Nov2014

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APPUNTAMENTI con la

CREATIVITA’

L’IMMANCABILE ARTE DANZA PUNTO DI TEATRO RIFERIMENTO MUSICA MILANESE SPETTACOLO mda

°

1999/2014

CREATIVEVOLUTION 1999/2014

ANNO VII

Novembre 2014


Per secoli la creatività è stata vista come un potenziale divino consegnato a pochi eletti. Ora invece siamo in grado di affermare che tale capacità

non è affatto innata: chiunque la può imparare, con più o meno impegno. È innegabile che vi siano persone più portate, ma come la matematica può essere compresa ed applicata con un po’ di studio e d’impegno, così l’approccio creativo si può imparare ed utilizzare. I risultati non saranno uguali per tutti: coloro che hanno la capacità (questa sì innata) di essere più in sintonia con l’emisfero destro del cervello troveranno più familiare utilizzare questo approccio. Agli altri rimane l’impegno, la pratica ed un po’ di esercizio. Lo spirito creativo non è dunque il dono unico e irripetibile dei giganti dell’arte, della musica, della letteratura è soprattutto una delle forze più misteriose, potenti e rivoluzionarie capaci di animare la vita dell’uomo e anche la sua storia. Lo spirito creativo è l’alito stesso della vita, è dentro di noi, non bisogna soffocarlo nella paura o nella pigrizia, ma liberarlo. Bisogna riconoscere e dare voce alla creatività, per sfruttare appieno ogni risorsa dell’uomo, abbattere i vecchi

schemi e migliorare la vita um E’ a portata di mano e non d genetica, ma dalla cultura, d individuale di sviluppare le po no. Essere creativo non è vincola nella quotidianità è possibile soluzioni alternative al già con E’ quindi il modo di saper utiliz per rispondere alla complessi solo inventare qualcosa di nuo za, ma significa invece trovare al meglio le potenzialità di svi Come un blocco di marmo pr creatività dello scultore, così può essere potenziato da noi temente le funzioni intellettive L’immaginazione, contribuisce re la mente, a farla uscire dag nando la strada alla creatività nel senso sopra descritto. Ogni costruzione della nostra mente è possibile solo a partire dalla nostra esperienza passata e quanto più questa è stata ricca di stimoli, tanto più feconda sarà la nostra capacità presente di immaginare. Il cerchio si chiude quando, sulla base di questi stimoli forniti dalla realtà, siamo capaci di creare qualcosa di nuovo, che si concretizza in una produzione, sia essa di carattere letterario o artistico, come pure di carattere tecnico o scientifico.


mana. dipende esclusivamente dalla dall’ambiente e dalla capacità otenzialità intrinseche di ognu-

ante al mondo dell’arte, anche liberare la fantasia e cercare nosciuto. zzare la plasticità del cervello ità degli eventi, non significa ovo o essere originali per fore soddisfazione nell’utilizzare iluppo del proprio cervello. rende la forma pensata dalla il cervello di ciascuno di noi i stessi, migliorando cosciene. e in modo notevole a disinibigli schemi precostituiti, appia-

La definizione più brillante e chiara venne data dal matematico Henri Poincarè nel 1929: “Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”. La novità e l’utilità sono concetti imprescindibili: essere creativi significa rompere le regole esistenti per crearne delle altre migliori. «Io ho immaginazione, non fantasia» così Gaudí diceva di se stesso. Immaginazione viene da immagine: vedere la realtà delle cose. Le cose come sono, non come la fantasia le elabora. Ecco perchè l’architettura di Gaudí ha questa forza espressiva straordinaria. Le pietre di Gaudí parlano. Gaudì era un poeta, che ascoltava le pietre parlare. Un poeta ha questa capacità di capire queste cose evidenti. L’immaginazione è una forma di impegno mentale in cui noi stessi possiamo trasformare la nostra vita e renderla migliore. By Loretta Dalola


BIANCA DE CAR


A RLI


GENESI DEL PROGETTO Qualche anno fa, discorrendo con il fumettista Alex Miozzi di multimedialità e contaminazioni tra diverse espressività artistiche, arrivammo a considerare la valenza del comics nella realizzazione di una teatralità possibile, in cui l’attore potesse direttamente interagire in scena con l’immagine di un personaggio disegnato, dando luogo a una drammaturgia in cui il testo è accompagnato da un’opera grafica “dal vivo”. Avevo da poco ripreso un mio monologo del 1983, intitolato Gebrek, per farne una lettura interpretata in un teatro milanese nel corso di una rassegna dedicata alla neodrammaturgia. Il testo riporta la follia delirante di un presunto dittatore del futuro che, rivolgendosi direttamente al pubblico, traccia un’impietosa disamina di quello che lui definisce “Vecchio Mondo”, rivelando, con contorni comici e grotteschi, le contraddizioni del presente. Alex si convinse che un personaggio simile potesse essere un possibile personaggio da comics, un antieroe che con cinica ironia descrivesse in realtà, da un fantomatico e tragico futuro, le contraddizioni della società attuale fotografate in “bianco e nero”, emuli dei chiaroscuri dell’uomo contemporaneo. Da qui, l’idea di arrivare a produrre uno spettacolo in cui fossero presenti azione scenica e co-

mics, in simultanea con l’uscita di una graphic novel disegnata da Alex sul mio testo originario. Cominciai quindi a lavorare a un riadattamento del monologo nella luce di una diversa chiave teatrale, coinvolgendo, oltre al comics, le realizzazioni della video performer Francesca Lolli e il disegno luci di Marco Meola. L’obiettivo è la produzione di questo spettacolo, primo step di un progetto di ricerca teatrale più ampio chiamato Caleidos, del quale potete essere promotori e partecipi attivi. (Claudio Elli) PRESENTAZIONE DELLO SPETTACOLO Sinossi Gebrek è uno spietato dittatore che domina il mondo in un imprecisato futuro. Le crudeltà perpetrate nei confronti del Vecchio Mondo, descritte in un linguaggio da Grand Guignol, sono l’espressione nichilista del suo potere vendicativo e beffardo. Ma è un uomo a volere tutto questo o l’immagine di un comics che appare e scompare sovrapponendosi alla sua identità? A un certo punto, nella parte finale, un coup de théâtre svela in fondo la vera natura della sua condotta, riconducibile a quell’altrettanto crudele ipocrisia del Vecchio Mondo di cui egli è


stato involontario testimone e vittima, e dove il fumetto è in fondo il suo alter ego grottesco. Ecco però a questo punto profilarsi un nuovo inquietante interrogativo, in cui permane il dubbio se il terrore e le aberrazioni della sua dittatura sono solo il frutto di una follia generata dalla frustrazione di un singolo o in fondo la logica conseguenza di un’umanità spenta che non sa più amare. Agli epigoni una possibile risposta… Note di regia Gebrek è in fondo l'urlo che accompagna una società alla deriva, una bestemmia che diviene la rabbia vivente nei confronti di un mondo che non sa più riconoscere i propri valori, come l'autenticità di un pensiero, ma è ormai solo il frutto di un'apparenza che proprio dalla distorsione del passato e di pretestuose consuetudini trae la sua linfa degenerativa. L'azione comica che corrisponde al personaggio interpretato da Riccardo Magherini, in interazione con una seconda enigmatica presenza, è la cornice in cui lo sproloquio e il delirio possono dialogare con il comics di Alex Miozzi, i video di Francesca Lolli, un lighting design appositamente studiato da Marco Meola. Il tutto contribuisce a comporre una drammaturgia dove la follia corre sui contorni grafici di un mètacomics, ovvero

la trasposizione scenica dell'immagine da raffigurazione all'interno di una sceneggiatura a interpretazione dal vivo e, quindi, "al confine" tra il segno di una riproduzione e l'azione che esula dalla rappresentazione stessa. Per la prima volta in scena, in concomitanza con l'uscita dell'omonimo libro a fumetti, lo spettacolo vuole focalizzare quale punto di osservazione il bivio tra ciò che è effettivamente vaneggiamento e ciò che corrisponde a una traduzione crudele del presente, dove l'annichilimento e la violenza sono la trasfigurazione futura di ciò che è già in nuce oggi come nel passato. Un monito senza trasporti morali, ma solo la riflessione aperta sui destini di un'umanità che può ancora risvegliare una coscienza, nella consapevolezza di un proprio ruolo dimenticato. (Claudio Elli)


Le concentrazioni di gas serra hanno raggiunto i massimi livelli da 800mila anni a questa parte e se non verranno drasticamente ridotte i cambiamenti climatici impatteranno in maniera "severa, globale e irreversibile" sul nostro Pianeta: a lanciare l'ennesimo grido d'allarme è il rapporto finale del Gruppo di esperti sui cambiamenti climatici dell'Onu (Ipcc), sintesi di tre precedenti report pubblicati quest'anno. Un documento presentato a Copenaghen che racchiude sette anni di lavoro di migliaia di scienziati di oltre 190 Paesi di tutto il mondo ed ha ottenuto l'approvazione dei governi. Ridurre gas serra dal 40 al 70% - "Le emissioni mondiali di gas serra devono essere ridotte dal 40 al 70% tra il 2010 e il 2050 e sparire definitivamente dal 2100 - spiega l'Ipcc -.

La temperatura media della superficie della Terra e degli Oceani ha acquistato 0,85°C tra il 1880 e il 2012. Resta poco tempo per riuscire a mantenere l'aumento della temperatura entro i 2 gradi centigradi" rispetto al 1990, il limite che si è dato la comunità internazionale per evitare conseguenze tragiche per l'uomo è la natura. Uomo responsabile al 95% dei cambiamenti climatici - Per gli scienziati, la causa principale dell'aumento dei gas serra e del riscaldamento del Pianeta, è dovuta principalmente alla combustione di carboni fossili e alla deforestazione. E gli effetti di questa situazione sono già visibili in tutto il mondo: aumento delle precipitazioni in alcune zone e scomparsa in altre; distribuzione alterata delle specie marine e terrestri; raccolti generalmente in calo;


ondate di calore più frequenti in Europa, Asia e Australia. Se il riscaldamento del clima continua, avverte l'Ipcc, le conseguenze saranno gravi in termini di sicurezza alimentare, disponibilità di acqua potabile, inondazioni e tempeste, con un probabile aumento in alcune aree di conflitti per l'accesso alle risorse. Effetti irreversibili se non si agirà subito “Dobbiamo agire ora per ridurre le emissioni di CO2, ridurre gli investimenti nel carbone ed adottare energie rinnovabili per evitare il peggioramento del clima che si riscalda ad una velocità senza precedenti commenta il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon -. L'azione contro il cambiamento climatico può contribuire alla prosperità economica, ad un migliore stato di salute e a città più vivibili", aggiunge Ban Ki-moon che lo scorso 23 settembre ha organizzato un summit dell'Onu sul clima a cui hanno preso parte 120 capi di Stato e di governo. "Quelli che decidono di ignorare o di contestare i dati esposti in questo rapporto, mettono in pericolo noi e le generazioni future", sottolinea il segretario di Stato Usa, John Kerry.L’appello della Francia per un’azione globale - La Francia si appella ad "una mobilitazione universale e immediata" sul cambiamento cli-

matico, mentre per il nostro ministro per l'Ambiente, Gianluca Galletti, "il rapporto Ipcc sui gas serra è una chiamata alle responsabilità per il mondo, serve una presa di coscienza globale". Per il Wwf Italia il rapporto "ci dice che noi siamo la causa dei cambiamenti climatici e che la nostra dipendenza dai combustibili fossili è di gran lunga la principale fonte di inquinamento che sta cambiando il nostro clima. Ora tocca ai Governi".Le soluzioni al problema esistono e sono numerose - "Più aspettiamo, più il cambiamento sarà costoso - avverte l'Ipcc -. Abbiamo i mezzi per limitare il cambiamento climatico, le soluzioni sono numerose e permettono uno sviluppo umano ed economico continuo. Serve solo la volontà di cambiare". Gli esperti sottolineano che sono i paesi in via di sviluppo "i più vulnerabili" perchè hanno meno mezzi per far fronte all'impatto dei cambiamenti climatici. In Europa - secondo un recente rapporto dell'Agenzia europea per l'ambiente (Eea) su 33 Paesi (quindi non solo quelli dell'Ue) 21 si sono già dotati di una strategia di adattamento e 17 - soprattutto in Nord e Centro Europa - hanno anche un piano nazionale. L'Italia lo ha adottato proprio nei giorni scorsi e lo renderà noto a breve. Un incontro internazionale solo a fine 2015 - Il rapporto dell'Ipcc servirà come base scientifica ai responsabili politici impegnati nelle negoziazioni internazionali sul clima, che avranno il prossimo step nella conferenza mondiale sul clima a Lima, il prossimo dicembre, in vista della conferenza di Parigi a fine 2015. Che sarà il vero banco di prova degli impegni mondiali sulla riduzione dei gas serra e della volontà di salvare la Terra da quel punto di non ritorno che ci potrebbe costare troppo caro.


CREATIVITA’ E I

Flynn effect: come mai siamo d Avete mai sentito parlare del Flynn Effect? Riguarda il fatto che il quoziente d’intelligenza medio, nell’ultimo secolo, è cresciuto in modo sostanziale. La storia della sua scoperta è fantastica. Eccovela. Jim Flynn è un politologo americano. Insegna in un’università neozelandese, è antirazzista, si interessa di psicologia e non sopporta l’idea che i neri vengano considerati “intellettualmente inferiori” per motivi genetici: una posizione sostenuta, tra gli altri, dallo psicologo americano Arthur Jensen negli anni Sessanta. Flynn decide di studiare la questione e va a controllarsi i test d’intelligenza che vengono fatti ai ragazzi americani e di altri paesi quando prestano il servizio militare. Scopre che tra il 1920 e il 1950 le prestazioni dei neri crescono molto più di quelle dei bianchi. Scopre inoltre che il valore medio dell’intelligenza, così come la misurano i test, sale di tre punti ogni dieci anni, anche se in modo variabile in diverse parti del mondo. Se l’intelligenza fosse, come sostiene Jensen, in larga misura ereditaria, tutto questo non potrebbe succedere. Dunque, con ogni evidenza, l’ambiente in cui una persona cresce è importante, e un miglioramento delle condizioni ambientali, oltre a far

aumentare, per esempio, la statura media delle persone, ne migliora anche l’intelligenza. In effetti, quando Flynn comincia a interessarsi dell’argomento i ricercatori già sanno di dover aggiornare periodicamente i test d’intelligenza, rendendoli più complessi perché continuino a essere significativi. Ma, sorprendentemente, nessuno si è mai domandato come mai. Flynn sostiene di averci pensato perché non è uno psicologo ma un outsider, e non ha nozioni preconcette. Per inciso: guadagnare tre punti di QI può sembrare una sciocchezza, ma non è così: vuol dire, per esempio, che se un ragazzo di oggi, con un’intelligenza media, tornasse con una macchina del tempo indietro fino al 1910, risulterebbe avere un quoziente d’intelligenza di 130.


INTELLIGENZA

diventati molto più intelligenti? Sarebbe, cioè, più intelligente del 98% dei suoi coetanei. Nel 1980 Flynn pubblica le sue tesi in un libro intitolato Race, IQ and Jensen e provoca uno sconquasso nella comunità scientifica. All’università di Berkeley, scoppiano violente manifestazioni studentesche davanti allo studio di Jensen medesimo. Ma in che cosa consiste il Flynn effect? In sostanza, generazione dopo generazione, tendono a diminuire percentualmente le persone con un’intelligenza davvero bassa (ma non a crescere quelle con un’intelligenza altissima). I motivi per cul l‘intelligenza media cresce sono molti: alimentazione migliore, riduzione delle malattie epidemiche che “rubano” energia al cervello, scolarità più diffusa, maggiore familiarità con i test medesimi, maggior coinvolgimento delle famiglie nell’educazione dei figli, diffusione dei programmi governativi per l’educazione delle classi più disagiate, maggior diffusione delle tecnologie, maggior numero di stimoli ambientali, maggiore parità tra maschi e femmine. Tra l’altro, la maggiore scolarizzazione ha positivamente influenzato in modo sostanziale anche i risultati ottenuti dalle donne nei test d’intelligenza. Nel 2012 Flynn segnala che, sempre grazie al mi-

glioramento del fattore ambientale, le donne ormai ottengono nei test risultati analoghi, e qualche volta lievemente superiori, a quelli dei maschi. Se volete approfondire, Flynn medesimo vi racconta in questa bella Ted Conference come nell’ultimo secolo ci siamo guadagnati la capacità di categorizzare, usare il pensiero astratto e fare ipotesi: tutte conquiste brillanti. Sono anche migliorati i risultati medi ottenuti nel SAT (Scholastic Aptitude Test) che misura le capacità linguistiche e matematiche. Tutto ciò non vuol dire che, anche se in cento anni siamo diventati tutti più intelligenti tanto da obbligare gli studiosi a modificare le scale di misurazione, il processo continuerà all’infinito. Per esempio, in Norvegia, Gran Bretagna e Danimarca, dice di Telegraph a conclusione di un buon articolo sul tema, gli effetti sembrano essersi rallentati o fermati (in Italia non si sa, e non sono riuscita a trovare neanche mezzo dato affidabile). In generale, comunque, tutto ciò può significare che, almeno in alcuni paesi sviluppati, in media le persone stanno raggiungendo o hanno già raggiunto il loro massimo potenziale, e che il divario con i paesi in via di sviluppo (e questa è comunque una buona notizia) si sta contraendo. Tuttavia molte questioni restano aperte: diventando più intelligenti, siamo anche diventati più creativi? E che rapporto c’è tra intelligenza, creatività e tecnologia? Vuol dire che torneremo a parlarne presto. Testi e immagini tratti da ‘Nuovo e utile’ Fonte: www.nuovoeutile.it Concessione ‘Nuovo e Utile’ - redazione@nuovoeutile.it.



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