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Estetica e Arte
from Visit Italy
Artroom
The history of aesthetics and art has always woven a privileged relationship with the most intimate and unexplored areas of the human depths, renouncing to resolve their irreducible problems and preferring, rather, to limit themselves to describing their subtle and inextricable motions. "Man is an unfathomable mystery": this is what philosophy and religion, psychology and anthropology tell us, and artists have always tried to explore these inaccessible areas with the inexhaustible wealth of their imagination and fantasy, in a narrative that often appears mostly discontinuous and fragmented, disconnected and bumpy. Within this scenario, it is possible to identify a dynamic that reveals all its intriguing and only apparently contradictory La storia dell’estetica e dell’arte ha da sempre intessuto una relazione privilegiata con le zone più intime e inesplorabili delle profondità umane, rinunciando a risolverne l’irriducibile problematicità e preferendo, piuttosto, limitarsi a descriverne i moti sottili e inestricabili. “Un mistero insondabile è l’uomo”: così ci dicono la filosofia e la religione, la psicologia e l’antropologia, e gli artisti hanno da sempre cercato di esplorare queste zone inaccessibili con la ricchezza inesauribile della loro immaginazione e della loro fantasia, in una narrazione che appare spesso per lo più discontinua e frammentata, sconnessa e accidentata. All’interno di questo scenario è possibile individuare una dinamica che ci rivela tutto il suo carattere intrigante e solo
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ESTETICA E ARTE
La cangianza dell’arte fra piacere e vizio
by Giancarlo Lacchin edit by Giovanna Repossi
apparentemente contradditorio e che si pone all’origine della stessa storia dell’estetica moderna, cioè quella fra piacere e vizio. Se infatti, da un lato, la capacità di giudicare la bellezza delle cose e degli oggetti d’arte risiede proprio nella estrema particolarità del giudizio estetico, che si presenta come “puro” proprio nella sua distinzione e assoluta autonomia rispetto ad ambiti extra-estetici quali, per esempio, quello della morale, dall’altro possiamo verificare come la creatività umana, quale quella che è venuta a esprimersi nei grandi capolavori dell’arte universale, sia profondamente intrisa e imbevuta di sensualità e di interesse per la vita. In un certo senso possiamo affermare come il “piacere disinteressato” di cui parla Kant, quello che nasce come effetto di una contemplazione autenticamente pura, cioè non interessata nei confronti dell’esistenza dell’oggetto o a quello che esso può significare per la nostra vita, conviva nell’arte con il vizio, come ciò che, appunto perché definito in quanto contrario della virtù, ha comunque a che fare con la moralità, cioè proprio con quell’ambito da cui l’estetica tende a distinguersi in modo netto. Nella cultura classica il vizio è infatti rappresentato dagli estremi opposti della moralità umana di cui la virtù è la medietà, il giusto mezzo: per esempio l’astinenza e l’intemperanza nei confronti della moderazione, o la codardia e la temerarietà nei confronti del coraggio. character and that lies at the origin of the very history of modern aesthetics, that is, between pleasure and vice. If in fact, on the one hand, the ability to judge the beauty of things and objects of art lies precisely in the extreme particularity of the aesthetic judgment, which presents itself as "pure" precisely in its distinction and absolute autonomy from extra-aesthetic areas such as, for example, that of morality, on the other we can verify how human creativity, such as that which has come to express itself in the great masterpieces of universal art, is deeply imbued and imbued with sensuality and interest in life. In a certain sense we can affirm as the "disinterested pleasure" of which Kant speaks, that which arises as the effect of an authentically pure contemplation, that is, not interested in the existence of the object or what it can mean for our life, it coexists in art with vice, as that which, precisely because it is defined as the opposite of virtue, has in any case to do with morality, that is precisely with that sphere from which aesthetics tends to clearly distinguish itself. In classical culture, vice is in fact represented by the opposite extremes of human morality of which virtue is the meanness, the right means: for example, abstinence and intemperance towards moderation, or cowardice and recklessness towards courage. . Art thus lives within a form of change that comes close to 105
life while wanting to distance itself from it and in this it almost creates a spell, of bliss and passion at the same time. Art is changing precisely to the extent that it follows the rhythm of this dialectic and uses the images it presents as the exposure of this vibration that supports it and that is generated in the contact between the materiality of the work and the reception that the person contemplates derives from it. From origins to contemporaneity, from Giotto to the masters of the avant-garde, from abstraction to Minimalism, the artist always allows the user to have a mobile and fluid experience of reality, in which the intellectual faculties interact with the complexity of the sentimental and perceptive dimension. . The image thus loses its stability, becoming rarefied and elusive, generating continuous and inexhaustible allusions and questions. But art today, as Lyotard states, nevertheless does not give up expressing an imperative, as it "is not a genre defined by an end (the pleasure of the recipient) and, even less, a game whose rules should be discovered. Art fulfills an ontological, that is, "chronological" task. He absolves it without completing it. We must start over without end to witness the occurrence, leaving the occurrence to be ". n L’arte vive così all’interno di una forma di cangianza che avvicina alla vita pur volendosene distanziare e in questo realizza quasi un incantesimo, di beatitudine e di passionalità al contempo. L’arte è cangiante proprio nella misura in cui segue il ritmo di questa dialettica e utilizza le immagini che presenta come l’esposizione di questa vibrazione che la sorregge e che si genera nel contatto fra la materialità dell’opera e la ricezione che chi la contempla ne deriva. Dalle origini alla contemporaneità, da Giotto ai maestri delle avanguardie, dall’astrattismo al Minimalismo, l’artista permette sempre al fruitore di fare un’esperienza mobile e fluida della realtà, nella quale le facoltà intellettuali interagiscono con la complessità della dimensione sentimentale e percettiva. L’immagine viene così a perdere la propria stabilità, facendosi rarefatta e inafferrabile, generatrice di continue e inesauribili allusioni e domande. Ma l’arte oggi, come afferma Lyotard, non rinuncia tuttavia a esprimere un imperativo, in quanto essa «non è un genere definito da un fine (il piacere del destinatario) e, ancor meno, un gioco le cui regole sarebbero da scoprire. L’arte assolve un compito ontologico, cioè “cronologico”. Lo assolve senza portarlo a termine. Si deve ricominciare senza fine a testimoniare dell’occorrenza, lasciando essere l’occorrenza». n