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Agli anziani andrebbe tolta la patente
Si parla spesso degli incidenti che si leggono ogni giorno sui giornali causati da anziani che guidano le loro automobili. Parliamo di anziani sopra gli ottanta, che causano incidenti molto gravi soprattutto dovuti all’età avanzata. Sarebbe ora di impedire agli anziani di guidare, e, alla scadenza, non rinnovare loro la patente. A me sembra una decisione saggia e necessaria.
Lorenzo
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A tal proposito ho letto da qualche parte una ricerca di una università europea fra le più famose in cui si affermava che i conducenti di auto più anziani sono in realtà più prudenti e provocano meno incidenti dei giovani patentati o di co- loro che hanno la patente da non più di cinque anni. Basta guardare le statistiche. In Italia gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per i giovani tra i 19 e i 25 anni. E credo proprio che a nessuno passi per la testa di impedire di proibire l’auto ai giovani rampanti. Rimane il problema di controlli più severi e di educazione stradale, perchè quasi sempre gli incidenti capitano se non si rispettano le regole: a cominciare dall’abuso dell’alcol o dall’uso di droghe di chi guida, e all’alta velocità. Credo che per gli anziani valgano le stesse considerazioni. Ci sono ottantenni che sono in ottima forma, guidano bene, con prudenza, e per i quali l’uso dell’auto è indispensabile per mantenere un minimo di socialità e di relazioni con il prossimo. Naturalmente per l’età avanzata saranno previste visite frequenti e controlli per misurare le effettive capacità di guida. Ma il divieto esteso a tutti gli ottantenni indipendentemente dal loro stato di salute, sarebbe profondamente ingiusto.(a.a.)
La cosa più fastidiosa delle elezioni regionali appena concluse sono i vincitori che con il 40% degli aventi diritto al voto dicono che la loro è una grande vittoria. Se in un paese democratico vanno a votare meno del 50% degli elettori, c’è qualcosa che non va, i politici qualche domanda se la dovrebbero fare.
Roberto
Non c’è dubbio, la politica dovrebbe interrogarsi sul così alto numero di astensioni registrato in queste elezioni regionali. Qualcosa non ha funzionato, probabilmente le polemiche dei giorni precedenti il voto, così lontane dai problemi reali e dagli interessi della gente, hanno avuto il loro peso. Ma il voto c’è stato, e in democrazia c’è il diritto di votare, ma anche di non farlo. Certamente il non votare con percentuali altissime soprattutto nel Lazio, rappresenta un segnale ma ancor più un problema che non deve essere sottovalutato. La qualità del rapporto tra la politica e i cittadini è ormai in caduta libera. Resta però il valore del voto di chi è andato a votare e ha fatto la propria scelta. E ne gioiscono giustamente i vincitori, la loro vittoria è stata talmente netta ed evidente da non poter essere messa in dubbio da nessuno, men che meno dallo schieramento che ne è uscito malconcio in tutte e due le Regioni. D’altronde non credo che se fossero stati molti di più gli elettori andati alle urne ci sarebbe stato un risultato molto diverso. Il problema dell’astensionismo comunque non è da sottovalutare. Significa che c’è un problema di diffidenza, di lontananza e persino di menefreghismo rispetto alla politica e ai partiti, nessuno escluso. E sarebbe insensato che i politici, vincenti o perdenti, di fronte a questo girassero la testa dall’altra parte.(a.a.)