venderlo ai produttori che avevano vigne tutt’intorno alla Marna, patria di perfetta adozione di questo vitigno.

Il Meunier (mugnaio), chiamato in questo modo perché sia le foglie che gli acini sono ricoperti in superficie da una peluria bianca chiamata “tomentum”, che li fa apparire come sporchi di farina, è estremamente resistente al freddo, abbastanza consueto soprattutto nella pianura della Vallée del Marne e sulla parte sinistra del fiume. Questo perché il suo germogliamento è di almeno un mese più avanti rispetto al Pinot Nero, e quindi, in caso di freddo improvviso o di gelate primaverili, il germoglio non si è ancora formato e non può, di conseguenza, essere distrutto.

Il Meunier è sempre stato considerato il parente più povero di tutti gli altri vitigni, se ne è usato in abbondanza e anche oltre, soprattutto negli anni ’90. Purtroppo, in molti casi (non tutti per fortuna), è stato coltivato in modo esagerato (proprio per la facilità di resa e il prezzo più basso rispetto alle altre due uve) a scapito della sua qualità che, in effetti, non sempre ricalca quelle caratteristiche di eleganza e finezza che in uno Champagne dovrebbero essere di default.

Negli ultimi anni, comunque, si sta assistendo ad una rivalsa del Meunier, portata avanti da quei piccoli vigneron, soprattutto nella Vallée de la Marne, che ne hanno fatto una questione di principio e che difendono a spada tratta il vitigno più bistrattato della Champagne.

Il Meunier, che viene accusato di non essere longevo perché non ha quell’acidità necessaria a mantenere il cammino del tempo, non è mai coltivato in un village Grand Cru, e per tradizione lo Champagne fatto Meunier, che sia in purezza o in assemblaggio, non è mai un Grand Cru. Chiedendo informazioni specifiche agli enti competetenti, su questo fatto, non è mai stato sancito che la legge proibisse ad un Meunier di essere coltivato in un Grand Cru come esempio Ay, piuttosto che Tour-sur-Marne o Louvois o Sillery. Semplicemente non è mai stato fatto. Sto ancora aspettando risposte certe su questa piccola curiosità, e appenale riceverò, sarà mia cura informarvi in tal senso.

Tornando al nostro Meunier, ora i vigneron che lo producono in purezza, e ne fanno uno Champagne di notevole caratura, sono in molti. Il vitigno dà i suoi frutti migliori quando non è portato alla sovrapproduzione, quando la pianta non viene stressata e il grappolo non è troppo compatto dato che, l’unico punto debole, è quello di essere soggetto a umidità e muffa che potrebbero propagarsi in modo disastroso. E ancora, concede il meglio di sé quando è coltivato con regimi attenti, intendo dire lotte ragionate, cultura biologica e biodinamica. Meno prodotti chimici si utilizzano, meglio sarà il prodotto finale. E, come una ciliegina sulla torta, lo si può gustare al meglio quando lo zucchero della liqueur non è troppo presente, salvo rari casi.

Quali sono i produttori più conosciuti e i cui Champagne fatti con 100% di Meunier meritano di essere bevuti?

Eccone qualcuno per la vostra curiosità: Fra i primi a produrlo sicuramente: George Laval e Tarlant. Fra i più famosi di certo: Jérôme Prevost, Egly, Ouriet, Bereche e Laherte. Fra i più giovani e biodinamici: Delalot, Heucq, Moussé, Christophe Mignon, Jm Selèque. Fra i grandi classici: Dehours, Bedel, Ardinat, Taillet e Orban. Fra i nuovi destinati al successo: Elemart Robion e Benoît Déhu

Andiamo quindi a “colpo sicuro” con questi produttori e (ri)scopriamo questo vitigno così maltrattato che può sicuramenteregalare Champagne da sogno! Santé!

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