Taranto 12

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TARANTO

fra storia, tradizioni e leggende ( dodicesima parte fino a Carlo V ) a cura di nonna Serena


TARANTO E GLI ANGIOINI Nel 1495 Carlo VIII entrò a Taranto senza incontrare una grande resistenza. La facilità con i quali i Francesi avevano conquistato la città, li rese ancora più arroganti e crudeli, infatti condannarono a morte i nobili che erano stati fedeli agli Aragonesi e presero come ostaggi alcuni fanciulli. Per circa quattro mesi Carlo VIII governò Taranto con la forza,

affamando i cittadini che ben presto si pentirono di aver aperto troppo in fretta le porte della città agli Angioini. Ma anche il papa Alessandro VI, il duca di Milano Ludovico il Moro, la Repubblica di Venezia, Massimiliano d’Asburgo e il re di Spagna Ferdinando il Cattolico volevano evitare il dominio francese in Italia per cui si riunirono in una “ Lega antifrancese”. Carlo VIII capì che era meglio tornare in Francia, lasciando, però, a Napoli delle truppe al comando di Guglielmo di Montpensier,mentre


a Taranto fu dato l’incarico di governatore a Gilberto di Brunswich. A Borgonovo sul Tara, nei pressi di Parma, il re francese trovò ad attenderlo l’esercito della Lega che lo costrinse ad una battaglia sanguinosa ed a una precipitosa fuga verso la Francia. A questo punto Ferdinando II d’Aragona (detto Ferrandino) tornò da trionfatore nel Regno di Napoli deciso a impossessarsi nuovamente di Taranto, ma trovò degli ostacoli proprio da parte dei cittadini. Questi, infatti si rifiutarono di insorgere contro i Francesi: in

primo luogo perché questi, proprio nella città avevano una forte e numerosa guarnigione, poi perché i Tarantini avevano giurato fedeltà a Carlo VIII ed infine-il motivo più importante- non potevano mettere a repentaglio la vita degli ostaggi trattenuti in Francia. Ferdinando II decise, quindi, di porre sotto assedio la città, inviando una flotta guidata da don Cesare ( figlio naturale di Ferdinando I ) ed un forte esercito al comando di Federico , principe di Altamura, ( fratello di Alfonso II). L’assedio durò a lungo e Taranto fu costretta a sopportare il dominio


dei Francesi all’interno della città e l’assedio degli Aragonesi dall’esterno. A questo punto i cittadini si decisero a chiedere l’intervento dei Veneziani, minacciandoli, in caso di estrema necessità, di farsi aiutare dai Turchi. I Veneziani si trovarono in grande difficoltà, perché temevano che i Turchi diventassero padroni di un porto strategico nel Mediterraneo e nello stesso tempo non volevano inimicarsi gli Aragonesi. Durante queste trattative, però, avvenne un fatto importante: morì a soli ventinove anni il re di Napoli Ferdinando II

e gli successe lo zio Federico I. I Veneziani, allora, presero una decisione meno appariscente, inviando a Taranto un paciere che, però, giunse nella città, quando ormai i Tarantini avevano stretto un patto di alleanza con gli Aragonesi. Questi ultimi, in cambio della resa, avrebbero lasciato tornare liberamente in Francia gli Angioini che a loro volta non si sarebbero vendicati sugli ostaggi tarantini. Il 4 febbraio del 1497 don Cesare d’Aragona prese possesso di


Taranto a cui il re Federico I concesse privilegi ed amnistie. La stessa regina di Napoli Isabella del Balzo si fermò per tre giorni nella città, dove si organizzarono grandi festeggiamenti. Quando ormai il dominio degli Aragonesi nel regno di Napoli sembrava consolidato, nel 1498, giunse la notizia della morte accidentale di Carlo VIII. A succedergli sul trono di Francia fu nominato suo cugino Luigi XII.

Questi riprese una politica espansionistica accampando dei diritti sia sul Ducato di Milano, in quanto era discendente di Giangaleazzo Visconti, sia sul Regno di Napoli in quanto imparentato con gli Angioini. Luigi XII scese in Italia con un forte esercito e, grazie anche all’aiuto dei Veneziani e di papa Alessandro VI, sconfisse il Duca di Milano Ludovico il Moro e rivolse le sue attenzioni verso l’Italia meridionale. Federico I, re di Napoli, chiese aiuto agli Spagnoli, e più precisamente a Ferdinando il Cattolico, suo parente.


Questi ascoltò con interesse la proposta di Federico I, ma, segretamente, strinse un patto con Luigi XII : il “Trattato di Granata” del 1500 con il quale si stabiliva che Napoli e l’Abruzzo sarebbero andati alla Francia, mentre la Puglia, la Calabria e la Lucania sarebbero passate sotto il dominio degli Spagnoli. Il re di Napoli, a questo punto, si rifugiò con la famiglia nell’isola d’Ischia e poi accettò l’offerta del re di Francia che gli donò la Contea d’Angiò in cambio della rinuncia di ogni pretesa sul Regno di Napoli.

Taranto non si arrese facilmente agli Spagnoli, perché Ferdinando , figlio di Federico I e duca di Calabria a cui era stato affidata la difesa della città, aveva pensato bene di ammassare abbondanti rifornimenti nel Castello al quale accedevano anche soccorsi attraverso il mare. Nel 1502, però, la città dovette soccombere all’assalto delle truppe spagnole guidate dal generale Consalvo di Cordova” il Gran Capitano”.


Ferdinando, il giovane duca di Calabria, al quale in un primo momento era stata promessa la libertà, fu mandato prigioniero in Spagna, presso Ferdinando il Cattolico. Intanto gli eserciti vincitori, ( Francesi e gli Spagnoli), nel 1502 aprirono le ostilità per contendersi le terre di mezzo fra i possedimenti dei due regni che nel Trattato di Granada non erano stati ben definiti. Durante le prime fasi della guerra i Francesi ebbero il sopravvento, mentre gli Spagnoli, comandati da Consalvo di Cordova si rifugiavano nella

città di Barletta in attesa di rinforzi. Fu proprio in questa città che il 13 febbraio del 1503 si svolse “ La disfida di Barletta” avvenimento poi raccontato nel romanzo “ Ettore Fieramosca”da Massimo d’Azeglio. LA DISFIDA DI BARLETTA La storia racconta che durante una battaglia svoltasi nei pressi di Canosa alcuni soldati francesi furono fatti prigionieri dagli Spagnoli che li portarono a Barletta. Un giorno Consalvo di Cordova indisse un banchetto in una cantina locale al quale furono


invitati anche i soldati francesi fra cui il nobile Guy de la Motte. Questi, ad un certo punto della serata, cominciò a contestare il valore dei soldati italiani che combattevano al fianco degli Spagnoli. Gli Italiani, cosÏ gravemente offesi, sfidarono i Francesi in un duello durante il quale tredici italiani, capitanati da Ettore Fieramosca, si sarebbero battuti con tredici francesi guidati da Guy de la Motte. La disfida si concluse a favore degli Italiani.

Nel 1503, durante la battaglia sul Garigliano, gli Spagnoli costrinsero alla fuga i Francesi che si rifugiarono nel porto di Gaeta per poi arrendersi definitivamente nel 1504. A questo punto Luigi XII rinunciò ad ogni pretesa sul Regno di Napoli e, con la pace di Blois , fu stabilito che il Ducato di Milano passasse alla Francia, mentre il Regno di Napoli venisse assegnato definitivamente alla Spagna. Ferdinando il Cattolico divenne re di Napoli assumendo il nome di Ferdinando III e cedette il regno


di Castiglia e d’Aragona alla figlia Giovanna che aveva sposato Filippo il Bello, arciduca d’Austria. Taranto seguì le sorti di tutta l’Italia meridionale, cadendo sotto il dominio spagnolo e diventando città demaniale. Per la verità gli Spagnoli, riconobbero ai Tarantini di aver mantenuto la parola data, rimanendo fedeli al giuramento fatto a Ferdinando il Cattolico, per cui furono esentati da alcune tasse, purché provvedessero a proprie spese a rinforzare le mura della città, specialmente quelle della zona del mar Piccolo, che erano

più vulnerabili rispetto alle altre. Inoltre, poiché i Turchi continuavano a costituire un grave pericolo, gli Spagnoli pensarono bene di costruire, lungo le coste del Mar Grande, delle Torri di avvistamento come quelle di Torre Castelluccia, Torre Saturo, Torre Ovo, Torre di San Pietro in Bevagna.


Ferdinando III, però, non era destinato a vivere tranquillamente a Napoli, perché nel 1506 morì improvvisamente Filippo il Bello ed il re fu costretto a tornare in Spagna, lasciando il governo della città ai Vicerè che( come racconta Giacinto Peluso nella sua Storia di Taranto) divisero l’Italia meridionale in tre province: Terra di Bari,di Capitanata e di Otranto della quale entrò a far parte Taranto. Nel 1516 morì anche Ferdinando il Cattolico e tutti i suoi territori passarono alla figlia Giovanna, che alla morte del marito Filippo il Bello, per i suoi

folli atteggiamenti era stata soprannominata la Pazza. Poiché questa non era stata ritenuta in grado di regnare, le fu affiancato il figlio primogenito Carlo, un giovane di soli sedici anni, destinato a diventare un grande e potente sovrano con il nome di Carlo V.


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