Tennis World n. 52

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ATP, SEI GIOCATORI PER IL NUMERO 1 A FINE STAGIONE, SI TORNA INDIETRO DI 15 ANNI Marco Di Nardo

E' stata senza dubbio una prima parte di 2018 molto incerta quella che ha caratterizzato il circuito ATP. Un'incertezza che comunque è ormai una costante da almeno un anno e mezzo, a causa dei problemi di giocatori come Novak Djokovic, Andy Murray e Stan Wawrinka, oltre che di tanti altri potenziali protagonisti, che ha fatto sì che molti di quei giocatori, più o meno giovani, che negli anni precedenti avevano fatto molta fatica a mettersi in luce, stanno ora trovando il modo per diventare protagonisti assoluti ad altissimi livelli. D'altra parte Roger Federer, che potrebbe essere uno di quei giocatori che in quasi tutti i tornei riesce ad arrivare alle fasi decisive (semifinali e finali), rendendo il circuito più "regolare" come accadeva in passato, ha deciso negli ultimi anni di fare una programmazione molto più povera di eventi, saltando tutta la parte di stagione sulla terra rossa e riposandosi in qualunque momento dell'anno in cui ne senta il bisogno. In questo modo, con lo svizzero presente solo in 10-12

tornei, per gli altri c'è molto più spazio. Anche Rafael Nadal, tornato negli ultimi due anni quello dei migliori tempi, continua tuttavia ad avere problemi fisici in determinate fasi della stagione, non riuscendo quindi ad essere competitivo per 12 mesi consecutivi. Sottolineati i vari problemi di quelli che per tanti anni sono stati i dominatori del circuito, non bisogna comunque sottovalutare i progressi di quel gruppo di giocatori che negli ultimi 12 mesi ha iniziato a popolare i tabelloni dei principali tornei nelle fasi salienti dei vari eventi. Un gruppo che vede in Alexander Zverev il suo più interessante componente, e in cui sono compresi anche Dominic Thiem, Jack Sock e Grigor Dimitrov. Ad esclusione di Zverev, non si parla di giocatori particolarmente giovani, ma


comunque tutti al di sotto dei 28 anni di età. E poi ci sono Marin Cilic, che ultimamente

Monte-Carlo nel 2018. Quattro di questi non avevano mai vinto un Masters 1000 in

sta trovando una continuità di risultati mai avuta in passato, e Juan Martin del Potro,

precedenza (Dimitrov, Sock, del Potro e Isner, più Zverev che a Montreal era al

ormai tornato definitivamente un protagonista assoluto del circuito.

secondo successo consecutivo dopo Roma, suo primo successo). Un dato che dimostra come nel giro di pochi mesi le cose siano

Questa inversione di tendenza rispetto agli anni passati, ha avuto probabilmente il suo

completamente cambiate rispetto ad un passato molto recente.

inizio nel Masters 1000 di Roma dello scorso anno, in cui Alexander Zverev ha conquistato

Tutto questo sta facendo sì che nel 2018 la lotta per il trono di numero 1 ATP fine anno

il suo primo titolo di questa categoria. Poi, da Montreal 2017 a Monte-Carlo 2018 (compresi i due eventi citati), ci sono stati 7 Masters 1000 consecutivi con 7 vincitori diversi: Zverev a Montreal, Dimitrov a Cincinnati, Federer a Shanghai e Sock a

sia molto accesa, con ben 6 giocatori potenzialmente in corsa: oltre a Federer e Nadal, anche Zverev, Cilic, del Potro e Thiem. Sembra di essere tornati indietro di 15 anni, con la stagione 2003 in cui a contendersi la leadership mondiale erano

Parigi per quanto riguarda il 2017, e poi del Potro a Indian Wells, Isner a Miami e Nadal a

giocatori come Andre Agassi, Juan Carlos Ferrero, Andy Roddick, Lleyton Hewitt e Guillermo Coria, oltre all'eterno Federer. L'attuale situazione della Race to London, vede infatti i primi 6 giocatori divisi da meno di 1.400 punti, dal numero 1 Zverev con 3.135 punti, al numero 6 Thiem con 1.785, prendendo in considerazione la graduatoria precedente all'inizio del Roland Garros. Ma il fatto che Thiem sia attualmente in semifinale all'Open di Francia (e partirà nettamente favorito contro Marco Cecchinato), con altri due inseguitori già in semifinale (Nadal e del Potro, che si affronteranno per un posto in finale), con l'attuale leader che invece è già stato eliminato nei quarti di finale, renderà la classifica ancora più incerta alla fine del secondo Slam stagionale. L'attuale favorito per il numero 1 sembra essere comunque Nadal, che soprattutto in


caso di vittoria al Roland Garros, prenderebbe un discreto margine sugli inseguitori. Zverev sembra essere pronto per battere chiunque nei Masters 1000 (ne ha vinti 3 degli ultimi 9, conquistando in questo intervallo 5 finali e 6 semifinali), ma continua ad avere tanti problemi negli Slam, tanto che quello conquistato all'Open di Francia è stato il suo primo quarto di finale (e nei tre turni precedenti aveva sempre dovuto rimontare da uno svantaggio di 2 set a 1, vincendo al quinto parziale). Thiem è alla sua terza semifinale consecutiva al Roland Garros, ed ha la prima grande occasione per arrivare a giocarsela all'ultimo atto, dopo le due sconfitte del 2016 (contro Djokovic) e 2017 (contro Nadal); Del Potro è tornato invece in semifinale a Parigi dopo 9 anni da quel lontano 2009 in cui arrivò a giocarsi il quinto set contro Federer, finendo per cedere, prima di prendersi la rivincita in finale agli U.S. Open; Cilic è attualmente uno dei giocatori più costanti nei tornei dello Slam, avendo raggiunto la finale a Wimbledon lo scorso anno a all'Australian Open quest'anno; infine c'è Federer, che quando gioca riesce quasi sempre a stupire, ma che comunque lascia per strada tantissimi punti disertando molti degli eventi principali. Una situazione quindi molto incerta, che potrebbe regalarci un finale da sogno alle ATP World Tour Finals, magari con ancora diversi giocatori a lottare per il trofeo di numero 1 a fine anno.



RAFA, EL MAS

Rafa Nadal vince sempre. Soderling nel

GRANDE

sulle righe per oltre due ore e il Djokovic

Federico Mariani

trascurabili – nei sul curriculum del

2009 in una giornata in cui tirava fortissimo e anno di grazia 2015. Queste gli unici – e maiorchino. Il resto è un tripudio di

111 su 113. Il primo numero sono le vittorie,

inavvicinabilità rinnovato nel 2018 con

l’altro le partite giocate. Si parla di terra

l’undicesimo sigillo a Porte d’Auteil timbrato

battuta e di lunghe distanze, quella dei tre

con disarmante facilità. Nelle sette partite

set su cinque. Il protagonista è, ovviamente,

che hanno condotto lo spagnolo a un titolo

Rafa Nadal e questi numeri a fine carriera

pressoché certo e mai messo in discussione

verranno ricordati con più superficialità degli

da mesi, Rafa ha lasciato per strada appena

undici successi (per ora) al Roland Garros o

un set, il primo della partita di quarti di finale

delle diciassette imposizioni in uno Slam, ma

contro Diego Schwartzman.

probabilmente significano ancora di più.

Ciò che i numeri non dicono, però, è che per vincere quel set El Peque s’è dovuto

111 su 113 significa che le misere due partite

inventare 20 colpi vincenti e, forse

che non consentono l’en-plein possono

soprattutto, un’ora disastrosa di Nadal. Rafa

essere quasi catalogate alla voce “caso”. 111

ne aveva vinti 37 di fila a Parigi con l’ultimo

su 113 significa che quando la corsa è una

perso che risaliva, appunto, alla sconfitta nei

maratona e sotto i piedi c’è il mattone tritato

quarti di finale 2015 contro Djokovic. Questo


ragazzo – che assieme a Federer sta

terzo set è stato il primo e unico momento in

continuando ad alzare l’asticella del mito –

cui l’austriaco si è trovato avanti nel

mal che va, vince. Se, invece, va bene – e va

punteggio in tutta la partita. E questo già

spesso bene -, domina.

basterebbe a intendere il livello di pathos che si respirava sul Philippe Chatrier.

Se è vero andava puntato il dito verso Dominic Thiem quale unica alternativa a

Risulta ancora oggi difficile tracciare una

Nadal, tale alternativa non era poi così

linea che separi gli enormi meriti di Nadal dai

credibile. L’austriaco è l’unico ad aver battuto

demeriti di una concorrenza debole, quasi

Rafa sulla terra nelle ultime due stagioni: c’è

impalpabile. È troppo forte lo spagnolo o è

riuscito a Roma nel 2017 e a Madrid

troppo scarsa la resistenza? Rispondere in

quest’anno, ma è doveroso ricordare

modo univoco è impossibile, che siano vere

l’enorme differenza che intercorre tra i quarti

e collegate entrambe le cose invece è

di finale di un Master 1000 e la finale di uno

probabile. In questo continuo passo a due

Slam. Si parla praticamente di due sport

anacronistico, quasi fuori dal tempo, Roger e

differenti. E così è stato a Parigi dove

Rafa continuano a sorpassarsi, stuzzicarsi,

Dominic ha raggiunto per la prima volta la

contrastarsi. Assurdo immaginare che nel

finale di un Major, superando in semifinale il

2018 gli ultimi sei Slam sono stati affar loro

nostro Marco Cecchinato, e tutto sommato la

con tre successi a testa. Assurdo anche

sua è stata una finale onesta, discreta.

constatare come nell’era dominata dai record

Risultato? 3-0 secco. L’1-0 di vantaggio nel

di Roger Federer coi 20 Major su tutti, il più


incredibile di questi primati appartenga invece a Rafa Nadal. Perché vincere undici volte un torneo è quasi impossibile; vincere undici volte il Roland Garros è semplicemente follia. E se è vero che un giocatore col talento al servizio del risultato come lo svizzero non lo rivedremo mai più, è ancor più certo che un interprete del rosso come il diavolo maiorchino è roba irripetibile. La fortuna che sta nel mezzo è quella che tocca a chi guarda, quella di aver vissuto in contemporanea due extraterrestri del genere.



NADAL, IL SORPASSO SU FEDERER E' POSSIBILE? Alessandro Mastroluca

“Hai vinto undici Roland Garros e 17 Slam. Hai rivoluzionato la storia del tennis, non hai smesso di innovarti tatticamente, tecnicamente e mentalmente. A 32 anni, il tuo gioco continua a migliorare. Nadal, ci stai abituando male”. Nell'omaggio al Pais di Rocio Evira Quezada, un tifoso di Barcellona, c'è un pezzo maggioritario di Spagna che si inchina di fronte al primo uomo, il secondo atleta nella storia del gioco, a vincere undici volte uno stesso Slam. Nadal come Margaret Court che ha dominato in Australia a cavallo del passaggio all'era open (ha vinto il titolo dal 1960 al 66, dal 1969 al 1971 e un'ultima volta nel 1973).

Parigi dove ha firmato la sua personale rivoluzione, ogni volta torna un Nadal uguale e diverso, che evolve senza rinunciare ai cardini dell'identità su cui ha costruito una storia di successo destinata a restare nella storia del gioco. Ha spinto la costruzione di sé al massimo della consapevolezza.

Il Nadal dei record sarà anche il quarto nell'era Open per partite vinte sulla terra, ma a giocarci sul rosso perdi praticamente sempre. Non c'è giocatore che abbia espresso un simile livello di incontrastata superiorità e assoluto controllo su una singola superficie e per un tempo così lungo. La terra è superficie mutevole, non cambia il colore ma le condizioni sì da un campo all'altro, da un posto all'altro, da un giorno

“Ci sono tanti che lavorano quanto me e non hanno la stessa fortuna” ha detto nella cerimonia di premiazione del Roland Garros. Nadal, che non a caso è il campione moderno più affine a Borg, è un campione che riflette su se stesso e convive col dubbio. Allo svedese, che a Parigi è rimasto al centro della scena per un tempo inferiore ma una comparabile sicurezza da conquistatore, non piaceva giocare i primi turni. Soprattutto a

all'altro. Ogni colpo è adattamento e memoria muscolare, decisione da prendere senza pensare troppo. Ad ogni ritorno nella

Wimbledon, perché aveva bisogno almeno di una settimana per adattarsi al passaggio dalla terra rossa all'erba.


completata prima nell'era Open solo da Laver e Borg, la sfida delle sfide oggi fa un po' meno paura. La complessità, però, deriva da altri fattori. ““Dopo un mese e mezzo sul duro in America” spiegava, “e una stagione lunga sul rosso, se arrivi a vincere il Roland Garros hai giocato per tanto tempo al massimo, mentalmente e fisicamente” diceva Nadal. Sapere di essere solo a metà del percorso richiede un adattamento diverso da quello di Borg, che nei primi giorni di allenamento al Cumberland Club dove si preparava per i Championships infilava una stecca dietro l'altra. Ma non riuscirà, come i grandi campioni di oggi, a trattare il trionfo e la disfatta nello stesso modo.

Nadal, che al Roland Garros ha tirato più della metà dei suoi dritti girando intorno al rovescio, col suo colpo migliore ha ottenuto 126 vincenti e commesso 166 errori, rivela Craig O'Shannessy sul sito dell'ATP. Ma sull'erba, per un Nadal maturo che a 32 anni rimane artista del rosso nel segno della brevità degli scambi, il consiglio del golfista Severiano Ballesteros fa da guida a un desiderio da trasformare in azione. “Un grande atteggiamento vale di più di un grande swing”. E se lo dice una leggenda che su un altro tipo di green ha vinto cinque major e cinque Ryder Cup, c'è da credergli. Rispetto al passato, spiegava l'anno scorso all'agenzia Reuters, la transizione dalla terra all'erba è più facile se si guarda solo alla tecnica dei colpi. Se Rafa e Federer, in pochi anni, sono riusciti a vincere Roland Grros e Wimbledon nello stesso anno, impresa

L'erba, comunque, ha un altro re. Il sole di Federer ha iniziato a salire all'orizzonte di Church Road nel 2001. “Ho perso contro un giocatore di talento che ha grandi colpi e un ottimo gioco da erba” disse Pete Sampras che aveva appena perso dal suo erede. I Doherty Gates, l'avremmo capito col tempo, si aprivano a un nuovo futuro. Nessuno, fra i giocatori in attività, ha una percentuale di vittorie sull'erba più alta della sua. Solo Don Budge, Bill Tilden, Bobby Riggs, Fred Perry, René Lacoste e Ellsworth Vines hanno record migliori. Ma le leggende degli anni '30 hanno giocato molte meno partite dello svizzero, sempre più vicino a superare il record di successi di Jimmy Connors su questa superficie. Federer qui ha vinto 18 tornei sui 42 disputati (prima di Halle, NdA). Solo altri due giocatori nella storia, Bill Tilden e Pete Sampras, hanno raggiunto la doppia cifra.


Tuttavia Federer, il dominatore dell'erba, ha anche la seconda miglior percentuale di sempre sul duro e la quattordicesima sul rosso, dove regna Nadal. Il maiorchino, invece, ha solo la cinquantunesima sull'erba. I numeri raccontano di due mondi e le ultime stagioni hanno esaltato questa perfettibile immagine ci complementarietà: le assenze ripetute di Federer al Roland Garros e le sconfitte di Nadal che a Wimbledon non raggiunge i quarti dal 2011, l'anno della sua ultima finale, rendono la teoria dei due soli una perfetta sintesi della situazione attuale. Murray e Djokovic, moderni Icaro che troppo in là si sono spinti per contrastare quella luce e sostituirsi ai due soli, hanno contribuito a costruire la narrazione dei Fab Four. Ma come i Beatles, la storia è durata poco. Una parte crescente tifosi di Federer e

Nadal, più lontani e polarizzati di quanto non siano i due, si avvia a una sorta di riconciliazione “Fedal”. Lo scontro scuote meno, ma intanto continuano a non esserci avversari che, quando contano, siano capaci di fermarli. Si son divisi gli ultimi sei Slam, e se continuano così l'inseguimento di Nadal potrebbe esser destinato al finale del paradosso di Achille e la tartaruga. Dal 2011, lo spagnolo ha vinto due Slam fuori dal Roland Garros, Federer ne ha conquistati due fuori da Wimbledon. Azione e reazione, uguale e contraria.. E intanto i giovani, ha spiegato Shapovalov a Parigi, possono giocare più leggeri. “Se quei due continuano a vincere a 32 e 36 anni” ha detto, “noi non siamo obbligati a riuscirci a 19. Sappiamo di avere più tempo davanti a noi”. Ma soprattutto sanno che non rischiano di finire schiacciati dall'attesa e dal demone dell'incompiutezza come la generazione di mezzo. E il dilemma su chi sia il migliore fra Rafa e Roger è destinato a durare, senza vincitori e con sempre nuovi sostenitori.



DJOKOVIC, TANTI DUBBI E POCHE CERTEZZE, ASPETTANDO LA STAGIONE SULL'ERBA Marco Di Nardo

Esattamente due anni fa, Novak Djokovic era nel momento più alto della sua carriera. Superando Andy Murray in 4 set nella finale del Roland Garros 2016, il serbo era diventato il primo giocatore da Rod Laver nel 1969 a vincere quattro titoli dello Slam consecutivamente, striscia iniziata con il successo a Wimbledon dell'anno precedente, e poi proseguita con i trionfi di New York nel 2015 e Melbourne nel 2016, prima dello storico successo di Parigi. Novak era il giocatore perfetto per il tennis moderno, con un gioco basato sull'anticipo dalla linea di fondo, una risposta al servizio e una fase difensiva di altissimo livello, un servizio solido e l'assenza di una vero punto debole (dritto e rovescio giocati entrambi con grande sicurezza), ad esclusione di un gioco di volo che comunque era riuscito a migliorare nel corso degli anni. Nessuno sembrava poterlo battere, e con un netto vantaggio in classifica su tutti gli altri, compreso un Rafael Nadal che dal 2015 non era più lo stesso, un Roger Federer non più così giovane e un Andy Murray che fino a quel momento non era mai stato veramente

competitivo per la lotta al numero 1, sembrava che il regno del serbo potesse durare ancora per molto tempo. Ma nel tennis, a volte la testa conta più della questione tecnica e del vantaggio in classifica. Da quel momento in avanti, qualcosa deve essersi interposto tra Djokovic e la sua tranquillità, e i risultati ne hanno risentito immediatamente. A Wimbledon il numero 1 del mondo è stato eliminato a sorpresa al terzo turno da Sam Querrey, e da lì è iniziata una serie di risultati negativi che ha portato in pochi mesi il serbo a perdere la leadership mondiale, e insieme ad essa tutte le sue certezze. Nella prima parte del 2017 la situazione è peggiorata ulteriormente, nonostante un inizio di stagione che sembrava potesse cancellare le difficoltà dell'anno precedente: a Doha, evento della categoria ATP 250 che apre l'annata tennistica, Djokovic aveva


infatti superato in finale il nuovo numero 1 Andy Murray. Ma già a Melbourne erano riemersi i problemi dell'ultimo periodo, e l'eliminazione al secondo turno dell'Australian Open non poteva che essere un segnale di una crisi tutt'altro che finita. Infatti nei mesi successivi le difficoltà erano addirittura aumentate, fino alla decisione arrivata nel post Wimbledon di terminare la stagione con largo anticipo, prendendosi 6 mesi di riposo per rientrare nel circuito l'anno successivo. Il 2018 doveva essere l'anno del ritorno ad altissimi livelli, e invece fino a questo momento gli ha regalato tante delusioni e poche soddisfazioni, e soprattutto tanti dubbi sul fatto che possa tornare davvero quello degli anni passati. La sconfitta agli ottavi di finale dell'Australian Open contro Hyeon

Indian Wells e Miami, con due sconfitte al primo turno, e infine una stagione sulla terra battuta in cui c'è stato qualche miglioramento, ma nella quale comunque non ha mai raggiunto una finale. La sconfitta contro Marco Cecchinato nei quarti di finale del Roland Garros, seppur condizionata da alcuni problemi fisici evidenti del serbo, è la conferma del fatto che 'Nole' è ancora lontano dal ritorno ad altissimi livelli. Ciò che colpisce, e da questo punto di vista c'è stato un passo indietro anche rispetto al 2017, è l'incapacità di reagire alle difficoltà, con tante sconfitte arrivate nel set decisivo, e le pochissime rimonte dopo aver perso il primo set. Esaminiamo alcune statistiche del serbo nelle ultime tre stagioni (2016-2018), prendendo in considerazione solo periodo che va dall'inizio dell'anno al Roland Garros:

Chung, la nuova operazione al gomito per risolvere definitivamente i problemi fisici, il rientro (probabilmente troppo affrettato) a

2016 Partite vinte/perse: 44/3


Titoli vinti: 6 Partite vinte/perse dopo aver vinto il primo

svantaggio: è successo solo 2 volte dall'inizio dell'anno, mentre nel 2017 nello stesso

set: 38/0 Partite vinte/perse dopo aver perso il primo

periodo preso in considerazione, le rimonte erano state 4. Inutile sottolineare le enormi

set: 6/3 Partite vinte/perse al set decisivo: 6/1

differenze in tutte le statistiche rispetto al fantastico 2016, che sembra essere lontanissimo.

2017 Partite vinte/perse: 24/7

Ma tornando alla situazione attuale che

Titoli vinti: 1 Partite vinte/perse dopo aver vinto il primo

riguarda il vincitore di 12 tornei dello Slam, fanno preoccupare anche le dichiarazioni

set: 20/0 Partite vinte/perse dopo aver perso il primo set: 4/7 Partite vinte/perse al set decisivo: 8/2

arrivate dopo la sconfitta al Roland Garros contro Cecchinato. Djokovic ha infatti detto di essere incerto riguardo la sua partecipazione ai tornei sull'erba. Una sua eventuale assenza a Wimbledon rappresenterebbe un

2018 Partite vinte/perse: 14/8 Titoli vinti: 0 Partite vinte/perse dopo aver vinto il primo set: 12/1 Partite vinte/perse dopo aver perso il primo set: 2/7 Partite vinte/perse al set decisivo: 1/4 Come si nota facilmente da queste statistiche, nel 2018 la percentuale di Djokovic al set decisivo è scesa in maniera molto importante anche rispetto al 2017, anno in cui nelle difficoltà riusciva comunque a venire fuori nel momento decisivo. Dall'80% dell'anno scorso (8 vittorie e 2 sconfitte nel parziale decisivo), Novak è sceso ad un bassissimo 20%, dimostrando che dal punto di vista mentale in questo momento fa molta fatica a gestire le situazioni importanti dei suoi incontri. Anche quando perde il primo set, come anticipato, il serbo non riesce quasi a mai a rimontare lo


vero colpo di scena, in quella che probabilmente, al momento è la superficie

a Roger Federer (2 titoli, nel 2012 e 2017) e Andy Murray (2 titoli, nel 2013 e 2016).

sulla quale riesce a giocare il suo miglior tennis. L'anno scorso vinse il torneo di

Sarebbe quindi difficile non considerare il serbo come uno dei principali favoriti ai

Eastbourne, e fino al match dei quarti di finale dei Championships in cuì si ritirò

Championships. Nel caso in cui non fosse sorteggiato dalla parte di tabellone di

indietro per 6-7 0-2 contro Tomas Berdych,

Federer, sarebbe probabilmente la sua più

non perse alcun set vincendo 8 partite consecutive.

grande occasione per tornare in una finale Slam. Resta però il dubbio sulla sua

Va ricordato come Djokovic resti comunque il

partecipazione. La speranza è che possa esserci, per dimostrare che è ancora un

vincitore di 3 delle ultime 7 edizioni di Wimbledon (2011, 2014 e 2015), ed in questo periodo (2011-2017) è il giocatore che ha vinto il maggior numero di titoli nel più importante torneo di tennis al mondo, davanti

giocatore competitivo, lontano dalla fase discendente di una carriera da protagonista.




Sloane Stephens: se queste sono le premesse, ci sarà da divertirsi Simone Brugnoli

Il Roland Garros 2018 ha restituito al panorama femminile una Sloane Stephens ad altissimi livelli nonostante la sconfitta rimediata in finale dalla rediviva Simona Halep. Pochissimi avrebbero infatti immaginato che la 25enne della Florida sarebbe stata in grado di esprimere un tennis così efficace e redditizio anche sulla superficie meno amata sulla carta, ovvero la terra battuta, dove la sua tattica aggressiva e spregiudicata ha spesso risentito in passato della consueta lentezza del terreno di gioco. Nel corso delle due settimane parigine, la tennista a stelle e strisce ha invece dimostrato con pieno merito di potersi adattare alla perfezione anche a queste condizioni di gioco, tanto da indurre lo stesso direttore del torneo Guy Forget a presumere che un giorno la vedremo

forse sollevare il trofeo più prestigioso all’ombra della Torre Eiffel. L’attuale numero 4 del ranking mondiale si è presentata all’atto conclusivo avendo lasciato per strada appena un set, frutto dell’incredibile maratona andata in scena al terzo turno dinnanzi alla nostra Camila Giorgi. Fatta eccezione per quel tremendo rischio corso di fronte all’indomita maceratese, soltanto la connazionale Madison Keys in semifinale era stata in grado di portarle via quattro game nell’arco della medesima frazione. Tutto sembrava lasciar presagire ad un monologo anche in finale sfruttando le incertezze ataviche della Halep, ma avanti di un set e di un break le sicurezze della Stephens si sono improvvisamente incrinate dando modo alla rumena di coronare finalmente un sogno tanto agognato quanto sofferto. Pur non potendo fare a meno di evidenziare l’enorme rammarico in capo a Sloane, c’è da sottolineare come il secondo Slam del 2018 abbia reso palese che l’exploit dell’anno scorso agli US Open non è destinato a rimanere soltanto un grande impresa occasionale. Continuando di questo passo, la


talentuosa americana avrà infatti la

Per i motivi di cui sopra, il team che la

chance in futuro di arricchire ulteriormente

circonda avrà senza dubbio un ruolo

la sua bacheca alla voce Major, magari

fondamentale nel suo percorso di crescita,

già a partire da Wimbledon dove però non

onde evitare che l’inimmaginabile trionfo a

è mai andata oltre i quarti raggiunti

Flushing Meadows si trasformi nell’unico

nell’edizione 2013.

sigillo di una carriera proiettata invece a

Staremo dunque a vedere se quest’anno

fasti ben più ripetuti.

la spinta emotiva proveniente dalla finale

Ad agevolare la Stephens c’è una

a Parigi le consentirà di far saltare il

gerarchia piuttosto incerta e variabile nel

banco a Londra, in attesa di rituffarsi

contesto femminile, in attesa di

sull’amatissimo cemento di casa che la

comprendere realmente se Serena

obbligherà per forza di cose a dover

Williams sarà in grado di tornare a vincere

gestire una pressione non indifferente in

i tornei più importanti nell’arco del

termini di attenzione mediatica e di

prossimo anno e mezzo. In caso di

classifica.

risposta negativa, allora Sloane possiede


davvero tutte le credenziali per sbaragliare la concorrenza sia sul veloce che sul mattone tritato, facendo leva proprio sull’esperienza acquisita nel corso di questa edizione del French Open. I prossimi sei mesi ci diranno moltissimo sulle ambizioni della campionessa a stelle e strisce, da sempre capace di picchi vertiginosi ma anche di blackout improvvisi come capitatole l’anno scorso in seguito alla gioia newyorkese. Soltanto il tempo decreterà se la strada intrapresa finora sia o meno quella giusta, ma intanto godiamoci le gesta di una tennista spettacolare per il pubblico oltre che incredibilmente talentuosa. Dare continuità rappresentata il diktat a cui la statunitense dovrà ora uniformarsi, senza ovviamente perdere quelle caratteristiche peculiari che la rendono una delle giocatrici maggiormente appetibili per uno spettatore in cerca di novità.



LA

stessa. Tre volte aveva provato, tre volte era

RIVENDICAZIONE DI

decisivo, quello che marca la differenza tra le

SIMONA

30 per Simoncina, e mai 31. La finale, vinta

Federico Mariani

Sloane Stephens, ha l’odore della liberazione

caduta, tre volte aveva fallito, e sempre al set campionesse e le grandi giocatrici. Sempre rimontando un set e un break di svantaggio a di un peso che schiacciava la numero uno

L’Italia parigina non è l’unica nazione a

del mondo, quasi a legittimare quella

destarsi da un torpore lungo quarant’anni.

posizione in cima al ranking guadagnata con

Anzi, quanto fatto dalla Romania è ancor più

merito ma senza dote, come ormai è

importante dell’impresa di Marco Cecchinato,

divenuta quasi consuetudine nel tennis

seppur più prevedibile di certo. Quarant’anni

femminile.

dopo Virginia Ruzici, un’altra rumena alza il

trofeo intitolato a Suzanne Lenglen

Il successo a Porte d’Auteil ripaga,

(ri)portando la Romania sulla mappa

probabilmente, Halep delle molte porte in

geografica del Grande Slam.

faccia che, a volte, si è chiusa da sola nell’ultimo anno. La più dolorosa mantiene

Quello di Simona Halep era un conto in

senz’altro la location parigina quando lo

sospeso che andava saldato. Con la

scorso anno perse una finale clamorosa

malasorte, col mondo e soprattutto con se

contro Jelena Ostapenko. 6-4 3-0 il


vantaggio dilapidato dalla rumena contro

Philippe Chatrier contro Stephens pare

questa ventenne sparatutto. Un’occasione

scritto da un drammaturgo, per premessa e

talmente ghiotta da indurre il pensiero dei

sviluppo. Da una parte Halep che ha perso

detrattori che no, non ce l’avrebbe mai fatta

tre finali Slam su tre, dall’altra l’americana

Simona. A gennaio, invece, la finale

che invece ha vinto ogni finale giocata in

australiana significava una sorta di

carriera, un en-plein di sei su sei con tanto di

spareggio: una tra Halep e Woznaicki

Slam vinto lo scorso settembre a New York.

avrebbe finalmente aggiunto il primo Slam al

La trama, perfida, vede Stephens sbagliare

palmares. Altro terzo set, altra lotta, altra

nulla per un’oretta e Halep non riuscire a

sconfitta.

trovare soluzioni. Risultato: senza colpo ferire l’americana vince il primo set grazie a

È caduta ancora Simona, e si è rialzata. È

un unico break e apre la seconda frazione

ripartita dalla terra – la sua superficie -, ha

strappando il servizio.

subito ancora una sconfitta in finale a Roma,

ancora contro Svitolina ed è tornata sul luogo

In tribuna stampa comincia il de profundis: si

del delitto del Roland Garros nuovamente coi

ipotizza una mazzata stavolta sì, troppo

galloni di favorita e donna da battere, seppur

pesante da sopportare, mentre la totalità del

è stata sempre battuta. Quasi un paradosso.

Philippe Chatrier è dalla parte di Simona,

Il suo torneo è iniziato rischiando il 6-0 contro

quasi a voler spingere per un successo

Alison Riske, per diventare poi un crescendo

equo, giusto, meritato. Il grande merito di

continuo fino alla finale. L’ultimo atto sul

Halep è quello di restare esattamente allo


stesso livello per tutta la partita, rendendosi conto che la prestazione di Stephens non potrà durare due ore. Così è. Un secondo set da montagne russe acciuffato nel finale, e poi il terzo – again – stavolta dominato con prepotenza, ma anche classe. L’iscrizione al club delle “Slammer” è un riconoscimento dovuto, meritato, soprattutto sofferto e sudato. Simona Halep, prima di Stephens, ha dovuto combattere se stessa e i demoni che ha trovato al suo interno. La sua è la vittoria della perseveranza e ha il dolce sapore della rivendicazione di un Paese intero.



COME RISPONDERE MEGLIO A NERVI E RABBIA Federico Coppini

Descrivendo le sensazioni con le parole La logica suggerisce che quando ci concentriamo e diamo un nome ad esperienze interne difficili come nervi e rabbia, la loro intensità può crescere, ma i ricercatori hanno scoperto che accade l’opposto. Come mai? Quando rendiamo le sensazioni in parole si attiva una regione frontale a destra del nostro cervello, chiamata la corteccia pre-frontale ventrolaterale, questa regione ha anche un’altra funzione: tranquillizza la parte emozionale del cervello, chiamata amigdala. Così quando la corteccia pre-frontale ventrolaterale si attiva, agisce come un freno per il centro emozionale del nostro cervello.

“Attenzione cosciente” L’attenzione cosciente coinvolge il prestare attenzione ad un aspetto del momento dell’esperienza che stiamo vivendo nel presente senza comunque cercare di cambiarla. Incredibilmente, i ricercatori hanno anche scoperto che quello che sono più talentuosi nell’attenzione cosciente delle loro esperienze interne come pensieri, emozioni e sensazioni, tendono anche ad attivare la loro regione frontale destra in maniera più intensa, e meno l’amigdala,

durante situazioni emozionali. Questo significa esercitare la forza dell’attenzione cosciente, la parte del cervello che regola automaticamente le emozioni. Quindi cosa dovremmo fare? Possiamo approfittare del vantaggio di questa conoscenza come allenatori, genitori, o giocatori. Per esempio, quando nervi o rabbia si presentano durante le relazioni


SECONDO PASSO – quando si localizza la sensazioni fisica o l’emozione nel corpo, osservatela per alcuni secondi come si può fare come esperienze fisiche come lo stretching. Potete notare, per esempio, ansietà come farfalle nello stomaco o tensione nel vostro braccio. Molte persone notano la rabbia come qualcosa che blocca la gola o una sensazione di calore nella testa. TERZO PASSO – quando osservate la sensazione descrivetela semplicemente dandole un’etichetta, tipo “c’è tensione” o “c’è rabbia”, senza comunque provare a ridurla.

interpersonali o quando guardiamo i giocatori come allenatori o genitori, o durante l’allenamento o partite come giocatori, proviamo a seguire 3 passi:

PRIMO PASSO – provare a riconoscere nervoso o frustrazione nel corpo prima che crescano.

Questo aumenta la vostra abilità di guadagnare in scelta su come rispondere a tensione e rabbia perché: 1) osservare la sensazione del vostro corpo con coscienza tende a dissolverla senza provare a farlo 2) osservare l’emozione ci da anche una prospettiva esterna, piuttosto che esserne ingoiati 3) descrivere tensione e frustrazione con le parole riduce molto l’intensità senza sforzo 4) esercitare l’attenzione a nervi e rabbia con coscienza aumenta la nostra tolleranza a queste esperienze nel tempo come l’esercizio fisico allena a sviluppare la nostra capacità ad avere a che fare con disagi fisici.


diciamo che siete in vantaggio 5-4 o 6-5 e arrivate al set point, ci sarà un’enorme oscillazione nella partita se vincete quel punto. Se invece lo perdete, ci vorrà molto poco perché il vostro avversario ribalti la situazione. Lui o lei potrebbe vincere il game con due punti e vincere il set con altri otto punti. Invece di essere

Il limite della mente: mantenere il punteggio. Federico Coppini

Il sistema di punti nel tennis aumenta lo stress della competizione in maniera unica perché, durante il match, alcuni punti sono sostanzialmente più importanti di altri. Questo lo rende un sistema di punti “pressante” e fornisce più opportunità di andare nel pallone rispetto

agli altri sport. Se siete furbi comunque, questi “grandi punti” con la loro pressione concomitante possono fornirvi sia tante opportunità quante sfide. Il punteggio è cumulativo durante tutta la gara nella maggior parte degli sport e chiunque abbia il maggior numero di punti alla fine vince. Certo, c’è una grande quantità di pressione in tutti gli sport se il punteggio è vicino alla fine della gara, ma nessuno è continuamente stressante come il tennis. Se state giocando un set serrato,

avanti a metà partita, potreste andare a zero e il vostro avversario trovarsi avanti a metà partita. Questo mette una pressione incredibile sul risultato di un singolo punto. C’è ancora più pressione sui giocatori se il punteggio arriva al 6 pari e devono quindi andare al tiebreak. In un attimo potreste essere ad un punto dalla vittoria del set ma anche a soli tre punti dal perderlo. Lo stesso succede in scala minore ad ogni game. Se arrivate al game point e lo vincete, vi prendete tutto il game mentre l’avversario non


ottiene niente di tutti i punti messi a segno nel game che vengono eliminati. Questo accade durante tutto il match, non solo alla fine. Queste caratteristiche del sistema di punti nel tennis rendono l’incontro carico di emozioni, pressione, possibilità di crisi, ma anche di opportunità. È mentalmente più duro degli altri sport. Ed in modo perverso, il giocatore che conduce nel punteggio è quello che sente più pressione. Che cosa si può fare quindi? Se siete sicuri di voi stessi, affrontare un punto importante, sia che siate in vantaggio o in svantaggio, solitamente non è un problema. Infatti, è spesso una situazione stimolante. Se vi trovate in vantaggio ma non siete sicuri di voi stessi (la maggior parte della gente non lo è), cercate di resistere pensando al punteggio. Lasciarsi

coinvolgere molto dal

point; devo vincerlo.” Questo

punteggio e vincere i punti

vi renderà solo nervosi. Al

importanti vi rende solo

contrario, concentratevi

nervosi.

strettamente nel giocare il punto successivo meglio che

È ovvio che raramente

potete. Fate del vostro

sarete in grado di

meglio perdendovi nel

dimenticarvi totalmente del

guardare la pallina, stando

punteggio, ma è un

rilassati, creando sensazioni

problema che potete

positive ed eseguendo il

migliorare o peggiorare,

vostro schema di gioco.

anche se non potete

Cercate di trattare ogni

risolverlo del tutto. Perciò

punto allo stesso modo,

continuate a lavorare per

anche se invece non lo sono

spingere il punteggio lontano

(immaginate che siano tutti

dai vostri pensieri, anziché

importanti ma nessuno più

concentrarvi su di esso.

importante degli altri).

Trattenetevi dall’evidenziare

Giocate un punto alla volta.

i punti importanti con

Giocate i punti importanti

pensieri come, “Ok, è un set

tenendo la testa concentrata


su quello che volete fare

questo aspetto. Se sono

in campo; tenete in campo

nei prossimi secondi. Poi

avanti nel game, 30-15 o al

la prima di servizio; inoltre

immaginate che qualcosa

set point, fateli giocare in

colpite qualche colpo

di buono stia per

modo che debbano vincere

incrociato in più nello

succedere.

il punto seguente. È

scambio piuttosto che

probabile che commettano

cercare in fretta un

C’è un aspetto positivo

errori. Non cercate punti

lungolinea vincente.

nella pressione dei punti

vincenti subito (a meno che

Ricordando alcuni di questi

importanti: è possibile che

non abbiate un’occasione

consigli durante i punti

anche i vostri avversari la

davvero facile).

decisivi potreste riuscire a

sentano quando vanno in

Assicuratevi che la vostra

farli vostri amici anziché

vantaggio, quindi sfruttate

risposta al servizio rimanga

nemici.



avere un avversario mancino. Ci si sposterà un po' più a sinistra come posizione base (la palla tenderà a venirvi addosso) e si dovranno considerare gli effetti della rotazione della palla “mancina” all'impatto con la vostra racchetta: la palla avrà propensione ad uscirvi dalle

COME LEGGERE IL SERVIZIO DELL'AVVE RSARIO Tripodi

Leggere il servizio…. è un altro elemento che può fare la differenza. Osservare attentamente la struttura del servizio dell'avversario già in riscaldamento e poi in partita può aiutarvi a capire la direzione o il tipo di rotazione dato alla palla. Le cose da tenere sottocchio sono tutte quelle

che potrebbero subire variazioni: l'impugnatura, la posizione dei piedi, la direzione dello sguardo, ma soprattutto il lancio di palla. E' proprio quest'ultimo il miglior indicatore del tipo di servizio che dovremo affrontare: un lancio frontale ben davanti al corpo significa un servizio piatto e forte, un lancio sulla destra (per un destrimane) porta allo slice ed un lancio dietro la testa è sinonimo di kick. I giocatori in grado di eseguire i vari effetti sulla pallina senza modificare il lancio sono davvero una rarità. Un aspetto molto importante che influisce sul vostro posizionamento in campo è

corde con una traiettoria che andrà più a sinistra rispetto al solito e quindi si cercherà, ad esempio, di giocare un colpo incrociato se rispondete da sinistra per avere più margine d'errore. Non dimentichiamo inoltre che un servizio mancino tenderà a scapparci via e quindi è buona norma anticipare un po' il colpo, proprio per evitare che la palla si allontani troppo. Oltre all'aspetto tecnico del servizio durante il match si dovrà analizzare come il nostro avversario varia il colpo in base alle varie situazioni. Ad esempio: sulla parità batte sempre per farci uscire dal campo oppure se è in difficoltà batte sul nostro rovescio, ecc..



Quali sono i principi per essere competitivi sulla Terra ? Federico Coppini

Movimento Insieme al raggiungimento di una buona solidità tecnica devi migliorare la sequenza scivola-colpisci-ritorna; con la stessa destrezza su entrambi i lati del campo, con la capacità di muoverti in avanti e indietro, cercando in particolare di avere una buona stabilità durante l’esecuzione del colpo. Vicinanza alla linea di fondo Personalmente cerco di fare in modo che i giocatori che alleno tengano una posizione il più possibile vicino alla linea di fondo, senza mai arretrare.(con sussidi didattici appropriati a non arretrare) Condizione atletica Per vincere sulla terra è necessario un programma di allenamento mirato sulla condizione atletica, visto che il punto dura mediamente di più. per questo è importante un lavoro giornaliero sul movimento in campo attraverso esercizi mirati. Pazienza Devi essere allo stesso tempo consistente e paziente. e’ difficile tirare ogni volta dei colpi vincenti: la palla rimbalza lenta e più alta, quindi spesso è più conveniente eseguire un colpo intermedio in top spin piuttosto che un

colpo piatto. la sequenza dovrebbe essere: colpo in controllo - colpo che mette in difficoltà - chiusura del punto. Attaccare il movimento dell’avversario Dovresti lavorare sull’aprirti il campo, facendo muovere l’avversario su entrambi i lati con colpi profondi alternando colpi più corti e stretti con palle corte e slices. Controllo del centro del campo Sulla terra più che su qualsiasi altra superficie è importante avere il controllo del centro del campo. il servizio dovrebbe essere esterno per il 70% delle volte, in modo da prendere subito il comando dello scambio dal centro. il primo colpo dopo il servizio dovrebbe essere il diritto (controllo) in modo da comandare lo scambio. quindi il colpo successivo dovrà “fare male” all’avversario che in una posizione di squilibrio rimetterà una palla corta, per poi concludere la sequenza con il colpo finale che chiuderà il


punto. Risposta al servizio Dovresti cercare di rispondere alto e profondo in modo da neutralizzare la battuta dell’avversario. Forza mentale La componente mentale gioca un ruolo molto importante per vincere sulla terra. Devi cercare di essere aggressivo e intelligente allo stesso tempo, ma anche implacabile, disciplinato e mentalmente forte per sostenere quella che potrebbe essere una lunga battaglia sul campo in terra




Perché iniziare bene una partita è tanto importante nel tennis? Federico Coppini

I match non possono essere tranquillamente ribaltati? Vediamo insieme per quale motivo chi parte con il piede giusto è già a metà dell’opera. Iniziare bene con un break Partiamo con il classico esempio pratico: avete perso lo spareggio e il vostro avversario ha scelto di servire per primo. Dunque, vi accingete a rispondere. Molti giocatori di circolo, a differenza dei tennisti Atp, non sanno che questo è un momento a dir poco cruciale. Chi vuole vincere sa che deve iniziare bene un match fin da subito. Si è preparato mentalmente già da un po’ a questa eventualità e ora sa che bisogna metterla in pratica. Chi ben comincia è a metà dell’opera, dice il detto popolare. Ed è verissimo. Certo, è altrettanto vero che le partite si possono ribaltare ma quanta fatica costa rimettere sui binari giusti un incontro che sta scappando via? Tantissima e non sempre ci si riesce, questa è la verità. iniziare beneAllora è di fondamentale importanza iniziare bene, aggressivi e solidi, per strappare immediatamente il servizio al tuo avversario di turno.

L’impatto psicologico può essere devastante Perché stiamo dicendo tutto questo? Alla base di tutto c’è la ferma convinzione che il nostro avversario sia mentalmente debole. E a livello di circolo ciò è particolarmente frequente. Chi comincia una partita perdendo subito il servizio tenderà ad avere meno fiducia in sé stesso e nei propri mezzi, che, per ipotesi, sono anche maggiori dei vostri. Dovete puntare esattamente a questo, al suo annientamento psicologico. Dovete convincerlo che, almeno per quella giornata, non c’è proprio niente da fare. Le cose dovevano andare così, punto e basta. Per chi è mentalmente poco solido, questa può essere una mazzata quasi definitiva. Aveva giocato bene nel palleggio e si sentiva fisicamente a posto ma voi lo avete annientato. Capite adesso perché iniziare bene è così importante?



“Gioca a tennis sempre e comunque….divente rai Uomo” Andrea Guarracino

italiani facendo però tremare nell’ultimo turno di qualificazioni uno del gruppo della Nazionale. In quel momento capii che la distanza con loro era diminuita molto e soprattutto mi sorprendevo che molti di loro non esistevano più perché non giocavano più…perché avevano smesso!!! Negli under 18 mi presentai da numero 10 del seeding ma persi al primo turno vincendo il titolo di

Orgoglioso ed onorato di poter scrivere per

doppio misto (ai miei tempi esisteva questa

questa rivista voglio raccontarvi la mia storia

gara, era molto divertente e socialmente

tennistica trascorsa da giocatore, maestro e

valida e quindi ovviamente abolita). Non

genitore. Perché vi annoierò con la mia

raggiunsi mai livelli altissimi ma i miei 5 anni

storia? Lo capirete poi!!!

da B1, qualche punto mondiale furono una

Era il 1978 ed io come tanti altri ragazzi mi

bella soddisfazione e le qualificazioni al Foro

accingevo a giocare i primi tornei di tennis

Italico).

under 12, si perché in quel periodo non

Da Maestro responsabile del settore

esistevano i tornei under 10 e quindi le prime esperienze di tutti noi, piccoli tennisti, cominciavano con i tornei under 12. Ero un bambino molto coordinato ma che aveva cominciato questo sport un po’ tardi rispetto a tutti quelli che mi circondavano. In due anni di gare presi solo batoste inclusi i classici 60 60 da quelli che per erano dei “Miti” e sarebbero diventati nelle mie fantasie i più forti del mondo. Passato under 14 cominciai a farmi rispettare almeno nella mia regione ma rimasi sempre dietro e di parecchio ai soliti “miti”. Ai tornei Nazionali erano troppi quelli più bravi di me ma io amavo troppo questo sport e non mollai continuando a divertirmi giocando. Da under 16 non mi qualificai neanche per i campionati


giovanile under 12 del Tennis Club Parioli

carriera di un giocatore è una completa

ebbi la fortuna di lavorare con 2 ragazzi

incognita dove i risultati al livello giovanile

vincitore uno, finalista l’altro della Coppa

non garantiscono un domani da star, in una

Lambertenghi; sembravano 2 promesse ma

carriera ad alto livello sono troppi

uno smise a 16 anni e l’altro si perse giù di lì.

componenti da assemblare insieme dove

Da genitore lo scorso dicembre ho portato i

solo pochi arriveranno, basti guardare l’albo

figli al Lemon Bowl a Roma. Il piccolo si è

d’oro di questo torneo o altri simili!!

difeso con un quarto turno di qualificazioni

Conoscete Diego De Vecchis? Era quello

under 10 ma la femmina under 10 ha preso

che da piccolo batteva sempre 6/0 Paolo

nel tabellone principale 60 60 dalla testa di

Lorenzi attualen. 60 del mondo

serie n. 1 che al momento è di un altro livello

Conoscete Magi e Pisilli? Era quello che da

e grande speranza del tennis Italiano o

piccolo batteva Pescosolido (ex n. 42) e

almeno così dicono. Cosa dire ad una figlia

Santopadre (ex n. 100).

che dedica tanto tempo a questo sport che

Conoscete Yari Natali? Fognini negli under

perde in 35 minuti?

era sempre dietro. Di questi esempi ne potrei fare a centinaia

Perché vi ho annoiato con queste righe? La

(uno è in casa mia…la moglie) ma quello che vorrei sottolineare e che tutti potranno avere la possibilità di arrivare in alto; A tutti i tennisti giovani che amano questo sport dico “continuate a credere in ciò che fate perché le soddisfazioni arriveranno comunque e chi non arriverà numero 1 del mondo o nei primi 100 o in seconda categoria non sarà mai un fallito”. L’esperienza accumulata in una carriera servirà per la propria vita sia dal punto di vista professionale se deciderete di intraprendere la carriera di Maestro, sia per la vostra formazione interiore perché quello che ci da questo sport non lo troveremo da nessuna altra parte. Continuate a giocare e divertirvi…!!!!





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