Tennis world italia n 48

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RINCORRERSI Federico Mariani

In principio Roger, poi ancora Roger, poi Rafa, fortissimamente Rafa. Riecco Roger e infine inaspettatamente Rafa. Quattro Slam su quattro, altrettanti Masters 1000 su sette più un paio di 500. Questo il ricco bottino della coppia d’assi che sta facendo brandelli della storia del Gioco. Nell’anno che per tutti era candidato come quello del cambiamento, con l’introduzione delle Finals milanesi per i giovanotti del circuito in cerca di una vetrina di prestigio e, soprattutto, coi due dinosauri chiamati a cedere il passo una volta per tutte. Nulla di tutto ciò. I due fenomeni continuano a rincorrersi, rispondersi e specialmente migliorarsi. Per la prima volta nell’Era Open due giocatori si sono equamente spartiti il tesoretto dei quattro Major, con imbarazzante puntualità. Nel banchetto griffato 2017 la portata principale s’è consumata all’antipasto: un’edizione di sconcertante bellezza degli Australian Open ha oscurato tutto il resto del calendario, già di per sé grigio. Dopo uno dei più splendenti capitoli dell’intera saga

cosiddetta (sic) Fedal nella finale di Melbourne, si sono consumati paragrafi minori negli altri tre Slam, quasi sempre scialbi, sempre scontati. Nadal ha visto il tris di Federer (Australian Open+Indian Wells+Miami) con un poker rosso: giro di Dècime tra Monte-Carlo, Barcellona e Parigi – vinto con disarmante sicurezza – e Madrid. Era il 2017, ma sembrava di essere tornati a un decennio fa, agli albori del duopolio più prepotente mai visto. La stagione è proseguita poi con Wimbledon che è sembrato un bis del Roland Garros, ma con padroni invertiti. Il trionfo di Roger, per quanto mancasse addirittura da cinque anni, non è sostanzialmente mai stato in dubbio durante le due settimane


londinesi, sigillate con successo con un

accedeva dal trionfo di Sampras a

percorso intonso culminato in una

Wimbledon nel 2000 – e un Anderson in

(non)finale con Cilic. A New York, invece,

finale che ha perso ancor prima di entrare

i protagonisti sono stati gli assenti:

nell’Arthur Ashe Stadium. Nadal è tornato

Murray, Djokovic, Wawrinka, Nishikori,

a vincere qualcosa di importante sul

Raonic tutti fuori, chi prima chi dopo. Tra i

cemento come non gli capitava proprio

dopo va contato lo scozzese che,

dai campionati americani del 2013, con

ritiratosi a tabellone già compilato, ha

l’ultimo titolo sul duro conquistato appena

sconquassato l’intero equilibrio

qualche mese dopo – gennaio 2014 a

indebolendo oltremodo la metà bassa

Doha.

con, d’altra parte, la metà alta eccessivamente appesantita.

Insomma si è trattato (fin qui) di un ritorno al passato, una messa in scena di ciò che

E così Rafa si è trovato in cima a una

fu e che si pensava non potesse più

discesa e i campioni quando intravedono

essere. Ma di chi sono i meriti e le colpe?

l’occasione tendono a massimizzare il

Il bilancio potrebbe fermarsi, al solito, a

profitto: nessun top-20 affrontato nel

metà. Federer e Nadal sono stati bravi a

cammino fino al sedicesimo Slam – non

gestire il tempo, a fermarsi quando era giusto, a ponderare il rientro. Sono stati anche bravi a riprendere una condizione discreta, a tratti ottima, ma non si esauriscono qui le motivazioni di questo 2017. Il dito va anche puntato sull’altro duopolio: Murray e Djokovic sono stati ai limiti del disastroso, per motivi diversi, tant’è che praticamente entrambi hanno deciso di chiudere a Wimbledon la stagione. Lo scozzese è apparso schiacciato più dalla pancia piena dopo un 2016 deluxe e la conquista del trono, che dai guai fisici. I problemi di Nole, invece, vanno verosimilmente ricercati


nella testa del giocatore più che nel tennis. È abbastanza credibile in tal senso vedere il serbo tornare in cima al ranking di questi tempi tra un anno. In una visione romantica il 2017 può rappresentare una sorta di canto del cigno combinato, una poltrona privilegiata per due, il lascito dei – palmarès alla mano – due giocatori più forti della storia che abbiamo la fortuna di aver visto in modo pressoché contemporaneo. Ogni allungo di un miracoloso Federer è stato ripreso da un rivitalizzato Nadal. La clessidra del 2017 finirà la sabbia sul 19-16 pro Roger. Sarà il conto definitivo?



È stato un anno straordinario per Rafael Nadal. È tornato al numero 1 del mondo per la prima volta dal giugno 2014. Il suo ritorno in vetta è una delle storie di maggiore ispirazione del 2017. Come ci è riuscito? Eliminato per la seconda volta in carriera al Roland Garros, sembrava che Rafa Nadal fosse svuotato alla fine della stagione sulla terra rossa nel 2016. Sconfitto da Marcel Granollers al terzo turno a Parigi, durante il

Rafael Nadal di nuovo in vetta al ranking Veronica Bruno

regno del dominatore Djokovic, si è ritirato da Wimbledon e da diversi altri tornei la scorsa stagione. Nonostante due titoli a Montecarlo e Barcellona e un torneo olimpico concluso con un secondo oro in doppio e una sconfitta nella finale per il bronzo in singolare, Nadal è uscito prima dei quarti allo Us Open. E quando si è presentato al Masters 1000 di Shanghai, l’ex numero 1 del mondo sembrava l’ombra di se stesso, battuto all’esordio da Viktor Troicki. Ha poi concluso l’anno con un infortunio al polso.



Anche il 2016 del famoso rivale Roger Federer (#fedal) è stato pieno di dolori, di infortune, di dubbi e delusion. Federer ha perfino scherzato sulla condizione di entrambi e sullo stato del loro gioco quando si sono incontrati per l’apertura dell’accademia di Nadal lo scorso autunno. “Sono andato all’inaugurazione e gli ho detto: spero che riusciremo a organizzare un’esibizione di beneficenza” ha scherzato Federer prima della finale dell’Australian Open, “ma io ero su una gamba sola, lui aveva ancora l’infortunio al polso e il massimo che siamo riusciti a fare era giocare a minitennis con dei bambini”. Ma il coraggio, la tenacia, l’amore per lo sport che tanto gli ha dato, hanno creato le motivazioni per il suo viaggio di ritorno verso il numero 1 del mondo. Nadal ha parlato delle difficoltà del rientro al top con l’ATP prima del torneo di Cincinnati. “Sono successe molte cose dall’ultima volta in cui mi sono trovato in questa posizione. Ho vissuto infortuni e momenti duri, naturalmente, ma ho conservato la passione e l’amore per il tennis, e per questo ho avuto l’occasione di tornare in vetta. Sto cercando di godermi il momento ed essere pronto per far bene”. E che stagione è stata, questa. Ha giocato nove finali e ne ha vinte più della metà. Ha disputato tre finali Slam, ha conquistato il decimo Roland Garros e lo Us Open, il suo sedicesimo Slam. A 32 anni, ha sconfitto avversari più giovani per arrivare a giocarsi il titolo a Miami.

Il forfait di Federer a Cincinnati ha riportato Nadal per ora in testa alla classifica anche se Federer può recuperare e la lotta per il numero 1 probabilmente continuerà per il resto della stagione. Intanto, lo spagnolo sig ode il traguardo raggiunto. “Sto avendo una grande stagione” ha detto Nadal. Ma come ci è riuscito?

“Amore per il gioco” e rinnovata fiducia La grande passione che Rafa ha portato nello sport l’ha fatto amare così tanto dai tifosi di tutto il mondo. Chiaramente, è anche un fattore che ha motivato e ispirato il suo ritorno al vertice. Ha ottenuto così tanto nel tennis e quell che l’ha reso un ambasciatore straordinario di questo sport l’ha anche aiutato a non perdersi d’animo durante gli infortuni e i periodi difficili. Nadal ama profondamente il tennis e i tifosi contraccambiano.


Nessuno lotta più di Nadal, nessuno scava dentro di sé più di lui quando si ritrova sotto nel punteggio, ma anche lui è umano e può innervosirsi. Il 10 volte campione del Roland Garros ha raccontato della perdita di fiducia nel 2015, a causa di infortuni e di un

deludente stagione sul rosso, con l’eliminazione al terzo turno a Parigi, il “re della terra” ha saltato tutta l’estate sull’erba, compreso Wimbledon, per dare il necessario riposo al fisico e alla testa e poter così rappresentare al meglio la Spagna alle

persistente calo di forma.

Olimpiadi, dove ha vinto l’oro in doppio con Marc Lopez. E il giorno dopo ha sfiorato il bronzo perdendo la finale per il bronzo in un match lottato contro Kei Nishikori.

“Sono più stanco del normale, non sento più quella fiducia che avevo prima, quella convinzione che quando vado a colpire la palla, colpirò proprio dove voglio colpire” diceva. Ha parlato anche del suo rientro. “Ora ho bisogno di ritrovare la stabilità nervosa e l’autocontrollo in campo. Questa è un’altra questione”. All’epoca, non aveva più vinto uno Slam dal Roland Garros dell’anno prima, nel 2014. Prendersi il tempo e il risposo che servono per recuperare Rafa ha la reputazione di un giocatore che in campo non si risparmia, ma a qualcosa ha dovuto rinunciare alla fine del 2016. Dopo la

Quattro eventi più in là, però, Nadal ha chiuso la stagione in anticipo. Dopo la sconfitta a Shanghai ha rinunciato alle ATP Finals, torneo che sorprendentemente non ha mai vinto, si è preso il tempo necessario per curare il polso, per recuperare e prepararsi al meglio per il 2017.

Un nuovo coach, Carlos Moya Parte della preparazione per un 2017 di maggior successo è coincisa con l’aggiunta di un nuovo coach accanto a Zio Toni.


Grande amico di Rafa e pure lui campione al Roland Garros, Carlos Moya è entrato nel

rimanere in testa fino a fine stagione, e tutti hanno pensato che la corsa per il numero 1

team a dicembre. Con il nuovo rapporto è arrivato anche un diverso approccio al suo

sarebbe continuata anche quest’anno.

gioco. Moya ha lavorato con Rafa sul suo rovescio e sulla percentuale di seconde. Ha

Ma sia Djokovic sia Murray hanno sofferto la loro quota di infortuni da inizio anno ed

cambiato le sessioni di allenamento,

entrambi sono fuori praticamente per tutto il

incoraggiando Nadal a renderle più brevi ma più intense. E ha funzionato, perché il

resto della stagione. Murray è destinato a seguire il serbo e scivolare indietro in

maiorchino ha iniziato il 2017 con un tennis più vario.

classifica. Federer, tornato al numero 2, può ancora sperare di tornare in vetta se otterrà buoni risultati negli ultimi Masters 1000 in calendario

Sfruttare il declino di Djokovic e Murray Se Federer e Nadal sono emersi di nuovo come i top player, Djokovic e Murray sono l’ombra di loro stessi. Nel 2016, il serbo e lo

Nadal, intanto, è l’uomo solo al comando, si è garantito il posto da numero 1 con la possibilità di mantenerlo fino a fine anno.

scozzese hanno lottato per il posto di numero 1 del mondo dopo la vittoria di Djokovic al Roland Garros. Murray però ha trionfato a Wimbledon e ha finito per

Che percorso incredibile per lo spagnolo. “Ora cerco solo di godermi il momento” ha detto Nadal nel corso di una conferenza stampa. Dovrebbe di sicuro.



CARRENO BUSTA: DAI FUTURES A PROTAGONI STA NEGLI SLAM Marco Di Nardo Era ripartito dai tornei Futures, a inizio 2013, Pablo Carreno Busta. Dopo essere arrivato vicino alla Top-100 nel 2011, lo spagnolo era stato costretto a restare fermo per diversi mesi nella stagione successiva, a causa di alcuni problemi fisici. Classe 1991, il tennista di Gijon si era trovato a rincorrere dalla posizione numero 654. Una sconfitta in finale, poi sette titoli consecutivi, così nel mese di aprile Pablo era già tornato a giocare nel circuito maggiore, seppur partendo dalle

qualificazioni, e nei Challenger. La semifinale all'ATP 250 di Oeiras, vincendo 6 partite consecutive tra tabellone di qualificazione e principale, sembrava aver chiarito immediatamente quale fosse il livello del giocatore spagnolo. Invece, da quel momento in avanti, non è stato facile il percorso di Carreno. Nel circuito maggiore ha fatto fatica a confermarsi, pur qualificandosi per il suo

primo Slam, al Roland Garros, dove ha però raccolto appena 8 giochi nel primo turno giocato contro Re Roger Federer. Così ha avuto bisogno di tornare indietro di un gradino, quello rappresentato dai tornei Challenger: qualche difficoltà all'inizio, poi il titolo a Tanger, e i tre consecutivi a Segovia, Cordenons e Como. Raggiunto un piazzamento nei primi 70 giocatori del mondo,


ecco che finalmente si iniziava ad inquadrare meglio la situazione di Carreno: giocatore vincente nei Challenger, ma con grandi difficoltà nel circuito ATP. A fine 2013, era il giocatore ad aver vinto il maggior numero di partite tra i vari livelli (Futures, Challenger e ATP, qualificazioni comprese). Ma pensare di vederlo in lotta nei tornei importanti, come Slam e Masters 1000, appariva impossibile.

I due anni successivi, hanno confermato le sensazioni iniziali. Nel 2014, Pablo ha conquistato 3 titoli Challenger, ma a livello ATP ha vinto 13 partite su 38 giocate. Nel 2015 ha praticamente confermato lo score della stagione precedente, con 14 vittorie su 39 partite a livello ATP, e altri 2 titoli Challenger (più una finale persa, la prima a questo livello dopo 11 vittorie consecutive).

Così abbiamo dovuto attendere il 2016 per vedere un Carreno Busta in grado di competere a livelli più alti. Non che fossero un molti ad aspettare il suo salto di qualità: Pablo è uno di quei giocatori che difficilmente piace al pubblico, poco appariscente, poco personaggio, con un tennis normale, senza colpi spettacolari, e un carattere da lottatore, quasi mai al di sopra dei limiti della normalità. Nel primo turno dell'ATP 250 di San Paolo, Carreno mette a segno una rimonta quasi miracolosa: indietro 0-6 0-3 contro il connazionale Albert Ramos, Pablo ribalta l'esito della sfida, finendo per vincere con il punteggio di 0-6 6-4 7-6. Ma lo spagnolo non è un personaggio che fa notizia, e non si legge da nessuna parte della sua impresa, che passa praticamente inosservata. Carreno non si scompone, e in quello


stesso evento raggiunge la sua prima finale ATP in carriera, che poi perderà contro Pablo Cuevas. Sarà una stagione ricca di soddisfazioni per Carreno Busta, il 2016, in cui raggiungerà la finale anche a Estoril, e conquisterà i suoi primi due titoli, a WinstonSalem e Mosca. Dopo essersi formato sui campi in terra rossa, Pablo raggiunge l'apice sul cemento, a conferma del fatto di essere un giocatore completo, in grado di vincere su ogni

superficie. Terminato l'anno in Top-30, si pensa di aver assistito alla stagione più positiva della carriera di un buon giocatore, ma non certamente di un fenomeno. Ma non è così. Nel 2017 il tennista iberico supera se stesso e le aspettative degli esperti, giocando un tennis di altissimo livello nei tornei più importanti. Grazie alle vittorie ottenute nei quarti di finale su Alexandr Dolgopolov, e in semifinale sul giovane

Casper Ruud, arriva la prima finale in un ATP 500, a Rio de Janeiro, poi persa contro Dominic Thiem. Ma è al Masters 1000 di Indian Wells che arriva il risultato di maggior prestigio della prima parte di stagione: sfruttando un tabellone che si apre grazie alle premature sconfitte di molti dei migliori, Carreno avanza fino alle semifinali, battendo nei quarti quel Cuevas che lo aveva sconfitto a San Paolo una settimana prima in semifinale, e un anno prima, nello stesso torneo, in quella che era


la sua prima finale ATP, non dopo aver salvato due match-point al giocatore dell'Uruguay. Lo spagnolo sarà poi sconfitto da Stan Wawrinka al penultimo atto, ma il risultato ottenuto in terra americana, gli permette di entrare per la prima volta nella Top-20 del Ranking mondiale. Anche in questa annata, il Portogallo è un posto speciale per Pablo, che vince a Estoril il suo primo titolo stagionale, e il primo in assoluto sulla terra. E' la preparazione ad un Roland Garros in cui otterrà un risultato importantissimo, superando Grigor Dimitrov al terzo turno, e rimontando Milos Raonic da 2 set a 1, prima di batterlo per 8-6 al quinto, conquistando il suo primo quarto di finale in torneo dello Slam. Le fatiche degli incontri precedenti, si fanno sentire nel match contro Rafael Nadal, in cui Carreno si ritira a metà del secondo parziale.

Ed è sulla scia di questi incredibili e inaspettati risultati che si arriva agli U.S. Open 2017, in cui arriva il più importante risultato della carriera dello spagnolo. La parte bassa del tabellone è abbastanza sguarnita, a causa dell'assenza di Andy Murray, e delle sconfitte di molti dei favoriti, tra cui quella di Marin Cilic al terzo turno. Ma il cammino di Carreno Busta è praticamente perfetto: 6-3 6-2 7-6 a King, 6-2

6-4 6-3 a Norrie, 6-3 6-4 6-3 a Mahut, 7-6 7-6 7-6 a Shapovalov, e 6-4 6-4 6-2 a Schwartzman. Il giocatore di Gijon non solo raggiunge la sua prima semifinale Slam, ma lo fa addirittura senza perdere alcun set, ed è l'unico giocatore in tabellone a riuscirci. Per un set e mezzo, Pablo sogna anche una incredibile qualificazione in finale, vincendo il primo set contro Kevin Anderson, e costringendolo al


dodicesimo gioco nel secondo, ma alla fine finisce 4-6 7-5 6-3 6-4 per il sudafricano, e la favola spagnola finisce. Carreno Busta è ormai a ridosso della Top-10 mondiale, ma dando uno sguardo all'andamento delle sue ultime stagioni, in cui ha costantemente migliorato il proprio tennis e le prestazioni sul campo, superando tutte le aspettative, pensare che la sua crescita sia terminata, appare difficile. A questo punto, possiamo aspettarci qualsiasi risultato nel 2018, anche se saranno in molti a scommettere in un suo calo di rendimento nelle prossime annate. Intanto, partendo dai Futures, Carreno è diventato protagonista negli Slam. Chapeau!



Jared Donaldson e la sua scalata alla classifica Atp Alex Bisi Jared Donaldson ,statutinitense classe 1996, sta vivendo un’ottima stagione, ed ha ottenuto, al momento in cui scriviamo, il suo best ranking con la posizione numero 51 della classifica Atp. Agli UsOpen è uscito per mano di Lucas Pouille, portando il francese fino al quinto set dopo esser stato sotto due set a zero. E’ uno dei nomi nuovi su cui punta il tennis americano, che da anni manca di un giocatore di rilievo; il nativo di Irvine in California non ha solo giocato un buon Slam, ha raggiunto i quarti di finale a Cincinnati cedendo al connazionale John Isner.

A inizio stagione giocava prevalentemente tornei Challenger, ed occupava la 105ima posizione del ranking, ora invece competenei tornei più importanti A differenza dei suoi connazionali, non ha nel servizio la sua arma principale, anzi è dotato di un’ottima risposta. Jared infatti occupa la posizione numero 32 nella classifica dei migliori ribattitori,Isner e Sock ad esempio, son rispettivamente alla

posizione 80 e 56. Sempre a Cincinnati ha ottenuto il suo scalpo più importante finora, eliminando nel match di apertura Roberto Basutista-Agut, 14imo in classifica Atp. Un dato molto interessante, delle classifiche fornite da Atp Infosys rivela che Donaldson ottiene il break il 63% delle volte quando va in vantaggio 0-30 in risposta,e con il 48% in situazione di 30-40.


L’ottima prova a Cincinnati gli ha permesso di guadagnare cinque posizioni nella Race To Milan della Atp Next Gen Finals, che si terranno a Milano dal 7 all’11 Novembre. Il giovane Jared è destinato a migliorare e siamo convinti sentiremo ancora parlare di lui nel prossimo futuro.


A meno di due mesi dalla fine della stagione, e con tutti e 4 gli Slam in programma già disputati, la corsa al numero 1 a fine anno del Ranking WTA è ancora apertissima. E non poteva essere diversamente in un'annata in cui la

importante come quello di raggiungere la vetta del Ranking. A sfruttare questa chance, oltre ad Angelique Kerber, che comunque aveva già terminato il 2016 al numero 1, sono state prima Karolina Pliskova, poi Garbine Muguruza, attualmente in vetta alla classifica mondiale. Ma più che il Ranking WTA vero e proprio, è la Race a dare l'idea di quanto sia stata equilibrata la stagione del circuito tennistico femminile. Ed è sorprendente notare come, tra le prime 7 giocatrici della classifica che tiene conto solo dei risultati ottenuti nella stagione in

indiscussa Regina del circuito, Serena Williams, è praticamente stata sempre ferma dopo aver vinto l'Australian Open a gennaio, in attesa dell'arrivo della prima figlia, nata poi nel mese di settembre. In questo modo, per le altre si è aperta la possibilità di poter puntare ad un obiettivo

corso, solo una di queste abbia vinto uno Slam in questa stagione. In sostanza, esclusa la numero 1 Muguruza, campionessa di Wimbledon, le altre 3 vincitrici nei Major sono lontane dalle primissime posizioni, e probabilmente sicuramente nel caso di Serena, che

WTA, la corsa al numero 1 è più aperta che mai Marco Di Nardo


rientrerà nel 2018 - fuori dalla lotta alla vetta del Ranking. Ma andiamo ad esaminare la situazione più nello specifico.

livello di tennis espresso dalla spagnola negli ultimi mesi, a far pensare che possa essere una delle favorite per il trono di fine stagione.

Garbine Muguruza, come abbiamo detto, è l'attuale numero 1 del Ranking WTA, ed anche della Race. La tennista originaria del Venezuela, dopo una prima parte di stagione piuttosto negativa, era scesa fino al numero 15 del mondo prima di Wimbledon, ma da quel momento ha iniziato una striscia vincente che l'ha portata a trionfare ai Championships,

Ma attenzione a Simona Halep. La rumena non ha sfruttato le tantissime occasioni già avute per passare a comandare il Ranking mondiale, ma dati alla mano, a metà settembre è la numero 2 della Race, ed è quindi una delle più pericolose per la lotta di questo finale di stagione. Quest'anno ha vinto un solo titolo, a Madrid, ma ha avuto una

prima di ottenere la semifinale a Stanford, i quarti a Toronto, e vincere nuovamente a Cincinnati. La sconfitta subita agli ottavi degli U.S. Open, messa insieme a quella di Karolina Pliskova nei quarti, le ha permesso di diventare la nuova Regina del circuito WTA. Ma è soprattutto il

continuità incredibile, dote che tra l'altro l'aveva sempre contraddistinta anche nelle passate stagioni, ed è andata a un passo dal vincere il suo primo Slam, quando nella finale del Roland Garros si è trovata avanti di un set e un break contro Jelena Ostapenko, che l'ha poi


beffata al parziale decisivo. A New York ha avuto un sorteggio sfortunato, che l'ha messa di fronte a Maria Sharapova al primo turno, ed è stata subito eliminata dopo una lotta di 3 set. Simona è quindi ancora in corsa per il numero 1, anche se al momento appare leggermente indietro, a livello tennistico, rispetto a Garbine ed alcune delle altre contendenti al primato.

sua portata, come quello di chiudere l'anno davanti a tutte in classifica.

Elina Svitolina è una delle giocatrici più in forma di questa stagione. Ha vinto 5 titoli, tra cui Dubai, Roma e Toronto, anche se negli Slam non è mai andata oltre ai

Numero 4 della Race, Karolina Pliskova è la giocatrice che ha preceduto Garbine Muguruza sul trono del Ranking fino agli U.S. Open, in cui ha poi subito il sorpasso da parte della spagnola. Al momento non appare tra le favorite per un finale di stagione da protagonista assoluta, ma va comunque presa in considerazione, perché la sua accoppiata servizio-dritto è una delle migliori del circuito, e sulle superfici veloci può

quarti di finale, raggiunti al Roland Garros, in cui non ha sfruttato un vantaggio di 6-4 5-1 contro Simona Halep, ed è stata sconfitta al set decisivo. Una batosta che comunque non le ha fatto perdere la voglia di vincere, e di puntare ad un obiettivo che è ancora alla

diventare ingiocabile nelle giornate in cui il tennis la assiste. Chi poteva immaginare che Venus Williams, a 37 anni, potesse ancora giocare una stagione da fuoriclasse del tennis mondiale? La più grande delle sorelle Williams, ha messo a segno il


primato per essere diventata la giocatrice più anziana a conquistare due finali Slam nella stessa annata, raggiungendo l'ultimo atto a Melbuorne e Londra, ed ha sfiorato il tris a New York, arrendendosi solo al tie-break decisivo nella semifinale contro la futura vincitrice Sloane Stephens. Considerando la sua capacità di giocare al meglio negli appuntamenti importanti, Venus potrebbe essere una delle favorite alle WTA Finals, e a quel punto, sognare di chiudere l'anno al numero 1 diventerebbe possibile.

2011. La giocatrice danese è arrivata a giocarsi tale possibilità anche quest'anno, nonostante non abbia ancora vinto alcun titolo nel 2017. Ma le 6 finali raggiunte (Doha, Dubai, Miami, Eastbourne, Bastad, Toronto) e una continuità pazzesca, la pongono attualmente al numero 6 della classifica stagionale, con la possibilità di giocarsi le sue carte negli ultimi eventi della stagione.

A chiudere il quadro delle giocatrici in lotta per l'obiettivo di Regina WTA del 2017, c'è Caroline Wozniacki, che ha un vantaggio importante su tutte le altre: è l'unica della lista ad essere già riuscita a raggiungere questo obiettivo, e l'ha fatto per due volte consecutive, nel 2010 e

per la vetta del Ranking. Una lotta in cui potranno entrare, indirettamente, anche le due vincitrici Slam più a sorpresa di questo 2017: la prima è Jelena Ostapenko, campionessa di Parigi a soli 20 anni, e senza aver mai vinto un titolo WTA in precedenza; l'altra è Sloane

Le 6 giocatrici che abbiamo elencato, sono tutte racchiuse in meno di 1100 punti nella Race, e quindi in piena lotta


Stephens, che a fine luglio era numero 957 al mondo, prima di infilare la doppia semifinale a Toronto e Cincinnati, e il successivo trionfo agli U.S. Open. Senza dimenticare Johanna Konta, vincitrice di Miami e capace di esprimere un tennis di altissimo livello, pur non avendo la continuità delle migliori. Saranno anche i risultati di queste giocatrici, leggermente più indietro alle

prime 6 nella Race, a fare la differenza in una corsa al numero 1 che promette di essere incerta fino alla fine. In ogni caso, si tratterà di una delle stagioni più appassionanti del circuito femminile, in un'annata in cui anche l'ATP World Tour ha regalato tantissime sorprese. Se per alcuni anni gli appassionati si erano lamentati dei continui successi di Novak Djokovic e Serena Willams, la situazione è totalmente cambiata nel 2017. Che vinca la migliore!



padroneggiare del tutto, perché compaiono costantemente degli elementi nuovi” dirà il campione che ha portato il tennis nell’era moderna attraverso quella che un giornalista di Liberation definirà la “quintessenza del perfezionismo autopunitivo”.

ALEXIS CASTORRI: NELLA MENTE DEI CAMPIONI Alessandro Mastroluca Dietro un grande successo c’è una grande donna. Nel caso di Kevin Anderson, anche due. Una, sua moglie Kelsey, gli ha rapito il cuore e ha rinunciato alla carriera di contabile per diventare de facto la manager del primo sudafricano in finale allo Us Open dal 1968. L’altra gli ha

toccato il corpo con la mente. Sì, perché il segreto dietro il “Kevin Anderson 2.0”, che si incita di più, che si carica dopo ogni punto e gestisce meglio le situazioni ha il volto di Alexis Castorri, la stessa psicologa dello sport che cambiò la carriera di Ivan Lendl e la storia del tennis all’inizio del 1985. “Sfortunatamente, non potrò mai capire a fondo il tennis. Come il golf, è uno sport che non si può

Perse le prime quattro finali Slam, assume un dietista e si sottopone a un programma di allenamento degno dell’antica Sparta. E con la stessa dedizione decide di forgiare una mente di ferro. “Avevo paura di penetrare profondamente dentro di me e non trovarci niente” spiegherà più tardi. “Ma se non avessi trovato il coraggio di farlo, allora avrei continuato a lamentarmi per un sacco di tempo”. Castorri entra a far parte del quarto a gennaio. Scommette mille dollari con Lendl: lo convince che seguendo alla lettera il suo programma avrebbe vinto quell’anno


lo Us Open e sarebbe arrivato al numero 1 del mondo. Il programma era basato sulla logoterapia, sulla convinzione che l'atteggiamento mentale sia l'unica libertà dell'uomo, che bisogna affrontare la paura di perdere prima di scendere in campo e poi mettersela alle spalle. Lendl lavora sulle tecniche di rilassamento, di abbandono e visualizzazione. Come andrà la scommessa, è storia nota. È proprio Lendl che presenta Castorri a Murray. "Quando ho visto i primi filmati, ho notato che giocava con grande felicità” ha spiegato, “ho pensato che avesse soprattutto bisogno di ritrovare quelle sensazioni e che per riuscirci il lavoro dovesse iniziare fuori dal campo. Andy è un genio creativo e doveva riconnettersi

con le sue forze interiori".

che non riguarda direttamente il tennis.

Castorri, che lavora

Grazie a lei, il calore che

anche con golfisti, con

lo scozzese ha sentito da

uomini d’affari, ha aiutato

parte del pubblico dopo

lo scozzese a

la finale persa a

comunicare meglio con

Wimbledon nel 2012 ha

Lendl. “Mi interessa

illuminato la strada verso

aiutare le persone a

le grandi destinazioni.

diventare il meglio che

“Andy non era mai stato

possono” raccontava

sostenuto in maniera

qualche anno fa in

unanime da tutta la Gran

un’intervista al Daily

Bretagna” spiegava la

Telegraph. Murray ha

dottoressa Castorri, “ma

avuto modo di parlare di

dopo quella finale, e

tutto, soprattutto di quello

dopo la commovente


cerimonia di premiazione,

riuscito a portare

negli psicologi, penso

in molti si sono avvicinati

qualcosa in campo con

siano molto utili, ci sono

a Andy perché ha svelato

me”.

andato io stesso quindi

una parte di sé che prima

so di cosa parlo”

non avevano visto. È una

La fiducia, la convinzione

raccontava alla Reuters.

lezione semplice: impara

nei propri mezzi, ha

“Semplicemente non

ad essere te stesso nella

aiutato e non poco Petra

credo facciano bene ai

forma più positiva e

Kvitova a vincere i due

tennisti. Perché il loro

succederanno cose

titoli a Wimbledon. Per

obiettivo è farti

buone”.

questo, dopo il secondo

comprendere meglio le

trionfo nel 2014 aveva

cose, farti pensare, e

Una lezione che ha

ringraziato lo psicologo

invece in campo meno

riservato anche a Kevin

Michal Sfar con lui

pensi e meglio è. Il suo

Anderson. Aveva bisogno

lavorava dal 2009.

mestiere è creare dubbi,

di quel supporto in più per

Tuttavia per Patrick

farti mettere tutte la carte

vincere partite lottate e

Mouratoglou i mental

sul tavolo. Ma da

riprendersi dopo le dure

coach non sono poi così

tennista, se da un lato

sconfitte. Perché dopo

utili nel tennis. “Credo

devi pensare al tuo

tanti anni di carriera è difficile rivoluzionare la tecnica o la strategia di gioco, ma sulla mente si può sempre lavorare. “È fondamentale credere nel tuo gioco” ha spiegato Anderson. “Sento che mi basta parlare con lei per avere una migliore comprensione del mio tennis. Lei ha una grande esperienza, abbiamo un buonissimo rapporto e sono sicuro di essere


gioco, dall’altro non ti fa

di tennis a New York. “Ha

Suona la chitarra, ed è

bene portare dubbi con te”.

sempre tenuto molto

proprio quella la corda che

Sono solo pensieri pesanti,

dentro, ma è un

Castorri e il suo attuale

un carico in più,

perfezionista con un gioco

coach, Godwin, sono

vecchia maniera,

andati a toccare perché si

Ma per chi vive la carriera

disciplinato. Per questo ha

esprimesse più

come un bilanciamento

fatto progressi graduali ma

liberamente in campo.

continuo fra l’esigenza di

costanti”.

fluidità e il bisogno di

Grazie anche alle

razionalità, per chi percorre

Non ama mettersi in

indicazioni della

una personale strada verso

mostra, a casa sua non

dottoressa Castorri, anche

la perfezione segnata da

espone nemmeno trofei o

Anderson ha mostrato un

fugaci momenti di gloria e

memorabilia. È un tennista

lato della personalità che i

lunghi periodi di riflessione,

atipico, che ama leggere,

tifosi non conoscevano. Il

individuare la giusta

considerare tutti gli aspetti

tennista troppo cerebrale

prospettiva diventa la

di una questione e

ha iniziato a parlare al

chiave per il successo.

nasconde un

cuore.

temperamento artistico. Funziona così per Anderson che, allenato per anni dal padre, impara colpendo contro il muro insieme al fratello Greg. Entrambi vincono borse di studio per il college: Greg va all’Università del Kentucky, Kevin segue coach Craig Tiley, sudafricano pure lui, all’Università dell’Illinois. “Kevin ha sempre mantenuto un basso profilo” ricorda il fratello, che adesso dirige un’accademia


SLOANE STEPHENS: IL FUTURO ROCK AND ROLL DEL TENNIS USA Alessandro Mastroluca

“Ho visto il rock and roll lampeggiarmi davanti agli occhi. E ho visto qualcos'altro. Ho visto il futuro del tennis e il suo nome è Sloane Stephens”. Si può richiamare la celebre infatuazione di John Landau per Bruce Springsteen per raccontare la favola del 2017, il trionfo dopo il dolore. Per raccontare una sera che fa sentire giovani, che ridefinisce i confini dell'amicizia. Due ragazze, Stephens e Madison Keys che, come canta il Boss, si ritrovano come fratelli in una notte di tempesta con un patto da mantenere: no retreat, no surrender; nessuna ritirata, nessuna resa. L'abbraccio fra le due amiche che si sono incontrate e sostenute, che hanno pianto e riso insieme nei mesi di dubbi e di infortuni, è di finale quasi troppo bello per essere vero di uno Us Open caricato di significati di orgoglio patriottico e identiario, a sessant'anni dal primo titolo di Althea Gibson, a cinquanta dai tre Slam in una stagione di Billie Jean King, con il film sulla Battaglia dei Sessi prossimo all'uscita. Un abbraccio che diventa già icona, che

trasfigura in manifesto quando Katrina Adams, la prima presidente nera della USTA, le bacia sulle guance prima dei discorsi di rito, che poi tanto di routine non saranno. E intanto, sulle tribune Sybil Smith, la mamma di Sloane e la prima atleta di colore ad essere nominata allAmerican nella storia del nuoto universitario, abbracciava Kyle Copeland Muse che in una clinic del 2005, quando Sloane aveva 12 anni, le aveva profetizzato un futuro da star. Nei giorni delle proteste di Charlottesville, dei rigurgiti suprematisti, la questione delle barriere torna in uno sport che, sottolinea Chris Evert, ha perso l'immagine di passatempo bianco e snob. Chris America conosce Stephens da quando era solo una promettente junior, e nota subito qualcosa di diverso in questo Us Open. “Da quando è tornata


Una semifinale, questa, che nel set decisivo ha racchiuso alcuni dei colpi migliori dell'anno, che si può riassumere nell'epifania dello scambio da 25 colpi con Stephens sotto 4-5 30-30 che si difende, contrattacca e chiude con un passante fulminante.

dopo l'infortunio, c'è una luce diversa nei suoi occhi” ha detto, come riporta il New York Times. Il 2013, quando il tennis non sembrava più divertente, con le pressioni che aumentavano, col ranking da migliorare, con le speranze dell'America sulle spalle dopo la vittoria su Serena Williams in Australia, è lontano. Sono lontani anche l'infortunio, la frattura da stress all'osso navicolare, i mesi passati a non poter nemmeno camminare, l'esperienza da giornalista a Indian Wells. Sloane ha l'audacia delle menti libere, e la convizione per continuare a lottare anche quando va in difficoltà. L'audacia per vincere al terzo contro quattro teste di serie, Dominika Cibulkova, Julia Goerges, Anastasija Sevastova e soprattutto Venus Williams.

È in quel momento che il vento del cambiamento comincia a soffiare più forte. Sloane realizza che può farcela davvero, che un mese e mezzo dopo essere rientrata da numero 937 del mondo può trionfare a Flushing Meadows, lì dove nel 2009 venne a sapere della morte del padre. Prima di compiere 13 anni, Sloane sapeva pochissimo di John Stephens, unico running back della Northwestern State ad essere scelto al primo giro del draft nel 1988, l'anno in cui Sybil Smith verrà eletta all-American. Veloce, competitivo, guadagna 1168 yards al primo anno con i New England Patriots, viene nominato Rookie Offensivo dell'Anno. Ma non passerà più il traguardo delle 1000 yards in stagione, fino al suo ritiro nel 1992. Sybil vuole che Sloane conosca solo questo John Stephens, con cui inizia a parlare al telefono solo poco prima dell'incidente, perché soffre di una malattia degenerativa. Sybil nasconde alla figlia il passato di John che, arrestato, si dichiara colpevole di stupro nel 1994 e su cui pende una seconda


accusa per molestie sessuali quando perde il controllo del tir che sta guidando e si schianta contro un albero dalle parti di Shreveport, in Louisiana. Sloane lo scopre cercando informazioni su internet dopo il funerale. “Volevo che fosse orgogliosa di lui” ha detto mamma Sybil anni fa. “John era un brav'uomo con un problema di dipendenze che non è stato curato per tempo”. Stephensm sottolinea uno studio dell'Economist, ha tracciato una strada alternativa per arrivare ai grandi successi. Non è una delle giocatrici più aggressive, solo il 19,4% dei suoi colpi produce un vincente, un gratuito o un errore forzato dell'avversaria. Diverso il caso di Madison Keys che in questa particolare graduatoria si pone sui livelli di Serena Williams. Nel tennis femminile, la potenza conta sempre di più, 31 degli ultimi 45 Slam sono stati vinti da giocatrici nel primo terzo di questa classifica, un gruppo di star che conquista quasi il 55% degli incontri contro le avversarie che rientrano invece nel terzo più conervativo. Stephens, però, riesce con la sua velocità e il senso dell'anticipo a costruire un tennis che rende difficile per le avversarie tirare vincenti. È un'eccezione, sa assorbire la potenza delle avversarie e imporre il suo gioco. Dai quarti alla finale, contro Julia Görges, Venus Williams e Keys, ha registrato solo 72 vincenti e 124 errori. Con un numero di vincenti così

bsso rispetto ai gratuiti, secondo le statistiche è particolarmente difficile vincere un match a livello WTA. Ma dal 2014 Stephens ha mantenuto il 60% di successi contro le avversarie nel primo terzo per aggressività: e chi ci è riuscito, pur non facendo parte di quel gruppo, si può contare sulle dita di due mani. Dietro il sorriso da pubblicità sfoderato durante la premiazione, dietro una campionessa che scherza sulla principale motivazione per inseguire i prossimi Slam (“L'hai visto l'assegno che c'è lì dietro?” è la frase tennistica dell'anno), c'è una lottatrice che ha appreso il meglio del primo comandamento di coach Kamau Murray: non importano le condizioni, accetta sempre la sfida e fai il massimo


per vincerla. È quello che ha detto nel 2014 a Taylor Townsend, nel giorno più brutto della sua vita. Sta guidando, la sta accompagnando a un torneo, quando all'improvviso le chiede di mettere le mani sul volante. Ha perso sensibilità nella parte sinistra del corpo. Sente che sta avendo un infarto e in ambulanza chiede a Taylor di andare comunque a giocare il torneo, ma lei terrorizzata si ritirerà. Stephens, che giocava il doppio con Townsend, apprezza Murray e dall'anno scorso lo sceglie come allenatore. È abituato a far crescere i ragazzi che sperano di sfondare e di ottenere una borsa di studio all'università, attraverso la

XS Foundation che ha fondato e dirige nell'area meridionale di Chicago. È una forza tranquilla che, ha detto Stephens, “mi ha aiutato a credere in me stessa, a confidare nelle mie qualità. Mi ha aiutato a usare quello che ho”. Nemmeno lui, però, poteva crederci quando ad aprile, a tre mesi dall'operazione, Sloane lo chiama e gli annuncia di essere pronta per allenarsi. Va in campo seduta su una panca di legno, come Muster dopo essere stato investito a Miami, poi su una sedia da ufficio con le ruote a cui hanno smontato lo schienale. Solo a metà maggio, Stephens può rimettersi in piedi, ma non può ancora correre. “Se allora mi avessero detto che avrei vinto lo Us


Open, avrei risposto che era impossibile�. Murray, un atleta completo che ha giocato anche a basket e ha frequentato la Florida A&M, per dieci anni ha lavorato nel settore vendite di prodotti farmaceutici e conosce bene il valore della pianificazione strategica. E prima di ogni match fornisce a Stephens un piano di gioco conciso, via telefono, con le migliori tattiche da usare. Anche Stephens, durante l'infortunio, ha dato lezioni ai bambini. “E' stato fantastico� ha dichiarato entusiasta. Murray ha imparato tutto su come si costruisce un successo dal suo migliore amico, Quentin Richardson, per 13 anni


in NBA ai Los Angeles Clippers, ai Phoenix Suns e ai New York Knicks, poi diventato responsabile del players development, lo sviluppo dei giocatori, ai Detroit Pistons. Andava a trovarlo per giorni, e vedeva come la preparazione, lo stile di vita e le vittorie fossero inestricabilmente collegati. “Con Sloane voglio unire i puntini” ha detto al New York Times, “perché tutto è collegato, tutto è importante”.


I match

set al tiebreak poi, perso il

rimandarla oltre la rete.

secondo 6-4, conquista il

L'arbitro, Eva Asderaki,

controversi

terzo e il titolo.

assegna il punto a Stosur.

allo Us Open

Serena Williams Vs

fregato l'altra volta? Sì, sei

Samantha Stosur, 2011

tu” le dice, confondendola

Qualcosa va contro Serena

però con Engzell, giudice

L'ultimo Slam dell'anno ha avuto la sua quota di controversie. Siamo andati a vedere se in passato sono accaduti episodi simili, e altrettanto memorabili, a Flushing Meadows.

Williams in un momento

di sedia nella semifinale

cruciale durante la finale del

del 2009.

2011, che perderà 6-2, 6-3

“Se mi dovessi mai vedere

contro Samantha Stosur.

nella hall” le dice in un

Williams sta servendo sotto

successivo cambio di

30-40 nel primo game del

campo, “voltati dall'altra

secondo set quando

parte”, Williams è stata

Steffi Graf Vs Monica

colpisce un dritto inside-out

multata per duemila dollari.

Seles, 1995

per quel che appare un

La finale del 1995 è piena

vincente. Ma grida “Come

Lleyton Hewitt Vs James

di tensioni. Graf alla fine

on!" subito dopo aver

Blake, 2001

vince 7-6, 0-6, 6-4. È la

colpito la palla, prima che

Uno scoppio d'ira ha

prima volta che Seles e

Stosur possa anche solo

trasformato la vittoria di

Graf si affrontano dopo che

toccarla nel tentativo di

Lleyton Hewitt per 6-4,

Akshay

un fan ossessionato dalla tedesca ha accoltellato Seles nel 1993, durante il torneo di Amburgo. Sul set point nel primo parziale, Seles serve quello che crede essere un ace e inizia a dirigersi verso il lato del campo. Ma la palla viene chiamata out e i replay sembrano confermare che fosse effettivamente fuori. Graf rimonta, vince il primo

“Sei la stessa che mi ha


3-6, 2-6, 6-3, 6-0 sullo

Serena Williams Vs Kim

Te lo giuro su Dio” le urla.

statunitense James

Clijsters, 2009

Williams è stata multata

Blake in una controversia

Dopo un'altra esplosione di

per 82 mila dollaro e

razziale. Un giudice di

rabbia, Williams ha perso la

sospesa con la

linea afro-americano ha

semifinale del 2009.

condizionale.

chiamato per due volte

Williams aveva ceduto il

un fallo di piede a Hewitt

primo set 6-4 ed era sotto

Serena Williams Vs

in momenti critici del

6-5 15-30 al servizio nel

Jennifer Capriati, 2004

terzo set.

secondo quando una

Una delle chiamate più

“Cambialo, cambialo” si

giudice di linea chiama un

controverse di sempre da

lamenta Hewitt con il

fallo di piede sulla sua

parte di un giudice di linea

giudice di sedia Andreas

seconda.

nella storia dello Us Open

Egli. “Mi hanno chiamato

Serena si ritrova sotto

ha coinvolto Serena

fallo di piede solo da

15-40 e la decisione

Williams e Jennifer

quella parte. Ok.

provoca quello che viene

Capriati.

Guardalo, guardalo e

descritto come un lungo

Almeno tre decisioni sono

dimmi che somiglianza

epiteto offensivo verso la

andate contro Williams,

vedi (fra lui e El

giudice di linea. “Ti giuro su

battuta 2-6, 6-4, 6-4. E gli

Aynaoui). Mandalo fuori

Dio, prendo questa c... di

errori possono esserle

dal campo, guarda che

pallina e te la infilo in quella

costati la partita.

cosa ha fatto”.

tua c... di gola, mi capisci?

È soprattutto la decisione della giudice di sedia Mariana Alves nel primo game del terzo set ad aver avuto l'impatto maggiore. L'errore era talmente evidente che gli ufficiali della US Tennis Association si sono scusati con Williams e hanno impedito ad Alves di arbitrare altri match in quell'edizione del torneo.


I grandi uomini dietro le donne nel tennis Akshay Tutte le volte che un esperto o un grande tifoso di tennis parla di illimitato supporto nella vita di un tennista, c'è un solo nome che compare nella mente di tutti: Mirka, la moglie di Roger Federer. La stella svizzera ha incontrato la sua dolce metà alle Olimpiadi di Sydney nel 2000 e, anche se dopo due mesi sapeva che era

la persona con cui avrebbe passato tutta la vita, non aveva mai avuto l'intuizione che sarebbe diventata l'architetto della sua illustre carriera. Secondo un celebre

Max Eisenbud

detto, dietro ogni grande

globale, il volto femminile

uomo c'è sempre una

più conosciuto al mondo:

grande donna. Ma può

il suo agente Max

valere anche il contrario?

Eisenbud. Max ha

Può un uomo essere la

conosciuto la russa 15

ragione dei traguardi di

anni fa, quando era solo

una giocatrice? Ecco gli

una promettente ragazza

uomini che hanno

che si allenava per

trasformato la carriera

diventare una tennista

delle più grandi stelle di

professionista nella

questo sport.

rinomata Academy di

L'Uomo dietro la linea di prodotti di Maria Sharapova. C'è lui in cima alla nostra lista, l'uomo che ha reso Maria Sharapova un brand


Nick Bollettieri in Florida.

scambiamo da 30 a 75

luglio del 2012, quando

Allora, Eisenbud era solo

mail al giorno, a volte

Li Na ha scelto Carlos

uno dei tanti dipendenti

non serve nemmeno che

Rodriguez (il rapporto

della prima agenzia di

ci parliamo al telefono.

finirà dopo due anni con

management sportiva al

Lei stabilisce la sua

quattro titoli, Cincinnati

mondo, ma quando

visione, io faccio del mio

2012, Shenzen 2013 e

Masha sorprese Serena

meglio per seguirla”.

2014, Australian Open 2014, e il best ranking

Williams in finale a Wimbledon, il suo

Jiang Shan

per una giocatrice cinese

destino cambiò e Maria

Quando Li Na è

di ogni epoca).

divenne un'icona da

diventata la prima

Il rapporto fra I due, però,

svariati milioni di dollari.

giocatrice asiatica a

risale al 1995 quando

In un'intervista di qualche

conquistare uno Slam,

giocavano per la squadra

anno fa, Sharapova gli

battendo Francesca

della provincia di Hubei.

ha riconosciuto il merito

Schiavone nella finale

Si sposeranno nel 2006,

di aver orchestrato la sua

del Roland Garros 2011,

due anni dopo che era

scalata alla vetta delle

i media non hanno

diventato il suo coach.

classifiche delle donne

concentrato l'attenzione

Ha accettato tutto quello

più ricche del mondo.

solo su di lei. Un'altra

che è derivato dalla

“Penso di essere più un

persona è salita agli

carriera della moglie,

facilitatore,

onori della cronaca, suo

l'amore, la rabbia, le

un'organizzatore” ha

marito e all'epoca anche

critiche dei media, ha

spiegato Eisenbud. “So

suo coach Jiang Shan.

agito da forza tranqulla,

quando renderla

L'uomo che per molti

da fattore calmante per

partecipe delle cose

aveva sacrificato la sua

Li, famosa per gli scoppi

perché magari è a metà

carriera per rendere sua

d'ira in campo quando le

di un torneo, e quando

moglie una campionessa

cose non andavano

invece ha bisogno di

di successo in uno sport

bene. “Grasso o magro,

rimanere più concentrata

prevalentemente

bello o brutto” dirà dopo

e non va distratta dal

europeo e americano.

la finale dell'Australian

tennis. Credo sia questa

Jiang ha allenato la

Open dichiarando tutto il

la mia qualità. Ci

moglie dal 2004 fino al

suo amore e la sua


adorazione per Jiang, “ti

Victoria Azarenka prima

per il fatto che stessi

seguirò per sempre”.

di unirsi alla squadra di

lavorando con lui. Volevo

Caroline Wozniacki.

essere sicura di non

Aleksandar Bajin

Peraltro entrambe sono

creare tensioni. Mi ha

La più giovane delle

buone amiche di Serena

spiegato che è un grande

sorelle Williams l'aveva

e le hanno parlato di

lavoratore, ma non ha

soprannominato Big

Bajin. “Sì, le ho parlato di

detto niente di male su di

Sascha, lo considerava

lui” ha confermato

lui. Le piace molto”.

l'uomo con cui

Wozniacki. “Volevo

condividere gioie e

capire come si sentisse

dolori, il Buon Samaritano nella sua vita fra il 2007 e il 2015. Bajin ha visto tutto, i suoi titoli nello Slam, l'oro olimpico in doppio con la sorella Venus a Pechino, il primo oro in singolare ai Giochi di Londra e il ritorno al numero 1 del mondo a 31 anni, la giocatrice più anziana di sempre a riuscirci. “A parte i miei genitori” ha detto Serena, “penso sia la persona più importante del mio team. È molto più di uno sparring partner. È il mio fratello maggiore. È la mia famiglia”. Per due anni, poi, è passato nello staff di



Numeri uno tra i numeri uno Giorgio Perri Dall’anno di introduzione del ranking computerizzato anche in campo femminile – il 1975 – il monopolio assoluto al vertice è toccato quasi esclusivamente a Stati Uniti e Germania. Tra le incursioni di Monica Seles e Martina Hingis, e quelle di Mauresmo e Henin, la bandiera a stelle e strisce ha accumulato 929 settimane in vetta al ranking. Steffi Graf, prima di Angelique Kerber, la bellezza di 377 (di cui 186 consecutive tra il 17 agosto 1987 e il 10 marzo 1981). Dei record di granitica longevità che hanno garantito – se non altro in periodi ben definiti della storia – una stretta condivisione della prima piazza del ranking con gli uomini. Proprio perché omogenea, almeno fino all’avvento del ventunesimo secolo, la situazione in campo maschile: da imputare a Borg e Lendl le principali colpe, poche le incursioni di rilievo prima del dominio firmato Federer-Nadal-


Djokovic. Con l’ascesa al torno di Garbine Muguruza, diventata la seconda giocatrice spagnola dopo Arantxa Sanchez Vicario a riuscire nell’impresa, la Spagna è riuscita a rompere un digiuno lungo 14 anni e a ottenere il predominio assoluto nel ranking. Agassi e Serena Williams gli ultimi a riuscirci (nell’agosto del 2003), Evert e Connors i primi (nel novembre del 1975). Le algide statistiche fanno storia: e ad appena 48 settimane dalla nascita del ranking, Connors scalza Nastase e Newcombe dalla vetta e instaura con McEnroe un vero e proprio regime del terrore. Le principali First Ladies nel decennio 1975-1985 sono, naturalmente, Christ Evert e Martina Navratilova. Il regolare avvicendamento dei quattro – e la piccola parentesi aperta da Tracy Austin nel luglio 1980 quando al numero uno c’è McEnroe – si spezza solo a causa di Borg e Lendl. Definitiva, però, la rottura nel settembre del 1985: il ceco strappa la prima piazza del ranking a McEnroe e rimane


sul trono per 157 settimane consecutive, Navratilova abdica con 331 settimane da numero uno sul groppone, di cui 250 sotto bandiera statunitense, chiudendo un primo e storico cerchio nell’ottobre del 1987 Il trono non rimane vacante nemmeno un momento: è infatti di Steffi Graf la legislatura più lunga della storia del tennis femminile dopo il dominio made Usa. La tedesca rimane in vetta al ranking per 186 settimane consecutive e si ritrova al fianco di Becker – che al numero uno ci sta solo dodici settimane – dal 28 gennaio 1991. Il legame si spezza curiosamente l’8 settembre dello stesso anno, succedono Seles ed Edberg. Il secondo avvento del tennis statunitense porta la firma di Pete Sampras e Andre Agassi. Lindsay Davenport smuove le acque il 12 ottobre del


1998, si inserisce dolcemente nella faida tra i due e riporta la madre-patria in cima al ranking dopo più di 13 anni. La statunitense – che ritroverà la vetta anche nel 2006 – nella prima lotta con Martina Hingis resta al fianco della coppia AgassiSampras fino al maggio 2000. Non arriva la svolta, il dolce vento del cambiamento soffia costante, l’egemonia di una sola nazione smette di esistere. O quasi. In data 11 settembre 2017 la Spagna riscrive la storia del tennis. Garbine Muguruza strappa lo scettro dalle mani di Karolina Pliskova e raggiunge in vetta al ranking Nadal. Mentre il maiorchino certifica l’anno della rinascita con la vittoria a Flushing Meadows, Muguruza approfitta degli strafalcioni alle sue spalle nella più dolce delle maniere. Non succedeva dal 2003 che


due giocatori sotto la stessa bandiera condividessero la prima piazza del ranking: tra aprile e agosto, in quel caso, era toccato ad Andre Agassi e Serena Williams.



Storie di squalifiche

violation e quando Tarango ha protestato,

Akshay

chiesto a Tarango di riprendere il gioco.

Rebeuh non è tornato sui suoi passi e ha L’americano invece lascia il campo

Per rabbia o per altri motivi, tanti giocatori

infuriato, dopo aver lanciato una serie di

sono stati squalificati negli anni. Ecco

improperi verso Bruno Rebeuh, che ha

un’antologia di esempi significativi

chiamato “uno degli arbitri più corrotti nella storia del gioco”. Non volendo

Jeff Tarango – 1995 Wimbledon

perdersi l’occasione di entrare nella

Ho sempre pensato che a Wimbledon

storia, la moglie di Tarango schiaffeggia

fosse tutta una questione di lusso e di

l’arbitro due volte.

eleganza, ma l’immagine è stata rovinata da leggende come McEnroe. Nel 1995,

David Nalbandian – 2012 Queen’s

un altro statunitense, Jeff Tarango,

Dopo una successione bizzarra di eventi,

affrontava al terzo turno Alexander

a Marin Cilic viene assegnato il titolo all’

Mronz. Tarango si è infuriato con l’arbitro

Aegon Championships Trophy del 2012

diverse volte Bruno Rebeuh. Mentre si

quando David Nalbandian viene

stava preparando a servire, i tifosi hanno

squalificato per aver ferito un giudice di

interrotto Tarango che ha risposto: “State

linea. Nalbandian era in vantaggio 7-6

zitti!”. L’arbitro gli assegna una code

3-4 quando, dopo un improvviso scatto


d’ira, ha tirato un calcio al box in cui sono

involontariamente alla testa.

seduti i giudici di linea.

L’episodio si è verifitoca con Henman

Il box è andato in frantumi e una

che, al servizio, ha sbagliato a colpire

scheggia è entrata nella gamba del

dopo la risposta dell’avversario. Mentre la

giudice di linea, che ha iniziato a

ball girl si sta avvicinando per recuperare

sanguinare abbastanza copiosamente. Il

la palla, Henman scaglia via quella che

direttore del torneo ha esaminato

ha in mano per la frustrazione. La

l’infortunio dopo qualche tempo e ha

ragazza, che staziona vicino la rete,

deciso di assegnare la vittoria a Cilic, che

viene colpita decisamente forte

non aveva idea di come reagire a un

all’orecchio. In un primo momento cade a

successo ottenuto in questa maniera.

terra, poi in lacrime corre per riprendere la sua posizione mentre viene

Tim Henman – 1995 Wimbledon

immediatamente chiamato il medico.

Il beniamino di casa Tim Henman è stato

John McEnroe: 1990 Australian Open

una volta squalificato da Wimbledon per

Noto da sempre per le sue esplosioni

aver tirato una palla contro una ball girl.

d’ira in campo, John McEnroe si è

Stava disputando il doppio con Jeremy

mostrato al suo meglio, se così si può

Bates, prima coppia ad essere

dire, all’Australian Open del 1990 quando

squalificata ai Championships dopo che

è salito agli onori della cronaca

Henman colpisce la ragazza

diventando il primo giocatore dal 1963 ad


essere squalificato in uno Slam per cattiva condotta. McEnroe, che cercava di vincere il suo primo major dallo Us Open del 1984, McEnroe affrontava lo svedese Mikael Pernfors al quarto turno. L’americano conduceva due set a uno ma era sotto 2-4 nel quarto quando sono iniziati i problemi. Dopo un errore di dritto sul 15-30, McEnroe concede due palle break e lancia la racchetta per la frustrazione, ricevendo così un warning. Dopo un altro errore, McEnroe sbatte ancora la racchetta, e stavolta la rompe. L’arbitro chiama una seconda violazione, per abuso di racchetta. McEnroe, furioso,

comincia a gridargli di tutto e invoca l’intervento del referee Kevin Farrar che arriva e gli parla, mentre gli spettatori sugli spalti e in tv possono sentire le continue lamentele di McEnroe e le sue parolacce. Con l’approvazione di Farrar, l’arbitro Armstrong chiama una terza violazione, l’ultima visto il nuovo regolamento da poco approvato. “Squalifica, mister McEnroe. Game, set, match Pernfors”. Olga Puchkova: 2013 Citi Open La russa Olga Puchkova è stata squalificata dopo aver colpito un giudice di linea al ginocchio dopo aver perso un


punto nel terzo set mentre era sotto contro 3-6 6-3 4-1 contro l’argentina Paula Ormaechea al secondo turno del Citi Open 2013. In una dichiarazione rilasciata dal torneo, Puchkova si è detta “sinceramente dispiaciuta” di averlo “accidentalmente” colpito. “Non stavo guardando dove lanciavo la palla”, ha detto Puchkova, aggiungendo di essersi scusata con il giudice. Il supervisor della WTA Melanie Tabb ha spiegato che, nonostante la giocatrice avesse assicurato si fosse trattato di un incidente, le regole imponevano comunque la squalifica. “Credo al 100% che fosse sincera, che

non avesse intenzione di farlo. Non stava nemmeno guardando nella sua direzione. Ha solo tirato via una palla per la frustrazione dopo aver perso un punto” ha detto Tabb. “Ma non conta solo l’intenzione” ha aggiunto, “è il risultato dell’azione. E il risultato è che ha colpito il giudice di linea, provocando un livido al ginocchio”. “Non voleva farlo ma è successo. Chiaramente, se colpisci qualcuno con una palla è una situazione da squalifica”.


Simona Halep e

quando ha cominciato a

riferimento”.

giocare.

la sua famiglia:

“Mio fratello Nicolae, che ha

Il padre, ex calciatore,

tutto quello che

sei anni più di me, giocava

possedeva un caseificio

a tennis e quando io avevo

Stere Halep è un ex

quattro anni volevo

calciatore. Ha giocato per

cominciare anche io. I miei

il Sageata Stejaru nelle

genitori non lo praticavano,

divisioni inferiori. Se sua

mio padre era un calciatore

madre è una casalinga,

dilettante” Halep ha

suo padre possiede

spiegato.

un’azienda casearia in

“Mi sarebbe piaciuto giocare

Romania.

contro Justine Henin” Halep

Ha chiuso la ditta però nel

diceva nel 2013. “Henin era

2015 perché le cose non

il mio idolo insieme a Andrei

andavano bene e le

Pavel, che è rumeno come

perdite ammontavano a

me. Mi piace anche Roger

quasi 10 mila euro

Federer ma non è il mio

all’anno. Simona doveva

c’è da sapere! Akshay Simona Halep è stata una delle giocatrici più continue nel circuito WTA negli ultimi anni ed è arrivata dolorosamente vicina a salire al numero 1 del mondo. La famiglia ha comunque giocato un ruolo chiave nella carriera e nel successo di Halep. I suoi genitori, Stere e Tania, sono di origine arumena. Ha anche un fratello maggiore, Nicolae, e al momento è single. Ecco alcune curiosità sulla famiglia della rumena che forse non conoscete. Nicolae l’ha ispirata a giocare a tennis In una recente intervista, Halep ha detto che è stato suo fratello ad appoggiare la decisione di diventare una tennista. Aveva solo quattro anni, Simona,


dare una mano per

spiegava Halep. “Volevo

conoscere sua nipote.

tenere in vita l’azienda.

giocare questo torneo

“Negli ultimi due anni la

perché lui amava il tennis e

mia famiglia mi ha sempre

Il cugino Nicia Arghir si

ha giocato per tanti anni.

seguito [alle WTA Finals]

è suicidato

Per questo ho deciso di

ma ora non sono più così

Nel marzo 2015, mentre

rimanere qui, perché penso

importante” scherzava

stava giocando a Indian

sia stato più facile per me

nell’ultima edizione. “Mia

Wells, Halep è venuta a

affrontare la situazione”.

nipote è la persona che

sapere suo cugino, il

conta di più in famiglia.

29enne Nicia Arghit,

Halep la zia!

Loro sono a casa, io sono

aveva commesso

Il fratello di Halep ha avuto

sola qui con il mio staff”.

suicidio a casa. Ha vinto

recentemente un bambino

Ha trascorso la off season

la partita che ha giocato

che ha chiamato Tania

con la sua famiglia perché

pochi giorni dopo e gli ha

come la loro madre. Halep

era importante veder

dedicato la vittoria.

ha detto di aver bisogno di

crescere la nipote. “Vado

“È una situazione

una pausa dal tour e di

a casa per passare un po’

dolorosa per tutti, per me

voler passare del tempo

di tempo con lei” ha detto,

e per la mia famiglia”

con la sua famiglia per

“per vederla crescere”.


Il futuro del tennis Mariano Gombi Il futuro del tennis è sembrato molto vicino, concreto, nella prima settimana dello Us Open. Teenager e ventenni non fissano più le regole in questo sport come un tempo. Ma ogni tanto le infrangono. Nei primi quattro giorni del torneo Frances Tiafoe, potente statunitense di 19 anni, ha costretto Roger Federer al quinto set. Il 18enne canadese Denis Shapovalov, forse il più intrigante del gruppo, ha mostrato Il meglio dei suoi notevoli colpi mancini contro la testa di serie numero 8, Jo-Wilfried Tsonga. Andrey Rublev, 19enne russo che a giugno non era fra I primi 100 del mondo, ha eliminato Grigor Dimitrov che arrivava dalla conquista del titolo a Cincinnati.

bene al primo anno nel circuito, ma come giochi nel secondo, nel terzo, nel quarto, nel quinto? È lì che davvero si capisce quanto sarai in grado di svilupparti, di progredire”.

Ma questi risultati potrebbero confondere. Quando il ventenne croato Borna Coric ha sconfitto la testa di serie numero 4, il coetaneo Alexander Zverev, ha eliminato un giocatore che rappresenta già un grande dono ed è considerato una scommessa migliore per il futuro del tennis.

Dimitrov si è trovato dove Shapovalov e gli altri sono adesso: ne è passato di tempo ma sembra ieri. Gli esperti gli hanno attaccato addosso l'etichetta di “Baby Fed”, in riferimento a Roger Federer. E dopo i titoli junior a Wimbledon e allo Us Open nel 2008 gli dicevano che doveva attaccare presto il circuito pro.

Sembra che Zverev abbia problemi a gestire le condizioni avverse nei match al meglio dei cinque set. “Quando i giocatori emergono, hanno questa piccola finestra, se riescono a cogliere l'onda bene” diceva alla vigilia del torneo. “Molti fanno

Lasciando da parte le grandiose aspettative, a 23 anni Dimitrov è stato al massimo numero 8 del mondo nel 2014. Ha vinto quasi 10 milioni di dollari di prize money. È arrivato a New York forte del titolo nel Masters 1000 di Cincinnati


sperando nel primo Slam della carriera. E invece al secondo turno si è trovato avanti 4-1 nei primi due set contro Rublev ma gli ha permesso di rimontare e chiudere 7-5, 7-6 (3), 6-3. Ha lasciato il torneo con una sola buona notizia, con la consapevolezza che il suo desiderio di una maggiore legittimazione negli Slam con la crudeltà che l'accompagna, può andare avanti ancora per un decennio, data l'età media con cui si arriva al vertice nel tennis professionistico attuale. “Penso che il mio periodo migliore sia appena iniziato” ha insistito, non senza ragioni, in una recente intervista in un hotel a Midtown, tra Upper e Lower Manhattan. Il tennis, che un tempo costituiva una piattaforma verso la celebrità per giovani

atleti, uomini e donne, è diventato un paese per vecchi. Ai livelli più alti e non solo, la permanenza in vetta, e la striscia di stagioni altamente remunerative, va molto al di là della norma delle passate generazioni. “Prima la carriera di un tennista durava otto, dieci anni massimo, mentre oggi può arrivare a 12, 15, perfino a 20” ha spiegato. “Qualcuno l'altro giorno mi ha detto: 'Sai, adesso sei considerato un veterano'. E io: 'Cosa?'. E lui: 'Sì, c'è una nuova generazione adesso'. E io gli ho risposto: “Ma due anni fa, ero io della nuova generazione e adesso mi vieni a dire che sono un veterano?'”. Allora cosa porta Federer, a 36 anni, ad essere ancora un leader nel tour con due titoli Slam quest'anno? “Se qualcuno sei, sette, dieci anni fa mi avesse detto che a


31 anni sarei stato qui da numero 1 del mondo, non gli avrei creduto” ha confessato Nadal dopo aver passato il primo turno. E invece, eccolo lì, l'ultimo dei lottatori, senza alcun segno di voler abbandonare il gioco nel breve periodo. In più, a sostenere ulteriormente il punto di Dimitrov, Stan Wawrinka ha vinto il primo dei suoi tre Slam a 28 anni. Andy Murray non ha mostrato il meglio fin quasi ai trenta. Anche scendendo in classifica, i grandi lavoratori stanno registrando i migliori risultati sempre più tardi. Sam Querrey ha centrato la semifinale a Wimbledon poco prima di compiere 30 anni. Feliciano Lopez ha festeggiato il best ranking di numero 12 nel 2015, l'anno in cui ne ha compiuti 33. E il discorso vale anche nel circuito femminile. Il caso più ovvio rimane Serena Williams, che ha appena festeggiato i 36 anni e promette di tornare la macchina da titoli che era prima della gravidanza. E la sorella Venus sta vivendo a 37 anni la sua miglior stagione da molto tempo a questa parte.



Cosa fare se hai una seconda di servizio debole Federico Coppini

I maestri di tennis lo sanno: la seconda di servizio è più importante della prima. Perché dicono questo? Facile, perché ti permette di spingere al massimo la prima. Se hai una seconda in kick o in slice solida, puoi anche permetterti di sbagliare la prima. Diversamente, le cose si complicano e non

poco. Cosa fare se hai una seconda di servizio debole? La cosa migliore da fare è mettere in campo a tutti i costi la prima. Non la devi sbagliare. Come puoi farlo? Non spingere la prima di servizio ma togli almeno (orientativamente) un 20% della potenza che metteresti normalmente. Devi, in sostanza, fare di tutto pur di controllare il colpo e non lasciarlo scappare via. Ricordati che se non metti la prima sono guai seri.

Cambia direzione Cosa fare se hai una seconda di servizio debole? L’altro passo da mettere in pratica è quello di cambiare spesso la direzione alla tua prima. Dato che adesso il tuo servizio è meno potente, devi cercare di essere meno prevedibile del solito. Cosa fare se hai una seconda di servizio deboleSe il tuo avversario intuisce dove servi, non avrà difficoltà a rispondere bene dato che adesso la tua palla viaggia più lenta del


normale. Cerca dunque di servire in tutti i modi: esterno, interno e al corpo. Se sei destro prova a spostarti verso sinistra quando servi dal lato mancino: questo ti permette di ampliare l’angolo e di avere più frecce al tuo arco, il che è un bel vantaggio. Se hai una seconda di servizio debole non disperare; a livello di circolo è frequentissimo. Per tamponare segui questi consigli ma, parallelamente, lavora per migliorarla. Tieni salda l’impugnatura, evita il fallo di piede, lima il lancio palla e migliora la rotazione. E, soprattutto, mettici un po’ più di coraggio!


Come pensa un uomo Roger W. Breternitz CChtp

“Come pensa una persona”, questo è il titolo di un libro provocatorio e ricco di spunti di James Allen. Lo puoi comprare da qualsiasi libreria per meno di 5€, anche se le informazioni che contiene hanno un grande valore aggiunto, sia monetario che personale. Come scegli di applicare i concetti contenuti dopo dipende

solo da te. Dato che i miei insegnamenti riguardano il colpire una pallina da tennis in un posto predeterminato alla giusta velocità, per fare in modo che il tuo avversario non la rimandi indietro, rendendoti il vincitore... parliamo di come la tua mente possa raggiungere questo obiettivo. Questo è un concetto davvero importante: “i pensieri sono COSE”, anche se ancora nessuno riesce davvero ad afferrare il concetto che quello che pensi, e

come pensi, possa veramente dar forma alla tua realtà presente e futura. Potresti dire “sì sì lo so che dovrei essere più positivo, guardare al lato positivo delle cose e delle situazioni” e davvero provi a dare il massimo in quella direzione, fino a quando l’andirivieni degli eventi inizia a farti scivolare via la motivazione, lontano da quello che avevi programmato. E poi il vero test di come i tuoi pensieri gestiscono la pressione sulla situazione presente alla mano inizia a far parte


del gioco. Ecco un estratto del libro: “tutto quello che un uomo raggiunge e tutto quello che non riesce a ottenere è il risultato diretto dei suoi pensieri. In un universo ordinato alla perfezione, in cui la perdita di equilibrio significherebbe la distruzione totale, la responsabilità individuale deve essere assoluta. La debolezza e la forza di un uomo, la purezza e l’impurezza, sono sue e non di un’altra persona. Sono dovute a se stessi, e non ad altri; e possono essere cambiate solo da se stessi e mai da altri. Le proprie condizioni sono anch’esse individuali, e non da attribuire a altre persone. La sofferenza e la felicità nascono da queste. Come pensa, è. Come continua a pensare, allora rimarrà”. Come ho detto, i pensieri sono Cose. Esaminiamo allora come queste ‘Cose’ influenzino il nostro gioco e molto di

più, la nostra capacità di VINCERE! In ogni competizione ci sono due forze, di solito due squadre o due avversari, che cercano entrambi di raggiungere lo stesso obiettivo: diventare il vincitore. Nel tennis, ci sono due o quattro avversari che cercano di ottenere lo stesso obiettivo, ovvero fare più punti dell’altro (o degli altri nel doppio) nella partita. Questo è definito un ‘contesto competitivo’, che significa che gli avversari hanno vicendevolmente un effetto pesante sulle

performance immediate. Un esempio potrebbe essere quando fai un buon colpo offensivo, l’avversario tende a fare un colpo peggiore o più piano. Comq quando fai un bel colpo nell’angolo, ed il tuo avversario non riuscirà a restituirla con forza, il che può essere sfruttato per darti una posizione avvantaggiata nel gioco per vincere il punto. Con questo in mente proviamo a essere più ‘competitivi’ possibile, mettendo più pressione possibile all’avversario, e


nel fare ciò mettiamo un sacco di pressione anche su noi stessi. Il trucco è di mettere abbastanza pressione sul tuo avversario per farlo sbagliare, e non altrettanta su te stesso, per evitare che sbagli TU. Quindi, farsi un’idea del gioco del tuo avversario è un fattore importante. Hai bisogno di sapere quando devi giocare duro per vincere. Non ha senso toglierti dal gioco da solo quando tutto quello che devi fare è mandare la palla indietro in qualsiasi modo, e lasciare che l’altro sbagli. Allora la vittoria è facile, naturale e il Margarita avrà un sapore migliore nella Clubhouse. Come potrai aver intuito finora, siamo noi i peggiori avversari, noi siamo la nemesi che impedisce o rallenta i nostri sforzi per vincere, e siamo noi la persona di cui dobbiamo preoccuparci, sia per quando si va verso la

vittoria che verso il fallimento. Nessun altro ci mette tanta pressione come quella che possiamo esercitare su noi stessi, nessuno può deluderci come la nostra mano, e nessuno ci può abbattere come noi possiamo essere colpiti dai nostri pensieri e emozioni. Quindi abbiamo una scelta, ed è molto facile vederlo negli altri giocatori, come loro si puniscono o si abbattono da soli. Guarda come queste persone affrontano le avversità e puoi imparare molto da i

tuoi stessi meccanismi che regolano i tuoi pensieri. La persona veramente saggia sa imparare dagli errori e dai trionfi degli altri. Prende il buono da ogni esperienza a cui ha fatto da testimone e lo applica di volta in volta nelle sue esperienze; e molto spesso beneficia tantissimo dalle informazioni che ha ricavato, senza dover subire il dolore di provare in prima persona gli effetti di una decisione sbagliata o pensieri distruttivi, generati da loro stessi. Questa


tecnica è chiamata ‘imparare dall’osservazione’ e non esperienza, ovvero quando impari osservando gli errori che qualcun’altro fa piuttosto che imparare dagli errori che tu stesso hai fatto (che viene appunto definita esperienza). Qualcuno una volta disse: “i buoni giudizi derivano dall’esperienza, e quell’esperienza viene dai cattivi giudizi”. La prima regola è quella di far caso ai tuoi pensieri. Prendi nota di quello che stai pensando

in ogni situazione, e guarda come questi pensieri ti fanno sentire: felice, depresso, aggressivo, passivo o empatico. Ogni pensiero è una forza di per sè, e ha un effetto su quello che senti, quanto riesci a concentrarti e sentire il mondo che è intorno a te. Sentiti un vincitore, perchè pensi di meritarti la vittoria, e tu meriti di vincere perchè hai pagato i tuoi debiti: allenamento, preparazione e perfezionamento della tua attrezzatura. I tuoi pensieri devono essere

di autostima e fiducia nel fatto che saprai fare le scelte giuste al momento giusto, e permetti a te stesso di accettare la vittoria come una conseguenza dei tuoi pensieri che dicono che avrai successo nel raggiungere il tuo obiettivo semplicemente dando il massimo che puoi dare. Questi sono alcuni ‘esercizi di pensiero’ che miglioreranno tutta la tua visione del mondo e miglioreranno le tue statistiche di vittoria in generale. Ogni giorno prima di andare a letto pensa a tutte le cose belle che ti sono capitate quel giorno stesso. Rivivi la giornata dal momento in cui ti sei alzato fino a quando non ti sei sdraiato di nuovo. Ti verranno sicuramente in mente molte belle cose che avevi dato per scontato. Poniti un obiettivo, una area che vuoi migliorare o cambiare


nel tuo tennis, nella tua vita, nel tuo futuro, e concedigli tutta la tua attenzione. Immaginalo come un fatto già accaduto. Garantisco che se farai questo anche solo per una settimana le tue vittorie già miglioreranno, come anche molte altre cose nella tua vita. Per questo i pensieri sono cose vere, e queste cose danno il ritmo alla tua vita e la influenzano. TU sei l’unico che controlla cosa puoi pensare. I tuoi pensieri sono energie che appartengono all’individuo e che danno forma al tuo futuro, usali saggiamente. Tieni l’occhio sulla palla e buona fortuna!



Qual è la differenza fra arrivare al primo posto e in qualsiasi altra posizione? Di Roger W. Breternitz C Hp.

Qual è la differenza fra arrivare al primo posto e in qualsiasi altra posizione? Questa è la domanda che ci siamo sempre posti sin da quando esistono competizioni con almeno un avversario. A partire da quando il leggendario Robin Hood ha diviso la freccia che vinse il torneo del re (e il cuore di Lady Marian), la linea fra il primo e tutti gli altri è sempre stata molto sottile. In ogni sport, ogni competizione e ogni torneo è sempre la stessa cosa che porta le persone ad arrivare alle semifinali e alle finali per poi salire sul gradino più alto del podio. Puoi anche notare che le stesse persone a volte arrivano vicine alla vittoria e in qualche modo riescono a fare qualcosa che li allontana di colpo dalla cerchia dei vincitori. Uno dei più grandi ostacoli per vincere in qualsiasi sport è una piccola cosa (o meglio la sua mancanza) chiamata concentrazione. Abbiamo tutti sperimentato la mancanza di concentrazione in qualche momento della nostra esperienza competitiva o anche nella vita di tutti i giorni. Ad esempio, stai guidando in autostrada kilometro dopo kilometro, e ti rilassi al volante mettendo il

cruise control per essere sicuro di non prendere una multa per eccesso di velocità. Inizi a pensare a come dovresti chiudere il rovescio la prossima volta, o a come hai bisogno di sistemare questa o quella cosa allenandoti una volta a casa, quando all’improvviso di accorgi di aver superato la tua uscita! Una classica mancanza di concentrazione, ma come mai? In questo caso è dovuto alla noia, mancanza di competizione, e alla mancanza di qualsiasi cosa ti potesse tenere concentrato. Nello sport comunque è facile che siano i fattori opposti che spezzano la concentrazione di una persona: troppa competizione, o troppa pressione. Quindi analizziamo alcuni dei motivi o delle situazioni che possono far perdere


di distanza uno dall’altro a 30 metri di altezza, il giorno dopo aver perso il lavoro e aver annullato la tua assicurazione sanitaria... questa è pressione. È la stessa identica asse, la stessa distanza, ma in ogni caso ti viene il dubbio di poter cadere (disturbando la tua concetrazione): e se cadessi? E se succedesse ___? Il punto focale di questa storia è la paura. Sì, la paura è causa del crollo della concentrazione. La paura di perdere, la paura di fare brutta figura davanti agli amici, la paura di essere umiliato dagli avversari, ed ebbene sì, anche la paura di vincere, che è anche il titolo del la concentrazione a qualcuno. Una ragione importante è che spesso, in un certo momento della nostra vita, si ha troppa... pressione. Ma cos’è la pressione? Può essere la paura di fare un errore, o la paura di perdere, e che ci si creda o no a volte può essere la paura di vincere (ma di questo parleremo più tardi). Per rappresentare la pressione, immagina un’asse larga 30 cm e lunga 10 metri appoggiata a terra. Se scommettessi con te 100€ che non riesci a camminare da una parte all’altra senza cadere, probabilmente accetteresti la scommessa. Ora immagina che la stessa identica asse sia fra due palazzi a 5 metri

prossimo articolo, pur meritando un libro per rendergli giustizia. Ma torniamo alla concentrazione. In ogni caso, diciamo cosa è la concentrazione. Qualcuno ha per caso dato una definizione, o l’ha scomposta nei sui più fini elementi? L’arte della concentrazione può essere definita nel mondo dello sport con la seguente frase: la concentrazione è la totale assenza di pensieri consci mentre si esegue un atto fisico già programmato. Ora che abbiamo la definizione di concentrazione, che cosa vuol dire “atto fisico già programmato”? è un movimento (come fare una schiacciata nel campo avversario) di cui hai imparato la giusta tecnica e movimento, e l’hai


ripetuto con successo (ad esempio

fila, puoi farne anche 100 di fila se solo

vincendo il punto) abbastanza volte

lasciassi la parte del tuo corpo dedita agli

perchè diventi in qualche modo

auomatismi reagire per conto suo senza

automatico. Quando questo accade,

‘dirle’ cosa fare. Questo è l’argomento di

viene considerato programmato. Beh, se

cui parlano i video ‘Championship Tennis

si riesce a farlo bene una, due o più volte

Relaxation Reprogramming’, ovvero del

perchè non si riesce OGNI volta? Questo

darti la sicurezza di sapere che il tuo

è il momento in cui la concentrazione

corpo può portarti a vincere se solo lo

entra in gioco. Quando sei sotto

lasciassi fare. Una volta ottenuta la

pressione e vuoi davvero giocare bene (o

sicurezza di cui hai bisogno, non avrai più

hai paura di andare male) la mente

bisogno di pensare a quelle istruzioni

conscia inizia a dare delle nuove

extra per ‘aiutarti’ a vincere. Alla fine è

istruzioni, come: ‘prepara il rovescio’,

quella istruzione in più che ti fa sempre

‘finisci il colpo’, ‘non farti prendere dal

perdere.

panico’, e la lista può continuare. Sono queste istruzioni consce in più che

TEST DI CONCENTRAZIONE: ecco un

‘senti’ nella tua testa, che vengono dalla

piccolo test che puoi fare adesso per

parte razionale di te, che riescono a

determinare la tua abilità di mantenere la

portarti via l’abilità ormai consolidata di

concentrazione al livello dei tornei.

completare “l’atto già programmato” con

Immagina di avere un grande schermo

una precisione chirurgica. Potresti

bianco davanti a te, e su quello schermo

ottenere una precisione molto maggiore

bianco immagina un grande cerchio

se lasciassi semplicemente agire il tuo

rosso. Imposta un timer in modo che

corpo senza l’aiuto ‘extra’ della tua

suoni dopo un minuto. Ora, vedi se riesci

coscienza.

a mantenere questa immagine nella tua mente per quel minuto. Non farti venire in

Riassumendo in una frase, il concetto è

mente nessun dubbio, nessun pensiero

‘non pensare, agisci e basta’. Quante

conscio, il vuoto, niente. Solo l’immagine

volte hai sentito qualcuno dire “stava

che ho descritto.

andando tutto bene fino a quando non ho

Fallo adesso.

iniziato a pensare a ...“ (completa la frase tu).

Beh, come è andata? Sii onesto... la maggior parte delle persone non arriva

Una volta che hai programmato il tuo

mai a un minuto senza che alcun

corpo a fare 5 o 6 rovesci down the line di

pensiero si infiltri. Questo era solo un


test, ma può diventare un esercizio che puoi ripetere varie volte al giorno per migliorare la tua capacità di concentrarti. Dopo di che quando avrai davvero bisogno di ignorare tutti i pensieri che ti vengono in mente quando la pressione sarà alta... ce la farai! In bocca al lupo e guarda sempre la pallina!


Cosa rende così efficace il poliestere? Mariano Gombi La prima caratteristica che spinge i giocatori verso il poliestere è la sua durevolezza. Le corde in genere si rompono perché sfregano una contro l'altra durante il gioco. Quelle di poliestere sono meno abrasive delle altre, e questo comporta minore usura e meno rotture.

Gustavo Kuerten che usò le corde in poliestere al Roland Garros 1997 ha iniziato un trend che ormai è diventato la norma. La composizione e la rigidità del poliestere permette anche alle corde di

mordere meglio la palla e applicare più spin. Inoltre, le corde si piegano all'indietro al contatto con la palla e scattano di nuovo nella posizione originaria prima ancora che la palla lasci il piatto corde, e questo aumenta lo spin. Inoltre, molti giocatori trovano corde più rigide, come quelle in poliestere, migliori per controllare la palla. Con meno flessibilità, la palla passa meno tempo sul piatto corde, con una risposta più consistente: per avere un'analogia, è la stessa differenza che passa fra lanciare

la palla contro un muro di cemento e un pitchback, la rete elastica che si usa per gli allenamenti del baseball. Molte delle corde più rigide in poliestere richiedono un'adeguata velocità della testa della racchetta perché siano


apprezzabili I benefici. Non è certo un problema per i professionisti, ma a livello base può diventare un problema. Altrimenti, le corde non si muoveranno e sarà come colpire con una lastra rigida di legno. Per questo motivo, si raccomanda di tirare le corde in poliestere da 2 a 5 chili in meno rispetto a quelle in nylon o budello.


OPTIMUM OFP2, le solette Noene che riattivano la circolazione dei piedi e favoriscono il recupero fisico.

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La soletta NOENE® OPTIMUM OFP2, con uno spessore di appena 2 mm, è un accessorio unico e rivoluzionario, immancabile in qualunque tipo di scarpa poiché riunisce due tecnologie estremamente all’avanguardia: il materiale NOENE®, che dona una protezione articolare high-tech, e il tessuto NEXUS Energy. Il tessuto ad alta tecnologia combina tre metalli nobili (platino, titanio e alluminio), che gli forniscono la proprietà unica di emettere delle onde all’infrarosso (FIR) che portano benefici alla salute di chi lo indossa. Grazie a questa strategica combinazione, le solette OPTIMUM OFP2 aiutano a ridurre il dannoso effetto gravità alle articolazioni e offrono diversi benefici: migliorano l’ossigenazione del sangue e aiutano a ridurre il gonfiore dei piedi, riducono l’affaticamento dei muscoli, favorendone il rilassamento, accelerano l’assorbimento dell’acido lattico e favoriscono il defaticamento post-gara o allenamento.

Le solette OPTIMUM OFP2 offrono prestazioni senza eguali sul mercato, garantendo comfort e benessere allo stesso tempo. Sono indicate per gli atleti post gara e post allenamento, momento in cui i muscoli hanno bisogno di recuperare in fretta la propria condizione, e per chi soffre di gonfiore e desideri rendere più snelli e freschi i propri piedi. Alleviano gli stress a cui siamo costantemente soggetti durante la giornata e ci permettono di arrivare più freschi e riposati a sera. L’OPINIONE DI CHI HA TESTATO LE SOLETTE OPTIMUM OFP2 Francesco Costa, nazionale italiana di bob sul ghiaccio: innamorato delle


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OPTIMUM OFP2. Oggi è un utilizzatore convinto dei prodotti Noene, dai quali trae beneficio sia durante l’allenamento che in gara. “Utilizzo le OPTIMUM OFP2 da 2mm; ho conosciuto questa azienda in occasione della fiera Skipass di Modena e una volta provati i prodotti, mi sono convinto della loro efficacia e oggi li uso quotidianamente. Uso le solette sia in allenamento, che come post allenamento nel recupero da ormai due mesi. Ho Sentito fin dal primo giorno una netta differenza Sia in allenamento, che a riposo. Ho percepito più sostegno sul piede e sulla scarpa quando correvo ed è stata evidente la sensazione di minore

impatto negli urti al suolo e di una migliore reattività a terra, con zero dolori alle articolazioni. Anche a livello di pianta del piede e di talloni ho percepito una riduzione dei fastidi. E’ un prodotto che consiglierei a tutti.” Con la tecnologia Noene® proteggi le tue articolazioni Il quotidiano impatto del piede con il suolo durante la deambulazione è tra le cause primarie delle dolorose infiammazioni articolari. Solitamente si è portati a credere che le articolazioni possano andare in sofferenza solo se sottoposte a sollecitazioni meccaniche derivanti da


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particolari attività sportive o in conseguenza di traumi. In realtà ciascuno di noi ha necessità di minimizzare quotidianamente gli effetti negativi conseguenti anche al semplice impatto con il suolo nella normale deambulazione. In qualunque momento della giornata, infatti, il nostro corpo riceve “scosse articolari” provocate dall’energia negativa generata dall’urto dei piedi con il terreno. Tali scosse, dai piedi si propagano lungo tutto l’apparato locomotore provocando

Ecco cosa succede all’apparato locomotore quando corriamo o camminiamo:

microtraumi che si traducono in dolorose infiammazioni articolari (tendinite, tallonite, fascite plantare, ecc.) o più semplicemente, mal di schiena, stanchezza articolare e gambe appesantite a fine giornata!

- La ripetizione di tali onde genera e sovente favorisce: tendiniti; fasciti plantari; talloniti; fratture causate dalla stanchezza; dolori alle articolazioni dei piedi, delle ginocchia, delle anche, della schiena; cervicale; mal di schiena; ecc. In alcuni casi, semplicemente

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- Ogni contatto tra il piede e il suolo provoca un’onda di shock. - Quest’onda viene chiamata “Energia negativa” - L’energia negativa si propaga lungo tutta l’articolazione ossea. - Accumulata passo dopo passo, giorno dopo giorno, produce dei microtraumi in ciascun punto nevralgico del nostro corpo (articolazioni)


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stanchezza e gambe appesantite! La letteratura scientifica e gli studi più recenti hanno così evidenziato la certa necessità di combattere questi shock fin dalla sede primaria della loro formazione, ossia a livello dei piedi. Proprio nel solco di queste conclusioni scientifiche si è sviluppata la ricerca Noene®, con il chiaro obiettivo di formulare un prodotto in grado di ridurre gli effetti negativi sulle articolazioni e sulla schiena, degli impatti al suolo.

Noene® è un elastomero vibroassorbente, formato da micro cellule cristalline, che possiede due caratteristiche uniche primarie: - Elasticità: l’elasticità permette di assorbire l’energia

- Ammortizzazione: l’ammortizzazione permette di disperdere l’energia assorbita Da test effettuati secondo le richieste delle norme ISO 8307/2007, è stato dimostrato che l’onda di shock provocata dall’impatto piede-suolo si disperde nella soletta Noene® in una percentuale tra il 94% ed il 99% e, quindi, non colpisce il tallone! Nessun materiale riesce ad ottenere dei risultati simili anche se è due volte

più spesso! Unici al mondo della categoria ad avere questa certificazione, le solette e i plantari Noene® hanno ottenuto anche il riconoscimento di Dispositivo Medico di Classe 1 da parte del Ministero della


Sanità in base alla Direttiva Comunitaria 2007/47/CE. Un Dispositivo Medico deve possedere una funzione reale, offrire la possibilità di misurare tale funzione e, come minimo, garantire la sicurezza sanitaria del paziente. Pertanto, Noene© corrisponde esattamente alla definizione di Dispositivo Medico, che richiede il rispetto di regole molto strette e garantisce sull’efficacia e innocuità di tale dispositivo. In quanto Dispositivo Medico, le solette high-tech Noene® possono essere prescritte dal Medico e dedotte fiscalmente come costo.








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