Arte e cultura del milanese
ANNO IV
Febbraio 2011
artMagazine
Michela Sala
L’ Africa delle meraviglie Maschere e statuette lignee -feticci- immagini d'antenati e di spiriti, figure d'altare, ma anche pali funerari, oggetti rituali e d'uso quotidiano sono tutte opere di grande valore estetico che immettono nell’Africa subsahariana, con i loro costumi e la loro vita quotidiana; sono il filo conduttore de L'Africa delle Meraviglie. Arti africane nelle collezioni italiane, mostra che spazia dal Mali al Congo, dalla Costa d'Avorio al Camerun. L'occasione per avvicinare un patrimonio semi sconosciuto poiché troppo spesso definito "arte primitiva". Derain, Matisse, Picasso e le avanguardia artistiche del primo Novecento avevano valorizzato queste espressioni, portandole al centro dell'attenzione tanto che ancora oggi nelle maschere africane si continuano a cercare i volti delle Demoiselles d’Avignon. Curata da Ivan Bargna e Giovanna Parodi da Passano con la collaborazione di Marc Augé, la mostra non si limita a proporre belle opere al di fuori della loro cornice ambientale, ma sottende informazioni etnografiche presentando gli oggetti come attestati culturali di storie e rapporti umani. Il progetto nasce dalla collaborazione fra gli antropologi e l'artista Stefano Arienti, non per riproporre i consueti e un po' scontati rimandi fra modernismo e primitivismo, ma per cogliere come certe pratiche artistiche contemporanee, possano aiutarci ad evocare contesti che sono diversi, ma forse meno lontani di quel che pensiamo. L'esposizione è articolata in due parti autonome ma connesse, con sede a Palazzo Ducale e al Museo delle Culture di Castello D'Albertis. La prima presenta una disposizione piuttosto "classica", riprendendo quella consuetudine secondo cui gli oggetti africani trovano posto nelle dimore degli interessati, nelle gallerie oppure nella fantasia degli appassionati, suggerendo diverse e circostanziate riflessioni. Quella presente al Castello D'Albertis, esso stesso casa di un collezionista, propone invece, attraverso apposite installazioni, un percorso che ha come tema l'autenticità, tanto quella degli oggetti che delle culture da cui provengono, per ripensare alle parvenze di purezza e di contaminazione che animano le nostre menti di desideri e paure. Prerogativa della mostra genovese è lo stimolo a comprendere funzionalità e capacità delle opere di stabilire contatti tra persone e società pur mantenendo le loro caratteristiche essenziali.
realtà alla dimensione onirica mescolando la vita vissuta e i modi d'essere più disparati. Everything is Going to Be Alright - Andrà tutto bene- la scritta al neon di Martin Creed che campeggia sulla facciata, sembra annunciare le preziose dissertazioni interne, ma è anche un avvertimento. L'insegna con entusiasmo commenta umoristicamente le prossime suggestioni rappresentate che s'incontrano entrando, dagli incontri inaspettati come l'auto bianca con al seguito una roulotte di Elmgreen & Dragset, metafora del turismo globale che spunta dal pavimento dopo un lungo viaggio immaginario al centro della terra a Balloon il gigantesco autoritratto del polacco Pawel Althamer, un pallone aerostatico lungo oltre 20 metri, che grava sulla testa dei visitatori. L'immagine di George W. Bush in Static (Pink) di Paul McCarthy nella sua splendida nuance da confetto, appare indisponente mentre i ritratti addolorati di Darren Almond dialogano con House of Bread di Urs Fischer che parrebbe esser stata realizzata per una fiaba se non fosse stato usato un materiale tanto essenziale. Di Maurizio Cattelan, manipolatore di immagini e maestro della provocazione, la mostra presenta in anteprima We, una nuova opera che riflette, con distacco e ironia, sulla morte e la fragilità della vita. Con questa mostra la Fondazione Nicola Trussardi porta avanti il suo impegno di comunicazione e diffusione dei linguaggi contemporanei guardando in avanti per offrire l'occasione d'accostarsi all’arte di oggi.
IL CONTENITORE CULTURALE Le idee prendono forma e valore
Susanna Anna Redaelli Nata a Milano il 26.07.1962, vive a Cernusco S/N, pittrice ed arredatrice d'interni. Dopo la maturità tecnico/ linguistica inizia a lavorare e contempraneamente segue il proprio percorso artistico frequentando, dal 1982 al 1986, la "Scuola Superiore degli Artefici di Brera", corso di pittura con il prof. Luca Vernizzi, corso di ricerca formale con l'arch. Brambilla e corso di storia dell'arte. Successivamente frequenta il corso di arredamento d'interni, dal 1986 al 1990, presso la "Scuola Superiore d'Arte Applicata all'Industria" al Castello Sforzesco. Dal 1992 al 1995 partecipa a concorsi e mostre d'arte, temporanee e permanenti, fra cui una personale. Sono di questo periodo le recensioni critiche di Ermanno Corti e Aldo Spinardi, il cui articolo appare sulla rivista Spazio Ovest, mensile di informazione, cultura e costume di Torino. Nello stesso periodo frequenta un corso di decorazione su ceramica, 3° fuoco, presso un laboratorio artistico in Milano. Nel 1996 frequenta il corso base per modellare la creta, presso la sede ITSOS dell'Associazione Hobbisti di Cernusco S/N. Da questo periodo fino al 2001 svolge anche incarichi di decorazione presso privati e nella primavera del 2002 collabora con la "Bottega del Vetro" di Milano. Nell'autunno del 2002 si trasferisce a Parigi sospendendo temporaneamente tutte le attività. Nel 2004 rientra in Italia. Dal 2006 riprende l'attività artistica partecipando a nuove mostre e seguendo un corso di specializzazione sulla tecnica trompe l'oeil. Dal 2007 al 2009 risiede a Oslo organizza e gestisce corsi di pittura acrilica su tela e pittura su porcellana nell'ambito dell'associazione PWC. Primavera 2010 gestisce "Laboratori Creativi" nell'ambito dell'associazione no profit "Club Benessere" Estate 2010 gestisce "Laboratori di pittura" per bambini al campo estivo PAOLO VI di Cernusco sul Naviglio. Prosegue l'attività espositiva in Milano, Spoleto, Brescia. continua a pag.3
Lo style creativo interpretato e rappresentato a Milano Sbarca a Milano l’appuntamento per il 2011 di ‘Incontri’ con la rassegna ’theBox’ in via Conte Rosso 5. Gli spazi polifunzionali ospiteranno gli eventi d’arte e cultura nella mensile rassegna, diventando finestra di creatività e genialità espressive. ‘TheBox’ è un vero luogo di cultura esperienziale, versatile, funzionale, con aree interne, spazi esterni allestibili ed una grande tensostruttura attrezzata con bar/ristorante, che permettono di rispondere a tutte le esigenze di produzioni eventi e comunicazione: mostre, esposizioni, presentazioni, convegni, eventi musicali e cinematografici, dinner e aperitivi. Impianti audio/video, funzionali anche negli spazi tenda esterni permettono inoltre video presentazioni, proiezioni videoArt e la realizzazione di progetti creativi personalizzati. L'ambizioso progetto artistico multiculturale, nasce nel cuore del distretto creativo di Milano, in continua evoluzione, sviluppo di attività creative e trasformazione artistico-culturale. TheBox intende perseguire l’attività di promozione e coordinamento di eventi d’arte contemporanea aperti al pubblico, con lo scopo di avere un punto d'incontro e sperimentazione per artisti emergenti e non, con una programmazione e un approccio allo spazio che faranno la differenza.
8½ Le opere di tredici artisti internazionali alle quali, dal 2003 ad oggi, la Fondazione Nicola Trussardi ha dedicato interessanti mostre personali, sono esposte in 8½, a cura di Massimiliano Gioni. È la prima grande mostra collettiva allestita negli imponenti spazi della Stazione Leopolda di Firenze: un'occasione per avere il punto di riferimento sullo stato dell'arte più attuale. Darren Almond, Pawel Althamer, John Bock, Maurizio Cattelan, Martin Creed, Tacita Dean, Michael Elmgreen & Ingar Dragset, Urs Fischer, Peter Fischli e David Weiss, Paul McCarthy, Paola Pivi, Anri Sala e Tino Sehgal, sono le personalità che, nell'ultimo decennio, si sono imposte come alcune delle voci più interessanti edespressive del panorama internazionale. Come ricorda il titolo preso in prestito dal famoso film di Federico Fellini, 8½ è un racconto per immagini, un montaggio per rievocare scene già vissute e avvenimenti del passato che, sistemati all'interno delle maestose navate ottocentesche, colgono nel segno tanto il campo intimo e personale quanto la situazione sociale e collettiva, spaziando dalle scene di vita vissuta a quelle della percezione illusoria, dalla
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Da maggio 2011 a Milano IL CONTENITORE CULTURALE MILANESE
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RECENSIONI "Sergio Albano: la metafisica fiabesca" L'artista torinese, nato nel 1939 e scomparso nel settembre 2008, è stato non solo un pittore ma un vero Maestro che attraverso una sua propria scuola, ora gestita da Marco Piva, ha fatto avvicinare alla creatività e poi progredire nella pittura generazioni di giovani. Quella di Albano è una pittura dal tratto silenzioso che s'interroga sulle incertezze della natura umana e la percezione mentale del mondo. L'Associazione 'Piemonte Artistico Culturale' ha voluto dedicargli una retrospettiva ricca di 50 opere, grafiche e pittoriche, esposte nei luminosi saloni di Piazza Solferino 7 a Torino. Al contrario di altri "Metafisici" le figure umane nei quadri di Albano sono ben delineate, come nel quadro "alla finestra" in cui un'atmosfera fiabesca illumina lo spazio in profondità, ma lo sguardo è rapito dalla dolce figura femminile che si affaccia, appunto, ad una finestra. Un gioco di forme e prospettive ben delineato,carico d'emotività, in cui lo spettatore vibra fra attesa ed incertezza in una visione lievemente tesa che riflette un eterno dilemma: si tratta di sogno o di realtà? Anche il mezzo busto "Rossana" appare una rielaborazione della ritrattistica più tradizionale. Ma con un attento esame psicologico l'artista mette in luce un qualche segreto affano con la sciarpa che s'attorciglia nella mano sinistra. Uno stile elegante ed equilibrato, in questo caso, traduce la pittura rinascimentale in un'inquieta contemporaneità. Una generale visione intimista è il comune denominatore delle opere di Sergio Albano, che certamente non sarà dimenticato da chi ama i valori universali dell'arte. Roberto Curione Il tradizionale augurio di Capodanno, della Banda dei Martinitt Secondo la tradizione, anche quest'anno la mattina del 1° gennaio 2010, si è svolto il percorso della Banda dei Martinitt per gli Auguri Milanesi Alle Autorità Cittadine. Il corteo della storica associazione Ex Martinitt e Stelline, con la presenza del suo presidente Alessandro Bacciocchi, accompagnato dalla direttrice dell'Istituto Martinitt dott.ssa Maria Fenzi, guidato dalla banda dei Martinitt diretta dal Maestro Luigi Fioroni, ha fatto ingresso marciando e suonando, alle ore 9,30, presso la sede della Provincia di Milano in C.so Monforte, dove ad attenderli vi era il Consigliere Vincenzo Guastafierro, Ex Martinitt e che ha ricoperto in passato la carica di Direttore dell'Istituto Martinitt e Stelline. Successivamente, il corteo e la banda hanno fatto tappa presso la sede della Prefettura, raggiungendo, poi, il Cortile d'Onore di Palazzo Marino dove ha avuto luogo l'esibizione musicale alla presenza del Sindaco Letizia Moratti e dell'Assessore alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali, Mariolina Moioli. La presenza del Sindaco, Letizia Moratti, ha testimoniato, ancora una volta, il senso vero sotteso al suo personale augurio ai cittadini, che significa, anche, leggere un futuro buono, portare una vicinanza concreta. Al termine, ricevuti gli auguri e i saluti del Sindaco, è stato offerto un momento di ristoro all'interno di una Sala, adiacente alla prestigiosa Sala Alessi di Palazzo Marino, attualmente occupata dalla mostra: la Donna allo Specchio/Femme au Miroir, straordinaria opera di Tiziano, proveniente dal Museo del Louvre. Dopodiché la scena è passata, attraversando la Galleria Vittorio Emanuele e piazza del Duomo, nella sede del Comando dei Vigili Urbani. Il percorso è terminato presso la sede dell'Arcivescovado, accanto al Duomo, fra Palazzo Realee Piazza Fontana, dove ad accoglierli vi era S.E. Card.Tettamanzi, Arcivescovo di Milano. Il Cardinale Tettamanzi non ha lesinato complimenti all'esibizione della banda dei Martinitt e con il suo personale augurio ai presenti, che diveniva, anche, preghiera di pace e serenità, ha richiamato i milanesi ad uno slancio rinnovato, ad un'aggiunta straordinaria di fraternità e solidarietà per il 2011. In questo contesto, si è aggiunta la piacevole sorpresa d'essere partecipi di una personale telefonata ricevuta dal Cardinale, da parte di S.E. Carlo Maria Martini, ricevendo così anche il personale augurio di quest'ultimo. Il momento del commiato dal Cardinale Tettamanzi si è chiuso con un rinnovato stimolo, tipica-
mente meneghino, del fare, dare e costruire. Ancora una volta la Milano metropolitana, capitale della moda e del design, motore economico del Paese e sede dell'Expo 2015, si è rivelata la città dalla dimensione umana. Milano con la sua arte, cultura e solidarietà testimonia i valori innati nello spirito Ambrosiano, che continuano ad essere il motivo propulsore della nostra Città. Sonia Bonvini Ed. IV de "Il Presepe vivente Missionario a Roma" Un evento che unisce Storia, Arte, Spettacolo, Cultura e solidarietà Grande evento di solidarietà a Roma, per un Natale che dall'Italia getta ponti fino al Brasile. Per i bambini delle favelas di Belo Horizonte: un popolo che grida ma non viene spesso ascoltato. La Comunità Missionaria di Villaregia dà vita alla quarta edizione del Presepe Vivente Missionario, il 2 e il 6 gennaio 2011 negli spazi della sede romana, in via A. Berlese, 55. Un lungo salto indietro nel tempo, oltre 2000 anni fa, per assistere a un evento che unisce arte, cultura, spiritualità e solidarietà. Sotto un cielo stellato, in mezzo alle colline della campagna romana, attorno a un grande fuoco al centro del piazzale, sorgeranno le capanne in legno che riproducono la vita a Betlemme nell’anno zero. Oltre 150 le comparse e i personaggi che, con costumi storici, ambientazioni originali e arti e mestieri di 2.000 anni fa, ricostruiranno la Betlemme dei tempi di Gesù. Ci sono i soldati romani, il censimento, i cammelli, i re magi, la sacra famiglia. Tutto in carne ed ossa. Come anche Maria, Giuseppe e il bambin Gesù. Unico nel suo genere, si tratta del primo presepe di questo tipo nel panorama nazionale. Vivente perché, attraverso la riproduzione degli antichi mestieri e dei personaggi, vuole far 'rivivere' la nascita di Gesù. Missionario perché, soprattutto in questo momento di feste natalizie, la Comunità non vuole dimenticare i fratelli più lontani e più poveri. Quest'anno i riflettori sono puntati sul Brasile, al progetto del Centro di accoglienza per i bambini delle favelas di Belo Horizonte, creato e gestito dai missionari di Villaregia. Il 6 gennaio è attesa la presenza del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che visiterà il presepe e premierà le prime tre classi vincitrici del Concorso "Sogna il tuo presepe". "Il nostro intento è quello di aiutare i visitatori ad entrare nella gioia del Natale, ad incontrarsi col Dio fattosi uomo, a stupirsi per l'amore di Dio che si fa bambino – spiega padre Antonio Serrau, responsabile della Comunità Missionaria di Villaregia con sede a Roma – per questo cercheremo di ricreare l'ambientazione nei minimi dettagli e di proclamare la Buona Notizia della nascita di Gesù e del suo amore per ciascuno attraverso un percorso spirituale e artistico. Ma non vogliamo e non possiamo dimenticare i nostri fratelli poveri, amati da Dio e verso i quali lui stesso ci invia, per essere canale ed espressione del suo amore. Non possiamo dimenticarli e vogliamo aiutarli attraverso questa iniziativa. Vorremmo far sentire ed essere la loro voce". Novità di questa edizione è la Mostra monografica sui Magi, con oltre 250 modelli esposti tra statue, icone, costumi, quadri provenienti da varie collezioni e scuole iconografiche dei 5 continenti. Giungono da ogni angolo della terra per... vedere la stella. Sono di diverso materiale e vengono da ogni dove. In porcellana, in stoffa, con materiale riciclato e in argilla. I più antichi arrivano direttamente da Colonia, città dove i Re Magi sono sepolti. Ci sono poi quelli che indossano costumi tipici dell'Arabia Saudita, dell'India e della Terra Santa. La rappresentazione più "ecologica" è quella dei Magi in femore di cammello che provengono dal Cairo. E i più originali sono quelli realizzati con la cera d'api. La Mostra interattiva "Catene" farà invece entrare il visitatore nel cuore della situazione dei bambini di strada del Brasile. Sarà un percorso attraverso immagini e schede numeriche; ma soprattutto sarà un percorso 'spirituale' che farà entrare nel mondo di milioni di indifesi. In Brasile, infatti, sei milioni di bambini vivono nella assoluta povertà (10% della popolazione). La fame e la denutrizione colpiscono 1,3 milioni di bambini. L'indice d’analfabetismo sfiora il 20% della popolazione. A Belo-Horizonte, dove opera la Comunità Missionaria di Villaregia, sono oltre 300.000 i minori in situazione di carenza. L'ingresso al Presepe Vivente Missionario è gratuito, ma l'intero ricavato di offerte e donazioni sarà destinato al progetto del Centro di accoglienza per i bambini delle favelas di Belo Horizonte, creato nel 1987 dalla Comunità Missionaria di Villaregia. Durante il percorso, il visitatore assisterà ad un musical dedicato alla figura di Erode, alle catene di ieri e di oggi che affliggono il mondo. Infine, non poteva mancare un'attenzione particolare ai più piccoli. Per le scuole materne ed elementari è infatti previsto il Concorso "Sogna il tuo presepe": ciascuna
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classe può iscriversi e partecipare all'iniziativa, inviando il proprio presepe costruito in modo artistico e con qualsiasi materiale. È il segno dell'attenzione che la Comunità missionaria vuole dare a riscoprire il valore del Presepe, che passa anche attraverso l'integrazione tra i bambini. Carmen Minutoli Le superfici dipinte in bianco e nero di Bruno Querci La galleria A arte Studio Invernizzi inaugura giovedì 17 febbraio alle ore 18.30 una mostra personale di Bruno Querci, pensata in stretto rapporto con lo spazio espositivo, in cui saranno presentate 18 opere appartenenti al nuovo ciclo "Infinitotraccia". "Le superfici dipinte in bianco e nero di Bruno Querci", scrive Bruno Corà, si offrono in tutta la loro radicalità ed essenzialità allo sguardo dell'osservatore. E basterebbe la loro evidente ricerca di equilibrio spaziale, il loro drammatico nitore volto alla conquista di una dimensione che non è solo interna ai dipinti ma che altresì magnetizza le bianche pareti degli ambienti che li accolgono e l'intera volumetria in cui è circondato il visitatore stesso, a farne - di per sé - un episodio qualificato di esperienza percettiva. Ma Querci e il suo lavoro, che da anni seguo sin dal nostro incontro nel suo studio pratese, esigono una più attenta e prolungata osservazione, poiché solo attraverso un tempo che definirei di estesainterrelazione-attiva con quei dipinti, si può giungere ad altre quote pur latenti in quella pittura, dove impensabili vacuità, sporgenze e convessità attendono chi le colga e ricavi dalla dinamica dei contrasti. Ciò è possibile e avviene poiché Querci, nell'elaborazione dell'antinomia visualizzata del bianco-nero sulla tela, in verità insegue sempre l'obiettivo di giungere a un'immagine autoapparente e non a un puro esercizio acromatico. E lì si avventura tenacemente, come aveva fatto Lo Savio, nelle stesse latitudini polari estreme dello Spazio-Luce 'per domare' come afferma Querci - 'il nuovo infinito che vuole essere espresso'. (...) Pittura sempre sul confine quella di Querci, mai interessata a oltrepassarlo per l'univocità di una sola figura, piuttosto pronta invece all’essenza di tutte quelle possibili. Così, nel panorama delle ricerche sulle molteplici prassi della pittura non mimeticamente rappresentativa, Querci occupa un posto originale insieme a pochi altri artisti contemporanei italiani". In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue contenente un saggio introduttivo di Bruno Corà, una intervista di Chiara Mari all'artista, una poesia di Carlo Invernizzi, la riproduzione delle opere esposte in galleria e un apparato bio-bibliografico. Bruno Querci è nato a Prato nel 1956 dove vive e lavora. Si afferma nei primi anni Ottanta come protagonista di un’originale ricerca pittorica in contrapposizione alle correnti forme espressive del tempo. Querci ha fatto parte del gruppo "Astrazione Povera" - movimento teorizzato dal critico Filiberto Menna - e nel 1986 è stato invitato a partecipare alla mostra "Il meno è il più, per una astrazione povera" presso La Salerniana, Convento di San Carlo a Erice. Tra le sue prime esposizioni personali si ricorda "Situazioni" alla Galleria Vivita a Firenze nel 1984 e "Progetti Minimi" alla Galleria Jartrakor a Roma, nel 1987. Nel 1988 Querci è invitato a partecipare alla "Internationale Triennale der Zeichnung" presso la Kunsthalle a Norimberga e nel 1990 alla mostra "Astratta, secessioni astratte in Italia dal dopoguerra" al 1990. Nel 1996 firma con i pittori Gianni Asdrubali, Nelio Sonego e il poeta Carlo Invernizzi il manifesto "Tromboloide e disquarciata. Natura Naturans" partecipando, nel 1997, alla medesima mostra presso il Centro Espositivo della Rocca Paolina di Perugia, alla Galleria Nothburga di Innsbruck al Museum Rabalderhaus di Schwaz e nel 1999 presso i Musei Civici di Villa Manzoni a Lecco. Nello stesso anno viene organizzata anche la mostra itinerante "Bruno Querci. Naturaenergialuce" presso il Palazzo Municipale di Vignate, il Palazzo Pretorio di Certaldo e Palazzo Racani Arroni di Spoleto. Sempre nel 1997 in occasione del ciclo "Irradiazioni" a cura del Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci e dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Prato, l'Associazione Culturale Grafio di Prato presenta una sua grande mostra personale dal titolo "Apparizioni". Nel 2001 viene invitato alla mostra "Abitanti. Arte in relazione a Palazzo Fabroni"a Pistoia dove nel 2004 partecipa anche alla mostra "Sonde. Dieci anni con gli artisti" di Palazzo Fabroni. Nel 2007 il CAMeC, Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia, gli dedica una mostra antologica. Nel 2010 viene invitato a realizzare una mostra, assieme a David Tremlett, a Bagnolo di Lonigo a Villa Pisani Bonetti, capolavoro giovanile dell'architettura del Palladio. continua a pag. 4
Bruno Querci "Infinitotraccia"
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da pag. 1 Susanna Anna Redaelli ricostruisce un mondo di immagini care al suo cuore, capace di suscitare struggenti vibrazioni nell'animo di tutti. La natura, le cose sembrano trasfigurarsi nelle atmosfere serene e delicate, non alterando artificiosamente la bellezza dei luoghi, ma esaltandola attraverso l'ordinato fluire dei segni e la corposità delle tinte. L'espressione pittorica si caratterizza per l'estrema vitalità dei colori, che si intessono mirabilmente nelle sue composizioni ritmate dalla luce. Le immagini della natura e i mutevoli aspetti del paesaggio la ispirano frequentemente, dando al suo estro occasioni per un'espressività ricca di freschezza. La natura è la sua ispiratrice e quanto l'artista si trova con essa riesce a scoprirne i più segreti palpiti e a fissarli sulla tela con colori pieni di sentimento. Susanna Anna Redaelli tratta la natura con acuta sensibilità, sa cogliere appieno l'atmosfera del paesaggio, con una pittura vera e semplice, e lascia emergere nella sintesi pittorica le immagini in una calibrata impostazione, proponendo suggestive interpretazioni. Ermanno Corti
Pittrice figurativa che unisce il segno alla corposità del colore, ponendo però in primo piano la ragione di esecuzione del suo lavoro, sì che ne nascono opere personali e maturate interiormente. L’artista ha un tema centrale, e sembra sia la sola parte che interessa, è un tema esaltante su cui si sofferma come se fosse già sufficiente a capire il messaggio da cui si diparte il lungo discorso della vita. Pittura intensa che coinvolge tutta la natura in un entusiasmo di luci e di colori, di movimento e di vitalità. E poi i soggetti che emergono in un impasto lucido e in un insieme di palpitanti emozioni. Dipinti che sembrano gridare al fine di una speranza data dalla bellezza e dalla fiducia che l'uomo può ancora avere. Sono esse immagini che fanno parte dei nostri desideri. Non grandi cose, ma un cavallo che galoppa in palude, o un piccolo paese sorto a ridosso di una montagna. Ed il grande albero, patriarca e simbolo delle lotte comuni per riconquistare una natura troppo spesso dimenticata o dileggiata. Un figurativo attento quello di Susanna Anna Redaelli, non tanto alle forme ma al linguaggio, valido per la sua monolitica essenza: un suono, un grido, che stupisce, interroga e risucchia assonnate e stanche coscienze. Giorgio Falossi
genere figurativo moderno, olio su tela, è dotata di un'anima eclettica e di una forte personalità, rifugge da ogni schema e da ogni imposizione che possano pittoricamente limitare il suo campo d'azione, ama sentirsi libera di esprimere, imprimere, le proprie emozioni rincorrendo il proprio istinto artistico/creativo. Emozioni e sensazioni sono i protagonisti delle tele di Paola: atmosfere sfumate di lieve romanticismo e serena malinconia... guarda al futuro con un occhio al passato, possiede una mentalità aperta verso tutte le direzioni fino e oltre l'orizzonte della mente umana. Paola Elsa Tagliabue è un'anima sensibile e i suoi lavori non sono mai banali o privi di passione, al contrario stimolano in noi riflessioni e interesse. Recentemente si sta confrontando con l’Astratto informale che lei stessa definisce “un volo libero” raccogliendo plausi da pubblico e critica. Intimità, calore, magia. Le prime parole che vengono in mente di fronte l'opera di Paola Elsa Tagliabue. Una tecnica aerea, una pennellata intensa ed impalpabile insieme, una realtà incantata che ci cattura il cuore, rapisce gli occhi e ci trascina in un armonia di colore e movimento. C'è una spontanea facilità nell'accostarsi alla sua pittura, data dalla purezza delle intenzioni, dall'onestà con la quale si pone di fronte alle candide tele, si avverte il suo essere libera da ogni schema volendo comunicare un emozione nel modo più vero e diretto. Le figure, nel tormento dell'essere, vivono con astuta leggerezza, scuotono via la materia e si liberano nel chimerico scenario illustrato abilmente dall'artista. La pittrice con un accostamento di colori acidi a volte, caldi altre, rappresenta il raggiungimento di una meta ambita quanto difficile: la semplicità e l'immediatezza d'espressione. Riflesso in queste intense tele scopriamo un mondo soave e vibrante nel quale perdersi nell'incanto dell'illusione. Lorenza Fragomeni Partendo da suggestioni ispirate da sensazioni e ricordi, Paola Elsa Tagliabue esprime dipingendo le proprie emozioni, dando vita ad una pittura serenamente devota a magiche atmosfere. Trasposta con una morbida stesura, la realtà assume i contorni del sogno grazie alla capacità della pittrice di disegnare percorrendo la via indicata dalla fantasia. Tale via la porta ad abbandonare la realtà formalmente intesa a favore della visione, la cui evanescente sostanza è la materia di cui si compongono i dipinti, poeticamente accesi da un cromatismo e da un approccio figurativo onirici. Alberto Bonacina
la sua astrazione veste di spiritualità l'invisibile per attimi figurativi sospesi nella coreografia del pensiero. Francesca Donadio, disponendo un'invisibile griglia di linee verticali ed orizzontali ne calibra l'intensità, il ritmo, la timbrica e ne riempie i vuoti con una pittura emotiva che accende le "Luci sulle Emozioni", la sua ultima personale in corso su BluarteVirtual. Alterazioni musicali sfuggenti alla forma, con eleganza e discrezione, vestono un sogno nato dalla ragione stessa ed elaborato dall'immaginazione in perlacei filamenti d'essenza, capaci di esprimere stati d'animo dal carattere irrisolto ed indeterminato. Un panneggio soave dentro il quale contrasti e riflessi cromatici dipingono l'illusione del vissuto, l'inganno innocente, la verità apparente. Trame di luce solcano l'opera ed elementi geometrici compongono l'architettura dello spazio dipinto concepito, dalla Donadio, come ambiente pensante estremamente intimo, vero e naturale. Il fermento del colore e l'inquietudine creativa convivono nell'artista generando, tramite segni sensuali e fluidi, un'orchestrazione cromatica avvolgente e tentacolare quanto liricamente malinconica. Cambiamenti e accelerazioni attraversano il supporto, luogo di dialogo sonoro, e rilasciano sentimenti liquefatti in evanescenti ricordi contemporanei, sono presenze veicolanti il silenzio incorporeo del colore, quasi parole cariche di espressività e sature di sostanza meterica. Nelle opere in mostra si coglie una dimensione di serenita' ideale, una configurazione cromatica di fresca e luminosa fluidità, una sospensione fuori dal tempo, elaborate negli acquerelli, da una pennellata istintiva o da un'azione determinata dall'istinto messo a freno dalla mente? La luce soffusa che colpisce la tela non svela il mistero, anzi sembra estenderlo anche agli oli. Figurazione e astrazione aprono ventagli, librano fantasie, giocano con la natura ed i paesaggi sembrano evocare forme surreali, composizioni di luce e colore, pensieri visivi, reminiscenze, sensazioni, quasi passaggi lirici tra ciò che è e ciò che si vede. La realtà si allontana smaterializzandosi smaterializzandosi di una spazialità onirica, mentre gocce, elementi geometrici, arabeschi mentali e sfumature fluorescenti, sostengono la visione della Donadio imbevuta di essenza luminosa, è una danza di luce nel ritmo del colore. Profonde sensazioni, mirabili impressioni, un mondo suscitato da improvvise folgorazioni di colore che si scompongono in tanti frammenti quanti sono i battiti della passione quando, energica e palpitante, emerge dallo sfondo per una fuga romantica ed approda, stemperata nel verde petrolio o nei colori caldi. Sotto la pelle dell'intimità la realtà assume il sapore del quotidiano, la vita entra concretamente nell'opera d'arte, infatti la Donadio inserisce in alcune sue opere oggetti comunissimi come i CD, un'evoluzione creativa che così teatralizzata porta a chiedersi cos'è un oggetto e in che rapporto è con il mondo e di conseguenza con noi stessi. “Luci sulle emozioni”, colore sulle intuizioni. L'anima si apre al rigore e alla misura, Donadio si lascia tentare dall'equilibrio e dall'estro inventivo, un pensiero sulle ali del dinamismo dove la suggestione e' un graffio impercettibile nella vibrazione del colore. Una figura che relaziona con il cuore le prospettive della mente, perché' la lucidità di un'emozione e' una riflessione dipinta in moduli fluidi e leggeri che sorprendono la vulnerabilità dell'assenza con i riverberi sonori del colore. Antonella Iozzo
Paola Elsa Tagliabue Nasce a Monza nel 1964 vive e opera in Cornate d'Adda (MI). Autodidatta. Da sempre affascinata dal disegno e dalla pittura è dotata di un talento naturale tale che tutti i maestri e prof. d'Artistica, incontrati nei corso degli studi la consigliarono caldamente di frequentare scuole d'indirizzo artistico, ma.... i casi della vita la dirottarono su altri "percorsi"... (maestra d'asilo). Nel 2005 sente forte il bisogno di riprendere e consolidare il suo percorso artistico, segue corsi d'arte figurativa, frequenta atelier di pittori locali, partecipa a concorsi , mostre collettive e personali. è presente in editoriali ed annuari d’arte, cataloghi, vari siti web, associazioni e circoli d'arte. Paola, predilige il
Francesca Donadio Nata nel 1961 in Oriolo dove attualmente vive e lavora, dipinge per pura passione dal 2003 e ama l’Impressionismo. Tra le sue opere troviamo riproduzioni di Monet, Manet , Pissarro, Cezanne, Van Gogh e di pittori classici e moderni del panorama artistico italiano. Persona sensibile e attenta alla figura umana, la propone più volte nei suoi dipinti, siano essi Riproduzioni, Ritratti o Arte Sacra. Il Suo Personalissimo Stile lo si può ammirare nei suoi “ Paesaggi “ unici e coloratissimi dai toni caldi ed intensi, “La Mia Arte“ by Francesca Donadio sta’ ottenendo notevoli consensi di pubblico e di critica tanto nelle esposizioni personali che nei numerosi eventi prestigiosi di rilevanza nazionale ed internazionale. La realta' del colore è una rappresentazione informe dell'emozione,
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Museo del novecento per una Milano in progress da pag. 2 La struttura che ospita il museo del Novecento, il nuovo orgoglio di Milano che punta a divenire la capitale dell'arte, è l'Arengario (edificio ad archi di matrice fascista, progettato nel 1936 dagli architetti Portaluppi, Griffino, Magistretti, Muzio e decorato in facciata dai bassorilievi di A. Martini) in piazza Duomo, riconvertito su progetto, in linea con le opere esposte, dai più creativi architetti italiani del nostro tempo, Italo Rota e Fabio Fornasari. Entrando nel Museo si rimane, di primo acchito, piacevolmente impressionati dal recupero dell'Arengario. La prima sensazione che colpisce è il concetto innovativo della struttura, la nitida scansione degli spazi, la sua struttura interna, la bellissima rampa a spirale dislocata nello spazio verticale, dal netto richiamo futurista, il percorso cronologico, dalle esaurienti didascalie, integrato da stupende sale monografiche (Morandi, Martini, Melotti, Manzoni, De Chirico e via dicendo) con belle luci. Non secondariamente colpiscono gli scorci inusuali su Piazza Duomo, sul Palazzo Reale e sul bellissimo campanile gotico di San Gottardo, e gli scorci sulla piazza si godono da molte sale del museo, la vista sulla Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale è bellissima. Un vero successo, dunque, per Milano e i milanesi, come dimostrato dall'affluenza quotidiana del pubblico, disposto anche a lunghe file d'ingresso. La spirale vetrata, che è il centro del percorso espositivo, si sviluppa su quattro livelli una sorta di collegamento con l'esterno, che scandisce una Milano ancora più bella legata alle opere d'arte e al suo nuovo museo, una miscellanea di architetture storiche e moderne, senza chiusure ma con un forte richiamo alla comunicazione col pubblico, un chiaro invito ad entrare, camminare, fermarsi, pensare e ripartire nel percorso della collezione, attraverso un unico binario: la bellezza delle opere. Ad accoglierci "Il Quarto Stato" di Pelizza da Volpedo, dalle forme classiche, tecnica divisionista, soggetto a tema moderno, opera eletta a simbolo del museo. E poi... via un emozionante viaggio tra i Grandi del novecento, Picasso, Braque, Klee, Modigliani, De Chirico, Balla, Carrà, Morandi, Martini, De Pisis, Melotti, Fontana, e tutti gli altri, è emozionante vederli tutti insieme in un unico abbraccio. Entusiasmante l'incontro con la scultura di Boccioni "Forme uniche della continuità nello spazio" e il grande salone dedicato a Lucio Fontana con il Soffitto Spaziale, 190 mq, dipinto nel 1956 e la stupenda installazione al neon, che nel 1951 illuminava la scala d'onore alla Triennale e oggi illumina anche le notti di piazza del Duomo. La metà della superficie, oltre 8000 mq, è destinata alle 400 opere e spazia dalle avanguardie internazionali di inizio '900 al futurismo e alla metafisica fino alle espressioni artistiche degli anni '70 con opere della pittura analitica e della pop art...L'altra metà della struttura è destinata agli spazi di incontro come bar, ristorante, sala conferenze, archivi, laboratori didattici e bookshop (Electa). Le opere esposte sono state selezionate fra le circa quattromila opere di pittura e scultura provenienti dalle quattro Civiche Raccolte del Novecento di Milano. Prima di entrare nel Futurismo, movimento nato e sviluppatosi proprio nel capoluogo lombardo, il visitatore attraversa un'ampia sezione dedicata alle Avanguardie internazionali della collezione Jucker, acquistata dal Comune di Milano nel 1992, Picasso "Femme Nue" 1907, un bozzetto per le celebri "Demoiselles d'Avignon" conservate presso il Moma di New York, manifesto della poetica cubista, Modigliani, Matisse, Mondrian, Klee e via dicendo. La sezione futurista è aperta da Umberto Boccioni, con una sala, detta "delle Colonne" interamente dedicata a lui, una collezione unica al mondo che comprende il manifesto pittorico del futurismo "Elasticità" (1912), e la scultura "Forme uniche della continuità nello spazio". La sezione dedicata a Boccioni è la prima di otto monografie che vedono protagonisti Giorgio Morandi, Arturo Martini, Giorgio de Chirico, Fausto Melotti, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Marino Marini. Seguono opere, di altrettante celebrità: Giacomo Balla, Carlo Carrà con il suo "Cavaliere rosso", Gino Severini, Ardengo Soffici, Achille Funi, Fortunato Depero, Mario Sironi. Segue poi la sezione del Novecento italiano con l'arte degli anni '20 e '30, dove si allineano ritratti e paesaggi, Felice Casorati, Donghi, Funi, Sironi con la bellissima periferia di Milano. A seguire l'Arte Monumentale e Antinovecento con opere tra gli altri, di Renato Birolli, Aligi Sassu, Massimo Campigli, Scipione e Filippo De Pisis. In chiusura una sezione di opere degli anni trenta di Fausto Melotti. A Lucio Fontana con il suo neon e i Concetti Spaziali degli anni 50 è dedicata la torre dell'Arengario, bellissima, all'ultimo piano con il recupero dell'immensa installazione neon del 1951 che splende di nuovo sulla Piazza del Duomo: simbolo dell'eccellenza, della ricerca e forse, un chiaro richiamo alla cultura come ponte per il futuro. Il terzo piano, dedicato alla sezione informale - gestuale, è dominato dalle opere di Burri e a seguire artisti non meno significativi degli anni Cinquanta come Vedova, Accardi, Tancredi, Capogrossi, Novelli, Licini che chiudono il cammino. L'elegante passerella sospesa che collega l'Arengario a Palazzo Reale, con vista panoramica su Piazza Diaz, è dedicata agli anni Sessanta con esponenti della Pop art italiana, successivamente trovano spazio arte Cinetica e Programmata, anticipata da Aconà Bicombì di Bruno Munari e poi una serie di opere di Enzo Mari, Getulio Alviani, Dadamaino e opere e ambienti degli artisti del Gruppo T, come Giovanni Anceschi, Davide Boriani. Il percorso continua con le Nuove figurazioni dal Realismo esistenziale fino alla Pop Art, con Valerio Adami, Bepi Roma-
gnoni, Alik Cavaliere, Enrico Baj, Emilio Tadini e Mimmo Rotella, poi la pittura analitica con una selezione di artisti come Griffa e Verna. L'arte Povera e l'omaggio a Fabro chiudono il pe r c o r s o senza dimenticare la presenza, in questa sezione, di artisti del calibro di Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Pier Paolo Calzolari, Giulio Paolini, Mario Merz, Giuseppe Penone, Giovanni Anselmo e Gilberto Zorio. Ma qui arriviamo al 1968, anno ideale di chiusura del percorso del museo, anno di svolta sociale e artistica, ponte, proprio come l'elegante passerella di collegamento, verso il futuro Museo di Arte Contemporanea, un ponte verso il futuro, illuminato proprio dal neon di Lucio Fontana che guardava già, nel 1951, alla cultura come leva per il progresso. Sonia Bonvini
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