mda
°
ANNO VII
Maggio 2014
Paolo Spada Bramosia di creatività
mda 1999
M E M O R Y
1999/2014
mda
° 1999/2014
La ce leb razio ne de l 15 ° ann in rico rd o de l su o fo nda t ...Un buon pittore, per solito, inizia a diventare noto anni e anni dopo la sua morte; a volte, il Magnasco insegna, anche dopo qualche secolo. Perché? Perché la sua pittura s'è decantata, si offre in una visione d'insieme, noi stessi abbiamo spazio per capirla in prospettiva, e non ci sono più interessi diretti. È diventata, allora, pienamente, ciò che è lo scopo precipuo dell'arte: testimonia il suo tempo. Il tempo mi permette così d'apprezzare la coerenza, la vitalità, la gioia e il tripudio del fare di questo multiforme artista, sotteso alla nuova costruzione, allitterando il verbo di un tempo, nella dimostrazione evidente che la sua fonte non si è esaurita. Soprattutto, Spada dimostra a molti facitori d'oggi, che l'ambiente (il "campo", in psicologia) non prevarica, se si ha forza sufficiente per non lasciarsi prevaricare. Corsa gran premio
mda
° 1999/2014
no di vita de ll ’associa zione, t ore pro f. Paolo S pada.
Galassie
Dall’antica chiesetta di San Giorgio fino A Milano e alle torri di New York “LERICI – Da Lerici a Milano e New York. E’ nata a Lerici la pittrice Mariuccia Stretti ma la vita l’ha portata a vivere a Milano e girare il mondo, sino a giungere a New York con le sue mostre di quadri. A Milano ha portato con sé i colori, i profumi, le immagini del suo paese e ha incantato i galleristi con le sue pitture originalissime che adoperano tecniche diverse e si esprimono su materie diverse carta, tela, seta, ma che hanno come tema portante quasi sempre il mare di Lerici con tante vele al vento, i gabbiani, il sole, con le casette di Tellaro e l’antica chiesetta di San Giorgio, simboli di un modo diverso di vivere. E attraverso queste immagini di colore ( il nero, il rosso, il rosa, il blu, il cenerino, l’azzurro) la Stretti ha fatto conoscere e amare la Liguria e il suo mare a Milano a tante persone che seguono l’incanto dei suoi quadri, che manifestano una chiara leggibilità visiva, oltre che una limpidezza di struttura sono venute a Tellaro per conoscere la magia di questo piccolo borgo. E’ possibile vedere i dipinti di Mariuccia Stretti ogni sera a Tellaro, dalle ore 21.30 alle 24. A quell’ora la sua casa, in piazzetta Figoli si illumina e si apre per i villeggianti che possono visitare, insieme alla mostra, prevista sino al 24 agosto, una delle case più caratteristiche della vecchia Tellaro.” 'La Nazione La Spezia'
Nata a Milano nel 1946, si è diplomata al Liceo Artistico e ha svolto tre anni di Facoltà di Architettura. Successivamente ha frequentato corsi di grafica, di fotografia e di decorazione. La sua attività si è sviluppata nel settore pubblicitario, come art director pubblicitario alla Youg & Rubicam e alla Fabbri Editori. La sua professione si estesa poi a diverse collaborazioni come free lance, anche come illustratrice di libri per ragazzi e decoratrice d’interni con la realizzazione di trompe l’oeil. Inoltre si è cimentata con successo nella ritrattistica di animali, ricavandosi così un settore di nicchia specializzato. Come decoratrice citiamo anche due mostre realizzate presso il FAI e l’Artigiano in Fiera. Negli anni più recenti, la sua ricerca artistica si è orientata verso il linguaggio della fotografia. Un approfondimento che si è accompagnato alla frequentazione del noto Circolo Filologico di Milano seguendo con interesse conferenze e incontri su diverse
tematiche culturali. La sua ricerca si è sviluppata all’insegna di una fotografia “pittorica”, attraverso cicli tematici che sono stati esposti in queste mostre: Anelito d’assoluto e Visioni d’irrealtà entrambe tenutesi al Circolo Filologico di Milano nel 2009 e nel 2010. Riflessi d’ombra e Deliri onirici alla Cortina Arte a Milano nel 2011 e nel 2012. Attualmente l’artista sta lavorando a un altro progetto ‘ Oscure presenze’ un ciclo di fotografie in cui entra in scena anche la figura umana, con un’interpretazione teatrale-cinematografica. Lo “sguardo” della Bartocci si è espresso per cicli di immagini, con temi che diventano pretesti introspettivi. Anelito d’assoluto e Riflessi d’ombra sono avvicinabili per assonanze di argomenti e inquadrature che riguardano la natura e le sue stagioni – con inevitabili rimandi anche all’esistenza umana – o la forza evocativa dell’albero, colto spesso in controluce, quasi come una “radiografia”, uno scheletro mutevole nel corso del tempo. L’uso di un bian-
co e nero velato, di un colore quasi prosciugato ed essenziale è funzionale a una sintesi che mira ad evidenziare il contenuto simbolico. Il più recente lavoro Deliri onirici sembra spostare più l’attenzione dell’artista verso una diversa risoluzione formale dell’immagine. L’elemento figurativo “capovolto” dei riflessi d’acqua richiama la poetica impressionista, che coglieva proprio nel movimento e nella fluidità della luce il senso delle cose. Questo poetico “tremore” si accompagna a un uso più frequente del colore, sempre però tonale e moderato. L’inquadratura a tutto campo del riflesso e dello specchio d’acqua rimanda, se vogliamo citare ancora uno spunto impressionista, all’analoga scelta del Monet delle “Ninfee”, quando la pittura divenne assoluta protagonista rispetto al soggetto evocato. Questo percorso è culminato con la realizzazione delle Anelito d’assoluto e Visioni d’irrealtà tenutesi al Circolo Filologico di Milano nel 2009 e nel 2010 e Riflessi d’ombra e Deliri onirici nel 2011 e nel
2012 alla Cortina Arte di Milano. Con Oscure presenze, un ciclo ancora in fase di elaborazione, ma già delineato nei contenuti, la Bartocci torna invece al rigore del bianco e nero interrotto da qualche “pennellata” di colore, a significare un’aspra interruzione dell’ equilibrio compositivo. Qui troviamo sovrapposizioni e inserimenti di volti e figure, pose e messe in scena che creano un ipotetico palcoscenico della paura, dove si mescolano sorpresa e inquietudine, terrore e ironia, quasi a svelare, sotto sotto, che tutto è costruito, artificioso e frutto di un raffinato virtuosismo. Un sottinteso di teatralità barocca, di accentuato manierismo, dove la fotografia viene usata in una chiave quasi “cinematografica”, quasi per alludere a un racconto che funge da incipit all’immagine. Giovanni Cerri
C R E AT
C o s ’è l a r e s i l i e n z “Quello che non ci uccide ci rende più forti”. L’ha scritto nel 1888 il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. L’aforisma ha ispirato generazioni di musicisti pigri, appartenenti ai più diversi generi musicali, dal benevolo pop all’ispido metal. Se non siete musicisti e non state componendo una nuova canzone, però, l’idea del rafforzarsi superando difficoltà potrebbe tuttavia sembrarvi, e a ragione, potente. Per ribadire il concetto sapete
Dettaglio da Marbelous n°5 di Fabian Oefner
che cosa riesce a comunicare, sulle note di Stronger di Kelly Clarkson, la straordinaria gente (medici e pazienti) del Seattle Childrens Hospital? Dite che solo gli americani possono fare una cosa così? Non è vero: questa, come un abbraccio ideale tra Italia e Stati Uniti, è l’altrettanto straordinaria Oncoematologia pediatrica di Parma. Braccialetti rossi, fuori dalla fiction televisiva. Cita la massima di Nietzsche
già nelle prime pagine un recente libro di Anna Oliverio Ferraris e Alberto Oliverio, intitolato Più forti delle avversità. Parla di resilienza: la capacità psicologica di riprendersi reagendo ai traumi e agli errori. Resilienza è ciò che i filosofi Epitteto e Marco Aurelio chiamavano “forza d’animo”. Il termine “resilienza” è mutuato dalla scienza dei materiali e indica la capacità di resistere e conservare la propria struttura o forma iniziale: materiali
I V I TA '
za e a che serve compressi, schiacciati e deformati riacquistano la propria forma originaria se liberati dal peso che li sovrasta e dalla deformazione. Applicata ai sentimenti e alla struttura della personalità la parola indica la capacità di riemergere da esperienze difficili mantenendo un’attitudine sufficientemente positiva nei confronti dell’esistenza. La buona notizia è che non si tratta di una dote eccezionale ma – dicono gli autori – è una caratteristica della personalità piuttosto diffusa: c’entrano senso di identità, fiducia in se stessi, forti convinzioni, capacità di avere relazioni, di creare nuovi legami con altre persone e di solidarizzare, di condividere, di restare aperti, di coltivare l’ottimismo e di immaginare. Non a caso, la resilienza è una componente (e anche un dono) della creatività. Tra l’altro, uno degli ingredienti più interessanti della resilienza è lo humour. La sua capacità di ridurre lo stress è stata provata da diversi studi svolti in differenti parti del mondo, sia in situazioni oggettivamente complicate, sia in condizioni più quotidiane. Per esempio, si è rilevato che gli studenti più dotati
sono anche più capaci dei meno dotati di attivare lo humour per gestire la tensione connessa con le prove scolastiche. Ed ecco due ulteriori cose notevoli: lo humour svolge una funzione positiva a patto di non essere autodenigratorio o aggressivo. E può essere allenato e incoraggiato: gruppi di volontari addestrati a, diciamo così, prenderla su ridere si sono dimostrati, anche a distanza di tempo, più ottimisti e meno depressi e ansiosi di gruppi non addestrati. Più forti delle avversità parla anche di “scuole resilienti” e di “aziende resilienti”: nel primo caso, un insegnante bravo e preparato è in grado di compensare la situazione familiare carente o lo svantaggio sociale dei ragazzi a patto, dicono gli autori, di possedere le seguenti qualità: autenticità, considerazione per l’alunno, empatia. È l’effetto Pigmalione, che non si estende solo agli alunni svantaggiati ma all’intera classe, migliorandone sostanzialmente i risultati. Le caratteristiche che rendono, invece, resilienti le aziende sono un forte senso di identità, la capacità di adattarsi al cambiamento storico-sociale, la
vocazione a investire in settori diversi anche a rischio di qualche fallimento, gli alti gradi di libertà decisionale dei manager, l’essere permeabili al mondo esterno e ai pareri scomodi, la capacità di imparare, l’attitudine a reinventarsi. A proposito di manager, però, occhio alle personalità narcisistiche e carismatiche: possono portare il gruppo a clamorosi insuccessi, proprio in quanto sono meno disposte a mettersi in discussione, a cogliere segni importanti nell’ambiente, a modificare in corso d’opera una linea d’intervento; il gruppo, d’altronde, è ormai abituato a seguire un leader infallibile. La storia, come indicano alcuni recenti e clamorosi fallimenti di grossi gruppi e aziende, è piena di questi esempi. Infine “Io sono il padrone del mio destino, io sono il capitano della mia anima” è il credo dei Sapeurs, una subcultura sartoriale cresciuta in Congo come espressione di disobbedienza civile al regime di Mobutu. Sono finiti sulle pagine dei principati giornali del mondo, e anche su quelle delle maggiori riviste di moda e in uno spot della birra Guinness.
Testi e immagini tratti da ‘Nuovo e utile’ Fonte: www.nuovoeutile.it Concessione ‘Nuovo e Utile’ - redazione@nuovoeutile.it.
Orafo ed incisore di pietre dure e preziose, Luciano Mario Rossi si è trasferito dal 1978 a Firenze da Cortona dove ebbe il primo stimolo alla scultura dal padre Armando, ebanista. Interrotti gli studi alla facolta di Biologia per dedicarsi alla scultura, passione contrastata in famiglia, Luciano Mario Rossi iniziò la propria attività di incisore e scultore di pietre dure, gemme e pietre preziose verso il 1980, incuriosito e stimolato dalle collezioni glittiche dei Musei di Firenze. Da autodidatta, dopo ripetuti ed ostinati tentativi di emulare le opere ivi esposte, è divenuto un interprete moderno di questa arte antica, difficile e raffinata.
CASTONE PER ANELLO: Granato inciso con toro che caccia un serpente. (Dimensioni della pietra mm 16 x 12 circa)
C R E AT I V I TA
Cinque cose da fare per ri Per quanto un lavoro sia lungo e complicato, a un certo punto succede che lo finite e lo potete consegnare, no? La risposta è “sì, l’avete finito ma no, non è ancora esattamente il momento di consegnarlo”. Tenetevi un po’ di tempo per un’ultima revisione: rifinire un lavoro può fare la differenza tra
“così così” ed “eccellente”. E poi: neofiti e dilettanti a volte vengono considerati tali non perché i loro lavori siano meno buoni, ma semplicemente perché sono meno compiuti. Insomma, ci sono incertezze e aree di miglioramento che non sono state risolte. Non sto parlando di elementi palesemente sbagliati (errori di
ortografia o di sintassi in un testo, una crenatura disarmonica in un marchio, una curva sbilenca in un progetto, una pagina incomprensibile in una presentazione, una ditata da qualche parte): tutta ‘sta roba, se avete completato il lavoro, dovrebbe essere già più che a posto. Sto invitandovi a dare un ultimo sguardo d’insieme, ponendovi
A': METODI
ifinire un lavoro creativo cinque domande. 1) COM’È, VISTO DA LONTANO? Dico “lontano” in termini sia spaziali sia temporali. Anzi, in realtà, vanno bene tutte le possibili accezioni di “lontano” che potete immaginare: lontananza psicologica (sarà convincente anche per chi non pensa o sente esattamente come voi?), lontananza culturale
(sarà comprensibile anche per chi non condivide la vostra formazione?), lontananza anagrafica… e così via. Un bell’esercizio. 2) TUTTO SI TIENE? Avete ragionato e preso decisioni su ogni singolo elemento di quanto avete prodotto (su ogni frase, ogni tratto, ogni dettaglio costruttivo di un edificio, di un abito…) curandolo al meglio e sapete che funziona, ma… avete controllato se gli elementi funzionano tutti assieme? Come si connettono? L’insieme è fluido e naturale? Sono naturali le proporzioni tra gli elementi, e le relazioni che li legano? Le sequenze sono giuste? 3) QUAL È LA LOGICA? C’è un’intuizione di base, un’idea forte (un concept, direbbero gli anglofili) a cui il vostro lavoro può essere ricondotto? Se doveste descriverlo in pochissime parole, che cosa direste? Quanto facilmente i destinatari del vostro lavoro sono in grado di ricostruire quella logica, quell’idea o quell’intuizione? 4) DOVE SI È CACCIATO L’ERRORE? Che cosa ancora potreste migliorare? Ci sono sbavature? Incertezze o imprecisioni? Dai, non rispondete “niente”, sfi-
date voi stessi e trovate almeno un dettaglio su cui lavorare ancora. Sarò maniacale, ma devo dirvi che questa è la parte del lavoro di revisione che trovo più divertente. Aggiungo che, a volte, le cose da migliorare sono così visibili che si rischia di non farci caso. 5) QUANTO SOMIGLIA AL PROGETTO INIZIALE? Se tutto è andato bene e se avete fatto un buon lavoro, probabilmente il vostro risultato è migliore, più preciso, più interessante o più brillante di quanto avevate immaginato. Ripercorrere i passaggi può aiutarvi non solo a scoprire qualcosa del vostro modo di pensare, ma anche a ottimizzare l’intero processo creativo. E può permettervi di raddrizzare il tiro all’ultimo, se per caso vi siete persi per strada qualcosa di importante. … e se non c’è più tempo? Vuol dire che avete fatto male i conti. Non si può rifinire qualcosa se prima non lo si è finito, ma anche per rifinire ci vuole un po’ di tempo, specie se il lavoro viene fatto onestamente: essendo, cioè, disposti a modificare ancora una volta quanto serve, là dove serve.
Testi e immagini tratti da ‘Nuovo e utile’ Fonte: www.nuovoeutile.it Concessione ‘Nuovo e Utile’ - redazione@nuovoeutile.it.
Una mostra personale dell’artista inglese, che ha specificamente idea
MOSTRA: Alan Charlton. Triangle Paintings PERIODO ESPOSITIVO: 8 maggio - 15 luglio 2014 A Arte studio Invernizzi - via D. Scarlatti 12 Milano ORARI: da lunedì a venerdì 10-13 15-19, sabato su appuntamento
ato un percorso espositivo pensato in relazione agli spazi della galleria A arte Invernizzi inaugura giovedì 8 maggio alle ore 18.30 una mostra personale dell’artista inglese Alan Charlton, che ha specificamente ideato un percorso espositivo pensato in relazione agli spazi della galleria. Alan Charlton, secondo la propria dichiarazione: “I am an artist who makes a grey painting”, indaga sin dal 1969 le diverse potenzialità dei monocromi grigi ponendoli in relazione con l’ambiente circostante e con eterogenee modulazioni di luce. In questa occasione l’artista espone lavori che, proseguendo un percorso iniziato con i “Pyramid Grid Paintings” ed i “Triangle Grid Paintings” presentati in galleria nella personale del 2011, nei quali tele di formato rettangolare venivano disposte secondo direttrici ortogonali per definire forme piramidali, divengono archetipi triangolari, non più suggeriti ma definiti e compiuti in se stessi. Al piano superiore della galleria sono esposte tele triangolari di piccolo formato ognuna con una diversa modulazione di grigio. La volontà d’indagine e conoscenza, perseguita con coerenza artistica e razionale, trae maggior forza dal dialogo con le opere di grandi dimensioni installate al piano inferiore della galleria, monocromi triangolari caratterizzati da una fisicità preponderante. In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo con la riproduzione delle opere esposte, una poesia di Carlo Invernizzi e un apparato bio-bibliografico.
Per una città migliore MILANO GREEN propone azioni e incontri per avvicinare i milanesi a nuovi stili di vita eco-sostenibili e responsabili. Aggregare, stimolare e informare sono i nostri obiettivi principali. La città è il contesto ideale per sperimentare nuovi stili di vita e per misurarne gli effetti. Come habitat della comunità globale multiculturale, la città costituisce infatti uno straordinario contenitore di capitale umano. L’idea chiave di MILANO GREEN è utilizzare l’habitat urbano come incubatore di sviluppo, sensibilizzando le persone che vivono in città su questa straordinaria opportunità. Diciamo quindi sì a una città capace di diventare il contesto di una sperimentazione costruttiva e intelligente che fa della comunità cittadina il suo perno fondamentale. MILANO GREEN mette in primo piano la comunità e il ruolo che ciascun individuo – ispirato e motivato – può giocare a partire dal suo quartiere. Lo stile di vita MILANO GREEN passa per un senso di partecipazione e di forte appar-
tenenza alla comunità. MILANO GREEN vuole aggregare persone capaci di lasciare un segno positivo nella città a partire dalle piccole cose, dalle scelte quotidiane che possono rappresentare l’inizio di un percorso. Partendo dal basso, vogliamo creare un’energia capace di contrastare il disagio, il senso di solitudine e di mancanza di opportunità. MILANO GREEN vuole mettere in pratica uno nuovo stile di vita eco-sostenibile e responsabile verso la comunità cittadina, creando le condizioni e fornendo gli spazi e le soluzioni perché il nuovo modello si diffonda.
III° edizione 8 maggio 2014 La terza edizione del “Green Investor Day”, l’evento nazionale per la finanza e le imprese green, sta per arrivare. La manifestazione, organizzata da VedoGreen, si terrà prossimo giovedì 8 maggio, alle ore 10 presso il Centro Congressi Stella Polare (Porta Sud) – Sala Libra – Fiera Milano di Rho. L’innovazione tecnologica sarà il tema centrale del Green Investor Day, che verrà ospitato all’interno di Solarexpo – The Innovation Cloud, la fiera internazionale dedicata all’integrazione delle tecnologie energetiche low carbon per edifici, reti e città intelligenti. Il “Green Investor Day”, dedicato all’incontro tra impresa green e finanza, si articola in due tavole rotonde, che si svolgeranno nel corso della giornata: durante la mattinata istituzioni finanziarie, banche e investitori, avranno l’opportunità di incontrare il top management di società quotate e private operanti nel settore green che illustreranno business model, strategie di sviluppo e innovazione, mentre nel pomeriggio esponenti del mondo finanziario si confronteranno su tematiche di rilievo quali trend e potenzialità di sviluppo del settore, accesso al capitale necessario per finanziare l’innovazione, tendenze dell’M&A e nuovi mercati emergenti. Le aziende che parteciperanno al “Green Investor Day” sono invece THOLOS, TERNIENERGIA, PLASTICA ALFA, KINEXIA, ICASCO, BIANCAMANO e LADURNER ENERGY. “La quotazione in Borsa rappresenta la
principale opzione per crescita, visibilità e internazionalizzazione, spiega Anna Lambiase, amministratore delegato di VedoGreen dell’industria green italiana, nonché valido canale alternativo per finanziare l’innovazione. E’ questa infatti la strada che molte società stanno percorrendo con successo nel mercato dei capitali; il valore complessivo in termini di capitalizzazione delle quotate in Italia è pari a 1,6 miliardi di euro, con una crescita del 63% rispetto allo scorso anno, trainata da un numero crescente di Ipo e da una performance borsistica di +24%. Nel nostro Paese le società green rappresentano uno dei principali driver di competitività dell’industria italiana: VedoGreen porta soluzioni di finanza straordinaria alle aziende del database che vogliono cogliere l’opportunità di presentare la propria equity story, i risultati economico-finanziari e le strategie di crescita al “Green Investor Day” che si propone di favorire l’incontro tra domanda e offerta di capitale”. VedoGreen ha ampliato nel 2014 il proprio indice con l’ingresso di 8 nuove società italiane quotate con una raccolta complessiva di 87 milioni; compongono l’indice VEDOGREEN: Alerion CleanPower, Ambienthesis, Biancamano, EEMS, Enertronica, Ergy Capital, Falck Renewables, Fintel Energia Group, Frendy Energy, Gala, GreenItaly1, Gruppo Green Power, Industria e Innovazione, Innovatec, Isagro, K.R. Energy, Ki Group, Landi Renzo, Sacom, TE Wind, Ternienergia.
DAL 20 Maggio 2013 AL 30 Giugno 2016
TRAME DI STRADA