EDUCATION ONLINE
KIT STUDENTI SCUOLA SECONDARIA SECONDO GRADO
UNIFORMI E IDENTITÀ UNIFORM INTO THE WORK / OUT OF THE WORK
La mostra Uniform Into the Work/Out of the Work ci accompagna alla scoperta di uniformi e divise per riflettere sul ruolo della fotografia nel definire e rappresentare la propria identità.
Le parole ‘uniforme’ e ‘divisa’ indicano un modo di vestire in grado di fornire diverse informazioni sulle persone che le indossano, come il lavoro che svolgono e il ruolo sociale che ricoprono. Sebbene le due parole siano utilizzate come sinonimi, alla loro radice troviamo due differenti aspetti: uguaglianza e diversità. L’uniforme ci racconta di qualcosa che ha ‘la stessa forma’, che si assomiglia; la divisa, invece, rimanda a qualcosa di diverso, che si distingue. Questi termini sono spesso legati all’ambito lavorativo, militare e sportivo, ma non solo. Il titolo della mostra Uniform Into the Work/Out of the Work propone infatti una riflessione sul tema dell’uniforme come strumento che definisce l’identità di un individuo o di un gruppo, sia nel contesto lavorativo che in quello sociale. Vedremo come, all’interno di alcune serie fotografiche, le uniformi usate nella vita di tutti i giorni possono raccontare professioni, storie e identità dei personaggi ritratti.
parole chiave In copertina: Paola Agosti, Giovane operaia ferraiola in cantiere, 1978 © Paola Agosti
> Lavoro > Racconto > Ritratto > Società
Uniformi e identità
conoscere
Disoccupato, 1928
Montatore, 1929
Ingegnere, 1928
August Sander, dalla serie Uomini del XX secolo, 1910 - 36 © Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur - August Sander Archiv, Cologne; SIAE, Rome
Agli inizi del Novecento, il fotografo August Sander avvia una importante ricerca fotografica che caratterizzerà tutta la sua carriera: Uomini del XX secolo, ritratti di persone fotografate nei propri contesti sociali e di lavoro. Sander si concentra sulla realtà sociale della Germania nel periodo tra la Prima guerra mondiale e l’avvento del regime nazista, dando vita a una catalogazione della popolazione tedesca. Nelle immagini non sono indicati il nome dei soggetti o altri elementi biografici, ma è messa in evidenza la loro professione e il ruolo che rivestono nella società.
Nel 1936 gran parte del suo lavoro è sequestrato e distrutto, in quanto il regime vede rappresentata nelle sue immagini una Germania contraria all’ideologia del nazismo. Il lavoro di Sander nasce dal desiderio e dalla necessità di raccontare liberamente la realtà del proprio tempo. I suoi ritratti restituiscono in modo quasi scientifico un’appartenenza di classe e di lavoro, mostrando come l’identità si intreccia al ruolo sociale rivestito da ciascuno.
Sander crea una mappatura in cui non ci sono esclusi, nemmeno gli strati più umili della società tedesca.
3
Uniformi e identità
conoscere
Irving Penn, Macellai, Parigi, dalla serie Small Trades,1950
Irving Penn, Pescivendolo, Londra, dalla serie Small Trades,1950
L’americano Irving Penn, noto fotografo di moda del Novecento, raggiunge la fama internazionale negli anni Cinquanta, lavorando per la rivista Vogue. Tra il 1950 e il 1951 realizza la serie fotografica Small Trades, un progetto nato con l’intenzione di documentare e creare un ritratto del mondo del lavoro dell’epoca: artigiani, commercianti e lavoratori sono fotografati con gli abiti e gli strumenti del loro mestiere.
lavora. Il suo volto, la sua espressione e la sua posa raccontano molto di lui e dell’orgoglio che prova nel mostrarsi con gli abiti e gli oggetti della sua professione.
© Condé Nast, courtesy Pace Gallery, New York
© Condé Nast, courtesy Pace Gallery, New York
Nei ritratti di Penn tutti gli elementi concorrono a rappresentare l’identità del soggetto: non solo comprendiamo di cosa si occupa, ma percepiamo anche i suoi pensieri e le sue emozioni. A differenza del lavoro di Sander in cui troviamo una catalogazione del popolo tedesco, analizzato e raccontato con sguardo oggettivo, Penn ritrae i suoi soggetti per evidenziarne l’individualità, con nostalgia per il destino del loro lavoro che andrà scomparendo.
Una delle due immagini proposte presenta un pescivendolo, fotografato a Londra. Il soggetto è immortalato in studio dall’artista su uno sfondo neutro, lontano dal luogo di lavoro e porta con sé gli abiti e gli oggetti che lo caratterizzano: in una mano tiene un pesce e nell’altra uno strofinaccio, proprio come se avesse appena lasciato il banco su cui ogni giorno 4
Uniformi e identità
conoscere La serie fotografica, realizzata dall’artista olandese Rineke Dijkstra dal titolo Olivier (La Legione straniera francese), comprende sette grandi immagini in cui il soggetto è sempre fotografato su sfondo neutro. Per tre anni la fotografa ha seguito Olivier, una giovane leva della Legione straniera francese, dal giorno del suo arruolamento a Marsiglia fino all’addestramento in diversi campi militari, tra Corsica, Gabon, Costa d’Avorio e Gibuti. La Legione straniera è uno storico corpo militare dell’esercito francese che permette ai cittadini stranieri di arruolarsi, a patto di rinunciare al proprio nome e alla propria identità. ‘Olivier Silva’, il ragazzo ritratto da Dijkstra, è quindi un’identità fittizia, da lui assunta all’inizio dell’addestramento militare.
poco dopo aver firmato il contratto di reclutamento. La seconda fotografia, scattata a distanza di poche ore dalla prima, è molto diversa: a Olivier sono stati rasati i capelli, segno di un’omologazione identitaria che si lega alla nuova uniforme militare che indossa. Lo sguardo del ragazzo cambia già nei primi ritratti, in cui inizia a manifestare la fatica fisica e psicologica del percorso di addestramento. Nell’ultima fotografia il ritratto del ragazzo ha lasciato spazio a quello di un uomo indurito, un soldato che non tradisce debolezze. Il processo di transizione e di crescita di Olivier mostra un’identità che si fonde e si perde con la divisa che il giovane indossa.
Nella prima fotografia vediamo lo sguardo timido di un ragazzo ancora inconsapevole, ritratto in abiti civili
Olivier, Quartiere Vienot, Marsiglia, Francia, 21 luglio 2000
Olivier, Quartiere Vienot, Marsiglia, Francia, 21 luglio 2000
Olivier, Quartiere Monclar, Gibuti, Gibuti, 13 luglio 2003
Rineke Dijkstra, dalla serie Olivier (La Legione straniera francese), 2000 - 03 © Rineke Dijkstra 5
Uniformi e identità
conoscere
Herlinde Koelbl, dalla serie Tracce del potere, 1991- 2008 © Herlinde Koelbl
La serie realizzata dalla fotografa tedesca Herlinde Koelbl fa parte di Tracce del potere, progetto realizzato tra il 1991e il 2008, in cui l’artista accompagna le immagini con interviste e riprese realizzate a quindici personalità del mondo tedesco della politica e della finanza. Koelbl ha dedicato un’intera parte del suo lavoro alla figura di Angela Merkel, presentando l’evoluzione del soggetto attraverso i successi politici che ne hanno fatto una figura ufficiale e il tempo che ne ha modificato il corpo e lo sguardo.
nell’abbigliamento e nel modo di essere, una nazione. Merkel indossa un tailleur, corrispettivo del tipico completo da uomo, come simbolo e strumento per affermare il suo ruolo e il suo potere nel contesto politico, principalmente maschile, in cui lavora. Non solo i suoi abiti, ma anche il modo di presentarsi è notevolmente cambiato: la postura salda, il mento e lo sguardo rivolti verso l’alto, indicano un senso di sicurezza e di stabilità. Le immagini mostrano come la politica trasformi nel profondo l’identità di coloro che la esercitano. L’individuo impara a mostrare un’immagine superficiale, in grado di contenere le emozioni a favore di una forma attesa dall’esterno.
Nella prima fotografia della serie, Merkel ha 37 anni ed è all’inizio della sua carriera politica: si rivolge alla macchina fotografica con occhi timidi e l’artista la ritrae con un primo piano che restituisce una immagine vulnerabile della futura Cancelliera tedesca.
Il ruolo espresso dall’uniforme, in questo caso quella politica, incide sulla percezione che abbiamo del soggetto ritratto e su quella che il soggetto ha di se stesso.
Nell’ultima fotografia appare invece l’icona pubblica e politica di un personaggio che rappresenta,
6
Uniformi e identità
fare Le serie fotografiche possono raccontare le evoluzioni e i cambiamenti di uno stile e dell’identità dei soggetti ritratti. Utilizzando immagini personali o provenienti da un archivio fotografico di famiglia sarà possibile ripercorrere alcuni momenti significativi della propria storia.
1.
Scegli un membro della tua famiglia, oppure una persona che conosci, della quale hai a disposizione, o puoi recuperare, fotografie scattate a distanza di anni.
2.
Seleziona tre immagini, ambientate in diversi periodi, che possano dimostrare un cambiamento del soggetto e del contesto che lo circonda. Ricorda: anche la macchina fotografica utilizzata può fornire diverse informazioni sul momento in cui è avvenuto lo scatto.
3.
Scrivi un testo in cui racconti l’evoluzione del tuo personaggio. Per facilitarti, puoi cercare di rispondere alle seguenti domande: Chi è il soggetto fotografato? In quali anni è stata scattata la fotografia? Dove si trova il soggetto? Che cosa sta facendo? Quali sono gli elementi che ci fanno capire lo stile e la moda del momento? Chi può aver scattato la fotografia e per quale motivo? Con quale tecnologia è stata realizzata l’immagine? (macchina digitale, analogica, istantanea ecc…)
4.
Componi in un’unica pagina le tre immagini, scrivendo il testo e un titolo per la tua storia. Ricorda: se hai delle fotografie stampate puoi fotografarle con lo smartphone oppure digitalizzarle utilizzando uno scanner. 7
Uniformi e identità
fare esempio di laboratorio Le fotografie in cui si sorride sempre
‘Non ero neanche sposata’. Siamo agli inizi degli anni Sessanta e mia nonna Claudia ha 16 anni. Si era da poco fidanzata con mio nonno e trascorrevano i pomeriggi d’estate nella bassa bolognese, viaggiando su una ‘600 acquistata con le cambiali. Hanno deciso di fermarsi, forse per fare una passeggiata, e la nonna si mette in una posa che deve aver visto in qualche giornale oppure al cinema. Non di certo alla televisione dato che ancora in casa sua non era arrivata. Fuma una sigaretta e indossa un paio di pantaloni corti, molto corti. Le chiedo se era normale per una ragazza di quell’età indossare quei pantaloncini. Mi risponde che a lei piacevano e in più faceva molto caldo quindi li indossava e basta. Il nonno ha scattato la fotografia in maniera istintiva, senza pensare all’inquadratura, così come viene, come un giovane innamorato in un pomeriggio tra i campi della campagna. ‘Quella è la foto col tupè’. Arrivano gli anni Settanta e la nonna sembra quasi più giovane. Mi racconta che si trovano in un paesino di montagna, tra il Veneto e il Trentino. I pantaloni si sono allungati, allargati e accompagnano un vestito floreale. La nonna si schiarisce i capelli con una tisana alla camomilla e in occasioni speciali usa delle extention per mascherare il taglio corto fai da te. A scattare la fotografia è sempre il nonno, questa volta con una macchina istantanea che restituisce a colori i momenti speciali di un viaggio insieme, senza i figli, che in pochi anni erano già due. ‘Questa non me la ricordavo’. Siamo nell’ottobre del 1989, il nonno e la nonna festeggiano 25 anni di matrimonio e lo fanno in una tavolata in campagna in un giorno in cui, per fortuna, non è venuto a piovere. La nonna è diventata grande, ha avuto tre figli e poco tempo per curare i capelli e scegliere i vestiti. Mi dice che l’importante era stare comodi perché c’erano tante cose da fare, anche il giorno del proprio anniversario. Sulla tavola sono arrivati i bicchieri e i piatti di plastica, che per fortuna non dovevano essere lavati. Non si ricorda chi ha scattato la foto perché erano in tanti, perché si festeggiava sempre tutti insieme. Le dico che è bello vedere delle fotografie in cui sorride sempre. Mi risponde che quelle in cui non si sorride di solito le butta via.
Condividi il laboratorio con noi! invia una mail a workshop@fondazionemast.org
8