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GENERAZIONE ZETA: LA RIVOLUZIONE DEL FUTURO

Noi ragazzi e studenti del terzo millennio possiamo considerarci davvero fortunati. Perché fortunati?

La risposta è semplice. Siamo nati nel periodo storico delle rivoluzioni tecnologiche e di un nuovo campo di ricerche, quello dell’intelligenza artificiale. Il sostantivo “intelligenza” associato all’aggettivo “artificiale” potrebbe sembrare un ossimoro, in quanto l’intelligenza, ovvero la capacità di ragionare e di sviluppare le proprie funzioni cognitive, è una condizione che si associa esclusivamente al genere umano e non dunque

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ad una macchina oppure ad un qualsiasi apparecchio di invenzione dello stesso uomo. L’essere umano è stato esaltato sin dall’antichità dai filosofi Greci come un essere eletto e grandioso, capace di provare emozioni e di trarre conoscenze dall’esperienza sensibile, come diceva lo Stagirita Aristotele, e di elaborarle autonomamente, in una chiave soggettiva e relativa all’individuo stesso. L’uomo nel corso dei secoli ha vinto numerose sfide, evolvendosi e migliorando le proprie condizioni di vita, superando limiti considerati prima invalicabili. Un confine insuperabile era lo stesso bacino del Mar Mediterraneo. Le Colonne d’Ercole (l’attuale Stretto di Gibilterra, che separa l’Oceano Atlantico dal Mare Nostrum) sancivano i limiti delle conoscenze. Nonostante tutto, l’uomo andò al di là degli schemi, oltrepassando la bigotta visione medievale e

allargando la propria concezione di mondo. Oggi l’ultima frontiera dell’umanità è proprio l’intelligenza artificiale, culmine della rivoluzione informatica digitale, avviatasi negli anni ’70 del ‘900, che ha come scopo quello di infondere delle caratteristiche e delle capacità tipiche dell’essere umano in una macchina, cioè sostanzialmente in un robot. Molti ritengono che in questa evoluzione ci sia un grosso rischio, perché il confine tra macchina e uomo sta diventando sempre più sfocato. In realtà la coscienza dell’uomo non potrà mai essere replicata da una macchina, poiché essa non potrà mai assumere la consapevolezza della propria esistenza. Infatti quello che si sta cercando di riprodurre è l’aspetto logico-matematico dell’intelligenza. Per di più la scienza non ha ancora compreso nella sua completezza le emozioni che contraddistinguono la mente

umana e tutto ciò che riguarda la coscienza e la psiche. Perciò il timore che gli automi possano scavalcare l’uomo è più legato alla fantascienza che alla realtà. L’intelligenza artificiale applicata all’uomo, d’altra parte, permette un miglioramento delle sue condizioni, ampliandone i confini conoscitivi e migliorandone le capacità. Inoltre, pensando all’ambito della medicina, i vantaggi sono molteplici. Oggi si parla di arti bionici, capaci di sostituire un braccio biologico amputato in seguito ad un tumore oppure ad un incidente. Con queste premesse, grazie all’IA e alle moderne tecnologie, la cura per molte malattie sarà a portata di mano

entro la fine del secolo, così come la semplificazione di molti aspetti della nostra vita quotidiana. Sulla base

di queste considerazioni oggi si va sempre più diffondendo la corrente filosofica del Transumanesimo. Secondo tale teoria l’uomo sarebbe in grado di superare la condizione umana stessa, sconfiggendo la malatti-

a, la vecchiaia e addirittura la morte, diventando sostanzialmente immortale. Questo potrà verificarsi solo

grazie all’ausilio della tecnologia, considerata un mezzo a disposizione dell’uomo da sfruttare per annullare qualsiasi sofferenza e per raggiungere la conoscenza assoluta. Per tutti questi motivi ritengo che noi giovani siamo davvero fortunati. L’IA potrebbe essere l’ultimo passo da effettuare da parte della specie umana verso un più alto stadio evolutivo. Più che mai oggi la nostra vita dipende dalle nuove tecnologie. L’incalzante campagna vaccinale ci sta gradualmente liberando dall’opprimente pandemia da Covid-19. Per tale, finalmente visibile, traguardo dobbiamo ringraziare la ricerca e soprattutto l’IA, poiché senza il suo ausilio non avremmo mai potuto raggiungere tali risultati in così poco tempo. Queste ultime considerazioni rendono

chiaro il fatto che dobbiamo fidarci del progresso scientifico, in quanto i pro superano di gran lunga i possi-

bili svantaggi. Il filosofo tedesco Immanuel Kant inviterebbe sicuramente il genere umano a superare questa nuova sfida, invogliandolo ad abbandonare il suo stato di minorità e ad uscire dall’opprimente campana

di vetro in cui cerca di nascondersi. Il nuovo può far paura, ma questa è una opportunità che se colta, può

cambiare il mondo, radicalmente e in meglio. Sta a noi, studenti del terzo millennio, trovare il coraggio di

trascendere noi stessi per un futuro migliore. Sapere Aude!

Francesco Paolicelli, 4CS

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