ROGER DID IT AGAIN! Federico Mariani Lo svizzero torna sul luogo del delitto dell’epico torneo 2017 e… vince ancora lui! Il vincitore che tutti volevano è lo stesso che
set, anche lì è stata discesa per il basilese.
quasi tutti pensavano. Eppure era quasi paradossale alle porte di uno Slam duro come
Un torneo che, strada facendo, ha perso
gli Australian Open assegnare i galloni di
Nadal per infortunio, ha visto Djokovic
favorito a uno che ad agosto soffierà su 37
sconfitto in tre set meravigliosi da Chung, ha
candeline. Paradossale come lo scherzetto
sopportato Zverev infilzato sempre dal
che, da un anno a questa parte, sta riuscendo
coreano per 6-0 al quinto set e Dimitrov
a Roger Federer. Mentre tutto il resto della
smarrire la via contro Edmund, ha avuto una
ciurma coronata arranca, soffre, scivola,
sorta di redenzione nell’atto conclusivo. Si
riempie un’immaginaria infermeria, Roger è
pensava a un comodo trionfo di Roger - una
tirato a lucido, splendido splendente,
specie di fac-simile dell’ultima finale giocata a
praticamente perfetto.
Wimbledon – e invece giù il cappello dinnanzi a Cilic. Due volte è caduto, altrettante si è
Il successo numero 20 nei tornei dello Slam è
rialzato rincorrendo per quasi tutte le tre ore di
figlio di un percorso intonso, sporcato soltanto
partita, il croato non s’è arreso neanche
in finale coi due set strappati da un gagliardo
quando la vittoria svizzera pareva in ghiaccio
Cilic ma addolcito senz’altro dal 6-1 del quinto
sulle ali del 2-0 (e palla del doppio break) nel
set che ha fatto calare il sipario sull’edizione
quarto set. Il neo numero 3 del mondo ha
numero 106 degli Australian Open, il
reagito da campione quale sta imparando a
duecentesimo Slam tra quelli giocati nell’Era
diventare e ha vergato cinque game
Open. Il cammino di Federer verso il sesto
consecutivi furenti che ricordavano
sigillo australiano è stato agevole, reso tale da
pericolosamente (per Federer, s’intende) da
una superiorità mai in discussione e da un
vicino la versione fiammante degli Us Open
tabellone che sembrava rigido in sede di
2014 quando Marin spazzò via la concorrenza
sorteggio per divenire poi mansueto col
– Federer compreso – con un power tennis
passare dei turni. Prima della finale, di fatto, i
quasi inedito.
maggiori grattacapi li ha creati un Berdych tornato su standard più che discreti ma, dopo
Se l’epica del successo rossocrociato ha
essersi salvato con un guizzo felino nel primo
abbagliato tutto il resto, è pur giusto parlare
degli “altri”, il lato oscuro dello Slam australe.
all’albo d’oro è quello del 2017, ma
Assieme a Roger, possono considerarsi
probabilmente qui si esauriscono le somiglianze.
“vincitori” anche Cilic – giunto alla terza finale
Alla fine della fiera, tuttavia, la storia ricorderà il
Slam in tre tappe diverse del ristretto circuito
vincitore. Il resto sarà contorno.
Major –, Hyeon Chung che a Melbourne ha fatto fuori uno via l’altro Zverev e Djokovic, prima di arrendersi a Federer e a una spaventosa vescica nella sua prima semifinale Slam della carriera, Kyle Edmund – bravissimo a infilarsi in una zona morta e a far fuori Dimitrov per guadagnare la prima semifinale Slam della carriera - e infine Tennys Sandgren che rappresenta la più assurda delle sorprese con un quarto di finale raggiunto alla prima presenza in un main draw Slam. La lista dei delusi è, invece, capeggiata da Sascha Zverev. Il matrimonio tra il rampollo tedesco e i tornei dello Slam non s’ha da fare: da numero 4 del mondo, Sascha ha steccato nuovamente quando più conta, arrendendosi con un emblematico bagel nel quinto set a Chung. Un solo ottavo di finale raggiunto finora (a Wimbledon) e nessuna vittoria contro un top-50. Questo l’infausto bottino del tedesco che stride tremendamente col ranking guadagnato e coi due Masters 1000 già in tasca. Deludono a metà Grigor Dimitrov e Nick Kyrgios. Il bulgaro butta fuori la maggiore speranza aussie in una delle partite più belle del torneo, ma poi si fa eliminare in quattro scialbi set da Edmund. Per quanto riguarda Nick, invece, col senno di poi sarebbe davvero potuto diventare il suo torneo. Gli Australian Open 2018 erano chiamati all’ingrato compito di avvicinarsi alla passata edizione. Missione, francamente, impossibile. E, difatti, non ci sono riusciti. La finale è durata cinque set come nel 2017, il nome da iscrivere
Odi et Amo: Nadal e gli Australian Open Giorgio Perri Odi et amo è probabilmente il carme più noto di Catullo, poeta romano e rivoluzionario, precursone del classicimo. Il contrasto di sentimenti che l'amore provoca è in realtà anche uno dei tòpoi più comuni nella letteratura mondiale. Ma in una realtà più vicina alla fantasia, decisamente più frivola, c'è chi ha assorbito il principio in maniera estremamente precisa: un bruto in canotta e pinocchietti in terra australe. Tredici i capitoli del romanzo. Uno solo con il lieto fine. Nadal - che agli Australian Open ha collezionato anche due ritiri e quattro finali - non ha mai abbandonato la terra dei canguri in condizioni fisiche troppo felici. Inutile assecondare le prime apparizioni, intervallate dai primi successi sulla terra e dal primo forfait nel 2006, la maledizione australiana di Nadal inizia davvero nel 2008. Da Tsonga alla cavalcata vincente nel 2009. Dalla prima semifinale in carriera sul blu della Rod Laver Arena al guizzo con Federer. Passando per la maratona con Verdasco. La prima, e forse ultima, volta del campione di Manacor agli Australian Open nell'annus horribilis. Quello della prima sconfitta in assoluto sulla terra di casa. Nell'anno della riconferma - in condizioni fisiche assai precarie - affanna poi fino ai quarti di finale prima di soccombere con Murray ai quarti e di alzare bandiera bianca a inizio terzo set per un problema al ginocchio. Rafa arriva in Australia nel 2011 con l'obiettivo di
chiudere il cerchio. In cascina i successi sulla terra di Bois de Boulogne, sul prato di Church Road e sul cemento di Flushing Meadows. Un fastidio muscolare alla coscia sinistra si rivela però fatale ai quarti di finale. Nadal porta a termine il match con Ferrer per una pura questione di rispetto. A stringere la mano all'amico - e compagno di Davis - ci arriva quasi in lacrime. Il 2011 è anche l'anno delle sei sconfitte consecutive in finale con Djokovic, due delle quali a cavallo tra Wimbledon e New York. Nel 2012 la sfida si ripropone nel Major: Nadal ha già griffato i nomi di Berdych e Federer sul taccuino delle vittime e in finale, forse per la prima volta dal 2010, ci arriva da favorito. Avanti 4-2, su una situazione di 15-15, il maiorchino propone una palla abbastanza complicata al serbo dopo una buona prima di servizio: nei pressi della rete sbaglia però un comodo rovescio. Quello della svolta. Rafa non azzanna la quando sente
l'odore del sangue e da predatore diventa preda.
Verdasco scrive una pagina della Rafa's Curse
Cade, poi, dopo 5 ore e 53 minuti nella finale
con 6 anni di ritardo. La vendetta vale al
Major più lunga della storia e rimanda ancora
maiorchino la prima sconfitta all'esordio in uno
una volta l'appuntamento con il secondo sigillo in
Slam dal 2013. Fa meno male, ma pesa sul
Australia.
fardello dell'annata in maniera preoccupante. Per ogni storia che nasce, ce n'è una che muore.
Paradossalmente non è il passo falso più
Più banalmente, c'è un vincitore per ogni vinto.
doloroso. Nel 2014 la sorte è decisamente più
Nel 2017 a indossare le vesti più sgualcite è
beffarda. Rafa fa il suo ritorno a Melbourne dopo
proprio Nadal. Il tutto al termine di una delle finali
il secondo forfait in carriera: all'atto conclusivo
più simboliche della storia del tennis. Il
trova Wawrinka. Reduce da uno storico successo
maiorchino ha l'opportunità di cambiare il volto
ai danni del campione uscente ai quarti, e alla
della sua personalissima storia di amore-e-odio
prima finale in carriera in un Major, l'elvetico sfata
con gli Australian Open: ha l'opportunità (con un
il tabù Nadal dopo dodici sconfitte consecutive.
break di vantaggio a inizio quinto set)
Per Rafa è uno psicodramma: la schiena cede
prettamente fisica di battere Federer. Dopo un
dopo un set. Il numero uno del mondo riesce
torneo storico. Ma non ci riesce. E al ritorno,
miracolosamente a forzare la questione al quarto
probabilmente il più complicato, con la strada
prima di lasciarsi sballottarre da un lato all'altro
spianata verso la finale (favorita da un tabellone
del campo in attesa di dichiarare resa.
piuttosto agevole) si ferma davanti a Cilic e a un problema muscolare. L'ennesimo in Australia.
Nel 2015 sopravvive al carneade Smyczek nelle fasi iniziali del torneo, non a Berdych nei quarti.
Chung unisce la Corea Alessandro Mastroluca
Ha iniziato l’Australian Open copn la cinquantesima vittoria nel circuito maggiore. L’ha chiuso con i segni del successo e dello sforzo, con la centesima partita in carriera. A 21 anni, Hyeon Chung è già il coreano con la miglior classifica di sempre. E ha di fronte nuove, grandi destinazioni. Ma non
buona per alimentare l’orgoglio italico che vive di luce riflessa. Ha messo la Corea del Sud, prima delle Olimpiadi invernali, leva perfetta per ragionar di diplomazia e far avanzare le relazioni internazionali, al centro di un pezzo della geografia sportiva. L’Asia, la regione che più sta crescendo, il mercato che il tennis e non solo più inseguono in una pionieristica corsa all’Est, non è solo la Cina di Li Na o il Giappone di Kei Nishikori. Con la vittoria alle Next Gen Finals, Chung è diventato il quarto coreano a
chiamatelo nuocvo Djokovic.
giocarsi una finale di un torneo sotto l’egida
Sulle spalle dei giganti, Chung è arrivato col
regolamentari a Milano non fossero assegnati
merito di chi a tennis ha iniziato per caso, perché inseguire le palline, gli avevano detto, sarebbe stato utile per contenere i suoi problemi di vista. Ha cancellato l’orizzonte tracciato da una finale junior di Wimbledon
ATP, benché viste le innovazioni punti. Solo Hyung-Taik Lee, il coreano con il miglior best ranking di sempre prima di Chung, poteva vantare un titolo ATP, a Sydney nel 2003 in finale su Juan Carlos Ferrero. E solo altri due hanno giocato una finale, Duk-Hee Lee (1982 Fort Myers), solo
quasi omonimo del giovane che prova a farsi
lunga il match di uno Slam più visto di sempre
strada da non udente , e Yoon-Jeong Cho
nell’intera nazione.
(2002 Pattaya, 2003 Auckland, 2006 Canberra). La Corea, ha raccontato l’editor di Tennis Chung, primo coreano in semifinale in uno
Korea, Leo Seungwon Baek, “ha invidiato a
Slam, si è preso un posto nella storia anche
lungo il successo di Kei Nishikori”. Ora che
grazie al successo su Djokovic, il terzo contro
Chung ha raggiunto la semifinale
un top 20 all’Australian Open, primo torneo in
dell’Australian Open è diventato famoso come
cui ha vinto cinque partite di fila (ha firmato
Yuna Kim, stella del pattinaggio artistico, oro
una serie più lunga, composta però da quattro
olimpico a Vancouver 2010 con tanto di
vittorie in due incontri consecutivi di Davis fra
record del mondo e argento a Sochi 2014, e il
settembre 2014 e marzo 2015 e il secondo
nuotatore Tae-hwan Park.
turno a Miami). Ma come è riuscito a trasformare il suo Il più giovane semifinalista Slam dai tempi di
percorso in una storia di dedizione e
Cilic a Melbourne nel 2010, ha cambiato la
successo? Nelle cinque vittorie a Melbourne,
percezione del tennis in Corea. La vittoria su
la semifinale contro Federer giocata con i
Djokovic, si legge sul sito dell’Australian
segni di vesciche vecchie e nuove a
Open, ha attirato davanti al canale tv JTBC un
menomarne i movimenti fino al ritiro offre
pubblico quattro volte superiore alla finale
naturalmente meno indicazioni, Chung ha
Federer-Nadal dell’anno scorso: è di gran
giocato 166 scambi oltre i 9 colpi, il 16% di
tutti i punti giocati. Più la battaglia da fondo si
prospettive di successo.
allunga, più aumentano le sue probabilità di vincere il punto. Non a caso, il 55% di punti vinti
Chung, che a Melbourne ha trasformato il 47%
da fondo lo rendeva il migliore a Melbourne in
delle palle break, un significativo 5% in più
questo particolare distretto del gioco.
rispetto alla sua media del 2017, ha evidenziato anche notevoli miglioramenti con la seconda che
Eppure, non è questo l’atout principale che ha
nel primo Slam dell’anno gli ha consentito di
elevato Chung a semifinalista con la più bassa
ottenere il 57% di punti. Rimane, però, sotto il
classifica all’Australian Open dai tempi di Marat
50% nelle ultime 52 settimane: le grandi
Safin nel 2004. È l’efficacia in risposta. Il
destinazioni, che non sono già tutte descrigtte,
coreano, numero 29 del mondo, è fra i primi dieci
cominciano da qui.
nel Leaderbord ATP, l’indicatore che misura il rendimento in termini di punti vinti contro prima e
E l’effetto positivo già si vede. Si rispecchia
seconda, palle break convertite e percentuale di
nell’interesse che si risveglia in una nazione da
break ottenuti.
51 milioni di abitanti, nella motivazione riflessa che può illuminare la strada di Duckhee Lee,
La strada è quella giusta. Fino al 2010, chi ha
arrivato al numero 3 del ranking junior, che
chiuso l’anno al numero 1 aveva anche il miglior
Chung ha sconfitto nella finale di un Challenger a
rendimento al servizio. Ma nell’ultimo decennio è
Taiwan alla fine del 2016. L’effetto coda lunga,
l’efficienza in risposta il miglior indicatore delle
che in economia rappresenta la profittabilità di
una strategia di vendita basata sulla commercializzazione di un gran numero di prodotti con pochi fruitori ciascuno, si fa sentire anche nel tennis, anche là dove non costituiva lo sport nazionale. L’entusiasmo che si sta creando. Può far bene anche a Soonwoo Kwon, compagno di scuola di Duckhee Lee, che ha vinto l’Australian Open Asia-Pacific Wildcard Playoff a Zhuhai lo scorso dicembre dopo aver chiuso il 2017 con 27 vittorie e 17 sconfitte nei Challenger. E magari estendersi alla quindicenne Sohyun Park, la più futuribile delle giovani coreane, che spera di seguire le orme di Yoon-Jeong Cho (No.45 nel 2003) e Sung-Hee Park (No.57 nel 1995). I coreani, scrive il giornalista britannico Michael Breen, sono abituati alle contraddizioni e all’alternanza di destini. Il tennis si fa metafora e specchio di un tratto chiave della dodicesima potenza economica del mondo. Merito di un ragazzo che ha iniziato a giocare a tennis perché non vedeva bene. E che ora guarda lontano, molto lontano. Senza bisogno di paragoni.
Il nuovo Kyrgios: più concreto e concentrato sul tennis Marco Di Nardo
E' senza dubbio un nuovo Nick
Nelle passate stagioni, erano
mondo, e l'australiano che
Kyrgios quello che stiamo
molto frequenti dichiarazioni
aveva da poco compiuto 19
ammirando negli ultimi mesi. Il
del giocatore di Canberra come
anni, per capire come Kyrgios
giocatore australiano aveva
"non amo il tennis, meglio il
potesse già essere certo delle
messo in mostra un talento
basket", o ancora "entro i 27
proprie qualità sin dai
incredibile sin da giovanissimo,
anni mi ritiro", che a tutto
primissimi anni di carriera.
dimostrando di poter battere
facevano pensare, meno che
tutti i migliori giocatori del
ad un tennista concentrato sul
Ma la scarsa voglia di allenarsi,
mondo, ma allo stesso tempo
proprio lavoro. Eppure i
il concedersi troppe libertà,
di poter uscire completamente
risultati, anche se in maniera
hanno portato Nick ad ottenere
dal campo, smettendo di
discontinua, arrivavano: basti
risultati molto altalenanti. Il suo
giocare e venendo travolto da
pensare alla vittoria su Rafael
talento, come abbiamo già
avversari contro i quali
Nadal a Wimbledon 2014, con
detto, è infatti dimostrato da
dovrebbe teoricamente vincere
il maiorchino che in quel
partite incredibili giocate contro
senza problemi.
momento era il numero 1 del
i migliori del mondo. Andando
a vedere la situazione di
anche di trovare un gran
Kyrgios negli head-to-head
numero di titoli nella sua
contro i tennisti che hanno
bacheca, invece sono solo
scritto la storia degli ultimi 15
quattro, ed erano tre fino alla
anni, si scopre che il giocatore
fine del 2017. Questo perché
australiano non teme nessuno:
non è (o almeno non era) mai
perfetta parità contro Roger
riuscito a trovare un equilibrio
Federer (1-1), ed entrambi gli
nel suo rapporto con
scontri diretti sono stati giocati
l'allenamento, la preparazione
su 3 tie-break (6-7 7-6 7-6 in
mentale e fisica ad uno sport
favore di Kyrgios a Madrid
che richiede la massima
2015, 7-6 6-7 7-6 Federer a
concentrazione su ciò che si
Miami 2017); contro Nadal è
sta affrontando.
indietro per 2-3, ma lontano dalla terra rossa (dove Rafa è
La svolta mentale di Kyrgios,
avanti praticamente contro
per sua stessa ammissione, è
chiunque), lo score è di 2-1 in
arrivata nella prima parte del
favore dell'australiano; infine, Nick è avanti per 2-0 contro Novak Djokovic, anche se entrambi gli incontri sono stati disputati nel 2017, periodo non felicissimo per il serbo. L'unico giocatore che sembra davvero riuscire a dominarlo costantemente, stando al riscontro degli H2H, è Andy Murray, che lo ha superato 5 volte su 5. Ma è innegabile che Kyrgios sia in grado di giocarsela contro tutti. Ad uno score di questo livello contro Federer, Nadal e
Djokovic, non corrisponde però un livello di tennis alto mantenuto per tutta la stagione. Anzi, nei primi anni di carriera Kyrgios ha fatto fatica a mantenere un certo livello anche all'interno di uno stesso incontro o torneo. Citati i precedenti numeri, ci si aspetterebbe infatti di parlare di un giocatore che riesca senza problemi a stare in Top-10. Invece Nick è arrivato al massimo al numero 13 del Ranking ATP nella parte finale del 2016. Ci si aspetterebbe
2017, dopo la sconfitta subita contro Andreas Seppi nel secondo turno dell'Australian Open. Un match in cui Nick era andato avanti per due set a zero, arrivando anche al match-point nel quinto set, prima di essere sconfitto per 10-8. Una sconfitta molto dura da digerire, ma da cui il giovane australiano ha saputo ripartire con una nuova mentalità, smettendo di lamentarsi continuamente in campo e lasciare spazio ai suoi avversari senza lottare fino alla fine. Da lì sono arrivate le due
vittorie contro Djokovic ad
progressi di Kyrgios, che è sulla strada giusta per diventare uno dei
Acapulco e Indian Wells, e la
migliori giocatori del mondo in un futuro ormai non più così lontano.
prima finale in un Masters 1000, a Cincinnati. In queste prime settimane della nuova stagione, si è però visto un ulteriore passo in avanti fatto dal giocatore di Canberra. Ha aperto la sua annata vincendo il titolo a Brisbane, rimontando in tre occasioni un set di svantaggio, e battendo tra gli altri Grigor Dimitrov in semifinale. All'Australian Open, pur passando quasi inosservato, oscurato dalle imprese di Hyeon Chung, Kyle Edmund e Tennys Sandgren, Nick ha disputato un ottimo torneo. Ha superato senza problemi due turni, poi ha battuto Jo-Wilfried Tsonga in 4 parziali molto combattuti (7-6 4-6 7-6 7-6), e infine è stato sconfitto da Dimitrov in una delle partite più belle del torneo: all'australiano non sono bastati 37 aces, e due rimonte da 3-5 (nel secondo e nel quarto set), nel 7-6 7-6 4-6 7-6 con cui è stato battuto dal tennista bulgaro. Ma l'essere rimasto in partita fino alla fine, ha confermato i
Novak Djokovic, nervi d'acciaio all'Australian Open Akshay Novak Djokovic, sei volte vincitore dell'Australian Open, ha giocato tanti match emozionanti a Melbourne. Il serbo ha dimostrato resilienza, autocontrollo e desiderio di vincere in molte occasioni: ecco alcune delle sue vittorie più straordinarie all'Australian Open.
Stan Wawrinka (2013, quarto
disputato la più incredibile delle
turno)
finali, durata quasi sei ore.
Punteggio: 1–6, 7–5, 6–4, 6–
Quel match è ancora la finale
7(5), 12–10
Slam più lunga di sempre, ed è
In una battaglia durata oltre
destinata a rimanerlo a lungo.
cinque ore, Wawrinka e
Dopo 80 minuti di tennis
Djokovic hanno offerto il meglio
accattivante, Nadal vince il
del loro tennis. Wawrinka ha
primo set, come non era
giocato uno dei match della
riuscito a fare negli ultimi tre
sua carriera, e avrebbe
confronti contro il serbo.
imparato moltissimo su cosa
Djokovic alza il suo livello di
significhi competere a quel
gioco nel secondo e nel terzo
livello così elevato. Stan
set. Nadal rimonta, vine il
avrebbe imparato molto anche
quarto e allunga 4-2 nel quinto
su se stesso come persona.
ma un paio di errori permettono
Ma Djokovic, che è il maestro
al Djoker di rientrare in partita e
delle partite lottate, ha aggirato
imporsi in 5 ore e 53 minuti.
il pericolo e stampato una serie di vincenti per centrare un
Andy Murray (2012,
successo memorabile.
Semifinale) Punteggio: 6–3, 3–6, 6–7(4),
Rafael Nadal (2012, Finale)
6–1, 7–5
Punteggio: 5–7, 6–4, 6–2, 6–
La semifinale contro Murray ha
7(5), 7–5
mostrato un tennis di qualità
Nadal e Djokovic hanno
anche maggiore rispetto alla
finale di quell'anno. Il Djoker ha spinto la sua rivalità contro lo scozzese su un altro piano nel 2012: e tutto cominciò con questa sfida. Murray perde presto il primo parziale ma si trova avanti due set a uno. Con la prospettiva concreta di una terza finale consecutiva, Murray sente un po' la paura, la tensione, e cede il quarto set 6-1. Nel quinto il serbo pregusta il successo sul 5-2, ma lo scozzese rientra un'ultima volta fino al 5-5. Djokovic però è più solido e conquista la finale.
Juan Martin Del Potro, il vero rivale dei Fab Four? Akshay L'ex numero 4 del mondo, Juan Martin Del Potro, è abituato a sentirsi ripetere che può tornare fra i primi cinque o in top 4. La Torre di Tandil, come è meglio conosciuto, ha tutto per battere i migliori quando è in giornata. Le variazioni nel suo gioco l'hanno portato a conquistare il suo finora unico Slam a 21 anni, battendo Roger Federer allo Us Open 2009. Ma non appena è stato etichettato come il prossimo grande campione, gli infortuni hanno iniziato a perseguitarlo. I problemi al polso l'hanno costretto a giocare solo tre tornei in tutto il 2010. Ma come tutti sappiamo Del Potro è un lottatore, che con la sua forza di volontà, la sua determinazione è tornato alle soglie della top 10, dove meriterebbe di rimanere. Contrariamente ad altri tennisti che, alle spalle dei Fab Four, faticano a sconfiggere i propri demoni, Del Potro riesce a rimanere calmo anche nelle situazioni più difficili. Il rispetto che ha sempre mostrato per gli avversari si è tradotto nell'ammirazione che molti hanno per lui. Un rispetto che ha generato senza doverlo chiedere, grazie alla sua umiltà. Non molti giocatori hanno dato per scontate le qualità di Del Potro, e non l'hanno mai considerato fuori dai giochi solo per la sua
classifica. Come tutti i campioni, l'argentino è tornato a scalare la classifica dopo l'infortunio e sta mettendo in difficoltà i grandi nei tornei che contano. Il suo desiderio di tornare almeno al suo best ranking di numero 4 toccato nel 2011 può trasformarlo in un giocatore ancora più imprevedibile, una qualità che potrebbe sfruttare nell'immediato futuro. Se ritrova la misura nei colpi da fondo, per i suoi avversari arriveranno tempi difficili. Del Potro ha anche la tendenza a mescolare l'aggressività da fondo con un elegante gioco di volo. L'argentino, che deve ancora vincere un Masters 1000, si prepara a una stagione che si preannuncia molto promettente. Cosa dobbiamo aspettarci? Solo il tempo ce lo dirà.
L'Happy Slam di "Sweet Caroline" Wozniacki Alessandro Mastroluca
Strong is beautiful. Forte è bello. Aveva scelto
che non dorme nel segno di un'amicizia
Caroline Wozniacki, la WTA, per illustrare lo
poetica. Ha atteso la prima finale fra due
spirito dei tempi, quando la danese era la
giocatrici che si sono trovate a un punto dalla
numero 1 senza Slam all'attivo. Il marchio di
sconfitta lungo il percorso, ha atteso di trovare
una differenza, un segno di orgoglio quello
un'avversaria come Simona Halep, con lo
slogan, di tutto il circuito. Una storia che non
stesso identico umore, con le stesse identiche
sarebbe mai nata senza Billie Jean King, che
tensioni, le stesse motivazioni, le stesse
cinquant'anni fa in Australia vinceva l'ultimo
paure, e la divisa di un altro colore, per
Slam pre-Open. E premia la vincitrice del
completare un trionfo che cambia la storia.
200mo Slam Open, quella stessa Caroline Wozniacki che con altra consapevolezza e
Più dei ringraziamenti della famiglia reale,
ritorna numero 1 dopo sei anni, l'attesa più
conta quanto mostrato in campo. Contano i
lunga da quando esiste il ranking
soli 40 errori di rovescio in 1006 punti
computerizzato.
complessivi giocati in sette partite, sottolinea Craig O'Shannessy sul sito dell'Australian
Una vittoria, scrive Louisa Thomas sul New
Open. È questo che ha reso Wozniacki,
Yorker, che è anche una vendetta, un
l'ottava giocatrice per partite vinte negli Slam,
prepotente riscatto. Un trionfo da celebrare
la dodicesima giocatrice a conquistare il primo
senza asterischi per l'assenza di Serena
titolo Slam negli ultimi 31 major dopo
Williams. “È come se le giocatrici avessero
Schiavone (2010 Roland Garros), Li (2011
reagito alla sua assenza rispondendo per via
Roland Garros), Kvitova (2011 Wimbledon),
implicita alla sfida che ha lanciato col suo
Stosur (2011 US Open), Azarenka (2012
gioco: colpisci più forte. Servi più forte. Corri
Australian Open), Bartoli (2013 Wimbledon),
più veloce. Spingiti più lontano. E non perdere
Pennetta (2015 US Open), Kerber (2016
il coraggio”.
Australian Open), Muguruza (2016 Roland Garros), Ostapenko (2017 Roland Garros),
Ha aspettato 43 Slam per mostrare quel
Stephens (2017 US Open).
coraggio, solo Flavia Pennetta ne ha giocati di più prima del primo, unico, iconico trionfo nella notte della Little Italy che diventa
Conta l'impressione di resilienza lasciata
enorme, che abbraccia il mondo nella città
contro una Simona Halep sempre più
beckettiana, che non smette di provarci ma
Il ritorno in top 10 di Kerber, risultato della
fallisce ancora, e fallisce meglio. Nella prima
prima semifinale Slam dal titolo allo Us Open
finale Slam fra una numero 1 e una numero 2
2016, è il miglior regalo per i suoi trent'anni.
del mondo che ancora non hanno Slam
La tedesca ha subito la prima sconfitta
all'attivo, Halep ha forgiato lo spirito
stagionale nell'undicesima sfida in carriera
competitivo in direzione di una più evidente
contro una numero 1 del mondo (ha battuto
serenità, di un perfezionismo latente ma meno
solo Serena Williams nella finale di Melbourne
stringente, di un approccio più propositivo.
di due anni fa), ma il cambio di coach, la
Prima della semifinale, spiccavano i 273 punti
scelta di affidarsi a Wim Fissette, e la serenità
contro i 182 persi negli scambi chiusi entro i
che nasce dall'assenza di pressioni e di
quattro colpi, un livello di dominio che non si
ambizioni, pagano eccome.
rispecchiava nei punti di media lunghezza. Lo Slam delle sorprese non ha mancato I 90 vincenti fra la semifinale contro Kerber,
anche quest'anno, soprattutto nella prima
che già si candida a match dell'anno, e la
settimana, di aggiungere capitoli e prove a
finale, danno la misura della diversità che più
sostegno dell'imprevedibilità che regna Down
soddisfa Darren Cahill. Se contro Ostapenko
Under. Prove come il percorso di Elise
a Parigi, Halep si era persa per dieci minuti
Mertens, nessuna parentela con il Dries che
buoni dopo un errore di dritto a metà del
fa sognare il Napoli di Sarri, la diciottesima
secondo set senza mai ritrovarsi, stavolta non
giocatrice a festeggiare la prima semifinale
ha abbandonato chiarezza di vedute di
Slam negli ultimi 19 major giocati.
intenzioni.
Numero 127 del mondo alla vigilia dell'Australian
gruppo ristretto che comprende solo Anna
Open 2017, prima belga in una semifinale Slam
Chakvetadze, Kim Clijsters, Justine Henin,
dai tempi di Flipkens a Wimbledon 2013, 26ma
Martina Hingis e Maria Sharapova. Ma il
non testa di serie a spingersi così avanti in uno
successo all'esordio su Venus resta un isolato
dei quattro tornei più importanti in calendario,
fiore non colto e la svizzera di ritorno lascia il
Mertens ha battuto per la prima volta in carriera
ruolo di fenomeno di precocità a Marta Kostyuk,
due teste di serie di fila e continuato la scalata in
la più giovane di sempre nel main draw
classifica e guadagnato 17 posizioni. Il Belgio ha
dell'Australian Open.
così ritrovato una top 20 che mancava dal 2014.
Ha passato tre turni di qualificazioni, ha battuto Shuai Peng diventando la più precoce a passare
Melbourne ha rivitalizzato per un giorno Belinda
un turno da Martina Hingis che raggiunse i quarti
Bencic, sesta giocatrice a battere Venus e
nel 2005. E non si è accontentata. Ha battuto
Serena Williams prima di compiere i 21 anni, un
Olivia Rogowska, che due partite di fila in uno
Slam non le ha vinte mai, e al terzo tentativo è la
spagnola ha incassato i rovesci lungolinea
più giovane al terzo turno di uno Slam dal 1997,
anticipati a due mani di Su-wei Hsieh, che torna
dalla prima storica semifinale di Mirjana Lucic,
negli ottavi a Melbourne a dieci anni dalla prim
allora non ancora coniugata Baroni, allo Us
volta, battendo anche la veterana Radwanska.
Open. Promessa della ginnastica acrobatica dai
L'americana, semifinalista nel 2016, esce dalla
5 agli undici anni, la sua carriera, proseguita col
top 10 come Johanna Konta. Una conclusione
titolo nell'ITF da 60 mila dollari di Burnie e
amara per un torneo iniziato con uno strano
l'ingresso fra le prime 300 del mondo, promette
presagio di sventura, il warning che il severo
esperienza e mistero per tutta la strada.
Fergus Murphy le assegna perché non aveva voluto entrare in campo prima di finire la sua
Due le grandi delusioni dello Slam che segna
banana. Resterà uno dei momenti più curiosi di
l'uscita di Serena Williams dal ranking WTA.
uno Slam che celebra un lungo inseguimento, un
Garbine Muguruza e Coco Vandeweghe. La
mistero senza fine bello.
Caroline Wozniacki e il Numero 1, un ritorno da record Akshay Dopo uno splendido inizio di carriera, la danese Caroline Wozniacki non è riuscita a mantenersi all'altezza delle aspettative. Solo con il trionfo all'Australian Open 2018 è riuscita ad allontanare le critiche che le hanno addossato quando è diventata numero 1 del mondo senza aver conquistato ancora un titolo dello Slam. Merito delle avversarie che sono cresciute o della sua mentalità? Wozniacki ha giocato il suo primo torneo da professionista nel 2005, a 15 anni. Ha iniziato presto a scalare la classifica fino a occupare il posto di numero nell'ottobre 2010, a vent'anni.
Aveva grandi ambizioni e un gioco solidissimo
campionessa e le aspettative crescono. È
che costringeva le avversarie a sudare per
difficile per le avversarie riuscire a spezzare la
vincere ogni singolo punto contro di lei.
sua consistenza da fondo. Il suo gioco è infatti centrato su aspetti difensivi: anticipo, capacità
La scalata: 2008-2010
di coprire il campo, agilità negli spostamenti
La scalata di Wozniacki arriva in una fase in cui
sono i suoi punti di forza, aspetti decisamente
non c'è una chiara numero 1 del mondo. Nel
migliori degli altri.
2008 si alternano infatti in vetta alla classifica Justine Henin, Maria Sharapova, Ana Ivanovic,
Il suo regno: ottobre 2010 – gennaio
Jelena Jankovic e Serena Williams. Caroline
2012
Wozniacki viene premiata come Newcomer of
Alla fine del 2010, con l'assenza della numero 1
the Year, Matricola dell'Anno, per i progressi in
Serena Williams, Wozniacki capitalizza
classifica e i tre titoli vinti nel circuito maggiore.
l'opportunità che le si presenta. Arriva in fondo
La danese inizia ad essere avvertita come
in quasi tutti i tornei che disputa e raggiunge
un'avversaria ostica e con un promettente
quel che ogni giocatrice aspira a ottenere, salire
futuro. Nel 2009, la danese ha giocato più finali
in testa alla classifica. Avrebbe poi mantenuto il
di tutte ed è arrivata a giocarsi il titolo per la
numero 1 fino a fine stagione.
prima volta in uno Slam allo Us Open. Il pubblico la vede come la prossima grande
Wozniacki diventa la quinta giocatrice ad
occupare il vertice del ranking senza un titolo Slam all'attivo. La principale concorrente in quel momento è Vera Zvonareva. Il pubblico si convince delle sue qualità, le manca solo quel titolo in un major che spegnerebbe le critiche degli esperti, già pronti a mettere in dubbio le sue effettive possibilità di vincere uno Slam. Il 2011 inizia con la semifinale all'Australian Open, persa dopo aver mancato un match point contro Li Na. Anche se vince sei titoli in quella stagione, gli esperti dubitano delle sue capacità di vincere le grandi partite. La continuità di rendimento nel corso della stagione le permette di chiudere l'anno da numero 1 davanti a Petra Kvitova. Ma le critiche aumentano, la accusano di essere troppo difensiva. Intanto, nel circuito WTA brillano Kvitova e Victoria Azarenka, vicine a detronizzare la danese.
La caduta: gennaio 2012 – maggio
quanto infruttuosi cambi di allenatore . Le sue rivali ormai conoscono il suo gioco e riescono a sconfiggerla sempre più spesso. Nel corso dell'anno, Wozniacki esce dalle prime 10 ma
2017
chiude la stagione in top 10 grazie a due titoli
Azarenka la scavalca in classifica dopo il
negli ultimi mesi. Il suo talento non è in
trionfo all'Australian Open 2012. Wozniacki
discussione. La questione riguarda l'assenza di
vive un periodo difficile, con le avversarie che
fiducia in sé stessa al momento di superare
giocano sempre meglio e i suoi continui
l'ultimo ostacolo.
La resurrezione: da maggio 2017 a oggi In una stagione in grado di ridefinire la sua carriera, Wozniacki ha alzato l'asticella nel 2017. Ha vinto più partite di tutte, ha vinto le WTA Finals di Singapore in finale su Serena Williams e ha chiuso l'anno fra le prime 3 del mondo. La nuova fiducia e la nuova dedizione verso la vittoria l'hanno portata a conquistare il tanto atteso primo Slam a Melbourne in finale su Simona Halep e tornare numero 1 per la prima volta dal 2012. è l'attesa più lunga fra due periodi in testa alla classifica da quando esiste il ranking computerizzato, introdotto nel 1975. Ora, ancor più di prima, sarà interessante vedere dove sarà Wozniacki a fine stagione.
Mladenovic, allora numero 19 del mondo. Resta comunque un ottimo inizio dopo 15 mesi di squalifica.
Come sta andando il rientro di Maria Sharapova? Veronica Bruno
Nel 2017, Sharapova ha giocato solo otto tornei e in tre di questi ottiene buoni risultati. Allo Us Open batte la futura numero 1 Simona Halep all'esordio e supera tre turni. Flushing Meadows è anche il primo torneo in cui entra direttamente in tabellone grazie alla sua classifica. I successi a New York legittimano la sua presenza nel main draw e alimentano la sua fiducia, che la porta in autunno a conquistare il suo primo titolo dopo la squalifica.
Il trionfo in Cina Sharapova ha capitalizzato l'ottavo di finale a New York centrando il primo titolo a Tianjin, un
Il rientro di Maria Sharapova ha prodotto risultati altalenanti nel 2017. Al ritorno dopo i 15 mesi di sospensione per positività al meldonium, la russa sperava in una ripresa con meno difficoltà. Ma anche se la strada ha presentato più ostacoli del previsto, restano
successo che le ha permesso di rientrare in top 60. Anche se nel suo percorso fino alla vittoria non ha affrontato avversarie classificate sopra la posizione numero 25, il titolo la fa rientrare nel gruppo delle giocatrici da seguire nei primi mesi del 2018.
molti segnali che fanno ben sperare i suoi tifosi e ne fanno una delle candidate per vincere almeno un major nel 2018. Ma vediamo come è andato finora il suo ritorno nel circuito.
Risultati nei tornei La cinque volte campionessa Slam ha iniziato bene a Stoccarda, il suo primo torneo, un evento che ha già conquistato in passato. In tabellone senza classifica grazie a una delle tante contestate wild card, ha esordito il giorno dopo la fine della squalifica e battuto prima Roberta Vinci, poi Ekaterina Makarova. Arriva fino in semifinale, prima di cedere a Kristina
Le polemiche per le wild card Molti tornei, sfruttando il peso del suo nome, le hanno concesso wild card, fra cui Roma, Madrid e Toronto, dove con la sua bassa classifica non sarebbe mai riuscita a entrare direttamente in tanellone. Di conseguenza, avrebbe avuto meno occasioni di migliorare così presto il suo ranking. Questo percepito favoritismo, però, ha spinto diverse top player a lamentarsi per il trattamento riservato alla russa, fra cui Caroline Wozniacki e Genie Bouchard che non hanno esitato a chiamarla
“imbrogliona”. E certo non ha aiutato la risposta
storto il naso nel rivederla lì così presto. Non i suoi
del suo agente che ha ignorato quelle lamentele
tifosi, felici di ritrovarla in campo. E stavolta anche
che arrivavano, a suo dire, da “giocatrici di
le sue avversarie hanno avuto meno da ridire,
secondo piano”.
essendo in tabellone da numero 48 del mondo, per la sua classifica, senza alcun tipo di favore.
Rientrare negli Slam, però, si è rivelato più difficile. Il Roland Garros, facendo leva sulla sua
Forse sentono che abbia pagato abbastanza l'anno
politica anti-doping, le ha negato la wild card. A
scorso, che abbia mostrato un po' di umiltà quando
Wimbledon, gli organizzatori si sono divisi: alcuni
si è trovata sotto una pioggia di critiche. Sharapova
erano favorevoli a concederle un invito, altri
ha iniziato il 2018 con la semifinale a Shenzhen,
appoggiavano la decisione dello Slam parigino.
segno che questa può davvero essere la stagione
Alla fine, la russa ha deciso di non richiedere la
della svolta, a due anni dal momento più buio della
wild card annunciando che avrebbe disputato le
sua carriera. Ora sta solo a lei continuare sulla
qualificazioni ma ha poi saltato l'intera stagione
strada tracciata l'anno scorso.
sull'erba per un lieve infortunio alla coscia. È riuscita comunque a risalire nel ranking entrando nel main draw allo Us Open: a fine torneo era di nuovo numero 104.
La scalata in classifica Maria Sharapova, numero 258 dopo il primo torneo a Stoccarda, è rientrata in top 200 alla fine della stagione sul rosso e dopo aver raggiunto la seconda settimana allo Us Open si è presentata a Tianjin da numero 86. Il titolo le ha permesso di chiudere l'anno al numero 57.
Bentornata Due anni dopo essere stata trovata positiva ai controlli antidoping all'Australian Open, Sharapova continua a generare titoli, ma allo stesso tempo sembra che in diversi modi sia stata perdonata. Vista l'assenza di Serena Williams e Victoria Azarenka, gli organizzatori del primo Slam dell'anno hanno chiesto a lei, alla campionessa del 2008, di partecipare alla cerimonia del sorteggio insieme a Roger Federer. Certo, è sempre una coppia di campioni del passato a presenziare, ma in molti hanno
È difficile credere che Belinda Bencic abbia solo vent'anni. Ne sono passati tre da quando a 17 è
Il mondo ha bisogno di Belinda Bencic Dominic J Stevenson
entrata in top 10 e ha raggiunto un best ranking di numero 7. Ritrovarla in una posizione ancora più alta dopo quella che i Beatles chiamerebbero una “long and winding road” è solo questione di tempo. Ha il gioco per riuscirci, ha un carattere gradevole e un mentore come Roger Federer che con lei ha rappresentato la Hopman Cup a gennaio. Dopo aver mostrato il suo potenziale ed essere stata etichettata come la nuova gramde promessa del tennis mondiale, Bencic ha sofferto diversi infortuni che ne hanno rallentato il progresso. Ora che è tornata, però, che il suo tennis si sta rivedendo, è difficile negare che abbia le
possibilità di arrivare in vetta al ranking.
il dinamiso e il fascino, si è rivelata l'allieva perfetta di un maestro così dotato. Di sicuro, ha
Anche se la sua striscia di vittorie consecutive
funzionato, e niente sembrava fuori posto.
con cui ha chiuso il 2017, vincendo tre titoli
Certo, ci sarà anche un gap generazionale fra i
mentre le altre si abbronzavano in spiaggia,
due, ma Bencic ha perfettamente completato la
continuata con i primi tre incontri nel round
coppia con Federer che ha rivinto il titolo a
robin di Hopman Cup, si è fermata contro
diciassette anni dal suo ultimo successo con
Angelique Kerber in finale. Ma Bencic e
l'altra grande icona svizzera, Martina Hingis.
Federer hanno comunque conquistato il titolo nel torneo vincendo il doppio decisivo contro la
E veniamo al 2018. Bencic è in forma, solida e
Germania.
difficile da battere. Affronta le prossime sfide che l'attendono come se traesse piacere e
Nella prima settimana dell'anno, Bencic ha
valore dall'esperienza. È una professionista
dimostrato di valere il suo ruolo di partner di
che, seppur giovane, ne ha già viste tante. Non
Roger Federer a Perth, in Australia. Ha messo
ha voluto chiedere wild card, ha scelto il
in mostra la sua gioventù e i suoi punti di forza,
percorso più difficile, la via dei valorosi, per
recuperare il suo posto in top 100 e continuare la scalata al vertice. Al momento di scrivere, Bencic è stata sorteggiata contro la finalista del 2017, Venus Williams, in uno dei primi turni più interessanti del torneo. Un sorteggio sfortunato per entrambe. Bencic, forte della striscia positiva iniziata a fine 2017, si è confermata molto pericolosa e l'ha battuta per la prima volta in carriera. Ma superato il primo ostacolo, non si è rivelata la mina vagante che ci si sarebbe potuti aspettare nei turni successivi. Grazie al suo approccio, al suo potenziale, allo stile di gioco e alle passate esperienze, ora che è rientrata il tennis femminile è molto più ricco. Le interviste, le conferenze stampa così sorridenti ricordano un po' quelle di Ostapenko, che in queste occasioni rispecchia la sua età, così ben nascosta invece in campo. Insieme, stanno portando una
boccata d'aria fresca nel circuito WTA in una fase senza una dominatrice. Magari Serena Williams rientrerà con l'obiettivo di vincere un paio di Slam, ma Bencic e Ostapenko possono ritagliarsi un ruolo importante nel quadro. Se Bencic riuscirà a star lontana dagli infortuni e fare quel che la sua abilità promette, allora solo il cielo è il suo limite. È difficile contestare l'immagine della svizzera come una futura numero 1 con più titoli Slam all'attivo. Certo, le contendenti giovani non mancano, ma Belinda Bencic è ciò di cui il mondo del tennis ha bisogno adesso.
Halep tra alti e bassi Sharada La traiettoria della stagione 2015 di Simona Halep è stata un continuo alternarsi di alti e bassi. Tuttavia, nonostante le difficoltà, non sono mai state in dubbio le sue possibilità di
convenzionale. Quando era una teenager e parlava delle conseguenze positive sul suo gioco dell'intevento per la riduzione del seno non tutti erano convinti. Ma le va dato atto di aver scelto quel che riteneva il meglio per la sua carriera e di aver ignorato lo scetticismo che circondava quella sua decisione personale. Alla vigilia delle WTA Finals, Halep è la sola giocatrice che abbia beneficiato, e che
qualificarsi alle WTA Finals.
continuerà a trarre più benefici di tutte,
Da prima testa di serie, Halep è stata inserita
dall'assenza di Serena Williams. Non perché
nel Gruppo Rosso con Maria Sharapova,
questo comporti una minore qualità nel torneo,
Agnieszka Radwanska e Flavia Pennetta.
ma perché l'anno scorso è stata l'unica a
Delle tre, chi l'ha messa più in difficoltà è
batterla nel round robin, perdendoci poi in finale
Sharapova, che l'ha sconfitta cinque volte in
nella sua prima partecipazione.
cinque confronti diretti. Ma avere un bilancio
Se Halep riuscirà di nuovo a trasformare i
negativo nei precedenti non ha mai frenato
risultati negativi in una striscia positiva a
Halep dal provarci, ed è un fatto che darà il
Singapore, sarà la favorita del torneo anche
massimo a Singapore per cercare la prima
perché molte delle altre contendenti devono
vittoria contro la russa.
combattere con le proprie discontinuità.
Halep è a suo modo una giocatrice non
riconoscimento, Venus
che tanto ha ricordato il 2003,
Williams. Il 2017 della sette
ha mantenuto Venus Williams
volte campionessa Slam è
fra le protagoniste della
senza tempo
stato infarcito di prime volte.
stagione. Una campionessa
Sharada
Ha cominciato la stagione con
che è l'icona della continuità
una sorprendente finale
nel contesto di un circuito
all'Australian Open, in cui ha
tumultuoso. Dopo aver solo
rinnovato la rivalità con la
sfiorato la finale allo Us Open,
sorella Serena. La sua prima
è arrivata a giocarsi il titolo
finale Slam da Wimbledon
alle WTA Finals di Singapore,
2009 ha confermato la
cui si era qualificata a sette
tendenza del primo major
anni dall'ultima volta.
Venus Williams, campionessa
La Federazione internazionale ha annunciato Garbine Muguruza, insieme al connazionale Rafael Nadal, come campionessa del mondo ITF. La spagnola ha vissuto una stagione di successo, in cui ha conquistato il suo secondo Slam, a Wimbledon, ed è
della stagione, che ha visto i campioni più anziani lasciare
Gli intervalli di tempo fra le
indietro i più giovani.
precedenti edizioni disputate da Venus Williams e il suo
Con l'andar della stagione, chi
2017 rappresentano una
prima volta in carriera.
avesse immaginato che
pietra miliare e raccontano la
Venus Williams potesse
storia di una longevità fuori
Tuttavia, c'è almeno un'altra
rallentare dopo l'Australian
dal comune. È chiaramente
giocatrice che avrebbe
Open si sarebbe sbagliato. La
sotto questo aspetto che il
meritato lo stesso
finale raggiunta a Wimbledon,
bisogno di avere una continua
diventata numero 1 per la
presenza di Venus in questo
non dovessero bastare, la
che ha conquistato cinque
sport guadagna ancora più
sua intervista alla rivista
medaglie complessive fra
rilevanza.
Entrepreneur rinforza la
singolo, doppio e doppio
sensazione che, al di là delle
misto, queste non sembrano
Ognuna delle tre sconfitte
ultime delusioni, Venus non
affatto parole lasciate cadere
nelle tre finali Slam disputate
sia affatto pronta ad
lì per caso. Indicano invece
hanno alimentato la speranza
abbandonare il tennis.
uno scopo. Così, nel tentativo di fissare questo traguardo
che Venus possa aggiungere un altro major alla collezione.
“Non ho nessuna intenzioni di
distante ancora qualche
Le sconfitte, pur sempre
dire addio in termi previ. Ci
anno, il 2018 può essere un
difficili da accettare per i suoi
sono all'orizzonte le Olimpiadi
nuovo inizio per Venus
tifosi, evidenziano il suo
di Tokyo del 2020, sto
Williams. L'inizio di un
desiderio di vincere, il suo
pensando di rimanere sul
percorso che potrebbe
incentivo per aspettare e
circuito per giocarle” ha detto,
renderla per molti versi una
continuare a provarci in
specificando chiaramente il
campionessa del mondo.
questa stagione.
suo obiettivo. Considerato
Dal suo punto di vista, la profondità e l'obiettività con cui ha analizzato le sue sensazioni dopo queste tre finali perse, va oltre il pragmatismo di facciata. Guardando le cose da una prospettiva più ampia, è chiaro che anche lei vuole tornare a giocare finali di questa importanza con risultati diversi. E non ha che un modo per riuscirci, mantenere la stessa continuità di rendimento del 2017, in cui è arrivata in fondo ai tornei ed è rientrata fra le prime cinque del mondo per la prima volta in quasi sei anni. E questo ci porta alla questione del suo ritiro. Se le aspirazioni sue e dei tifosi
Quello che rimane
dell’ultimo periodo. Dopo
al meglio delle proprie
dei Fab Four
quanto visto per larghi tratti
possibilità e tornando ad essere
della sua carriera, i suoi
competitivo direttamente a
problemi al ginocchio si sono
Melbourne. Qui sarà l’inguine a
ripresentati lo scorso
impedirgli di andare avanti nel
autunno. Dopo le fatiche di
torneo. Più in particolare, la
New York e la Laver Cup,
risonanza magnetica ha fatto
infatti, lo spagnolo ha voluto
emergere uno stiramento di
giocare anche in Cina,
primo grado al muscolo
vincendo a Pechino e
ileopsoas (che collega la spina
arrivando in finale a
dorsale al femore destro
Shanghai, dove però il fisico
attraverso l’anca), provocando
ha mostrato segni di
solamente uno stop di due
cedimento. Prima dell’ultima
settimane.
partita in Asia, nel 2017 Rafa
Al momento, quindi, Nadal
aveva disputato 74 incontri,
risulta iscritto sia ad Acapulco
vincendone 65. A quel punto,
sia ai Masters 1000 di Indian
però, sono riemersi i guai al
Wells e Miami, nonostante
ginocchio destro, con il
l’attacco di Rafa ai vertici del
numero uno ATP che, per
tennis, rei di programmare
sigillare la prima posizione nel
troppe manifestazioni su campi
ranking, ha voluto giocare
duri. Tuttavia, la questione è
anche a Bercy e Londra,
un’altra e riguarda la qualità
senza però potersi difendere
delle scelte dello staff
Gabriele Ferrara Sono lontani gli anni in cui tutti i Fab Four, o almeno tre di loro, si qualificavano per le semifinali dei tornei dello Slam, circostanze verificatasi quattro volte: Us Open 2008, Roland Garros 2011, Us Open 2011 e Australian Open 2012. Erano le stagioni in cui tutti erano in piena forma fisica, con Federer che era il “vecchietto” di turno e che quasi sempre perdeva i match particolarmente duri sul piano fisico. Adesso è tutto diverso. Lo svizzero ha vinto tre Major negli ultimi 12 mesi ed è sempre più vicino al numero uno delle classifiche mondiali, i suoi avversari più giovani, invece, sono fermi ai box. La fluidità dei suoi movimenti, la capacità di programmarsi nel miglior modo possibile, di ascoltare il proprio corpo, di concedersi riposo e di fare scelte oculate e quasi mai azzardate sono alcune differenze principali tra Federer e i suoi rivali storici, sul cui futuro c’è più di un dubbio.
I problemi di Nadal Nonostante il grandissimo 2017, anche Rafa Nadal non si salva dalla lista degli infortunati illustri
dell’iberico, che da sempre si
chirurgico per cercare di
fino a quando ti sdrai la sera”.
è spinto oltre i propri limiti
risolvere definitivamente i loro
In questo caso non si sarebbe
fisici, stipulando una sorta di
guai rispettivamente all’anca
trattato di un problema di
patto col diavolo: problemi
e al gomito.
natura traumatica, ma di
fisici cronici in cambio di
Il britannico lo ha deciso nei
usura. Lo stile di gioco
vittorie ai massimi livelli. Così
primi giorni del 2018, con il
tendenzialmente difensivo e il
è andata, e così potrebbe
Dr. John O’Connell che lo
modo di colpire sia di dritto
continuare ad andare anche
scorso 8 gennaio lo ha
che di rovescio di Murray
per almeno un’altra stagione,
operato all’anca destra.
hanno fatto sì che, anche in
ma tutto questo potrebbe
Murray crede di poter tornare
questo caso, il fisico
pagarlo ulteriormente in
per la stagione sull’erba, dopo
presentasse il conto.
un’altra vita, quella che
aver giocato sul dolore
Discorso simile per Novak
inizierà tra poco e che lui
proprio subito dopo la fine del
Djokovic, che ha chiuso il
stesso teme che possa
Roland Garros dell’anno
2017 a Wimbledon a causa
essere estremamente
scorso. Come ha rivelato lui
dei problemi ricorrenti al
complicata.
stesso, “provavo dolore già
gomito destro e che lo scorso
da prima di Wimbledon, ora la
3 febbraio ha deciso anche lui
situazione è migliorata ma
di operarsi per risolvere il
mentalmente è
problema. Prima Nole aveva
incredibilmente snervante
provato a competere a
quando ogni volta che
Melbourne, nonostante non
cammini senti l’anca darti il
fosse assolutamente al 100%,
tormento, dal momento in cui
ma, come ha detto lui stesso,
ti svegli e inizi a camminare
“la competizione mi mancava
Le operazioni di Murray e Djokovic Se Atene piange, Sparta non ride. Nel corso dell’ultimo mese, infatti, sia Andy Murray che Novak Djokovic sono ricorsi a un intervento
troppo. Speravo di recuperare a pieno dopo la pausa, ma ho sentito ancora male”. Per farlo – forse anche a causa delle pressioni di qualche sponsor particolarmente influente e non contento di quanto accaduto da luglio in poi -, ha dovuto apportare anche qualche aggiustamento tecnico per quanto riguarda il servizio e il dritto, portando indietro il braccio destro senza sollecitare più del necessario il gomito, tenendolo alto e abbastanza distante dal corpo. Tutto
questo è bastato per arrivare
svizzero avrà bisogno di
partnership con Norman, che
fino agli ottavi di finale del
tempo per comprendere
ha colto Stan alla sprovvista.
primo Slam dell’anno, dove si
quale potrà essere il suo
Dimostrare di essere ancora
è dovuto arrendere di fronte a
reale livello. Non sarà
un grande campione e di
un grande Chung, in una
semplice rivederlo giocare
poter raggiungere le vette
partita in cui si sono
come nel quadriennio in cui è
dell’ultimo lustro anche senza
riacutizzati i problemi di cui
stato assistito da Norman: la
il coach svedese sarà una
sopra.
sua tendenza a ingrassare e
motivazione extra per lui.
Sia per Murray che per
le sue difficoltà nel riprendere
In questo senso, i tornei di
Djokovic sarà importante
confidenza con i fondamentali
febbraio di Sofia, Rotterdam e
vedere se sapranno gestire la
nel breve periodo
Marsiglia daranno già
loro voglia di competere,
suggeriscono che
indicazioni importanti, ma per
senza affrettare i tempi di
occorreranno mesi prima di
saperne di più bisognerà
recupero, così da darsi una
fare valutazioni approfondite
aspettare almeno la stagione
reale chance di poter
e competenti. Ciò nonostante,
sul rosso.
rivincere trofei importanti. Ma
un incentivo da non
non è detto che ciò avvenga.
sottovalutare potrebbe essere proprio la fine della
Il rientro di Wawrinka Non è un bel periodo nemmeno per Stan Wawrinka, che è rientrato nel circuito da poche settimane – anche lui in occasione degli Australian Open – dopo un’operazione chirurgica al ginocchio sinistro. A Melbourne ha superato un turno, perdendo nettamente contro Tennys Sandgren, in una sfida in cui ha comunque cercato di conservare gli aspetti positivi: “Devo essere positivo: sono arrivato qui non sapendo se avrei potuto effettivamente giocare il primo match e gli ultimi 12 giorni sono andati meglio di quanto mi aspettassi”. In difficoltà soprattutto dalla parte del dritto e sul piano atletico, lo
Goffin, il cavaliere oscuro Dominic J Stevenson
David Goffin è di sicuro uno dei protagonisti meno celebrati della stagione 2017 nel circuito ATP. Dopo aver giocato da sostituto il round robin alle Finals 2016, l'anno scorso ha meritatamente conquistato il suo posto a Londra e si è rivelato la sorpresa del torneo. Ormai stabilmente al vertice del tennis mondiale, Goffin continua a migliorare con l'età (ora ha 27 anni). Non ha colpi potenti, ma è un gran lavoratore, un tennista agile con un tennis che appre semplice e un carattere calmo e piacevole. In un'epoca di fama e celebrità, Goffin rappresenta l'antidoto perfetto, un atleta che fa il suo lavoro estremamente bene e niente di più. David Goffin ha chiuso al meglio la stagione,
conquistando due titoli a Shenzhen e Tokyo. Forse in questo momento della carriera può finalmente cancellare la sensazione di non essere mai al centro della scena, anche se non è mai sembrato a disagio per questo e reagisce bene alle sconfitte. Ora, dopo la sua stagione migliore di sempre, non può che guardare avanti con speranza e grande convinzione nelle possibilità di fare l'ulteriore step che gli manca e vincere i grandi tornei. In quest'era di grandi giocatori, Goffin migliora costantemente e dimostra un evidente desiderio di vincere, seppur con quel suo tipico atteggiamento così calmo e pacato, di battere i migliori e scalare la classifica.
Al di là dell'assenza di alcuni giocatori, ha chiuso il 2017 con la seconda miglior percentuale di vittorie del circuito, dietro solo a Rafa Nadal. E pensare che ha saltato due mesi, compresa tutta la stagione sull'erba, dopo la caduta al Roland Garros: tanto basta per dire quanto sia stata positiva la sua stagione. È uno dei giocatori più sottovalutati nel circuito, e uno dei principali protagonisti capaci di avvantaggiarsi dell'assenza di alcuni dei più grandi della sua generazione. A Londra, ha finalmente dimostrato di essere all'altezza della situazione. Certo, Dimitrov ha meritato di conquistare il titolo alle ATP Finals ma Goffin, dopo l'imbarazzante sconfitta contro il bulgaro nel round robin, ha sparigliato le carte battendo Nadal e Federer. Goffin, tuttavia, non si sente un quasi campione. In questo tennis fatto di giocatori alti e colpi poderosi, si è ritagliato uno spazio, ha dimostrato che avere un elegante gioco a tutto campo è qualcosa a cui tendere. Ha mostrato con continuità personalità e una grande etica del lavoro. Anche altri giocatori inattesi, della stessa stazza di Goffin come Diego Schwartzman e forse Filip Krajinovic hanno dimostrato di avere qualcosa da dire negli anni a venire. L'approccio umile del belga, l'assenza di fanfare intorno ai suoi risultati, lo rendono quasi invisibile rispetto ai campioni più celebrati (Federer per il gioco, Nadal per la potenza, Djokovic per lo spirito combattivo e così via) ma sta tracciando, senza fretta, la sua strada nello sport che così tanto ama. Non riuscire a vincere la Coppa Davis dopo aver conquistato entrambi i suoi punti in singolare deve essere stata un'altra forte delusione, ma dà sempre l'impressione di saper andare avanti, di diventare più forte, di essere una minaccia sempre più concreta per i top player. È un esempio di forza tranquilla che però fa molto rumore.
Un tributo a Andy Murray, come ritornerà?
però rimane deciso a provarci.
sempre vicino, finché nel 2012
Vediamo perciò alcuni dei
il duro lavoro ha iniziato
momenti memorabili che hanno
finalmente a pagare. Ha battuto
segnato la carriera di questo
Federer e Djokovic per
infaticabile talento.
conquistare due incredibilit titoli. Ha sconfitto lo svizzero nella
2012, l'anno della grande svolta
Veronica Bruno
In qualunque altra epoca, Murray
Andy Murray è sulla via del
avrebbe avvicinato gli otto di
recupero dopo l'intervento per correggere il problema cronico all'anca che ha messo a repentaglio la sua carriera. Il tre volte campione Slam sta affrontando l'arduo percorso per tornare al meglio così da essere pronto per il suo miglior major, a
avrebbe vinto sei Slam almeno, Andre Agassi. Tuttavia, lo scozzese ha avuto la sfortuna di giocare nella stessa era di Roger Federer, e Rafael Nadal, e di scontrarsi con le incredibili stagioni da dominatore di Novak Djokovic. È un suo grande merito che abbia ottenuto in questo
Wimbledon.
periodo i suoi grandi trionfi.
Alcuni esperti hanno sottolineato
Murray ha cercato di superare
come nessun giocatore sia mai tornato al vertice dopo un'operazione all'anca. Ma già in passato il britannico era stato sottovalutato e aveva finito per sorprendere tutti con la sua testarda perseveranza. Nessuno avrebbe predetto che sarebbe stato lui, nell'era di Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic, l'unico a vincere due ori olimpici in singolare. Murray avrà bisogno di quella stessa convinzione per tentare il rientro dopo l'operazione a trent'anni, quando normalmente la carriera di un giocatore si avvia verso la fase discendente. Lo scozzese
Soprattutto nel 2012. Per anni, negli Slam la strettoia rappresentata dal trio FedererNadal-Djokovic. Ci è andato
finale olimpica di Londra, conquistando in casa il primo oro a cinque cerchi, primo britannico a riuscirci dal 1908. L'oro olimpico ha rinforzato la posizione di Murray all'interno dei Fab Four. Lo scozzese ha dimostrato che quel successo non era casuale con il primo Slam, allo Us Open, al termine di una sfiancante finale in cinque set contro Novak Djokovic. Il tiebreak del primo set è stato il più lungo in una finale nella storia del torneo. Quell'anno, Murray ha ottenuto solo tre titoli, ma due rimangono pietre miliari che indicano la strada
per il resto della sua carriera.
festeggiare in tutto il Regno
format attuale a vincere tutti I
Diventa il primo uomo a
Unito. Murray è il secondo
suoi singolari in stagione. In un
vincere l'oro olimpico e lo Us
giocatore dopo Rafa Nadal a
anno senza grandi squilli,
Open nello stesso anno, il
detenere contemporaneamente il
riportare a casa la Coppa
primo britannico con uno
titolo a Wimbledon e alle
Davis dopo quasi 80 anni è un
Slam all'attivo dopo Fred
Olimpiadi. Stavolta la vittoria su
notevole orgoglio per tutta la
Perry nel 1936, il primo
Djokovic è molto più netta,
sua nazione.
scozzese dai tempi di Harold
matura in tre set. Murray ora è
Mahony nel 1896. Il ragazzo
un pluri-campione Slam e supera
di Dunblane non è più solo
I campioni che hanno battuto
uno dei migliori giocatori al
solo un colpo come Juan Martin
mondo, è un campione
del Potro e Marat Safin.
olimpico e un campione Slam.
2013, il primo trionfo britannico a Wimbledon in 77 anni L'ultimo britannico a trionfare nel singolare maschile a Wimbledon era Fred Perry nel 1936. Nel 2013, un anno dopo aver perso in finale contro Federer, Murray trionfa nello Slam di casa. La gente scende nelle strade per
2015, la prima Davis dopo quasi 80 anni Nel 2015, Murray perde l'unica finale Slam che disputa, contro Djokovic in Australia, ma vince due Masters 1000. Tuttavia, il suo principale successo arriva alla fine dell'anno quando regala alla Gran Bretagna la prima Davis dal 1936 e diventa solo il terzo giocatore da quando la competizione ha assunto il
2016, il grande anno Andy Murray inizia il 2016 con il secondo titolo Masters 1000 sulla terra rossa, a Roma, che diventa una piattaforma da cui lanciarsi alla massima velocità nella seconda parte della stagione. Vince il secondo Wimbledon, il suo terzo Slam, e sfida Novak Djokovic per il posto di numero 1 del mondo. Vince, ed è per certi versi ancor più impressionante della serie di trionfi in stagione, il secondo oro olimpico. Batte Del Potro in un'emozionante finale in quattro set e diventa
l'unico tennista con due ori olimpici nella storia del tennis maschile. E non finisce qui. Vince altri due Masters 1000, e le Atp Finals, e dopo sette anni da numero 2 raggiunge quel che sembrava un obiettivo fuori dalla sua portata, la vetta della classifica. A scandire ulteriormente la stagione della svolta, riceve dalla regina il titolo di baronetto.
Tornerà? L'articolazione dell'anca ha un ruolo cruciale nei movimenti di un tennista. È difficile precedere se Murray tornerà a raggiungere le stesse vette del 2016. È chiaro che l'aver spinto così tanto in quella stagione ha avuto conseguenze nel 2017, in cui il trentenne ha sofferto di infortuni prima al polso, poi all'anca, e ha dovuto terminare l'anno già in estate. Murray, che di problemi ne ha vissuti diversi in carriera, non è estraneo alle operazioni chirurgiche e ai ritorni. È già rimasto fuori alla fine del 2013 per operarsi alla schiena. L'ex numero 1 del mondo ha superato questi momenti e ha trovato la forza di tornare. Il suo appetito per il tennis non è mai svanito, e Murray mantiene ancora la stessa voglia di ricostruirsi, di riprovarci. Dovremo solo aspettare per capire se e quanto il tempo passato lontano dal circuito lo abbia aiutato o abbia rovinato la sua carriera.
Leander Paes e Mahesh Bhupathi, una coppia unica per
volta fonte di ispirazioni per il
singolare, spinge molti ad
coraggio mostrato a
abbandonare presto le proprie
Wimbledon e al Roland Garros,
ambizioni.
ma la loro eredità rimane decisamente inferiore.
Ma quello che Paes e Bhupathi hanno ottenuto dà ai giovani
L'India, per quanto sia una
indiani una prospttiva diversa,
delle economie emergenti,
un'opzione che può anche
rimane una nazione povera. La
diventare economicamente
maggior parte della
vantaggiosa. Guardando a quel
popolazione ancora considera
che hanno fatto, Sania Mirza
il tennis uno sport da ricchi,
ha deciso di dedicarsi solo al
anche perché
doppio dopo aver sofferto
l'equipaggiamento costa. Altre
diversi infortuni. Sania adesso
discipline come il calcio o il
è una campionessa Slam, ha
L'India non è certo una potenza
cricket si sono sviluppati di più
vinto l'Australian Open e il
nel tennis, ma è percepita
perché per giocare basta molto
Roland Garros in doppio misto
come una nazione che vive
meno. Per esempio, una
con Bhupathi.
ancora sui successi di Leander
racchetta costa almeno 60
Paes e Mahesh Bhupathi. Da
dollari ma per giocare ad alti
Gran parte dei bambini in India
soli, loro due hanno messo
livelli si arriva anche a 250-300
iniziano con Rafael Nadal
l'India sulla mappa del tennis e
dollari, un cifra che la
come idolo. Lo spagnolo è
hanno vinto nel complesso 30
popolazione della classe media
ancora più popolare di Roger
titoli Slam, tre dei quali
non si può permettere. Inoltre,
Federer in alcune aree vista la
insieme.
quasi non esistono campi
presenza della sua fondazione
aperti a tutti, e tesserarsi per
ad Anantpur che ha aiutato
Hanno ispirato generazioni di
un circolo è ancora più
molti bambini ad avvicinarsi
giovani indiani cresciuti con
costoso. Senza contare i viaggi
allo sport. Tuttavia, una volta
Paes e Bhupathi come idoli. In
che almeno all'inizio, finché
cresciuti, la mancanza di
passato, l'India ha espresso
non arrivano le
infrastrutture e i pochi tornei
grandi campioni come Vijay
sponsorizzazioni, pesano sulle
Challenger, anche i giovani più
Amritraj o Ramanathan
tasche dei giocatori. E pensare
promettenti faticano a
Krishnan che sono stati a loro
che quasi nessun indiano ce
completare la transizione da
l'abbia fatta, almeno in
junior a pro.
il tennis indiano Akshay L'India non avrà un campione Slam in singolare, ma produce ogni anno ottimi doppisti. Ecco cosa rende questa specialità nella seconda nazione più popolosa del mondo.
Bhupathi e Paes hanno reso il doppio un'alternativa decisamente percorribile per gli aspiranti tennisti indiani. GiĂ da piccoli, infatti, imparano a giocare a rete e a programmare in questo senso la propria carriera, cosĂŹ da poter mantenersi con l'attivitĂ tennistica. Bhupathi e Paes hanno reso il tennis un'allettante prospettiva di carriera, visto che nello sport dei ricchi anche i doppisti guadagnano bene.
Spreco di talento Dominic J. Stevenson È terribile avere un talento e non realizzare il proprio potenziale, non avere la motivazione, il temperamento, la dedizione per farlo fiorire. Non tutti quelli che hanno un dono possiedono anche gli altri aspetti necessari perché emerga, per gestire la soddisfazione che l'accompagna e la sua eventuale longevità. Osservarlo può essere frustrante, e non si vede mai tanto spesso quanto nel tennis. Produrre un giocatore di talento è una cosa, condurlo dove le sue abilità gli permetterebbero di arrivare è un'altra. Il talento è naturale, raggiungere i propri obiettivi richiede infinite ore di lavoro, impegno, allenamento. I tennisti possono condurre una vita agiata
anche senza raggiungere la vetta. Non serve, e l'approccio di alcuni giocatori lo dimostra. Perché sforzarsi di fare quell'ultimo passo se può vivere bene, viaggiare per il mondo e non avere preoccupazioni senza uscire dalla tua comfort zone? Il tennis offre sempre più esempi di questo tipo di giocatore e giocatrice, di questo tipo di persona per cui lo sport non è una priorità ma un elemento che facilita una splendida vita di viaggi, fama e fortuna. Visti gli attuali prize money, sembra che ancor meno giocatori siano completamente dediti al proprio lavoro rispetto al passato. L'abbondanza di informazioni sui social media, l'accesso sempre più facile alle vite dei tennisti offre un'immagine più fragile del gioco. I commenti dei tifosi si fanno sempre più irrispettosi, ma l'esempio che alcuni dei più giovani offrono a chi volesse prendere in mano una racchetta incoraggiato da questi cosiddetti
modelli di riferimento, è a volte decisamente negativo. Ci sono giocatori che adorano andare alle feste, fare servizi fotografici e campagne pubblicitarie. Certo, top player come Serena Williams e Roger Federer fanno lo stesso, ma sono diventati icone del proprio tempo soprattutto attraverso i risultati ottenuti nella loro professione principale. Hanno lavorato duro per mettere le basi su cui costruire la propria eredità. Si allenano, e si sono allenati in passato, concedendosi poco tempo libero. E solo quando avevano uno spzazio vuoto nella propria programmazione, partecipavano a una pubblicità o simili. Molti oggi sembrano dimenticarsi di allenarsi, postano infinite foto delle proprie attività sui social media. Troppo spesso, giocatrici e giocatori oggi appaiono accecati dalla ricchezza e dalla fama che deriva dall'essere belli e famosi e finiscono per mettere
il tennis un po' in secondo piano. Non è facile mantenere il giusto equilibrio, ma se chiedete ai campioni che sono arrivati al top e ci sono rimasti per anni, vi risponderanno che tutto lo sforzo, tutto il lavoro, la passione per lo sport sono stati ben ripagati. In molti hanno talento, ma possedere la necessaria forza mentale, la personalità, la dedizione e la comprensione di cosa voglia dire essere un atleta di successo è una rarità. È questo che fa elevare sugli altri, che trasforma un campione in una fonte di ispirazione, che alimenta longevità e divertimento. Quelli che vediamo al vertice per anni rappresentano l'eccezione rispetto al resto degli atleti. È questo che li rende così speciali. Hanno tutto per raggiungere la perfezione. Sono loro l'esempio da seguire.
Dove sono le allenatrici? Dominic J. Stevenson L'uguaglianza nel tennis è un tema da lungo dibattuto. Il gap fra uomini e donne si evidenzia anche nell'assenza di coach donne nel circuito ATP e WTA. È il simbolo di una questione che va al di là del metter su famiglia a fine carriera. La storia del tennis femminile è ricca di storia tanto quella del tennis maschile, e non mancano le campionesse che si sono distinte per qualità fisiche, mentali, tattiche. Oggi nessuno può più mettere in dubbio che Serena Williams sia sullo stesso piano di Djokovic, Federer e Nadal, che si possano paragonare Graf e Seles a Sampras e Agassi, Navratilova ed Evert a McEnroe e Borg, e così via andando indietro nel tempo. La questione non riguarda chi vincerebbe in una sfida fra uomini e donne, che non sarebbe corretta né di particolare aiuto. Le donne, questo è il tema, hanno dimostrato di
avere la stessa mentalità vincente, le stesse doti
risultati attesi, lo scozzese non ha vinto titoli dello
tattiche, lo stesso talento degli uomini. Ma questa
Slam in quel periodo, ma un solo esempio non è
parità non si riflette nei coach di questi nostri
sufficiente per costituire il fondamento di una teoria
tempi.
generale. In più, Murray è
Dunque, gli uomini sono coach migliori? Non credo,
stato anche condizionato allora da problemi fisici.
anche se forse rimane una pregiudiziale negativa
Un grande coach, come si è visto anche in altre
verso le coach. Andy Murray non è stato solo coraggioso per aver cercato di migliorare la situazione ma anche pienamente ragionevole
discipline sportive, non deve essere stato necessariamente un grande giocatore. Ma deve riuscire a creare una connessione con il
nell'assumere Amelie Mauresmo e dare così un messaggio positivo quanto necessario a tutto il mondo del tennis. Certo, il rapporto non ha prodotto i
giocatore, a indviduare il giusto percorso e tirar fuori il meglio dal giocatore. Ci sono tante donne che capiscono il gioco, che sanno cosa serve per
vincere, tante quanti sono gli uomini. Ma qusto
donne coach va stimolato perché il loro numero
prossimo. Il circuito femminile poggia in gran
capitale di esperienza non viene sfruttato, e questa
aumenti negli anni a venire. Gli uomini allenano tennisti
parte su coach uomini e questo suona come un
situazione che chiaramente non valorizza le donne non
e tenniste. Sarebbe bello che avvenisse lo stesso
forte disequilibrio. Vedere Conchita Martinez seguire
porta nulla alla promozione
per le donne.
Garbiñe Muguruza a
e all'incoraggiamento dell'uguaglianza per il
Bisognerebbe che questi ruoli si assegnassero in
Wimbledon, e accompagnare la spagnola
futuro del tennis. C'è ancora molto da fare
base al merito e a nient'altro. Un aumento nel
fino al titolo mentre il suo coach Sam Sumyk era
nella società, basti pensare ai commenti di Margaret Court in termini di genere e orientamento sessuale. Una società che non si concentra sulle qualità,
numero delle allenatrici sarebbe indubbiamente un messaggio positivo in un'epoca in cui si preferiscono le parole alle azioni concrete.
assente per la nascita del suo bambino è stato interessante. C'è qualcosa di speciale in quel legame provvisorio, un rapporto da celebrare per molte ragioni,
sulle abilità delle donne, che non discute di come garantire le opportunità a chi dimostra motivazione, esperienza, conoscenze. È chiaro che il ruolo delle
Continuo a sperare che i tennisti e le tenniste prendano scelte più coraggiose quando si separano dal proprio coach e si trovano a scegliere il
non da ultimo perché ha permesso di vedere una coach donna abbracciata durante i festeggiamenti per una grande vittoria. Con tutto il rispetto per Sumyk, è sembrato un positivo passo avanti. Non è durata molto invece Martina Navratilova accanto ad Agnieszka Radwanska, eppure quella partnership appariva decisamente affascinante. Chiaramente non ha funzionato, per quanto fosse interessante vedere Navratilova nel ruolo di coach di una giocatrice vicina alla vetta della classifica. Certo, gli esempi di coach
donne ci sono, Medina Garrigues ha portato
sola ragione del perdurare di questa situazione. Molti
le reazioni negative che dimostrano lo spirito dei
Jelena Ostapenko a conquistare il suo primo
coach sono padri di famiglia, con i doveri e le
tempi. Questa mentalità, evidentemente diffusa, può
Slam, ma rimane una disomogeneità che si può
responsabilità associati, eppure riescono a
essere la ragione dietro alla mancanza di donne
colmare con messaggi che
mantenere questo ruolo,
coach, perché di sicuro
in sintonia con quella ricerca dell'uguaglianza
part-time o full-time. L'equilibrio è la chiave. La
dovrebbero e potrebbero essercene di più rispetto a
che in tanti dichiarano di ricercare. Mentre la
differenza non sta nel fatto che le donne siano più
quanto si vede oggi. Il tennis trarrebbe grandi
tecnologia si fa sempre più avanzata, il numero di coach donne riflette aspetti antiquati e mantiene il tennis lontano dagli standard di uguaglianza di
importanti nella vita dei bambini, ma che siano più disposte a fare sacrifici. Quando Murray ha assunto Mauresmo, sui social media si sono moltiplicate
benefici da una maggiore presenza collettiva femminile, in ogni aspetto del gioco.
cui avrebbe bisogno. Nel circuito ATP, Kukushkin è sempre stato seguito dalla donna che poi avrebbe sposato, Istomin da sua madre, oltre a Murray anche Djokovic, Safin, Ivanisevic, Connors, per citarne alcuni, sono stati seguiti in alcuni periodi della carriera da allenatrici. Ma gli esempi rimangono pochi. Le donne a fine carriera possono decidere di crearsi una famiglia e questo può spiegare in parte la minore disponibilità a rimanere nel circuito come coach, lontane da casa per oltre sei mesi all'anno. Ma questa non può essere la
Troppi infortuni: è davvero colpa dei campi? Alessandro Mastroluca “Ci sono troppi infortuni, chi gestisce il circuito dovrebbe pensarci di più. Non parlo solo per me, ma per la salute di tutti noi giocatori. C'è vita dopo il tennis, e se continuiamo a giocare su quesri campi così duri non so cosa ci succederà”. Parola di Rafa Nadal, che contro Cilic si è ritirato per la seconda volta in carriera a partita in corso in uno Slam, otto anni dopo il quarto di finale di Melbourne contro Murray del 2010. La questione, che ricorre fra Melbourne e New York, è una delle crociate del maiorchino. AAnche se già qualche anno fa, in risposta a una simile protesta dello spagnolo durante l'Australian Open 2013, l'allora direttore del Centre for Sport and Exercise Science dell'università di Sheffield aveva smentito, in un intervento ripreso dalla CNN, il collegamento diretto fra l'incremento degli infortuni e la tipologia delle superfici. Sugli hardcourts, i campi duri, si gioca più della metà dei tornei in calendario, e anche sulla lunghezza della stagione in tanti hanno da ridire, salvo poi andare a cercare soldi facili in esibizioni, che spesso si giocano proprio sui criticati campi duri, a detrimento della preseason. E affrontano da un punto di vista tangente, laterale, il nodo cruciale del calendario, la poca flessibilità, l'obbligo di presenza nei Slam e nei 1000 per evitare lo zero, già smussata negli ultimi tempi eliminando il vincolo dei quattro ATP 500 da giocare in stagione di cui uno dopo lo Us Open.
Non si gioca troppo, dunque, né in fondo si scambia così tanto sul duro. Dalle analisi di Craig O'Shannessy, studioso e coach da quest'anno nello staff di Djokovic, il 70% dei punti negli Slam, tutti e quattro, si chiude entro i quattro colpi. E Nadal, verrebbe da dire, non fa eccezione. L'anno scorso, a titolo di esempio, durante il suo percorso all'Australian Open ha giocato solo 14 scambi ogni 100 sopra i 9 colpi mentre il 62% si è chiuso entro i quattro. Certo, si potrebbe aggiungere che, come rivela il Tracker dell'ATP, risponde nell'ultimo terzo di campo solo poco più di una volta su cinque contro la prima sul duro. Ma, appunto, la questione non riguarda lo stile di Nadal, ma con gli effetti collaterali dell'omogeneità crescente delle condizioni di gioco. Innanzitutto, al contrario della terra rossa, dell'erba, e del tappeto che ancora sopravvive nella riserva di Quebec City, dire hardcourt, campo duro o in cemento, non basta a definire le caratteristiche della superficie, in genere a medio attrito e ad alta restituzione. La velocita' del rimbalzo, però, dipende dalla quantità di silice nella vernice di ricoprimento e nelle caratteristiche degli strati sottostanti e della base su cui vengono posati. Proprio la storia recente dell'Australian Open dimostra quando il vecchio e colloso Rebound Ace fosse diverso dall'attuale Plexicushion, a sua volta non del tutto assimilabile al Deco Turf o alle ulteriori varianti. La crescente sparizione delle specializzazioni sulle singole superfici, anche più evidente dei valori del Court Pace Index, l'indice che misura il comportamento della pallina dopo il rimbalzo disponibile per Slam e Masters 1000, fa sì che i giocatori tendano a muoversi nello stesso modo
in condizioni diverse. Non può essere naturale che si scivoli così tanto su una superficie che, in linea di principio, non dovrebbe permetterlo. “Uno studio dei match non conclusi negli Slam fra il 1978 e il 2005”, scrivono nel 2015 Caroline Martin e Jacques Prioux su ResearchGate, “rivela che le percentuali di ritiri sia più alta all'Australian Open che negli altri major”. Schiena, ginocchia e caviglie, scrivono, sono i punti più sottoposti a infortuni fra i tennisti, e i problemi sono più lievi sulle superfici che permettono lo scivolamento, come la terra battuta.
Tiegermann, in uno studio datato, e Daniel Ura,
della terra al verde dell'erba come una semplice
con altri ricercatori del dipartimento di ingegneria
variazione cromatica.
meccanica dell'università di Sheffield, sono arrivati a conclusioni concordanti. Hanno
La soluzione, comunque, non può ridursi a
analizzato le conseguenze dei continui
risposte semplicistiche. I meccanismi
scivolamenti sui piedi, che sopportano una forza
interiorizzati lasciano poco spazio nel breve a un
maggiore sul duro, concentrata sull'alluce e sulle
cambiamento di paradigma nel modo di stare in
piante, vicino alle dita, e sulle scarpe. La
campo. Ma una leggera tendenza alla
deformazione delle suole al reiterarsi del gesto fa
diversificazione, che si sta notando nelle ultime
aumentare anche la superficie di frizione e fa
stagioni, suggerisce possibili scenari alternativi.
aumentare la temperatura nei punti di contatto. Per inciso, il maggior calore che si genera, in
D'altra parte, se i giardinieri di Wimbledon hanno
condizioni di caldo estremo e sudorazione
modificato la composizione dell'erba dei prati più
eccessiva, aggrava anche i casi di vesciche,
famosi e celebrati del mondo, perché non
vedere per credere il selfie del piede di Chung.
pensare a una composizione diversa delle varie tipologie di campi duri, per aumentarne
Partendo da altre premesse, la questione non è
l'elasticità? In fondo, la presenza dei top player
poi così diversa dalle lamentele dei big per il
nei grandi tornei è un obiettivo che accomuna
consumo eccessivo dell'erba nell'ultimo
tutti i soggetti al centro di quel fenomeno globale
Wimbledon. Anche ai Championships, più che il
che chiamiamo tennis.
tempo secco e caldo poterono le scivolate continue di chi interpreta il passaggio dal rosso
sfida per il titolo all'Australian
point nelle maratone contro
Open e conquistato il suo
Lauren Davis al terzo turno e
primo major in carriera. La
Angelique Kerber in semifinale,
danese è tornata al numero 1,
ma deve accontentarsi del
e si è tolta di dosso l'etichetta
trofeo per la finalista sconfitta.
che da anni la perseguitava per
Kerber ha raccontato la sua
essere arrivata al vertice del
storia di rinascita in Australia,
tennis mondiale senza aver
trascinando la Germania in
vinto uno Slam. Ora che si è
Hopman Cuo e vincendo a
alleggerita di questo peso,
Sydney. Ha conosciuto solo
Il tennis femminile ha vissuto
Wozniacki è pronta a
vittorie in singolare fino alla
un gran 2017. Campionesse
conquistare il mondo.
semifinale contro Halep, un
più esperte hanno imposto il
Si allunga invece l'attesa per il
confronto di volontà di ferro e
primo Slam di Simona Halep.
grandi colpi, dopo aver battuto
La rumena si è imposta in
facilmente, tra le altre, Maria
singolo e in doppio a Shenzhen
Sharapova al terzo turno.
e sembrava in ottima forma in
La russa era apparsa centrata
Dopo la sconfitta in finale a
vista dell'Australian Open ma si
e brillante nei primi due turni,
Auckland contro Julia Goerges,
fa male alla caviglia al primo
ma la netta sconfitta contro l'ex
Caroline Wozniacki ha sconfitto
turno a Melbourne. Gioca con
numero 1 del mondo dà la
Simona Halep nella sfibrante
una fasciatura, salva match
misura di quanta strada ancora
Un po' di "vecchio" e un po' di "nuovo": promettente inizio alla stagione nel Wta Sharada
proprio valore mentre giovani promesse hanno iniziato ad emergere, e il 2018 promette risultati ancora più emozionanti.
Sharapova debba fare per
Agnieszka Radwanska (n.26)
Venus Williams, finalista l'anno
tornare ai vertici di questo
al terzo turno prima di cedere a
scorso, non ha iniziato bene la
sport. Anche Petra Kvitova,
Kerber, che ha risposto in
stagione. Partita piano a
che l'aveva battuta in finale a
maniera pienamente
Auckland, è uscita al primo
Wimbledon 2011, ha vissuto un
convincente alla sfida.
turno all'Australian Open,
Australian Open deludente,
Kristina Mladenovic e Jelena
sorpresa da Belinda Bencic.
chiuso con la sconfitta in un
Ostapenko hanno continuato a
Tra le giocatrici più attese in
primo turno pieno di
deludere. La francese ha perso
questo avvio di stagione, la
capovolgimenti di fronte contro
all'esordio in tutti i suoi primi tre
numero 3 del mondo Elina
Andrea Petkovic.
tornei – Brisbane, Sydney e
Svitolina ha vinto il titolo a
Un'altra ex numero 1, Garbine
Australian Open – allungando
Brisbane ma a Melbourne ha
Muguruza, che ha lottato con
a 13 la serie di sconfitte
visto le sue speranze
una serie di infortuni iniziata a
consecutive. Ma si è consolata
spegnersi contro una
Brisbane, ha allungato la sua
vincendo il titolo in doppio con
determinatissima Elise Mertens
serie di risultati negativi a
l'amica Timea Babos. Basterà
nei quarti. Sempre ai quarti si è
Melbourne. La spagnola, testa
perché riesca a cambiare le
chiuso l'Australian Open di
di serie numero 3,ha ceduto al
cose?
Karolina Pliskova, che aveva
primo turno contro Su-Wei
Ostapenko, battuta al primo
perso proprio contro Svitolina
Hsieh che col suo gioco
turno a Shenzhen e Sydney,
nella semifinale di Brisbane,
imprevedibile ha eliminato
non è invece andata oltre il
sconfitta nettamente da
un'altra testa di serie,
terzo all'Australian Open.
Simona Halep.
Hanno deluso Sloane
L'Australian Open ha fatto
al terzo contro il muro
Stephens e Coco
emergere dai radar alcune
Svitolina. Senza dimenticare
Vandeweghe, anche loro
giovani talenti come la
un paio di nomi di giocatrici
molto attese in questo inizio di
quindicenne ucraina Marta
giovani ma già più note, come
2018, battute al primo turno
Kostyuk, che ha sconfitto al
Naomi Osaka e Ashleigh
mentre la britannica Johanna
primo turno la testa di serie
Barty. Chi di loro riuscirà a
Konta è avanzata almeno al
numero 25 Shuai Peng, e al
emergere di più? Lo
secondo prima di uscire dal
secondo l'esperta Olga
scopriremo presto.
torneo e dalla top 10.
Rogowska, prima di fermarsi
cui partire di Roger Federer. Il
primo Slam dell'anno per cui
36enne ha difeso il titolo
è stato costretto a rinunciare
all'Australian Open e ha
al Mubadala Tennis
dell'esperienza
chiuso imbattuto la stagione
Championship di Abu Dhabi,
Sharada
australiana iniziata con la
ha mostrato ottimi progressi
vittoria in Hopman Cup. È la
nella prima settimana del
prima volta dallo Us Open del
torneo. Il livello di dominio
2008 che Federer ha
lasciava ipotizzare un altro
confermato il titolo in uno
Fedal, prima che il suo fisico
Slam e per il secondo anno di
lo tradisse di nuovo. Stavolta
fila la nostalgia ha regnato
l'anca destra gli ha creato
sovrana a Melbourne. Ha
problemi a metà della
toccato i 20 Slam, e i fan
semifinale contro Marin Cilic e
hanno ricominciato a
ha dovuto ritirarsi sotto 2-0 al
sognare. E con 155 punti di
quinto set. L'unico aspetto
distacco da Rafel Nadal in
positivo che si può trarre da
classifica, Federer sembra
questo infortunio è che non si
sempre più vicino a tornare in
è rivelato poi così grave. Il
Come sono andati i top player
testa alla classifica dopo
maiorchino può rientrare sul
nel primo mese di questa
quasi sei anni.
circuito in tempo per il
nuova stagione?
Nadal, che ha avuto problemi
Mexican Open di Acapulco.
Non c'è miglior giocatore da
al ginocchio alla vigilia del
Intanto, sempre a fari spenti,
Il 2018 inizia nel segno
Per molti campioni nel circuito ATP, il 2017 si è trasformato in una lunga off-season. Per gli altri, è stato un anno come gli altri, con un inverno breve. Ma, quando l'attesa sembrava finita per tutti, alcuni colpi di scena hanno avuto effetti sorprendenti. Così la offseason si è rivelata uno scenario contrastante con effetti positivi e negativi.
Cilic ha centrato la sua terza
contro Roger Federer.
finale in un major. Il croato,
Zverev ha invece vissuto una
semifinalista al Maharashtra
stagione australiana
Open a Pune, si è preso il
decisamente meno
centro della scena Down
promettente. In Hopman Cup,
Unde. Stavolta,
giocata accanto a Angelique
contrariamente a quanto
Kerber, ha perso tre singolari
successo a Wimbledon nella
su quattro, compresa la finale
finale del 2017, non ha
contro Federer. Il match con
lasciato senza combattere ma
Chung ha cancellato tutte le
ha dato vita a una finale
buone sensazioni maturate
lottata, durata cinque set.
nei primi turni a Melbourne. Milos Raonic e Stan
Gli altri nel gruppo Novak Djokovic ha iniziato la stagione da osservato speciale, anche per aggiunto nello staff Radek Stepanek, coach accanto a Andre Agassi, e l'esperto Craig O'Shannessy, testimoniando il suo desiderio di rientrare al top. Ma i problemi al gomito hanno interferito con le sue aspirazioni e ha finito per cedere in tre set a Hyeon Chung, trionfatore nella prima edizione delle Next Gen ATP Finals nel 2017. Il coreano, è la vera scoperta del torneo. Prima di eliminare il sei volte campione Slam all'inizio della seconda settimana, ha battuto al terzo turno Alexander Zverev, testa di serie numero 4, 6-0 al quinto. È arrivato fino alla semifinale, tradito dalle vesciche nell'attesissima sfida
Wawrinka hanno provato a superare gli infortuni ma il canadese ha perso al primo turno e il campione del 2014 ha ceduto al secondo all'eponimo Tennys Sandgren. L'americano, che ha fatto più discutere per le sue convizioni fuori dal campo, ha sorpreso anche Dominic Thiem prima di cedere ai quarti contro Chung. I tifosi di casa riponevano le maggiori speranze in Nick Kyrgios e Thanasi Kokkinakis, che però è uscito presto. Kyrgios al contrario ha mostrato convinzione e maturità raggiungendo gli ottavi di finale, prima di perdere in quattro set contro Grigor Dimitrov. Il bulgaro non è andato poi molto avanti dopo la vittoria sull'australiano. Nervoso e
discontinuo fin dal secondo turno contro lo statunitense Mackenzie McDonald, le sue prospettive si sono mantenute preoccupanti finché i nodi non sono venuti al pettine nel quarto di finale contro il britannico Kyle Edmund, che ha mantenuto alto l'onore della nazione in assenza di Andy Murray. Edmund ha approfittato dell'inconsistenza del bulgaro per diventare il sesto britannico a raggiungere la semifinale dell'Australian Open in singolare. Ma, un po' perché sopraffatto dalla situazione, un po' perché infortunato, ha ceduto a Cilic. Ci sono anche gli altri, certo. David Goffin, Juan Martin del Potro, Jack Sock, Jo-Wilfried Tsonga e Tomas Berdych. E il resto dei più giovani, da Denis Shapovalov a Andrey Rublev, a Daniil Medvedev e Alex de Minaur. Alcuni hanno iniziato bene la stagione ma hanno deluso all'Australian Open. Il 2018, però, si prospetta molto aperto. Potranno trovare la loro strada?
non abbastanza per chi vuole diventare il migliore. È chiaro che non tutti hanno questa ambizione, vista l'abbondanza di storie d'amore, servizi fotografici, pubblicità e distrazioni varie che distolgono la loro attenzione (anche se essere sotto i riflettori può non essere un modo facile di diventare adulti). Chi il successo l'ha già ottenuto, chi è rimasto sulla breccia per anni sa cosa serve. L'esempio è sotto gli occhi di tutti. Ma richiede un livello superiore di motivazione e di passione per lo sport. Il blu del mare, che è splendido da condividere con i fan
New balls, please
vissuto una nuova giovinezza, ma arrivando malinconicamente sempre
Dominic J. Stevenson
seconda. È il momento giusto
È successo molto l'anno
l'anno che verrà. New balls,
scorso, nel circuito ATP e WTA. Rafael Nadal e Roger Federer hanno riportato indietro il tempo mentre una moltitudine di giocatrici si sono spartite i titoli stagionali. Gli infortuni hanno condizionato la stagione ATP, mentre le donne hanno attraversato alti e bassi mentre si faceva sempre più chiara l'assenza di una dominatrice come Serena Williams: poche le possibili candidate alla successione, ma nessuna ruba l'occhio. Anche Venus Williams ha
per prevedere come sarà please. I social media si sono riempiti di foto di giocatori e giocatrici circondati da acque azzurrissime, come in una competizione segreta per chi scattasse il selfie nel mare più limpido e blu. Hanno vinto tutti. Ma non è durata molto. Tutti hanno iniziato a postare presto foto delle sessioni di allenamento in vista della stagione 2018. In tutta onestà, non si prendono molto tempo libero,
sui social media, non rende grande un giocatore. L'off-season è la chiave di una stagione. È un periodo prezioso per incanalare le speranze, perché iniziare bene l'anno non è tutto ma può fare meraviglie per la classifica e per la fiducia. Prendiamo l'esempio di Federer dell'anno scorso. Non era nemmeno sicuro di poter giocare l'Australian Open, al rientro dall'infortunio alla schiena. Il trionfo finale ha alimentato la sua stagione migliore in oltre cinque anni. Senza la vittoria all'Australian Open, quasi certamente non avrebbe vissuto un 2017 così. L'anno scorso ci ha lasciato molte domande, e il 2018 già si mostra come una stagione epica. Serena Williams prima o poi tornerà a
giocare? Se dovesse rientrare, la maternità e l'assenza di quasi un anno si faranno sentire o riuscirà a riprendersi ancora il trono del tennis? Le rivali saranno all'altezza delle aspettative? Quanto durerà la ritrovata forma di Angelique Kerber sotto la brillante guida di Wim Fissette? Jelena Ostapenko si dimostrerà la candidata
Dimitrov può essere un rivale
attenzione anche a Elina
per gli Slam. Nadal ha chiuso
Svitolina, Caroline Garcia, la
il 2017 infortunato, le sue
stessa Ostapenko, e al folto
chances dipenderanno dalla
gruppo di giovani che stanno
sua condizione, dopo i
emergendo.
problemi legati al grande sforzo fisico della scorsa
Il 2018 pone grandi questioni e
stagione, e sulla sua capacità
l'interessante prospettiva di
di trovare la via per battere
vedere tante generazioni diverse
Federer dopo le quattro
confrontarsi come mai prima. Una
sconfitte del 2017.
cosa è chiara: i giovani stanno dando il massimo, ma i più esperti
Al femminile, Muguruza, che
non hanno nessuna intenzione di
numero 1?
ha vinto un paio di Slam,
abbadonare, mentre la
potrebbe mantenersi al
generazione di mezzo, i Dimitrov
Al maschile, la domanda è
vertice se riuscirà ad
o i Goffin, stanno trovando la
aggiungere altri titoli. Se
strada per diventare giocatori
Simona Halep, che ha perso
migliori. I possibili candidati alla
lo scettro di numero 1, o
vittoria nei primi grandi tornei
Karolina Pliskova, in vetta al
della stagione, e diventa difficile
ranking per poche settimane,
prevedere quel che potrà
vogliono estendere in
succedere. Speriamo che tutti
maniera significativa il loro
riescano ad evitare gli infortuni.
regno dovranno iniziare a
Così vedremo davvero una
vincere i tornei più importanti,
grande stagione.
giusta per essere una futura
naturale: Roger e Rafa possono ripetersi quest'anno e dividersi gli Slam come l'anno scorso? Mai scommettere contro Federer sull'erba e Nadal sul rosso, non se dovessero riuscire ad evitare gli infortuni. Che sarà di Novak Djokovic, Andy Murray e Stan Wawrinka, che hanno aggiunto nuovi nomi ai propri staff? Milos Raonic e Kei Nishikori torneranno al vertice? Grigor Dimitrov, Alexander Zverev, David Goffin, Kevin Anderson e Jack Sock si avvantaggeranno dell'assenza dei top player? Federer ha confermato il suo ruolo di favorito a Melbourne, mentre chi rientra da un infortunio potrebbe aver bisogno di più tempo per tornare all'antica forma.
a conquistare gli Slam. Ma
Alimentazione e integrazione nel tennis Marco Di Nardo Mentre le tecnologie e le metodologie di allenamento applicate al tennis raggiungono livelli sempre più alti, negli anni sta aumentando progressivamente l'interesse nei confronti dell'alimentazione e dell'integrazione associata a questa attività sportiva. Da quando Novak Djokovic ha dichiarato di aver eliminato il glutine dalla propria dieta, traendone grossi vantaggi, si è iniziato ad affrontare questi temi con maggiore frequenza. Anche Andy Murray, per un periodo, ha provato ad imitare il collega eliminando il glutine, ma al contrario del serbo sembra non averne tratto benefici, e così la questione si è
allenamento che durante l’incontro. Essendo queste pause abbastanza brevi, si preferisce
fatta ancora più interessante. Ma al di fuori del
spesso fare un’integrazione attraverso i liquidi,
discorso strettamente legato al glutine, sono
con le maltodestrine, che vengono generalmente
moltissimi gli aspetti relativi all'alimentazione che
digerite abbastanza velocemente, senza creare
vanno tenuti in considerazione per ottenere la migliore performance sportiva. Andiamo ad esaminarne alcuni.
Barrette energetiche per il tennis Nella pratica del tennis a livello agonistico, oltre all’integrazione energetica derivante dall’utilizzo delle bevande, può essere utile un’integrazione attraverso le cosiddette barrette energetiche. L’assunzione di carboidrati prima della pratica sportiva è infatti fondamentale, per immagazzinare la maggior quantità possibile di glicogeno; ma per poter “risparmiare” il glicogeno durante la performance, è importante introdurre altri carboidrati nei momenti di riposo, sia in
problemi alla prestazione sportiva. Allo stesso tempo, però, questi glucidi non devono essere consumati in quantità troppo elevate, perché favorirebbero una “sterzata” glicemica eccessiva, la conseguente produzione di insulina, e quindi ipoglicemia, con effetti negativi sulla performance. Per questo motivo, un’integrazione attraverso le barrette energetiche può avere degli effetti positivi: essendo presenti in queste anche altri nutrienti, come proteine, lipidi e fibra, può essere assunta una quantità maggiore di carboidrati, senza rischiare un eccessivo aumento della glicemia; la digeribilità, in questo caso, è inferiore, quindi bisogna trovare il giusto
quale fonte andare a introdurle (cibi di origine animale o vegetale), il principale “problema” della complementazione, molto consigliata nelle diete ricche di vegetali, e fondamentale nelle diete vegane (sarebbe altrimenti impossibile introdurre tutti gli aminoacidi essenziali nelle quantità utili alla sintesi proteica), è il rischio di eccedere nella quantità di carboidrati introdotta, essendo quasi tutti gli alimenti di origine vegetale ricchi di carboidrati. I cereali, indispensabili nella complementazione delle proteine vegetali, hanno mediamente circa il 70-75% di carboidrati, e anche nei legumi c’è una discreta presenza di amidi. Il problema della carenza proteica nelle diete vegetali è invece da escludere, visto che ci sono molti alimenti ricchi di proteine anche nel regno vegetale. Eccone alcuni esempi (g di compromesso che soddisfi le esigenze
proteine per 100 grammi di prodotto): soia 37 g;
soggettive di ogni atleta.
seitan 36 g; pinoli 31 g; lenticchie secche 22 g; farro 15 g; frumento 12 g.
Le proteine: quantità e qualità Le linee guida consigliano di introdurre quotidianamente una quantità di proteine pari a circa 0.8-1g/kg di peso. In sostanza, un individuo di 70 kg dovrebbe assumere 60-70 g di proteine al giorno. Secondo i principi della Dieta Mediterranea, le proteine dovrebbero rappresentare circa il 10-15% delle calorie totali; altri stili alimentari, come la Dieta a Zona, prevedono una percentuale proteica molto superiore (30%). Senza dubbio, uno sportivo ha bisogno di un introito calorico derivante dall’alimentazione maggiore rispetto ad un soggetto sedentario, e quindi anche di una maggiore quantità di proteine. Parlando della qualità delle proteine, ossia da
Il principale vantaggio delle proteine animali sta nella presenza di tutti gli aminoacidi essenziali, e un altro vantaggio è quello della maggiore digeribilità delle proteine stesse. I vegetali contengono infatti diversi antinutrienti che fanno sì che alcune delle proteine presenti in essi, non vengano digerite completamente. Per questo, anche se hanno una percentuale molto alta di proteine, alimenti come la soia non hanno la stessa qualità proteica della carne, del pesce, del latte o delle uova. Negli sportivi, e quindi anche nei tennisti, è quindi molto importante che buona parte delle proteine provenga da alimenti di origine animale. Parlando di tennis, nel caso di un'attività ad alta intensità e con buona frequenza, gli esperti di
nutrizione sportiva consigliano di assumere una quantità di proteine tra 1.5 e 2.2 g/kg peso corporeo. Tuttavia, resta sconsigliato affidarsi a diete iperproteiche (con una percentuale di proteine superiore al 35% sul totale delle calorie introdotte quotidianamente con l'alimentazione), a meno che, per brevi periodi e lontani dalle competizioni, non si voglia sperimentare con diete a basso apporto di carboidrati ed elevato contenuto proteico, per un eventuale dimagrimento e, ancor di più, per favorire una miglior capacità di utilizzo delle riserve a livello del tessuto adiposo.
Glutine: molti dubbi e poche certezze Per quanto riguarda una eventuale eliminazione del glutine dall'alimentazione, come abbiamo precedentemente detto, la questione ha suscitato grande interesse da quando un fenomeno del tennis come Djokovic ha deciso di eliminarlo completamente dalla propria alimentazione. Tuttavia ciò che è sicuro, è l'esistenza di soggetti intolleranti al glutine, che quindi eliminando questo componente della propria dieta traggono benefici importanti, che si riflettono anche nella performance sportiva. Per quanto riguarda la grande maggioranza della popolazione (e di conseguenza anche degli sportivi), che non sarebbero - va utilizzato il condizionale intolleranti a questo complesso proteico, restano dubbi sugli effetti che possa provocare, soprattutto in un discorso a lungo termine. Non ci sono invece dubbi sul fatto che cereali come grano, orzo, farro, avena, segale, possano comunque essere sostituiti da riso e mais, oltre agli altri cereali non appartenenti alla famiglia delle graminacee (grano saraceno, quinoa, ecc.):
quindi assumere i cereali contenenti glutine non è essenziale, o quantomeno non lo è per tutti. Infine, va fatta una precisazione: il glutine è un complesso proteico che non si trova naturalmente nei cereali, ma si viene a formare dopo che il cereale è stato ridotto in farina per poi formare un impasto, quando prolammine e glutenine (presenti nei cereali) vengono a contatto con l'acqua mentre la farina viene impastata. Per questo motivo, sono i derivati dei cereali a contenere il glutine (pasta di grano duro, pane di grano tenero, pane d'orzo, ecc.) e non i cereali così come si trovano in natura.
Il cambiamento e' l'altro nome della vittoria
cambiamenti, bisogna voler
- Il ritiro dalle competizioni
capire com'è possibile
sportive
Federico Coppini Il cambiamento incessante gira la ruota della vita, così la realtà si manifesta in tutte le sue molteplici forme. (proverbio buddista) Alle persone non piace cambiare, ad eccezione forse dell'autista di un pullman, di un bambino bagnato di qualcuno alle prese con un distributore automatico. Scherzi a parte, gli importanti cambiamenti o le battute d'arresto per alcuni possono rappresentare una perdita della routine, di una sensazione di comfort, del nostro ruolo in famiglia, nel gruppo, nelle organizzazioni o nella comunità. Tuttavia, i cambiamenti e le transizioni sono cose che possiamo governare. Siamo infatti in grado di cambiare, mantenendo un atteggiamento flessibile. Ora immagina un masso che blocca il flusso dell'acqua: questa immagine e' di una mentalità rigida. Bisogna invece lasciarsi incuriosire dei
continuare a navigare nonostante gli ostacoli,
Di fronte alle avversità, le
piuttosto che farci scoraggiare
persone sono spesso
da essi.
sopraffatte dalla vergogna, del senso di colpa e smettono
Questi sono alcuni grandi
di prendersi cura di sé. A
cambiamenti che possono
volte dirigono la propria
incontrare gli atleti:
rabbia verso l'interno e
- Essere tagliato fuori da una
adottano comportamenti
selezione
autodistruttivi abusando di
- Un cambiamento di
farmaci o procrastinando gli
allenatore inaspettato
impegni.
- Recuperare da un grave infortunio
Quando si viene travolti da un
cambiamento dirompente, è
Massimizza un adattamento
piano è quello di mettere in
necessario rialzarsi subito.
positivo facendo le cose
atto dei gesti quotidiani di
giuste.
eccellenza finalizzati al
La risposta di un campione e'
raggiungimento del tuo
quella di giocare la nuova
Infine, prenditi cura degli
obiettivo finale.
sfida in modo proattivo e di
aspetti fondamentali, perché
Questo è un concetto chiave.
affrontare la situazione
questi non cambiano.
Sapendo questo, chiediti: sto
piuttosto che evitarla fingendo
inseguendo i miei sogni o sto
di essere immune alla
Per diventare un campione ti
vivendo la giornata? Sto
delusione. Ricorda che più si
è richiesto di gareggiare
lottando per il mio oro
evita, più si continuerà ad
sempre per l'oro, di dare il
personale o mi sto
evitare.
meglio del tuo meglio in tutti I
accontentando dell'argento?
Invece, poniti con un
settori della tua vita, e non
atteggiamento proattivo
solo per quelle poche ore in
piuttosto che passivo, di
cui ti stai allenando a ripetere
fronte ad un cambiamento..
giri di pista o tirare palline. Il
Hai troppa voglia di vincere? Perderai Stefano Massaro
Prima di trasferirsi in Cina, Renato Canova allenava i maratoneti kenyoti. Trattandosi di uno straordinario allenatore, non solo sapeva come dovevano correre i suoi atleti, ma anche come dovevano pensare. Se un maratoneta gli domandava di allenarlo a vincere la medaglia d’oro nelle prossime Olimpiadi, Canova scuoteva la testa. Non lo avrebbe mai fatto. Perché la domanda dell’atleta era mal posta. Anzi, era mal pensata. Come poteva, Renato Canova, allenare un atleta al raggiungimento di un obiettivo che si trovava totalmente al di fuori del loro controllo? Infatti l’atleta avrebbe anche potuto allenarsi molto bene e seguire tutte le indicazioni dell’allenatore, ma alle Olimpiadi avrebbe comunque potuto incontrare uno, o due, o tre atleti che quell’anno si erano allenati ancora meglio e che avrebbero dunque corso più veloce. Posso allenarti a correre la maratona in due ore e dieci secondi, diceva Canova, ma non posso allenarti a vincere l’oro. Abbiamo già compreso, a questo punto, la grande differenza tra obiettivi di risultato e obiettivi di prestazione. L’obiettivo di risultato è fuori dal nostro controllo. In quanto tale, genera ansia e spreco di energie.
L’obiettivo di prestazione, invece, rientra completamente sotto il controllo dell’atleta. Se si sottopone a un certo numero di ore di allenamento, a un certo regime alimentare, a un certo numero di ore di riposo, l’atleta gradualmente raggiungerà l’obiettivo di prestazione previsto. Questo non significa che gli obiettivi di risultato siano sbagliati e quelli di prestazione giusti. Un obiettivo come la vittoria di una medaglia olimpica, se adeguatamente considerato, può costituire una spinta eccezionale. Ma cosa vuol dire adeguatamente considerato? Vuol dire che l’atleta sa che vuole vincere una medaglia d’oro, ma questo pensiero lo infila in un cassetto della propria mente e lo tiene lì. Se contemplato ogni tanto, quel desiderio diventa fonte eccezionale di motivazione. Se considerato ogni giorno, diventa
fonte di stress ed anziché rafforzare l’atleta lo logora e dunque lo indebolisce. All’inizio della stagione agonistica svolgo sempre un incontro con l’allenatore e il tennista per definire gli obiettivi a 12, 6 e 3 mesi. Quasi sempre, i primi gli obiettivi che gli atleti tendono a darsi sono esclusivamente di risultato. Un tipico esempio potrebbe essere. Obiettivo a 12 mesi passare da 2.6 a 2.4. Obiettivo a 6 mesi vincere 3 tornei. Obiettivo a 3 mesi vincere 1 torneo. Abbiamo però appena visto che il raggiungimento di questi obiettivi non dipende né da me, né dall’allenatore, né dal tennista, ma da una serie di fattori tra cui anche la bravura degli altri tennisti, o magari la fortuna. Se il tennista si concentra solo su questo obiettivo, quello che accadrà è
che in gara sentirà molta pressione, molta ansia, giocherà contratto e male e finirà per vivere anche l’allenamento unicamente in funzione della vittoria, dunque si divertirà sempre di meno e soffrirà sempre di più. In partita, inizierà a ricorrere a rituali magici, come ad esempio non pestare le righe del campo, far rimbalzare la pallina a terra sempre un certo numero di volte prima di servire e così via; e questo soltanto perché il risultato è diventato così importante che non potendo controllarlo con le proprie forze cercherà di arrivare ad esso eseguendo una serie di gesti che ovviamente, con la vittoria o la sconfitta, hanno poco a che fare. Occhio però: un conto sono questi rituali, un conto le routine che i campioni seguono prima e durante la gara. Su di esse, per non uscire fuori tema, mi
riprometto di parlare in un prossimo articolo. Per tornare invece al nostro tennista guidato solo dal desiderio di vincere, sarà così stressato in campo che difficilmente centrerà l’obiettivo. Quando si gioca solo per la vittoria, ottenerla diventa veramente molto difficile, perché diventa troppo importante. Così, alla fine dell’anno, il nostro atleta sarà talmente frustrato che magari penserà di abbandonare l’agonismo se non proprio il tennis come sport. È proprio questo il motivo per cui, una volta stabilito un obiettivo risultato per fine anno, appunto diventare 2.4, è molto importante concentrarsi sulle cose che il nostro tennista può fare per raggiungere quell’obiettivo e che dipendono soltanto da lui. Ad esempio, migliorare la precisione del suo gioco da fondo del 20%, oppure
migliorare la percentuale di prime palle servizio del 10%, o ancora migliorare il suo stato fisico riducendo il peso di 3 chili e così via. Cose, tutte, che dipendono solo dal tennista e dal suo allenatore. E che dunque, anziché stressarlo, costituiranno il sentiero ideale sul quale muoversi verso il risultato finale, perché saranno obiettivi gradualmente raggiungibili. Centrandoli, il tennista si sentirà via via più fiducioso di sé. Il fatto di lavorare sugli obiettivi di prestazione, offre anche un secondo grande vantaggio. Che consiste nel sapere dove il tennista ha fatto giusto e dove ha sbagliato. Cosa che non accade se ci si concentra esclusivamente sugli obiettivi di risultato. In quest’ultimo caso, infatti, se il mio tennista non diventa 2.4, io non avrò elementi su cui riflettere, perché tenendo d’occhio unicamente il risultato saprò solo se il tennista lo ha raggiunto o meno. Non il perché. Invece, se ci diamo un piano d’azione fondato sul miglioramento della prestazione, alla fine se l’obiettivo non viene centrato sapremo esattamente su cosa lavorare, o almeno avremo una serie di elementi che ci permetteranno di fare delle ipotesi più che fondate. Tutto questo è molto facile a dirsi, molto meno a farsi. Il perché è così radicato nella nostra cultura che è davvero difficile modificare qualcosa. Cosa vi chiedeva vostra madre quando, ancora bambini, tornavate a casa da scuola? Molto probabilmente vi
chiedeva; che voto hai preso? E cosa vi chiedeva vostro padre quando tornavate a casa dalle prime partite di tennis? Molto probabilmente vi chiedeva: hai vinto? Risultato, sempre risultato. La cultura del risultato fa parte di noi ed è difficile liberarcene. Perché abbiamo anni ed anni di allenamento in tal senso. L’unico modo per migliorare è iniziare ad allenarsi nella direzione opposta. Vale a dire provando a concentrarci sulle cose che sono in nostro potere. Un tipico allenamento che svolgo insieme ai maestri di tennis è portare i tennisti a giocare dei punti importanti in
situazioni stressanti, anche durante l’allenamento. Prima del punto importante, il tennista viene invitato a ragionare, in un primo momento a voce alta con il maestro, poi parlando tra sé e sé, non tanto sul fatto che quelli siano punti importanti, quanto piuttosto su come desideri giocare quei punti. Tale pratica, se adeguatamente e ripetutamente utilizzata in allenamento, abitua il tennista a ragionare sul cosa e sul come anziché sul risultato, e dunque a giocare il punto importante seguendo il filo dei propri pensieri più che la paura. Per concludere, e per amore di chiarezza, vorrei giusto ricordare
che quanto trovate in questo come in altri articoli che scrivo, in termini di concetti, riflessioni o consigli, per rivelarsi davvero efficace dovrebbe accompagnarsi alla conoscenza approfondita della storia, dei desideri e dunque della vita di ciascuno di voi. Per un allenamento accurato della forza mentale occorre prima di tutto conoscere le potenzialità individuali, vale a dire i punti di forza del carattere di ciascun atleta. Ciò non toglie che tra le righe di quanto avete appena letto vi siano alcuni principi di base di coaching applicato al tennis che potete, bontà vostra, applicare ed alcuni stimoli che potete, volendo, trasformare in pensieri.
Il Bunga Grip di String-Kong è il nuovo overgrip che sta per essere lanciato sul mercato dall'azienda romana e che avremo il piacere di recensire oggi in anteprima. Avevamo già testato altri prodotti String-Kong in precedenza, ottenendo dei feedback molto positivi sia dal playtest delle Yeti che da quello delle Gorill-1. Il primo impatto è di quelli che lasciano il segno. I Bunga Grip hanno infatti un packaging molto appariscente: originale, colorato, ironico, irriverente. I 3 overgrip arrotolati sono posizionati su occhi e bocca di una scimmietta che fa da sfondo alla confezione, per un effetto visivo che non può non rimanere impresso nella mente di chi la osserva. Anche una volta installato sul manico della racchetta, l'accoppiamento dei colori, seppur audace, risulta
BUNGA GRIP molto gradevole (giallo/arancio fluo per il nastro adesivo e viola camouflage per l'overgrip). Le dimensioni degli overgrip sono le seguenti: Lunghezza: 115cm Larghezza: 2,6cm Spessore: 0.55mm Passando ad una disamina più tecnica del prodotto, è interessante notare che per la composizione dei Bunga Grip sono state scelte materie prime di ottima qualità. Il poliuretano (componente base dell’overgrip) è, infatti, di provenienza giapponese; ad esso si aggiunge uno speciale additivo e successivamente viene eseguita una particolare lavorazione termoplastica superficiale (realizzata a Taiwan, uno dei maggiori poli tecnologico-industriale dell'Asia) mirata ad aumentare la durata e la capacità di assorbimento del nastro.
Le caratteristiche principali di questo overgrip sono appunto la straordinaria durata e l'ottima attitudine all'assorbimento del sudore. Lo abbiamo testato in campo per molte ore, con temperature e percentuali di umidità piuttosto elevate e il responso è stato estremamente positivo, sia dal punto di vista dell'efficacia, sia da quello del feeling: un silky/dry molto piacevole e uno spessore che non assottiglia troppo il manico né lo rende troppo “cicciotto”. La lunghezza del nastro è da considerarsi XL, ma si può molto facilmente accorciare strappando, anche con le dita, la parte in eccesso. A chi è destinato il Bunga Grip? A nostro avviso il target di utilizzo è molto vasto: dall'agonista avanzato fino al principiante under 10, passando ovviamente anche per il giocatore medio di club in cerca di un overgrip che possa durargli dei mesi senza che cambi drasticamente colore a causa dell'usura... In conclusione, il Bunga Grip è un prodotto sicuramente originale e performante, che non passa di certo inosservato. Rispetto al Wet Overgrip, già presente nel catalogo String-Kong, il Bunga Grip risulta forse leggermente meno morbido, ma sicuramente con un potere assorbente molto migliorato e con una durata veramente pazzesca per questa tipologia di prodotto. Il tutto, giova sempre ricordarlo, ad un ottimo rapporto qualità/prezzo. Quando leggerete questo articolo i Bunga Grip saranno da poco in vendita nello store online StringKong.com. Per i lettori di Tennis World Italia saranno disponibili i seguenti coupon promozionali da inserire nella pagina carrello: “BUNGAPACK” - Aggiunge una confezione di Bunga Grip omaggio sull'acquisto di uno Starter Pack Mono o Multi. “BUNGAFREE” - Spedizione gratuita (corriere espresso 24/48h) sull'acquisto di almeno 3 confezioni di Bunga Grip. Entrambe le promozioni saranno valide fino al 28/02/2018.
STRING PROJECT: Corde italiane String Project è un nuovo brand italiano che si occupa di far produrre in Austria, sotto proprie specifiche, corde da tennis di altissima qualità. L’obiettivo è sempre stato chiaro fin da subito: ottenere corde che potessero offrire la sicurezza e il comfort di un multifilo, ma con le prestazioni più appaganti e dirette di un monofilo. Impresa non semplice, ma, con elementi di qualità, tecnologie all’avanguardia e passione per il proprio lavoro, si possono ottenere ottimi risultati. Dopo anni di lavoro, dedicati a trovare i giusti elementi da combinare e i processi produttivi più consoni alla loro idea, all’inizio del 2017 nasce il
marchio String Project, oggi già conosciuto in Italia e già con un piede nei paesi europei, perché la qualità con la quale sono prodotte le corde è immediatamente tangibile e conquista i tennisti che le provano. L’azienda propone corde arm-friendly, tutte, ma ciò non significa che si rinunci alla prestazione, anzi, se il comfort è l’elemento comune a tutti gli armeggi del marchio, la prestazione alta e la personalità completano la scheda tecnica di tutta la gamma. La gamma completa è composta da Magic, Hexa Pro, Armour, Armour Soft, Keen e Gold, l’unico multifilo disponibile. Ogni corda ha la sua indole, il suo utilizzo ben definito e caratteristiche complete per soddisfare chi le sceglie. String Project ha operato delle scelte nette, ogni prodotto si differenzia dal resto per
composizione, fissaggio termico e velleità in campo, mentre ogni armeggio ha un colore specifico che accompagna il comportamento e la prestazione generale. Magic è monofilo di colore rosso fluo, dalle spiccate doti elastiche, addirittura superiori a tanti monofilamenti presenti nel mercato. Si tratta di un prodotto che viene realizzato con molti passaggi termici, per fissare il comportamento dei diversi materiali utilizzati nella composizione. Magic è una corda potente, votata alla spinta facile e alla sensazione di impatto morbida e coinvolgente, adatta a chi vuole il controllo del mono, ma anche il comfort e la potenza facile di un multifilamento. Per queste sue peculiarità, è la corda, in assoluto, con il migliore picco di resilienza e la migliore durata in
tensione, che va ben oltre le fatidiche 10 ore di utilizzo dei monofilamenti. Magic è disponibile in 3 calibri, 1.26, 1.30 e 1.35. Hexa Pro, disponibile nelle due varianti 1.20 e 1.25, è l’unica corda sagomata proposta dal marchio italiano. Si tratta di una soluzione che tende all’agonistico, con una spiccata attitudine alla gestione delle rotazioni e alla variazione di intensità di spin. Impatto solido e feeling diretto per la versione 1.25, potenza e spin abbondante per la versione 1.20, per un comportamento generale che tende fortemente alla prestazione moderna, alla ricerca di palla pesante e complessa. Hexa Pro è proposta nel colore verde acido, a richiamare la sua indole Armour 1.25 è la soluzione per i picchiatori. Si
riconosce per la colorazione nera, che fa subito pensare alla sua robustezza, al suo impatto solido e diretto, votato alla sensibilità e al controllo di palla. Una corda destinata agli agonisti veri, che amano spingere con il braccio e che vogliono gestire personalmente potenza e rotazioni. Nonostante la sua indole severa, Armour offre un comfort di gioco molto elevato e non presenta vibrazioni di nessun tipo. Armour Soft 1.24 è una variante di Armour, di colore bianco perlato, che offre una percentuale di soft poliestere leggermente maggiore. Potente, stabile all’impatto e con una sensazione di maggiore spinta, si rivolge soprattutto agli agonisti ma anche agli amatori a cui piace sbracciare, per offrire una prestazione notevole in spinta, accompagnata da rotazioni molto
presenti e controllo efficace. Un armeggio che regala uno snapback accentuato, capace di ammorbidire anche i piatti più rigidi. Keen 1.18 è la piccola di casa String Project. Piccola nel calibro, ma non nelle prestazioni, vista la sua esuberanza e la capacità di amplificare le rotazioni. Tre elementi fondamentali, quindi, spinta generosa, sensibilità e rotazioni, fanno della Keen una corda ideale per i pattern densi o per i telai classici, che necessitano di un pizzico di facilità in più. Gold 1.30 è il multifilo tuttofare. Una corda solida, con una discreta capacità di allungo e tanto comfort. Ideale per avere un multifilo capace di controllo e di reattività all’impatto, anche con un discreto spin. Per la sua
robustezza e durata, si affianca benissimo ad Hexa Pro, Armour e Magic per la creazione di ibridi di rilievo. Gold è anche la scelta ideale per chi non ama il monofilo, ma non vuole rinunciare ad una corda che lasci esprimere il braccio anche in potenza, visto l’ottimo livello di controllo. String Project è un progetto sicuramente interessante, per gli obiettivi e per i prodotti che propone, tutto rigorosamente studiato e realizzato ad hoc, dopo periodi di lunghi lunghi e tanti tester coinvolti. Qualsiasi corda String Project scegliate, troverete qualità e sostanza per la massima soddisfazione degli appassionati e degli agonisti, e troverete sempre la massima protezione per il vostro braccio. Inoltre, il marchio offre un prezzo molto interessante in rapporto alla qualità davvero alta delle proprie corde. www.stringproject.it