LA STAMPA MERCOLEDÌ 8 GENNAIO 2014
Con gli elettrodi wireless l’arma anti-epilessia LORENZA CASTAGNERI
I test
! Il wireless si diffonde sempre di più anche
nel mondo della medicina. O meglio della telemedicina, applicata, tra i vari ambiti, alle neuroscienze. Il progetto, ancora sperimentale, si chiama Cyberbrain ed è stato messo a punto dal team della Ab medica, guidati da Pantaleo Romanelli, neurochirurgo funzionale del Cyberknife Center del Centro diagnostico italiano di Milano. L’idea è creare un’interfaccia tra computer e cervello in modo da aiutare chi ha problemi di movimento, per esempio a causa di una parali-
si, ad avere una vita il più normale possibile. La soluzione è rappresentata da speciali elettrodi che, collocati sulla corteccia motoria, recepiscono la volontà di movimento della persona, trasmettendola a un esoscheletro o ad altre protesi robotiche che la traducono in atto vero e proprio. La situazione, di fatto, oggi è già realtà e sta per essere testata clinicamente. Gli elettrodi impiantati raccolgono i segnali del cervello e li trasmettono all’esterno in modalità wireless, cioè senza fili. «Il dispositivo così impiantato è separato dall’ambiente esterno e quindi si riduce il rischio di infezione, molto alto in presenza di cavi che collegano gli elettrodi corticali con l’interfaccia esterna di registrazione», racconta Romanelli. Punto di partenza della sperimentazione, avviata tre anni fa, è stata la cura dell’epilessia. In
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PSICHIATRIA
MAURILIO ORBECCHI
L
a capacità diagnostica, in medicina, è un’arte difficile. Tanto più in psichiatria, dove qualsiasi applicazione «imprudente e sciocca» del manuale di riferimento può portare a diagnosi inopportune. Anche l’uso di psicofarmaci, se non motivato da una diagnosi attendibile, è deleterio. Allen Frances, che è stato il coordinatore della quarta edizione del manuale di psichiatria di riferimento in tutto il mondo - il «DsmIV» dell’American Psychiatric Association - ritiene che «è proprio questo buon senso a essere trascurato, soprattutto negli Stati Uniti, dove - denuncia - si è arrivati a un’inflazione diagnostica». Frances è tutt’altro che antipsichiatra. Semplicemente vorrebbe criteri più restrittivi per alcune diagnosi. Le sue osservazioni, infatti, non sono utilizzabili da chi è contro i farmaci, perché il suo fine non è di combatterli, ma «dire a chi non ha bisogno di terapia di stare lontano dai farmaci e a chi ne ha bisogno di sottoporsi a terapia e non smettere». La parte meno convincente della sua analisi esposta nel libro «Primo, non curare chi è normale. Contro l’invenzione delle malattie» (Bollati Boringhieri) è tuttavia una certa visione romantica e ideologica della natura, che probabilmente deriva dalla sua formazione psicoanalitica. Un filo rosso che pervade il libro e che traspare da considerazioni rilasciate durante il nostro incontro: «Poiché la sofferenza è stata creata dalla natu-
Italia ci sono mezzo milione di persone che hanno avuto un attacco almeno una volta nella vita, con 30 mila nuovi casi l’anno. Dal 20 al 40% dei pazienti sono resistenti al trattamento con i farmaci. «L’alternativa, dunque, diventa l’operazione», osserva Romanelli: «Questa epilessia
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“refrattaria” può essere curata tramite un intervento, ma si deve prima identificare l’area da cui originano le scariche epilettiche. Se elettroencefalogramma e risonanza magnetica forniscono i primi dati, per individuare con precisione l’area critica è necessario collocare sul cervello degli elettrodi per capire cosa avviene durante un attacco. Con quelli wireless si estenderà la durata delle registrazioni, con enormi vantaggi in termini di resa diagnostica». I test dimostrano che la tecnologia è ben tollerata dall’organismo per almeno sei mesi, mentre il paziente può essere tenuto sotto controllo a distanza, direttamente da casa. E non basta. Il sistema permette anche di intervenire tempestivamente quando si verificano gli attacchi, allertando subito i soccorsi e sottoponendo il cervello a stimolazioni mirate.
“Perché è il momento di dire basta all’abuso di psicofarmaci” Il dibattito: si esagera con le diagnosi di malattia? ra durante l’evoluzione, cura- giungono psichiatri insoddire il normale dolore è un insul- sfatti del lavoro o in conflitto to contro la dignità del dolore d’interesse. Si tratta di giudizi e della stessa persona». Si di- di natura e di valore differenchiara, per esempio, contrario te, che vanno dal rifiuto ideoa curare il lutto con gli psico- logico agli scontri di potere, fifarmaci, perché il lutto - spie- no alle osservazioni costruttiga - è fisiologico. Ma anche il ve. E tuttavia le differenze dolore del parto - si può con- con la versione precedente trobattere - è fisiologico. Non del manuale sono molto infedovremmo riori a quelle allora dare attese e le conantidolorifitroversie apci alle parpaiono a volte torienti? ingigantite. F ra n c e s In ogni cacritica in so, i primi a esparticolare sere consapel ’e d i z i o n e voli dei limiti successiva del «Dsm» sodel «Dsm» a no proprio gli quella da lui psichiatri che diretta, il l’hanno pre« D s m - V» , sentato: il mapubblicato nuale non tratpochi mesi ta scientificafa e che mente di macomparirà lattie mentali, RUOLO: È PROFESSORE EMERITO in edizione ma solo empiALLA DUKE UNIVERSITY IL LIBRO: «PRIMO, NON CURARE CHI È italiana a ricamente di NORMALE. CONTRO L’INVENZIONE febbraio per disturbi, ossia DELLE MALATTIE» Raffaello di sintomi che BOLLATI BORINGHIERI Cortina: a si prestano a suo avviso porta a considera- essere raggruppati in un inre troppe persone come mala- sieme unitario. te. Critiche come la sua, però, Questo modo di presentare non sono una novità. A ogni i disturbi mentali risale agli nuova edizione del manuale si albori della psichiatria, soassiste a un diluvio di conte- prattutto ai grandi psicopatostazioni da parte di antipsi- logi di lingua tedesca a cavallo chiatri, pedagogisti, idealisti, fra Otto e Novecento come spiritualisti, oltre che psica- Kraepelin, Jaspers e Bleuler, nalisti e psicologi dinamici di che ebbero il merito di formuvarie tendenze. A questi si ag- lare sistematizzazioni origi-
Allen Frances Psichiatra
nali, che sono rimaste punti di riferimento fino agli Anni 80 del secolo scorso. Per un lungo periodo ogni autore riprendeva con variazioni personali i concetti introdotti da altri, con il risultato che gli psichiatri faticavano non poco a intendersi tra loro. La svolta arrivò solo quando Robert Spitzer fu incaricato dall’American Association of Psychiatry di redigere la terza edizione del «Dsm». Spitzer organizzò 25 gruppi allo scopo di raccogliere dati sui disturbi mentali nel modo più oggettiva possibile. Il «Dsm-III» venne presentato nel 1980, dopo sei anni di lavoro svolto da un gran numero di psichiatri, ed ebbe un successo clamoroso, consentendo finalmente l’uso di un linguaggio condiviso. Questo è stato e rimane il maggior merito del «Dsm-III» e delle sue redazioni successive. Le sue insufficienze, d’altra parte, sono evidenti e consistono in primo luogo nel fatto che non sappiamo se i disturbi esaminati nel manuale abbiano davvero basi biologiche comuni. Tutti gli esperti del settore sono comunque consapevoli del fatto che le nuove ricerche elaborate dalle neuroscienze cambieranno radicalmente il modo di presentare i disturbi della mente. Nel frattempo un manuale empirico come il «Dsm», pur con tutti i suoi limiti, rimane più che mai utile.