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Il cammino

Photo by Matthew Smith on Unsplash

Sono le dodici in punto. L’aria è immobile, incandescente, schiacciata sotto la luce corposa di un mezzogiorno d’agosto, carica di odori di terra calda, erbe selvatiche e un tocco di muschio. Il silenzio è ingombrante, si sente solo il ronzio delle api, il canto stridente e monotono delle cicale e lo scrocchio di decine di passi sulla ghiaia polverosa della banchina.

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Marisa prosegue lentamente. Ha i piedi stanchi, gonfi, coperti di vesciche, le caviglie piene di graffi che bruciano dal sudore. Ogni singolo passo è come un fulmine di dolore. Marisa si sta godendo ogni passo.

“Che lunga giornata eh? Mancano ancora 20 km al paese più vicino.” Marco, 50enne, ha perso il figlio, venuto qui per cercare la pace. “Dicono che il cammino rende felici, ma invece è questo!” Fa un gesto con la mano disegnando un cerchio largo intorno a se. Come dargli torto? La pianura interminabile spalancata in mezzo al nulla, tagliata solo dalla strada emette calore e tranquillità. E il sole, questo sole iberico che ti inonda di luce abbagliante a far male agli occhi, ti fa sentire il solletico di ogni poro che si apre per rilasciare insieme al sudore il veleno della tristezza di una vita. Marisa non si sente così viva da molto tempo, molto prima di passare dei mesi arricciata sul letto a rimpiangere il divorzio che le ha tolto la voglia di vivere.

“Cara, mettiti un po’ di crema solare, ti stai bruciando!” Il consiglio viene da una giovane che la sta sorpassando a passo veloce. Con il suo zaino fatto a regola sembra una di quelli che girano il mondo per poi scriverne nel loro blog da viaggio.

“Grazie, sto bene così”, Marisa sorride stanca. È stata troppo lungo nel buio.

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