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MILANO
MILANO Arte e cultura del milanese
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artMagazine
novembre2010 Michela Sala
TINAMARIA MARONGIU
Salvador Dalì Spesso se capita di parlare d'arte o meglio di mostre e si chiede il nome di un pittore esce Dalì: un nome usato di frequente, anzi abusato. Facile conoscere chi è, ma di solito è l'esito della sua personalità! Frutto di un processo mediatico? Anticipatore di tempi? Pop star? E si attizza sempre la curiosità. Dopo la grande retrospettiva di Palazzo Grassi a Venezia di qualche anno fa che prevedeva l'opera omnia del pittore catalano, di lui in Italia non si è visto molto negli ultimi tempi. Ora a Palazzo Reale di Milano, dopo oltre cinquant'anni dall'ultima mostra in questa sede, sono arrivate le opere e il curatore – Vincenzo Trione - propone una lettura nuova, lontana dai soliti aneddoti. Si tratta del "paesaggio", di come mette in scena i luoghi e dai quali traspare che può essere definito "pittore geografico". Rappresenta la terra con il suo aspetto naturale, le modificazioni e i fenomeni. Anche quando è definito surrealista, Salvador Dalì (Figueras 1904- 1989) è fuori dal gruppo per la sua dimensione metafisica. Costruisce un grande palcoscenico – dell'inconscio – aggiungendovi le ossessioni, eterne, di tutti. Quando re-inventa i luoghi che ha conosciuto, essi appaiono sfaccettati come la sua terra di Figueras, là dove i Pirenei scendono al mare al confine tra Spagna e Francia, con i suoi scogli, i pescatori e la luce mediterranea. E i dettagli sono nitidi, si tratti del primo piano o dello sfondo: l'atmosfera è sempre limpida, quasi un miracolo meteorologico, che fa pensare a Piero della Francesca o a Vermeer. L'esposizione è allestita per affinità geografiche e non filologiche come capita spesso di vedere, supportati da Oscar Tusquets Blanca, architetto scenografo e teatrale e, per di più, testimone vivente del Maestro. I capitoli e i paragrafi riguardano il guardare dietro e intorno a sé attraverso i paesaggi storici, l'esaminare il dentro di sé con quelli autobiografici e l'andare oltre con quelli dell'assenza. Per la prima sezione sono presenti ‘La Venere di Milo’ con tiretti e Melanconia Atomica mentre le Tre età e la Ricerca della quarta dimensione approfondiscono l'esaminarsi interiormente. L'immaginario surrealista diventa tangibile nella Stanza dei Desideri, dove è ricostruita la celebre Stanza di Mae West con gli specchi utilizzati a Figueras sostituiti da schermi televisivi come dovevano essere in realtà e mai realizzati. Nella stanza del silenzio è presente il Cristo Crocefisso, con il quale Dalì, religioso a modo suo, dichiara la necessità del sacro: nella scena mancano tutti i segni della passione e del dolore, la testa del Cristo è piegata verso destra, non guarda il visitatore, è già alla ricerca di un'altra dimensione. Con il passare del tempo si fa sempre più forte l'assenza della figura umana sino alla sua sparizione ed al trionfo del paesaggio. Lo testimonia l'ultimo dipinto ad olio prima della sua morte con Il rapimento di Europa: un monocromo azzurro, squarciato da lacerazioni, come una crepa automatica. La mostra si conclude con un epilogo nel quale è documentato il rapporto tra Dalì e Walt Disney: sono quadri che rivelano rimandi alla classicità, ricordi rinascimentali e atmosfere metafisiche. Un giorno di felicità La città di Como festeggia la ventesima edizione della mostra internazionale d'arte tessile con un'interessante esposizione curata da Luciano Caramel, nell'ex Chiesa di San Francesco, una struttura ricca di fascino. Dopo un approfondito lavoro di selezione delle numerosissime opere di fiber art, di venti centimetri di lato provenienti da tutto il
rappresentazioni statiche dell’Essere in costante divenire
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APERTURA 6 novembre 2010 dalle ore 19,00 mondo, ora i cinquantaquattro minitessili e le installazioni sono offerte alla visione del pubblico. Rispetto, speranza, positività, condivisione, tolleranza sono i soggetti liberamente ispirati all'omonimo libro di racconti di Isaac B. Singer, scrittore polacco insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1978. Come il piccolo protagonista anche gli artisti esprimono in queste opere momenti di felicità che si possono nutrire pure in periodi difficili come l'attuale: sono per esempio, i contatti con la natura e l'ambiente, gli affetti, la musica, il gioco e la fratellanza che suggeriscono ripensamenti ora tradotti in opere validissime. La luce soffusa che si diffonde nello Spazio culturale Antonio Ratti nella sua sede del mirabile edificio del 1200, si riversa sulle opere finaliste e le numerose installazioni, realizzate per la maggior parte da donne e pervenute in numero sorprendente da tutti i cinque continenti. La mostra, oltre che nell'ex tempio dove sono esposti i minitessili e il maggior numero di installazioni, si snoda anche in slarghi e piazze di Como. Sono numerose le presenze di artisti che spaziano dal mondo latino all'Asia, dai paesi nordici a quelli dell'Est Europeo. Solo qualche esempio e per porre l'accento sul concetto di 'felicità' faccio qualche nome poiché tutte andrebbero descritte: ecco l'opera della brasiliana di origine cilena, Barbara Andrea Palomino Ruiz che lega tra loro centonovantadue mini personaggi stretti in cerchi, che ballano l'antica danza cilena della Cacharpaya e l'interpretazione di Ana Zlatkes che rappresenta in Amor due nonne tessitrici che parlano tra loro di nipoti e vita quotidiana. Ed ancora l'italiana Giusy Marchetti ci stupisce con un ricordo degli anni '70 legato a Lucio Battisti, "Mi ritorni in mente" interpretato con una straordinaria Fiat 500, originale, ricoperta da undicimilaottocento metri di filato all'uncinetto. Le installazioni che parlano di storie, oggetti e ricordi hanno varie dimensioni e suggeriscono come essere più felici oggi. Al Museo Archeologico Giovio, altro esempio, grandi figure di ferro riciclato da forchette, coltelli e cucchiai, è sistemato il messaggio dello scultore africano Freddy Tsimba, nato e cresciuto a Kinshasa che con "On the other bank of life" cerca un mondo dove si accettino, al di là delle differenze, gli altri. Eventi e performance che esprimono tutta l'energia di Un giorno di felicità si moltipli-
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cano in tutta la città di Como, dal Museo Didattico della Seta a quello Archeologico, dal Chiostrino Sant'Eufemia alla Biblioteca Comunale, alla Camera di Commercio alla Hästens Store che presenta Il letto dei sogni, un'installazione creata con Angela Missoni. Valerio Adami Locarno è una piacevole cittadina sulla sponda settentrionale del Lago Maggiore ed è conosciuta principalmente per il Festival internazionale del film, poi come meta turistica favorita dal microclima che consente alla vegetazione mediterranea di prosperare, ma non è da sottovalutare che sia nota per la sua pinacoteca civica - Casa Rusca – ricca d'opere d'arte ed esposizioni temporanee, sistemata in un palazzo restaurato del XVIII secolo. Nelle belle sale della galleria sono ora messi in mostra i quadri, di grande formato, realizzati da Valerio Adami, uno dei protagonisti dell'arte europea attuale che ha vissuto e lavorato in molte città sparse nei quattro angoli della terra: dall'Europa agli Stati Uniti, dall'America Latina a Cuba ed anche in India. Artista molto versatile, Valerio Adami (Bologna 1935) è l'artefice di uno stile originale che rappresenta il suo pensiero con colori puri privi di chiaroscuro, circoscritti da un contorno nero e ben definito. La nitidezza delle linee e la saturazione dei colori rendono la sua poetica spaesante. All'inizio Valerio studia a Milano presso l'Accademia di Brera con la guida del professor Funi; la sua pittura è di tipo espressionista, ma con il passare del tempo si pone il problema del recupero della figurazione: Adami lo risolve seguendo i modelli della Pop Art americana. Passa, per così dire, dall'influenza di Francis Bacon a quella di Roy Lichtenstein per sviluppare un tipo di racconto fuori dell’ordinario, a volte anche ironico, dove le cose di tipo comune diventano simboli, anche sessuali, dei nostri tempi. Attraverso le sale espositive e il succedersi di una sessantina di quadri, per opera del curatore Rudy Chiappino, appare il mondo di Adami, con i suoi soggetti tratti dalla vita quotidiana e caratterizzati dalla determinazione. Sono lavori compiuti tra la metà degli anni Sessanta e i giorni nostri, con alcune tele realizzate per l'occasione. È così possibile comprendere l'evoluzione dell'artista attraverso le tematiche che lo hanno caratterizzato. Tramite un 'classicismo rivisitato' Adami presenta sia ritratti di personaggi che hanno contraddistinto la cultura contemporanea, che sue riflessioni. Le tele nascono da ricordi di viaggio, paesaggi visitati o esperienze vissute ed è proprio in questo che risiede la forza di Adami: ha interpretato queste situazioni con il suo personale linguaggio pittorico.
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