Taranto
fra storia, tradizioni e leggende ( nona parte fino a Raimondello Orsini Del Balzo) a cura di nonna Serena
GLI ANGIOINI A TARANTO Con la sconfitta di Manfredi a Benevento nel 1266, da parte di Carlo I d’Angiò, Taranto passò definitivamente nelle mani dei Francesi. In un primo momento i cittadini non si mostrarono troppo ostili verso gli Angioini, sperando di ottenerne dei privilegi e dei benefici. In seguito, però, re Carlo, dominato da una grande ambizione e dal desiderio di espansione, cercò di assicurarsi il dominio del mar Mediterraneo e cominciò a compiere ogni sorta di angherie nei confronti delle popolazioni, pretendendo sempre più tasse per le sue spese di guerra.
Il fatto che la capitale del Regno passasse da Palermo a Napoli, fece scoppiare una rivolta proprio in Sicilia. Secondo quanto si racconta, però, la scintilla sarebbe scoppiata il lunedì di Pasqua del 1282, dopo la funzione dei Vespri, sul sagrato della chiesa di Santo Spirito, a Palermo, quando Drouet, soldato dell’esercito francese, mancò di rispetto ad una nobildonna accompagnata dal marito, il quale uccise il soldato. Questa rivolta degenerò nella “ guerra dei Vespri” che portò, poi, alla separazione della Sicilia dall’Italia
Meridionale. Carlo I d’Angiò, infuriato, con l’aiuto del re di Francia e del papa, preparò un forte e numeroso esercito, deciso a dare una punizione esemplare ai Siciliani, ma questi, nel frattempo avevano chiesto l’aiuto di Pietro d’Aragona, marito di Costanza, figlia di Manfredi ed unica erede legittima della casa di Svevia. La guerra per il possesso dell’isola durò vent’anni e si concluse nel 1302 con la pace di Caltabellotta, nella quale fu stabilito che agli Aragonesi sarebbe andata la Sicilia, mentre l’Italia Meridionale sarebbe rimasta agli Angioini.
Carlo I d’Angiò morì lasciando il regno al figlio Carlo II che nominò Principe di Taranto il figlio Filippo I, dando così inizio al Principato di Taranto. Filippo, secondo alcuni storici, fece rinascere la città che divenne la sua lussuosa dimora e trasformò il villaggio di San Martino, dove si erano rifugiati i Tarantini in fuga, nella città di Martina Franca, concedendo delle franchigie a chi fosse andato a ripopolarla. Durante il periodo angioino Taranto subì numerose modifiche con fortificazioni e costruzioni di nuove chiese fra cui quella di Santa Maria Annunziata nella zona di piazza Castello.
Fu, inoltre, portata a termine la facciata della chiesa di San Pietro Imperiale, oggi San Domenico Maggiore, dove, nel 1332, fu sepolto lo stesso principe Filippo. Alla morte del principe Filippo, il Principato di Taranto passò a suo figlio Luigi che nel 1346 sposò Giovanna, regina di Napoli. Ma chi era questa Giovanna d’Angiò, donna bellissima, colta, ma anche ambiziosa e alquanto dissoluta?
Dino Primo( pseudonimo del giornalista Clemente Salvaggio) nella sua rubrica “ Taranto, Taranto mia” sul Corriere del Giorno del 1981 così racconta: “Giovanna era nipote di Roberto d’Angiò, re di Napoli, e quale unica erede legittima, alla morte del nonno, nel 1343,a soli sedici anni diventò regina. Giovanissima sposò Andrea d’Ungheria, dal quale ebbe Carlo, suo unico figlio. Rimasta vedova dopo solo due anni, si risposò con il cugino Luigi, Principe di Taranto che assunse anche lui il titolo di re di Napoli.
Il re d’Ungheria, convinto che Giovanna avesse fatto uccidere il fratello Andrea, nel 1348 decise di invadere il regno di Napoli e poiché il suo esercito era ben più numeroso di quello della regina, questa pensò di rifugiarsi con il marito in Provenza. Luigi d’Ungheria chiese di essere nominato re di Napoli, in quanto nel frattempo era morto l’unico figlio di Giovanna, ma questa diede l’incarico di governatore della città al cognato Carlo Durazzo. A Taranto,intanto, una parte del popolo era propensa ad
accogliere favorevolmente gli invasori ungheresi, mentre altri come Goffredo Larcario , comandante angioino, e Matteo Boccarello, nobile cittadino, erano contrari. Prevalse il parere di quest’ultimi e tutto tornò come prima. Luigi d’Ungheria continuò la sua guerra di conquista, ma alla fine dovette cedere e tornarsene nelle sue terre perché nel frattempo era scoppiata un’epidemia di peste nera che decimò i suoi uomini, i quali, stremati, chiedevano la fine delle ostilità. Con la mediazione
del papa fu firmata dai contendenti una tregua nella quale si stabiliva che il re sarebbe tornato in Ungheria, ma che Giovanna sarebbe stata processata per la morte del marito, colpa di cui fu ritenuta innocente. Giovanna e Luigi regnarono insieme per circa dieci anni e questo fu un periodo di tranquillità e di pace. Principe di Taranto fu nominato Roberto e proprio sotto il suo governo, nel 1358, avvenne a Mottola un grave episodio. La cittadina, piazza militare affidata a Matteo Boccarello,
fu assalita ed espugnata dalle truppe di Pipino Minortino, già alleato degli Ungheresi. Lo stesso Boccarello venne ucciso, ma la vendetta del principe Roberto fu tremenda, perché catturò e fece uccidere il Minortino sui torrioni del castello di Altamura. Il principe di Taranto, però, continuò a combattere per espandere i suoi territori, poi si ammalò e morì nel 1364, lasciando suo erede il fratello Filippo II. Nel 1362, morì re Luigi ed un anno dopo la regina sposò Giacomo IV, re di Maiorca che ebbe solo il titolo di principe consorte.
Anche questo matrimonio durò poco, perché dopo una breve separazione, Giacomo IV morì in battaglia. Infine nel 1375, Giovanna sposò Ottone di Brunswick che nominò Principe di Taranto, perché, due anni prima, nel 1373, era morto Filippo II, il quale, secondo il De Vincentis, fu sepolto nella Cattedrale di San Cataldo. Filippo II, non avendo avuto figli, aveva invece nominato suo erede Iacopo Del Balzo figlio di sua sorella Margherita e del marito Francesco del Balzo. Questi diventarono
potentissimi ed aspiravano ad impadronirsi anche della città di Matera, cosa questa che costrinse la regina a togliere loro il Principato di Taranto e ad allontanarsi dall’Italia. Ma…proprio in quegli anni si verificò uno scisma che scosse la Chiesa. Giovanna si mise contro il pontefice Urbano VI, parente dei Del Balzo, appoggiando l’antipapa Clemente VII che ospitò con tutti gli onori a Napoli. Urbano VI dichiarò eretica Giovanna, mandando contro di lei l’esercito di Carlo Durazzo
che invase il Regno e fece prigioniera la regina. Nonostante il tentativo di intervento del marito Ottone, Giovanna fu portata nel castello angioino di Muro Lucano dove fu uccisa nel 1382.
Carlo Durazzo si fece proclamare re di Napoli, con il nome di Carlo III, instaurando sul trono il ramo AngiòDurazzo.”
Con la salita al trono di Carlo III tornò a Taranto, accolto trionfalmente Jacopo Del Balzo che lo stesso re di Napoli guardava con simpatia, tanto da concedergli in moglie la cognata Agnese. Ben presto però i rapporti fra i due peggiorarono, perché Jacopo mostrò di avere un carattere indipendente ed ambizioso, pretendendo per sé la fedeltà di tutte le popolazioni delle terre occupate. Il re di Napoli emanò addirittura un ordine d’arresto per il principe di Taranto, che essendone stato informato, si imbarcò su di una
nave di mercanti genovesi e tornò a Taranto, dove però, colpito da una grave malattia, morì nel 1383 e fu sepolto nel Duomo di San Cataldo. Il sacerdote Andrea Martini nella sua Breve Storia di Taranto racconta un episodio che sarebbe accaduto durante il Principato di Jacopo Del Balzo. “ Nei pressi del mare e del fiume Tara , sulla strada per Reggio Calabria, c’era una chiesa chiamata Santa Maria del Mare, fatta costruire da Costanza d’Altavilla come ricovero per
Crociati e per i pellegrini diretti in Terra Santa. In quel luogo viveva un eremita che il Principe si recava spesso a visitare ed al quale, ogni mattina, faceva portare dei viveri da uno schiavo saraceno. Un giorno, però, lo schiavo uccise l’eremita, probabilmente per questioni religiose e, non avendo il coraggio di confessarlo, rimase, come inebetito nella chiesa. Dopo tre giorni Jacopo andò dall’eremita e lo trovò morto. Lo schiavo confessò e chiese di
di essere battezzato, poi venne giustiziato e seppellito proprio in quel luogo e da allora la chiesa fu chiamata Santa Maria della Giustizia.”
Prima di morire Jacopo Del Balzo lasciò erede del Principato di Taranto Luigi D’Angiò, duca di Calabria, ma anche questo poco dopo morì, così il Principato passò a Raimondo Orsini Del Balzo.
RAIMONDELLO ORSINI Raimondello Orsini ( o Ramondello come scrive il De Vincentis) era il figlio secondogenito di Nicola Orsini, conte di Nola e di Maria Del Balzo, sorella di Jacopo e per onorare la madre volle aggiungere al cognome paterno anche quello materno. Il padre assegnò al primogenito Roberto la contea di Soleto che Raimondo aveva ricevuto in eredità dal conte morente e per questa ingiustizia subita il giovane decise di allontanarsi dall’Italia ed intraprendere la carriera militare sostenuto dal denaro donatogli dalla madre.
In questo modo riuscì a formare un esercito che guidò in molte spedizioni. Combatté in Asia e contro gli infedeli in Terra Santa, poi, accompagnato dalla fama di grande condottiero, tornò in patria deciso a riprendersi le terre della provincia di Taranto di cui era stato privato, per questo motivo il padre chiese aiuto a Carlo III. Raimondo decise, allora, di contattare il re di Francia, al quale offrì i suoi servigi, giurando fedeltà anche per i suoi discendenti. Luigi I, come ricompensa, gli offrì in sposa
Maria d’Enghien, figlia ed erede del conte di Lecce. In questo modo Raimondello Orsini Del Balzo diventò uno dei più potenti feudatari dell’Italia Meridionale. Nel maggio del 1399 Raimondo ricevette l’investitura del feudo che comprendeva la maggior parte dei territori delle città di Taranto, Lecce e Brindisi e nel giugno dello stesso anno entrò trionfalmente a Taranto con la moglie Maria.
Intanto, durante questi anni di lotte dinastiche, erano morti sia Luigi I di Francia, cui era succeduto Luigi II, sia Carlo III, re di Napoli che aveva lasciato il trono al figlio Ladislao. Per qualche tempo i rapporti fra Raimondello e Ladislao si mantennero sufficientemente amichevoli, poi, verso la fine del 1405 il principe di Taranto decise di tornare a combattere accanto al re di Francia, e prevedendo un attacco da parte di Ladislao, preparò un esercito per la difesa, ma il 17 gennaio del 1406, si ammalò e morì a Lecce.
Raimondo Orsini Del Balzo governò solo per sette anni ed il principato di Taranto fu considerato per la sua importanza ” uno stato nello stato” Lasciò anche tracce importanti del suo passaggio a Taranto. Infatti, per difendere la città dagli attacchi nemici fece costruire, nei pressi del ponte di Porta Napoli, dove oggi c’è piazza Fontana, una Torre quadrata, chiamata anche la Cittadella, distrutta , poi, verso la fine del 1800.