Incominciamo da una favola...
LE QUATTRO STAGIONI C’era una volta un brav’uomo di nome Anno, che aveva quattro graziose figliole: Inverno, Primavera, Estate, Autunno. La giovane Inverno era la più fredda e distaccata dalle emozioni, ma, a modo suo, anche la più dolce. Era la maggiore delle quattro sorelle, e spesso raccontava alle più piccole storie piene di dolcezza e di fascino, descrivendo le delicate forme dei fiocchi di neve, che a lei piacevano tanto, raccontando di quando cantava ninne nanne agli animali, per farli addormentare, e poi li vegliava, proteggendo gli ingressi dei loro ripari con la neve candida. E le altre ascoltavano affascinate le sue storie, per tutti e tre i mesi in cui ella viaggiava per il mondo. Primavera era estremamente vitale, ma timida e riservata, molto mite. Anche a lei piaceva cantare, oh sì, e cantava canzoni d’amore agli uccellini ed agli animali che si ridestavano. Portava nell’aria profumi di vita e rinascita, e i primi raggi di sole, ancora tiepidi, le sorridevano
Un’ ala di riserva
AIAS PIACENZA
ogni giorno, un po’ miti, come lei. I suoi capelli erano castani ed ondulati, intrecciati a rametti d’erica e viole, i suoi occhi erano color della corteccia di quercia, il suo abito di lino leggero era color delle piante della terra, e le sue labbra rosse come rose. L’esuberanza e l’allegria della giovane Estate erano un tocco di pura vitalità per tutti: i suoi capelli color del grano e i suoi occhi dorati come il sole, la rendevano d’una rara bellezza. A lei piaceva il mare: e passava intere giornate fissando gli umani che, col favore del sole, si dilettavano a nuotare e osservare quelle bizzarre creature che l’abitavano. La più bella di tutte le sorelle, era la più piccola: Autunno, dai capelli d’un rosso ramato, gli occhi castani, era la prediletta degli animali e degli uomini. Era tanto bella che, al suo passaggio, le verdi foglie di tanti alberi arrossivano, per poi scivolare ai suoi piedi in segno di stima e rispetto. Per la sua riservatezza alle volte si nascondeva nella nebbia, per guardare il mondo senza che la notassero. Le piacevano i pini e gli abeti, perché non arrossivano mai con lei: le loro foglie aghiformi li coprivano sempre, ed erano in ogni occasione educati e composti, nelle loro tenute verde scuro. Le quattro sorelle amavano girare il mondo, ma tutte e quattro non si vedevano mai. Così si rivolsero al buon padre, che disse loro:« Figliole care, io comprendo il vostro desiderio di incontrarvi, e poiché voglio per voi tutta la felicità possibile, vi dirò così: ogni tre mesi, il ventuno, vi ritroverete assieme per un giorno e festeggerete, dandovi il cambio nel giro del mondo: potrete vedervi, pensate, quattro volte l’anno. Ora, figliole mie, ditemi: siete felici?» Ed esse annuirono, ringraziando il padre per quell’inaspettata munificenza. “ Perché ci hai raccontato questa storia? “ “ Perché da sempre le favole hanno aiutato anche le menti più semplici , come quella dei bambini, a comprendere e a riflettere sui grandi misteri della vita” “Si ma … perché proprio questa? “ “ Perché mi ha fatto pensare...ho pensato che per quanto le persone possano essere diverse, per quanto differenti e lontani possano sembrare i loro mondi poi alla fine è solo attraverso l’incontro alla nascita di significative relazioni tra loro che raggiungono la felicità..” “ Si hai ragione ma, noi ci siamo già incontrati, stiamo insieme da tanto e ci sentiamo felici … adesso che cosa dobbiamo fare?” “ Usciamo! Andiamo ad incontrare gli altri!” Barbara
Un’ala di riserva
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