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Benedetta primavera
E’ quasi primavera. L’animo, anziché alleggerirsi per la ritrovata mitezza climatica e il perdurare del chiarore solare, s’incupisce per le vicende italiche e planetarie che mai sonni sereni concedono.
S’incupisce seguendo lo spartito di un crescendo rossiniano.
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L’ouverture, ad honorem, è il caso Cospito. Una gigantesca rottura di maroni che ha monopolizzato il dibattito politico delle ultime settimane. Sottofondo musicale stonatissimo di qualsiasi tiggi da oltre un mese a questa parte.
Poi il dramma del terremoto in Turchia e Siria: in pochi attimi più di 50.000 morti, un numero pari a otto volte le vittime civili di un anno di conflitto in Ucraina. Ed ancora una tragedia in mare, sulle nostre coste crotonesi, con migranti, fra cui donne e bambini, ingoiati dal Mediterraneo.
Il baraccone sanremese, rituale chiassoso e catartico come il miracolo di San Gennaro e il Circo Barnum, ci ha regalato appena qualche sana tamarrata e una manciata di buone canzonette.
E si è arrivati al primo anno di guerra in Ucraina con il contorno indigesto (per il governo) delle dichiarazioni del sempre lucido Berlusconi che, migliore amico di Putin e della sua vodka, in un’intervista ha definito il presidente ucraino Zelensky come un invasore (!) invitandolo a
Diario Massimo di un osservatore minimo
di Massimo Ceccherini Podio
cessare il fuoco (!!!). Caso Cospito dicevo. Ma chi caspita è Cospito?
Bignamino del personaggio.
Alfredo Cospito, 55 anni, terrorista anarchico arrestato nel 2014 per aver gambizzato un dirigente dell’Ansaldo oltre che per un paio di tentate stragi in giro per l’Italia. L’uomo dal 19 ottobre è in sciopero della fame per chiedere l’abolizione del 41 bis, il regime di carcere duro a cui è sottoposto (nella stragrande maggioranza dei casi è riservato ai mafiosi).
Nelle more della vicenda ha fatto scalpore la mobilitazione della sinistra italiana. Intellettuali pseudo-progressisti e gruppi di parlamentari PD si sono spesi in appelli e in visite ossequiose al cospetto del bombarolo, trasformato in un martire del disumano Stato. Tutti uniti ed affaccendati nel sostenerne le motivazioni. Roba che neanche al capezzale di un papa. Un inchino inaccettabile per la parte pulita del paese costretto a vivere una quotidianità fatta di soprusi, ricatti, minacce, estorsioni, intimidazioni. E che ancora attende giustizia per tutte le vittime di stragi e attentati, di stampo anarchico e mafioso. Al di là delle strumentalizzazioni politiche c’è da chiedersi: che paese è un paese in cui i nostri rappresentanti in Parlamento prendono a cuore sorti personali e battaglie ideologiche di spietati criminali? Il loro impegno dovrebbe essere altro. Restituire legalità, sicurezza e dignità alle brave persone. Quelle per bene. Quelle troppo spesso impotenti e indifese.
Penso, per esempio, ai terremotati che da decenni vivono oggi dimenticati in ferrosi container.
Penso ai tanti proprietari di case occupate abusivamente, logorati da anni di impotenza e frustrazione.
Penso ai pensionati costretti a rovistare nella spazzatura. Penso ai residenti di quar- tieri abbandonati a sé stessi da uno Stato colpevolmente assente, interi pezzi di città depredati dalla criminalità e trasformati in isole di spaccio e prostituzione.
Penso ai giovani privati del diritto a un lavoro dignitoso o peggio ancora indotti ad arruolarsi negli eserciti della malavita.
Hanno fatto clamore le esternazioni via Twitter della moglie di David Gil- mour, chitarrista dei Pink Floyd, contro Roger Waters ex leader della storica band, definito dalla signora (nell’ordine): antisemita; filoputiniano; bugiardo; ladro; ipocrita; evasore fiscale; uno che canta in playback; misogino; megalomane; invidioso.
E meno male che la musica rilassa.
Tra i due musicisti c’è maretta da decenni si sa, e la signora Gilmour che fa? Attiva falangine e falangette in uno scomposto quanto