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STORIA DELLA FISICA
COMPLESSITA’
MISTERI
L’eclisse diede ragione a Einstein
“Ho scoperto il vero Codice da Vinci”
Le catastrofi che i miti non hanno dimenticato
Novant’anni fa Einstein diventava un’icona mondiale: merito di un esperimento.
Fritjof Capra continua la sua indagine su Leonardo: ecco che cosa ha scovato.
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La geomitologia cambia il modo di leggere i miti: racchiudono informazioni terribili.
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DE PRETIS e PIVATO PAGINA 26
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BECCARIA PAGINA 27
DI CIANNI PAGINA 29
TUTTOSCIENZE SPAZIO. IL PRIMO VOLO È PREVISTO GIÀ NEL 2012. «UN GIOIELLO PIENO DI TECNOLOGIA ITALIANA»
Analisi MAURILIO ORBECCHI
Troppo Freud e la psicologia sta morendo
Addio allo shuttle, viva lo shuttle La Nasa lo vuole pensionare e l’Europa scommette sulla mini-navetta
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e teorie psicologiche alla base della psicoterapia sono ancora, per la grande maggioranza degli psicoterapeuti, quelle elaborate all'inizio del Novecento dai vari fondatori, come Freud, Jung e Adler. A causa dell'idealismo imperante nel secolo scorso la psicologia del profondo ha vissuto una lunga fase antiscientifica, che ha trascurato la ricerca della compatibilità delle proprie concezioni con la scienza. Questo clima ha comportato che le scuole di psicoterapia proseguissero in modo acritico l'insegnamento delle teorie originarie, senza preoccuparsi di evidenziare quali e quante di queste risultino, oggi, scientificamente insostenibili. E’ un fatto che ha mandato in confusione generazioni di psicoterapeuti, che continuano a credere in idee superate. Le scienze ci hanno fornito una grande quantità d'informazioni sul funzionamento della mente, che una volta erano ignote. L'evoluzionismo e le neuroscienze, ma anche la psicologia sperimentale, le scienze cognitive e la genetica hanno fatto passi da gigante rispetto ai tempi in cui sono state poste le basi della psicoterapia moderna. I progressi della biologia evoluzionistica, poi, con gli studi di genetica del comportamento permettono di capire che il determinismo ambientale e psicodinamico - il dogma della psicoterapia - era errato. SEGUE A PAGINA 28
TUTTOSCIENZE MERCOLEDÌ 17 GIUGNO 2009 NUMERO 1377 A CURA DI: GABRIELE BECCARIA REDAZIONE: ALDO LAMANNA GIORDANO STABILE CONSULENZA: PIERO BIANUCCI tuttoscienze@lastampa.it www.lastampa.it/tuttoscienze/
Automatica La navetta è lunga 5 metri e larga poco più di 2 La seconda versione imbarcherà anche un equipaggio
LUIGI GRASSIA INVIATO A LE BOURGET (Parigi)
L’
Europa traccia la sua rotta nello spazio con una nuova mini-navetta automatizzata lanciata da Torino. Ieri al Salone aeronautico di Le Bourget (Parigi) l'ente spaziale europeo Esa - che equivale alla Nasa americana - ha firmato con l’italiana Thales Alenia Space il contratto per fabbricare un veicolo recuperabile, destinato a fare la spola fra la Terra e lo spazio, capace fra l'altro di agganciarsi alla Stazione orbitale o di collocare satelliti e poi tornare per essere riutilizzato. Per la cronaca, la Thales Alenia Space è una joint-venture fra l'italiana Finmeccanica e la francese Thales e farà da capo-commessa per l'intero programma europeo. Il prototipo del nuovo veicolo spaziale verrà progettato e costruito (quasi tutto) nello stabilimento della Tas di Torino. In principio era lo shuttle
americano, la navetta spaziale per definizione. Il veicolo della Nasa è stato un successo, ma molte delle sue promesse non sono state mantenute. Lo scopo era superare la filosofia del missile, intesa come vuoto a perdere, per sostituirla con qualcosa di più simile a un aereo che fa regolari voli di linea. Si contava su lanci frequenti, almeno due al mese, e a prezzi che venivano immaginati bassi grazie al riutilizzo dei mezzi. Invece lo shuttle ha fatto un gran lavoro (per esempio si è reso utilissimo alla Stazione spaziale e alla messa in orbita del telescopio Hubble), ma ha tradito la promessa dell'economicità; si è rivelato una macchina «difficile», bisognosa di un'elaborata manutenzione che ha imposto cadenze di lanci molto basse. Anche senza considerare che la complessità della macchina-shuttle è stata concausa di due incidenti, per la maggior parte delle missioni più comuni, quelle per cui (in teoria) doveva essere adattissi-
Lo sapevi che? Il business è a Torino Thales Alenia Space è controllata al 67% da Thales e al 33% da Finmeccanica. Ha 11 fabbriche sparse fra Italia, Francia, Belgio e Spagna con 7200 dipendenti. I Il contratto firmato con l'Esa per realizzare il minishuttle varrà, nelle prime fasi di realizzazione del progetto, 100 milioni di euro, con l'impiego a Torino di 70 ingegneri e tecnici altamente qualificati. La produzione di serie farà crescere questi numeri. I
ma, la navetta è stata presa in giro come una Cadillac utilizzata per portare la spazzatura in orbita, visto che alternative a disposizione non c'erano. Ora lo shuttle si avvia alla pensione (per via di una tecnologia superata e dei costi) e gli
Usa sono in ritardo per sostituirlo, mentre si affaccia il programma Orion, che è una copia riveduta del vecchio Apollo. Intanto è cominciata una gara internazionale per costruire un nuovo mini-shuttle che sia semplice, affidabile e capace di fare il suo lavoro (stavolta) in economia. I primi ad arrivarci sono stati i russi, ma il loro prodotto non è piaciuto in Occidente (troppo rudimentale, va bene la semplicità ma senza esagerare). I programmi sono diversi, ci si lavora anche in Cina e India, e tuttavia il progetto più credibile è proprio l'europeo «Future Launchers Preparatory Program». Questo «Fpll» è il prototipo che la Thales Alenia Space è stata incaricata ieri di costruire, mentre al progetto realizzato verrà dato un nome che non suoni così provvisorio. La consegna dell'esemplare capostipite - che volerà senza dover imbarcare un equipaggio - è attesa per il 2012. La mini-navetta ha le dimensioni di un’auto e solo in
una versione successiva potrà ospitare da 3 a 4 astronauti. Come il grande shuttle americano, tornerà sulla Terra da sola: planerà nella prima fase di rientro in atmosfera, mentre nell’ultima parte avrà bisogno di un paracadute. Quanto al lancio, sarà necessario un missile multi-stadio: si tratterà di un lanciatore Vega e qui va notato un particolare curioso. E’ una macchina i cui motori verranno prodotti a Torino, ma in questo caso dalla società Avio: dovrebbe essere disponibile già dal 2010, quando il Vega lancerà il suo primo satellite. Dentro la navetta - lunga circa 5 metri e del peso di soli 1815 kg - ci sarà un modulo configurabile in vari modi, a seconda delle missioni, mentre all'esterno piccole appendici svolgeranno il lavoro degli alettoni e dei piani di coda per dirigere l'atterraggio. Se tutto andrà come previsto, la seconda generazione crescerà un po’ e allora sarà il turno degli esseri umani.
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LA STAMPA MERCOLEDÌ 17 GIUGNO 2009
Ora curiamo la psicoterapia Analisi. Troppe teorie “vecchie” e una diffusa indifferenza verso le rivoluzionarie acquisizioni delle neuroscienze La deificazione di Freud e Jung impedisce di interpretare i rapporti tra psiche e organismo e i malati soffrono sto dell'organismo e trasmettono ai pazienti l'illusione che MAURILIO ORBECCHI il corpo sia guidato da una specie di pilota esterno, chiamato Le neuroscienze ci mostrano «Psiche» o «Io». che gli stati della mente corNei programmi di formarispondono a stati del corpo zione delle scuole di psicoterae che l'Io è un'espressione pia i temi scientifici sono mardel cervello e dell'organi- ginali rispetto al pensiero dei smo. Sono sorte nuove disci- fondatori, quando non del tutpline che Freud e Jung igno- to trascurati. E, soprattutto ravano, a cominciare dalla nella pratica quotidiana, si genetica del comportamen- continua a parlare dell'inconto e dall'etoloscio come di gia, che evidenun'entità che ziano come nel migliore comportamendei casi è un ti che prima si concetto metaritenevano defisico, ma che terminati dall' RUOLO: E’ MEDICO di solito appaambiente, soPSICOTERAPEUTA E SPECIALISTA re come un meIN PSICOLOGIA CLINICA diocre aggiorno, invece, innati. namento secoMa, nonostante la loro im- lare del concetto di Dio. portanza, le varie materie Molti di questi errori dipenscientifiche non sono state dono dal fatto che la psicoteraintegrate nei modelli di psi- pia moderna ha badato, più cologia del profondo, a parte che a tenere il passo con l'evopoche eccezioni. Gli psicote- luzione scientifica, a costituirrapeuti, nella grande mag- si come movimento istituziogioranza, continuano a ba- nalizzato di persone selezionasarsi su teorie straordinaria- te in seguito a una serie di lunmente invecchiate. Si espri- ghe iniziazioni. Così gli psicomono come se vi fosse una terapeuti si sono avvitati sul frattura tra la psiche e il re- pensiero di un fondatore, morSEGUE DA PAGINA 25
Addio al lettino? Il famoso sofà dove Sigmund Freud faceva accomodare i pazienti
Chi è Orbecchi Psicoterapeuta
Intervista Vipul Patel Stare sotto i ferri, sempre più, non sarà una metafora: in sala operatoria comandano i robot. Il settore all'avanguardia è l'urologia oncologica e la scuola numero 1 è quella di Vipul Patel, del «Global Robotics Institute», in Florida. L'istituto americano ha siglato un accordo con l'Ieo l'Istituto Europeo di Oncologia di Milano - per esportare al centro fondato da Umberto Veronesi l’esperienza applicata al «Da Vinci», il robot telecomandato che s'insinua dall'ombelico nelle viscere con raffinatezza e precisione. Un po' come aveva immaginato Steven Spielberg in «Salto nel buio»: protagonista una navicella miniaturizzata
Chi è Patel Chirurgo RUOLO: E’ IL DIRETTORE DEL «GLOBAL ROBOTICS INSTITUTE» DEL FLORIDA HOSPITAL (USA) E HA REALIZZATO IL MAGGIOR NUMERO DI PROSTATECTOMIE ROBOTICHE AL MONDO IL SITO: WWW.GLOBALROBOTICS INSTITUTE.COM/
che sguazzava nel corpo umano, fornendo al medico immagini di fenomenale risoluzione. Vent'anni dopo è realtà. L'Ieo ha sviluppato l'accordo con il Global Robotics Institute e ha inaugurato una «Scuola di chirurgia robotica», diretta da Bernardo Rocco, chirurgo della Divisione di Urologia dello Ieo. E' una scuola dedicata alle diverse specialità dell'oncologia: urologia, ginecologia, toracica, generale, cervico-facciale ed è gestita da chirurghi, anestesisti e infermieri. A raccontare questa iniziativa
to da tempo, che è quasi deificato con una specie di culto della personalità. Questa chiusura ha dato origine a un modo di fare e a un linguaggio separati dal resto della comunità scientifica: i seguaci del fondatore spesso si limitano a scrivere nuovi commentari, secondo le linee di pensiero stabilite dal caposcuola, sen-
za porsi il problema se siano compatibili con le nuove conoscenze. Si finisce così con il diffondere una scolastica basata su un particolarismo culturale staccato dalla scienza, con una tendenza egemonica sul resto della cultura, interpretata alla luce dei dogmi del proprio movimento. Il distacco dalla scienza
spinge buona parte degli psicoterapeuti a vivere e a proporre la psicoterapia della propria corrente culturale come una sorta di religione, nella quale si trova la verità. Un fatto deleterio, che perpetua il disinteresse nei confronti delle conquiste scientifiche, quando queste non corrispondano agli insegnamenti del fondato-
“Il mio Terminator salva dal cancro” Rivoluzione in sala operatoria GLI INTERVENTI Il braccio microscopico si insinua nella prostata aggredita dal tumore e asporta solo le parti malate
re della propria scuola. Oggi, pertanto, sembra che le cose si siano capovolte: non è più la psicoterapia a guarire le persone, ma è la psicoterapia che ha bisogno di essere guarita da questo ritardo culturale. La conoscenza dell'evoluzionismo, delle neuroscienze e delle discipline correlate è la via per sviluppare una psicoterapia che guardi al principio della realtà scientifica. La cura della psiche, infatti, è importante e spesso necessaria per un' umanità sofferente. Una cura prescientifica, però, causa mali ancora peggiori al paziente, perché con interpretazioni di scuola gli trasmette credenze che sono fuori del principio di realtà. Per questo sembra oggi necessario che le scuole di psicoterapia perdano l'arroganza da cui sono contraddistinte: è opportuno che scendano dalle posizioni d'isolamento, niente affatto splendido, in cui si pongono. Solo così sarà possibile fare della psicoterapia una disciplina radicata sulla scienza, invece che sul pensiero di un fondatore.
trattamento delle malattie della sfera urologica ci sono le incognite della ripresa della potenza sessuale e della continenza urinaria, tutto questo non c'è più con la chirurgia robotica». Tecniche microinvasive, degenza ridotta al minimo, effetti secondari risparmiati: ma alla fine un paziente è sicuro di uscire davvero guarito?
«È una critica ricorrente: c'è una parte di oncologi scettici che si fida più della "mano forte" e che pensa che le tecniche microinvasive siano pulite, sì, ma non radicali. Secondo me, non è vero. Non stiamo parlando di uno specchio per le allodole: la robotica è la tecnologia del futuro nella chirurgia. Ho 3 mila prostatectomie all'attivo eseguite dal robot e i miei pazienti, a cinque anni dall'operazione, stanno bene. Non dimentichiamo, però, che ci sono sempre parametri indipendenti dal robot: l'abilità del medico DALLA FLORIDA A MILANO
«Le mie tecniche d’avanguardia approdano all’Istituto europeo di oncologia» stesso e l'aggressività del tumore».
IL LEADER
LA MACCHINA Dalla postazione fornita di display e joystick il chirurgo guida il robot «Da Vinci» nel corpo del malato con una precisione senza precedenti
d'avanguardia è lo stesso Patel, mentre se ne sta seduto al joystick di «Da Vinci»: tutto camice e guanti, dopo aver appena «sistemato una prostata molto impegnativa». Dottore, come funziona il suo robot?
«Immaginate di essere piccoli qualche millimetro e di entrare voi stessi nel corpo di una persona: c'è uno schermo e potete vedere tridimensionalmente una prostata, apprezzarne la qualità dei tessuti, resecare le parti aggredite da un tumore e uscire quasi senza lasciare traccia. Quello che può fare il braccio microscopico
Dove è stato progettato «Da Vinci»?
«E' stato progettato dalla società Intuitive, poi sperimentato e messo a punto al Global Robotics Institute. E qui è nata anche una scuola: studia come robot e medici possano far fare un salto di qualità alla chirurgia. Vogliamo aprire una nuova era della medicina e in futuro ampliare le possibilità della telemedicina, cioè la chirurgia effettuata da robot attraverso comandi inviati da Internet, per esempio da un team medico di diversi Paesi e con varie competenze».
Vipul Patel è un chirurgo di origine indiana e lavora al «Global Robotics Institute» in Florida: la sua scuola di urologia oncologica è considerata la numero 1 al mondo
di "Da Vinci" non è nemmeno paragonabile alla mano ferma del chirurgo più esperto. Se sedete alle sue manopole, siete come un "poliziotto del sangue". Potete chiedere i documenti d'identità a ogni cellula: se c'è l'esordio di una neoplasia, è sicuro che attraverso "Da Vinci" la scoverete». Il chirurgo dovrà però essere un superesperto, altrimenti chi dice al robot che cosa deve fare?
«Infatti il robot è quello che il suo nome significa: è un "lavoratore". Il chirurgo è la sua intelligenza. Conosce l'anatomia, sa orientarsi negli intri-
chi degli organi e delle cavità. Dev'essere capace di scorgere tumori di dimensioni cellulari. Il medico dà i comandi a "Da Vinci" dal joystick e segue l'ingrandimento tridimensionale delle viscere da uno schermo. Ora stiamo insegnando a usarlo a un gruppo di medici qui in Italia: ci vuole un training specifico e continuo». Come cambia la degenza di un paziente trattato dal robot piuttosto che da mani umane?
«Cambia completamente: un giorno solo, due al massimo, di degenza, con ridotti effetti collaterali. Se dopo un
Perché ha scelto l'Ieo di Milano per portare «Da Vinci»?
«L'accordo con lo Ieo è parte di un piano che vuole esportare l'eccellenza della robotica fuori della sua culla, in Florida. Negli Usa l'80% dei tumori della prostata è risolto con i robot e ora i miei rapporti con l'Italia sono ottimi: ho operato a Roma, Milano, Verona e Padova. Con L'Ieo, in particolare, la relazione è stretta, perché l'Istituto ci manda studenti in periodi di "stage" a specializzarsi: è il perno su cui poggeranno le sedi della nuova scuola in Italia». [M. PIV.]