TARANTO
tra storia, tradizioni e leggende ( undicesima parte fino agli Angioini) a cura di nonna Serena
CASTELLO SANT’ANGELO O CASTELLO ARAGONESE
Quando gli Aragonesi, nel 1468, si impadronirono di quasi tutta l’Italia meridionale, compresa la città di Taranto, decisero di rendere più sicuri i porti di Otranto, Brindisi e Taranto.
La costruzione delle fortificazioni si rese ancor più necessaria a causa degli attacchi da parte dei dei Turchi e della Repubblica di Venezia. Il re di Napoli, Ferdinando I, chiese l’aiuto di suo figlio Alfonso, duca di Calabria, che giunse a Taranto con Giulio Antonio Acquaviva, conte di Conversano, per verificare le condizioni della vecchia fortezza fatta costruire agli inizi del 900 dai Bizantini. I due supervisori capirono immediatamente che ci sarebbero volute molte modifiche anche a causa dell’invenzione
della polvere da sparo. Infatti le precedenti torri erano alte e sottili adatte a combattere con lance, frecce ed olio bollente, perciò erano inadeguate a resistere contro i colpi di cannone sparati dai nemici. Don Alfonso chiamò, quindi, l’architetto ed ingegnere senese Francesco di Giorgio Martini che preparò il progetto per il nuovo Castello il quale prevedeva una pianta con quattro colonne che andavano a formare un quadrilatero circondato da un
fossato che praticamente trasformava la città vecchia in un’isola. Delle quattro torri due ( quelle di San Cristoforo e San Lorenzo) erano rivolte verso la zona che attualmente chiamiamo Borgo, mentre alle altre due, orientate verso la Rocca ( Città Vecchia) vennero dati i nomi di Bandiera e Annunziata. Il progetto iniziale, però, venne in seguito modificato dal castellano Matteo Crispano che fece costruire una quinta torre, collegata alle altre, chiamata Sant’Angelo ( nome con il quale è anche conosciuto il Castello).
In questo modo la fortezza prese la forma di un aquilone o meglio ancora di uno scorpione che ricordava il vecchio stemma della città di Taranto. Secondo una leggenda fu Pirro, chiamato in aiuto dai Tarantini nella guerra contro Roma, a suggerire l’ immagine dello scorpione come
stemma della città, sia perché lo richiamava per la sua conformazione urbana, sia perché lo scorpione rappresentava la forza e la pericolosità della città. In seguito questo stemma fu sostituito da quello di Taras sul delfino ma, quando Taranto fu riconosciuta provincia nel 1923, assunse come suo simbolo lo scorpione.
Nel 1491 fu aggiunto un rivellino( una fortificazione posta generalmente a protezione di una porta) di forma triangolare fra la torre della Bandiera e la torre San Cristofaro. Inoltre il Castello era dotato di due ponti levatoi: il Ponte del Soccorso che lo univa alla zona oggi chiamata Borgo ed il Ponte dell’Avanzata che lo collegava alla Rocca. Quando i ponti levatoi erano alzati si consentiva il passaggio delle imbarcazioni dal Mar grande al mar Piccolo. Secondo un’ incisione posta sullo stemma
aragonese sistemato sulla Porta Paterna questo progetto fu portato a termine nel 1492. Nel 1502 gli Spagnoli che succedettero agli Aragonesi, apportarono altre modifiche al Castello, fortificandolo maggiormente costruendo altre tre torri: Mater Domini, Vasto e Monacella. In seguito la fortezza fu trasformata in carcere e poi in caserma, ma mantenne la sua pianta originale fino al 1882, quando fu abbattuta la torre Sant’Angelo per costruire il ponte girevole.
Lo scrittore Giuseppe Carlo Speziale autore della “ Storia militare di Taranto negli ultimi cinque secoli” scrive” Questo grande canale, scavato come opera militare, fu denominato il fosso, e tale nome gli rimase fino al 1882, quando, sempre per ragioni militari, fu approfondito ed ampliato tanto da divenire l’odierno canale navigabile”. Mentre si procedeva alla fortificazione di Taranto, don Alfonso, duca di Calabria, preparava un piano per cacciare i Turchi dall’Italia.
Infatti, verso la metà del 1400, il Sultano ottomano Maometto II, detto il Conquistatore, dopo aver messo fine all’Impero bizantino impadronendosi di Costantinopoli, aveva deciso di partire alla conquista di Roma.Quindi attraversò l’Adriatico, sbarcò ad Otranto,città che gli apparve meno fortificata di Brindisi e Taranto e la pose sotto assedio.
Nonostante la strenua resistenza degli abitanti ed i rinforzi inviati dai Tarantini, nel 1480 i Turchi conquistarono la città e festeggiarono la vittoria compiendo violenze e massacri inauditi. Gli ottocento superstiti che si erano rifiutati di rinnegare la loro fede cristiana, subirono il martirio sul colle della Minerva,dove,poi, per volere di don Alfonso d’Aragona, fu costruita la chiesa di Santa Maria dei Martiri, mentre i resti degli ottocento vittime sono custodite in sette teche nella Cattedrale di Otranto. Nel 1771 le autorità religiose beatificarono i martiri che
il 12 maggio 2013 papa Francesco ha proclamato Santi.
Fu proprio in seguito alla presa di Otranto che il re di Napoli mandò a chiamare il figlio Alfonso che, giunto a Taranto, per prima cosa si preoccupò di far fortificare maggiormente la città e, poi, con un forte esercito preparato con
l’aiuto di altre nobili famiglie e dello stesso papa Sisto IV, assediò i Turchi che si erano rifugiati proprio ad Otranto, dove sopraggiunse in soccorso degli Aragonesi anche la flotta napoletana comandata da Galeazzo Caracciolo. Intanto nel 1481 moriva Maometto II, fatto questo che contribuì a porre termine alla guerra. Nel settembre del 1481 don Alfonso d’Aragona s’impossessò della città adriatica, ma la paura verso l’invasione turca rimase nel Salento ancora per molto tempo, tanto che si
coniò il detto” Ogne màcchie pàre Tùrche”con il significato che ogni cespuglio spaventa perché potrebbe essere un Turco. Nonostante le sue numerose vittorie, don Alfonso, però, per la sua superbia e crudeltà si era creato molti nemici, specialmente fra i baroni napoletani. Anche re Ferdinando non era ben visto a causa del suo assolutismo e delle numerose tasse imposte in quegli anni, perciò molte famiglie aristocratiche si unirono in una congiura detta” Congiura dei Baroni”
che durò due anni dal 1485 al 1487. In questo periodo si susseguirono avvenimenti importanti sia per il Regno di Napoli che per Taranto che ne faceva parte. Re Ferdinando fu informato della congiura e riuscì ad arrestarne i componenti che furono condannati quasi tutti a morte. I baroni che riuscirono a sfuggire alla cattura chiesero l’intervento di Carlo VIII, re di Francia che, in quanto Angioino era convinto di poter pretendere al Regno di Napoli.
Così, nel 1494, Carlo VIII, alla morte di Ferrante ( Ferdinando I d’Aragona), decise di attraversare le Alpi per conquistare l’italia Meridionale. Nel frattempo papa Alessandro VI Borgia aveva nominato re con il nome di Alfonso II il duca di Calabria che cercò con tutti i mezzi di trovare alleati per combattere il re di Francia, cosa
che non gli riuscì, tanto che fu costretto ad abdicare in favore del figlio Ferdinando II ( detto Ferrandino). Questi era uomo mite e benvoluto dal popolo e si preoccupò di liberare tutti coloro che languivano nelle carceri per motivi politici. Tutto ciò non fu sufficiente a risolvere i problemi degli Aragonesi, il cui esercito era meno numeroso di quello francese, pertanto Ferdinando II decise di lasciare Napoli per rifugiarsi nel
castello d’Ischia, per aspettare i rinforzi promessi dal re di Spagna. Così Carlo VIII riuscì ad entrare a Napoli senza incontrare ostacoli, poi rivolse le sue attenzioni verso la Puglia. In un primo momento i Tarantini issarono sul castello i vessilli aragonesi, poi, non ricevendo rinforzi da parte del re, nel 1495, furono costretti ad aprire le porte della città agli Angioini.