Ago2014

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ANNO VII

C R E A T I V E V O L U T I O N

Ag o s t o 2014

Alla ricerca dell’essenza, dell’infinito, dell’anima.

JOCAND

L’arte dell’essenza

… la mia pittura e scultura, nella quale la mia anima trova la piena soddisfazione ...

ANGIOLA FALCONI


Diplomata nel 1975 presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia. Ha insegnato educazione artistica dal 1972 al 1997. Nel 1997 ha iniziato ad approfondire la sua ricerca nel campo del della scultura, e la sua attivitĂ di ricerca come grafica e pittrice. Nelle mie opere gli alberi irrompono imponenti nello spazio e sono perchĂŠ sento che riflettono me stessa. In loro, nei loro tronchi, nei lo


disegno, della pittura e

o le mie muse ispiratrici oro solchi mi ritrovo.

Mi piace giocare con le matite in chiaroscuri estremi, mi piace giocare con il colore monocromo o policromo, con le gradazioni che si susseguono e penetrano creando quei “pieni” e quei “vuoti” che fanno da trait d’union tra la mia pittura e la scultura nella quale la mia anima trova la piena soddisfazione e dove scavo, incido, svuoto per riempire con altre forme, liscio o graffio le superfici cercando in textures me stessa.


L’e s s e n z a n e l l ’ i n t e r p r e t a z i o n e d e l l a r i c e r c a

L'artista e l'essenza. L'artista cerca di svincolare il colore dai su riferimenti naturali, incentrando la ricerc fondamentali, quali forme e linee. L'eliminazione degli elementi ritenuti sup dell'essenza che intende rappresentare in ancora più concreta di quella presente in Nessuna contaminazione d’intersecazion Niente può contaminare la visione della r

Le lin delim Senza Ricer


d e l l ’a n i m a .

uoi canonici ca sui componenti

perflui, alla ricerca n una forma n natura. ni linee e sue prospettive. rappresentazione dell’infinito.

nee semplici attraversano completamente l'idea per mitarne meglio lo spazio, altre a suddividere l'opera. a barriere ne confini, in un ossessiva ricerca di perfezione. rca dell’essenza, ricerca dell’infinito, ricerca dell’anima.


Studiosi di tutto il mondo da sempre si domandano da cosa nasce l Studiosi di tutto il mondo da sempre si domandano da cosa nasce l’ispirazione e la creatività. Quel momento magico, quel miscuglio indescrivibile che rende possibile comporre un’opera d’arte. Cioè dipingere, scolpire o modellare un qualcosa che riesca a coinvolgere l’inconscio, evocando scene che provocano intense emozioni e sublimi stati d’animo. Stati d’animo che in esseri più sensibili provocano addirittura estasi. L’ispirazione e la creatività, dal momento che non sono caratteristiche comune a tutti

gli esseri umani, e che non è possibile sviluppare artificialmente, devono per forza avere un’origine, nascere da qualcosa Oltre l’uomo. Gli umani, alcuni anche del mondo scientifico, ipotizzano che l’ispirazione nasce da uno stato alterato della mente, o se preferite da zone mal funzionanti del cervello. Insomma dalla pazzia, o da momenti di follia, questo perché soprattutto nei pittori spesso si riscontrano comportamenti irrazionali e poco controllabili rispetto ai modelli comportamentali dell’epoca. Penso che tale definizione, o meglio limite,


l’ispirazione e la creatività nasca soprattutto dall’incapacità, che si trasforma in frustrazione, per non riuscire a comprendere tale sottile fenomeno, o se preferite, peculiarità di alcuni esseri “di questo mondo”. Per la mia esperienza, l’ispirazione e il momento creativo, fluiscono nell’animo dell’artista attraverso una porta, un filo che tiene in costante contatto l’anima con la dimensione da cui proviene. Uno stato, una energia mai interrotta che unisce la somma di particolari e intensi momenti di passate esistenze. Un miscuglio di scene, immagini, momenti di vita, di sofferenza, di gioia, di sentimenti e di luoghi di inimmaginabile bellezza che si accendono nell’animo, quando l’anima si trova al cospetto di qualcosa che in qualche modo rievoca tali sublimi visioni, ricordi ed emozioni. Quindi è qualcosa che non proviene dal mondo materiale, ma che si accende, quando trova in esso, anche solo un frammento di quella emozione oltre l’umano. Generalmente tale stato d’animo si accende quando si perde anche solo per pochi istanti la cognizione del tempo e dello spazio. Quel particolare momento di mezzo in cui l’anima comunica a livello emozionale con l’origine metafisica delle passate esistenze. L’artista non sa mai quando arriva l’ispirazione, né sa esattamente cosa dipingerà o realizzerà in generale. Questo perché affinché l’ispirazione sia completa, deve subentrare, fondersi con il momento creativo, la visione di un qualcosa che sappia contenere, completarsi, congiungersi come due parti separate, affinché

diventino parte dello stesso quid, di quel particolare istante che ha unito i due mondi. Seguono due lavori di una serie di 10 tavole dipinte con tecnica mista realizzate nell’estate del 2011. Lavori che non hanno nessuna pretesa di grandi opere, ma come si evince sopra, nascono da un’ emozione, e dal successivo tentativo di materializzare quell’emozione. Lavori che i più esperti sapranno cogliere le influenze di atri artisti, tra cui Modigliani, un pittore che ho sempre amato e soprattutto Picasso, un pittore che non ho mai amato ma sicuramente rispettato perché sotto l’influenza del periodo africano, ha avuto il merito di aver fatto conoscere al mondo un nuovo genere di espressione artistica che successivamente segnò positivamente la sua vita: il cubismo. (Tratto da blog: ‘Arte e Anima’. Vulcano)


C R E AT

Il dio del terzo millennio: Da un po’ di tempo mi frulla in m Non la scriverò mai, e non ho nessuna idea di come va a finire. Però ve la racconto qui sotto per sommi capi: così me ne libero, magari. In realtà, è soprattutto un’occasione per fantasticare, con un po’ di leggerezza, su alcune cose che già stanno accadendo o che accadranno in un futuro ancora più prossimo. Voi, se volete, potete suggerire una conclusione (ehi, è una storia. E ci si possono prendere buone dosi di libertà). O potete aggiungere altre storie. Siamo nei dintorni del 2020. Google ha continuato a espandersi e a perfezionare la propria offerta di informazioni fino a rendere impossibile la sopravvivenza economica di ogni altro motore di ricerca, e l’ha integrata con un’enorme quantità di servizi (dai viaggi al fitness, dalle traduzioni all’educazione, alla musica, alle previsioni meteo, alla logistica…). Ormai supporta stabilmente l’Interpol con Google Sword, l’OMS con Google Healthcare, la NATO con Google

Peace, la IATA e la rete aeroportuale internazionale con Google Slot… Gli assalti – sempre più flebili – dei concorrenti sono cessati definitivamente nel 2017. Del resto, l’offerta di Google è esaustiva e gratuita. L’accesso è semplice e intuitivo, ubiquo, perfino con gli antiquati smartphone. Per questo piace. I bambini imparano l’utilizzo del motore di ricerca insieme all’alfabeto. In un mondo globalizzato, che grazie alla banda larga consuma zettabyte come caramelle ed è dipendente dal web tanto da dovercisi rispecchiare per conoscere e definire se stesso, la posizione che una notizia, un concetto, un sito, un video, un luogo, un nome, un’immagine, un prodotto o un servizio (insomma: qualsiasi cosa) hanno nelle graduatorie di ricerca di Google e YouTube ne determinano il successo o il fallimento. Prodotti e servizi nuovi vengono concepiti in funzione della loro possibilità di scalare posizioni nei ranking. Le imprese, dalle maggiori alle minuscole, seguono e cercano di anticipare i cambiamenti dei criteri di Google con la stessa attenzione con cui solo pochi anni prima seguivano le oscillazioni della Borsa. I governi ufficiosamente premono per piegare i

risultati delle ricerche ai propri interessi, ufficialmente continuano a cercare con modesto successo sia di normare le attività di Google, sia di schiantarla di tasse, sia di capire quanto legittimamente viene sfruttata la stratosferica quantità di dati risultanti dalla navigazione degli utenti. Dovunque nel mondo il metro di giudizio delle persone è appeso a una googolata, e “sei sgoogolato” è diventato l’insulto più feroce: sta per “non sei niente, non vali niente. Insomma, non esisti”. La personalizzazione dei risultati di ricerca a partire dalla profilazione (gusti, tendenze, abitudini) dei singoli utenti ha creato quella che Clarinda Hua e William K. Esposito, del dipartimento di psicologia della Stanford University, hanno definito “sindrome del consenso di Google”: il terrore di “sentirsi contaminati” da fatti o idee troppo lontane dalle proprie attese. A Chattanooga (Tennessee) un giovane predicatore ha fondato una Google Church of The True Truth: l’azienda ha preso le distanze. Sotto traccia, continua a consumarsi una guerra epica, e non proprio pulita, tra il gigante americano del web e la miriade di imprese e gruppi informali che più o meno legalmente (più meno che più) studiano nuovi modi di forzare, ingannare o blandire


I V I TA '

mente una storia ambientata in un futuro assai prossimo. l’algoritmo segreto, il glorioso ed efficacissimo Hummingbird. Il 4 settembre 2018, in occasione delle celebrazioni del ventennale della fondazione di Google, l’azienda annuncia che è in fase di avanzato sviluppo una “soluzione definitiva del problema”: dentro Hummingbird verrà inserita una non meglio precisata “incontrollabile dose di naturale casualità” che, integrandosi con la capacità semantica dell’algoritmo e per non meglio precisati motivi, dovrebbe “rendere molto più difficile la vita di quei figli di puttana che cercano di influire sui nostri risultati di ricerca”. La sperimentazione procede con esiti incoraggianti nella prima parte del 2019. Il 30 giugno la modifica all’algoritmo viene varata. Per tutta l’estate le cose sembrano andare bene. Ma già a ottobre la “dose di naturale casualità” eccede le previsioni dell’azienda. Il fatto diventa palese quando l’insignificante video di una ragazzina brasiliana che si depila le sopracciglia scala le classifiche mondiali in poche ore. E resta per due giorni fisso, come primo risultato, qualsiasi sia la chiave di ricerca impiegata. In compenso diventano irrintracciabili tutti i siti riguardanti cibo, cucina, alimentazione. Il settore agroalimentare registra un immediato tracollo (meno 21.5% ri-

spetto al medesimo periodo dell’anno precedente). “È come se la gente avesse smesso di mangiare” afferma uno sbalordito John Lawrence, del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Sembra quasi che l’algoritmo ci abbia preso gusto a far di testa sua, decidendo che il cibo è poco interessante. Del resto lui è un algoritmo, e vagli a far apprezzare il gusto delle fragole. Lawrence aggiunge “questo coso pensa di essere dio”. La formula “dio del terzo millennio” rimbalza in rete. L’algoritmo sembra gradire (il quartier generale di Google un po’ meno) e il tema schizza in alto nel ranking, scatenando un’emulazione globale. A Mountain View migliaia di persone ormai da mesi dormono negli uffici, peraltro molto accoglienti, cercando, invano, di ripristinare Hummingbird, ma non c’è verso: l’ipotesi più plausibile resta un bug, un errore di programmazione, amplificato e replicato in modo, appunto, incontrollabile dalla “dose di naturale casualità”. Il giorno di Natale qualsiasi ricerca, in qualsiasi lingua, restituisce solo questa versione di Jingle Bells. L’azienda è stremata: non bastasse tutto il resto, si becca quotidiane raffiche di telefonate

dall’ufficio esecutivo dell’energica presidente americana. Google decide che il due gennaio tutte le menti migliori dell’azienda e l’intero top management – oltre 500 persone – si trasferiranno, con un volo segreto su una rotta segreta, in una località segreta a nordest del paese per ritrovare pace e concentrazione e, con quelle, auspicabilmente, una soluzione efficace e definitiva. L’aereo si imbatte in Télos, la peggiore tempesta di neve e ghiaccio degli ultimi cinquant’anni: Google Meteo si è casualmente “dimenticato” di segnalarla a Google Slot, che ha tracciato una rotta sconsiderata per il jumbo jet – un obsoleto 747 – noleggiato dall’azienda via Google Wings. Il 747 cade. Nessun sopravvissuto. L’algoritmo ha ucciso tutti i suoi padri. Tutti, tranne uno: è il giovane, irrequieto, geniale Michael Bennett. Il quale la sera prima si è preso una sbronza mica da ridere, non si è svegliato e dunque non si è presentato in tempo al terminal. Sono le tre di un cupissimo pomeriggio quando (che diavolo…?) il trillo del telefono finalmente buca il muro di nebbia etilica in cui Michael è sprofondato da ore, e…

Testi e immagini tratti da ‘Nuovo e utile’ Fonte: www.nuovoeutile.it Concessione ‘Nuovo e Utile’ - redazione@nuovoeutile.it.


Il WWF si batte per favorire un vero e proprio cambiamento culturale

Il WWF si batte per favorire un vero e proprio cambiamento culturale a partire dai singoli individui. Con l'obiettivo di raggiungere concretamente la sostenibilità e cioè imparare a vivere tutti nei limiti di un solo pianeta.

Il WWF opera a tutti i livelli, dalla politica all’economia, dalla comunicazione al marketing per trasformare la cultura del consumo in una cultura capace di operare entro i limiti biofisici del nostro Pianeta. Una cultura sostenibile, che mo-


a partire dai singoli individui.

difichi in modo capillare l’atteggiamento dell’umanità nei confronti degli ecosistemi naturali di cui è parte. Il programma Transforming cultures si pone l'obiettiv di tutelare la biodiversità e i servizi ecosistemici che essa ci garantisce e ridurre l’impatto dell’uomo sul Pianeta, e dunque la nostra impronta ecologica. Prevede il coinvolgimento diretto di diversi attori sociali tra cui: Importanti istituti di ricerca e Think Tank come il Worldwatch Institute, il Sustainable Europe Research Institute, l’Earth Policy Institute, il Club di Roma, il Global Footprint Network Figure di spicco nell’ambito dell’economia ecologica e della sostenibilità Partner aziendali che possano mettere a siste-

ma le proprie competenze, il proprio know-how e la volontà di avviare percorsi di migliore performance ambientale Cittadini, perché i comportamenti responsabili

partono dalle singole persone. Tutti possono contribuire alla tutela della biodiversità e dei sistemi naturali della nostra Terra, adottando una nuova cultura della sostenibilità, per una migliore qualità della vita che non contribuisca al depauperamento delle risorse naturali. “Innovazioni che nutrono il Pianeta”: è il sottotitolo di State of the World 2011, il rapporto annuale realizzato dal Worldwatch Institute, di cui il Direttore Scientifico WWF Gianfranco Bologna ha curato l’edizione italiana per Edizioni Ambiente. Una vera e propria roadmap costruita su centinaia di progetti già realizzati per alleviare la povertà globale, migliorare la sicurezza, alimentare e favorire la lotta al cambiamento climatico e il mantenimento delle risorse naturali. Realizzato dopo due anni di ricerche in 25 Paesi africani, il volume passa in rassegna alcune pratiche agricole innovative e a basso costo che possono migliorare la produttività, ridurre gli sprechi e promuovere nuovi modelli sostenibili sotto il profilo ambientale.


1999/2014 mda

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