Arte e cultura del milanese
marzo 2011
ANNO IV
artMagazine
Michela Sala
Il cinema con il cappello Accolto sotto il grande cilindro multimediale che narra i cambiamenti di identità corrispondenti ad ogni mutamento di cappello, il visitatore intraprende una visita singolare alla mostra allestita alla Triennale di Milano, non solo per il suo percorso a zig-zag, ma soprattutto per le storie che questo capo d'abbigliamento riesce a suscitare. La rassegna offre l'approfondimento di un mito attraverso quei linguaggi contemporanei capaci di creare un collegamento tra l'arte cinematografica e la storia del costume. Curata da Elisa Fulco e da Gianni Canova l'esposizione presenta un lungo viaggio attraverso il cinema, dove il copricapo si trasforma in strumento di seduzione, ornamento, maschera, accessorio che distingue il personaggio o la situazione storica perché nel film, come nella vita, stabilisce ruoli i professioni e le tendenze. Vengono allora incontro cappelli comici e magici, eccentrici ed erotici, bizzarri e minacciosi. Cappelli che volano sulle foglie secche d’autunno o sull'asfalto della strada, sull'acqua o sul fuoco perché non sempre devono essere indossati per comunicare un'emozione. La mostra narra non solamente la storia del classico cappello di feltro, ma racconta la storia della mise cresciuta con il cinema: il nucleo è costituito, sia simbolicamente che storicamente dal "Borsalino" il cappello per eccellenza, per poi estendersi e prendere in esame, i più diversi caratteri ed atteggiamenti dell'essere umano. Per rintracciare tutti i frammenti, ora selezionati nelle piccole sale allestite in mostra, sono state necessarie oltre un anno di ricerca e la visione di un migliaio di pellicole. Partecipano alla ricostruzione dell'argomento illustrazioni, bozzetti d'epoca e i due celebri film Borsalino del 1970 e Borsalino & co e, in prima nazionale nella versione integrale restaurata, il documentario di cinema industriale realizzato nel 1912 dalla storica ditta di cappelli.
Black tar Con una quarantina di lavori che attestano la ricerca di Mattia Biagi (Ravenna 1974), si è inaugurato un nuovo spazio espositivo a Milano dove saranno accolte le proposte dell'arte contemporanea più recenti. Tiene a battesimo la galleria un artista con la personale dal titolo Black tar nella quale presenta il suo metodo creativo che utilizza il catrame come
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soluzione. "Il catrame è il mio 'mezzo espressivo'- mi piace perché rende solido il colore nero, permettendo di intravedere ancora la forma dell'oggetto" spiega l'autore. Scorrendo il suo recente passato si trova, dopo gli inizi a Milano e la collaborazione con il designer Giulio Cappellini, il trasferimento a Los Angeles. È stata una visita al La Brea park di Los Angeles, un’area geologica caratterizzata da giacimenti di catrame pieni di fossili perfettamente conservati, a guidarlo verso questa sua cifra stilistica. Una pratica creativa che la mente brillante e raffinata di Mattia Biagi, trasforma nella procedura attuale; con questa ricercata tecnica riveste gli oggetti d’uso comune per trasformarli in icone rappresentative di un messaggio personale. Nasce così una nuova forma equilibrata che immobilizza la struttura originaria, esaltandola attraverso uno strato denso e nero, dove la luce naturale si concentra riflettendo le forme lucide e opache, come fossero un diamante nero. Una delle chiavi di lettura di questa mostra è il contrasto tra oggetto riconoscibile e oggetto non fruibile: anche il tenero Teddy Bear non è più solo un ricordo d’infanzia, ma si trasforma nella rappresentazione dell’innocenza ormai passata. Questo processo include anche strumenti musicali; un’arpa, una chitarra, una viola, oggetti destinati a non suonare più ma che, grazie alla nuova tecnica, acquistano una bellezza inedita. E poi ancora le armi da guerra che non potranno più arrecare danno o rovina perché il catrame ha tolto loro la funzione principale. Per finire, ma non è certo di minor importanza, l’artista propone Stend still dove impiega la sua procedura con un’imma-
gine sacra, facendole perdere ogni prerogativa irriverente, ma sviluppando il suo personale tragitto alla ricerca della fede.
A RT I S T I Luigi Onofri Nato a Pordenone il 18 Marzo 1948. Vive e opera a Porcia (PN). Fin da giovane età manifesta una grande passione per l’arte ed in particolare per il disegno, specialmente come ritrattista. La vita poi lo porta a percorrere le strade del lavoro e della famiglia e a comprimere gli spazi dell’arte in felici momenti di evasione nei quali il colore gli serve per manifestare le proprie emozioni. In età matura affina la sua formazione artistica frequentando corsi di disegno, incisione ed acquerello e trovando, in quest’ultima tecnica, la forma di espressione pittorica più congeniale, attraverso uno stile figurativo. La passione per l’acquerello, gli ha permesso un particolare approfondimento della tecnica nelle sue diverse caratteristiche, acquisendo una conoscenza che ama trasferire ai suoi allievi nei numerosi corsi. Dal 1997 ha iniziato a presentare le proprie opere attraverso personali e collettive, ottenendo un ampio consenso e riconoscimento dalla critica e dal pubblico. continua a pag. 2
IL FUORI ‘THE BOX’ La creatività dell’Italian Style interpretata e rappresentata a Milano nel ’Fuori theBox’ Il supporto per la promozione del genio inventivo italiano.
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I° APPUNTAMENTO 'Maggio 2011'
Spazi espositivi Gallerie d’Arte Show-room Locations alternative Attività aperte al pubblico Sede: via Conte Rosso 5, Milano
Sabato 30 aprile
Domenica 1 maggio
Ore 16,00 Incontro Stampa (accreditati) Ore 18,00 Presentazione Apertura evento Apertura expo Artisti ed Espositori Interventi musicali Intrattenimenti
Ore 12,00 Branch & entertainment Presentazione Artisti e Interventi Critici Incontro Artisti - Espositori Interventi musicali Intrattenimenti
Durante l'intero mese d'esposizione i visitatori potranno partecipare alle manifestazioni in programma anche nelle varie locations circuitate consultando il calendario pubblicato in www.mdarte.it.
Da maggio 2011 ogni mese a Milano IL CONTENITORE CULTURALE MILANESE
www.mdarte.it
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