Education online - INVENTIONS - Kit insegnanti Scuola primaria – Inventori per un giorno

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APPROFONDIMENTO INSEGNANTI SCUOLA PRIMARIA secondo ciclo

INVENTORI PER UN GIORNO INVENTIONS


La scheda si rivolge a insegnanti e formatori di scuole primarie (secondo ciclo), per fornire alcuni approfondimenti teorici a complemento del percorso Inventori per un giorno.

A partire dalla mostra Inventions e dal progetto Apparent Femininity (Femminilità apparente) dell’artista Alinka Echeverría, una serie di brevi attività per riflettere con gli studenti sulla storia di alcune invenzioni e sul ruolo delle donne nello sviluppo di nuove tecnologie e strumenti informatici. Il percorso Inventori per un giorno, accompagnato dalla sezione Approfondimenti per insegnanti, si prefissa i seguenti obiettivi: • • • •

stimolare l’osservazione e la descrizione dell’immagine fotografica; sviluppare competenze comunicative articolate, che combinano scrittura e fotografia ricercando soluzioni creative originali; sviluppare competenze manuali, creative, espressive, tecniche e progettuali; elaborare e proporre soluzioni a una problematica data, utilizzando contenuti e metodi delle diverse discipline (problem solving).

parole chiave

In copertina: Computer primordiale, immagine pubblicata sul “Sunday Times Magazine” Archive of Modern Conflict

> Archivio > Donne inventrici > Fantasia > Fotografia > Invenzioni > Tecnologia


Inventori per un giorno

Inventions: un archivio tra scienza e fotografia

Dispositivo di ascolto per la sorveglianza a terra, 1917 - 18 Archives Nationales, Francia

Inventions è un progetto di ricerca a cura di Luce Lebart, costituito da una raccolta di migliaia di fotografie e filmati di protòtipi e nuove invenzioni, realizzati in Francia tra il 1915 e il 1938. Le immagini di questo archivio restituiscono un resoconto visivo di circa venti anni di sperimentazione, parte di una strategia nazionale per incoraggiare la ricerca scientifica e la produzione industriale. Inventions traccia una storia dell’innovazione, ma anche dell’istituzionalizzazione della ricerca, che inizia nel 1915 quando il matematico e Ministro della Pubblica Istruzione Paul Painlevé fonda l’Office national des inventions.

per comprendere le motivazioni che hanno spinto all’apertura di questo Centro, presto subordinato al Ministero della Difesa. In quella che è considerata la prima guerra scientifica, le ricerche di ingegneri e scienziati si declinano al contesto bellico, progettando nuovi strumenti come granate, sistemi di controllo del territorio, maschere antigas e altri dispositivi tecnologici che permettano di ottenere un vantaggio sul nemico. A partire dal 1918, con la fine della guerra, l’Office national des inventions continua il suo lavoro con energia e produttività: sono necessari nuovi strumenti che contribuiscano alla ricostruzione post-bellica. Le nuove inven-

Il contesto della Prima guerra mondiale è fondamentale 3


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Fiera delle arti domestiche, Marie Mécanique di Francis Bernard, 1936 Archives Nationales, Francia

zioni, pensate per gli ambienti domestici e la loro pulizia, assumono un valore simbolico di cambiamento e liberazione dalle macerie della guerra.

zione di un’unità fotografica con lo scopo di archiviare e raccogliere tutte le informazioni relative alle ricerche di scienziati e inventori. Le immagini e i filmati, accompagnati da schede identificative e report, facilitano inoltre la valutazione e presentazione dei progetti e sono considerati alla stregua dei protòtipi. Le fotografie, in questo contesto non riconducibili a degli autori, sono importanti per documentare il progresso delle invenzioni in modo costante e, oltre alla loro funzione amministrativa e descrittiva, sono impiegate a scopo divulgativo. Alcune delle immagini e dei filmati realizzati in questo contesto sono assimilabili ai contemporanei manuali di istruzione per utenti o ai tutorial che si trovano sul web.

L’archivio, che raccoglie e cataloga le nuove invenzioni, è fortemente voluto e ideato da Jules-Louis Breton (1878-1940), chiamato da Painlevé a dirigere il Centro dal 1915 al 1938. Politico e chimico, Breton è anche inventore. Nel dopoguerra diventa Ministro dell’Igiene e, nel 1923, promotore della prima fiera internazionale dedicata alle apparecchiature domestiche, il Salon des arts ménagers. Breton, che non ama la burocrazia e la lentezza dei suoi meccanismi, pone invece grande fiducia nella fotografia che percepisce come strumento immediato, oggettivo e dal forte valore didattico. Non sorprende quindi l’istitu-

Nella sua unità fotografica, Breton si avvale della collaborazione di due registi sperimentali, tra i più famosi dell’e4


Inventori per un giorno poca. Alfred Machin, pioniere delle riprese aeree, è tra i primi a girare un documentario sugli animali nonché molti film di viaggio e di avventura. Jean Comandon, che lo sostituisce a partire dal 1918, è un microbiologo, ma anche fotografo, esperto di cinematografia e tecniche sperimentali. Grazie alla loro direzione, le fotografie dell’archivio presentano uno stile riconoscibile e coordinato che riflette una grande attenzione ai nuovi sviluppi tecnologici in campo fotografico e cinematografico, come il 3D, i colori, il tempo di posa, il time-lapse e la veduta aerea. La fotografia diventa quindi strumento al servizio della rappresentazione delle invenzioni, accompagnate da numerose informazioni relative agli inventori e alle caratteristiche degli oggetti ritratti.

interesse per l’arte di vivere e su un’idea di casa legata al comfort e al benessere personale. Luce Lebart definisce quella di Breton una ‘repubblica delle invenzioni’, senza gerarchie e con la stessa attenzione tanto per gli oggetti più semplici quanto per i più tecnologici. Breton non ragiona contrapponendo il successo al fallimento, poiché nel mondo delle invenzioni l’errore può essere utile per migliorare il procedimento oppure dare vita a un nuovo progetto. Come scrisse Samuel Beckett nella novella Worstward Ho (1983), ‘Falliranno meglio la prossima volta’. Anche se prodotte senza intento artistico, queste immagini hanno un valore estetico indiscutibile e un loro stile fotografico, ovvero un aspetto molto specifico che deriva dalla visione creativa alla base del progetto di documentazione e dalle linee guida di Machin e Comandon. La loro immaginazione cinematografica dà forma all’archivio delle invenzioni, alternando scatti molto ravvicinati, visioni dall’alto e sequenze che, proprio come in un film, raccontano delle storie. Nello stile fotografico dell’archivio troviamo due diversi

Come fanno i fotografi a decidere che cosa documentare? Molto semplice: fotografano tutto. Grazie al contributo della giornalista, filosofa e femminista Paulette Bernège, amica di Breton, nella Francia degli anni Venti si inizia a parlare dell’importanza di fotografare ogni oggetto, trasformando all’occorrenza la casa in studio fotografico. Nei cicli di incontri organizzati in occasione dei Salons des arts ménagers, Bernège pone l’attenzione su un generale

Lo studio come teatro di posa, 1917-18 Archives Nationales, Francia

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Cingolato del signor Caufer , 1917-1918 Archives Nationales, Francia

approcci: prima del 1917, gli oggetti sono principalmente fotografati nel loro contesto; dopo questa data, si inizia a isolarli, focalizzandosi sui dettagli attraverso l’impiego di tecniche che ne facciano emergere la tridimensionalità oppure sequenze di immagini per mostrarne lo sviluppo nel tempo. In questo secondo periodo, è utilizzato uno studio fotografico, sia fisso che mobile, costruito con tavoli, cavalletti e fogli di carta bianchi su cui appoggiare gli oggetti. Machin e Comandon istituiscono precise regole per la documentazione delle invenzioni: sfondo neutro, oggetti fotografati al centro dell’inquadratura e isolati da altri elementi, punti di vista dall’alto, frontali e di profilo alla maniera delle foto segnaletiche. Un tale approccio richiama la fotografia clinica, fortemente collegata a una pretesa di oggettività fotografica. Nonostante questo, le immagini mostrano un forte aspetto creativo ed emotivo, soprattutto in presenza di figure umane. Spesso vediamo ritratte persone, di solito gli inventori stessi, che illustrano le funzionalità, finalità e caratteristiche dell’oggetto. I costumi o travestimenti indossati dai protagonisti di queste piccole scene rendono le immagini stravaganti e burlesche. Lo humour che pervade le im6


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Piastra rivettata, 17 febbraio 1922 Archives Nationales, Francia

magini è uno degli aspetti peculiari di questo archivio, in quanto caratteristica piuttosto rara da trovare nella fotografia dell’epoca, fatta eccezione per le correnti surrealiste e il cinema muto.

Lebart offre un punto di vista inedito sulla cultura scientifica e visiva dell’epoca. Le giustapposizioni inaspettate richiamano movimenti artistici come il Dadaismo e il Surrealismo, dalle fotografie di Man Ray ai ready-made di Marcel Duchamp. Per Jean Comandon, questo corpus iconografico avrebbe in futuro rivelato qualcosa di nascosto, le cui tracce potevano essere ritrovate all’interno delle immagini. Quello che le foto rivelano a noi è quanto di solito resta nascosto del progresso tecnico e tecnologico, le esitazioni e gli errori che accompagnano il processo di creazione.

L’archivio di immagini realizzate presso l’Office national des inventions tra il 1915 e il 1938 è oggi diviso in due raccolte. Gli Archives nationales di Parigi conservano gli archivi personali di Breton, tra cui numerosi documenti e immagini collegati alla sua carriera politica e all’attività del Centro. L’Archive of Modern Conflict di Londra, invece, raccoglie fotografie, oggetti, artefatti, curiosità ed ephemera collegati a diversi conflitti.

Oggi l’archivio ci offre una finestra sul vibrante disordine della creatività umana.

Negli ultimi decenni gli archivi non sono più appannaggio esclusivo degli storici e iniziano a interessare fortemente curatori e artisti. Queste raccolte, che comprendono documenti e tracce del passato, sono utilizzate come fonti primarie per conservare la memoria e scrivere la storia. Attraverso l’incredibile varietà di immagini conservate in questo archivio, dalle maschere antigas alla lavatrice, dalla lavapavimenti automatica ai lancia-volantini, Luce 7


Inventori per un giorno

domande per gli studenti Che cosa è per te una invenzione? Conosci alcune inventrici o inventori famosi? A quali aspetti devono pensare gli inventori per progettare un nuovo oggetto? Nel futuro, quali invenzioni potrebbero essere molto utili?

attività didattica Scegli un oggetto di casa e prova a immaginare come è fatto al suo interno. Quali potrebbero essere i suoi meccanismi e ingranaggi?

consigli di lettura Come funzionano tutte le cose di David Macaulay, Gribaudo editore, 2018

Bibliografia Lebart, Luce, Inventions 1915-1938, RVB Books, 2019

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Inventori per un giorno

Femminilità apparente. Donne pioniere tra cinema e informatica

Alinka Echeverría, allestimento Apparent Femininity, 2020

L’artista anglo-messicana Alinka Echeverría (1981) lavora con fotografie d’archivio per raccontare storie normalmente ignorate dalla storiografia ufficiale. Laureata in Antropologia Visiva, nei suoi lavori Echeverría si appropria delle immagini, intervenendo su di esse con diverse tecniche e utilizzandole nella creazione di installazioni artistiche.

lità’ come costrutto sociale, comportando l’imposizione di comportamenti, caratteristiche, ruoli e tratti personali derivanti da una visione patriarcale della società. Gli stereotipi di genere storicamente associati alle donne, come ad esempio una attitudine verso la cura, la precisione e la pazienza, sono strettamente collegati alle tipologie di lavoro in cui le donne sono state impiegate: tessitrici, infermiere, segretarie, insegnanti ecc. Le storie delle numerose donne che, nonostante tutti gli ostacoli, si sono fatte strada in ambiti tradizionalmente percepiti come maschili, tra cui l’informatica, le scienze, la filosofia, la letteratura, sono raramente raccontate e insegnate.

Nel progetto Apparent Femininity, l’artista guarda al ruolo svolto dalle donne in settori come l’industria del cinema, la programmazione informatica, la musica sperimentale e la matematica. Il titolo inserisce il lavoro in un ambito più ampio, mettendo in discussione la ‘femmini9


Inventori per un giorno Apparent Femininity comprende tre installazioni, ognuna delle quali si concentra su un momento specifico della presenza femminile nella storia del cinema e della programmazione informatica. Queste tre esperienze, dal titolo Hélène, Grace e Ada, sono in sé uniche e in sinergia l’una con l’altra. Si basano su fotografie d’archivio stampate con varie tecniche su supporti diversi e hanno l’obiettivo di stimolare una riflessione sulla storia del mezzo fotografico e audiovisivo. Insieme costituiscono un’opera d’arte complessa in cui confluiscono fotografia, scultura, musica e animazione.

delle posizioni più importanti nell’industria cinematografica è occupata quasi interamente da donne’, il cui lavoro consisteva nell’assemblare migliaia di metri di pellicola in modo che raccontasse ‘una storia interessante nel modo più lineare possibile’. Successivamente, il lavoro delle montatrici cambiò con l’avvento del sonoro. Se da un lato la professione continuò a essere prevalentemente femminile, dall’altro le addette subirono una progressiva perdita di libertà d’azione, dovuta alla crescente importanza del dipartimento del sonoro, gestito da uomini. Nel 1940 sempre il Los Angeles Times riportava che ‘la professione di montatrice sta ormai scomparendo’.

Hélène è un’installazione di lastre di vetro su cui sono stampate fotografie d’archivio risalenti agli esordi del cinema muto. Echeverría ha isolato e ingrandito alcuni dettagli da immagini che raffigurano le montatrici di pellicole nell’atto di svolgere il proprio lavoro. Le cutters erano donne impiegate nell’industria del cinema muto francese e americana, addette a montare la pellicola, tagliando e congiungendo le varie parti. Le montatrici non ricevevano istruzioni specifiche su cosa tagliare e il loro lavoro era caratterizzato da un alto grado di creatività e libertà artistica. Nel 1926 il Los Angeles Times scriveva che ‘una

Il titolo dell’opera, Hélène, è un riferimento a uno dei nomi femminili più diffusi nella Francia dell’epoca. L’artista lo ha scelto simbolicamente, in quanto non siamo a conoscenza dei nomi delle singole montatrici, con qualche rara eccezione come Dorothy Arzner e Margareth Booth. Inoltre, il nome deriva dal greco heléne che significa ‘luminoso’, riferimento al mezzo del cinema in quanto luce proiettata e all’installazione, costituita da lastre di vetro che, attraversate dalla luce, ci permettono di vedere le immagini. L’artista ha utilizzato la tecnica della solarizzazione

Alinka Echeverría, Hélène, tratto da Apparent Femininity, 2020 © Alinka Echeverría

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Inventori per un giorno

Alinka Echeverría, Grace, tratto da Apparent Femininity, 2020 © Alinka Echeverría

della storia, chiamato Harvard Mark I, per la Marina Militare degli Stati Uniti. La sua carriera nel mondo dell’informatica durò quasi quaranta anni e fu costellata da grandi successi professionali. Hopper è considerata la realizzatrice del primo compilatore, un programma che permetteva di creare linguaggi di programmazione che si avvicinano alla parola scritta: il programmatore poteva così formulare le istruzioni in una lingua simile all’inglese e il compilatore l’avrebbe automaticamente tradotto in codice binario per il computer. In seguito ebbe un ruolo chiave nella creazione del linguaggio di programmazione COBOL, che sarebbe diventato il più usato dalle aziende americane negli anni Settanta.

per ottenere un’inversione tonale delle immagini in fase di sviluppo. Questa tecnica è attribuita alla collaborazione negli anni Venti del Novecento tra Man Ray e Lee Miller, la quale non fu solo sua musa ma ebbe anche un importante ruolo come fotografa. La seconda installazione si intitola Grace ed è dedicata a Grace Murray Hopper (1906-1992), scienziata e informatica americana. L’opera consiste in una tenda a LED su cui è visibile un’animazione ispirata alla fotografia Woman Wiring an Early IBM Computer (1938-1958) di Berenice Abbott. Un gran numero di programmatrici donne lavorò nel settore dell’informatica dagli anni Quaranta fino circa alla metà degli anni Settanta. La presenza delle donne nel mondo dell’informatica era talmente diffusa negli Stati Uniti che nel 1967 la rivista Cosmopolitan pubblicò un numero intitolato ‘The Computer Girls’. Così come nell’industria del cinema, anche nel settore informatico, quando lo sviluppo di software e la programmazione iniziarono a diventare ambiti prestigiosi e ben retribuiti, per le donne divenne sempre più difficile accedere ai corsi universitari e alle relative professionalità, tutt’ora ricoperte principalmente da uomini. Nel 1944 Hopper programmò uno dei primi computer

L’animazione fotografica è accompagnata da una sequenza di tracce originali composte dalla britannica Daphne Oram (1925-1977), pioniera della musica elettronica e tra i primi a costruire una macchina per creare suoni sperimentali utilizzando i nastri magnetici delle musicassette. La terza installazione, intitolata Ada in onore di Augusta Ada King, contessa di Lovelace (nata Byron,1815 - 52), è un omaggio visivo alle donne che hanno ottenuto grandi risultati come inventrici e matematiche. Ada Lovelace fu 11


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Alinka Echeverría, Ada, tratto da Apparent Femininity, 2020 © Alinka Echeverría

la prima persona a scrivere un algoritmo espressamente inteso per essere elaborato da una macchina, in particolare dal protòtipo di computer meccanico costruito dallo scienziato inglese Charles Babbage. Nei suoi scritti scientifici, che non furono mai pubblicati poiché fino al 1920 le donne non poterono iscriversi all’università nel Regno Unito, Lovelace espresse una visione lucida e ambiziosa. Immaginò i computer come macchine che sarebbero state in grado di compiere ogni azione programmabile e raccogliere non solo numeri, ma anche parole, immagini e musica.

ci riportano idealmente agli albori della civiltà occidentale, che coincidono anche con l’imposizione alle donne di un ruolo subalterno e la costruzione di stereotipi attorno all’idea di femminilità. Nel suo lavoro Echeverría solleva alcuni interrogativi importanti, guardando al passato per rivolgersi verso il futuro e le sfide dell’Industria 4.0. In che misura guardare alla donna in quanto inventrice può aiutare la nostra capacità di comprendere e spingerci a immaginare un futuro diverso? Come possiamo cambiare la percezione della femminilità per crescere nuove generazioni di donne pioniere, visionarie e inventrici?

Ada è un mosaico fotografico che si presenta come una raccolta di immagini d’archivio su cui Echeverría è intervenuta con sovrapposizioni e colorazioni. Oltre a un ritratto di Ada Lovelace, troviamo nuovamente Grace Hopper, Daphne Oram e altri riferimenti visivi alle montatrici, nonché alle donne dimenticate dalla storia della programmazione informatica. L’installazione si completa con immagini di schede perforate, elementi legati all’origine del GPS, alla navigazione satellitare (GNSS) e alla produzione del vetro speciale utilizzato per gli obiettivi delle fotocamere e dei prodotti in uso nel settore della tecnologia informatica. In una delle fotografie l’artista ha ricostruito l’elemento iconico della testa di Medusa. La presenza di questo rimando al mito, che collega ulteriormente Ada a Hélène, ha l’obiettivo di trasformare l’installazione in una sorta di tempio che celebra, e al tempo stesso denuncia, la condizione femminile. I rimandi al mito dell’antica Grecia 12


Inventori per un giorno

domande per gli studenti Perché l’artista ha voluto raccontare la storia di alcune inventrici del passato? Quali interessi e aspetti del carattere sono per te importanti per diventare una inventrice o un inventore? Pensi che gli uomini e le donne possano svolgere gli stessi lavori?

attività didattica Scegli una inventrice, come ad esempio Marie Curie, Rosalind Franklin, Hedy Lamarr, Annie Easley o un’altra donna a tua scelta. Fai una ricerca per scoprirne la storia e raccogli alcune immagini che mostrino l’inventrice e gli oggetti da lei inventati. Realizza un collage con le fotografie che hai trovato e scegli un titolo per il tuo lavoro.

consigli di visione Indomite, cortometraggi animati di Sarah Saidan, Charlotte Cambon, Mai Nguyen, 2019 Clicca qui per vedere i video su RaiPlay

Bibliografia Medde, Elisa, ‘Apparent Femininity’, Stahel, Urs (a cura di), Photography Grant on Industry and Work / 2020, Fondazione MAST, 2020 Thompson, Clive, ‘Codici femminili’, The New York Times Magazine, Internazionale n. 1297, 8/14 marzo 2019

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