ANNO VII
Luglio 2014
mda
째
1999/2014
CREATIVEVOLUTION 1999/2014
La storica SocietĂ Promotrice delle Belle Arti di Torino, fondata all'epoca di Carlo Alberto, ha voluto ricordare due suoi importanti soci da non molto scomparsi. L'artista Nini Maccagno, una delle prime donne di rilievo nell'ambiente artistico torinese e Alfredo
Levo del quale ci occupiamo ora. Nato a Ribordone, un paesino alle falde del versante piemontese del Gran Paradiso, ebbe un'infanzia costellata di problemi ad iniziare dalla morte prematura del padre, a causa del lavoro usurante alle Ferriere
FIAT. Come molti g miglie pover al Seminario. Indeciso su intraprendere ceo Classico poi sull'Istitu in cui si diplo do, nel conte seguire gli st Arruolato ne ca, fu fatto dai nazisti, gli ultimi 2 an in vari camp mento in Ger Come nume non fece mai sionale dei r studi, aderen cazione natu disegno. Sua del quotidia "TUTTOSPO in uso. Lavorò anch
giovani di fae fu avviato . quali studi e iniziò il Lio per virare uto agrario, omò, rifiutanempo, di protudi religiosi. ell'aeronautio prigioniero trascorrendo nni di guerra pi d' internarmania. erosi artisti i uso profesrisultati degli ndo alla vourale per il a è la testata ano sportivo RT" tuttora
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zetta del Popolo e fu fra i fondatori del Piemonte Artistico Culturale. Passò infine alla RAI, di cui supportò, a livello scenografico, tutti i programmi trasmessi dalla sede torinese, dal Circolo dei CASTORI con Emilio FEDE allo stesso Festival di SANREMO. Coltivò, in privato, la passione per la pittura con opere dal contenuto sempre molto complesso, mai dominate da una sola figura o elemento, quasi una vera scenografia. Come scrive il suo allievo Egidio Albanese, Levo sapeva maneggiare con leggerezza e sicurezza i mezzi tecnici, ...rendendo lo spettatto-
re edotto della sapienza figurativa che rende le sue immagini fortemente comunicative" I suoi lavori sono sempre di dimensioni importanti, pur essendo in fondo intimiste e senza affettismi o gesti sproporzionati. Il gioco delle contraddizioni risalta spesso nei lavori di LEVO, frutto certo di riflessioni personali in un' epoca di grandi trasformazioni economiche e sociali.
Pittura e poesia La sua arte non ha subìto condizionamenti da nessuna corrente pittorica contemporanea. Chi osserva le opere dell'artista, vede nel profondo della sua anima... timida, gelosa dei suoi segreti pensieri, riservata, a lei non servono tante parole, hanno voce le sue opere: i colori vivaci che servono a mettere in risalto le forme vicine, o quelli tenui, leggeri per dare profondità all'infinito. sicura nel disegno, proprietà di chi ha talento per l'arte. Nelle tele le sue pennellate sicure che tracciano il colore pastoso creano immagini cromatiche che danno voce ai suoi pensieri.
Dopo aver letto i tuoi versi e riflettuto sul loro contenuto, mi sento in dovere di congratularmi con te. Nella tua collezione poetica viene fuori l'artista poeta, si vede il genio che osserva e coglie gli attimi, li rallenta e poi con abile estemporaneità trasforma in opera d'arte e in poesia, offrendosi e offrendo sensazioni di immensa emozione e grande effetto, per cui Anna Maria, continua nel tuo meraviglioso lavoro, attingendo alla fonte della tua intimità più profonda e portando fuori quei preziosi valori che ti distinguono. Soffermandomi un attimo su alcuni
brani, riesco quasi a prov ne tue sensazioni, vedo c occhi l'amore e la pietà pe na malata, ma anche la l'impotenza di punire l'uo stro, causa della sua infer me a prova della sua tot ranza. Tutto mi viene trasmesso ra semplicità, come solo poeti sanno fare, mi colpis cerità, la modestia e la tua sensibilità di chi sa fare vuole ancora imparare tan Ci sono dei fattori che pe gior parte degli uomini tutto normali e insignific non per te, per esempio gia che cad la terra e che la l'erba, le dando loro tale e innes metamorfo tutto dà sp tue rifless cui provi sensazioni preghi la n continuare e così a far sognare. Sia per te questa filo vita.... La saggezza non sme d'imparare dis)
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con chiao i grandi sce la sina genuina e tanto e nto. er la magsono del canti ma «la piogde bagna tutto ciò circonda, e piante o linfa viscando la osi», il punto alle sioni per gradevoli e quasi natura di e a cullarti rti ancora
e sempre osofia di
a è di chi ette mai e. (F. Vir-
Cosa si può dire sulla pittura di Anna Maria Melis? Si può dire di tutto, ma non il tutto che è la sua pittura. Avvicinandosi all'artista, basta ascoltarla e se ne intuisce com'è la sorgente che le fa scaturire tutta quell'energia che convoglia alla creazione delle sue opere. Ogni essere umano è impulsato dal desiderio di originalità e di unicità, ma soprattutto l'artista che sa trovare la sintesi di questo modo d'essere, perchè è il vero conoscitore dell'operatore e dell'operato. Questo triplice modo d'essere è conoscenza di quello che si è in potenza e in atto e in attuato. Accostandosi alle opere di Anna Maria, non si ha la sensazione di qualcosa che vuole fare dello scalpore. No, vuole solo imporsi calmandoti, infonderti pace e
serenità. Anna Maria vuole solo farti conoscere come le cose sono semplici, perchè le cose semplici sono pure e libere nello spazio e nel tempo. E più osservi attentamente le sue opere, più rifletti e, più rifletti, ti accorgi che ti ha trasportato, da un mondo schiacciato dall'orizzontalità, verso l'alto. Ecco cos'è l'opera di Anna Maria con i colori, forme,
definizioni e indefinizioni, che ti richiamano a l'unicità, così da distruggere ogni ideale materiale, per realizzarne uno che deve essere solo quell'uno, che deve essere la libertà dello spaziare, deve perciò essere compiutezza, al di là dei simboli e delle forme, poter raggiungere la vera fonte di questa che è la nostra presenza." (A. Soru)
IL DONO DELL'UMANIT
Creatività, incomparabile strumento dell'uomo. Amiamo l'uomo. Vogliamo essere i poeti della n L'uomo è un esperimento genetico? Qualunque sia la sua derivazione genetica, l'uomo presenta nelle sue caratteristiche la predisposizione evolutiva di geni connessi alla creatività. Creatività. Una parola semplice ma estremamente complessa e difficilmente interpretabile nella sua essenza. Il termine "creatività" è abbastanza recente. Nel passato si parlava di "creazione" e ci si riferiva esclusivamente all’atto di creare qualcosa dal nulla. Ovviamente era una prerogativa esclusiva della Divinità. Anche i più grandi artisti non osavano definirsi "creativi". Soltanto nel secolo scorso si è cominciato a parlare di creatività come di una capacità umana. All’inizio la creatività è stata considerata una prerogativa dei grandi artisti. Poi gli psicologi hanno cominciato ad evidenziare che esiste anche una creatività di tutti gli esseri umani. Disse Benedetto Croce: "Non vi ha uomo, per quanto sembri tutto logica e critica e scienza, o tutto versato nella pratica, o tutto dedito al dovere, che non serbi nel fondo dell’a-
nima il suo tesoretto di fantasia e poesia … se ciò gli mancasse affatto in ogni guisa, non sarebbe uomo, e perciò neppure essere pensante e agente" Successivamente è stato sottolineato che è creativo chiunque sia capace di produrre qualcosa di nuovo e utile: un oggetto o una soluzione di un problema. E si è dimostrato che questa capacità può essere appresa e sviluppata. Così molti esperti e molte aziende hanno realizzato corsi di formazione su questo argomento. Molto utili. Ma non basta. La creatività umana è qualcosa di ancor più profondo e importante. Esiste una creatività non necessariamente correlata alla produzione di oggetti o alla soluzione di problemi. "Anch’io, come la maggior parte della gente, pensavo alla creatività collegandola ai suoi prodotti…Ma le mie previsioni furono mandate all’aria da parecchi dei miei soggetti di studio….imparai a riferire il termine "creativo"…non soltanto ai prodotti ma anche alle persone in un senso caratteriologico, nonché alle attività, ai processi e alle attitudini." (Abraham Maslow) Anderson: "La creatività è in ciascuno di noi". Maslow: "Una potenzialità che tutti, o quasi, gli esseri umani possiedono alla nascita" È una dote comune a tutti gli esseri umani, alla nascita. La posseggono i grandi artisti, che sono capaci di trasformare una tela o una pietra in un capolavoro. E la possiede chiunque altro sia capace di "trasformare la banalità in bellezza" (R. Benigni). Non è un tratto del carattere e non richiede necessariamente un talento, una cultura o un'abilità tecnica. E non comporta sempre la produzione di un oggetto concreto. È soprattutto "una relazione empatica in cui la percezione e la comunicazione di emozioni umane profonde hanno un ruolo centrale.... Senza di esso non può esserci vera creatività, né un prodotto positivo, nè arte" (V. Cei "Libera la tua Creatività" F. Angeli). "La prima cosa che si nota
nell’atto creativo è che si tratta di un incontro" (Rollo May) "La creatività è il confronto dell’essere umano intensivamennostra vita. te conscio con il suo mondo" (Rollo May) "La Poesia è un colloquio tra l’uomo e Dio, o, se meglio piace, tra l’uomo e l’universo" ( Benedetto Croce) "La creatività rappresenta un modo del tutto unico di guardare l’universo" (Aldo Carotenuto) "L’arte è solo una maniera di vivere…in ogni cosa reale le siamo più prossimi e vicini che nelle irreali professioni semiartistiche, le quali, mentre si fingono vicine all’arte, in pratica ne negano e confutano l’esistenza" (Rainer Maria Rilke) Certo, non può trasformarci tutti in un Leonardo o un Michelangelo, ma ci permette di vivere le stesse meravigliose emozioni anche nel vivere banali esperienze, trasformando la nostra vita in un autentico, grande capolavoro. Sì. Proprio a tutti è possibile avere una meravigliosa vita creativa. A bambini, adulti, anziani, Indipendentemente dall'età, dal sesso, dalla religione, dalle condizioni ambientali, dalle risorse economiche, dal lavoro, dal livello socioeconomico e culturale. Non basta dedicarsi ad un'attività artistica o di bricolage per vivere felici. Non bisogna confondere la creatività umana con la produttività. Non basta produrre oggetti, anche artistici, innovativi, utili. Ci vuole ben altro per rendere meravigliosa la nostra vita. La creatività umana vera, quella che ci fa tanto bene, non comporta necessariamente l'invenzione di qualcosa ma richiede assolutamente lo sviluppo di relazioni empatiche e il vissuto di emozioni positive. Questa è la differenza tra creatività umana e produttività o innovazione, che la nostra vita meravigliosa. Però nonostante siamo circondati da libri, corsi e prodotti correlati alla creatività, la società contemporanea di fatto inibisce o blocca la creatività umana. "Quasi certamente continueremo a diventare sempre meno creativi a meno che non facciamo qualcosa deliberatamente al fine di conservare e sviluppare il nostro talento congenito. … perdiamo ciò che non sfruttiamo: questo assioma si riferisce al cervello oltre che ai muscoli" (Osborn) "La vita è stata circoscritta entro capannoni e grattacieli, irrigidita… ha perso colore, flessibilità, creatività, contatti e stimoli. L’adulto e il vecchio hanno imprigionato il bambino che è dentro di noi; il burocrate ha ammazzato il fantasioso e l’in-
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traprendente" (De Masi) «Nella comoda artificialità della nostra vita… i nostri poteri creativi si sono atrofizzati». (Griswold) Suzuki: «Hanno dimenticato di esser nati artisti, artisti creatori di vita… allorché cresciamo, il dominio dei sensi viene invaso dall’intelletto e l’ingenuità dell’esperienza sensibile è perduta». Le contrapposte indoli hanno indotto purtroppo l'uomo a far prevalere alcune sue caratteristiche rispetto ad altre. Non sempre l'uomo ha interpretato il dono della creatività come mezzo a beneficio della sua specie. L'avidità di pochi, che credendo nel proprio benessere attraverso la ricerca di un bramoso potere, hanno impoverito e distrutto le condizioni per una creatività concepita come evoluzione a servizio dell'intero benessere della specie.
C R E AT
Ve c c h i e c r e a t i v i : a l l e a n z e d a Giuseppe Verdi ha ottant’anni quando manda in scena il Falstaff. Michelangelo Buonarroti lavora alla Pietà Rondanini quando ne ha quasi ottantanove. Ma il grande vecchio che preferisco, infatti lo ricordo ogni volta che posso, è Michel Eugène Chevreul (nell’immagine) chimico francese, studioso del colore e scopritore della margarina, che a novant’anni decide di orientare altrove i propri interessi, fonda una disciplina del tutto nuova, la gerontologia, e pubblica il suo ultimo libro a centodue anni. Primo punto da segnalare: la vecchiaia non è, e non è mai
stata, poco fertile. Essere giovani è una precondizione per ottenere risultati importanti in alcune discipline che, come la matematica, gli scacchi o la fisica teorica, chiedono sforzi mentali intensivi e un approccio speculativo. Ma da vecchi si possono ottenere risultati brillanti nelle discipline che richiedono l’integrazione di competenze diverse e una dose di esperienza del mondo, e che hanno una componente empirica: dalla psicologia alla pittura, dal cinema alla narrativa, alla filosofia. Insomma: “vecchi e creativi” non è un’utopia consolatoria, ma una realtà. Lo psicologo Marcello Cesa-
Bianchi, ne La creatività scientifica. Il processo che cambia il mondo racconta che, passati gli ottantacinque anni, un Claude Monet in pesanti difficoltà con la vista dipinge con l’anima, la memoria e l’intuizione producendo, ancora dopo l’infinita serie delle Ninfee, quadri sorprendenti come La casa fra le rose. Anche Tiziano continua a dipingere quando è ultranovantenne. Il Vasari racconta l’evoluzione delle sue opere: le prime sono condotte con una finezza e una diligenza incredibili, e di essere vedute da presso e da lontano; le ultime condotte da colpi, tirate via di grosso e con macchie… e di lontano appariscono perfette. Tiziano ha un tale dominio della propria arte che può trascurare i dettagli e superare la tecnica. Secondo punto: l’esperienza aiuta a reinventarsi e a raggiungere sintesi più audaci. Forse, a correre rischi più grandi, confrontandosi con se stessi, confidando nel proprio saper fare, sfidando i sensi indeboliti, andando oltre e, perché no, fregandosene. Passiamo ai protagonisti del nostro tempo: il regista portoghese Manoel de Oliveira presenta il suo film Gebo e l’ombra a Venezia, a centoquattro anni. Uno dei più acuti e visionari
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a stringere e miti da sfatare interpreti della modernità e della postmodernità è il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman: ha ottantotto anni. Uno dei polemisti più acuti, rigorosi e vigorosi è il linguista americano Noam Chomsky (ottantacinque): questo aprile è a Tokyo per una serie di conferenze. E Andrea Camilleri (ottantanove) continua a produrre bestseller. Commenta Cesa Bianchi (che, per inciso, ora ha ottantotto anni e si interessa di psicogerontologia): da vecchi e longevi è sempre possibile imparare, fare nuove esperienze, conoscere qualcosa di sé che per tutta la vita era sfuggito, dare un senso diverso ai giorni che si vivono. E, altrove, ricorda che la creatività costituisce il fattore più importante per contribuire a un invecchiamento positivo. Terzo punto, interessante per gli juniores che per caso leggessero questo articolo: con il prolungarsi della vita media, la vera sfida non è tanto diventare vecchi (ormai riuscirci non è così difficile, specie da italiani, visto che per longevità siamo secondi solo alla Svizzera, insieme al Giappone) ma invecchiare restando vivaci di testa e produttivi. Per prepararsi una buona vecchiaia, creativa e fertile, bisogna cominciare da giovani.
Ma come si fa? Lo dice Oliver Sacks, altro grande ottantenne, in un testo davvero affascinante (questo è un esplicito invito ad andarlo a leggere) il cervello ha una misteriosa capacità di apprendere, adattarsi e svilupparsi. E può sviluppare anche in breve tempo strategie e capacità nuove. Bisogna usarlo, però, e continuare a farlo. Ed eccoci a un quarto punto: le élite culturali trovano, nella propria formazione, strumenti migliori per invecchiare di più e meglio. Come scrive il Sole 24Ore chi studia di più vive di più. Ma alla formazione degli anni giovanili va aggiunta la formazione permanente, quella che continua per l’intero arco della vita. Sono notevoli, in questo senso, i risultati ottenuti da un amplissimo studio americano, il Longevity Project: restare impegnati dopo i 65-70 anni e continuare a darsi obiettivi da raggiungere allunga la vita. E, ovviamente, la rende più interessante da vivere. Invece, almeno in termini di longevità, serve a poco rilassarsi, essere ipersportivi, coltivare una fede. Serve parzialmente essere sposati (gli uomini ne traggono van-
taggio, le donne no. E su questo dettaglio ci sarebbe da ragionare). Aiuto! Tutto ciò significa che, nel momento in cui i vecchi restano attivi, ci sarà ancor meno spazio per i giovani? La risposta è sì, se restiamo intrappolati in una logica semplicistica di conflitto generazionale e se diamo una lettura gerontofobica a una tendenza peraltro difficile da invertire, a meno che non si vogliano ammazzare i vecchi già da giovani, per esempio con una guerra. La risposta è no, se prima di tutto promuoviamo la meritocrazia, che prescinde dal dato anagrafico, e se combattiamo con forza le rendite di posizione. E la risposta è no se accettiamo la sfida creativa costituita dall’immaginare una società e un sistema produttivo che sappiano integrare l’energia dei giovani e l’esperienza dei vecchi. Intanto, il primo mito da sfatare è quello che fa coincidere pensionamenti anticipati e incremento dell’occupazione giovanile: il mercato del lavoro non è un cinema in cui ogni spettatore che si alza libera una poltrona (questa si chiama lump of labour fallacy) e le cose sono meno automatiche e più complesse di così.
Testi e immagini tratti da ‘Nuovo e utile’ Fonte: www.nuovoeutile.it Concessione ‘Nuovo e Utile’ - redazione@nuovoeutile.it.
LA POTENZA DE Le emozioni sono qualcosa di antico, potente, universale e inafferrabile. Tu chiamale, se vuoi, emozioni, cantava l’indimenticabile Lucio Battisti nei primissimi anni Settanta… ma di che roba è fatta un’emozione? Oggi sappiamo che si tratta di un complesso sistema di risposte istantanee, in parte innate e in parte acquisite culturalmente, a uno stimolo esterno o interno (per esempio, un ricordo). Sappiamo che le risposte sono in parte fisiologiche (cuore e respiro che cambiano ritmo, peli che si rizzano, tremore, rossore…) e in parte cognitive: questo riguarda il modo in cui in-
terpretiamo lo stimolo e gli strumenti che abbiamo per farlo. Per esempio, la nostra reazione a un rumore improvviso nella notte cambia molto se sappiamo già di che si tratta o no. E ancora: la nostra risposta emotiva a quella che riteniamo essere una dichiarazione offensiva cambia in relazione al fatto che abbiamo le risorse necessarie per reagire argomentando, o che l’unica cosa che sappiamo fare sia mollare un cazzotto. E ancora: una parte delle risposte emozionali riguarda i cambiamenti di postura, di voce (risposte espressive) e, infine, il comportamento: per esem-
pio, fight or flight, c Vi dice bene di che prodotto dalla Unive Sappiamo che le e te del nostro corre hanno funzione ada tono di interagire m te) e che sono fond pravvivenza: e poi, del tutto priva di em be vita. Sappiamo che tutto migdala, la parte r cervello, e che c’ neurotrasmettitori c la serotonina, l’ossit
ELLE EMOZIONI
cioè attacco o fuga. e si tratta un video ersity of Texas. emozioni fanno paredo evolutivo, che attativa (ci permetmeglio con l’ambiendamentali per la sodiciamolo, una vita mozioni non sareb-
o ruota attorno all’arettiliana del nostro ’entrano ormoni e come la dopamina, tocina.
Per esempio l’ossitocina – definita stezza, sorpresa e attesa, disgusto e l’”ormone dell’amore e delle coccole”, accettazione: queste sono, secondo il quello che stimola l’attaccamento tra medico e psicologo Robert Plutchick madri e figli, la generosità e la fiducia (e non solo secondo lui) le quattro e riduce lo stress – è connessa con le coppie di emozioni primarie, che posrelazioni sociali: favorisce il riconosci- sono a loro volta mescolarsi in cockmento dei volti e potrebbe aiutare a ri- tail di emozioni più complesse, con didurre i disturbi legati all’autismo. versi livelli di intensità (arousal). Uno spray all’ossitocina potrebbe dun- Plutchick ha anche costruito una ruota que rendere migliore il mondo? delle emozioni che ci permette di coForse, ma non ne siamo sicuri: possi- gliere le relazioni tra l’una e l’altra: bili effetti negativi sono ancora sotto suggestivo, per esempio, il fatto che indagine. “amore” faccia capo a un’area che Sappiamo che anche gli animali pro- comprende serenità e accettazione, vano emozioni, e che le queste sono gioia e fiducia, estasi ed ammirazione. – ma solo nei loro tratti fondamentali – Qui le medesime emozioni connesse transculturali. Sappiamo infine, che le con le espressioni facciali. emozioni, anche se condivise nei loro E qui una presentazione che mostra elementi fondamentali, restano rispo- quali siano le emozioni più frequenteste soggettive: ciascuno, cioè, si mente evocate dai contenuti virali sul emoziona alla sua maniera, e al me- web. desimo stimolo due diversi individui Creatività, apprendimento e sfera possono rispondere in modo differen- emozionale sono connesse? Sì, e da te sia per qualità sia per intensità mille fili, alcuni piuttosto aggrovigliati. provando, per esempio, una rabbia Per esempio, se è vero che emozioni irrefrenabile o una blanda tristezza. positive possono accrescere la capaPer questo le emozioni sembrano cità creativa (c’entra, ancora una volsfuggire le descrizioni troppo nette e ta, l’amigdala), è anche vero che emosono così difficili da catalogare e da zioni negative possono essere forti comunicare. catalizzatori per la creatività. E poi, quando si tratta delle nostre, ci Anche (ma non solo) per questo consembrano sempre più autentiche, più viene saperne di più. intense, più nobili e giustificabili di Dunque, prometto di riprendere l’argoquelle degli altri (anche perché, oplà, mento tra qualche giorno. Intanto: qualche volta basta cambiargli nome: quanto frequentate le vostre emozioper esempio, si può chiamare ni? “legittima indignazione” quella che Ce n’è una che percepite come dominon è altro che rabbia cieca). nante in questo periodo, e qual è? Rabbia e Testi e immagini tratti da ‘Nuovo e utile’ Fonte: www.nuovoeutile.it paura, Concessione ‘Nuovo e Utile’ - redazione@nuovoeutile.it. gioia e tri-
Hanno aperto le gabbie.. Per capire che cosa sia Mare Nostrum, bisogna vivere al centro del Mediterraneo. Io vivo ormai a Malta da dieci anni e durante questo decennio oltre che vedere molto da vicino quello che nel frattempo è accaduto ho avuto anche la possibilità di conoscere numerose personalità inserite tanto nelle organizzazioni umanitarie che hanno gestito le varie strategie di soccorso ai clandestini (che gli altri chiamano migranti o rifugiati politici) quanto nei governi che hanno attuato le varie linee guida per la gestione del fenomeno. Parlare di Mare Nostrum senza prima aver conosciuto qualche clandestino che è entrato in Italia, in Grecia o a Malta eludendo le vigenti disposizione di legge del rispettivo paese è come parlare di prostituzione ad una vergine ignara di come si espleta un rapporto sessuale. Recentemente all'aeroporto di Malta ho conosciuto per un caso fortuito un operatore sanitario presso
una NGO presente in Libia. Cominciamo con il dire che i media nazionali in Italia hanno gonfiato a dismisura la favola (tragedia) della Siria, nel senso che tutti gli sbarchi che si stanno verificando in queste ultime settimane sono profughi siriani che scappano dal loro paese. Questa è una delle più grandi falsità che continuano ad utilizzare soprattutto la stampa di sinistra o quei giornalisti radical chic per giustificare l'accoglienza e gli aiuti ad infinitum nei confronti di questi clandestini. Di siriani forse ve ne saranno due o tre ogni trecento che arrivano ed abbiamo anche preso un dato molto ottimistico. La stragrande maggioranza arriva dal Sudan, Egitto, Eritrea, Etiopia, Somalia, qualcuno dal Niger e Nigeria. Nessuno di questi clandestini che arriva è fornito di documenti di riconoscimento: sono disposti per questo a spendere migliaia di euro, anche 5.000 ciascuno,
pur di sostenere un viaggio della morte di dozzine di giorni in mezzo al deserto quando potrebbero arrivare in Italia atterrando a Roma in poche ore con un volo aereo in prima classe per molto meno della metà. Questo se avessero il passaporto. Generalmente non si possiede il passaporto perchè te lo hanno ritirato (chissà per quale motivo) oppure perchè non te lo hanno rilasciato (chissà per quale altro motivo). Dieci anni fa quando decisi di trasferirmi a Malta, dovetti presentare, contratto di affitto di un'abitazione, copertura sanitaria privata e la disponibilità di una provvista di fondi finanziari a cui avrei potuto attingere in caso di necessità o indigenza economica. L'operatore della NGO in qualità di medico mi ha rivelato che se la maggior parte delle persone in Italia fossero a conoscenza di quali rischi sanitari sta andando incontro la popolazione, soprattutto le fasce più deboli, bambini ed anziani, ci sarebbe una mobilitazione di massa che richiederebbe l'intervento dell'esercito a presidio dei confini nazionali. Stiamo parlando di rischi ormai oggettivi legati a epidemie che potrebbero scoppiare in pochissimo tempo a causa delle condizioni igieniche e sanitarie che caratterizzano molti clandestini (scabbia e vaoiolo sono in pole position da questo punto di vista). La stampa ed i talk show nazionali, quasi tutti sinistriodi, se ne guardano bene nel dare visibilità a queste considerazioni: l'unico messaggio che deve passare è dobbiamo aiutarli e farli entrare, costi quel che costi. Noi siamo ricchi (si fa per dire) e loro sono poveri disperati. A Malta ho conosciuto in questi ultimi tre anni imprenditori libiani (qui li chiamiamo cosi) ed egiziani che sono i primi ad essere timorati per questa situazione di disordine sociale e mancanza di controllo in Nord Africa. Tutti rimpiangono i vari leader/dittatori che prima governavano i rispettivi paesi. Più di tutti si rimpiange Gheddafi, l'uomo che agli inizi degli anni Ottanta aveva intenzione di creare gli Stati Uniti d'Africa, coalizzando e guidando tutti le nazioni del continente, per
evitare di subire lo strapotere delle economie occidentali. Per questo faceva paura, non perchè era un dittatore ma perchè il suo carisma e leadership potevano portare ad un cambio di svolta epocale per l'Africa e le loro genti. Purtroppo per l'ingerenza statunitense e per l'egocentricità di Amin (dittatore dell'Uganda) il progetto cadde in disgrazia. Purtroppo con la sua morte sono iniziati i problemi per il Mediterraneo: il controllo che aveva sulla Libia e sulle sue coste rappresentava la miglior garanzia di stabilità sociale per tutti le popolazioni del Mediterraneo. Mare Nostrum è una costosa coreografia che sta andando in scena per gestire l'invasione controllata e pianificata che l'establishment sovranazioanale europeo ha ideato per consentire la sostenibilità economica e finanziaria di pensioni e debito pubblico. Senza dimenticare anche i profitti delle multinazionali dei consumi di massa. In Europa servono 11 milioni di clandestini entro il 2020, questi nuovi consumatori e lavoratori consentiranno di compensare gli effetti negativi di un progressivo invecchiamento della popolazione europea e di un crollo della natalità. Non si parla di cospirazionismo o complottismo ma di exit strategy. L'Europa che ad oggi ha sempre voluto controllare e commisariare tutto quello di cui aveva paura o quello che doveva essere gestito per l'interesse di qualcuno, sino ad ora è sempre rimasta alla finestra lasciando agli italiani il compito di gestire il tutto. Questo è il principale indizio che vi fa capire come quanto sta accadendo non solo va benissimo, ma anzi deve continuare. Lasciare il tutto nelle mani degli italiani è la soluzione ideale. Sogno un nuovo primo ministro italiano che in partenership con quello maltese istituisca una nuova authority per la vigilanza e controllo militare del Mediterraneo, in modo da vigilare e proteggere tanto i confini della nazione quanto la sua credibilità. Eugenio Benetazzo
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