Quotidiano Meeting_21agosto2015

Page 1

ANNO 25 Numero Due Venerdì

MEETING

PRIMO PIANO Persona e senso del limite. Partecipa monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. Introduce Davide Perillo. Sala eni B1

11.15

O N A I D I T O U Q

21

Il mio impegno per l’Afghanistan e la democrazia. Partecipa Rula Ghani. Introduce Roberto Fontolan. Con intervento di saluto di Emilia Guarnieri. Sala eni B1

13.00

PRIMO PIANO Una comunità alle periferie: la Chiesa “villera” a Buenos Aires. Partecipa Carlos «Charly» Olivero. Introduce Davide Perillo. Auditorium Intesa Sanpaolo B3

15.00

Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno? Partecipa Mauro-Giuseppe Lepori. Introduce Emilia Guarnieri. Auditorium Intesa Sanpaolo B3

17.00

AGOSTO 2015

Buccellati e l’amico ucciso dall’Isis p. 2

L’avventura della Pars p. 7

Kinder+Sport Village p. 13

L’imam Azzedine Gaci, il cardinale Jean-Louis Tauran e il rabbino Haïm Korsia

La religione non divide Mattarella e l’ideale personalista di GIORGIO VITTADINI on lo conosciamo ma ci determina, detta la trama della nostra quotidianità, consapevoli o meno che ne siamo. Il titolo del Meeting 2015, «Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?», parla di quel qualcosa che urge la nostra esistenza ed emerge in modo perentorio soprattutto nelle situazioni limite. O nelle emergenze, come quella che ha scosso l'opinione pubblica italiana questa estate: la morte

N

di alcuni giovani a causa di sostanze stupefacenti consumate in alcune discoteche. Non è un mistero che ogni giorno vengono prodotti nuovi tipi di droghe sintetiche pericolosissime che circolano facilmente anche in tante scuole della penisola e sono consumate da ragazzi sempre più giovani. Anche l'alcolismo si sta diffondendo tra i giovanissimi tanto che, secondo un recente studio, l'alcol alla guida è la prima causa di disabilità e mortalità diretta o indiretta per i giovani fino ai 24 anni di età. Un altro modo di drogarsi, legalizzato, con conseguenze devastanti. Uscendo da questa ipocrisia consacrata si capisce che non bastano provvedimenti legislativi di fronte alla vastità del problema. Di recupero dalle dipendenze si è parlato

in uno degli eventi della giornata inaugurale del Meeting, attraverso l’esperienza della cooperativa sociale Pars “Pio Carosi” di Corridonia, in provincia di Macerata. Nell’incontro si è denunciato il fatto che la strategia prevalente dei servizi pubblici non è puntare alla liberazione dalla dipendenza, bensì di tamponare il problema “metadonizzando”, lasciando cioè le persone ai margini vita natural durante. L’ambizione della Pars è ben altra, come ha raccontato José Berdini: «è l’interesse per la vita, la realtà, la bellezza, e per tutto ciò che è degno di essere vissuto quello che manca a questi ragazzi. E noi li aiutiamo, con il lavoro e iniziative di diverso tipo, a riprendere coscienza di sé, come portatori di una vita più grande che c’è in loro». Ci vuole una grande forza, una grande libertà e

speranza per decidere di rieducare qualcuno che sembra perso a un corretto rapporto con se stesso. Ma da dove può venire questa forza? Nessuno sembra più nemmeno chiedersi da dove nasca il bisogno di sballarsi a tutti i costi, di affogarsi in un divertimento che è solo cancellazione della realtà per poche ore. Silvio Cattarina, responsabile di un’altra comunità di recupero, L’imprevisto di Pesaro, fa notare che da tempo non si dice più “drogarsi”, ma “farsi”, ad indicare il tentativo di colmare da sé quella mancanza di fronte a cui non si riesce a stare. Mancanza che è strutturale in tutti, anche in chi si sente a posto e fa “finta di essere sano”, come diceva Giorgio Gaber, mancanza che è bisogno di quel qualcosa o qualcuno che aspettiamo (segue a pagina 9)


PRIMO PIANO 2

21 agosto

Il nostro io è nato con Abramo «L’uomo è persona da quando si è sentito chiamato». Parla Ignacio Carbajosa, curatore della mostra sul patriarca C’è un momento in cui la luce irrompe nella stanza e Dio si svela agli uomini. La mostra su Abramo, allestita nella piazza del padiglione C1, è come una seconda nascita. Dalle tenebre alla luce del Mistero. Ce lo racconta il professor Carbajosa. Come mai, proprio in questo periodo storico, proporre un percorso sulla figura di Abramo? Attualmente viviamo in un contesto in cui la persona non capisce il proprio io. Già il titolo del Meeting aiuta tantissimo, perché sottolinea la presenza di un tu. La gente oggi non conosce l’esistenza di un tu e, di fatto, si muove a tentoni, fa dei tentativi con le problematiche affettive, professionali, quotidiane e poi dice di non capire Dio. Don Giussani, parlando della nascita dell’io, non propone come soluzione di andare dallo psichiatra o di analizzare le cause, semplicemente dice di andare dallo storico, in quanto l’io ha una data di nascita ed è proprio con Abramo. Per questo abbiamo pensato di allestire una mostra per aiutare le persone a identificare storicamente quando è nato l’io così come lo conosciamo. Qual è il collegamento tra la “nascita dell’io” e la frase di Luzi, tema del Meeting di quest’anno? Mario Luzi è capace di dire “di che è mancanza questa mancanza, cuore?” Questa è una domanda della tradizione cristiana-occidentale, la quale sa che c’è un tu e che “sei tu che mi manchi”. Magari non conosco il tuo volto, ma so che ci sei. I mesopotamici prima di Abramo non sapevano dare del tu al Mistero. C’è voluto un avvenimento storico per questo. Anche Leopardi dà del tu a quel Mistero quando scrive: «Come solinga è fatta/ la mente mia d’allora/ che tu quivi prendesti a far dimora!». Da quando sei entrato, la mia mente è nostalgia di te.

L’ingresso della mostra su Abramo. L’immagine è tratta da un opera del Caravaggio

«I mesopotamici prima di Abramo non sapevano dare del tu al Mistero. Serviva un avvenimento storico»

Cosa ha significato incontrare Abramo attraverso gli studi compiuti? In questi ultimi mesi mi ha fatto tanta compagnia. In particolare, la prova del sacrificio di Isacco è stato un passaggio decisivo. Si percepisce come Abramo, dal momento in cui inizia il suo rapporto con Dio, arrivi ad avere una certezza su quel tu, ad avere una familiarità tale che, nel momento in cui il Mistero gli chiede qualcosa, anche se non capisce, pesano di più la certezza e la fiducia. Se Abramo, infatti, riesce a fidarsi del Signore, in funzione di di un percorso già fatto, allora anch’io, ripensando al mio

cammino e rapporto con Lui, posso dire: «Ti appartengo. Non capisco, ma ti appartengo». L’aver riconosciuto questa appartenenza attraverso la sua storia è stato essenziale. Ciò che più colpisce della mostra è come il mesopotamico Abramo sia riuscito ad ubbidire al Mistero, quando noi spesso, anche per delle piccolezze, non ci riusciamo. Cos’è l’obbedienza? E come si fa ad obbedire? L’etimologia della parola obbedire ci dice molto: dal latino “ob-audire”, qualcosa che c’entra con ascoltare. Se io non stabilisco un rapporto e non sento un tu che mi indirizza con una voce, non c’è obbedienza eterna. Infatti, non è ragionevole obbedire a certe richieste. Esiste un’obbedienza che non è ragionevole e non tiene. Parlo delle dittature e dei regimi totalitari. Invece quando c’è un tu che mi viene incontro, come con l’amata o i genitori, e che ascolto, allora io do fiducia a quel tu. È a quel punto che l’obbedienza diventa ragionevole, anche se non si capisce del tutto. Io mi fido di mio padre, del mio moroso, anche se non capisco tutti i fattori e così funziona anche con Dio. Come si fa a capire invece quando si tratta di un’obbedienza irragionevole? Perché non sempre i genitori o il moroso sanno chi sono veramente o hanno il cuore aperto al Mistero. È per questo che occorre un percorso di conoscenza e un tempo della verifica. Per esempio, il figliol prodigo ha avuto bisogno di andare via da casa e di disubbidire al genitore, per fare un certo percorso di esperienza e ritrovare tutta l’esperienza di tenerezza e libertà del padre che lo ha lasciato partire. Diciamo che il figliol prodigo ha ritrovato la ragionevolezza di essere all’interno di quella casa. Margherita Dahò

Il professor Giorgio Buccellati a colloquio con don Ignacio Carbajosa

«Con i profughi e i migranti stiamo diventando come l’Isis» Forte monito dell’archeologo Giorgio Buccellati, collega e amico di Kahled Asaad, ucciso tre giorni fa dai terroristi del Califfato A partire della figura storica di Abramo, Giorgio Buccellati, archeologo e professore all’Università della California a Los Angeles, analizza le ideologie del nostro tempo e ricorda il collega scomparso. «Khaled era un caro amico e sono molto addolorato per la sua scomparsa. Quando era già il direttore delle antichità e ci ha ospitati per un mese intero, durante il quale abbiamo fatto tutta una ricognizione della steppa intorno a Palmira». Nel corso dell’incontro Buccellati ha anche chiesto un minuto di silenzio per commemorare Asaad. Abramo è al centro di questo Meeting. Cosa rappresenta per lei? Abramo ha un modo di concepire la spiritualità che è opposta al modello mesopotamico. Infatti la spiritualità politeistica ci dimostra una certa volontà scientifica del mondo mesopotamico, come, per

esempio, il desiderio di parcellizzare la realtà riducendola a elementi che siano logicamente comprensibili e controllabili. Questa religiosità è molto simile alla fede nel progresso che vediamo nella modernità, di cui si possono trattenere molti aspetti positivi. Tuttavia, Abramo ci dice che questa visione del cosmo ha dei limiti perché la realtà è incondizionata e ci condiziona inesorabilmente, infatti, alla fine moriremo tutti. Non è un metodo il progresso, in ultima analisi è un credo. Il limite della fede nel progresso è strutturale e ontologico perché è personale, non è logico. Nella realtà abramica, il limite ha una sua individualità ed ha capacità d’individuazione. L’originalità di Abramo sta nel dare del tu al fato, aspettandosi quindi un dialogo dove le promesse non sono mai vissute come un inganno e dove l’assoluto ha una sua vo-

lontà e addirittura una capacità di amare. Questo desiderio di controllo della modernità, declinato in modo perverso, per esempio, nel terrorismo, come si scontra con la mentalità innovativa di Abramo? L’ideologia della violenza si appropria dell’assoluto in maniera diversa da quella scientifica perché vuole imporre qualcosa che altri non accettano. Potremmo valorizzare molti aspetti positivi dell’illusione del progresso mentre non possiamo abbracciare nessun aspetto del terrorismo, perché vuole imporre una logica di violenza. Questa logica parte anch’essa da presupposti di autodeterminazione fino ad arrivare a voler determinare con la forza anche la libertà degli altri. In una recente intervista lei ha detto che «l’archeologo ricostruisce la sensibilità e l’esperienza di

tradizioni interrotte ». Perché, secondo lei, l’Isis teme l’archeologia, come dimostra l’assassinio di Khaled Asaad? Da un lato occorre rilevare l’aspetto prettamente ideologico cioè l’idea che il terrorismo voglia eleminare le culture alternative e i suoi rappresentanti. Credo però che questa lettura sia una trappola mediatica perché vi sono degli aspetti nascosti: i fondamentalisti puntano ad arricchirsi, per questo sono interessati ad appropriarsi di beni che siano fonte di guadagno. L’altro aspetto che a loro interessa è quello di incutere terrore, i fanatici vogliono diffondere sentimenti di

paura e, così facendo, riducono la capacità di resistenza degli altri. L’enfasi mediatica è pericolosa perché favorisce questi sentimenti. Il terrore limita le nostre capacità di cooperazione. Ci tengo a dire che la mentalità dell’Isis è dentro di noi perché riduce le libertà civili, com’è riscontrabile nel nostro atteggiamento di fronte ai profughi e ai migranti, dettato sommariamente dal terrore. Stiamo diventando come loro perché agiamo in rapporto alla paura che ci provocano. Questa è la vittoria dell’Isis. Sicuramente occorre proteggerci, ma senza abdicare ai nostri valori. Benedetta Parenti


PRIMO PIANO 3

21 agosto

Il saluto di Ban Ki-moon «Favorite la riconciliazione» È giunto ieri al Meeting per l’amicizia tra i popoli un messaggio augurale del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Ne ha dato lettura la presidente del Meeting, Emilia Guarneri, in apertura dell’incontro inaugurale, dedicato al ruolo delle religioni monoteiste per la lotta al terrorismo e la costruzione di una civiltà dell’incontro e della pacifica convivenza tra popoli diversi. «Desidero esprimere – scrive Ban Ki-moon – un cordiale saluto a tutti i partecipanti al XXXVI Meeting per l’amicizia fra i popoli e congratularmi per un incontro così animato, che vede la partecipazione di migliaia di persone di diverse fedi, culture, e tradizioni, unite per l’amicizia e la pace». «Il nostro mondo di oggi –

prosegue il messaggio – è segnato da conflitti, disuguaglianze, e divari crescenti. Tuttavia, ovunque mi rechi, vedo anche persone che favoriscono la comprensione, la riconciliazione, e la speranza. Questo è ciò che vi porta a Rimini. E questo è ciò che porterà i leader mondiali, tra cui Sua Santità papa Francesco, a New York il mese prossimo». «A settembre – ha annunciato il segretario dell’Onu – adotteremo una nuova Agenda per lo sviluppo sostenibile al fine di trasformare il nostro mondo entro il 2030. Lavorando assieme, possiamo riuscirci. Io credo nella forza delle persone, degli ideali, e del cuore umano. Vi ringrazio per esservi riuniti al fine di immaginare un mondo migliore e per costruirlo insieme».

Azzedine Gaci, il card. Jean-Louis Tauran e il rabbino Haïm Korsia ieri al Meeting per il dibattito inaugurale

Dio non è morto, qui lo vedi Tauran, Gaci e Korsia: le fedi creano incontro, non guerra Un ebreo che, il giorno dopo l’attentato omicida al supermercato kasher di Parigi pronuncia queste parole: «É questo il perdono: non essere prigioniero del giorno precedente. Di questo ha bisogno la Francia». Un imam che organizza un pellegrinaggio in Algeria sui luogo dell’uccisione dei monaci trappisti. Persone non comuni. Entrambe hanno accettato di misurarsi in pubblico con l’affermazione di un cardinale di Santa Romana Chiesa, che cioè le religioni non sono problema ma parte della soluzione di quella «terza guerra mondiale combattuta a pezzi», come dice il Papa, in cui parte eclatante gioca il terrorismo islamico di matrice religiosa. Il rabbino è il capo degli ebrei di Francia, Haïm Korsia. L’imam è il rettore della moschea di Villeurbaine (Lione), Azzedine Gaci. Il cardinale è l’uomo di Francesco (e prima, di Benedetto) per il dialogo interreligioso, Jean-Louis Touran. LA PAROLA CHIAVE – «Dio non è morto, venite e vedete». Anzi, diciamola tutta: «Venite al Meeting e vedrete». Parola di Tauran. Come dire: le parole con cui Gesù ha invitato a casa sua i primi due, oggi, nel 2015, smentisco-

no il Nietzsche di «Dio è morto, noi l’abbiamo ammazzato» che sono la quintessenza della dominante mentalità nichilista . E un punto per vedere in atto che Dio morto non è, e che anzi non deprime l’uomo ma fa il suo bene, è un luogo di incontro dove l’altro è un valore interessante e non una seccatura ostile, è il Meeting. NOÈ E…ZUCCHERO – Dio non è morto. Questo garantisce che l’altro è una risorsa, un bene per me, un valore. Il rabbino capo Korsia punta moltissimo su questa condizione basilare del ruolo positivo che le religioni possono esercitare. Ognuno segue e cerca la verità come l’ha incontrata, ma per nessuno la verità è un possesso. Questo sostiene Korsia. E dunque «io posso e debbo alimentarmi della verità perseguita dall’altro nel momento stesso in cui racconto come seguo la verità che io ho riconosciuto». Sorprendente la carrellata di esempi tratti dalla Bibbia: letto bene, il libro sacro del popolo geloso della sua identità religiosa rivela una sorprendente apertura all’altro che Dio stesso vuole. Ietro, suocero di Mosè, che lo invita ad avere nello sguardo la verità dell’Egitto; Dio stesso che

stoppa la distruzione di un tempio idolatra perché lì arriva cibo per i poveri. Noè sbronzo mentre deve ricostruire, come Zucchero che fa sapere di bere molto quando deve comporre. Ma poi, come all’artista il pezzo viene, a Noè riesce di mettere insieme i suoi tre figli perché possano insieme costruire il mondo nuovo. Morale: la stima per l’altro che la religione ebraica insegna è ben altro dalla «tolleranza», moderno concetto che significa «tu non significhi nulla per me, anzi mi stai notevolmente sulle scatole, ma sono moderno e ti lascio vivere basta che non mi rompi». Invece, dice Korsia, «la perfezione dell’uomo è la sua perfettibilità, quindi

La religione non deve farsi strumentalizzare dalla politica, e nemmeno mettersi al suo posto in una logica di potere

è uno strutturale bisogno dell’altro». OLTRE LA TOLLERANZA – Converge Azzedine Gaci: «Questo è il Meeting del vivere insieme», Il professore musulmano franco-algerino ha voluto non dare per scontato il titolo dell’incontro, e perciò ha messo in rilievo che le religioni non sono problema ma effettiva soluzione ad alcune condizioni: conoscenza, rispetto, sguardo positivo sull’altro. Chi pensasse che questi ragionamenti riguardano solo la sfera degli atteggiamenti personali sbaglierebbe. Infatti Gaci ne ha fatto derivare un piccolo ma fondamentale elenco dei valori fondamentali di una società che dalle tre religioni non possono che avere piena approvazione perché si radicano nella natura dell’uomo come figlio di Dio: il rispetto della dignità umana, l’uguaglianza degli esseri umani, la libertà di coscienza, la libertà religiosa. RELIGIONE E POLITICA – Su questo nervo scoperto della relazione tra religione e politica si è soffermato in particolare il cardinale Tauran. La prima idea è che Nietzsche o non Nietzsche, la religiosità è un’esigenza insopprimibile dell’uomo. In ogni caso, per

ABBONATI ORA! A chi sottoscrive o rinnova l’abbonamento durante il Meeting in regalo il Dvd dell’incontro con papa Francesco del 7 marzo. Passa allo stand di TRACCE nella hall centrale del Meeting

Anche su iPad! SUL SITO www.tracce.it Seguici su

Facebook e

Twitter

news e approfondimenti

Tauran, «dalle religioni non può trarsi nessuna giustificazione per gli atti terroristici», anche se i seguaci delle religioni possono essere violenti. Ma in ogni caso «oggi non esistono conflitti religiosi». Il giudizio è molto netto. I conflitti hanno natura economico-politica, e possono strumentalizzare la religione: per «legittimare la politica così che da fattore etico diventa etnico»; o quando si pone come «una lega di potere sostituendosi al governo». Occorrono invece per il cardinale «relazioni di fiducia tra uomini delle religioni e leader politici, dove ci sia « fiducia, comune tensione al bene comune che sa apprezzare i valori religiosi senza confondere i piani». «Ebrei cristiani e musulmani – ha sottolineato Tauran – condividono la professione della dignità umana che viene da Dio, l’idea che dunque siamo una sola famiglia umana e che esiste un bene comune universale. Sicché non si può riflettere sul futuro della società senza le religioni. Del resto i credenti sono al contempo pienamente cittadini corresponsabili della loro società, non dei richiedenti asilo». Maurizio Vitali


la libreria del meeting PADIGLIONE A3

ore 17.00 Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno? Con Mauro-Giuseppe Lepori

Ad ogni acquisto un Buono Sconto di 5 Euro valido su www.itacalibri.it

libreria Jaca Book Rimini

MONDO UN MONDO UI PPUOI UOI IN CCUI COSTRUIRE COSTRUIRE TUO FUTURO FUTURO E ILIL TUO PPOSSIBILE. OSSIBILE. SCOPRI LE NOSTRE SOLUZIONI PER INTEGRARE LA TUA PENSIONE BENEFICIANDO ANCHE DI VANTAGGI FISCALI. Ti aspettiamo in filiale per un check up previdenziale gratuito. M Messaggio e s s a g g i o promozionale p r om o z i on a le riguardante r i g u a r d a n t e forme for me pensionistiche p ens i onis t i c h e ccomplementari. om p lemen t a r i . Prima P r im a dell dell’adesione ’a de s i on e le leggere g g er e le NNote o t e Informative I n for m a t i v e e i Regolamenti R e g ol a men t i e pper er il PPiano i a no IIndividuale n di v i du a le PPensionistico ens i onis t i c o di ttipo ip o aassicurativo s s i c u r a t i v o aanche nc h e le CCondizioni on di z i oni ggenerali en er a li di CContratto on t r a t t o dis disponibili p onib ili ppresso resso le ffiliali ili a li dell dellaa BBanca a nc a e ssul u l ssito i t o in internet t er n e t del ssoggetto o g g e t t o is istitutore t i t u t or e w www.intesasanpaolovita.it w w. in t e s a s a np a ol o v i t a . i t

w www.intesasanpaolo.com w w.in tesa sa npaolo.com

VI ASPE T TIAMO: pia z za In tesa Sanpaolo, padiglione A1


PRIMO PIANO 5

21 agosto Rula Ghani, moglie del presidente afghano Ashraf Ghani, in visita al Meeting

mesi fa la notizia della morte di Farkhunda, linciata da una folla inferocita che l’accusava di aver bruciato una copia del Corano. «Conosco la famiglia di Farkhunda – dice la first lady al Corriere – sono venuti a parlarmi. È un caso inquietante. Usciamo da ventitré anni di conflitti e di guerra civile, la violenza non è sparita dalla nostra società: coesiste con i tentativi di applicare la legge. La gente ha dimenticato i valori, l’etica, l’umanità». Ma il caso della giovane donna uccisa non è l’unico che trova spazio nelle sue parole: altre donne che hanno sfidato la società patriarcale e che ora subiscono minacce e ritorsioni hanno trovato in Bibi Gul, il nome afghano della first lady, un conforto e un aiuto. «Io non faccio politica», raccontava all’Associated Press in un’intervista a maggio. Quello che fa, dice, è ascoltare. Eppure Rula Ghani non si considera una femminista, è «un termine che significa cose diverse per persone diverse. Io mi occupo di donne e anche di uomini, e quanto libanese e americana. di bambini. Di esseri umani». Oggi sarà al Meeting, alle 13.00 Anche se inevitabilmente le nella sala Eni, pad. B1, per parlare donne si trovano al centro del del suo Afghanistan e dell’impegno suo impegno. In molte interviste che ha svolto da ha denunciato il quando si è trasfemodo in cui i rita a Kabul, dodimedia occidentaci anni fa. li ritraggono le «La gente ha Prima di seguiafghane, vittime re il marito nel padi una dimenticato i valori, indifese lazzo presidenziasocietà misogina l’etica, l’umanità. le, ha lavorato per e di antiquate sei anni con la Il mio ruolo non è fare tradizioni relifondazione Agiose. Ma questa politica, ma dire al è solo una parte schiana, un’organizzazione non mondo che queste donne della verità. «Ugovernativa che si no dei miei ruoli occupa dei bambi- sono veramente forti» – spiegava anconi che vivono per ra all’Associeted strada. Press – è quello In un’intervista di dire al mondo rilasciata al Corriere della Sera, a che queste donne sono veramenpochi giorni dall’apertura dei padite forti. Certo, vivono in condiglioni riminesi, Ghani ha parlato zioni estreme, impensabili per un della difficile condizione in cui si occidentale, ma mostrano una retrovano le donne afghane. Non è sistenza e un’intraprendenza tali, un mistero che in quanto a parità di che meritano di essere riconodiritti la Repubblica islamica si sciute per questo. Non per la loro piazzi agli ultimi posti della classidebolezza». fica mondiale. Risale a solo pochi Francesca Capitelli

La first lady tra i chador Rula Ghani, moglie del presidente dell’Afghanistan, racconta oggi l’impegno per il suo Paese. Non fa politica, ma ha a cuore la dignità delle persone e del popolo, e il rispetto per la donna Quando Ashraf Ghani ha pronun- esponenti conservatori delle élite ciato il suo discorso inaugurale co- religiose e politiche. me presidente della Repubblica iMa non è l’unico motivo per cui slamica dell’Afghanistan in set- i suoi nemici le si scagliano contro. tembre, ha fatto Rula Ghani ha qualcosa che posessantasette anni che persone si saed è libanese di rebbero aspettate: nascita. Ha stuha ringraziato sua «Usciamo da ventitré diato in Francia moglie, Rula anni di guerra civile, durante le conteGhani, per il suo stazioni studentela violenza non è lavoro e il suo sche, all’Univerimpegno al servisparita dalla nostra sità americana di zio del Paese. Beirut, dove ha società: coesiste Un gesto rivoconosciuto Ashluzionario, se si raf, e ha preso un con i tentativi considera che nei in giornadi applicare la legge» master suoi dieci anni allismo alla Columla guida della nabia University. È zione, Hamid cresciuta in una Karzai non era famiglia cristiana mai apparso in pubblico in compa- maronita e in tutti questi anni, nognia della moglie, soprannominata nostante non voglia ostentare la sua la “first lady invisibile”. fede, non ha mai abbracciato l’IInvece, fin da subito, la figura slam. Per questo è considerata una dirompente di Rula Ghani ha scar- straniera dal suo stesso popolo. Aldinato il rigido sistema maschilista cuni addirittura la accusano di esafghano, che vuole le donne rele- sere una spia d’Israele e di voler gate in un ruolo d’inferiorità, fa- convertire il popolo al cristianesicendo arrabbiare non pochi tra gli mo. Ma lei si sente tanto afghana Mons. Tomasi, osservatore permanente della Sata Sede a Ginevra, anticipa l’intervento di oggi alle ore 19 in Sala Neri. Lo scorso anno qui al Meeting mons. Warduini ha lanciato un appello affinché gli organismi internazionali si mobilitassero per la difendere il Medio Oriente dall’Isis. Come giudica i risultati? La situazione in Medio Oriente è estremamente complessa. Allo scontro per l’egemonia tra Stati sciiti e sunniti, si aggiunge la contrapposizione tra Stati Uniti e Federazione Russa, entrambi interessati al Medio Oriente. L’efficacia delle Nazioni Unite dipende dall’accordo che c’è tra gli Stati, quindi se le singole nazioni ricercano solo il proprio interesse, il bene della famiglia umana viene sacrificato. Ritengo questa la ragione per cui il lavoro è ancora arduo.

Sviluppo contro fanatismo In un momento in cui «il terrorismo, alimentato dal fanatismo religioso, sta cercando di introdurre i germi di una terza guerra mondiale», come ha scritto Sergio Mattarella nel messaggio al Meeting, oggi irrompe il tema dello sviluppo economico come fattore per superare il fondamentalismo religioso. Lucio Battistotti, Brian Grim, Fouad Makhzoumi, Antonio Tajani e Michele Valensise si confrontano sul tema del «business» (e non solo della cooperazione) come contributo alla crescita dei Paesi del Terzo mondo. L’incontro è in sala eni, padiglione B1, alle 15.

Più vangelo e più potere all’Onu per abbattere i nuovi Muri Intervista a mons. Silvano Tomasi, osservatore alle Nazioni Unite «I paesi ricchi dovrebbero decidersi a limitare la propria sovranità» In Nigeria i terroristi di Boko Haram hanno attaccato un villaggio uccidendo 150 persone. Alla radice ci sono posizioni politiche e interessi diversi, per cui manca la volontà politica di prendere una posizione comune decisa ed efficace. Il dovere di proteggere le persone innocenti per ora resta inapplicata. Come pensa andrà a finire? Dovrebbe subentrare la responsabilità della comunità internazionale

di salvaguardare i diritti umani di tutte le persone indifese, utilizzando ogni mezzo pacifico. Qualora questo non bastasse, bisognerebbe, come ha detto il Papa, «fermare la mano dell’aggressore» con decisione. Può la misericordia fermare la guerra e accogliere i migranti? Il numero di persone che scappano da guerra e miseria non è mai stato così alto come dalla seconda guerra mondiale, per cui dobbiamo essere

molto realisti: l’Europa non può contenere tutti i milioni di persone che vorrebbero entrarvi. La strada per una soluzione, oltre all’accoglienza più ampia possibile, è quella di prevenire, cioè portare sviluppo nei loro Paesi di origine. Ancora più importante è trovare una soluzione politica per mettere fine alle violenze, prima causa di emigrazione. Per fare queste cose serve la misericordia. Il mondo oggi è pieno di muri:

perché non si riesce ad aiutare i migranti nei loro Paesi di origine? In una parola direi che il messaggio di fraternità autentica del Vangelo non è applicato. Ci vuole uno sforzo per cui i Paesi ricchi dovrebbero limitare la propria sovranità a favore delle strutture internazionali. Ieri la Slovacchia accetterebbe 200 rifugiati siriani, ma solo cristiani, perché non hanno moschee. Questa decisione apre un dibattito importante. Come uomini la solidarietà verso gli altri è un dovere e come cristiani guardiamo con carità a tutti. Allo stesso tempo è un diritto anche mantenere la propria identità. È doveroso accogliere quante più persone possibile, senza però sottovalutare le conseguenze di un eventuale cambiamento demografico di un Paese. Leonardo Cavallo


MOSTRE 6 Occhi grandi, volto gentile, risata contagiosa. Questa la prima impressione di Aleksandr Filonenko, professore di filosofia all’universitĂ nazionale di Char’kov, che al Meeting di Rimini è uno dei curatori della mostra “Per me vivere è Cristo. Metropolita Antonijâ€?. La mostra si ispira a Andrej Bloom, il famoso metropolita vissuto nel XX secolo. Uno tra i piĂš grandi predicatori e pensatori ortodossi, è stato, in un contesto come quello del secolo scorso, esempio della voce di una Chiesa libera sia per l’Europa che per la stessa Unione Sovietica. ÂŤSbalorditivo è il fatto che Antonij è stato per me la persona tramite cui ho conosciuto CristoÂť racconta Filonenko. Nel lontano 2002, il professore ricorda ancora con gioia l’invito ricevuto dal Meeting per parlare del metropolita. In quel contesto si ritrovò stupito nel riscontrare l’enorme affinitĂ che quel personaggio, cosĂŹ decisivo per lui, aveva con la persona di don Giussani e con il carisma del movimento di Cl. ÂŤCapii immediatamente che non si trattava solo di una mia intuizione, spiega con un sorriso Filonenko - ma che vi era una reale e concreta consonanza tra il cammino ortodosso del metropolita e l’esperienza di don Giussani: erano entrambi realisti in un’epoca di ideologiaÂť. Ora, dopo tredici anni, Filonenko si emoziona all’idea di poter riscontrare quello stesso sentimento di riconoscimento nei visitatori della mostra: ÂŤIo riconoscevo in don Giussani il metropolita, voglio vedere se i visitatori riconosceranno nel metropolita don

Una visita guidata alla mostra “Per me vivere è Cristo. Metropolita Antonijâ€?

La felicità comoda del monaco Antonij La mostra sul metropolita ortodosso: avvertÏ una mancanza colmata solo da Cristo. Aleksandr Filonenko racconta la consonanza con don Giussani Giussani, dice con l’entusiasmo di un bambino. L’educazione ricevuta dalla famiglia sarà fondamentale per la crescita del metropolita.

21 agosto

La nonna di Andrej era italiana, da lei aveva preso il senso dell’umorismo - dice Filonenko scoppiando in una fragorosa risata -. Quando Andrej le disse che stava per prendere i voti mo-

nacali e che sarebbe partito per l’Egitto, lei gli rispose, con grande semplicitĂ , che era troppo lontano e costoso per loro e che avrebbe dovuto scegliere “una vita cristiana piĂš normaleâ€?.

Lei gli insegnò il realismoÂť. Quello che, tuttavia, segnerĂ la vita del metropolita è il rapporto con il padre. Non molto presente nella vita di Andrej, quei rari incontri con lui saranno decisivi. ÂŤVivere o morire deve esserti completamente indifferente; l’unica cosa importante è capire per cosa si vive e per cosa si è disposti a morireÂť, gli dirĂ un giorno. Nella Pasqua del ’37 il metropolita andrĂ a trovare il padre in punto di morte e trascorrerĂ quell’ultimo incontro in totale silenzio. Questo silenzio gli farĂ sperimentare l’esperienza della Resurrezione. Il tema della sofferenza è presente all’interno di tutta la mostra. ÂŤDurante la propria infanzia - racconta Filonenko - Andrej lascia insieme alla famiglia la Russia, trasferendosi in Francia. In questo periodo di grande povertĂ e instabilitĂ , il piccolo Andrej è privo di quella preoccupazione che opprime la sua famiglia. Nel momento in cui, però, possono permettersi un posto fisso dove stare, Andrej vive un momento di tremenda sofferenza, un personale inferno. In questa “felicitĂ comodaâ€? esso percepisce un’enorme mancanza che riuscirĂ a colmare solo nell’incontro con CristoÂť. ÂŤQuesta mostra - conclude Filonenko con sguardo paterno - è paradigma di quella mancanza, percepita da ogni uomo, che diventa fertile nell’incontro con CristoÂť. Federica Capaccioni

Per offrire nuove soluzioni per la gestione dell’emergenza e la limitazione del danno www.gruppoper.com LQIR#JUXSSRSHU FRP K


INCONTRI 7

21 agosto

Nessuno è perduto per sempre José Berdini, fondatore della comunità di recupero Pars: ma il potere vuole far credere che dalla droga non si esce mai José Berdini è un tipo ruvido, come è ruvido un uomo con i piedi ben piantati a terra in mezzo a una tormenta. Non lascia molto al sentimento e la caratteristica che più ti colpisce è la solidità della persona e la bontà dello sguardo. Uno che ne ha viste molte e ha tirato fuori dal tunnel della droga decine di ragazzi dopo che lui stesso ne era caduto preda, ed era stato salvato da don Gelmini. A fine anni ’80 sulle colline marchigiane in quel di Corridonia ha iniziato quella che sarebbe diventata la Pars “Prevenzione Assistenza Reinserimento Sociale”, una cooperativa di recupero per gente con dipendenze e disturbi della personalità. Amicizia, terra e lavoro per ridare speranza a chi pensava di farcela da solo e non ce l’aveva fatta. «Nessuno può avere uno sguardo positivo sul proprio limite, sul proprio male senza una amicizia ed una certezza nel presente - dice Berdini - e questa certezza è possibile solo se si hanno radici profonde nella fede». «Il disagio che vedo nei giovani è lo stesso che vedo negli adulti - continua Berdini -. È come se la realtà che è data a ognuno non fosse più in grado di rispondere a una promessa di felicità e allora si sostituisce, alla ricerca di una Presenza, la fuga verso nuove forme di mancanza. Di questo smarrimento il potere ne approfitta, come nei recenti tentativi di legalizzazione delle droghe cosiddette leggere: da una parte per motivi meramente economici, come nel caso Colorado, dall’altra giustificando in questo modo la propria incapacità di dare risposte. In questo modo il potere avvalora l’idea che dalla tossicodipendenza non si esca accettando cosi di fatto la creazione di una popolazione di dementi». José è uno dei partecipanti dell’incontro “Il miele e la neve. Il ritorno di chi si era perduto” che oggi al Meeting ha visto la partecipazione di Salvatore Abbruzzese Docente di Sociologia dell’Università di Trento e di Patrizia Rallo, insegnante di Scuola per l’infanzia con l’introduzione di Giorgio Vittadini Presidente della Fondazione per la sussidiarietà. Introducendo il dibattito Vittadini ha ricordato le cifre sul fenomeno tossicodipendenza in Italia. L’indagine condotta dal Dipartimento Politiche Antidroga certifica in 2.300.000 il numero delle persone che fanno uso di sostanze stupefacenti, nel 36% la percentuale dei detenuti che fanno uso

Lo stand della Pars nel padiglione A3

abituale di droghe, nell’alcoolismo e negli inci- va paralizzato di paura la sua vita per non saper denti ad esso associati la prima causa di morte tra vedere un futuro per la figlia anche in considerai giovani. «Esiste un grande problema educativo zione di possibili responsabilità penali. Nell’inin Italia - ha detto Vittadini - che la politica sta ri- contro con la comunità Pars è invece rinata la spemuovendo insinuando che dalle tossicodipenden- ranza di un futuro possibile per entrambe. Dalla ze non si guarisca e che sia meglio smettere di in- considerazione che attraverso quel dramma Dio le vestire nelle comunità terapeutiche “metadoniz- stesse chiamando a qualcosa di più grande è inizando” le persone e rendendo cosi meno perico- ziato un lavoro tra Pars e famiglia che ha aplose fasce rilevanti di giovaprofondito le dinamiche che ni». avevano portato alla tossicoL’incontro è stato quindi adipendenza della figlia. Nel perto dall’esecuzione del Nessuno può avere uno tempo e con la costante collaDuo per violino e viola op 13 sguardo positivo sul borazione tra famiglia e codi Louis Spohr eseguita da munità la figlia è guarita. proprio limite, sul Michele e Matteo Torresetti. Patrizia ha terminato citan«Iniziare con un brano musido Péguy: «Dove è passata la proprio male senza cale – ha affermato Vittadini morte, è passata anche la una amicizia e una – non è casuale poiché la Grazia». certezza nel presente musica richiama la bellezza e Salvatore Abbruzzese ha la bellezza il vero che ridà raccontato come sia nato il lisenso alla speranza. bro “Il miele e la neve” e di Patrizia Rallo ha quindi raccontato la sua per- quanto dopo l’incontro con la comunità Pars la sua sonale esperienza di madre di una figlia tossico- idea di comunità terapeutica sia stata ribaltata. Dodipendente e di come la scoperta sia avvenuta tra- po l’incontro e la testimonianza di ex tossicodigicamente dopo la morte per overdose di un ami- pendenti il suo precedente scetticismo sulla possico della figlia. Inizialmente quanto accaduto ave- bilità di curare chi era drogato è completamente

cambiato. Abbruzzese sottolinea 3 elementi che lo hanno particolarmente colpito nel metodo rieducativo della comunità Pars. Per prima cosa il recupero della vita quotidiana: ordine personale e delle proprie cose in particolare e attenzione agli altri. Poi l’incontro e la convivenza con chi ce l’aveva già fatta: il vedere chi ha già superato la prova è molto importante. Infine un’intensa collaborazione con la famiglia indirizzata a ricostruire quanto si era spezzato e a favorire il reinserimento. Da qui e dalla considerazione dell’importanza di comunicare quanto visto l’idea del libro che contiene varie testimonianze di chi è uscito dalla droga ed è tornato a una vita quotidiana normale e autonoma. José Berdini ha concluso gli interventi riprendendo alcune testimonianze del libro e riportando la sua personale testimonianza e per ribadire che quanto riportato nel libro conferma come sia necessario affrontare il problema droga di un figlio di petto, senza tentennamenti e ritardi. Infine Berdini ha affermato come il compito della comunità sia sempre stato quello di rendere autonome le persone e in grado di tornare negli stessi ambienti precedentemente vissuti cambiate. Marco M. Gentile

Scatti galleggianti di una storia: vivere l’eredità di don Giussani Sulla piscina Est la mostra «Istantanee. Viaggio nel cuore di Cl» che ripercorre le tappe fondamentali della vita del Movimento In molti si saranno chiesti che cosa si cela dietro al muro, ricoperto dalle facce di bambini sorridenti, che attraversa la piscina Est. A darci qualche indizio sono le parole che galleggiano sull’acqua: infinito, esperienza, desiderio, libertà ed essere. Parole chiave che rappresentano al meglio la mostra “Istantanee. Viaggio nel cuore di Cl”, una testimonianza sulla vita, le origini e le esperienze di Comunione e liberazione. «Abbiamo voluto creare un percorso che rappresenti la vita del Movimento, senza celebrarla, ma mostrandone gli aspetti fondamentali» ha spiegato il curatore Dario Curatolo. Una doppia via si presenta al vi-

sitatore: da una parte l’ingresso in uno spazio raccolto in cui echeggia la voce di don Giussani mentre recita alcune frasi tratte da incontri decisivi per l’esperienza del Movimento; dall’altra l’incontro con un pannello in cui sono presenti il volto di don Julián Carrón e la scritta: «Giussani ci ha lasciato un’eredità, ma questa eredità non potrà rendere tutto quello che può rendere se non diventa nostra». «Proprio da queste parole è nato l’intento della mostra – ha raccontato Curatolo – ovvero il desiderio di andare a vedere quale frutto ha portato l’insegnamento e l’eredità di Giussani. Il doppio ingresso è simbolo delle diverse modalità con cui

la gente si imbatte nel Movimento, attraverso le parole e i testi del fondatore di Cl o dagli incontri quotidiani e presenti». Al centro troviamo proprio le testimonianze e le facce di chi ha accolto l’insegnamento di Giussani: personalità importanti come Rose Busingye (i bimbi sorridenti sul muro sono proprio i suoi), Cleuza Zerbini, Wael Farouq, John Waters e altri, ma possiamo anche incontrare i volti di gente comune grazie agli spezzoni del video La strada bella uscita in occasione dei 60 anni di Cl (curato, tra gli altri, proprio da Curatolo). In un touch screen è inoltre possibile visualizzare i contributi, arriva-

Il pannello con don Carrón

ti da tutto il mondo, che non avevano trovato posto nel video ufficiale, oltre che il filmato dell’udienza di papa Francesco con Cl, avvenuta a marzo. «Abbiamo voluto creare due spazi che dialogassero senza gerarchia e che richiamassero le dita che si sfiorano di Dio e Adamo nella Cappella Sistina» ha aggiunto il curatore della mostra. Per dare potenza alla forte simbologia della mostra «Istantanee» è presente un originale gioco d’acqua: nell’area dedicata a don Giussani

c’è infatti un piccolo pozzo (in cui, scherzano i volontari, tutti i bambini cercano di cadere) che rappresenta la sorgente dalla quale partono rivoli d’acqua che vanno a finire nella piscina. «L’acqua è in continuo movimento verso l’esterno, proprio come deve essere la vera esperienza di chi segue l’insegnamento di Giussani - ha spiegato Curatolo -. Inoltre la mostra assume anche la funzione di ponte tra le due sponde della piscina». Un ponte tra passato e presente, ma rivolto anche verso il futuro. L’esperienza infatti non finisce qui. Una parete della mostra è ancora in gran parte spoglia, pronta ad accogliere le fotografie e i messaggi dei visitatori del Meeting, per continuare a testimoniare un’esperienza nata 60 anni fa e che continua proprio tra questi padiglioni. I volontari presenti sul posto introducono la mostra, ma non la spiegano perché, come ha voluto concludere Dario Curatolo, questo è un percorso da ascoltare e vivere con la propria libertà, non da osservare da lontano. Benedetta Cremona


AL MEETING DI RIMINI, 20 - 26 AGOSTO 2015

BENVENUTI A

CASA

NOSTRA STORIE DI PASSIONE, LAVORO, EDUCAZIONE

21 agosto • stand FederlegnoArredo (Pad. C1) • h. 13.45 LAVORO: UN’AVVENTURA CHE VALE LA PENA VIVERE. Un caffè con: Roberto Snaidero • Presidente FederlegnoArredo On. Simona Malpezzi • Deputato al Parlamento italiano Cav. Mario Barzaghi • Titolare Effebiquattro Mattia Mocellin • Studente del corso di Tecnico-Commerciale del Polo Formativo del Legno Arredo di Lentate sul Seveso Modera: Giovanni De Ponti • Direttore Generale FederlegnoArredo

TI ASPETTIAMO AL PAD. C1 ALLA MOSTRA PER CONOSCERE IL “SAPER FARE ITALIANO”.

www.federlegnoarredo.it

Con Avvenire idee, analisi e approfondimenti prendono spazio e diventano strumento di comprensione dei mutamenti della società e un contributo quotidiano alla riscoperta dei valori profondi dell’essere cristiani e cittadini dell’Italia e del mondo. Avvenire interpreta il cambiamento nella Chiesa e nei mondi vitali del cattolicesimo, portando il lettore nel cuore delle vicende sociali e dei dibattiti culturali ed etici. Tutto questo è valorizzato da una proposta di lettura integrata su tutte le piattaforme digitali, per garantire informazioni puntuali, autorevoli e costantemente aggiornate. Leggere Avvenire significa ritrovarsi persone nuove nei valori di sempre, per essere insieme protagonisti nel cambiamento.

www.avvenire.it

Ci trovate nella Hall Sud


PERSONAGGI 9

21 agosto

«La mia chiesa è la periferia di Buenos Aires» Padre Carlos “Charly” Olivero racconta la vita nelle baraccopoli argentine: «Qui si capisce il “retroterra” di papa Francesco. E non vorrei andare altrove»

Sopra padre Carlos “Charly” Olivero; a destra la copertina del libro di Silvina Premat Preti dalla fine del mondo. In basso due foto scattate alla mostra di padre Charly nel padiglione C1

«Dio mi mandi dove vuole, ma io non andare a vivere nelle villas, quartieri da cui vorrei nessun altro posto rispetto a quello non mi sono più staccato. All’inizio ero dove sono ora. Ho bisogno di restare nelle spinto dall’ideale di spendere la mia vita villas». Padre Carlos “Charly” Olivero tra i poveri aiutandoli in problemi come parla così della periferia di Buenos Aires, l’integrazione o il lavoro, una donazione dove tra poveri e bisognosi vive da oltre totale. Quando sono arrivato lì, però, ho idieci anni. Più delle parole, però, quello niziato a vivere: il modo di relazionarsi afche colpisce è la faccia con cui racconta di fettuoso, lindo, bello tra gli abitanti mi ha sé e della sua vita di tutti i giorni; un’espe- dato modo di scoprire la mia povertà, tanto rienza che oggi sarà al centro dell’incontro che oggi mi riconosco bisognoso di loro. “Una comunità alle periferie: la Chiesa vil- Faccio fatica a vivere se non abbracciato lera a Buenos Aires” (ore 15.00, Audito- da questo amore. rium B3). Il volto di Charly, infatti, è quelLì, poi, ha conosciuto l’opera di padre lo di chi affronta con semplicità quello che Pepe di Paola. molti fuggono e così vi Sì, all’inizio era il mio scopre ciò che dà senso parroco. È stato lui a inall’esistenza. segnarmi a essere un Violenza, droga e pro- «Vivendo con gli abitanti prete cura villeros, constituzione. Come vive la delle “villas” ho scoperto cependo la parrocchia Chiesa in una delle zone non soltanto come la la mia povertà. più pericolose della cachiesa, ma come il quarpitale argentina? E ora non posso fare tiere. Noi dobbiamo riNon è solo questo. È spondere di tutte le pera meno di loro; vero, la villas 21-24 ha sone che sono nel barnon vivo fuori l’indice di omicidi più rio, non c’è una respongrande di tutto il Paese e sabilità che non sia nodall’abbraccio c’è un grande problema stra. Ora lui si è dovuto di questo amore» con il narcotraffico, ma trasferire, ma rimane noi riconosciamo la ricsempre parte dello staff chezza di quanti vi abitadegli “Hogar de Cristo”, no. Ricchezze che c’entrano con lo sguar- centri di recupero per tossici nelle villas. do cristiano e che si esprimono nel culto, Ecco, ci parli del compito di questa vonelle celebrazioni, in una dimensione so- stra opera missionaria. ciale e comunitaria che è più grande di La situazione dei ragazzi che consumano quella del resto di Buenos Aires. Noi qua il paco (la droga a basso prezzo ottenuta al Meeting vogliamo trasmettere questa vi- dal residuo chimico della lavorazione della talità, la ripresa della religiosità cristiana cocaina, ndr) è drammatica. Quando cocon la fede trasmessa di padre in figlio. minci ad assumere questa sostanza, per Che cosa l’ha spinta a entrare per la 7/10 giorni sei costretto a prenderla ogni prima volta nelle villas? cinque minuti. Finito questo periodo seEra il 2002 e io ero in seminario quando guono altri 3 giorni in cui non riesci a fare Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos niente. La dipendenza da essa è molto forAires, ha introdotto l’idea che potevamo a- te e così la gente fa di tutto per potersi pervere cammini di formazione personalizza- mettere l’acquisto di altre dosi: rubano, si ti. Io mi sentivo “chiuso” all’interno del prostituiscono, vendono tutto quello che seminario, così chiesi ai superiori di poter hanno, compresi i vestiti e i documenti. Ma

(segue dalla prima pagina) perché venga a rispondere alle domande di amore, giustizia, verità, felicità di cui siamo fatti e che non sappiamo colmare da soli. È quel «buco nello stomaco» che non ascoltiamo, istupidendoci anche senza droga e alcol. Basta osservarci nell’illusione di un amore o di un lavoro risolutivi, nelle domeniche ai centri commerciali, ostaggi del consumismo; e ancora, assorbiti dalla realtà virtuale di internet o dalla televisione che “la t’endormenta come un cuiun”, come diceva Enzo Jannacci. Per poi trovarsi, quando il piacere finisce, con quel vuoto desolato di cui hanno parlato tanti poeti di tutte le epoche da Ovidio a Baudelaire. Il Meeting come sempre metterà al centro dell’attenzione testimonianze

quello che è peggio è la perdita di tutti i rapporti umani, a cominciare dalla famiglia. Noi andiamo a cercare queste persone. Papa Francesco parla di “primerear”, arrivare prima: questo è quello che facciamo. Dopo questo primo passo occorre coinvolgersi con loro: entrati in rapporto, cominciamo a cercare risposte ai loro problemi più elementari, come i trattamenti in ospedale, la ricerca di un alloggio o l’affrontare i guai con la giustizia. Alcuni degli assistiti poi collaborano con noi nell’aiutare altri ragazzi ancora. Qual è il guadagno di un’esperienza come questa? Vivere con la comunità delle villas svela molte attitudini cristiane come la pazienza, l’ospitalità, la sopportazione. Sì, sopportare qualcuno ti costa, e da qui deriva la connotazione negativa del verbo. Ma per me sopportazione significa rimanere nell’amore per l’altro nonostante le difficoltà, e senza avere la pretesa di cambiarlo. Questa coscienza ci porta anche a rispondere ai problemi sul piano sociale, andando incontro allo Stato e alle sue risposte spesso insufficienti. Proviamo a trasformare tutta la comunità, perché quello che occorre è un vero e proprio cambiamento culturale. Si può ripartire dall’umanità presente nelle villas per costruire quella nuova civiltà di cui spesso parla il Santo Padre? Non si può universalizzare un modello, ma pensare alla vita in periferia è un punto di partenza per questo processo indicato dal Papa; sono convinto che occorra la comunità nei luoghi più marginali. Noi riconosciamo l’umanità nelle villas; la sfida per l’Europa è capire se questa si possa ritrovare anche nei migranti che arrivano sulle vostre coste. Ci possono dare qualcosa per crescere? Solo in una comunità in cui ci sentiremo tutti uguali e in cui ciascuno potrà contribuire vivremo meglio, più vicini a Dio. Davide Giuliani

Mattarella e l’ideale personalista

Giorgio Gaber

di persone che hanno osato chiedere di più alla vita, tracciando una strada che si è rivelata ricca di risposte. L’inizio della nostra civiltà è segnato da un uomo così, Abramo, che, possiamo immaginare, non si è accontentato di ciò che viveva, ha alzato la testa ed è entrato in dialogo con il Mistero, con Dio che lo chiamava, e non smetterà mai di credere che Egli esaudirà le sue richieste. Ne è nata una nuova mentalità, quella di una personalità non più determinata dai suoi antecedenti biologici e storici, che scopre di essere responsabile, libera, protagonista di una storia che

rompe la ripetitività ciclica del fato. “Abramo. La nascita dell’io” è infatti il titolo di una delle mostre allestite al Meeting, e al patriarca è dedicato anche il dialogo tra Joseph Weiler, presidente dell’European University Institute, e Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione che si svolgerà lunedì. «L’ideale personalista – come ha scritto il presidente Mattarella nel suo messaggio al Meeting – è una grande aspirazione dell’uomo moderno che trova nelle formazioni sociali e nei corpi intermedi il suo pieno compimento. È un impegno di popolo, al quale ciascuno è chiamato a contribuire nel pluralismo delle convinzioni e delle culture». Giorgio Vittadini (da www.ilsussidiario.net)


MOSTRE 10

29 agosto

Opus Florentinum il miracolo riaccade S’ispira all’ultima opera di Mario Luzi la mostra su piazza del Duomo a Firenze, curata da Mariella Carlotti e dall’architetto Samuele Caciagli «L’Opificio è ancora aperto, non sarò mai compiuta». A parlare è Santa Maria del Fiore, il testo è Opus Florentinum di Mario Luzi, il poeta che ha ispirato il tema del Meeting 2015 e il titolo della mostra curata da Mariella Carlotti e Samuele Caciagli, architetto dell’Opera di Santa Maria del Fiore. Un viaggio al cuore della bellezza universale di Firenze. Un cantiere aperto, anche oggi, a Rimini. Lo testimoniano gli incontri fatti durante il premeeting, lo si intuisce affacciandosi al padiglione A1, dove la mostra è allestita. Il sentimento che mi ha accompagnato nel costruire questa mostra – racconta Mariella Carlotti al termine della prima visita guidata – è la gratitudine per gli uomini che ci hanno fatto un regalo così. Per fare il mosaico del battistero ci hanno messo più di 100 anni, per le tre porte 120, per tirar su la cattedrale due o tre secoli. La maggior parte di coloro che hanno costruito queste cose non le ha mai viste compiute. Oggi, nel mondo del “tutto e subito” questa statura sembra perduta: nessuno ha più la gratuità di costruire

qualcosa che non vedrà. Eppure parlando con i ragazzi del premeeting dicevo loro: voi avete l’animo di chi ha costruito piazza del Duomo. E mentre li guardavo, tutti sudati, che tiravano su la mostra, e pensavo che mercoledì sarebbero partiti, mi dicevo che hanno l’animo del Brunelleschi, di Gioberti e di Arnolfo. E mi domandavo: “Cosa permette a un uomo di costruire un’opera che non vedrà? Di fare una corsa senza vedere il traguardo?”. Il gusto del passo. Se c’è, ora, qualcosa che rende bello quello che stai facendo, non hai bisogno dell’esito.

«Guardavo i ragazzi del premeeting e mi dicevo: hanno l’animo di Brunelleschi, Gioberti e Arnolfo»

La mostra è un progetto realizzato in collaborazione con l’Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze. Come è stato collaborare con persone che non conoscevano direttamente la realtà del Meeting? Sono stata contentissima di lavorare con Samuele Caciagli che è l’architetto dell’Opera del Duomo e ha collaborato direttamente con la realizzazione della mostra e con Enrico Viviano, che ne è il direttore. Mi ha colpito in particolare come Samuele ha seguito il progetto, soprattutto in queste ultime settimane, in cui è venuto al premeeting ed è rimasto così stupito da come ha visto i ragazzi lavorare, tanto che è venuto per fermarsi lo stretto necessario, il dovuto del suo lavoro, invece è rimasto e rimarrà anche per tutto il Meeting. Qual è il cuore della mostra? L’occasione è il V Convegno Ecclesiale Nazionale del prossimo novembre, insieme all’apertura del nuovo Museo del Duomo, che diventerà il secondo museo di arte sacra al mondo, dopo i Musei Vaticani. Abbiamo voluto dare all’evento il contributo della tradizione fiorentina. Raccontare il

battistero, la cattedrale e il campanile ci è sembrato importante, anche perché spesso la gente non ne conosce più il significato, noi lo abbiamo voluto raccontare in modo sintetico. E qual è il significato profondo che comunica? Si parte dal battistero: l’avvenimento di Cristo è la risposta all’attesa del cuore dell’uomo. La seconda stanza è la cattedrale, che si identifica con Maria: una realtà umana che porta dentro il proprio utero Gesù. Come avviene il parto? Con il lavoro. Ecco l’ultima stanza dell’esposizione con il campanile di Giotto, il ciclo delle formelle e tutta la sua ricchezza. Firenze, infatti, più di ogni altra città italiana del tempo, sapeva di dover la sua grandezza al

DA SPETTATORI A PROTAGONISTI Noleggiate le mostre e le esposizioni “esperienze e percorsi” sin da ora. Potete farlo presso lo sportello collocato nella hall sud.

lavoro. Non un qualsiasi lavoro, ma quello della concezione cristiana: la strada attraverso cui l’uomo realizza se stesso. E che sconvolge ancora oggi chi la incrocia. Alessandro Caprio


MOSTRE 11

21 agosto Il piroscafo Toscana che faceva da «traghetto» tra Pola e Venezia carico di profughi in fuga dall’Istria

Nel padiglione A5 “Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente” con le testimonianze di chi ha lasciato tutto Ha gli occhi lucidi mentre racconta la sua storia. Renzo Codarin è nato nel 1958 in un campo profughi alle porte di Trieste, da genitori appena fuggiti dall’Istria; quasi settant’anni dopo ancora si commuove. Ne vedi tanti come lui, che girano intorno ai muri della mostra (padiglione A5). Ha preso le ferie per poterci essere. Appena possono parlano con accento veneto, nel loro dialetto istriano: «Ci ha mantenuto comunità». Costretti a fuggire dalle case, a perdere per sempre tutto ciò che possedevano, non serbano odio. «L’unica rabbia che abbiamo è quella verso la storia che non ci riconosce. Verso l’ideologia comunista. Ma non abbiamo mai odiato l’altro popolo. Non siamo rimasti a piangere le nostre sventure. La Chiesa in questo ha avuto un ruolo fortissimo, centrale: nessuno dei nostri preti ci ha mai insegnato l’odio». Una storia dalle radici profonde, che divenne drammatica al termine della seconda guerra mondiale, quando alla popolazione italiana di Istria, Fiume e Dalmazia fu imposto di scegliere tra il rimanere italiani e andarsene, o il vivere sotto la dittatura comunista. Molti di questi furono infoibati. Quasi tutti scelsero la strada dell’ignoto, senza sapere da che parte ricominciare le proprie vi-

Esilio senza odio Storie dalla mostra che racconta il dramma dei giuliano dalmati te. Si mossero per una speranza, per non perdere l’amore per l’Italia. «Mia nonna amava l’Italia in maniera incredibile. Fu lei a insegnarmi ad amarla – continua Renzo -. L’Italia era la libertà. Di fronte a un Paese che ci obbligava anche a cambiare il modo di pensare, cominciammo a non darlo più per scontato». Gente che si è mossa per uno strano

amore che noi non comprendiamo più. Hanno riportato tutto l’essenziale con loro, nelle valigie di cartone dell’esilio: la fede, le famiglie, i valori, i preti attorno a cui si riunivano come unico punto di riferimento rimasto nel caos dell’esodo. È un dato di fatto che non ci sia mai stato degrado nonostante le difficilissime condizioni economiche dei campi profughi. Si sono inseriti, semplice-

mente, senza fenomeni di delinquenza o emarginazione; fatto comprovato dal ministero dell’Interno. «La disgrazia ci ha fatto ripartire: ci rendevamo conto della sventura e ci siamo rimboccati le maniche. Così ci si inserisce». Molti degli esuli hanno preservato i propri figli da queste storie di odio e dolore, racconta ancora Renzo, che oggi è il presidente dell’Anvgd (l’associazione degli

esuli giuliano dalmati) di Trieste. «Se fossimo rimasti nell’odio non ci si integrava più». Guarda serissimo i propri interlocutori. «Come è successo con i palestinesi». Difficile trovare un paragone più calzante. La storia di un popolo, che è in realtà un insieme di storie. Come quella di Italia, vecchietta dal nome indicativo, che a sei anni è dovuta andarsene dal suo paesino in Istria. «Solo più tardi ho compreso il dramma del mio popolo smembrato. Ho compreso il dramma di mio padre, che ha vissuto con un perenne senso di nostalgia, e di mio nonno, che ha deciso di rimanere patendo sofferenze terribili. Io ero una bambina, ma da adulta mi sono spesso domandata come fosse possibile una scelta così radicale per un ideale. Ho capito che ci stava un amore sopra tutto». Mentre racconta rapita di come molte case non avessero neanche le tovaglie, ma sempre un tricolore appeso, tira fuori un taccuino su cui ha scritto una frase di Euripide: «Non c’è dolore più grande della perdita della terra natia». Guarda in alto: «Sai, c’è un dolore, c’è una ferita che ti porti dietro sempre». La stessa ferita che fa continuamente muovere Renzo e tutti gli altri per raccontare la verità. Non sembrano avere le facce di chi ha perso tutto, ma solo quelle di persone innamorate: «Ha senso poter dire la verità. Sì, è l’amore per la verità che ci muove», chiude. Italia invece guarda con i suoi occhi grandi, ancora da bambina. «Be’, però se non ci fosse stato, oggi non ti avrei mai conosciuto». Poi sorride, con la stessa espressione baldanzosa che fece dire a San Girolamo secoli prima: «Parce mihi Domine, quia Dalmata sum». Simone Lombardo


C1

VIENI A TROVARCI PRESSO IL NOSTRO STAND

PADIGLIONE

MacBook Pro 15” i7

iMac 21,5” i5 2.5GHz

Intel Core i7 a 2.6GHz 4GB di memoria - HD da 500GB

Intel Core i5 dual-core a 2.5GHz 4GB di memoria - HD da 500GB

OFFERTA SPECIALE

MEETING 2015 I to a TEMP n e m a n o b acea Ab rrta + gitalle e ca ista dig

Un anno di

riv

ISTIIADmApi Dvd CR Te r di T er i llettori

utta p assolu ima a Anteprrim

+

T DI

I - GIUST EMP IZI A

950,00€

12 MESI DI GRANZIA - PRODOTTO RICONDIZIONATO

I GRANDI T

EM I

a soli

690,00€

PRODOTTO RICONDIZIONATO

3 mesi di garanzia 16GB ricondizionati

a soli Ami il nuovo? Rivaluta il vecchio: Data Trade valuta il tuo usato

O MO MILAN O U D o r ib L + na nti e la Ran

i, i I Mostrri,

a soli

Sa

409,00€

Porta con te questa pubblicità e fino al 31.12.2015 potrai usufruire di uno SCONTO del 10%* per l’acquisto del tuo nuovo Mac. *promozione valida sul prezzo di listino Apple Store non cumulabile con altre in corso.

Y OffertattoorSi K Tempi di d T

et ai lle e riservata ne on Promozziio

Vieni da Data Trade. I tuoi esperti Apple più vicini.

60€

San Marino Via III Settembre, 11 I Tel. 0549.908902 I info@datatrade.sm


VITA MEETING 13

21 agosto Promosso da Cdo Sport e Centro Sportivo Italiano, il Kinder + Sport Village vi aspetta con: calcio a 5, basket, pallavolo, ping pong, dama e scacchi, atletica leggera, judo, baseball, lacrosse e danza sportiva. Con tornei e sfide per tutte le età. Aperto tutti i giorni dalle 11.00 alle 23.30

Il Kinder + Sport Village lo trovate ai padiglioni C7 - A7 ingresso ovest

Mettersi in gioco è d’obbligo Calcio, basket e balli: in fiera e in città per divertirsi ed educare Quando trentasei anni fa nasceva particolarmente a cuore a “Pidru”, il Meeting, occupava un solo padi- al secolo Silvano Fonte, storico glione della fiera vecchia di capo dell’ufficio sport, che spiega: Rimini. Erano gli anni 80, la piada «Per il Meeting lo sport ha sempre e i cassoni che si vendevano li voluto dire presenza sul territorio. facevano volonterose azdore e gli Uscire dalla fiera e far conoscere, incontri e le mostre erano tutte lì. ma soprattutto invitare i riminesi, Anche la vocazione sportiva è coinvolgendoli nelle varie attività». qualcosa che accompagna il Quindi ben vengano i frequentatisMeeting sin dai suoi esordi. Per simi Triathlon, le passeggiate per la forza di cose però le attività agli città, il nordic walking per le vigne inizi erano esclusivamente out- di aziende agricole. door. Dal 1980 a oggi di cose ne Tra gli sport segnaliamo il primo sono cambiate torneo giovanile molte: fiera di baseball che si nuova, spazi infiterrà da venerdì niti e ora, se pen21 a domenica 23 siamo al binomio presso lo stadio M e e t i n g - s p o r t «Lo sport nella storia di Rimini. pensiamo subito Sempre nel del Meeting al Kinder + Sport campo delle attiha sempre voluto Village ai padività outdoor, glioni A7 - C7. ecco il Triathlon dire presenza Con una metratunon agonistico, sul territorio» ra degna di un giunto alla sua X hangar (13.000 edizione, che si mq), risulta esseterrà lunedì 24 re l’attività con agosto presso la più spazio della kermesse. Tra atti- Darsena del porto di Rimini. vità dentro e fuori dal quartiere, lo Spiega ancora Silvano: «Lo sport sport è sempre stato un importante legato al Meeting nasce anche punto di incontro e divertimento dalla preoccupazione che dalle per chiunque frequentasse la mani- varie attività possa nascere un’efestazione e non solo, infatti le atti- sperienza di sano agonismo. Che vità sportive si sono sempre rivolte intenda l’altro non come un avveranche a tutta Rimini. Punto che sta sario da sconfiggere ma qualcuno

Solidarietà sul kayak Un giro in kayak per le piscine al Meeting mancava. Con tanto di barca a vela parcheggiata a fianco. Il giro della piscina in kayak ha uno scopo ben preciso: se concluso in meno di un minuto, farà donare in beneficenza da Illumia, promoter dell’iniziativa, due euro a una Onlus. Testimonial principale della campagna #energiapositiva è il giovane skipper Michele Zambelli. Un avventuriero di altri tempi che il 17 settembre compirà in solitaria e senza ausilio della tecnologia la «Mini Transat», una regata che dalle coste della Francia lo porterà in Messico. Lo spazio Illumia vi aspetta alle piscine ovest con solidarietà, sport e un amore infinito per gli sterminati spazi del mare. F.G.

con cui divertirsi». A crescere negli spazio multiuso curato da Cdo anni non sono stati solo gli spazi, Sport dove ogni giorno i ragazzi ma soprattutto le presenze degli possono cimentarsi con una disciappassionati. Con due padiglioni plina diversa. interamente dedicati, lo sport è Tra gli eventi più attesi dai più diventato meta ambitissima dai più piccoli c’è sicuramente “Una giore meno giovani, registrando nata da leoni”. Un pomeriggio di affluenze record con picchi fino a giochi che vedrà ben 250 bambini 2.000 presenze al giorno. cimentarsi in prove di ogni tipo, Paola Zannini, da 8 anni respon- dall’atletica ai percorsi ad ostacoli. sabile di Cdo Sport spiega: Anche gli amanti del ballo trove«Vogliamo che i bambini possano ranno di che divertirsi: tra le novità giocare nell’ordine. Che lo sport del Meeting di quest’anno c’è possa essere goduto a pieno. La infatti la Federazione Italiana cosa importante è Danza Sportiva. che questo luogo Tra balli caraibinon diventi una ci, tradizionali, specie di babysitsalsa, tango e hip Tra le novità di teraggio». hop ci sarà la Altro grande possibilità di quest’anno regista delle attiassistere alle il torneo giovanile vità sportive, oltre performances di a Cdo Sport è il veri professionisti di baseball Centro Sportivo magari aver e la danza sportiva evoglia Italiano, presente di buttarsi al Meeting da più e imparare i primi di dieci anni. passi. Spiega Daniele Quindi chi Pasquini, uno tra i responsabili: capiterà al Kinder + Sport Village, «Lo sport ha potenzialità educative scoprirà un luogo privilegiato dove che vanno sostenute da un progetto. educazione e divertimento vanno Questo è un luogo pensato per di pari passo. imparare la disciplina, delle regole, Perché, come ricordano i volona vincere e a perdere». tari ai bambini che arrivano, qui Tante le attività di questi giorni, mettersi in gioco è d’obbligo. tra le più interessanti segnaliamo lo Francesco Graffagnino


VITA MEETING 14 21 agosto

Buongiorno nostalgia In fiera sulle note del fado «Barco negro» cantata da Amália Rodrigues è il brano scelto come sigla per il Meeting 2015: la giovane che attende il ritorno dell’amato riecheggia la «mancanza» di cui scrisse Luzi Ci accompagnerà alla mattina e alla sera, sarà per tutta la settimana il nostro buongiorno e la nostra buonanotte. Come la tradizione del Meeting vuole, anche quest’anno è stato scelto un brano che accolga i visitatori all’entrata della fiera e segni la fine della giornata. La sigla dell’edizione 2015 è la canzone Barco Negro cantata da Amália Rodrigues, la “diva do fado”. Non è certo un caso se la melodia del fado, il canto popolare dall’anima portoghese, è stata scelta per un Meeting che come tema principale tratta della mancanza. Una mancanza del cuore, una nostalgia che si sente ben risuonare nelle struggenti note della canzone. Note che, nelle intenzioni di chi ha scelto il brano, possano risuonare nelle orecchie dei visitatori e accompagnarli tra mostre, incontri e, perché no, anche tra una piadina e un caffè. Note che servano a ricordare il tema di questa settimana (la «mancanza» di cui scrisse il poeta Mario Luzi), riecheggiando come un continuo promemoria. Tra le righe del brano si parla, infatti, di un amore che colma il vuoto e afferma una certezza: «La mattina, col timore di sembrarti brutta, mi

La copertina del cd di Amália Rodrigues con il brano che fa da sigla al Meeting 2015. È in vendita nella libreria Itaca

svegliai, tremando, sdraiata sulla sabbia, ma subito il tuo sguardo mi disse di no, e il sole penetrò nel mio cuore». Ascoltare il fado al Meeting non è una novità: il genere musicale, che affonda le sue radici nei suoni provenienti dalle colonie e dai viaggi per mare dei marinai portoghesi, era infatti molto a caro a don Giussani, per la sua capacità di veicolare il senso della no-

stalgia e di attesa, un desiderio di infinito di cui, in questi padiglioni, non è difficile sentir parlare. Un senso che si porta dietro sin dalla sua origine: fado deriva infatti da fatum, destino appunto. Il brano scelto per questa edizione si caratterizza anche per la sua origine travagliata: Barco negro era infatti una canzone brasiliana il cui titolo originale è Mãe preta

(madre nera) resa popolare in Portogallo dalla fadista Maria da Conceição. Il brano parlava di schiavitù, ma dopo la censura, è stato rielaborato da David Mourão-Ferreira, che ha mantenuto la musica, ma cambiato le parole. Nel 1954 una troupe francese, alla ricerca di una cantante per il film Gli amanti del Tango, scelse Amália Rodrigues che cantò proprio Barco negro, brano che la rese poi celebre. Il racconto che emerge dalla nuova versione è semplice, ma al contempo molto potente: una giovane donna attende in riva al mare il ritorno dell’amato, mentre le anziane del paese le dicono che lui non tornerà. Lei le definisce pazze, poiché è sicura del grande amore che la lega a lui. Uno sguardo colmo di certezza sulla realtà che vuole essere quindi di aiuto a tutti coloro che varcano, e varcheranno, le porte di questo Meeting. Benedetta Cremona

«Dentro al mio cuore sei con me sempre» Ecco il testo italiano di «Barco negro», la canzone portoghese sigla del Meeting 2015. «La mattina, col timore di sembrarti brutta / mi svegliai, tremando, sdraiata sulla sabbia, / ma subito il tuo sguardo mi disse di no, / e il sole penetrò nel mio cuore. Ho visto, poi, sulla roccia una croce, / la tua barca scura che danzava nella luce, / ti ho visto fare cenni col braccio, tra le vele agitate… / Le donne anziane sulla spiaggia dicono che non tornerai. Sono pazze! Sono pazze! Io so, mio amore, / che non sei partito, / e poi tutto, intorno a me, / dice che sarai con me sempre. Nel vento che sbatte la sabbia sui vetri, / nell'acqua che canta, nel fuoco che muore, / nel calore del letto, nelle sedie vuote, / dentro al mio cuore, sei con me sempre».


I FATTI DI OGGI 15 21 agosto Alle 17 interviene il superiore dell’Ordine cistercense Incontri PERSONA E SENSO DEL LIMITE Ore: 11.15 Sala eni B1 In collaborazione con il Servizio nazionale della CEI per il progetto culturale. Partecipa S. Ecc. Mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale CEI. Introduce Davide Perillo, Direttore di Tracce. LE PROSPETTIVE DELL’EUROZONA: DOVE SIAMO E DOVE STIAMO ANDANDO Ore: 11.15 Sala Neri CONAI Partecipano: Edmond Alphandéry, Presidente CEPS (Centre for European Policy Studies), Belgio; Domenico Lombardi, Direttore Global Economy Department presso il CIGI (Centre for International Governance Innovation), Canada; Hans-Werner Sinn, Presidente IFO Institute (Information and Forschung Institute), Germania. Introduce Bernhard Scholz, Presidente Compagnia delle Opere.

zLA GIORNATA

IL MIO IMPEGNO PER L’AFGHANISTAN E LA DEMOCRAZIA Ore: 13.00 Sala eni B1 Incontro con Rula Ghani, First Lady della Repubblica Islamica dell’Afghanistan. Introduce Roberto Fontolan, Direttore Centro Internazionale di Comunione e Liberazione. Intervento di saluto di Emilia Guarnieri, Presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli. RACCONTI MINIMI SU ENZO JANNACCI. UN CAFFÈ CON… Ore: 13.45 Sala Poste Italiane C2 Andrea Pedrinelli, giornalista, critico, saggista musicale e teatrale. Introduce Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà. LAVORO: UN’AVVENTURA CHE VALE LA PENA VIVERE. UN CAFFÈ CON… FEDERLEGNOARREDO Ore: 13.45 Stand FederlegnoArredo Pad. C1 Partecipano: Mario Barzaghi, Titolare Effebiquattro; Simona Malpezzi, Deputato al Parlamento Italiano; Mattia Mocellin, Studente Corso Tecnico-Commerciale del Polo Formativo del Legno Arredo di Lentate sul Seveso; Roberto Snaidero, Presidente FederlegnoArredo. Introduce Giovanni De Ponti, Direttore Generale FederlegnoArredo.

L’abate Lepori spiega il titolo in Italia del Parlamento europeo e la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Partecipano: Lucio Battistotti, Direttore Rappresentanza in Italia della Commissione Europea; Brian Grim, President Religious Freedom & Business Foundation, USA; Fouad Makhzoumi, CEO of Future Pipe Industries & Founder of the National Dialogue Party, Libano; Antonio Tajani, Vice Presidente Parlamento Europeo; Michele Valensise, Segretario Generale Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Introduce Roberto Fontolan, Direttore Centro Internazionale di Comunione e Liberazione. RISORSE, ALIMENTAZIONE E SVILUPPO SOSTENIBILE Ore: 15.00 Sala Neri CONAI Partecipano: Stefano Berni, Direttore Generale Consorzio Tutela Grana Padano; Massimo Goldoni, Presidente Federunacoma; Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali; Franco Sotte, Docente di Economia del Territorio e dell’Ambiente e di Economia e Politica Agraria all’Università Politecnica delle Marche; Federico Vecchioni, Amministratore Delegato Bonifiche Ferraresi Spa. Introduce Camillo Gardini, Presidente Compagnia delle Opere Agroalimentare.

RIPARTIRE DAL BASSO. IMPLICARSI PER IL BENE DI TUTTI Ore: 19.00 Sala eni B1 Partecipano: Mauro Magatti, Docente di Sociologia Generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Luciano Violante, Presidente Emerito Camera dei Deputati. Introduce Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà. EMERGENZE NEL MONDO: IL RUOLO DEGLI ORGANISMI INTERNAZIONALI Ore: 19.00 Sala Neri CONAI Partecipano: Paolo Carozza, Direttore Helen Kellogg Institute for International Studies all’Università di Notre Dame, USA; Giampaolo Silvestri, Segretario Generale Fondazione AVSI; S. Ecc. Mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede per le Nazioni Unite a Ginevra; Pasquale Valentini, Segretario di Stato per gli Affari Esteri e Politici della Repubblica di San Marino. Introduce Roberto Fontolan,

QUOTIDIANO

Spettacoli TERESA DE JESUS - Nata per voi Ore: 19.00 Chiesa del Suffragio di Rimini, Piazza Luigi Ferrari 12 Opera in Musica in collaborazione con la Sagra Musicale Malatestiana. Musica di Alessandro Nidi. Testo di Giampiero Pizzol. Cantante solista: Daniela Piccari. Voce: Laura Aguzzoni. Pianoforte: Alessandro Nidi. Tastiera: Emanuele Nidi. Chitarra: Enrica Savigni. Contrabbasso: Giuliano Nidi. Percussioni: Sebastiano Nidi. Con la partecipazione del chitarrista Piero Bonaguri che eseguirà brani del compositore Joaquìn Rodrigo. ALEXEI MELNIKOV IN CONCERTO Ore: 21.45 Arena Frecciarossa1000 D3 Biglietto intero: 10 euro, ridotto: 8 euro Esibizione del vincitore del VI Concorso Pianistico Internazionale Repubblica San Marino 2014. Musiche da Haydn, Chopin, Liszt, Prokofiev, Grieg-Ginsburg.

Sport 1° TORNEO BASEBALL GIOVANILE MEETING RIMINI Ore: 09.00 Stadio baseball - Rimini Orario svolgimento torneo: mattina 9.00 -12.00 pomeriggio 15.00 -18.00 Domenica 23, alle ore 14.00, presso il padiglione Kinder + Sport Village (Rimini Fiera) ci sarà Fuori Campo con la partecipazione di Campioni di Baseball. A cura di Federazione Italiana Baseball-Softball. TORNEO DI TENNISTAVOLO Ore: 14.30 Kinder + Sport Village (PAD A7/C7) Per ragazzi ore 14.30. Per adulti ore 20.00. TORNEI DI SCACCHI Ore: 15.00 Kinder + Sport Village (PAD A7/C7) Torneo di scacchi semilampo UNDER 16. A cura di Francesco De Vincenzo. CAMMINATE PER LE VIE E LA STORIA DI RIMINI Ore: 21.00 Arco d’Augusto Rimini Camminate serali per il centro storico, con visita guidata al patrimonio storico e culturale della città. A cura dell’A.S.D. La Pedivella e CSI Centro Sportivo Italiano.

LO SVILUPPO ECONOMICO, FATTORE DI SUPERAMENTO DEL FONDAMENTALISMO RELIGIOSO Ore: 15.00 Sala eni B1 In collaborazione con l’Ufficio d’Informazione

Direttore Stefano Filippi Direttore responsabile Cesare Trevisani Editore Associazione Meeting per l’amicizia tra i popoli Associazione riconosciuta con D.P.R. n.869 del 6/8/1986, sede: via Flaminia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini. Tel. 0541-783100, Fax. 0541-786422

“RITORNA IN TE STESSO” (Agostino). L’uomo nel dialogo con il proprio cuore si apre alla realtà Ore: 19.00 Sala Poste Italiane C2 Reading a cura di Zetesis. Partecipano: Moreno Morani, Docente di Glottologia all’Università degli Studi di Genova; Giulia Regoliosi, Direttore Responsabile di Zetesis. Preparazione dei lettori a cura di Adriana Bagnoli, Regista e attrice. Musiche a cura di Luca Ronchi.

DI CHE È MANCANZA QUESTA MANCANZA, CUORE, CHE A UN TRATTO NE SEI PIENO? Ore: 17.00 Auditorium Intesa Sanpaolo B3 Partecipa Mauro-Giuseppe Lepori, Abate Generale Ordine Cistercense. Introduce Emilia Guarnieri, Presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.

UNA COMUNITÀ ALLE PERIFERIE: LA CHIESA “VILLERA” A BUENOS AIRES Ore: 15.00 Auditorium Intesa Sanpaolo B3 Partecipa Carlos «Charly» Olivero, Sacerdote della parrocchia della Virgen de los Milagros de Caacupé nella villa 21-24 a Buenos Aires. Introduce Davide Perillo, Direttore di Tracce.

MEETING

Direttore Centro Internazionale di Comunione e Liberazione.

Progetto grafico G&C, Milano Impaginazione Èdita, Rimini Fotolito e stampa CED Via dell’Industria, 52 Erbusco (BS) Registrazione Tribunale di Rimini n.16/91 del 15/07/1991

Pubblicità Ufficio commerciale Meeting Tel. 0541-783100 Fotografi Servizio Fotografico Meeting E.mail: quotidiano@meetingrimini.org


FederUnacoma: 70 anni di storia, attività ed esperienze La Federazione Nazionale Costruttori Macchine per l’Agricoltura riunisce in seno a Confindustria i costruttori italiani di macchine e attrezzature per l’agricoltura, il giardinaggio e il movimento terra e relativa componentistica. L’associazione è nata nel 1945 all’indomani della fine della II guerra mondiale, e nei suoi 70 anni di storia ha accompagnato l’evoluzione della meccanizzazione agricola italiana sostenendo imprenditori-artigiani che in pochi decenni hanno dato vita a un’attività industriale prima al mondo per gamma merceologica prodotta, in grado di fornire mezzi ad elevata tecnologia per lavorazioni agricole di ogni tipo e ad ogni latitudine. FederUnacoma oltre a rappresentare gli interessi dei propri associati e contribuire alla divulgazione di una cultura della meccanizzazione agricola, promuove il comparto anche attraverso l’organizzazione diretta di importanti eventi fieristici in Italia e all’estero (Eima International, Eima Agrimach, Eima Show, Agrilevante).

LA STORIA

LE ATTIVITÀ

LE ESPERIENZE FederUnacoma è presente al Meeting di Rimini 2015 presso il Padiglione adiglione A A1

Vieni a visitarci e a giocare con noi. Ti aspettiamo!!

www.federunacoma.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.