2012 02 08, orbecchi, la stampa, il talento raro

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BIOLOGIA

MISTERI

Quando un topolino diventa elefante

“Entro il 2012 la verità sul bosone inafferrabile”

Quanto tempo richiedono le mutazioni di taglia degli animali? Ecco una simulazione.

Si stringe il cerchio attorno alla Particella di Dio, il bosone che «crea» la massa.

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ARCOVIO PAGINA 29

GALLAVOTTI PAGINA 31

TUTTOSCIENZE RICERCA&INNOVAZIONE. E’ CACCIA AGLI STRANIERI E CRESCONO ANCHE I GIOVANI ITALIANI CHE SI TRASFERISCONO OLTREOCEANO

Analisi MAURILIO ORBECCHI

Il talento raro che i pazienti inseguono

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e un uomo muore - ha scritto il grande poeta-medico americano William Carlos Williams - è perché la morte / prima si è impadronita della sua immaginazione». Siddharta Mukherjee, vincitore del premio Pulitzer con il bellissimo libro «L’imperatore del male», definito «una biografia del cancro», cita questi versi per indicare come uno dei momenti più importanti dell’agire medico sia tenere viva l’immaginazione. Si tratta di una capacità magistrale, fondamentale per la stessa terapia. Alcuni, per esempio il famoso oncologo polmonare Thomas Lynch, descritto da Mukherjee, possiedono questa dote come un talento naturale. Ma si tratta di un talento raro, come testimoniano molti pazienti che raccontano di frettolosità, trascuratezza, freddezza, mancanza di ascolto da parte dei clinici. Quante persone escono, da una visita medica frustrati, con la sensazione di essere stati trattati in modo sbrigativo e privo di comprensione? Il paziente, di fronte al proprio destino, aspetta le parole del medico come un assetato l’acqua. In quei momenti vi possono essere modi di fare urtanti, parole che tolgono la speranza o che, al contrario, sono talmente false da sollevare momentaneamente il morale, giusto il tempo per far ricadere rovinosamente nella disperazione. CONTINUA A PAGINA 28

TUTTOSCIENZE MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 2012 NUMERO 1501 A CURA DI: GABRIELE BECCARIA REDAZIONE: GIORDANO STABILE tuttoscienze@lastampa.it www.lastampa.it/tuttoscienze/

Cercansi cervelli disperatamente Negli Usa “vuoti” 3 milioni di posti di lavoro: mancano gli scienziati RICCARDO LATTANZI NEW YORK UNIVERSITY

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li economisti calcolano che quasi il 50% della crescita del prodotto interno lordo americano deriva dall'innovazione. Quest'ultima richiede lavoratori sempre più qualificati, che però scarseggiano, a causa di un mediocre sistema scolastico di base. Basti pensare che, nonostante la crisi, lo scorso settembre in America c'erano oltre 3 milioni di posti di lavoro vacanti, inclusi 607 mila nell' istruzione e nei servizi sanitari. La colpa della mancanza di capitale umano con le competenze necessarie non è solo delle scuole, ma dipende dal fatto che sono pochi gli americani che frequentano master o dottorati in materie scientifiche e

Una fuga dal Belpaese sempre più grave: ogni laureato costa allo Stato 500 mila euro tecnologiche, dove la maggioranza è costituita da studenti e ricercatori stranieri. La National Science Foundation per il 2008 indica che oltre il 50% dei dottorati in ingegneria, matematica, informatica, fisica ed economia è stato conseguito da studenti stranieri. Grazie alle ultime leggi per l'immigrazione, che per certe discipline permettono di lavorare col visto da studente fino a due anni e mezzo dopo il diploma, i due terzi degli «extracomunitari» restano negli Usa e molti vengono regolarizzati dalle aziende. Tra il 1990 e il 2000 gli individui con almeno la laurea, nati in Asia e impiegati negli Usa in ambito scientifico-tecnologico, sono aumentati da 141 mila a 460 mila: la percentuale di cinesi e indiani a cinque anni dalla fine degli studi è addirittura del 92% e 85%, rispettivamente. Sono valori che danno l'idea di quanto lo sviluppo americano, che si basa sull'innovazione, sia legato alla capacità di attrarre lavoratori qualificati da altre nazioni. Il mercato stesso degli studenti è da solo un affare miliardario. La Nafsa, l'associazione per la promozione degli studi internazionali, ha stimato che nell'anno accademico 2009-2010 i 723.277 studenti stranieri e le loro famiglie hanno contribuito per 19 mi-

liardi di dollari all'economia Usa. E’ una cifra che diventerebbe ancora più alta se si aggiungesse il contributo, soprattutto in termini di brevetti, dei 113.494 ricercatori stranieri post-dottorato. Quello che per gli Usa è un guadagno, per i Paesi d'origine è una perdita. Nel caso dell'Italia gli studenti negli Usa rappresentano meno dell'1% del totale degli stranieri, ma è comunque un problema che non va sottovalutato. Prima di tutto la percentuale di connazionali cresce nelle università americane più prestigiose, suggerendo che non si tratti di giovani qualunque, ma di alcuni tra i migliori delle rispettive generazioni. In secondo luogo il «brain drain» dall'Italia verso gli Usa riguarda soprattutto persone già laureate, che partono per il master o il dottorato, e persone che hanno completato gli studi, a cui viene offerto un contratto da post-dottorato o da professore. Il dan-

Riccardo Lattanzi Bioingegnere RUOLO: E’ PROFESSORE DI RADIOLOGIA AL «BERNARD AND IRENE SCHWARTZ CENTER FOR BIOMEDICAL IMAGING» DELLA NEW YORK UNIVERSITY SCHOOL OF MEDICINE

no immediato è spaventoso, se si considera che ogni laureato costa allo Stato 500 mila euro. Ancora peggio è la previsione nel lungo periodo. Una ricerca dell'Istituto per la Competitività ha mostrato che l'attività brevettuale dei 20 scienziati italiani all'estero più produttivi vale 861 milioni di euro, per un valore cumulato pari a 2 miliardi nei 20 anni di protezione della proprietà intellettuale. La perdita dei cervelli è allora un problema serio e il modo migliore per risolverlo non è tanto nel trattenere chi vuole andare all'estero, quanto nel compensare la perdita con un

flusso analogo di cervelli in ingresso. Le basi per una simile inversione di tendenza ci sarebbero già, dato che, secondo l'Institute of International Education, l'Italia è in assoluto la seconda meta preferita, dopo l'Inghilterra, dagli studenti di università americane per brevi esperienze all'estero. Ci sarebbe anche l'opportunità di attrarre studenti e ricercatori asiatici, approfittando delle loro difficoltà nell'ottenere visti per gli Usa dopo l'11 settembre. Come fare? Prima di tutto bisogna aumentare gli investimenti. Un rapporto dell'Ocse mostra che nel 2008 l'Italia ha speso il 4,8% del pil in istruzione (ancora meno in ricerca e sviluppo), 1,3 punti percentuali in meno rispetto al totale Ocse di 6,1%, posizionandosi al 29º posto su 34 Paesi. Una parte delle risorse andrebbe poi destinata al potenziamento di tre-quattro centri di eccellenza in altrettanti settori strategici per permettere

loro di scalare le classifiche internazionali, così da attrarre i migliori studenti e ricercatori dall'estero. Questo potrebbe andare di pari passo con la creazione di nuove tipologie di visto per gli extra-comunitari, che facilitino l'inserimento nelle università o nelle industrie. La burocrazia andrebbe snellita, eliminando il concorso pubblico per l'accesso alla carriera accademica o, almeno, affiancandolo a meccanismi più semplici e trasparenti, che consentano di assumere un ricercatore eccellente in tempi brevi. Favorire l'internazionalizzazione degli atenei, aumentando gli stranieri, significa creare le condizioni per un cambio di mentalità nel lungo termine. In un Paese dove per cultura ancora oggi si sottintendono le conoscenze umanistiche la sfida è far capire che nel XXI secolo sono la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica a determinare la crescita economica.


28 TuttoScienze

LA STAMPA MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 2012

DOMENICO FREZZA UNIVERSITA’ TOR VERGATA

uando pensiamo ai cromosomi, generalmente abbiamo in mente le immagini della divisione cellulare. Minuscoli bastoncini di Dna condensato, che si dispongono ordinatamente all’equatore della cellula e, a duplicazione finita, si dividono, migrando verso i due poli, per finire in dote alle due cellule figlie. Ma tra una divisione e l’altra può passare un lungo intervallo di tempo. In queste fasi intermedie, che rappresentano la condizione più frequente per le cellule di un organismo adulto, come si presentano i cromosomi? Hanno posizioni fisse o variabili? Sono disposti secondo un ordine preciso? Tra i gruppi che si sono distinti nello studio della dinamica nucleare c’è quello di Peter Fraser a Cambridge. Le sue ricerche, rese possibili da nuove tecniche d’indagine, stanno contribuendo a rivelare la vivacità della vita all’interno del nucleo. Il costituente principale dei cromosomi è la cromatina, che è formata da Dna e proteine. Ma i meccanismi con cui queste strutture si «preparano» a funzionare sono rimasti a lungo oscuri. Fino a ieri si poteva solo sapere (indirettamente) se i geni fossero attivamente funzionanti o quiescenti e si avevano conoscenze parziali della transizione della cromatina da attiva a quiescente (e viceversa). È proprio nella transizione del Dna nella cromatina da attivo a quiescente (e viceversa) che i cromosomi vivono trasformazioni di struttura tridimensionale e cambiamenti di localizzazione nel nucleo cellulare. Lunghi e sottili come fili di tela di ragno, i cromosomi non si aggrovigliano casualmente, ma, forse in forma di frattali, si compattano e si decondensano senza rompersi e senza formare nodi, spostandosi all’interno del nucleo. Si collocano ora nei settori con attività geneticamente intensa, che sono chiamati «factories» (fabbriche), ora nei settori stanziali, detti «territories» (territori). Bisogna partire dal presupposto che nei nuclei di ogni cellula ci sono tutti i cromosomi con il Dna completo dell’individuo. Le cellule sono identiche per quanto riguarda la dotazione genetica, ma dal punto di vista funzionale sono diverse, perché si attivano solo le parti di cromosomi funzionalmente necessarie in un dato momen-

E’ scritto nel DNA

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Acrobazie I cromosomi non si aggrovigliano casualmente ma si compattano e si alterano senza rompersi e senza formare nodi spostandosi all’interno del nucleo della cellula

Quante sono le metamorfosi nell’universo dei cromosomi? Nascosti nel nucleo delle cellule, cominciano a rivelare le loro trasformazioni in 3D “E’ come se esplorassimo un altro codice genetico, in cui il determinismo non vale”

Domenico Frezza Genetista RUOLO: E’ PROFESSORE DI BIOLOGIA MOLECOLARE ALL’UNIVERSITÀ DI ROMA TOR VERGATA IL SITO: HTTP://NEIDOS.IT/INDEX. PL?POS=03.01&IDS=323A

to. Qui sta la novità: per diventare attiva, la cromatina deve cambiare collocazione nel nucleo, separandosi dalle parti inattive dello stesso cromosoma e subendo dei cambiamenti strutturali sulle tre dimensioni. Questo spostamento della cromatina non è passivo, ma guidato da specifiche interazioni. Per capire chi dia le istruzioni in questo processo dobbiamo fare riferimento a un fatto noto grazie al sequenziamento del Genoma umano: i geni che codificano per le proteine occupano solo il 5% dell’intero Dna, per il restante 95% si stanno trovando continuamente nuovi tipi di funzioni, tra cui quelle di tipo regolativo. Sono queste regioni che guidano lo spostamento della cromatina e rego-

lano molte altre funzioni ancora da scoprire. Il Dna che non codifica proteine interagisce con complessi proteici ed enzimi, grazie alla propria struttura che codifica altri tipi di istruzioni con codici diversi. La plasticità della cromatina non è una caratteristica indispensabile solo per i singoli geni che rappresentano il 5% del Dna, ma per gli interi cromosomi e ora è possibile studiare il fenomeno anche al livello complessivo del Genoma. Le nuove scoperte ci descrivono i movimenti del Dna in 3D nel nucleo secondo nuove regole: un nuovo codice genetico? In altri termini, lo stretto determinismo genetico verso cui ci siamo incamminati dopo Mendel e Darwin va ripensato. È sempre

Senza immaginazione non sarai un buon medico

Analisi MAURILIO ORBECCHI

SEGUE DA PAGINA 27

Lo sapevi che? Il cuore artificiale che non batte

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a relazione con il paziente richiede le capacità di equilibrio di un funambolo: troppo facile, scrive Mukherjee, riscattare l’immaginazione con false promesse. Molto più difficile farlo con sfumature di verità. La comunicazione con il paziente è una circostanza nella quale il

Maurilio Orbecchi Psicoterapeuta RUOLO: E’ SPECIALISTA IN PSICOLOGIA CLINICA IL LIBRO: MUKHERJEE SIDDHARTHA «L’IMPERATORE DEL MALE. UNA BIOGRAFIA DEL CANCRO» - NERI POZZA

medico deve compiere un esercizio continuo di partecipazione e di autocontrollo, in un contesto dove un eccesso di riscatto diventa illusione, mentre la sua assenza uccide l’immaginazione. Per evitare questi estremi occorre realizzare una medicina del dialogo che consenta al paziente e ai suoi familiari di sentir-

Il battito del cuore nell’immaginario collettivo è il segno della vita, ma in realtà non è indispensabile: l’hanno dimostrato due medici del Texas Hearth Institute, che hanno fatto sopravvivere un uomo per un mese con un dispositivo che funziona in continuo, vale a dire un cuore artificiale «senza battito». La vicenda, che risale allo scorso marzo, è ora raccontata in un cortometraggio del regista Jeremiah Zagar.

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si meno soli nel difficile percorso esistenziale della patologia. Un uomo ansioso, con un tumore al polmone, ha bisogno di riscattare la sua immaginazione, prima di accettare una chemioterapia dolorosa, che potrebbe allungargli la vita. Una donna che desidera avere un bambino, di fronte alla difficoltà di rimanere incin-

ta, ha sempre bisogno di riconciliare la sua immaginazione con la realtà frustrante che sta incontrando. In casi come questi le capacità di comunicazione del medico sono fondamentali. Le nuove acquisizioni tecnicoscientifiche sono il motore di continue trasformazioni e grandi successi nella medicina, ma richiedono un parallelo

miglioramento della qualità umana del medico, che deve essere sempre più attento alla relazione con pazienti e familiari, divenuti naturalmente più esigenti e attenti grazie all’evoluzione della cultura e della sensibilità umana. Oggi sappiamo che la dote di Thomas Lynch, la qualità umana del medico e dell’operatore sanitario, può esse-

più chiaro che il Genoma agisce in maniera analoga alle cellule e agli organismi viventi, con le loro complesse interazioni descritte dalla fisiologia. Questa ci insegna che il cervello, sottoposto a stimoli diversi, risponde in modi diversi, adattandosi in maniera molto plastica. Adesso sappiamo che neppure il Genoma è così rigido come ci sembrava nella sua struttura primaria, con un meccanismo «on-off» che poteva essere solo acceso o spento. La sua complessità e la rete di regolazioni e interazioni di cui è dotato rivela una plasticità che stiamo appena cominciando a conoscere. A cura dell’Agi - Associazione Genetica Italiana 2 - CONTINUA LA PROSSIMA SETTIMANA

re insegnata attraverso idonei percorsi di formazione. Per questo è necessario, per il personale sanitario, prepararsi con le ormai raffinate tecniche formative che prevedono lo sviluppo delle capacità d’immedesimazione, l’analisi di dialoghi, la ricostruzione di processi comunicativi, sperimentando concretamente l’impatto delle sfumature contenute nelle parole. I medici dovrebbero venire formati e preparati alla dimensione umana della terapia fin dalle scuole di specialità. Tuttavia, senza attendere auspicabili riforme, un’occasione per sviluppare la capacità di empatia si trova oggi davanti a noi: la recente riforma varata dal governo Monti prevede sanzioni anche per i professionisti che non frequentano i corsi di formazione e aggiornamento: entro il 13 agosto 2012 i singoli ordini professionali, incluso quello che raggruppa i medici, dovranno fissare le sanzioni da applicare a chi non ottiene i 50 crediti necessari nell’ambito dell’Educazione Continua in Medicina (ECM). La Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni ha stabilito che l’ECM non deve limitarsi alle parti tecniche e mediche in senso stretto, ma deve occuparsi anche degli aspetti relazionali e dell’umanizzazione delle cure. Si tratta di obiettivi che, perseguiti seriamente, permetteranno ai pazienti d’incontrare un medico in grado di aiutare a tenere viva l’immaginazione più spesso di quanto non accada oggi. Non più un’eccezione, ma un evento sempre più auspicabilmente normale.


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