"Landscape: terre (in fuga)" - Festival di Paesaggio 2018

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FESTIVAL di PAESAGGIO #durazzanosummerschool2018


FESTIVAL di PAESAGGIO #durazzanosummerschool2018

in copertina Ponte della Valle di Durazzano

Antonio Bergamino photographer www.antoniobergamino.it info@antoniobergamino.it Facebook / Instagram - Antonio Bergamino photographer

AMICI DELLA BOTTEGA DELLE MANI A.P.S. viale A. De Gasperi, 14 – 83100 Avellino, Italy tel (+39) 0825_39876 info@bottegadellemani.com Facebook: bottegadellemani Twitter: bottegamani Youtube: bottegadellemani Tutti i diritti riservati a norma di legge delle convenzioni internazionali. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza l’autorizzazione di AMICI DELLA BOTTEGA DELLE MANI A.P.S.


DURAZZANO 30 agosto / 2 settembre 2018

pagina destra Durazzano, Castello Ducale


FOCUS / SEMINARI

TEATRO ED ALTRO

IL PAESAGGIO GOVERNATO Norme, cultura, educazione

a cura della Compagnia Teatrale Clan H ASPETTANDO IL PAESAGGIO Quasi un silent theatre

VALORE PAESE Cammini e percorsi - laboratorio PAESAGGIO TRASFORMATO La responsabiltà delle scelte PAESAGGI TRASPORTATI Le ferrovie turistiche IL PAESAGGIO UTILIZZATO La terra fugge

Curatore Mario Pagliaro Direttore scientifico Ugo Morelli Direttore artistico Salvatore Mazza Foto di scena Antonio Bergamino Docufilm Rosario Di Nardo Carmine Viscusi Responsabile comunicazione Riccardo Cannavale Responsabili per l’Amministrazione comunale Francesco Marciano Gino Vigliotti Coordinamento tecnico Regina Milo Mario Abbatiello Ida Iadevaia Simona Iadevaia Pro loco Durazzano

SONO INTERVENUTI Giampaolo Basile - Universitas Mercatorum Giancarlo Blasi - Ingegnere Giuseppe Bruno - Presidente Confindustria Avellino Carmen Cioffi - LUPT - Università di Napoli “Federico II” Valentina Corvigno - Architetto Emanuela Fellin - Pedagogista clinica Mario Ferraro - Presidente A.N.C.E. Benevento Regina Milo - Anci Campania Giovani Ugo Morelli - Master Unesco Trento Mario Pagliaro - Curatore Festival di Paesaggio Adele Picone - DIARCH - Università di Napoli “Federico II” Generoso Picone - Giornalista Pierpaolo Russo - Agenzia del Demanio Campania Gennaro Scogliamiglio - Presidente UNCI agroalimentare GLI ALLIEVI DELLA SUMMER SCHOOL Chiara Aufiero Maria Giulia Contarino Gianluca De Pascale Giovanni D’agostino Fabio Di Nunno Catia Germino Antonio Faijna Teresa Fasulo Giuseppe Mario Infante Cecilia Natale Nello Patrone Rosanna Pepe Isabella Petecca Elisa Picariello Luigi Piccirillo Clara Piscitelli Anita Romano Giuseppe Sabatino Ida Sorbo Roberta Valletta

TEATRO PER LA VIA Performance artistica QUI UT DEUS Piece teatrale a cura di Salvatore Mazza LA TAGLIA di Salvatore di Giacomo Mise en space MUSICA Marilù Poledro Trio ASTRI Gruppo Astrofili Beneventani I PORTONI DELL’ECCELLENZA Produttori agricoli, aziende olearie e vinicole che rappresentano l’eccellenza agroalimentare del territorio Durazzanese. COOKING DEMO Dimostrazioni di cucina fatte per un pubblico di appassionati del Paesaggio. a cura degli chef: Salvatore Ciaramella Gabriele Piscitelli Luciano Vigliotti NON FINITO CALABRESE - Mostra fotografica Il “non finito” è un elemento architettonico ormai quasi strutturale del Sud ed è la rappresentazione del fallimento di aspettative personali e politiche. Angelo Maggio - etnofotografo STORYTELLING DI UN PONTE E DI UNA CASA Soft trekking Tra le gole del torrente Martorano, nel Sannio, all’interno di un’area UNESCO, tra archetipi del “genius loci”, elementi rurali, rupestri, tracce di templari e toponimi a raccontare di quando le case e le cose si costruivano seguendo le regole del vento e del sole, del consumo di energia e del lavoro e del potere. PAESAGGIO RIPRESO - Interviste alla memoria a cura di: Emanuela Fellin, Ida Iadevaia, Simona Iadevaia Film-maker Rosario Di Nardo

“ È in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo. [...] ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo. “ Fernando Pessoa


pagina destra Durazzano, Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli


Mario Pagliaro Architetto Curatore Festival di Paesaggio

Serve odio per la bellezza LANDSCAPE: terra (in) fuga, è stato il tema del Festival di Paesaggio 2018. Giocando con le parole, traducendo “Paesaggio” dall’inglese, si ottiene una triste realtà, vera in tutte le lingue: la terra, il suolo si va esaurendo, coperto da tanta approssimazione e molto superfluo. Così, gli equilibri ecologici e la produttività reale vanno in crisi ed il Paesaggio (gli spazi che viviamo e che vediamo), diventa un insieme sempre più opprimente, deprimente. La terra ci sfugge, questa dovrebbe essere la preoccupazione per chi guarda paesaggi e, soprattutto, vuole vivere luoghi in cui sia bello riconoscersi. Purtroppo, la retorica ci chiede altro e noi, preferiamo occuparci dell’eccezionale, portare a casa cartoline, pensare che il bello sia altrove, magari a pagamento, sicuri che il Paesaggio lo vedi da lontano e che, alla fine, tutto è bello. Specie se è notte, ci sono tante luci e magari il nostro amore è vicino. Invece, non è tutto bello, soprattutto l’abitudine che ci costringe a non accorgerci che viviamo luoghi e spazi da cui si percepisce la nostra scarsa attenzione per essi. La liturgica ripetizione di quanto amore si debba nutrire per i propri luoghi, quelli in cui si è nati, in cui si abita, che si amministra o per cui si tifa, nasconde spesso la causa della loro realtà sciatta, se non già degradata. In ogni rapporto di coppia, limitarsi ad amare il proprio partner rende superfluo accorgersi delle sue trasformazioni negative, del suo allargarsi, impigrirsi, imbruttirsi, lasciarsi andare. “È l’età”, ci diciamo, come se il girovita debba essere una dimensione proporzionale al numero di anni o la passione di vivere abbia una data di scadenza. Necessarie, sembrano solo le mutue dichiarazioni di amore. L’attenzione è un optional e la bellezza, che servirebbe a viverci bene, ci convinciamo debba essere qualcosa di eccezionale. Per goderne basta far ricorso alle icone e anche quelle le trovi sempre altrove, tra You Porn e Maria De Filippi. Lo stesso ci accade con i nostri luoghi, i nostri paesi, i nostri paesaggi. In quanto “nostri” sembra fondamentale solo amarne il ricordo e possibilmente, neanche il nostro ma quello che persone che ricordiamo ci hanno raccontato di ricordare. Ci abituiamo, così, a vederli deprimere e considerare naturale la loro mediocrità. Fondamentale, resta la retorica delle dichiarazioni

d’amore, fedeltà, dipendenza. In questa Piedigrotta del banale, “il bello” resta qualcosa di eccezionale, inutile esigerlo dai nostri paesaggi quotidiani. La convinzione diffusa è che bellezza si conserva nei musei, si compra nelle tappe di una crociera o si cerca su Istagram: #cosebelle. Non che sia fondamentale esigere bellezza, se ancora vogliamo confonderla con la retorica. La speranza, quindi, è odiare i nostri luoghi, soprattutto quelli in cui dobbiamo vivere. Considerato il contesto, solo l’impellenza di migliorare le realtà che si sente costretti a subire potrebbe essere l’ultima ricetta per mettere in discussione l’abitudine, ammutolire la retorica e, soprattutto, arrivare a pretendere una “bellezza quotidiana”. Il Festival di Paesaggio non è stato una festa. Più comodamente, avrebbe potuto scegliere di essere l’ennesima occasione per realizzare “quello che la gente si aspetta”, ma qualcuno dovrà pur assumersi la responsabilità di non essere un Messia? Qualcosa dovrà pur essere né il meglio, né il peggio ma solo l’inatteso? In questo diario, di immagini e sogni, c’è il racconto di quella responsabilità assunta per spezzare le abitudini e odiare il conosciuto al punto da costringersi a ri-conoscerlo, cercando nuovi punti di vista, leggere nuovi contenuti, ascoltare nuove parole, guardare nuove immagini, coltivando nuovi atteggiamenti. Festival di Paesaggio non è stato una festa ma nemmeno uno sforzo per essere impopolari. È un progetto. Un’idea seguita da un’azione, costruita con la calce dell’utopia e i mattoni della visione perché la ricerca della bellezza non si concluda mai e possa continuare nelle azioni del quotidiano. Se tutto questo è successo, potrà dirlo solo chi riuscirà a percorrere le strade che noi altri abbiamo costruito. A noi che abbiamo giocato, studiato, sudato perché il Festival di Paesaggio fosse, resta la soddisfazione di averlo fatto e l’intenzione di provare a rifarlo questo luogo “altro” in cui raccontarsi cosa è successo e immaginare cosa potrebbe succedere. E se il condizionale è d’obbligo, l’obbligo è condizione.


Francesco Marciano Dottore Commercialista

Ugo Morelli Master Unesco Trento

Consigliere comunale con delega bilancio al Comune di Durazzano

Direttore scientifico Festival di Paesaggio

I have a dream Un po’ di anni fa, un pastore americano dava vita ad una rivoluzione civile pacifica con un semplice “I Have a dream”. Noi non siamo giganti come quel pastore, ma siamo ugualmente determinati, seguendo il consiglio di un altro grande della storia politica americana, J. F. Kennedy, a fare qualcosa per il nostro paese! E lo vogliamo fare attraverso il Festival di Paesaggio che non è un attrattore turistico dinamico attraverso il quale si vuole proiettare Durazzano nell’olimpo dei piccoli centri dell’entroterra Campano che ospitano eventi capaci di attrarre un numero considerevole di turisti, nonostante si stia avviando ad essere anche questo. Non è una summer school in cui retoricamente tutti si dicono cose scontate che mai faranno. Non è una sagra! Il Festival di Paesaggio è Altro!

Il fruitore leggero. È la volontà, innanzitutto, di trasmettere a chi partecipa, in primis agli amministratori ed agli architetti, nuovi valori da applicare, sia nella gestione degli Enti Locali, sia nella pianificazione del paesaggio che viviamo. Il Festival di Paesaggio è il tentativo di instillare nei cittadini nuovi occhi con cui guardare al mondo che li circonda. Va inteso non solo come insieme di elementi fisici in cui vivono ma anche come tutte quelle relazioni ed interrelazioni che ogni giorno sviluppano! Il Festival di Paesaggio è un progetto che guarda oltre, che si pone come obiettivo quello di creare momenti di confronto tra istituzioni politiche, accademiche, sociali e culturali, allo scopo di creare nuovi valori, nuovi modi di pensare, di agire, nuovi atteggiamenti, non solo sostenibili ed innovativi, bensì anche fattibili e concreti! Il Festival di Paesaggio, insomma, non è solo un evento bensì è, anche, uno stile di vita!

Immagini e parole di paesaggi nel lavoro di Antonio Bergamino Ho sempre pensato che le parole fossero inutili di fronte a immagini di paesaggio. Antonio Bergamino con il suo lavoro fotografico realizza una conferma di questo mio pensiero. Le sue immagini narrano il paesaggio nel suo accadere cogliendone l’istante che non era prima e non sarà più. Non c’è parola - forse quella poetica vi si avvicina – che riesca a farlo. Condannata a essere didascalica, la parola che certamente a sua volta crea mondi, stampa una lettura del mondo sul mondo stesso e raramente restituisce il divenire del mondo. Se poi si tratta di cogliere le dinamiche complesse tra esseri umani e mondo, cioè quel margine per certi aspetti aleatorio e mobile, dove il paesaggio appare e scompare, allora le parole si fanno almeno in parte sterili. Ci vuole l’arte massima di un grande poeta per coglierne la profondità, come accade con Andrea Zanzotto: «In questo progresso scorsoio/ non so se vengo ingoiato/ o se ingoio» O un grande incipit di un maestro della lingua, Alessandro Manzoni: Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l’uno detto di san Martino, l’altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune. Per un buon pezzo, la costa sale con un pendio lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in

erte e in ispianate, secondo l’ossatura de’ due monti, e il lavoro dell’acque. Il lembo estremo, tagliato dalle foci de’ torrenti, è quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali; in qualche parte boschi, che si prolungano su per la montagna. O, ancora un poeta contemporaneo, delicato e intenso per la sua forza evocatrice della nostra condizione, Pierluigi Cappello: Cosí come oggi tanti anni fa mandate a dire all’imperatore che tutti i pozzi si sono seccati e brilla il sasso lasciato dall’acqua orientate le vostre prore dentro l’arsura perché qui c’è da camminare nel buio della parola l’orlo di lino contro gli stinchi e, tenuti appena da un battito, il sole contro, il rosso sotto le palpebre premerete sentieri vastissimi vasti da non avere direzione e accorderete la vostra durezza alla durezza dello scorpione alla ruminazione del cammello alla fibra di ogni radice liscia, la stella liscia, del vostro sguardo staccato dall’occhio, palpiterà né zenit né nadir in nessun luogo, mai. Che i luoghi siano la fonte della traduzione in paesaggio, la base dell’apertura verso il significato simbolico del mondo, è un fatto. Le immagini esplorano il modo in cui lo diventano e avviene la traduzione in significato. Colgono quello che accade nel registro dell’accoppiamento strutturale tra corpo, mente e mondo, in cui la combinazione tra azione e percezione propone al pensiero di cogliersi nella sua dimensione di macchina semiotica, linguistica e mitopoietica, che a sua volta produce una sorta di surrealtà a partire da esperienze concrete e storicamente situate. È così, del resto, che il paesaggio diventa anche “macchina culturale” in cui è indistinguibile l’immagine dal luogo e il luogo dalla storia e quest’ultima dalla narrazione e dall’invenzione narrativa che se ne fa. In quel processo appare evidente come


Salvatore Mazza Attore teatrale, formatore Direttore artistico Festival di Paesaggio

sia l’immaginazione il mediatore tra mondo interno e mondo esterno nella creazione dell’esperienza e del costrutto che chiamiamo paesaggio. La traduzione dei luoghi in paesaggio mette in immagine la realtà grazie a un’attività simbolica, per cui nella contingenza di una situazione emerge, nello stesso momento, la realtà naturale e la sua traduzione in artefatto: ed ecco il paesaggio. Il visibile e l’invisibile vanno a comporre un’immagine che, narrata mediante il linguaggio, diventa paesaggio. Stimolata dal luogo, l’immaginazione diventa una macchina in grado di mettere in moto una lettura e una traduzione generative, che danno vita all’esperienza di fruizione degli spazi della nostra vita, che noi stessi narriamo come paesaggi. Il paesaggio è, perciò, inscindibile dal linguaggio delle immagini; è e diviene in quel linguaggio; è linguaggio. Da quando l’ho visto all’opera non sono riuscito a isolare la presenza di Bergamino dal contesto che stava fotografando. Per le vie e le piazze di Durazzano, all’improvviso il paesaggio è diventato la scena inclusiva tra luogo, persone, Bergamino all’opera e me che, incluso a mia volta, osservavo osservato. Per fare un’esperienza

estetica come quella della percezione e della creazione di significati del paesaggio, ci vuole il concorso di almeno cinque fattori: un creatore (artista o modellatore di paesaggio); un’entità naturale o un’opera dell’uomo (fatta ad arte); un fruitore; un ascoltatore della narrazione dell’esperienza del fruitore; una narrazione. In questo circuito si inserisce la narrazione per immagini di Antonio Bergamino, al fine di cogliere nella struttura argomentativa di narrazioni “esperte”, cioè dei nativi residenti portatori di esperienza, i criteri di azione, di risonanza e di appartenenza al paesaggio. Le narrazioni “esperte” hanno questo di caratteristico: essere particolarmente sature ma allo stesso tempo idealtipiche e quindi possono aprire la strada alla comprensione delle forme prevalenti di risonanza tra persone con paesaggi, come fondamenti dei criteri di appartenenza al paesaggio e ai luoghi. L’analisi per immagini di Bergamino verifica, in fondo, l’esposizione sinestetica di ognuno di noi ai paesaggi della nostra vita, cogliendola mentre aumenta o diminuisce l’attivazione emozionale di fruizione, restituendoci la vivibilità e la vitalità di ogni luogo nel suo divenire paesaggio.

Novaj okuloj

IdeA /Azione performativa originale per il Festival di Paesaggio È una performance dinamica di testi, musica e azioni, un viaggio dell’essere umano che vuole vivere lo spazio, il paesaggio e i luoghi in modo diverso. Novaj okuloj nasce dalla necessità di valorizzare i territori. L’idea è quella di offrire un possibile contributo, nella ricerca di radici e identità, attraverso il teatro, la poesia, i racconti e ciò che c’è di più rappresentativo. Sono performances che spingono alla conoscenza, alla valorizzazione del territorio e hanno come obiettivo la scoperta dei luoghi e del paesaggio. Perché Novaj okuloj? Perché attraverso quadri viventi polisemici nel tempo costruiamo un filo che tende a collegare autori, arte, con testi che narrano di natura, terra e personaggi, che

rappresentano un preciso momento storico o sono espressione delle tradizioni. Novaj okuloj poi come viaggio nel tempo con il tempo e si partecipa ad una storia che è narrata attraverso l’impatto emotivo che ha suscitato e coinvolge il pubblico in percorsi teatrali stanziali o in forma itinerante. Il territorio è portatore di ricchezze di cui questa performance può farsi cassa di risonanza. Un avventuriero è colui che fa sì che un’avventura accada. Essere “Avventurieri” è da tutti ma se non si tenta resta il cruccio di non aver fatto niente perché questa avventura accada. Nella navigazione a vista di questo mestiere, nell’incerto quotidiano, questa frase è incisa con l’inchiostro indelebile nel nostro diario di bordo.


Condivisione Cooking demo

Teatro

Summer school

OspitalitĂ


DIARIO FOTOGRAFICO



IL PAESAGGIO GOVERNATO Norme, cultura, educazione “Le leggi che dovrebbero proteggerci sono dominate da un paralizzante ‘fuoco amico’ fra poteri pubblici, dai conflitti di competenza fra Stato e Regioni. Ma in questo labirinto è necessario trovare la strada: perché l’apatia dei cittadini è la migliore alleata dei predatori senza scrupoli.” (S. Settis)

Carmen Cioffi LUPT - Università di Napoli “Federico II”

Emanuela Fellin Pedagogista clinica

Ugo Morelli Master Unesco Trento

Regina Milo Anci Campania Giovani



ASPETTANDO IL PAESAGGIO Quasi un silent theatre

Francesco Marciano Responsabile per l’Amministrazione comunale

Letture, sogni e musica per… respirare le stelle. Performance che può essere annoverata come silent theatre. Passi e interazioni unplagged con testi suggestivi sul paesaggio e l’amore del mondo circostante. L’attore e lo spettatore come “uomini nuovi” possono guardare con occhi diversi la città e i paesaggi, i loro occhi ora osservano, riescono a guardare, non sono più obnubilati, ora possono godere delle forme, guardare i paesaggi, gustare i sapori, vivere. Ricercare la via non per ricercare nuovi paesaggi ma per avere nuovi occhi. In un remoto non-luogo l’ispirazione di versi e scenicità vengono contaminati con sceno-

grafie verbali di un immaginario collettivo: le streghe, le baccanti, i viaggiatori, raccontano il viaggio attraverso la storia e le tradizioni. Un teatro viscerale. Ma quasi in silenzio.

Mario Pagliaro Curatore Festival di Paesaggio

Salvatore Mazza Direttore artistico

“Se non scali la montagna non ti potrai mai godere il paesaggio.” (Pablo Neruda) a cura della Compagnia Teatrale Clan H Regia Lucio Mazza Attori: Sabino Balestrieri, Santa Capriolo, Felice Cataldo, Andrea De Ruggiero, MariaPia Di Padova, Antonia Guerra, Elisabetta Iannaccone, Salvatore Mazza, Pasquale Migliaccio, Luciano Picone, Cesarina Siniscalco, Laura Tropeano






I PORTONI DELL’ECCELLENZA Produttori agricoli, aziende olearie e vinicole che rappresentano l’eccellenza agroalimentare del territorio Durazzanese.




COOKING DEMO Dimostrazioni di cucina fatte per un pubblico di appassionati del Paesaggio. a cura degli chef: Salvatore Ciaramella Gabriele Piscitelli Luciano Vigliotti


VALORE PAESE Cammini e percorsi – laboratorio Progetto dell’Agenzia del Demanio, promosso da MIBACT e MIT che, punta alla riqualificazione e riuso di immobili pubblici situati lungo percorsi ciclopedonali e itinerari storico-religiosi.

Antonella Ciocchi Agenzia del Demanio

Vincenzo Quagliuolo Agenzia del Demanio

Pierpaolo Russo Agenzia del Demanio




PAESAGGIO TRASFORMATO La responsabilità delle scelte Qualunque nuova realizzazione infrastrutturale se produce un effetto propulsore dello sviluppo economico, implica anche costi esterni.

al centro Ugo Morelli Master Unesco Trento

Generoso Picone Giornalista

Emanuela Fellin Pedagogista clinica

da sinistra Adele Picone DIARCH, Università di Napoli “Federico II” Giuseppe Bruno Presidente Confindustria Avellino

Alessandro Crisci Sindaco di Durazzano


PAESAGGI TRASPORTATI Le ferrovie turistiche Lo “strano caso” della ferrovia Avellino - Rocchetta Sant’Antonio, da realtà dismessa a eccellenza turistica. a cura dell’Associazione In Loco Motivi

Valentina Corvigno Architetto


PAESAGGIO RIPRESO Interviste alla memoria a cura di: Emanuela Fellin, Ida Iadevaia, Simona Iadevaia Film-maker Rosario Di Nardo





IL PAESAGGIO UTILIZZATO La terra fugge La valorizzazione del territorio e del paesaggio devono essere intesi come un fenomeno complesso. La perdita di una risorsa fondamentale o la sua valorizzazione sono un atto di responsabilitĂ e scelta, civile e pubblica.

Mario Ferraro Presidente A.N.C.E. Benevento

Giampaolo Basile Universitas Mercatorum

Gennaro Scogliamiglio Presidente UNCI agroalimentare


LA TAGLIA Lettura scenica di un racconto contenuto nella raccolta “Novelle Napolitane”, ambientato interamente nella Durazzano di fine ‘800 quando “non si poteva più fare un passo fuori dall’uscio e la gente si chiudeva in casa come se ci fosse il colera”. Benedetto Croce nella sua prefazione alla raccolta, scrisse: “nell’opera del Di Giacomo non è da fare distinzione tra poesia e prosa, così si potrebbe dire che vi appare abolita l’altra tra poesia e pittura. Si vedano i suoi paesaggi, le sue rappresentazioni di ambienti, le sue figurazioni di fisionomie ed atteggiamenti. […] Chi penetra oltre la superficie, avverte subito nelle sue pagine i procedimenti del

pittore che costruisce il quadro ponendo i colori e distribuendo luci ed ombre. Pittore non pittoresco, cioè non sfoggiante; e poeta e novellatore che sa fare cose grandi con niente, cioè senz’averne l’aria, distruggendo a forza di lavoro tutto ciò che in altri, col troppo e col vano, con gli sforzi e con gli «effetti», accusa l’immaturità della visione“. da un’idea di Mario Poagliaro a cura di Salvatore Mazza Attori: Antonietta Abbatiello, Rocco D’Addio, Giovanni Fusco, Ida Iadevaia, Simona Iadevaia, Sara Iadicicco, Marco Panico.




MUSICA MarilĂš Poledro Trio Una voce antica, quella di MarilĂš Poledro, che trasporta nelle tradizioni musicali della sua terra. Al ritmo dei tamburi a cornice, che suona con maestria, esalta la sua anima popolare arricchendola di contaminazioni e sperimentazioni.



TEATRO PER LA VIA “Strada della parola” Riportare il teatro tra la gente, tra coloro che forse distratti dal progresso sono intenti a fare altro. Un salto nel tempo e con il tempo. Con questa performance abbiamo costruito un filo che tende a collegare autori e testi di varie estrazioni. Un viaggio nel tempo con il tempo e lo spettatore partecipa alle storie narrate attraverso l'impatto emotivo e spettacolare. Un cantastorie aspetta il pubblico per portarlo ”nel teatro all’impiedi”, raccontando dell’uomo, di come si sia ridotto, di come

non faccia nulla per la natura, di come sia distratto. Poi, come novello, Virgilio contemporaneo, li guida fino al teatro all’aperto dove si consumano litigi, amori, storie di personaggi che abitano il mondo. a cura della Compagnia Teatrale Clan H Regia Lucio Mazza Attori: Sabino Balestrieri, Santa Capriolo, Felice Cataldo, Andrea De Ruggiero, MariaPia Di Padova, Antonia Guerra, Elisabetta Iannaccone, Salvatore Mazza, Pasquale Migliaccio, Luciano Picone, Cesarina Siniscalco, Laura Tropeano



“La verità è che non vuoi cambiare, che non sai rinunciare a quelle quattro cinque cose a cui non credi nenche più” (Brunori Sas)



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