Rapporto Annuale sulla diffusione dei Servizi a Valore Aggiunto
Americo Cicchetti Gian Franco Gensini Luca Giorgio Nicoletta Scarpa Roberta Laurita
Questo lavoro è stato reso possibile da un grant incondizionato di AstraZeneca, Eli Lilly, Merck, Novartis, Pfizer e Takeda. La pubblicazione dei risultati non è stata condizionata dall’approvazione degli sponsor. Pertanto, i risultati riportati rappresentano il punto di vista degli autori e non necessariamente quello degli sponsor.
Sommario
Background ........................................................................................................................................................ 4 Obiettivi ............................................................................................................................................................. 5 Metodologia ...................................................................................................................................................... 6 Caratteristiche del campione ............................................................................................................................ 7 Definizione e categorizzazione dei servizi a valore aggiunto ............................................................................ 7 Conoscenza e diffusione dei servizi a valore aggiunto .................................................................................... 11 I servizi a valore aggiunto ................................................................................................................................ 12 Ambiti di applicazione ..................................................................................................................................... 21 Beneficiari dei servizi ....................................................................................................................................... 22 Le fonti del finanziamento ............................................................................................................................... 23 Implementazione dei servizi a valore aggiunto ............................................................................................... 26
Background Lo sviluppo di nuove terapie ha determinato un’estensione dell’aspettativa di vita della popolazione, prevenendo, in molti casi, gravi complicanze e migliorando la qualità della vita dei pazienti, con un conseguente incremento di condizioni patologiche croniche. L’elevato potenziale in termini di efficacia clinica delle nuove terapie disponibili deve confrontarsi, però, con la necessità di garantire la sostenibilità economica del Servizio sanitario nazionale (Ssn). La centralità dell’innovazione per l’industria farmaceutica conferisce una posizione di notevole interesse e attenzione per il ruolo cruciale svolto per la salute della collettività a uno dei settori più regolamentati e competitivi. L’importanza strategica dei servizi a valore aggiunto riflette il progressivo spostamento del focus strategico delle aziende farmaceutiche da una visione “product-centered” ad una “patient-centered”. Tuttavia, i servizi a valore aggiunto, che vanno oltre le semplici iniziative rivolte alla compliance dei pazienti e all’accesso alla terapia, stanno guadagnando una crescente attenzione da parte degli operatori, dei caregiver e delle associazioni dei pazienti. Con servizi a valore aggiunto, infatti, si identifica una più ampia gamma di servizi, come la formazione per gli operatori, l’educazione dei pazienti, il Disease management programme e la gestione dello stile di vita. In sostanza, si tratta di una strategia in rapida diffusione che si concretizza nel combinare le offerte di servizi con un prodotto o un portafoglio di prodotti che mirano alle esigenze degli stakeholder lungo il percorso di cura del paziente, supportando migliori risultati di salute e allo stesso tempo fornendo una fonte di vantaggio competitivo. Nei prossimi due anni l’85% delle aziende farmaceutiche prevede di aumentare gli investimenti nei servizi a valore aggiunto: il 91% delle aziende offrirà più di sei servizi e il numero di servizi rivolti al paziente passerà da una media di 8,8 a 13,6 per azienda, registrando così un incremento del 54%. L’incremento maggiore nei prossimi due anni è atteso per i servizi di engagement (84%), di educazione e counseling sul proprio stato di salute (+77%) e, infine, per i programmi di aderenza alla terapia (+73%). Nello scenario delineato, i servizi a valore aggiunto possono offrire un vantaggio competitivo alle aziende farmaceutiche ma, al contempo, possono contribuire alla sostenibilità del sistema e al miglioramento degli outcome di salute. Nonostante, quindi, la tematica dei servizi a valore aggiunto nel settore farmaceutico abbia assunto una forte rilevanza negli ultimi anni, il tema è stato affrontato solo sporadicamente e non
con una visione d’insieme relativa al contesto italiano come questo rapporto, invece, si propone di fornire. A tal proposito si ricorda come la definizione stessa di servizi a valore aggiunto non include una ben definita classificazione ma, al contrario, viene utilizzata per riferirsi a una molteplicità di servizi, talvolta profondamente eterogenei.
Obiettivi Al fine di aumentare la conoscenza e la consapevolezza del potenziale ruolo strategico dei servizi a valore aggiunto, L’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (ALTEMS) ha avviato nel 2018 un nuovo Osservatorio, denominato “Osservatorio sui Servizi a Valore Aggiunto” – OSVA, dedicato allo studio, all’analisi e al monitoraggio dei servizi a valore aggiunti proposti dalle aziende farmaceutiche sul territorio italiano. L’OSVA persegue quindi un duplice obiettivo: in primis vuole fotografare lo stato dell’arte della diffusione dei servizi a valore aggiunto, anche fornendo una categorizzazione degli stessi. In secondo luogo, il suddetto osservatorio costituirà una piattaforma per la riflessione e la discussione con le istituzioni del Servizio Sanitario Nazionale, anche in un’ottica di valorizzazione degli outcome prodotti da detti servizi. Infatti, lo sviluppo di terapie innovative altamente efficaci ha determinato un’estensione dell’aspettativa di vita della popolazione, con conseguente incremento di condizioni patologiche croniche e complesse. Il forte potenziale in termini di efficacia delle terapie innovative deve dunque confrontarsi con l’aumento dei costi a carico del SSN in un contesto di scarsità di risorse. Per le aziende farmaceutiche emerge la necessità di orientarsi sempre di più come fornitori di un servizio, intendendo quest’ultimo come la combinazione di un farmaco e di tools che ne aumentino l’aderenza e supportino il paziente nella terapia e i professionisti nella gestione, abbandonando, invece, il focus esclusivo sul farmaco. Nonostante, quindi, la tematica dei servizi a valore aggiunto nel settore farmaceutico abbia assunto una forte rilevanza negli ultimi anni, il tema è stato affrontato solo sporadicamente e non con una visione d’insieme come questo rapporto, invece, si propone di fornire.
Metodologia L’indagine è stata svolta attraverso la somministrazione di un questionario, precedentemente validato dal Board Scientifico, e destinato a Direttori Generali, Sanitari e Amministrativi, Farmacisti ospedalieri, Medici di medicina generale e Associazioni di pazienti. Nella prima fase, il gruppo di lavoro si è occupato della costruzione della survey, anche grazie ai contributi desunti dalla letteratura scientifica e dalla letteratura della c.d. “grigia” e al supporto del comitato scientifico. La survey, disponibile sia in formato cartaceo sia elettronico, è stata formulata con l’obiettivo di mappare la tipologia e la diffusione di tali servizi sul territorio partendo dalla definizione e dalla categorizzazione degli stessi. L’attenzione si è poi focalizzata sulla descrizione del servizio a valore aggiunto offerto, sull’identificazione dei principali beneficiari, dell’area terapeutica di riferimento, della fonte di finanziamento e di eventuali gap che il servizio non è riuscito a colmare qualora sia stato effettivamente implementato. Complessivamente sono stati raccolti 69 questionari. Di questi 69, dopo un’attenta analisi ne sono stati selezionati 61. I criteri che hanno permesso la scrematura delle risposte hanno tenuto in considerazione la ripetizione nella compilazione del questionario da parte delle stesso rispondente, la presenza di questionari vuoti o con nominativi non reali, l’identificazione di servizi non classificabili come a valore aggiunto. Di questi, 51 sono stati selezionati tra quelli compilati online, mentre 10 in formato cartaceo.
Caratteristiche del campione Come riportato in figura 1, i rispondenti possono essere divisi in 3 categorie ben distinte tra di loro: Gruppo A: Vertice strategico (Direttore Generale, Direttore Sanitario, Direttore Amministrativo e personale di direzione); Gruppo B: Medici, Infermieri e Farmacisti; Gruppo C: Associazioni Pazienti. L’analisi, i cui risultati sono riportati nel grafico di seguito, ha mostrato una prevalenza nelle risposte da parte delle Associazioni di Pazienti, seguite dal Vertice Strategico e dai Medici, Farmacisti e Infermieri. Figura 1. Caratteristiche del campione
Definizione e categorizzazione dei servizi a valore aggiunto L’analisi della letteratura disponibile sul tema del valore aggiunto ha consentito al gruppo di lavoro dell’OSVA di identificare alcuni aspetti chiave. In primo luogo, non essendo rintracciabile una definizione unica ed esaustiva in letteratura, sono stati analizzati e integrati diversi articoli e contributi. Questo ha condotto a una proposta di definizione qui di seguito riportata: “L’insieme complesso di servizi qualificati e distintivi, integrati nell’offerta della specialità medicinale in sé, destinanti a generare valore per pazienti, medici e tutti gli stakeholder coinvolti. Gli obiettivi ultimi sono il miglioramento degli outcome di salute e la riduzione dei costi del SSN.”
Tale proposta di definizione è stata sottoposta ai rispondenti chiedendo se la reputassero adatta. In 54 questionari è stata data una risposta affermativa, 5 rispondenti sono in disaccordo con tale definizione mentre 2 non hanno dato risposta (Figura 2). In particolare, l’85% dei rispondenti facenti parte del vertice strategico ha acconsentito con la definizione indicata, insieme al 90% dei partecipanti tra medici, farmacisti e altri operatori ed il 90% delle associazioni pazienti. Figura 2. Concordanza con la definizione proposta
Tuttavia, il grafico mostra come la maggior parte dei rispondenti sia concorde con la definizione proposta mentre solo il 9% è in disaccordo. Tra gli intervistati non concordi si segnalano diverse motivazioni tra cui le principali sono: “Non del tutto. Perché la definizione possa essere considerata completa devono essere menzionati anche i Servizi integrati nell'offerta dei Dispositivi Medici.” “Perché dalla definizione sembra che i servizi a valore aggiunto possano essere erogati solo dalla ditta fornitrice della specialità medicinale ritengo che gli stessi possano essere forniti anche da altri stakeholder (farmacisti, IP, …)” Un altro gap che è emerso dalla revisione della letteratura riguarda la mancanza di una classificazione di tutte le possibili tipologie di servizi a valore aggiunto.
Tabella 1 Destinatari e benefici dei servizi a valore aggiunto
Destinatari dei servizi aggiuntivi
Servizi rivolti ai pazienti e caregivers
Servizi rivolti a medici, farmacisti e altri operatori sanitari
Servizi rivolti a istituzioni, payor, stakeholder nel settore Heathcare e life science
Benefici attesi Educazione alla salute e benessere e prevenzione Autovalutazione sei sintomi Disease awareness Disease management Aderenza alla terapia Patient empowerment Supporto empatico e motivazione Supporto nella comunicazione con il medico Aggiornamento scientifico e informazione Supporto nei processi tipici della professione (non clinici, es. schedulare appuntamenti) Coordinamento e condivisione di informazioni con gli altri operatori del sistema Supporto nella comunicazione con il paziente Supporto nell’individuazione dei pazienti eleggibili per una certa terapia Accesso a linee guida e dati di l’efficacia e l’appropriatezza Supporto nel determinare diagnosi o stadio della patologia. Riduzione dei costi miglioramento appropriatezza Generazione di big data e real-world evidence Monitoraggio terapie e implementazione di schemi di rimborsabilità condizionata Miglioramento organizzazione e processi di erogazione delle prestazioni Implementazione di modelli assistenziali integrati basati su continuità cure ospedale-territorio, integrazione socio-sanitaria Supporto e finanziamento a start up e innovazione Supporto enti assicurativi Supporto nella definizione di health policy e decision making Collaborazione con e supporto a con Centri di Ricerca e Università
La survey è stata quindi occasione per validare un’ipotesi di categorizzazione dei servizi in base al destinatario del servizio e ai benefici (tabella 1). Occorre puntualizzare però che la maggior parte dei progetti si pone in modo trasversale a queste categorie, in quanto possono apportare benefici a più destinatari spesso in modo sinergico. Un esempio può essere una App progettata per facilitare il rapporto medico – paziente. Tale app può favorire da una parte la compliance del paziente, dall’altra facilita il lavoro del medico e infine può favorire una riduzione dei costi. In ragione di ciò, abbiamo ampliato la platea dei beneficiari dei servizi, tenendo in considerazione la possibilità che quest’ultimi siano rivolti a più di una categoria (tabella 1).
Riguardo la domanda “E’ concorde con la categorizzazione proposta?” hanno risposto complessivamente 54 intervistati, di questi 50 erano d’accordo, 4 in disaccordo e 7 non hanno fornito alcun commento. Come mostra il grafico (figura 3) oltre l’80% è concorde con la classificazione proposta. La piena concordanza con la categorizzazione proposta è emersa tra i rispondenti parte del vertice strategico, mentre il 10% dei medici, farmacisti e altri operatori ed il 10% delle associazioni pazienti sono risultati in disaccordo. Con riferimento alle associazioni di pazienti, inoltre, è importante sottolineare che il 17% non ha fornito alcuna risposta in merito alla classificazione di tali servizi. Figura 3. Concordanza con la categorizzazione
Si riportano di seguito i commenti dei quattro partecipanti che hanno risposto di non condividere la classificazione proposta: “I benefici attesi rispetto ai pazienti, ritengo sia fondamentale l’engagement del paziente. Nei benefici per la categoria medica è necessario un supporto per l’applicazione concreta dei PDTA”. “Non sono prese in considerazione le associazioni di volontariato” “Essendo una piccola struttura non siamo in grado di valutare tale categorizzazione”. “Prevenzione è un termine generico, ve ne sono di diversi livelli con diversa priorità”
Conoscenza e diffusione dei servizi a valore aggiunto Per quanto riguarda la conoscenza dei servizi a valore aggiunto (figura 4), la maggior parte degli intervistati, pari al 64%, ha dichiarato di non conoscerli mentre il restante 36% si è espresso negativamente a riguardo. Figura 4. Conoscenza dei servizi a valore aggiunto
Sono stati analizzati gli intervistati che non hanno fornito alcuna risposta (Figura 5) e che si sono espressi negativamente per valutare se vi fossero elementi o caratteristiche comuni. Dall’analisi è emerso che questi non appartengono ad una specifica categoria, infatti, 14 sono associazioni dei pazienti e 8 sono organizzazioni sanitarie, di diversa tipologia, che operano nell’ambito del servizio sanitario nazionale.
Figura 5. Analisi dei non rispondenti - strutture operanti nel SSN
I servizi a valore aggiunto Complessivamente, sono stati indicati 54 servizi a valore aggiunto riassumibili in 44. Inoltre, 39 intervistati hanno indicato di aver avuto esperienza di servizi a valore aggiunto e 29 di questi hanno riportato almeno un esempio. In particolare, i servizi maggiormente citati riguardano l’educazione e l’aggiornamento scientifico dei professionisti sanitari e l’educazione e la formazione dei pazienti. L’analisi dei servizi a valore è qui proposta con riferimento rispettivamente a Istituzioni e Payor, Pazienti e Caregiver, Medici, Farmacisti e altri operatori. Si riportano di seguito i principali servizi identificati dalle tre categorie (Figura 6, Figura 7 e Figura 8, Figura 9 e Figura 10).
Figura 6. I servizi a valore aggiunto identificati dal gruppo A (Vertice strategico) 1/2
Figura 7. I servizi a valore aggiunto identificati dal gruppo A (Vertice strategico) 2/2
I servizi individuati dal vertice strategico riguardano prevalentemente la sfera organizzativa, come ad esempio, l’attivazione di Unità Operative di degenza a gestione infermieristica per cure transizionali, l’open access per le liste d’attesa e la creazione di centri clinici e percorsi clinici integrati. Ulteriori aspetti riguardano la tecnologia sia nell’accezione di supporti tecnologici alle attività assistenziali (piattaforma informativa per aderenza alla terapia e fascicolo sanitario elettronico) sia come applicazioni mobili – app (app gestione del rischio). Infine, si sottolinea come alcuni servizi a valore aggiunto siano orientati al supporto dell’ integrazione tra ospedale e territorio.
Figura 8. I servizi a valore aggiunto identificati dal Gruppo B (Medici, Infermieri e altri operatori sanitari)
Il focus dei servizi a valore aggiunto identificati da medici, farmacisti e operatori sanitari è, invece, prevalentemente posto sull’aggiornamento scientifico e sull’informazione. La formazione passa, però, anche mediante la condivisione con i colleghi, resa possibile facendo ricorso a comunità di pratiche virtuali. Il tema della tecnologia è presente anche in altre tipologie di servizio: piattaforma informativa per aderenza alla terapia, supporti informatici per attività clinica e sistema tecnologico assistenza domiciliare. Infine, questo target, pur non essendone il principale beneficiario, ha individuato ulteriori servizi che impattano e migliorano le attività clinico – assistenziali (call center per pazienti in terapia cronica).
Figura 9 I servizi a valore aggiunto identificati dal Gruppo C(Associazioni di pazienti) 1/2
Figura 10 I servizi a valore aggiunto identificati dal Gruppo C (Associazioni di pazienti) 2/2
Le associazioni dei pazienti, come anche il vertice strategico, hanno indicato una molteplicità di servizi a valore aggiunto. Tuttavia, è possibile identificare alcune aree prevalenti. In primo luogo, è stata riconosciuta la diffusione di servizi aventi ad oggetto la formazione e l’educazione del paziente, anche tramite servizi collaterali come newsletter, campagne di prevenzione, corsi e gruppi di mutuo aiuto. Inoltre, alcuni di questi servizi prevedono il coinvolgimento diretto dei professionisti sanitari (sostegno psicologico, incontri tra pazienti e medici). L’educazione e la formazione dei pazienti ricoprono un ruolo fondamentale ed una frequenza maggiore e accompagnati dagli incontri tra pazienti e medici hanno l’obiettivo di creare una disease awareness maggiore e un corretto disease management, favorendo il corretto scambio di informazioni tra professionisti e pazienti.
In secondo luogo, come ampiamente prevedibile, sono stati individuati servizi correlati con il miglioramento dell’aderenza dei pazienti alla terapia. Il panorama di questi servizi spazia da quelli più legati alle tecnologie digitali (piattaforme informativa aderenza terapeutica, Patient Support Programme e SMS di promemoria per assunzione farmaco) a quelli più legati agli aspetti logistici (consegna farmaci e a domicilio, servizio domiciliare di nutrizione parenterale). Infine, in alcuni casi sono stati segnalati servizi aventi ad oggetto aspetti legati all’organizzazione.
Si è cercato di valutare l’esistenza di una relazione tra il gruppo di appartenenza dell’intervistato e il gruppo di appartenenza dei beneficiari, ed è stato ipotizzato che i membri di ciascun gruppo siano più sensibili a servizi pertinenti con la propria figura. Come si può notare dalla figura 11, mettendo in relazione la tipologia di soggetto intervistato con i beneficiari degli esempi di servizi a valore aggiunto riportati, è emerso che i servizi offerti dalle associazioni di pazienti sono prevalentemente destinati ai pazienti e caregiver, seguiti da medici, farmacisti e altri operatori e infine dalle istituzioni e dai payor (questi ultimi in percentuale sovrapponibile, rispettivamente 17% e 18%). I medici, i farmacisti e gli infermieri indirizzano invece i loro servizi prevalentemente ai pazienti e caregiver e ai medici, farmacisti e altri operatori. Infine, il vertice strategico offre una percentuale maggiore di servizi a valore aggiunto a pazienti e caregiver, rispetto alle istituzioni (13%) e ai medici, farmacisti e altri operatori (23%). Apparentemente può sembrare strano che i pazienti abbiano riportato servizi che hanno come beneficiari i medici e le istituzioni. Tale condizione si spiega considerando che come precedentemente detto ciascun servizio riportato presenta più beneficiari. In particolare un servizio che ha come beneficiario il paziente determina inevitabilmente ricadute positive sull’attività dell’operatore sanitario e in ultima analisi sul sistema.
Figura 11 Destinatari dei servizi a valore aggiunto offerti da A,B e C
L’analisi, riportata nella figura 12, mostra come i primi tre benefici attesi riferiti dai soggetti intervistati siano il disease management, il miglioramento dell’organizzazione e dei processi e, infine, l’aderenza alla terapia. L’aggiornamento scientifico e l’informazione, accompagnati dal patient empowerment risultano comunque tra i principali benefici derivanti da tali servizi. Da non sottovalutare, inoltre, è il ruolo svolto dalla prevenzione e dall’educazione al benessere che dovrebbe includere diverse classi di soggetti, dai più giovani sino agli adulti, e che oggi con l’aumento di determinate patologie potrebbe avere effetti positivi sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.
Figura 12 Grafico di Pareto dei benefici
Ambiti di applicazione In seguito è stato chiesto ai partecipanti alla survey di attribuire un ambito di applicazione al servizio descritto. Come si evince dal grafico, gli aspetti organizzativi sono l’ambito più frequentemente indicato dai rispondenti. Occorre precisare che con il termine aspetti organizzativi s’intendono tutti quei servizi il cui obiettivo è riorganizzare e migliorare i processi clinico assistenziali e le attività di gestione del paziente. Per quanto concerne le aree terapeutiche, l’oncologia risulta essere quella maggiormente interessata dall’utilizzo di servizi a valore aggiunto, seguita poi dalla cardiologia, dalla nefrologia e dalla neurologia. Da una prima analisi sembrerebbero tutte relative a patologie croniche alle quali, infatti, è indirizzata la maggior parte dei servizi a valore aggiunto. Le malattie rare, accompagnate dalle cure primarie, dalla reumatologia e dalla gastroenterologia, seppur con numeri inferiori rispetto alle aree precedentemente citate, vengono comunque menzionate. In conclusione, sembrerebbe esserci una vasta gamma di servizi offerti in diverse aree terapeutiche e le aree che hanno ottenuto maggiori riscontri corrispondono alle patologie ad oggi con incidenza maggiore. Figura 13 Aree Terapeutiche
Beneficiari dei servizi Per beneficiari si intendono i soggetti che beneficiano del servizio a valore aggiunto e a cui questo è rivolto. A tal proposito, per facilitare la compilazione della survey è stata data ai rispondenti la possibilità di scegliere tra 6 possibili beneficiari tra cui pazienti, medici, direzione aziendale, SSR, farmacisti e infermieri, ed eventualmente, qualora necessario, inserirne ulteriori. Figura 14 Beneficiari dei servizi
Nel grafico precedente si evidenzia la presenza di servizi a valore aggiunto destinati prevalentemente a pazienti, seguiti dai medici, dagli infermieri, dalla direzione aziendale, dai farmacisti, dal SSR e infine dai familiare/caregiver. Tale frequenza sottolinea come il paziente stia ricoprendo un ruolo sempre più importante e centrale all’interno dei servizi e delle cure a lui destinate.
Le fonti del finanziamento Per quanto riguarda la domanda “Quale è la fonte di finanziamento” hanno risposto in 40. Le risposte sono state classificate secondo la seguente distinzione: finanziamento privato finanziamento pubblico (aziendale) finanziamento pubblico (extra aziendale) Figura 15 Fonte del finanziamento
Come si può notare dal grafico il finanziamento pubblico (aziendale) e pubblico (extra aziendale) è riportato in egual numero mentre risulta inferiore il finanziamento da parte delle aziende farmaceutiche o altri privati. Analizzando le diverse risposte, infatti, è emerso l’utilizzo ricorrente di fondi aziendali, europei o fondi costituiti appositamente in seguito a direttive nazionali/regionali.
Figure 16 Benefici dei servizi a valore aggiunto per fonti di finanziamento
Il grafico di cui sopra mette in relazione i benefici derivanti dai servizi a valore aggiunto con le fonti di finanziamento identificate. Le principali osservazioni che emergono dal grafico riguardano la presenza di finanziamenti privati nelle aree di aggiornamento scientifico e informazione, patient empowerment, diasease management e condivisione di informazione con altri pazienti. Inoltre, sembra importante evidenziare la sola presenza di fonti di finanziamento pubblico aziendale nella generazione di big data e real world evidence e nella disease awarness.
Figure 17 Categorie di rispondenti per fonti di finanziamento
Dalla figura emerge che le Associazioni di Pazienti ricevono prevalentemente fondi da privati e da enti pubblici extra aziendali, a differenza del vertice strategico i cui finanziatori sono in parte i privati ma soprattutto enti pubblici extra aziendali e aziendali. I medici, i farmacisti ed altri operatori, invece, non hanno indicato alcun finanziatore privato.
Implementazione dei servizi a valore aggiunto Infine, è stato chiesto ai partecipanti se il servizio a valore aggiunto fosse attualmente implementato e in caso di risposta negativa di indicarne i motivi principali. Figura 18 Servizi tutt’oggi implementati.
Come è possibile vedere dalla figura 18, la maggior parte ha affermato che tali servizi sono attualmente presenti nella struttura di riferimento e solo in 6 (il 13%) hanno risposto negativamente. Le cause principali cui è legata l’assenza di tali servizi sono riportate in figura 19.
Figura 19 Motivazioni del mancato utilizzo/implementazione.
Conclusioni L’analisi condotta, seppur con i limiti legati alla numerosità campionaria, consente di fornire alcune riflessioni sullo stato dell’arte della diffusione dei servizi a valore aggiunto nel contesto italiano. In primo luogo, si riscontra una forte concordanza tra gli intervistati in merito alla definizione e alla categorizzazione di detti servizi. Tale consenso, trasversale rispetto alle diverse categorie di soggetti intervistati, può senza alcun dubbio essere considerato un punto di partenza per lo sviluppo e il riconoscimento di questi servizi nel nostro contesto. Tuttavia, questa consapevolezza non è altresì accompagnata da una capillare diffusione: sembrerebbe che la diffusione nel nostro paese sia ancora piuttosto sporadica, legata a singole iniziative circoscritte a specifici contesti organizzativi. A riprova di ciò, si segnala la difficoltà legata alla diffusione della survey stessa. Per quanto riguarda la tipologia di servizio a valore aggiunto, non è possibile identificarne una maggiormente diffusa, ma al contrario, si riscontra una molteplicità di servizi con diversi beneficiari, diverse fonti di finanziamento e soprattutto diverse finalità. Come prevedibile, la maggior parte di questi servizi è comunque rivolta ai fruitori dei farmaci e/o delle tecnologie a cui questi servizi sono legati, i pazienti, e ai professionisti coinvolti. L’attuale utilizzo dei servizi a valore aggiunto appare solo parzialmente appropriato poiché in parte integrativo dell’aspetto organizzativo. Come mostrato, infatti, nella sezione relativa agli ambiti di applicazione, la maggioranza di servizi indentificati non è riferibile ad una singola area terapeutica o patologia bensì si riferisce a iniziative trasversali alle aree terapeutiche e volte a risolvere potenziale criticità organizzative degli erogatori di prestazioni sanitarie (es. sportello elimina code, creazione di ambulatori dedicati). Infine, per quanto riguarda i benefici attesi appena quattro tipologie di benefici coprono il 50% del totale dei benefici indicati: si tratta di disease management, aderenza alla terapia, patient empowerment e miglioramento degli aspetti organizzativi e dei processi Sebbene si tratti di benefici assolutamente rilevanti sia per il miglioramento dello stato di salute del singolo che per la sostenibilità del sistema sanitario, si ritiene interessante segnalare la scarsa presenza di servizi potenzialmente rilevanti in ottica futura, si pensi a titolo esemplificativo alla generazione di big data e real world evidence.