Murray: il difficile 2017 come numero 1 Marco Di Nardo
Uno strepitoso finale di 2016, unito alle difficoltà di Novak Djokovic, aveva permesso ad Andy Murray di chiudere la scorsa stagione da numero 1 del mondo. Lo scozzese, dopo un inseguimento lungo 7 anni, da quando nel 2009 era salito per la prima volta sul gradino numero 2 del Ranking ATP, si era quindi preso la vetta del mondo
a suon di vittorie, dominando il circuito a partire dal mese di giugno, con le vittorie al Queen's e a Wimbledon, prima dei numerosi successi ottenuti tra Olimpiadi, l'estate sul cemento americano, la stagione asiatica e gli ultimi tornei europei. Poi è arrivato il 2017, e sorprendentement
e sono iniziati i problemi per il nuovo numero 1. Murray è partito dal Mubadala World Tennis Championships 2017, torneo d'esibizione a cui partecipano ormai da molti anni alcuni dei migliori tennisti al mondo. Qui è arrivata la prima sconfitta stagionale per Andy (anche se in realtà si trattava ancora di 2016, essendosi giocato
tra il 29 e il 31 dicembre), battuto in 2 set da David Goffin: in questo caso, però, si trattava di un'esibizione, motivo per cui si poteva pensare che il giocatore britannico stesse provando qualche soluzione diversa per la nuova annata, e non fosse concentrato al 100% sul risultato. O almeno era quello che si poteva pensare se Murray nei tornei successivi avesse offerto delle prestazioni convincenti, cosa che invece non è avvenuta. Nel primo evento ufficiale dell'anno, l'ATP 250 di Doha, Andy ha infatti faticato più del previsto per
raggiungere la finale, rischiando di perdere almeno un set in quasi tutti gli incontri, in particolare agli ottavi contro Gerald Melzer e nei quarti contro Nicolas Almagro, entrambi sconfitti per 7-6 7-5. Ma anche in questo caso, quando la situazione di punteggio lo richiedeva, lo scozzese riusciva a ritrovare il suo tennis, e ad avere la meglio. Il match della finale, ha però dimostrato che le difficoltà
messe in mostra sia al Mubadala che nei primi turni a Doha, erano reali: Andy è stato travolto da Djokovic per un set e mezzo, poi è riuscito miracolosamente a salvarsi, allungando il match al terzo, ma quando il serbo è tornato ad esprimere il tennis della prima parte dell'incontro, ha nuovamente dominato, vincendo per 6-3 5-7 6-4. Ciò che ha sorpreso maggiormente,
non è stata la sconfitta in sé, visto che già in passato il numero 1 era stato battuto ripetutamente dal serbo, suo rivale storico; il modo in cui è arrivata la sconfitta, e il fatto che Novak fosse tutt'altro che la miglior versione di se stesso (aveva dovuto annullare ben 5 match-point per avere ragione di Fernando Verdasco in semifinale), ha invece sorpreso quasi tutti, anche perché nel finale del 2016 lo
scozzese aveva dimostrato una superiorità netta su tutti gli avversari. Paradossalmente, è stato proprio Djokovic a "salvare" Murray in questa prima parte del 2017. La crisi del serbo, iniziata a metà 2016 con la sconfitta al terzo turno di Wimbledon contro Sam Querrey, ha infatti fatto passare in secondo piano le difficoltà di Andy. Così, le sconfitte del britannico agli
ottavi di finale all'Australian Open contro Mischa Zverev, e al primo turno del Masters 1000 di Indian Wells contro Vasek Pospisil, si sono nascoste dietro alle deludenti prestazioni del serbo, che ha offerto una prestazione molto negativa a Mel bourne, perdendo al secondo round contro Denis Istomin, ed è stato sconfitto ai quarti di finale dell'ATP 500 di Acapulco da Nick Kyrgios. Ma se Djokovic sta attraversando un periodo molto negativo ormai da molti mesi, il 2017 di Murray non può che preoccupare, sportivamente parlando, almeno dal punto di vista dei risultati. Lo scozzese non ha
certamente fatto meglio del serbo fino a questo momento, e anche all'ATP 500 di Dubai, dove fino a questo momento ha conquistato il suo unico titolo stagionale, non ha assolutamente convinto dal punto di vista tennistico, considerando che non ha dovuto battere alcun Top-10, e che nel
match dei quarti di finale contro Philipp Kohlschreiber è arrivato ad un passo dalla sconfitta, dovendo annullare addirittura 7 pallematch. La notizia positiva, per gli appassionati, è che in questo modo la classifica si sta accorciando, con tanti tennisti
che si stanno avvicinando a Murray e Djokovic. Andy, a sua volta, sta continuando ad allungare le distanze su Novak, ma solo perché il serbo in questa prima parte dell'anno ha da difendere i tanti successi dell'anno scorso, e non certamente per meriti propri. Ma quando si
giungerà alla seconda parte della stagione, la situazione sarà opposta, con lo scozzese che dovrà difendere tantissimi punti, e Djokovic che potrà recuperare terreno. E se Andy continuerà ad incontrare tutte queste difficoltà, sarà difficilissimo per lui mantenere la vetta del Ranking. Per il momento il suo vantaggio, come abbiamo detto, è che tutti gli esperti e addetti ai lavori si stanno concentrando sulle difficoltà del suo rivale, per cui la pressione sul britannico non è ancora così alta. Ma con Roger Federer e Rafael Nadal in ripresa, un Juan Martin del Potro sempre più vicino al ritorno in Top-10, e tutto il gruppo di giocatori che navigano nei piani alti della classifica, Andy deve darsi un mossa, per non ritrovarsi nuovamente nella situazione di dover inseguire, come è stato costretto a fare per tanti anni.
L'Elisir di Roger Federico Mariani È tutto stampato nella smorfia disegnata sul volto stanco di Rafa. Gli angoli della bocca all’ingiù, un accenno di risata nervosa per accogliere l’ultimo fulmine rovescio che bacia la riga e sigilla 68 minuti di strapotere tecnico, tattico, emotivo. Federer l’ha fatto ancora, e meglio. Dopo aver trascorso una rivalità venendo dominato emotivamente e tatticamente con perfida continuità dalla sua nemesi, Federer pare essersi scrollato di dosso un macigno in quella domenica bestiale di fine gennaio sulla Rod Laver Arena che lo aveva attanagliato per una carriera intera. Dall’altra parte Nadal sembra, invece, rimasto a quel 3-1 in suo favore nel quinto set della finale australiana. Com’è
assurdo questo sport in cui una giornata può sconquassare equilibri all’apparenza irreversibilmente calcificati. Federer a Melbourne torna a trionfare in un Major a 35 anni, un lustro dopo l’ultimo acuto, e si ripete nel deserto californiano di Indian Wells, interrompendo ancora un digiuno lungo cinque anni. Quindici match disputati nel 2017, tredici vinti cui deve aggiungersi il forfait di Kyrgios. Sei i top-ten
battuti in due tornei: Nadal e Wawrinka (due volte), Berdych e Nishikori. Federer si riscopre dominatore quando tutto lasciava presagire l’oblio e centra una doppietta – Australian Open + Indian Wells – che non gli riusciva da undici anni, nel 2006, quando era sì il padrone del Gioco. Il basilese ha cominciato il 2017 - reduce da uno stop di sei mesi con tanto di primo intervento chirurgico in carriera – al numero 17 del ranking e, dopo appena tre mesi,
ha scalato le gerarchie fino a tornare numero 6 e da qui a fine stagione ha la sola semifinale di Wimbledon come cambiale da onorare. Se la campagna australiana rappresenta un fulmine improvviso, inaspettato e – se vogliamo – rocambolesco con le tre partite-cardine vinte tutte al quinto set, il cammino californiano è dominio totale, figlio di una superiorità netta rispetto alla concorrenza. Basti pensare dal secondo
turno alla finale Federer ha sempre difeso i propri turni di battuta, concedendo negli ottavi di finale contro Nadal l’unica palla break del suo torneo (peraltro nel primo turno di servizio della sua partita). Un ruolino di marcia pressoché intonso che l’ha portato a imporsi nella ventitreesima edizione del derby svizzero con l’amico Stan, schiacciato per la ventesima volta. Numeri da capogiro che valgono il raggiungimento di cifre tonde: quinto acuto a
Indian Wells, numero 25 a livello Masters 1000, novantesimo trofeo della carriera. Per molti Federer sta disegnando il miglior tennis della sua vita con un inedito rendimento del rovescio, vero colpoprincipe del 2017. Accorgimenti, dettagli quanto mai essenziali e curati con sagacia mirabile da Ivan Ljubicic, mai celebrato adeguatamente. L’ex campione croato sta facendo un lavoro sublime in qualità di
coach, limando quelle poche sfumature perfezionabili in un arsenale già di per sé senza precedenti. Ma forse sono proprio questi i valori aggiunti del Federer giocatore: il coraggio di cambiare sempre e la lungimiranza
della programmazione. In queste vitali componenti del Gioco, Federer è sempre stato il numero uno e, se a ciò si addiziona un’abbondanza di talento mai concessa a nessuno in precedenza, si scopre l’esclusivo elisir che sta
riportando lo svizzero sul tetto del mondo, con 36 candeline da spegnere ad agosto.
Andy Roddick: giocare sotto l’ombra di Roger Federer Akshay Kohli
L’ex n. 1 al mondo, l’ex campione degli US Open, con 32 titoli ATP World Tour, avendone vinto almeno 1 per 12 anni di fila; tutti questi successi potrebbero aver suggerito il nome di un giocatore di grande calibro, e sicuramente lo è! Andy Roddick è stato un grande ambasciatore del tennis americano, e
dello sport in generale. Ma l’unica cosa in cui è arrivato secondo è... la fortuna! Il vecchio americano sembra aver fatto la sua apparizione nell’era del tennis sbagliata, con Roger Federer che domina completamente Roddick : 21-3 in favore dello svizzero la dice lunga. Beh, noi abbiamo provato a immaginare cosa avrebbe potuto fare Roddick se Federer non fosse quello che è e non avesse raggiunto quello che ha fatto. Un periodo più lungo
come migliore al mondo Roddick è diventato il numero 1 nel novembre 2003 dopo aver fatto il salto negli US Open, e questo è già stato un successo di per sè, ma con Federer che stava col fiato sul collo, il regno di Roddick è stato piuttosto corto. Solo 9 settimane dopo aver acclamato il titolo di numero 1 al mondo, Federer ha spodestato l’americano ed è stato incoronato come nuovo numero 1. A parte questo episodio, Roddick è riuscito al più a
raggiungere il secondo posto, un riconoscimento che aveva già raggiunto precedentemente.
visto come sta andando dovranno aspettare ancora più tempo per vederlo.
Più titoli negli US Open Roddick ha assaporato il successo in uno Slam una volta, e per di più l’ha fatto davanti al suo pubblico di casa agli US Open del 2003. Tre anni dopo, Roddick ha giocato un tennis fantastico fino a raggiungere le finali a New York, dove ha affrontato Federer. Dopo aver perso il primo set ha lottato per vincere il secondo ha dato un barlume di speranza alla folla che aspettava di vedere il loro eroe rimontare e vincere la sua seconda corona dello US Open. Al servizio di Roddick è stato brekkato sei volte di fila, cosa che indica quanto Federer riusciva a neutralizzare il servizio dell’americano. Sono passati 7 anni da quando il pubblico americano ha aspettato di vedere un ragazzo del posto raggiungere le finali, e
Titoli Wimbledon Questo è il punto in cui dispiace veramente per Roddick. Uno stile di gioco perfetto per giocare su erba: servizi potenti con un fantastico follow up . I due hanno giocato 4 volte all’ All England Club, con Federer che ha dominato Roddick in ciascuno di questi scontri. Di questi 4, 3 sono stati giocati nelle finali e uno nella semifinale. Roddick
meritava di vincere almeno tre titoli del torneo, ma Federer gli ha fatto mangiare “l’erba” ogni volta. La finale del 2009 era quella in cui Roddick davvero meritava di vincere, soprattutto quando c’è stata solo una partita in cui riuscivano a affrontare il suo servizio, ironicamente questa è stata l’ultima del torneo! Più titoli ATP Tour e premi in denaro I due hano giocato 7 finali uno contro l’altro, e tre di queste sono
successe in eventi dell’ATP World Tour. Roddick è riuscito a vincere 32 titoli ATP e se non era per Federer ne avrebbe sicuramente vniti qualcuno di più. Beh non è così facile vincere più di 20 milioni come premio di denaro in campo, ma qualche milione in più non avrebbero fatto schifo a Roddick! Un aneddoto divertente! Nonostante Roddick è schiacciato 3 a 21 nelle vittorie negli scontri diretti con Federer, lui avrà comunque un vantaggio in quanto è riuscito a vincere il loro ultimo incotro!
Joachim Johansson: la storia dello Svedese perduto Akshay Kohli
La Svezia ha dato i natali a alcuni dei più grandi giocatori del mondo, come Bjorn Borg, Stefan Edberg e Mats Wilander, che hanno dominato gli anni ’70 e ’80. Non sorprende vedere come tra il 1974 e il 1992 ci siano stati solo tre anni in cui uno Svedese non sia comparso tra i nomi
dei vincitori dei Majors. Nel 1977 sono stati giocati solo gli Australian Open, mentre non lo è stato nel 1986 il Grand Slam Asiatico; e considerato che Stefan Edberg vinse nel 1985 e nel 1987, potrebbe essere successo di tutto! Il 1989 è probabilmente stato l’unico anno
in cui le permutazioni e le combinazioni non hanno funzionato con Ivan Lendl, Michael Chang e Boris Becker (ironia della sorte nel 1988 tutti i 4 Majors sono stati vinti da Svedesi!). Con il predominio del Serve and Volley in quei tempi d’oro è stata probabilmente l’evoluzione dello sport che ha portato a un cambio dello stile di gioco. Giocare dalla linea di fondo è stato importante per giocatori come Andre Agassi, Lleyton Hewitt, Gustavo Kuerten, Yevgeny Kafelnikov, Marat Safin e Carlo Moya.
Tra questi ci fu un altro svedese: Thomas Johansson, che scioccò il mondo con la sua vittoria agli Australian Open del 2002, battendo Safin in quella che è stata definita una delle sue peggiori performance.
Tornando al succo del mio articolo il 1999 segnò l’arrivo di un altro grande nome svedese tra i “Big Serving”: Joachim Johansson, anche soprannominato “PimPim” dato che il suo fratello più grande Niclas da bambino non sapeva dire Joachim e lo chiamava, appunto, “PimPim”. Il nome rimase e Joachim divenne Pim-Pim, che è anche il nome di una popolare caramella in Svezia. Chiudendo il 2000 come il terzo Junior al mondo dietro a Andy Roddick e Todor Enev, si avevano grandi aspettative da
Joachim, che era uno dei bellocci del tour. Non molti ricordano che il suo stile di gioco fu una boccata d’aria fresca: grandi colpi e grandi servizi. Giocando con la sua racchetta Yonex lo svedese fu un grande successo da subito nel tour e con le ragazze! Frequentò la sorella di
Lleyton Hewitt per 5 anni prima di lasciarla nel 2005. Ricordo ancora una sfida fra Hewitt e Johansson di quell’epoca e la telecamera inquadrava Jaslyn e il suo dubbio su che giocatore tifare. Servizi molto veloci, lo svedese non aveva bisogno di tiri alti visto che la sua altezza di 2 metri compensava largamente! Un tipo di servizio che andava di moda a quei tempi, certamente difficile da eseguire, ma che fu molto efficace (basti vedere Roddick, Nicolas
Massu, Janko Tipsarevic e Robby Ginepri, tutti Junior Top 15 nel 2000). Con la vittoria di Roddick agli US Open nel 2003 si era creata sempre più pressione su Pim-Pim e sul fatto che potesse riuscire a passare con successo
da Junior a Men e il 2004 fu l’anno in cui riuscì a provarlo! Con la sua vittoria contro il campione in carica Roddick agli US Open del 2004 in 5 set 6–4, 6–4, 3–6, 2–6, 6–4, Johansson annuncia ufficialmente il suo arrivo sul grande palcoscenico. Un aspetto peculiare del match fu che Roddick segnò 24 punti più di Johansson, ma fu comunque sconfitto. Pim-Pim è stato anche insignito del titolo di Most Improved Player quell’anno e scalò più di 80 posizioni, da 95mo a 12mo nelle classifiche ATP.
avrebbe potuto servire meglio. Stranamente, non si ricorda la sua vittoria al terzo round contro Feliciano Lopez, contro il quale intraprese una battaglia di 4 ore che vinse 6-3, 3-6, 5-7, 7-6(2), 13-11. Fece 38 ace in quella partita e vinse di un solo punto contro lo spagnolo (200-199).
Agli US Open del 2005 giocò secondo me il miglior match della sua carriera quando perse una partita di 4 set contro Andre Agassi. Mantiene il record per il maggior numero di ace serviti in un match con 51, serviti contro l’americano al quarto round. Nella conferenza stampa dopo la partita, Johansson disse che
infortunato ancora nella stagione iniziale e fece il suo ritorno più tardi allo Stockholm Open. Affrontando Rafael Nadal al secondo round, Johansson sparò 17 ace contro lo spagnolo annunciando il suo ritorno sulle scene e definendola “la più grande vittoria di sempre”.
Con un infortunio alla spalla che disturbò i suoi progressi lo svedese nel 2005 giocò metà stagione e fu comunque classificato tra i Top 50. Provando a ritornare in scena nel 2006, rimase
Ritirandosi dopo un permanente infortunio alla spalla Johansson si fidanzò con Johanna Westerberg, una golfista professionista svedese del Ladies European Tour fino al 2009. Fece da caddie a parecchi tornei per lei e questo gli valse il titolo di Rookie Caddie of the Year. Johansson non ha fatto giustizia al suo talento, ma sicuramente ci ha dato dei bellissimi assaggi di quello che può fare! Ad un ex giocatore da Top 10.
I numeri uno sono i piu' forti? Federico Mariani
Può esistere una divergenza tra le gerarchie stabilite dal computer e quelle de facto. Può succedere che chi guida tutti dall’alto del numero uno non sia effettivamente il leader, il più forte, l’uomo da battere. Inefficienze inevitabili in un sistema di calcolo annuale come quello dettato dal ranking che, tuttavia, in questo particolare momento si trasformano in gap macroscopici. Murray e Kerber sono i primi in classifica, ma detengono veramente la leadership del tennis mondiale? Andy Murray siede indisturbato sul trono dalle Finals dopo una seconda metà di 2016 sconvolgente. Un primato acquisito con merito, pur essendo obbligati a ricordare il crollo verticale di Djokovic nel post-Roland Garros. Alla sua prima stagione cominciata col peso di essere “il più forte di tutti” sulle spalle, il campione di Dunblane ha steccato fragorosamente: sconfitto da Zverev (Mischa) negli ottavi di Melbourne ed eliminato addirittura all’esordio da Pospisil a Indian Wells, per poi annunciare il forfait a Miami. Tre chance di creare una voragine tra sé e Djokovic che – nelle tre tappe appena citate – lascia per strada più di 3000 punti. La vittoria a Dubai battendo al massimo Pouille (numero 15 del mondo)
non è che un modesto palliativo, incapace di addolcire una prima porzione di stagione amara. La sua leadership, paradossalmente, ne esce rafforzata in virtù dei demeriti del serbo – primo inseguitore – che si allargherà a circa 4000 punti dopo il 1000 della Florida. Se si guarda la classifica del solo 2017, invece, Murray occupa appena la decima posizione con 840 punti, la metà di Nadal, meno di un terzo di Federer capolista. Ancor più drammatica la situazione in campo femminile dove Angelique Kerber ha ritrovato la testa del ranking mondiale, smarrita momentaneamente a
fine gennaio. La tedesca torna numero uno grazie esclusivamente all’assenza prolungata di Serena Williams, ferma dalla vittoria in Australia e palesemente poco interessata a tutto ciò al di fuori dei Major. Nei sei tornei disputati sin qui, Kerber ha incamerato appena una semifinale – persa a Dubai contro Svitolina - con appena nove vittorie e sei sconfitte. Oltre all’ucraina, anche Kasatkina vanta due scalpi della prima giocatrice del ranking, mentre le altre sconfitte sono arrivate con Vandeweghe e Vesnina. Insomma, un ruolino di marcia piuttosto mediocre che vede nel solo 2017 ben
dodici giocatrici fare meglio. L’intramontabile Rino Tommasi sosteneva che il computer sa far di conto, ma non conosce il tennis e quanto mai tale assioma può definirsi calzante. La ragazzona di Brema è in evidente crisi di risultati, di gioco, di convinzione, ma il ranking la premia col numero uno del mondo. Kerber oggi non è la donna da battere, ma d’altra parte allo stato attuale del tennis femminile chi lo è? Quel numero uno accanto al suo nome non è che un numero che lascia il tempo che trova.
I giocatori di tennis e le loro superstizioni Akshay Kohli
In quanto sport di natura superstiziosa, nel tennis tantissimi giocatori fanno delle azioni piuttosto particolari, che vengono poi riconosciute come riti portafortuna. Mentre tutti hanno una propria routine, quelle di certi giocatori sono molto più particolari e specifiche di altre. Ecco a voi uno sguardo generale sulle routine e sulle superstizioni migliori nella storia di questo gioco.
Roger Federer Federer ha un rapporto molto speciale con il numero 8. Quando si scalda, lo svizzero schiaccia otto aces nel campo di allenamento, e si asciuga otto volte con l’asciugamano alla fine di ogni set di una partita. Tiene sempre otto bottiglie d’acqua (solo
Evian) nella sua borsa e porta con sè otto racchette. Ha anche otto persone nella sua player box!
Serena Williams La numero 1 al mondo è una delle donne col servizio migliore di tutti i tempi, ma lo esegue anche con stile! Serena rimbalza la palla cinque volte nel suo primo servizio, e solo due volte nel secondo. Usa anche la stessa doccia prima
delle partite, e arriva in campo indossando le ciabatte. Serena non si sente a proprio agio nell’entrare in campo fino a quando non ha allacciato i lacci delle scarpe esattamente nella stessa maniera. Inoltre indossa sempre lo stesso paio di calze durante la fase finale di un evento.
Novak Djokovic Il serbo non sembra avere troppe
idiosincrasie, ad eccezione del fatto che si rifiuta di usare la stessa doccia due volte di fila. Inoltre, è convinto che deve per forza portare con sè il suo barboncino ‘Pierre’ a ogni torneo, dato che lo considera il suo portafortuna. La sua ossessione per rimbalzare la pallina è la più popolare. Una volta disse: “il mio record è stato nel 2007 durante la Davis Cup contro l’Australia. Ho fatto
rimbalzare la pallina 38 o 39 volte (prima di servire)”.
Rafael Nadal Nadal è sicuramente il maestro delle stranezze e delle superstizioni. Durante un match, le esegue tutte in un dato ordine. L’ex professionista John Lloyd una volta ha suggerito che un avversario dovrebbe “dargli una spinta e bloccarlo per vedere cosa succede”.
La cosa più famosa è che Rafa sistema i capelli dietro le orecchie e giochicchia con i pantaloncini prima di ogni servizio. Inoltre si assicura che il suo avversario superi la rete prima che lo faccia lui in ogni cambio. Supera la linea solo ed esclusivamente con il piede destro (e non pesta mai la linea). Lo spagnolo non si mette mai la fascia fino ad appena prima di entrare
in campo. Quando inizia un set le bottiglie vengono spostate per fare in modo che l’etichetta punti verso la linea di fondo da cui sta giocando.
sinistra. Se lo vedrete mai sistemarsi e tirare la maglia, significa che si sente in una situazione difficile.
Justine Henin, Ana Ivanovic e Maria Sharapova
La rumena ha apertamente ammesso le sue credenze superstiziose: “entro sempre nel campo prima con il mio piede destro”.
Tutti e tre non calpestano mai le linee del campo. Sharapova poi parla verso i muri dietro di lei prima di fare un tentativo di servizio, e ogni servizio che fa, fa una piccola danza saltellante. Quando arriva il momento di eseguire il sevizio, anche Ivanovic ha un dettaglio particolare: fa rimbalzare la palla due volte prima di fare un servizio.
Andy Murray Mentre aspetta di ricevere, Murray dondola sui suoi piedi da parte a parte, spesso con la lingua di fuori. E se sbaglia la prima di servizio, spesso si tira su la fascia per il sudore
Alexandra Dulgheru
Jack Sock L’americano vuole che i raccatapalle ai suoi lati abbiano tre palline l’uno. “a un certo punto uno ne aveva quattro e l’altro due, e ho perso quel game”, ha detto una volta dopo la vittoria del primo round agli US Open. “Allora ho parlato con loro per assicurarmi che sapessero che dovevano portarne ognuno tre e tre”.
Juan Martin del Potro L’ex campione degli US Open si arrotolava la gamba destra dei suoi pantaloncini solo quando si preparava a ricevere un servizio. Inoltre sta sempre nella stessa stanza dello stesso hotel ogni volta che si trova a New York per gli US Open
Denis Istomin Lui vuole che colui che gli tiene l’asciugamani gli porti la pallina. “se vinco quel punto, continuerò con lui o lei. Ma se lo perdo, non la prenderò più da quella persona” ha detto.
Jarmila Gajdosova L’australiana una volta ha confessato: “bevo sempre la stessa quantità di acqua durante il cambio”.
il vostro intervistatore e rispondendo alle domande con totale sicurezza.
Sviluppare un’autostima positiva Nick Bollettieri
Si può parlare per ore ed ore ma l’autostima riguarda una cosa soltanto: QUELLO CHE UNO PENSA DI SÉ! Non importa dove vado o con chi parlo, le possibilità di successo partono da voi. Avete due semplici opzioni. Potete essere positivi o negativi. Tengo discorsi
motivazionali in giro per il mondo e ho imparato molto su ciò che serve per catturare l’attenzione del pubblico. Devi dimostrare ciò che sei non solo dal tuo aspetto ma nel modo in cui esprimi il discorso. Inoltre, nel modo in cui rispondi alle domande del pubblico. Nel mondo odierno non è semplice assicurarsi un lavoro, il mio consiglio per tutti voi è di essere sicuri di voi stessi durante il colloquio. Assicuratevi di avere un linguaggio del corpo positivo guardando
Giudicare voi stessi sulla base di cose sulle quali non avete controllo vi prepara ad una situazione negativa. Vi serve sapere e credere che siete unici e speciali. Dovete essere in grado di separare le qualità della vostra performance dal vostro valore generale in quanto persona. Dovete essere in grado di contrastare ed eliminare modi di vedere le attività nella vostra vita. Spesso esprimiamo giudizi su chi siamo sulla base di quello che gli altri dicono di noi. Dovete evitare le situazioni in cui venite giudicati da una sola attività. Quando questo accade, vi toglie lo spirito di essere coinvolti in altre attività. Dovete inoltre essere realistici in ciò che siete in grado di fare. Sì, voglio che pensiate in
grande ma non esagerate. Altrimenti avrete gli incubi. Per la maggior parte della mia vita sono stato coinvolto nello sport come nel vedere i fatti della vita, non cercate il successo nel giro di una notte. Il vostro progresso dovrà arrivare passo dopo passo. Così facendo raggiungerete molti dei vostri obiettivi. È importante che riconosciate la vostra ansia, accettatela, e fate dei passi per ridurla. Identificate le convinzioni irrazionali e liberatevene. Sostituite le convinzioni irrazionali con altre razionali. Un dialogo interiore negativo porta di solito ad un abbassamento dell’autostima. Un dialogo interiore positivo significa che state facendo delle affermazioni che vi mettono in una luce positiva. Credetemi, se iniziate a pensare in questo modo, la vostra
autostima salirà e salirà e se a volte cadrà non andate nel panico. Rallentate, fate un respiro profondo e dite a voi stessi che potete farcela e ce la farete. Una delle parti che preferisco dei miei discorsi indipendentemente da chi siede nel pubblico è la storia di me stesso e quello che penso di me: recentemente mia moglie Cindi ha rifatto la nostra casa con particolare
attenzione agli interni. In qualunque direzione andiate, tutti i muri hanno degli specchi. I miei due figli adottivi le hanno chiesto perché ci fossero così tanti specchi. Che cos’ha risposto lei? “Vostro padre adora guardarsi e ripetersi ‘Sono il migliore e posso fare tutto quello che devo fare.’” Oh sì, vedo quegli specchi persino mentre dormo.
Attaccante o Difensivo..Quale il tuo piano di gioco? Federico Coppini
Devi avere un piano di gioco La partita è una lunga lotta con diversi momenti importanti e cambiamenti. Se i giocatori sono di pari livello raramente si ha una completa dominanza di uno sull’altro. Generalmente l’incontro è caratterizzato da sottili differenze nella forza fisica e
mentale. Essere alla pari all’inizio del match non vuole dire esserlo anche alla fine. Con I giocatori di attacco che hanno un forte servizio degli eccezionali colpi di approccio e di volo si dovrebbe far durare il punto più a lungo possibile, tenendolo lontano dalla rete. Cercare dei vincenti in risposta
o dei passanti definitivi renderà la nostra sconfitta più rapida. Tenere la risposta in campo, giocare delle palle basse per limitare l’approccio a rete, costringerlo a delle volee difficili che ci consentiranno di giocare un lob offensivo o un passante. Con un giocatore difensivo il punto può non finire mai,
e può diventare frustrante il non riuscire mai a chiudere il punto con la palla che torna sempre indietro. Tirare forte, cercare degli aces e dei vincenti, è quello che non andrebbe fatto con tali giocatori. Essi prosperano sul tuo ritmo e sulla tua potenza. Generalmente sono bene allenati e possono resistere sul campo anche per molte ore. Se hai dei buoni, sicuri e profondi colpi da fondo, puoi mettere in crisi questi giocatori difensivi. Ciò che funziona all’inizio della partita non è detto che sarà quello che poi alla fine ci farà vincere.
Durante la partita si possono trovare colpi che per qualche motivo mancavano all’inizio. Il giocatore esperto osserva e tiene a mente come gioca il suo avversario e quali colpi evita. Se l’avversario gira attorno al suo rovescio e tira un vincente di diritto, abbiamo due opzioni, tenerlo nell’angolo del rovescio, oppure giocargli sul diritto.
Il servizio può venire meno, e spesso i grandi battitori hanno un calo nel secondo e terzo set e questo ti permetterà di essere più aggressivo in risposta.
QUALE LA STRATEGIA - Ogni colpo è importante perché potrebbe essere l’ultimo
- Anticipare le occasioni - Avere l’istinto ad avanzare piuttosto che arretrare - Essere mentalmente preparati per tutto l’incontro - Dimentica subito il vincente che il tuo avversario ha appena tirato - Prendi tempo ad ogni occasione, per essere preparato al colpo - Cerca di servire profondo. La prima mette
pressione a chi risponde, la seconda a chi serve. - Gioca in mezzo, profondo e consistente - Muoviti e cerca sempre la posizione di equilibrio del corpo - Sforzati di eseguire i colpi in maniera corretta - Visualizza mentalmente i tuoi colpi, le immagini mentali producono risultati fisici
Sei un tennista evoluto? Federico Coppini Una delle principali qualità del tennista evoluto, è la capacità di sfruttare i punti deboli dell'avversario per indurlo all'errore. Le partite di tennis sono vinte
dal giocatore che colpisce la palla verso il posto giusto, al momento giusto, più spesso. Indirizzare la palla nel posto giusto può significare eseguire un vincente diretto, ma molto più spesso vuol dire costringere
l’avversario a commettere un errore. E parlando dell'avversario, primo pensiero che dovreste avere appena entrate in campo è: quali sono le sue lacune? Dove sbaglia di più? Cominciate subito a studiarlo, fin dal riscaldamento, per cogliere i segnali che possono indicare i suoi punti di debolezza. Per mantenere la pressione
sull'avversario. Devi giocare sempre in funzione del punteggio. Conoscere il valore e la differenza tra un punto ed un altro all'interno di un game, come tra un game ed un'altro in un set, determina la qualità della scelta che spesso fa la differenza tra vincere e perdere. I Pro non
solo conoscono tutte le risposte sul piano tecnico, ma sono anche in grado di sfruttare i fattori psicologici che possono danneggiare il loro avversario. Un buon giocatore, ha già in testa il suo prossimo colpo nel momento in cui colpisce la palla, ma uno stratega veramente abile gioca sempre con una sequenza mentale di due colpi di
vantaggio rispetto all'avversario. Una strategia particolarmente rischiosa, se ben attuata, permette di destabilizzare l'avversario in modo importante. L'azione consiste nell'insistere sul punto migliore dell'antagonista, fino a scalfirne la sicurezza. Quando l’avversario capisce di
essere inefficace persino col proprio colpo migliore, la partita è praticamente finita. Una serie di combinazioni di colpi che tatticamente offrono buoni risultati. Prima una smorzata e poi un lob nel lato opposto di campo. E ancora, prima un colpo piatto e poi uno tagliato e così via alternando rotazioni e profondità, fino a provocare l'errore dell'avversario.
Colma le lacune del tuo gioco. Giocare a tennis ti sembrerà molto più piacevole se non hai paura dei tuoi colpi. Non c'è senzazione più emozionante dell'impatto della palla sulle corde della racchetta, quando un colpo perfetto la fa ritornare nel campo avversario.
Sognare l'impossibile sogno Nick Bollettieri
Come potevo sapere che i miei due semplici campi da tennis situati a Victory Park si sarebbero un giorno trasformati nella piu ̀ grande struttura di formazione atletica al mondo? Come avrei potuto immaginare che iniziando in questi due campi, a North Miami Beach, Florida mi avrebbero portato un giorno ad costruire una struttura di formazione a Bradenton, che avrebbe ospitato 10 dei migliori giocatori di tennis del mondo? Chi avrebbe potuto prevedere che. con questi inizi modesti. un giorno sarebbero diventati la IMG Academy,dove si allenano i migliori atleti al
mondo, in quasi una dozzina di sport? Solo un sognatore; qualcuno che non ha messo limiti alla sua immaginazione! La mia vita e ̀ stata una serie di opportunita ̀; sia realizzate sia perse. Immaginate questo: 1. Io sono entrato in campo da tennis come istruttore per caso. Ho giocato a tennis del College, ma non sapevo come insegnarlo. 2. Dovevo guadagnare qualche soldo per sostenere mia moglie e mio figlio. mentre frequentava l'Universita ̀ di Miami Law School. 3. Non sapevo nulla di
tennis e ancor meno su come insegnarlo. 4. Ho imparato guardando l'allenatore piu ̀ rispettato della zona di Miami: il suo nome era Slim Harbett ed era insegnante presso Henderson Park. 5. Ho ascoltato con attenzione e copiato le sue tecniche. Nel corso del tempo ho sviluppato le mie tecniche di insegnamento e ben presto, rendendomi conto che avevo un occhio per il talento e ancora piu’ capacita’ di riconoscere i problemi tecnici. 6. Ho imparato che fare piccoli aggiustamenti era molto piu ̀ efficace di
apportare grandi modifiche . Gli studenti sono migliorati in modo piu ̀ rapido e non hanno sofferto l'angoscia di uno stravolgimento del loro gioco. Cito due esempi: Cheryl Smith ha vinto il Torneo Nazionale U14 della USTA. Cheryl era una giocatrice di fondo campo. Brian Gottfried preferiva servire e andare a rete per chiudere con una volee ed e ̀ diventato uno dei migliori giocatori al mondo. Si ̀, sono sempre stato un sognatore. Ben oltre quello che noi
chiameremmo normale ambizione, ho rinunciato a grandi opportunita ̀ per raggiungere i miei obiettivi. Per esempio, ho abbandonato la scuola di legge, dopo soli 3 mesi, rendendomi conto, pur avendo del talento per gli studi legali (potrei vendere sabbia nel deserto), che non era il mio destino. Mio zio, Tony De Filippo, che era a capo del dipartimento di servizi igienico-sanitari nella citta ̀ di North Miami Beach, e il suo migliore amico, Frank Sepedi, che ha il Commissario dell’Acqua della citta ̀, hanno contribuito a sistemare quel piccolo,
impianto di tennis malmesso. . Con il loro supporto, il mio piccolo complesso e ̀ diventato un impianto a 8 campi e l’illuminazione. riuscite ad immaginarlo: due grandi lavoratori, due grandi italiani! Poco a poco ho iniziato a capire come insegnare il tennis ed ho realizzato che: "Non ci sono due giocatori uguali." I miei migliori studenti sono stati Brian Gottfried, Cheryl Smith, Margie e David Gengler, George e Randi Shuert, Paul Kantrowich, Joe Szucs e pochi altri. In poco tempo, il mio nome e ̀ diventato famoso per i risultati eccellenti dei miei allievi. Un ‘altra grande occasione mi fu offerta: l'incarico di direttore tennis nella la citta ̀ di Springfield, Ohio. Il programma era solo estivo e si era guadagnato la reputazione di uno dei migliori programmi per
ragazzi i in America. 1.500 giovani, con completi bianchi, partecipavano ogni settimana ai corsi; anche se i ragazzi pagavano $ 0,50 per viaggiare sul bus, le lezioni erano completamente gratuite. Ho trascorso diversi anni nei vari tennis club fino a quando un'altra occasione si e ̀ presentata. Con il sostegno della famiglia Passarell, sono diventato il direttore di tennis di Laurance Rockefeller Hotel (Rock Resorts). Insegnare a Portorico mi ha dato l'opportunita ̀ di incontrare alcune delle persone piu ̀ influenti del mondo. Alcuni di questi erano: Bob Kraft, proprietario dei Patriots di Boston, Louis Marx, il cui padre possedeva Marx Toys. (che mi fece il prestito di $ 2 milioni per costruire Nick Bollettieri Tennis Academy), Vince Lombardi, allenatore dei Green Bay Packers, Carolina Murphy, la famiglia Horowitz (che mi avrebbero poi sostenuto
in tutti i miei progetti legati alla tennis academy), Dan Lufkin, la famiglia Carlson, la famiglia Landow, e la famiglia Zausner (che costrui la Port Washington la Tennis Accademia per me). Mi resi conto che le altre accademie tennis erano piu ̀ grandi, avevano camere, area intrattenimento , ed altro. Il mio impianto aveva un paio di campi, una parete di roccia, un distributore della Pepsi Cola e un ombrello che serviva come pro shop. Ma mi sono poi reso conto che il successo dipendeva dalla mia disponibilita ̀ a dedicare la mia vita a questo sport; conoscere i ragazzi e le loro famiglie. Inoltre ho capito che il "successo" ha diversi significati. Per alcuni, significava imparare a un gioco per tutta una vita; per altri significava accedere alla squadra tennis del liceo o dell’universita ̀; per altri
ancora significava ottenere una borsa di studio o giocare nel circuito professionisti. E’ risultato ben chiaro per me che le aspirazioni dei giocatori avevano molto a che fare con il risultato dei loro sforzi. Ho avuto una carriera straordinaria ed ho aiutato migliaia di giocatori a realizzare i loro sogni. Ho avuto dieci giocatori numero uno nel mondo e migliaia di persone che hanno raggiunto il lsuccesso o risultati a cui aspiravano. Devo aver fatto qualcosa di giusto: il mio nome e’ stato inserito nella International Tennis Hall of Fame. Inoltre, anche nella Black Tennis Hall of Fame a riconoscimento di decenni di impegno nei tennis cittadini delle citta’ Americane e le mie collaborazioni con i programmi umanitari della Arthur Ashe. Chi potrebbe ambire ad una vita piu ̀ gratificante...
L'epicondilite L’epicondilite, meglio conosciuta come “gomito del tennista”, è un’infiammazione dolorosa dei tendini che collegano i muscoli dell’avambraccio alla parte esterna del gomito (epicondilo laterale). Secondo il Dott. Ernesto Ciravegna, Specialista in chirurgia, agopuntura, mesoterapia, neuralterapia, omotossicologia e fitoterapia, i GRIP shock absorbing Noene® sono un'ottima soluzione per l’epicondilite e sono indicati per tutte le situazioni in cui mani e braccia sono soggette a sollecitazioni, sia nello sport che nelle attività quotidiane. Spiega, infatti: “In fase di prevenzione, durante la fase sintomatica e il periodo di convalescenza, ritengo utilissimo, se non indispensabile, l’utilizzo del NOENE®, che uso abitualmente per la mia
attività sportiva e consiglio a tutti i miei pazienti” Oltre ad eliminare gli shock che causano infiammazioni ai tendini, come negli sport con racchetta, riducono il formicolio causato dalle vibrazioni continue su mani e braccia, ad esempio nel ciclismo, e proteggono mani e braccia dai micro-traumi derivanti dalle vibrazioni cui sono soggette in determinate attività sportive, come la mountain bike, e lavorative.
Con oltre centomila test condotti sul campo, è provato che i grip antishock sono altamente efficaci nella protezione delle articolazioni e delle spalle, aiutando a prevenire l’insorgere dei Disturbi MuscoloScheletrici (DMS) da sovraccarico, di cui soffre oltre il 30% della popolazione. Sono inoltre consigliati sia in fase di prevenzione, sia di un’eventuale riabilitazione. L’epicondilite è meglio conosciuta come “gomito
del tennista”, poichè il tennis è l’attività sportiva che espone maggiormente a tensione le strutture muscoloscheletriche interessate dal disturbo. Si tratta di una patologia ortopedica molto comune, diffusa soprattutto in soggetti di età compresa tra i 35 e i 50 anni che praticano sport a livello amatoriale o lavori manuali. Spesso è causata da un sovraccarico funzionale, cioè da un uso eccessivo e continuato del gomito, ed è tipica dei soggetti che, a causa di particolari attività sportive
o professionali, sono costretti a ripetere determinati movimenti. Il gomito del tennista si sovraccarica e i tendini attaccati agli epicondili laterali o esterni s’infiammano. In alcuni casi, può svilupparsi anche perché il tendine è leggermente lacerato, oppure si è subito un grave trauma del gomito. I tendini, che hanno la funzione di estendere il polso e le dita, se sono danneggiati, provocano dolore soprattutto durante i movimenti ripetuti. Dal polso il dolore poi si estende poi
al braccio e in alcuni casi anche alla mano. Il dolore spesso si presenta anche quando non stiamo svolgendo alcuna attività e il braccio è a riposo, poichè braccia e mani sono fondamentali nella vita quotidiana e li utilizziamo in continuazione, rendendo difficile il processo di guarigione dei tendini infiammati. Tra i sintomi tipici del gomito del tennista incontriamo il dolore o bruciore sulla parte esterno del gomito, una forza di presa debole e la difficoltà ad estendere il polso. Fortunatamente nell’80% – 95% dei casi, i pazienti guariscono senza avere bisogno della chirurgia. I principali rimedi sono il riposo, evitando di praticare sport o attività di lavoro pesanti per diverse settimane; i farmaci anti-infiammatori non steroidei, che nelle giuste dosi possono aiutare a ridurre il dolore e il gonfiore; un
equipaggiamento sportivo adeguato, come racchette più rigide, corde non troppo tese o dispositivi infilati tra le corde per ammortizzare i colpi; una terapia fisica, attraversi specifici esercizi utili a rinforzare i muscoli dell’avambraccio; l’uso di tutori; l’applicazione del ghiaccio e la guaina elastica, infine, serve anche per comprimere la zona interessata dal dolore. Se i sintomi non migliorano dopo 6 – 12 mesi di trattamenti non chirurgici, il vostro ortopedico può consigliarvi un intervento chirurgico. I migliori metodi di prevenzione dell’epicondilite sono quelli che limitano al minimo i fattori di rischio legati allo sviluppo di questa condizione, come il sovraccarico funzionale dei muscoli e dei tendini del gomito, gli sforzi eccessivi connessi ai movimenti del braccio, e in particolare del gomito e i
danni diretti, come i movimenti scorretti o l’eccessiva estensione dell’avambraccio. Tralasciando i “movimenti”, ai quali il materiale Noene® non può porre rimedio poiché dipendono da questioni diverse e non correlate alle proprietà di tale tecnologia, può essere invece un rimedio assai efficace la presenza del GRIP Noene® in tutte quelle posizioni in cui mani e braccia ricevono scosse e colpi ripetuti.