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APPROFONDIMENTO INSEGNANTI SCUOLA PRIMARIA secondo ciclo
ARCHITETTI PER UN GIORNO MAST.
La scheda si rivolge a insegnanti e formatori di scuole primarie (secondo ciclo), per fornire alcuni approfondimenti teorici a complemento del percorso Architetti per un giorno.
A partire da alcuni aspetti legati alla Fondazione MAST e dal rapporto tra nuove architetture e riqualificazione urbana, una serie di brevi attività per riflettere con gli studenti sulla relazione tra spazio, funzionalità e architettura. Il percorso Architetti per un giorno, accompagnato dalla sezione Approfondimenti per insegnanti, si prefissa i seguenti obiettivi: • •
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trasformare immagini e materiali ricercando soluzioni figurative originali; guardare e osservare con consapevolezza una immagine e gli oggetti presenti nell’ambiente, descrivendone gli elementi formali e utilizzando le regole della percezione visiva e l’orientamento nello spazio; ideare e progettare elaborati, ricercando soluzioni creative originali, ispirate anche dallo studio dell’arte e della comunicazione visiva; eseguire semplici misurazioni e rilievi fotografici dell’ambiente scolastico.
parole chiave
In copertina: Veduta esterna della Fondazione MAST
> Architettura > Costruire > Materiali > Riqualificazione urbana > Scuola > Tecnologia
Architetti per un giorno
Paolo Pejrone e l’arte dei giardini
Veduta esterna
Gli ambienti del MAST rappresentano una commistione tra arte, design e tecnologia, attraverso la collaborazione con diversi professionisti del settore. Nei suoi spazi esterni, il progetto di Studio Labics è stato completato dall’intervento del paesaggista Paolo Pejrone, che ha messo in relazione le parti artificiali con quelle naturali del giardino. L’ingresso agli spazi espositivi è invece stato curato dagli artisti di Studio Azzurro, che si sono occupati di mostrare, attraverso alcune installazioni video, lo stretto legame tra arte e tecnologia.
parchi e giardini.
Paolo Pejrone, architetto e paesaggista, ha realizzato in tutto il mondo parchi, giardini e orti illustri, portando sempre all’attenzione del pubblico la necessità di riconsegnare valore alla natura. Di nobili origini, coltiva fin da bambino la sua passione per i giardini, a cui inizia a dedicarsi nella tenuta di famiglia a Revello, in Piemonte. Qui ha la possibilità di entrare a stretto contatto con il regno vegetale, imparando a conoscerne le regole e a intuirne le esigenze. Laureatosi in architettura al Politecnico di Torino, approfondisce i suoi studi con grandi nomi dell’architettura di paesaggio e, dal 1970, realizza importanti progetti di
Nel realizzare il giardino del MAST, Pejrone si è ispirato alla zona circostante richiamando, nell’utilizzo degli elementi naturali, il vicino Parco del Reno. Proprio come gli alberi seguono gli argini del fiume, anche nel giardino del MAST troviamo alberi e cespugli che ne circondano il perimetro e delimitano il prato. Esili bambù nascondono il NidoScuola, mentre sul retro si apre un giardino appartato, dove i bambini possono giocare, imparare a coltivare l’orto ed entrare in contatto con la natura. Il laghetto con ciottoli su cui affaccia il Ristorante Aziendale richiama il fiume vicino. Complessivamente, il giardino del MAST è composto da elementi che creano
Pejrone si è occupato di progettare gli spazi esterni della Fondazione MAST andando a integrare parti naturali e artificiali, elementi organici e inorganici, interni ed esterni allo spazio del giardino stesso: ‘Il micropaesaggio che si progetta all’interno del giardino, innanzitutto deve avere una chiave di collegamento con il paesaggio che si trova al suo immediato esterno. Si deve puntare sempre a una composizione adatta al luogo geografico in cui ci troviamo a operare.’
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Veduta esterna
un’armonia di volumi, di pieni e di vuoti, in cui l’estetica non viene mai prima del benessere delle piante. Pejrone immagina e concepisce i suoi giardini come spazi in divenire, in cui le piante, in quanto esseri viventi in continua crescita, ne accompagnano il naturale cambiamento. La spontaneità che definisce gli spazi progettati da Pejrone lascia libere le piante di crescere e tornare, eventualmente, al loro stato selvatico. Ogni aspetto del giardino, che riguardi la flora o la fauna, è protetto, ma senza imporre barriere.
‘Penso che ci sia una relazione importante tra il fare giardini e la tutela del paesaggio. La creazione del paesaggio miniaturizzato del giardino può persino aiutare a capire i problemi del macropaesaggio.’
I requisiti fondamentali per essere un bravo giardiniere sono, secondo Paolo Pejrone, una buona manualità e conoscenza pratica oltre che teorica delle piante, osservazione, pazienza, ma soprattutto generosità e disponibilità. L’intervento in un giardino, infatti, non deve mai essere troppo invasivo, ma inserirsi in equilibrio con la natura, senza modificarne i ritmi. Le potature, l’irrigazione, la cura delle malattie delle piante: ogni intervento deve essere valutato e soppesato. Oggetto di riflessione costante è, nel lavoro di Paolo Pejrone, il paesaggio, protetto in Italia dall’articolo 9 della Costituzione, che equipara i beni paesaggistici a quelli culturali: 4
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Studio Azzurro e i nuovi linguaggi dell’arte
Percorso multimediale di Studio Azzurro, 2013
Studio Azzurro è una realtà italiana nata a Milano nel 1982, maturata dalla poetica e dalla consapevolezza di un gruppo di artisti che lavora con diversi linguaggi e che ha dedicato la propria ricerca artistica alla sperimentazione. L’attività del gruppo ha inizio con la collaborazione tra Fabio Cirifino, fotografo, Paolo Rosa, legato al mondo delle arti visive e al cinema, e Leonardo Sangiorgi, esperto di grafica e animazione, a cui si aggiunge, nel 1995, Stefano Roveda, che si dedica a sistemi interattivi. Studio Azzurro esplora le possibilità poetiche ed espressive dei linguaggi tecnologici, creando videoambienti, percorsi museali, performance teatrali e film, in cui i nuovi media offrono inedite possibilità di espressione. Proprio come in una fucina artistica, ogni contributo porta a proposte sempre più all’avanguardia, grazie alle possibilità offerte dalla tecnologia.
Il percorso di Studio Azzurro, iniziato da una comune passione per la videoarte negli anni Settanta, ha portato il gruppo a confrontarsi, durante gli anni Duemila, con innovazioni che hanno trasformato per sempre la relazione dell’uomo con le immagini. Questo ha permesso loro di creare opere uniche che, confrontandosi con altissime tecnologie, producono una forte tensione tra la semplicità dell’esito artistico e la complessità della sua realizzazione. Il loro intervento presso la Fondazione MAST consiste di alcune installazioni, che danno vita a una narrazione del luogo e della sua identità. La prima installazione che accoglie i visitatori è composta da una parete che, con immagini, suoni e suggestioni, racconta il MAST e la sua identità. L’opera cattura l’attenzione del pubblico offrendo spunti immaginativi: i visitatori si fermano sorpresi cercando di cogliere i racconti che ogni monitor vuole svelare. Vetrine che contengono meccanismi in movimento, disegni tecnici che ne descrivono il funzionamento, fotografie che anticipano i temi e i protagonisti delle mostre ospitate nella Photo Gallery: ogni elemento contribuisce a offrire un’anticipazione di quello che si incontrerà visitando il MAST. L’ultima vetrina, che mostra il suo contenuto solo al passaggio del pubblico, contiene un meccanismo molto particolare: è una macchina fotografica Polaroid degli anni Cinquanta, sintesi perfetta tra design e tecnologia.
Durante gli anni Novanta la ricerca del gruppo si orienta alla sperimentazione di nuovi strumenti sensibili, utilizzati in campo militare, come fotocamere termiche e a raggi infrarossi, che permettono di interagire con aspetti del reale normalmente non percepibili. Dalle prime installazioni interattive, che prevedevano l’utilizzo di interfacce come monitor e altri dispositivi, Studio Azzurro passa alla videoproiezione, che offre una percezione dell’immagine più leggera e impalpabile.
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Percorso multimediale di Studio Azzurro, 2013
La seconda installazione è un racconto collettivo, un’opera interattiva sul tema dell’imprenditorialità e del sapere manifatturiero. Le silhouettes di alcuni collaboratori dell’azienda, proiettate a grandezza naturale sui lati dell’ascensore, salgono e scendono sulle pareti. I visitatori, toccandole, possono fermarle e ascoltarne il racconto: l’esperienza del proprio lavoro, la costruzione di un sapere tecnico, il confronto con le nuove tecnologie.
Gli ambienti creati da Studio Azzurro sono spazi interattivi, in cui lo spettatore è coinvolto dalle immagini e dai suoni dell’opera, in relazione allo spazio in cui si trova. L’interdisciplinarietà che caratterizza gli interventi di Studio Azzurro è orientata a una ricerca che integri l’immagine digitale con l’ambiente circostante e che renda il pubblico partecipe, emotivamente e fisicamente, dell’atmosfera creata dall’opera.
La terza installazione si compone di nove monitor a parete su cui appaiono, filtrate dal dispositivo a infrarossi, le silhouettes bianche di diverse mani mentre toccano strumenti legati al mondo della manifattura. Gli oggetti sono rilevati attraverso la manipolazione: il calore delle mani, trasferendosi su di essi, li rende temporaneamente visibili.
Arte, Architettura e Tecnologia dialogano insieme grazie al lavoro di artisti e architetti, paesaggisti e ingegneri, giardinieri e artigiani. Ogni sapere, da quello teorico a quello pratico, ha contribuito a creare il MAST e a dare forma alla sua identità. Gli spazi, sia esterni che interni, offrono al pubblico una narrazione coinvolgente e interattiva del progetto che, nella ricchezza di interventi, risulta unitario e singolare nel suo genere. 6
Architetti per un giorno
domande per gli studenti I giardini che conosci sono più ricchi di elementi naturali o artificiali? Quali parti preferisci? Perché? In che modo l’uomo può vivere in armonia con la natura? Conosci degli spazi in cui questo accade? Quali sono? In che modo le nuove tecnologie possono aiutarci a interagire con ciò che ci circonda? E invece, in quali casi ci potrebbero allontanare?
attività didattica Se potessi progettare un giardino, come lo realizzeresti? Che forma gli daresti? Quali elementi naturali e artificiali si potrebbero inserire? Scrivi un breve testo descrittivo e prova a realizzare la bozza del progetto, come se fossi un architetto del paesaggio.
consigli di lettura Il trasloco del giardino. Guida pratico poetica all’invenzione del paesaggio, libro illustrato di Christel Martinod, Federico Novaro, Stefano Olivari, Topipittori, 2018
Bibliografia Conforti, Claudia; Del Co, Francesco, LABICS: MAST, Mondadori Electa, 2014 Pejrone, Paolo, Un giardino semplice. Storie di felici accoglienze e armoniose convivenze, Einaudi, 2016 Sitografia: Studio Azzurro [Link] 7
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Architetture stra-ordinarie
Centro Georges Pompidou, Parigi CC BY-SA 1.0
L’architettura è l’arte di concepire, disegnare, costruire edifici o altre strutture e opere, organizzare lo spazio in cui vive l’uomo e integrarlo con l’ambiente circostante. Nella progettazione di un edificio, l’architetto deve prendere in considerazione le necessità e i desideri di coloro che vivranno lo spazio e la relazione con il contesto. Una progettazione ponderata può migliorare l’accessibilità e la qualità della vita. L’architettura, infatti, è in grado di influire direttamente e indirettamente sull’economia, la politica, l’istruzione e la vita di tutti i giorni. Anche in termini aziendali la progettazione architettonica può intervenire in modo significativo: dalla riduzione degli spazi in eccesso, alla creazione di luoghi aperti e comuni, per facilitare e incoraggiare la discussione e l’inclusione dei suoi utenti.
passato, al presente e al futuro, sono indirizzate al riutilizzo di vecchi edifici per la creazione di nuovi spazi, alla valutazione dell’impatto ambientale del progetto, alla scomposizione geometrica delle forme e all’utilizzo della tecnologia digitale nella fase di progettazione. Gli architetti contemporanei creano progetti in cui l’ambiente circostante ha un ruolo determinante nella definizione delle nuove strutture, pensate per dialogare con gli edifici e gli spazi confinanti. Tra gli stili più influenti dell’architettura contemporanea ci sono l’Hi-Tech e il Decostruttivismo. L’architettura Hi-Tech, nata in Gran Bretagna negli anni Settanta del Novecento, è uno stile architettonico che si fonda sulla creazione di elementi strutturali di acciaio o cemento armato, sull’utilizzo di rivestimenti di vetro trasparente e uniforme e sulla realizzazione di ambienti interni molto flessibili. La tecnologia è fondamentale nell’ideazione e nella realizzazione del progetto, dal disegno digitale all’utilizzo di materiali nuovi, agli aspetti
In particolar modo, nel panorama attuale, il valore sociale legato alla realizzazione di edifici contemporanei ha portato alla nascita di innovativi poli culturali e progetti di riqualificazione urbana. Oggi, le linee di ricerca dell’architettura, influenzate da correnti e stili che guardano al 8
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che riguardano il riscaldamento e il condizionamento degli ambienti, la sicurezza, le condizioni di illuminazione, l’ottimizzazione e l’integrazione nell’utilizzo delle apparecchiature elettriche. Nelle costruzioni si assiste a una stretta integrazione tra la componente strutturale e l’impiego di sofisticati sistemi tecnologici, che mirano a espandere e migliorare le prestazioni dell’edificio e ad accrescere il benessere di chi lo utilizza.
vista funzionale, ma anche estetico. Con questo progetto, Renzo Piano stravolge il concetto di museo, eliminandone le barriere e invitando il pubblico a interagire con esso. Il Centre Pompidou diventa così un contenitore di opere e, soprattutto, un luogo di incontro, una piazza culturale. Dopo oltre 40 anni, il Centre Pompidou risulta ancora oggi un’opera architettonica moderna oltre che un importante luogo identitario della città.
Uno dei più grandi promotori dell’architettura Hi-Tech è Renzo Piano (1937, Genova) che, tra il 1971 e il 1978, progetta il Centro Nazionale d’Arte e Cultura Georges Pompidou, nel quartiere Le Marais a Parigi. La struttura del Museo è inizialmente criticata per il forte contrasto tra la sua facciata moderna e le architetture circostanti. Gli impianti idraulici, elettrici e di areazione, così come le scale mobili, elementi generalmente non visibili perché interni alle strutture, si trovano in questo caso all’esterno dell’edificio, visibili a tutti, dando al complesso un aspetto unico. La scelta estetica di mostrare tubi e cavi ne esalta l’importanza, non solo da un punto di
Nei primi anni Ottanta del Novecento si diffonde a livello internazionale il movimento architettonico del Decostruttivismo. Questa nuova tendenza è frutto di regole libere e antiaccademiche, risultato di una destrutturazione delle linee dritte e ortogonali e di una relazione nuova con il contesto urbano, sviluppata attraverso la distorsione delle forme in cui l’elemento estetico si intreccia a quello funzionale. Tra i maggiori architetti decostruttivisti troviamo Frank O. Gehry (1929, Toronto), che nel 1997 costruisce il Museo Guggenheim a Bilbao, situato ai margini del fiume Nervión. Nonostante Gehry non si definisca de-
Museo Guggenheim, Bilbao CC BY 2.0
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Museo MAXXI, Roma CC BY-SA 3.0
scotruttivista, nelle sue opere predilige le linee curve, i materiali inusuali, la scomposizione volumetrica e l’assemblaggio apparentemente illogico delle componenti. La realizzazione del Museo Guggenheim si inserisce in un grande progetto di riqualificazione urbana per trasformare Bilbao, da città industriale e portuale in crisi economica e sociale, a ricco polo culturale all’avanguardia. Il Museo Guggenheim è una fusione di forme complesse, dinamiche e fluide, che creano una relazione con il contesto urbano. I materiali esterni della struttura riflettono l’ambiente circostante che diventa parte integrante dell’immagine del Museo. L’architettura del Museo cambia così completamente l’identità della città, rendendola moderna, tecnologica e a misura d’uomo.
del MAXXI troviamo diversi elementi quali il cemento, il vetro, il metallo e la modulazione di bianco, nero e grigio, all’interno come all’esterno della struttura, che le conferiscono un aspetto minimalista. Tutte le scelte strutturali come le pareti portanti in calcestruzzo e gli elementi della faccia a vista, sono frutto di un dialogo tra funzionalità ed estetica. La costruzione di queste opere architettoniche ha avuto un importante impatto culturale, sociale ed economico sul tessuto urbano e sui quartieri in cui sono state realizzate. Tre progetti grandi e ambiziosi, che cambiano l’identità dei luoghi in cui sono collocati e la tradizionale idea di museo, definendo nuove forme e possibilità dello spazio espositivo, sia all’esterno che all’interno. Queste strutture hanno la potenzialità di trasformare non solo un’area, ma il modo stesso di vivere la cultura.
Poco dopo la nascita del Museo Guggenheim di Bilbao, è indetto un bando internazionale per la riqualificazione urbana del quartiere Flaminio di Roma, che porta alla creazione del MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, progettato da Zaha Hadid (1950, Baghdad - 2016) e completato nel 2010. Il MAXXI intende trasformare e rivitalizzare l’area in precedenza occupata dalla caserma Montello, situata nella periferia romana e lontana dai circuiti turistici. A caratterizzare l’aspetto 10
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domande per gli studenti Che cosa è per te l’architettura? Quali elementi ci permettono di capire l’età di un edificio? Conosci edifici diversi tra loro? In che cosa sono diversi?
attività didattica Immagina un nuovo stile di architettura per il futuro. Come sarebbe? Disegna alcuni degli edifici che vorresti costruire e fai una lista dei materiali e delle forme da utilizzare.
consigli di lettura Animali Architetti, libro illustrato di Julio Antonio Blasco e Daniel Nassar, Edizioni IdeeAli, 2017
Sitografia AA.VV., Bilbao, Issue 30 31, MAS Context, 2017 [Link] Rodes, Sanja, The Museum after the ‘Bilbao Effect’, Academia.edu [Link] 11